sabato 29 gennaio 2011

Tropario dei Santi Tre Gerarchi.

 

 

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Ἀπολυτίκιον Ἦχος α'

Τοὺς τρεῖς μεγίστους φωστῆρας τῆς τρισηλίου Θεότητος, τοὺς τὴν οἰκουμένην ἀκτῖσι δογμάτων θείων πυρσεύσαντας∙ τοὺς μελιρρύτους ποταμοὺς τῆς σοφίας, τούς τὴν κτίσιν πᾶσαν θεογνωσίας νάμασι καταρδεύσαντας∙ Βασίλειον τὸν μέγαν, καὶ τὸν Θεολόγον Γρηγόριον, σὺν τῷ κλεινῷ Ἰωάννῃ, τῷ τὴν γλώτταν χρυσορρήμονι∙ πάντες οἱ τῶν λόγων αὐτῶν ἐρασταί, συνελθόντες ὕμνοις τιμήσωμεν∙ αὐτοὶ γὰρ τῇ Τριάδι, ὑπὲρ ὑμῶν ἀεὶ πρεσβεύουσιν.

 

Quanti siamo innamorati dei loro discorsi, conveniamo tutti insieme per onorare con inni i tre sommi astri della Divinità trisolare, che con i raggi delle loro divine dottrine fanno brillare tutta la terra; i fiumi di sapienza fluenti miele che irrigano tutto il creato con i rivi della conoscenza di Dio, il grande Basilio e il teologo Gregorio, insieme all’illustre Giovanni dall’aurea eloquenza: essi sempre per noi intercedono presso la Triade.

 

Canta l’Archimandrita Kabarnos Nikodhimos, Atene

30 Gennaio: Domenica XV di San Luca, i Santi Tre Gerarchi ( Basilio il Grande, Giovanni Crisostomo, Gregorio il Teologo).

 

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TROPARI:

Evfrenèstho ta urània, * agalliàstho ta epìghia, * òti epìise kràtos * en vrachìoni aftù * o kìrios; epàtise * to thanàto ton thànaton; * protòtokos ton nekròn eghèneto; * ek kilìas Àdhu errìsato imàs, * ke parèsche to kòsmo * to mèga èleos.

Esultino i cieli e si rallegri la terra, poiché il Signore operò potenza col suo braccio: calpestando la morte con la morte, divenne il primogenito dei morti. Egli ci ha scampati dal profondo dell’inferno ed ha accordato al mondo la grande misericordia.

Tus tris meghìstus fostìras * tis trisilìu Theòtitos, * tus tin ikumènin aktìsi * dhogmàton thìon pirsèvsandas, * tus melirrìtus potamùs tis sofìas, * tus tin ktìsin pàsan * theognosìas nàmasi katardhèfsandas, * Vasìlion ton mègan, * ke ton Theològon Grigòrion * sin do klinò Ioànni, to tin glòttan chrissorrìmoni, * pàndes i ton lògon aftòn erastè * sinelthòndes ìmnis timìsomen; * aftì gar ti Triàdhi * ipèr imòn aì presvèvusin.

Quanti siamo innamorati dei loro discorsi, conveniamo tutti insieme per onorare con inni i tre sommi astri della Divinità trisolare, che con i raggi delle loro divine dottrine fanno brillare tutta la terra; i fiumi di sapienza fluenti miele che irrigano tutto il creato con i rivi della conoscenza di Dio, il grande Basilio e il teologo Gregorio, insieme all’illustre Giovanni dall’aurea eloquenza: essi sempre per noi intercedono presso la Triade.

O mìtran parthenikìn * aghiàsas to toko su, * ke chìras tu Simeòn * evloghìsas, os èprepe, * profthàsas ke nin * èsosas imas, Christè o Theòs. * All’irìnevson * en polèmis to polìtevma, * ke kratèoson * vasilìs us igàpisas, * o mònos filànthropos.

Tu che hai santificato con la tua nascita il seno della Vergine ed hai benedetto come conveniva le mani di Simeone, sei venuto e hai salvato anche noi, Cristo Dio. Conserva nella pace il tuo popolo e rendi forti coloro che ci governano, o solo amico degli uomini.

LETTURE

APOSTOLOS (Eb. 13, 7-16)

- Benedetto sei tu, o Signore, Dio dei Padri nostri, e lodato e glorificato è il tuo nome nei secoli. (Daniele 3,26).

- Poiché sei giusto in tutto ciò che hai fatto; e tutte le tue opere sono vere e rette le tue vie. (Daniele 3,27).

Lettura dalla prima lettera di Paolo agli Ebrei.

Fratelli, ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerato attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell’accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue patì fuori della porta della città. Usciamo dunque anche noi dall’accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.

Alliluia (3 volte).

- O Dio, con le nostre orecchie abbiamo udito, i nostri padri ci hanno raccontato l’opera che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. (Sal. 43,2)

Alliluia (3 volte).

- Gridano i giusti, e il Signore li ascolta; e da tutte le loro angosce li salva.(Sal. 33,18).

VANGELO (Lc. 19, 1-10)

In quel tempo Gesù, entrato in Gèrico, attraversava la città, ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

sabato 22 gennaio 2011

23 gennaio 2011 - Domenica XXXI. – XIV di Luca. – San Clemente di Ancira. Sant’Agatangelo martire. – Tono II. Eothinon II.

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TROPARI

Ote katìlthes pros ton thànaton, * i Zoì i athànatos,* tòte ton Àdhin enèkrosas * ti astrapì tis Theòtitos; * òte dhe ke tus tethneòtas * ek ton katachthonìon anèstisas, * pàse eDhinàmis * ton epuranìon ekrávgazon: * Zoodhòta Christè, o Theòs imòn,dhòxa si.

Quando Tu, vita immortale, discendesti incontro alla morte, allora annientasti l’Inferno col fulgore della divinità; ma allorché risuscitasti i morti dai luoghi sotterranei, tutte le potenze sovracelesti esclamarono: Cristo, Dio nostro, datore di vita, gloria a Te!

Klìma osiòtitos * ke stèlechos athlìseos, * ànthos ieròtaton * ke karpòs os theòsdhotos * tis pistìs, panìere, * idhìtatos evlàstisas. * All’os Martìron sìnathlos * ke Ierarchòn sìnthronos, * prèsveve Christò to Theò * sothìne tas psichàs imòn.

O tutto santo, fra i fedeli splendesti come ramo di santità, corpo di lotta, fiore di santità, frutto dono divino; come compagno dei martiri e dei gerarchi, prega Cristo Dio che salvi le anime nostre.

O mìtran parthenikìn *aghiàsas to tòko su, * ke chìras tu Simeòn * evloghìsas os èprepe * proftàsas ke nin * èsosas imas, Christè o Theòs. * All’irìnevson * en polèmis to polìtevma, * ke kratèoson* vasilìs us igàpisas, * o mònos filànthropos.

APOSTOLO  (1 Tim. 1, 15-17)

- Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità. (Sal. 27,9).

- A te, Signore, io grido; non restare insilenzio, mio Dio. (Sal. 27,1).

Lettura dalla prima lettera di Paolo aTimoteo.

Diletto figlio Timoteo, questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per

salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esEmpio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio,onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Alliluia (3 volte).

- Colui che abita al riparo dell’Altissimo dimorerà all’ombra del Dio del cielo. (Sal. 90,1). Alliluia (3 volte).

- Dirà al Signore: Tu sei mio sostegno e mio rifugio, mio Dio, in cui confido.(Sal. 90,2).Alliluia (3 volte)

VANGELO (Lc. 18, 35-43) 

In quel tempo, mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: “Passa Gesù il Nazareno!”. Allora incominciò a gridare: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino gli domandò: “Che vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io abbia la vista”. E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.

domenica 16 gennaio 2011

Tropario di Sant'Antonio il Grande (Greco-italiano)

 

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Ἀπολυτίκιον Ἦχος δ'

Τὸν ζηλωτὴν Ἠλίαν τοῖς τρόποις μιμούμενος, τῷ Βαπτιστῇ εὐθείαις ταῖς τρίβοις ἑπόμενος, Πάτερ Ἀντώνιε, τῆς ἐρήμου γέγονας οἰκιστής, καὶ τὴν οἰκουμένην ἐστήριξας εὐχαῖς σου· διὸ πρέσβευε Χριστῷ τῶ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Apolitikion

Imitando con i tuoi costumi lo zelo di Elia, seguendo il Battista su retti sentieri, o Padre Antonio, sei divenuto abitante del deserto, e hai rafforzato tutta la terra con le tue preghiere. Intercedi dunque presso il Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.

 

17 Gennaio: Memoria del Nostro Santo Padre Antonio il Grande.

 

 

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Festeggia la Parrocchia Sant’Antonio il Grande in Piana degli Albanesi.

 

Dopo la pace costantiniana, il martirio cruento dei cristiani diventò molto raro; a questa forma eroica di santità dei primi tempi del cristianesimo, subentrò un cammino di santità professato da una nuovo stuolo di cristiani, desiderosi di una spiritualità più profonda, di appartenere solo a Dio e quindi di vivere soli nella contemplazione dei misteri divini.

Questo fu il grande movimento spirituale del ‘Monachesimo’, che avrà nei secoli successivi varie trasformazioni e modi di essere; dall’eremitaggio alla vita comunitaria; espandendosi dall’Oriente all’Occidente e diventando la grande pianta spirituale su cui si è poggiata la Chiesa, insieme alla gerarchia apostolica.

Anche se probabilmente fu il primo a instaurare una vita eremitica e ascetica nel deserto della Tebaide, s. Antonio ne fu senz’altro l’esempio più stimolante e noto, ed è considerato il caposcuola del Monachesimo.

Conoscitore profondo dell’esperienza spirituale di Antonio, fu s. Atanasio (295-373) vescovo di Alessandria, suo amico e discepolo, il quale ne scrisse una bella e veritiera biografia.

Antonio nacque verso il 250 da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto e verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare.

Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio volle scegliere questa strada e venduto i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedicò alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese.

Alla ricerca di uno stile di vita penitente e senza distrazione, chiese a Dio di essere illuminato e così vide poco lontano un anacoreta come lui, che seduto lavorava intrecciando una corda, poi smetteva si alzava e pregava, poi di nuovo a lavorare e di nuovo a pregare; era un angelo di Dio che gli indicava la strada del lavoro e della preghiera, che sarà due secoli dopo, la regola benedettina “Ora et labora” del Monachesimo Occidentale.

Parte del suo lavoro gli serviva per procurarsi il cibo e parte la distribuiva ai poveri; dice s. Atanasio, che pregava continuamente ed era così attento alla lettura delle Scritture, che ricordava tutto e la sua memoria sostituiva i libri.

Dopo qualche anno di questa edificante esperienza, in piena gioventù cominciarono per lui durissime prove, pensieri osceni lo tormentavano, dubbi l’assalivano sulla opportunità di una vita così solitaria, non seguita dalla massa degli uomini né dagli ecclesiastici, l’istinto della carne e l’attaccamento ai beni materiali che erano sopiti in quegli anni, ritornavano prepotenti e incontrollabili.

Chiese aiuto ad altri asceti, che gli dissero di non spaventarsi, ma di andare avanti con fiducia, perché Dio era con lui e gli consigliarono di sbarazzarsi di tutti i legami e cose, per ritirarsi in un luogo più solitario.

Così ricoperto appena da un rude panno, si rifugiò in un’antica tomba scavata nella roccia di una collina, intorno al villaggio di Coma, un amico gli portava ogni tanto un po’ di pane, per il resto si doveva arrangiare con frutti di bosco e le erbe dei campi.

In questo luogo, alle prime tentazioni subentrarono terrificanti visioni e frastuoni, in più attraversò un periodo di terribile oscurità spirituale, ma tutto superò perseverando nella fede in Dio, compiendo giorno per giorno la sua volontà, come gli avevano insegnato i suoi maestri.

Quando alla fine Cristo gli si rivelò illuminandolo, egli chiese: “Dov’eri? Perché non sei apparso fin da principio per far cessare le mie sofferenze?”. Si sentì rispondere: “Antonio, io ero qui con te e assistevo alla tua lotta…”.

Scoperto dai suoi concittadini, che come tutti i cristiani di quei tempi, affluivano presso gli anacoreti per riceverne consiglio, aiuto, consolazione, ma nello stesso tempo turbavano la loro solitudine e raccoglimento, allora Antonio si spostò più lontano verso il Mar Rosso.

Sulle montagne del Pispir c’era una fortezza abbandonata, infestata dai serpenti, ma con una fonte sorgiva e qui nel 285 Antonio si trasferì, rimanendovi per 20 anni.

Due volte all’anno gli calavano dall’alto del pane; seguì in questa nuova solitudine l’esempio di Gesù, che guidato dallo Spirito si ritirò nel deserto “per essere tentato dal demonio”; era comune convinzione che solo la solitudine, permettesse alla creatura umana di purificarsi da tutte le cattive tendenze, personificate nella figura biblica del demonio e diventare così uomo nuovo.

Certamente solo persone psichicamente sane potevano affrontare un’ascesi così austera come quella degli anacoreti; non tutti ci riuscivano e alcuni finivano per andare fuori di testa, scambiando le proprie fantasie per illuminazioni divine o tentazioni diaboliche.

Non era il caso di Antonio; attaccato dal demonio che lo svegliava con le tentazioni nel cuore della notte, dandogli consigli apparentemente di maggiore perfezione, spingendolo verso l’esaurimento fisico e psichico e per disgustarlo della vita solitaria; invece resistendo e acquistando con l’aiuto di Dio, il “discernimento degli spiriti”, Antonio poté riconoscere le apparizioni false, compreso quelle che simulavano le presenze angeliche.

E venne il tempo in cui molte persone che volevano dedicarsi alla vita eremitica, giunsero al fortino abbattendolo e Antonio uscì come ispirato dal soffio divino; cominciò a consolare gli afflitti ottenendo dal Signore guarigioni, liberando gli ossessi e istruendo i nuovi discepoli.

Si formarono due gruppi di monaci che diedero origine a due monasteri, uno ad oriente del Nilo e l’altro sulla riva sinistra del fiume, ogni monaco aveva la sua grotta solitaria, ubbidendo però ad un fratello più esperto nella vita spirituale; a tutti Antonio dava i suoi consigli nel cammino verso la perfezione dello spirito uniti a Dio.

Nel 307 venne a visitarlo il monaco eremita s. Ilarione (292-372), che fondò a Gaza in Palestina il primo monastero, scambiandosi le loro esperienze sulla vita eremitica; nel 311 Antonio non esitò a lasciare il suo eremo e si recò ad Alessandria, dove imperversava la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore romano Massimino Daia († 313), per sostenere e confortare i fratelli nella fede e desideroso lui stesso del martirio.

Forse perché incuteva rispetto e timore reverenziale anche ai Romani, fu risparmiato; le sue uscite dall’eremo si moltiplicarono per servire la comunità cristiana, sostenne con la sua influente presenza l’amico vescovo di Alessandria, s. Atanasio che combatteva l’eresia ariana, scrisse in sua difesa anche una lettera a Costantino imperatore, che non fu tenuta di gran conto, ma fu importante fra il popolo cristiano.

Tornata la pace nell’impero e per sfuggire ai troppi curiosi che si recavano nel fortilizio del Mar Rosso, decise di ritirarsi in un luogo più isolato e andò nel deserto della Tebaide, dove prese a coltivare un piccolo orto per il suo sostentamento e di quanti, discepoli e visitatori, si recavano da lui per aiuto e ricerca di perfezione.

Visse nella Tebaide fino al termine della sua lunghissima vita, poté seppellire il corpo dell’eremita s. Paolo di Tebe con l’aiuto di un leone, per questo è considerato patrono dei seppellitori.

Negli ultimi anni accolse presso di sé due monaci che l’accudirono nell’estrema vecchiaia; morì a 106 anni, il 17 gennaio del 356 e fu seppellito in un luogo segreto.

La sua presenza aveva attirato anche qui tante persone desiderose di vita spirituale e tanti scelsero di essere monaci; così fra i monti della Tebaide (Alto Egitto) sorsero monasteri e il deserto si popolò di monaci; primi di quella moltitudine di uomini consacrati che in Oriente e in Occidente, intrapresero quel cammino da lui iniziato, ampliandolo e adattandolo alle esigenze dei tempi.

I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere; nella Lettera 8, s. Antonio scrisse ai suoi “Chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato”.

Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.

In questa chiesa a venerarne le reliquie, affluivano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segala, usata per fare il pane.

Il morbo era conosciuto sin dall’antichità come ‘ignis sacer’ per il bruciore che provocava; per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois.

Il papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.

Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio” (herpes zoster); per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.

Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.

Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici; in alcuni paesi di origine celtica, s. Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, LUG, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali, così s. Antonio venne rappresentato in varie opere d’arte con ai piedi un cinghiale.

Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster, ma anche in base alla leggenda popolare che narra che s. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo e mentre il suo maialino sgaiattolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a ‘tau’ e lo portò fuori insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.

Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di s. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.

È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo, anche se poi nella devozione onomastica è stato soppiantato dal XIII sec. dal grande omonimo santo taumaturgo di Padova.

sabato 15 gennaio 2011

Domenica 16 Gennaio 2011.

 

 

TROPARI

Tu lìthu sfraghisthèndos * ipò ton Iudhèon, * ke stratiotòn filassòndon * to àchrandòn su Sòma, * anèstis triìmeros, Sotìr, * dhorùmenos to kòsmo tin zoìn; * dhià tùto e Dhinàmis * ton uranòn evòon si, Zoodhòta: * Dhòxa ti Anastàsi su, Christè, * dhòxa ti Vasilìa su, * dhòxa ti ikonomìa su, * mòne filànthrope.

Sebbene il sepolcro fosse sigillato dai Giudei e i soldati custodissero il tuo immacolato corpo, Tu, Salvatore, sei risorto al terzo giorno, dando la vita al mondo. Perciò le potenze celesti cantavano a te, o Vivificatore: gloria alla tua risurrezione, o Cristo, gloria al tuo regno, gloria alla tua provvidenza, o solo amico degli uomini.

Tin Romin mi lipòn, pros imàs epedhìmisas, dhi’on efòresas timìon alìseon, ton Apostòlon protòthrone; as en pisti proskinùndes, dheòmetha: Tes pros Theòn presvìes su, dhòrise imìn to mega èleos.

Senza abbandonare Roma, sei venuto a noi, con le preziose catene, che hai portato per la fede di Cristo, o Pietro, tu che occupi il primo seggio fra gli Apostoli. E noi nel venerarle, ti supplichiamo: Deh! Intercedi presso Dio, perché ci usi copiosa la sua misericordia.

O mìtran parthenikìn * aghiàsas to toko su, * ke chìras tu Simeòn * evloghìsas, os èprepe, * profthàsas ke nin * èsosas imas, Christè o Theòs. * All’irìnevson * en polèmis to polìtevma, * ke kratèoson * vasilìs us igàpisas, * o mònos filànthropos.

Tu che hai santificato con la tua nascita il seno della Vergine ed hai benedetto come conveniva le mani di Simeone, sei venuto e hai salvato anche noi, Cristo Dio. Conserva nella pace il tuo popolo e rendi forti coloro che ci governano, o solo amico degli uomini.

APOSTOLOS (Col. 3, 4-11)

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza. (Sal. 103,24)

- Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! (Sal. 103,1)

Lettura dall’epistola di Paolo ai Colossesi.

Fratelli, quando si manifesterà Cristo, la nostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.

Alliluia (3 volte).

- Avanza con successo e regna per la verità, la clemenza e la giustizia, e la tua destra ti guidi a cose mirabili. (Sal. 44,5)

Alliluia (3 volte).

- Ami la giustizia e detesti l’empietà, perciò ti unse, Dio, il tuo Dio con olio di letizia, a preferenza dei tuoi uguali. (Sal. 44,8)

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo San Luca (Lc. 17, 12-19)

In quel tempo, entrando Gesù in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!”.

lunedì 10 gennaio 2011

Hora jonë një herë e një herë

 

 

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Ecco il nostro paese appena un centinaio d’anni fa……..

sabato 8 gennaio 2011

Corso Matrimoniale 2011

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Si comunica che il Corso Matrimoniale 2011 avrà inizio Venerdì 4 Febbraio 2011 alle ore 21.00 presso i locali della Canonica della Cattedrale. In Seguito verrà comunicato il calendario e la tematica degli incontri.

giovedì 6 gennaio 2011

Pagina Facebook

 

La Cattedrale ha aperto anche una pagina Sul Social Network Facebook dal titolo: Cattedrale San Demetrio Megalomartire