lunedì 10 agosto 2009

Un contessioto ci scrive

Pubblichiamo con piacere l'articolo che l'amico Nino Montalbano ci ha mandato per email:

NON LO CONFONDO
Penso che Contessa oggi si debba fare delle domande: chi siamo? Cosa vogliamo conservare? Perché?
E rispetto a questo domande si debbano fare le dovute scelte. Perché il problema tra greci e latini non è una semplice disputa tra “aprire” o “chiudere” ai fedeli di rito greco una chiesa. Ma uno scontro tra persone diverse e culture e provenienze diverse che va oltre la semplice divisione greci-latini ma che vive conflitti interni. Troviamo la cultura della “conservazione e della memoria storica” e la cultura dell’oggi, del nuovo, dell’io che non tiene conto dell’altro. Troviamo persone che vivono conflitti e persone che restano a guardare e lo ripeto, questi atteggiamenti non sono né greci, né latini. Questo lo dico soprattutto agli alfieri della tradizione che in tante situazioni hanno taciuto e che probabilmente tacciono ancora oggi. E lo dico a chi non capisce il valore delle tradizioni in senso stretto, delle tradizioni che uniscono una comunità e che la rendono viva, vera… se stessa e che la proiettano verso un futuro pieno di significati perché ha dentro di sé il percorso e il ritorno, ha dentro di sé la consapevolezza di un legame, di un punto di partenza storico, di una casa “storica” dove sentirsi a proprio agio.
In tutta questa confusione cerco un punto di riferimento, parlo con greci e latini. Scavo tra i miei ricordi, tra le ragioni dell’uno e dell’altro e trovo soltanto verità a metà, verità dettate dall’una o dall’altra appartenenza. Da rancori tra persone, da frasi che hanno poco a che fare con la fede, da frasi che hanno poco a che fare con “l’essere contessioti”, con una visione positiva del futuro di Contessa. Nello stesso tempo penso anche che è necessario avere un’idea, esprimerla, che ognuno di noi debba prendersi la responsabilità di assumere una posizione netta rispetto ad un problema perché sarebbe facile sorridere ad entrambi come alcuni fanno.
Conosco i due parroci, quello di rito latino non riesco a giudicarlo e forse nemmeno lo potrei fare, penso che avrà i suoi motivi, ma una verità ce l’ho. Conosco Papàs Nicola Cuccia fin dalle scuole medie, lui è contessioto, lui dona la sua vita a questa comunità. Ci siamo visti migliaia di volte e migliaia di volte ci siamo scambiati opinioni. Con lui negli anni ho vissuto incontri, momenti di preghiera, di confronto, sia nella chiesa greca che in quella latina. Conosco il suo pensiero, il suo modo di porsi, la sua famiglia e soprattutto conosco il suo animo. E non lo conosco in maniera superficiale ma per quello che è, un animo e una sensibilità che dà agli altri. Una persona che è un orgoglio per questa comunità. Una volta ad un frequentatore della chiesa latina che voleva convincermi su chi avesse ragione o torto nella disputa che dura da alcuni anni gli risposi: io lo conosco, io non lo confondo! Spesso, nel percorso della mia vita quello che è restato come unica verità è la sua purezza, il suo “donarsi”, il suo esempio e lo scrivo perché non è un cosa che so solo io, ma lo sa tutta Contessa.
Si, non è un santo e non è nemmeno perfetto, è un uomo come noi che cerca di dare il massimo per questo paese e questa è una cosa certa. Questo paese ha bisogno di lui, a questo dovrebbe pensare Padre Mario, al rispetto del rappresentante dei fedeli di rito greco, il quale, il 1 agosto è venuto nella chiesa latina unicamente per pregare. Il resto, gli atteggiamenti, le parole, la rabbia dovrebbero essere messi da parte attraverso la discussione e l’umiltà. L’umiltà che a molti fedeli, sia greci che latini, manca. Quello che conta oggi è che Papàs Nicola Cuccia resiste, soffre ma resiste, cercando con tranquillità di affrontare il problema. Non ha offeso nessuno e continua a “donarsi” senza essere né greco ne latino ma contessioto. Questo forse molti oggi preferiscono non vederlo perché è più semplice “fare la guerra”, ma io non lo CONFONDO.
E non confondo nemmeno la mia appartenenza e il diritto di ripercorrere le tradizioni del mio paese che non possono essere negate da nessuno perché è un patrimonio che ha segnato e segna la mia vita e che posso condividere con chi viene da fuori come qualcosa che mi appartiene, che è mio, che è nostro… e che non possiamo perdere.

Nino Montalbano

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