sabato 10 marzo 2012

La terza domenica della Grande Quaresima è un punto di svolta nel cammino, sotto diversi punti di vista.


Synaxarion : “Oggi celebriamo la festa della venerazione della preziosa e vivificante Croce: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi, mettendo a morte le passioni che abbiamo in noi, e abbiamo una sensazione di amarezza a causa della nostra negligenza o del nostro scoraggiamento, ecco che viene esposta la vivificante Croce, per rianimarci e sostenerci, per incoraggiarci ricordandoci le Sofferenze del nostro Signore Gesù Cristo. Se il nostro Dio si è lasciato crocifiggere per noi, non dobbiamo forse fare altrettanto per lui? ….. Noi siamo come quelli che, percorrendo un lungo e aspro sentiero, si affaticano, e vedendo un albero frondoso si siedono un momento alla sua ombra e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la Croce vivificante fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare… Questa settimana si trova nel mezzo della Quaresima, ed è paragonata alle acque di Mara a causa della contrizione, dello scoramento e dell’amarezza prodotte in noi dal digiuno: come quando il divino Mosè gettò il suo bastone in mezzo alla sorgente per addolcirne le acque, o come quando Dio ci ha salvato spiritualmente dal Mar Rosso e dal Faraone, così il legno della preziosa e vivificante Croce addolcisce l’amarezza di un digiuno di quaranta giorni e ci consola per questa nuova traversata del deserto, fino a giungere alla Gerusalemme mistica attraverso la sua risurrezione. E poiché la Croce è per noi l’albero della vita, piantato nel paradiso, i santi Padri l’hanno giustamente piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo l’avidità di Adamo e come questa fu annullata per mezzo del nuovo albero, gustando il quale noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita”.
La pericope : san Cesario di Arles,V “Sembra difficile, se non impossibile, ciò che il Signore comandò di fare nel Vangelo, ma non è difficile compiere ciò che impone, considerando che egli stesso aiuta a compiere ciò che ordina… infatti come l’uomo muore amando se stesso, così si ritrova negando se stesso. La prima perdizione dell’uomo fu l’amore per se stesso: se non avesse amato se stesso con un ordine perverso, avrebbe anteposto Dio a se stesso, e avrebbe voluto essere suddito di Dio…. Cosa vuole significare l’espressione “prenda la sua croce”?... Quando comincerà a seguirmi secondo i miei mandati e i miei insegnamenti avrà molti avversari, molti che lo ostacoleranno, non avrà solo schernitori, ma anche persecutori… tu dunque, se desideri seguire Cristo, non rifiutarti di portare la sua croce: tollera i malvagi, non soccombere ad essi. E da dove bisogna iniziare a seguire Cristo se non da dove è partito? Infatti noi sappiamo che risorse e risalì al cielo: dobbiamo seguirlo! E non dobbiamo perdere la speranza, perché egli stesso lo promise, e non perché l’uomo di per sé può fare qualcosa. Vuoi seguire Cristo? Devi essere umile, proprio come lui lo fu: non disprezzare la sua umiltà se vuoi arrivare alla sua eccellenza. Certamente la via divenne ardua quando l’uomo peccò, ma ridivenne piana quando Cristo la calcò nella sua risurrezione, e da una strettissima via la trasformò in un cammino regale. Questa via deve essere attraversata con entrambi i piedi, ovvero con umiltà e carità… inizia dal primo gradino, l’umiltà, così potrai salire… devi amare il mondo, ma devi anteporre al mondo il suo Creatore…. Impegniamoci quanto più possibile perché non ci opprima questo amore per il mondo, perché non amiamo la creatura più del Creatore”.

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