mercoledì 21 marzo 2012

OGGI 22 MARZO 2012 GIOVEDÍ DELLA QUINTA SETTIMANA
Si canta l’Ufficio di Compunzione del grande canone.
ORTHROS
Ufficio dell’órthros della grande quaresima, p. 89.
Dopo l’exápsalmos, l’Alleluia, e i triadiká; al primo diciamo: Per l’intercessione degli apostoli; al secondo: Per l’intercessione del pontefice, e al terzo: Per la Madre-di-Dio, abbi pietà di noi. Il salterio del giorno, le invocazioni e i kathísmata apostoliká del tono. Quindi il salmo 50 seguito subito dal grande canone, cantato lentamente e con cuore contrito, facendo per ogni tropario 3 prostrazioni e dicendo:
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Grande canone. Tono pl. 2. Poema del nostro santo padre
Andrea di Creta, il gerosolimita­no.
Ode 1.: Cantico di Mosè. Irmós.
Aiuto e scudo * egli è stato per me a salvezza: * è il mio Dio, lo voglio glorificare, * è il Dio di mio padre, lo voglio esal­tare: * perché si è reso grandemente glorio­so°. 2 volte.
Tropari.
Da dove cominciare il lamento * sulle azioni della mia miserabile vita? * Che cosa offrirò come primizia, o Cristo, * a questo canto lamentoso? * Tu dunque nella tua pietà, * donami la remissione delle colpe.
Vieni, o misera anima, * insieme alla tua carne loda il Creatore di tutto, * lascia ormai la stoltezza di un tempo, * e offri a Dio lacrime di pentimento.
Avendo emulato nella trasgressione Adamo, * il primo uomo creato, * mi sono riconosciuto spogliato di Dio°, * del regno e del gaudio eterno, * a causa del mio peccato.
Ahimè, anima infelice! * Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? * Malamente hai guardato * e amaramente sei stata ferita, * hai toccato l’albero * e hai gustato sconsideratamente il cibo dell’inganno°.
In luogo dell’Eva sensibile * è venuta a me l’Eva spirituale, * il pensiero passionale nella carne, * che mostra le voluttà * e sempre si nutre dell’amaro boccone.
Giustamente è stato cacciato Adamo dall’Eden, * perché non ha osservato, o Salvatore, * l’unico comando che avevi dato: * ma cosa dovrei soffrire io, * che sempre disubbidisco * alle tue parole vivifi­canti?
Cadendo con l’intenzione * nella stessa sete di sangue di Caino, * sono divenuto l’assassino della mia povera anima, * dando vitalità alla carne * e combattendo contro di lei * con le mie cattive azioni.
O Gesú, * io non mi sono conformato alla giusti­zia di Abele: * non ti ho offerto doni accetti, * né azioni divinamente ispirate, * né un sacrificio puro * né una vita irreprensibile°.
Come Caino cosí anche noi, * o anima infelice, * abbiamo offerto al Creatore di tutte le cose * azioni sordide, * un sacrificio riprovevole * e una vita ozio­sa: * e siamo stati perciò condannati.
Tu, o vasaio, * plasmando il fango e dandogli vita, * hai posto in me carne e ossa, * respiro e vita: * tu dunque, o mio Artefice, * mio Redentore e Giudice, * acco­glimi penitente.
Dichiaro davanti a te, o Salvatore, * i peccati che ho commes­so * e le piaghe dell’anima e del corpo * che mi hanno inflitto, come ladroni°, * i pensieri omicidi che mi porto dentro.
Anche se ho peccato, o Salvatore, * so che tu sei amico degli uomini: * colpisci con compassione, * e con ardore ti muovi a pietà: * tu vedi il figlio dissoluto in lacrime, * e quale Padre accorri, * per richiamarlo a te°.
Dalla giovinezza, o Salvatore, * ho rifiutato i tuoi comandamenti; * ho trascorso tutta la vita nelle passioni, * nella negligenza, nell’indolenza. * Perciò a te grido, Salvatore: * Benché in estremo, salvami.
Io giaccio alle tue porte, o Salvatore, * solo ora nella vecchiaia, * ma tu non respingermi a vuoto nell’ade: * prima della fine, nel tuo amore per gli uomini, * dammi la remissione delle colpe.
Consumata la ricchezza dell’anima * con le dissolu­tezze, * sono privo di pie virtú, * e affamato grido: * O padre di pietà°, * vienimi incontro tu con la tua compas­sione°.
Sono io colui che era incappato nei ladroni, * che sono i miei pensie­ri; * e sono stato da loro ferito in ogni parte, * mi hanno riempito di piaghe: * vieni dunque tu stesso a curarmi°, * o Cristo Salvatore.
Un sacerdote vide e passò oltre, * né si curò di me il levita, * veden­domi nudo, tra i dolori:° * tu dun­que, o Gesú sorto da Maria, * vieni, e abbi pietà di me.
O agnello di Dio * che togli i peccati di tutti°, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nella tua amorosa pietà, * dammi la remissione delle colpe.
Mi getto ai tuoi piedi, o Gesú: * Contro di te ho peccato, * perdonami, togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e come Dio pietoso, * accoglimi penitente.
Non entrare in giudizio con me° * mettendomi innanzi ciò che avrei dovuto fare, * chiedendomi conto delle parole° * e rimproverandomi per i miei impulsi; * ma nella tua pietà, * senza far conto del male commesso, * salvami, onnipotente.
È il tempo della penitenza; * mi accosto a te, mio Creatore, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
Non avere orrore di me, o Salvatore, * non respin­germi dal tuo volto, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
O Salvatore, * le mie colpe volontarie e involonta­rie, * quelle manifeste e quelle nascoste, * conosciute e sconosciute, * tutto perdona, tu che sei Dio: * siimi propizio e salvami.
Altro canone della nostra santa madre Maria egiziaca, con lo stesso tono e irmós. Acrostico:
Soccorrici tu, santa Maria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dammi la tua grazia illuminatrice, * che viene dalla superna provvi­denza divina, * perché io fugga l’ottenebramento delle passio­ni * e canti con zelo, o Maria, * le opere gradite della tua vita.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sottomettendoti alle divine leggi di Cristo, * a lui ti sei avvicinata, * abbandonando gli indomabili impulsi delle voluttà, * e con tutta pietà hai portato a compimento * ciascuna virtú come fosse la sola.
Tropario di sant’Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere liberaci, o Andrea, * dalle passio- ni disonorevoli°, * e rendi partecipi del regno di Cristo, * te ne preghiamo, * quanti con fede e amore ti celebrano, * o uomo illustre.
Gloria.
Triade sovrasostanziale, * adorata nella Monade, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nel tuo compassionevole amore, * dammi lacrime di com­pun­zio­ne.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, * speranza e difesa di quanti ti cantano, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e, quale Sovrana pura, * accoglimi peni­ten­te.
Ode 2.: Cantico di Mosé nel Deuteronomio. Irmós.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò°, * e celebrerò il Cristo, * venuto dalla Vergine nella carne. 2 volte.
Tropari.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò, * o terra, presta orecchio alla voce penitente° * che si rivol­ge a Dio e lo celebra.
Volgiti a me, o Dio, * nella tua pietà, * col tuo sguardo propizio, * e accogli la mia fervida confessione.
Piú di tutti gli uomini ho peccato, * io solo contro di te ho peccato: * ma tu che sei Dio, o Salvatore, * abbi pietà della creatura da te plasmata.
Avendo dato forma alla difformità delle passioni, * con gli impulsi voluttuosi * ho guastato la bellezza dell’in­telletto.
O compassionevole Signore! * La tempesta del male mi avvolge: * ma tu, come a Pietro, * stendi anche a me la mano°.
Ho macchiato la tunica della mia carne, * e ho detur­pato, o Salvatore, la mia natura * fatta a immagine e somiglianza di Dio°.
Ho oscurato la bellezza dell’anima * con le voluttà passionali, * e ho ridotto totalmente in polvere il mio intelletto.
Ho lacerato la mia prima veste°, * quella che in principio * ha tessuta per me il Creatore, * e per questo giaccio nudo.
Ho indossato una tunica lacerata, * quella che mi ha tessuto il serpente * col suo consiglio, * e sono pieno di vergogna.
Anch’io ti presento, o pietoso, * le lacrime della meretrice°: * siimi propizio, o Salvatore, * nella tua amorosa compassione.
Ho volto lo sguardo alla bellezza dell’albero°, * e il mio intelletto è restato sedotto: * e ora giaccio nudo, pieno di vergogna.
Sul mio dorso fabbricavano * tutti gli autori del male, * prolungando contro di me la loro iniquità°.
Ho perduto la bellezza primigenia * e il mio decoro: * e ora giaccio nudo, * pieno di vergogna.
Anche per me il peccato ha cucito * le tuniche di pelle, * dopo avermi spogliato della tunica * tessuta da Dio°.
Come foglie di fico° * ho indosso l’abito della vergogna, * ad accusa delle mie volontarie passioni.
Ho rivestito una tunica macchiata * e turpemente insanguinata * dal flusso di una vita passionale e volut­tuo­sa.
Mi sono sottomesso * al grave peso delle passioni * e alla corruzione della materia: * per questo mi opprime ora il nemico.
Ho preferito alla povertà, * o Salvatore, * una vita avida di guadagno * e attaccata alle cose materiali, * ed ora porto il pesante giogo.
Ho adornato la mia statua di carne * col manto varie­ga­to di turpi pensieri, * e vengo condannato.
Mi sono dato attenta cura * solo dell’ester­no decoro, * trascurando la mia dimora interiore * fatta a divina somiglianza°.
Ho imbrattato, o Salvatore, con le mie passioni * la primi­tiva bellezza della mia immagine: * ma tu, come la dracma un tem­po°, * cerca­mi e ri­trovami.
Come la meretrice a te grido: * Ho peccato! * Io solo contro di te ho peccato: * anche le mie lacrime accogli, * o Salvatore, come unguento°.
Come il pubblicano a te grido: * Siimi propizio, o Salvatore, * siimi propizio! * Perché nessuno dei figli di Adamo * quanto me ha peccato°.
Come Davide sono caduto nella dissolutezza * e mi sono coperto di fango: * ma tu, o Salvato­re, lava anche me con le lacri­me°.
Non ho né lacrime, * né pentimento, né compunzione: * tu stesso, o Salvatore, * come Dio, donami tutto.
Signore, Signore, * non chiudermi in quel giorno la tua porta°: * ma aprila a colui che, pentito, a te si volge.
Ascolta i gemiti della mia anima, * accetta, o Salva­to­re, * le stille che cadono dai miei occhi, * e salva­mi.
O amico degli uomini, * tu che vuoi che tutti siano salvati°, * tu stesso richiamami a te, * e accoglimi penitente, * tu che sei buono.
Gloria.
Glorifichiamo insieme al Figlio il Padre, * e lo Spirito santo, pari a loro in potenza.
Ora e sempre. Theotokíon.
Immacolata Madre-di-Dio Vergine, * sola degna di ogni canto, * prega ardentemente per la nostra salvezza.
Altro irmós.
Badate, badate che io sono Dio!° * Io un tempo ho fat- to piovere la manna°, * io ho fatto scaturire acqua dalla roccia° * per il mio popolo nel deserto, * con la sola mia destra e con la mia forza. 2 volte.
Tropari.
Badate, badate che io sono Dio!° * Porgi orecchio, anima mia * al Signore che grida, * distàccati dal pecca­to di un tempo, * e temi il Signore come punitore, giudi­ce e Dio.
A chi paragonarti, anima piena di peccati? * Purtrop­po, al Caino di un tempo e a Lamech°, * perché tu hai lapida­to il corpo con le cattive azioni * e hai ucciso l’intel­letto con gli impulsi sconvenienti.
Trascurando, o anima, * tutti coloro che hanno vissu­to prima della Legge, * non ti sei fatta simile a Set, * né hai imitato Enos°, * né Enoch nel suo passaggio a Dio°, * e neppure Noè°, * ma sei diventata povera * della vita propria dei giusti.
Da sola, anima mia, * hai aperto le cateratte dell’i­ra del tuo Dio, * e hai inon­dato, come avvenne un tempo per la terra, * tutta la carne, le azioni e la vita, * e sei rimasta fuori dell’arca della salvez­za°.
Lamech con lugubre canto gridava: * Ho ucciso un uomo per una mia ammaccatura * e un giovane per una ferita°. * E tu, anima mia, non tremi, * tu che ti sei resa sordida nella carne * e hai imbrattato l’intelletto?
Avresti usato le tue arti, o anima, * per costruire una torre * e erigere una fortezza per le tue concupiscen­ze, * se il Creatore non avesse confuso i tuoi piani * e buttato a terra le tue macchinazioni°.
Oh, sí! Ho emulato Lamech, * l’omicida di un tempo, * uccidendo l’anima come un uomo, * l’intelletto, come un giovane, * e, al pari dell’assassi­no Caino, * uccidendo come mio fratello il corpo * con gli istinti voluttuosi.
Il Signore fece pio­vere un tempo * ‘fuo­co da parte del Signo­re’ * per distruggere l’iniquità lussuriosa di Sodo­ma°; * ma tu hai acceso il fuoco della geenna * nel quale, o anima, dovrai crudelmente bruciare.
Sono ferito, colpito: * ecco le frecce del nemico * che mi costellano di cicatrici * l’anima e il corpo; * ecco le ferite, le piaghe, le bruciature * che denunciano i colpi delle mie passioni volontarie.
Sappiate e badate che io sono Dio°, * colui che scruta i cuori° * e riprende i pensieri, * colui che pone sotto accusa le azioni * e brucia i peccati, * colui che fa giustizia all’orfano, * all’umile e al povero°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Immersa in un abisso di male, * hai teso le mani al Dio pietoso, o Maria, * ed egli, amico degli uomini, * soccorrendoti come fece con Pietro, * ti ha teso la mano°, * fermamente volendo la tua conversione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con ogni prontezza, con amore * sei accorsa a Cristo, * una volta lasciata la precedente strada di peccato * e hai vissuto in deserti impraticabili, * nella pura osservan­za dei suoi divini comandamenti.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Guardiamo, o anima, guardiamo, * all’amore del Si­- gnore Dio per l’uomo: * e per questo, prima della fine, * gettiamoci ai suoi piedi gridando: * Per le preghiere di Andrea, * abbi pietà di noi, o Salvatore.
Gloria.
Triade senza principio, increata, * Monade indivisa, * accoglimi penitente, * salva colui che ha peccato: * sono tua creatura, non disprezzarmi, * ma risparmiami e salvami dal fuoco della condanna.
Ora e sempre. Theotokíon.
Pura Sovrana, * Genitrice di Dio, * speranza di quanti a te si rivolgono, * porto di chi è sbattuto dalla tempesta, * con le tue suppliche rendi propizio anche a me il misericordioso, * il Creatore e Figlio tuo.
Ode 3.: Cantico di Anna. Irmós.
Rafforza, o Dio, la tua Chiesa°, * sull’inamovibile roc- cia dei tuoi comandamenti°.
Tropari.
‘Fuoco da parte del Signore’, o anima, * fece un tempo piovere il Signore sulla terra di Sodoma, * e la bruciò tutta°.
Sàlvati, o anima, sul monte, * come fece Lot, * e mettiti in salvo a Segor°.
Fuggi l’incendio, o anima, * fuggi il rogo di Sodoma, * fuggi la distruzione provocata dal fuoco di Dio.
Io solo contro di te ho peccato, * piú di tutti ho peccato: * o Cristo Salvatore, non disdegnarmi.
Tu sei il buon pastore°, * vieni a cercare me, tuo agnello°, * e non disprezzarmi nel mio sviamento.
Tu sei il dolce Gesú, * tu sei il mio Creatore: * in te, o Salvatore, sarò giustificato.
A te lo confesso, o Salvatore: * Ho smisurata­mente peccato contro di te, * ma tu perdona, dammi la remissione, * nella tua amorosa compassione.
Gloria.
Santa Triade, Dio, abbi pietà di noi.
O Triade-Monade, o Dio, * salvaci dall’errore, * dalle tentazioni e dalle sventure.
Theotokíon.
Santissima Madre-di-Dio, salvaci.
Gioisci, o grembo che hai accolto Dio; * gioisci, trono del Signore; * gioisci, Madre della nostra vita.
Altro irmós.
Conferma, Signore, * sulla roccia dei tuoi comanda- menti° * il mio cuore scosso, * perché tu solo sei santo e Signore°. 2 volte.
Tropari.
Ho te, distruttore della morte, * quale fonte di vita, * e a te grido dal fondo del cuore, * prima della fine: * Ho peccato, siimi propizio e salvami.
Ho peccato, Signore, * ho peccato contro di te, perdonami: * non c’è peccatore tra gli uomini * che con le mie colpe io non abbia superato.
Ho imitato, o Salvatore, * quanti con l’impudicizia hanno peccato al tempo di Noè, * meritando in sorte la loro stessa condanna * nel dilu­vio delle acque°.
Imitando, o anima, Cam il parricida, * non hai coper­to la vergogna del prossimo * camminando verso di lui a ritro­so°.
Fuggi, anima mia, come Lot * l’incendio del peccato; * fuggi Sodoma e Gomorra°; * fuggi la fiamma di ogni appetito sconveniente.
Abbi pietà, Signore, a te grido, * abbi pietà di me, * quando verrai con i tuoi angeli * a rendere a ciascuno * secondo quanto meritano le sue azioni°.
Tu non hai avuto in sorte, * misera anima, * la benedizione di Sem°, * e neppure hai avuto un ampio pos­ses­so, * come Iafet°, * nella terra della remissione.
Sei uscita da Carran, * dalla terra del peccato, o anima: * vieni dunque nella terra ereditata da Abramo, * la terra da cui scorre l’eterna incorruttibilità°.
Hai sentito, o anima, * come Abramo un tempo * abbia abbandonato la terra paterna * e si sia fatto erran­te: * imita la sua intenzione.
Alla quercia di Mamre * il patriarca diede ospitali­tà agli angeli, * ed ebbe in sorte nella vecchiaia * l’ambi­ta promessa°.
O infelice anima mia, * tu sai che Isacco * è stato misticamente offerto in olocausto al Signore° * come nuovo sacrificio: * imita dunque la sua intenzione.
Sii cauta, anima mia: * hai udito che Ismaele è stato cacciato * come figlio della schiava°: * bada che non ti accada lo stesso * per la tua vita scostumata.
All’Agar di un tempo, o anima, * all’egiziana ti sei resa simile, * perché la tua volontà è schiava * e partorisci un nuovo Ismaele°, * la presunzione.
Tu sai, anima mia, * della scala mostrata a Giacobbe, * la scala che dalla terra saliva al cielo°: * perché tu non hai preso la pietà * come appoggio sicuro?
Imita il re sacerdote di Dio, * separato da tutti, * immagine della vita di Cristo nel mondo * tra gli uomini°.
Guarda di non diventare colonna di sale, * o anima, * volgendoti indietro; * l’esempio dei sodomiti ti intimorisca: * mettiti in salvo in alto a Segor°.
Non respingere, o Sovrano, * la supplica di quanti ti celebrano, * ma abbi pietà, o amico degli uomini, * e concedi il perdono * a quanti lo chiedono con fede.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sono stretto dai marosi, o madre, * e dalle ondate burra­sco­se delle colpe: * ma salvami tu, * e introducimi nel porto del divino pentimento.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Offri, o santa, una supplice preghiera * alla tenera pietà della Madre-di-Dio, * intercedendo per me, * e aprimi i tuoi divini ingressi.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere, * libera anche me dalle colpe, * o Andrea, vescovo di Creta: * tu sei infatti ottimo iniziatore al pentimento.
Gloria.
Monade semplice, increata, * natura senza principio, * celebrata nella Triade delle ipòstasi: * salva quanti con fede adoriamo il tuo potere.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Genitrice di Dio, * ignara d’uomo tu hai generato nel tempo * il Figlio che è dal Padre senza tempo: * straordi­nario prodigio! * Rimasta vergine, tu allatti.
Di nuovo l’irmós: Conferma, Signore (p. 815).
Káthisma. Poema di Giuseppe.
Tono pl. 4. Sei risorto dai morti.
Astri di divino splendore, * testimoni oculari del Salvato­re°, * illuminate noi che siamo nelle tenebre della vita, * affinché camminiamo come in pieno giorno con decoro°, * cacciando le passioni notturne col chiarore della conti­nenza, * e contempliamo con gioia * la fulgida passione di Cristo.
Gloria. Un altro, poema di Teodoro.
Stesso tono. Conosciuto l’ordine.
O dodici apostoli da Dio eletti, * presentate ora una supplica a Cristo * perché tutti portiamo a compimento la corsa del digiuno, * pregando con compunzione, * operando di buon animo le virtú, * per poter giungere in questo modo a vedere * la gloriosa risurrezione del Cristo Dio, * offrendo lode e gloria.
Ora e sempre. Theotokíon, stesso tono.
Insieme agli apostoli, o Madre-di-Dio, * prega l’incom­prensibile Figlio e Verbo di Dio * da te inesprimibilmente partorito, * oltre ogni comprensione, * perché conceda al mondo pace genuina, * perché ci doni prima della fine il perdono delle colpe, * e faccia degni i tuoi servi del regno dei cieli, * per sua somma bontà.
Ode 4.: Cantico di Abacuc. Irmós.
Ha udito il profeta della tua venuta, * o Signore, * e ha avuto timore, * ha udito che nascerai dalla Vergine * e ti mostrerai agli uomini, * e diceva: * Ho udito il tuo annunzio * e ho avuto timore°; * gloria alla tua potenza°. 2 volte.
Tropari.
Non disprezzare le tue opere, * non trascurare la creatura da te plasmata, * o Giudice giusto: * anche se io solo ho peccato, come uomo, * piú di ogni altro uomo, o amico degli uomini, * tu però, come Signore di tutti, * hai il potere di rimettere i peccati°.
È prossima, o anima, la fine, * è prossima e tu non te ne curi né ti prepari: * il tempo incalza, riàlzati; * vicino, alle porte è il Giudice°. * Come sogno, come fiore, corre il tempo della vita: * perché ci agitiamo invano?°
Ritorna alla sobrietà, anima mia: * considera le azioni che hai fatto, * portale davanti ai tuoi occhi, * e fa’ scorrere gocce di lacrime. * Con fiducia di’ le tue azioni * e i tuoi pensieri a Cristo, * e sii cosí giu­stificata.
Non c’è nella vita peccato, * azione o vizio * in cui io, o Salvatore, non mi sia reso colpevole: * in pensieri, parole e intenzione, * nelle disposizioni, con la volontà e nelle azioni * ho peccato quant’altri mai.
Per questo, me infelice, * sono giudicato, sono condannato * dalla mia propria coscienza, * della quale nulla al mondo è piú duro: * o mio Giudice e Redentore, tu che mi conosci, * risparmia, libera e salva * questo miserabile.
La scala che vide un tempo * quel grande tra i patri­ar­chi°, * è immagine, o anima mia, * della salita con la pratica virtuosa, * e dell’ascesa nella conoscenza: * se vuoi dunque vivere * con pratica, conoscenza e contem­plazione, * rinnova te stessa.
Il patriarca ha sopportato con la sua fortezza la calura del giorno * e sostenuto il freddo della notte, * risarcendo ogni giorno i furti, * pascolando, lottando, servendo, * per ottenere le due mogli°.
Per ‘due mogli’ intendi la pratica * e la conoscenza nella contemplazione: * Lia rappresenta la pratica, * perché feconda di figli; * Rachele, la conoscenza, * perché si ottiene con molta fatica°: * ma senza fatica, o anima, * non si riesce né nella pratica, * né nella contemplazione.
Veglia, anima mia, sii valorosa * come quel grande tra i patriarchi, * per conquistare la pratica insieme alla conoscenza, * per divenire un intelletto che vede Dio36 , * per giungere nella contemplazione * alla tenebra inaccessibile, * e diventare cosí un mercante in grande°.
Il grande tra i patriarchi * che ha avuto quali figli * i dodici patriarchi, * ha misticamente fissato per te * la scala dell’ascesa nella via pratica, anima mia°, * ponen­do con tutta sapienza * i figli come scala, * e i gradini come ascensioni.
Emulando, o anima, il detestabile Esaú°, * hai conse­gna­to all’in­gannatore * i diritti di primogenitura della primigenia bellezza°, * sei decaduta dalla benedizione ­paterna, * e due volte sei stata ingan­nata°, * o infelice, * nella pratica e nel­la cono­scenza: * pèntiti dunque!
Esaú fu chiamato Edom * per l’eccesso del suo commer­cio con le donne°: * sempre ardente di intemperan­za, infat­ti, * e imbrattato dai piaceri, * fu chiamato Edom che signi­fica * ‘febbre di un’anima che ama il pecca­to’.
Hai udito di Giobbe che sul letame ha trovato giustificazione°, * o anima mia, * e non hai emulato la sua fortezza, * non hai avuto fermo proposito * in tutto ciò che hai conosciuto, * che sai e con cui sei stata provata, * ma ti sei mostrata incostante.
Colui che prima era in trono, * ora è nudo sul letame * coperto di piaghe; * colui che era ricco di figli e illustre, * all’improvviso è privo di figli e senza stabi­le dimora: * considera palazzo infatti il letame * e perle le piaghe.
Ho imbrattato il mio corpo, * ho macchiato lo spirito, * sono tutto pieno di piaghe; * ma tu, o Cristo, come medico, * curami spirito e corpo con la penitenza, * bagnami, purificami, lavami: * rendimi, o Salvatore, * piú puro della neve.
Crocifisso per tutti, * hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, * o Verbo: * il corpo per riplasmarmi, * il sangue per lavarmi; * e hai emesso lo spirito, * per portar­mi, o Cristo, al tuo Genitore.
Hai operato la salvezza in mezzo alla terra°, * o pietoso, per salvarci; * per tuo volere sei stato inchio­dato sull’albero della croce * e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto: * ciò che sta in alto, ciò che è in basso, * il creato, le genti tutte, * da te salvati ti adora­no.
Sia mio fonte battesimale * il sangue del tuo costa­to, * e bevanda l’acqua di remissione° * che ne è zam­pillata, * perché da entrambi io sia purificato, * e venga unto, bevendo come crisma e bevanda, * le tue vivi­ficanti parole, o Verbo.
Quale calice, * la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: * da esso è scaturita per noi la duplice fonte * della remissione e della conoscenza, * quale figura dell’antico patto, del nuovo * e dei due insieme°, * o nostro Salvatore.
Sono privato del talamo, * privato delle nozze e della cena: * la mia lampada si è spenta, ormai senz’olio; * la sala delle nozze è stata chiusa per me che dormivo°; * la cena è stata consumata, * ed io con le mani e i piedi legati * sono stato gettato fuori°.
Breve è il tempo della mia vita, * pieno di pene e di male; * accoglimi dunque nel pentimento * e richiamami nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo strani­ero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Rivestendo la dignità regale * del diadema e della porpo­ra, * uomo dovizioso e giusto, * al colmo di ric­chez­za di bestiame, * im­provvi­samente impoverito, * viene spoglia­to della ricchezza, * della gloria e del regno°.
Se costui era giusto * e irreprensibile piú di chiun­que, * eppure non sfuggí alle insidie * e ai trabocchetti dell’ingannatore, * tu, povera anima, che ami il peccato, * che farai se ti si facesse piombare addosso * qualcosa che non ti aspetti?
Io sono dunque un millantatore, * audace di cuore a spropo­sito e stoltamente: * non condannarmi insieme al fariseo, * ma donami piuttosto l’umiltà del pubblicano, * o solo giusto Giudice pietoso, * e mettimi insieme con lui.
Ho peccato oltraggiando il vaso della mia carne, * lo so, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Sono diventato l’ombra di me stesso, * rovinando la mia anima con le passioni, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimen­to * e richia­mami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Non ho ascoltato la tua voce, * ho trascurato la tua parola scritta, o Legislatore: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa; * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Poiché pur essendo in un corpo * hai adottato una con- dotta incorporea, * per questo, o santa, * hai veramente ottenuto da Dio grandissima grazia * per prenderti cura di quanti ti onorano con fede; * noi dunque ti imploriamo: * Liberaci con le tue preghiere * da ogni sorta di prova.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Tirata nel fondo dell’abisso * da grandi colpe, * non vi sei rimasta prigioniera, * ma con migliore decisio­ne * sei davvero corsa con la pratica * all’apice della virtú, * prodigiosamente colmando di stupore * la stirpe degli angeli, o Maria.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea, gloria dei padri, * stando davanti alla Triade piú che divina, * non dimenticare di supplicarla con le tue preghiere * perché siamo liberati dal castigo, * noi che con amore ti invochiamo come divino protettore, * o decoro di Creta.
Gloria.
Indivisa quanto all’essenza, * non confusa nelle persone: * tale ti confesso, unica Deità triadica, * come partecipe di unico regno * e unico trono; * e per te faccio risuonare il grande canto * che triplice echeggia nel piú alto dei cieli.
Ora e sempre. Theotokíon.
Partorisci e sei vergine, * e in entrambi i modi rimani per natura vergine; * colui che è partorito rinnova le leggi della natura, * e il grembo lo porta senza unione nuziale; * dove Dio vuole, * l’ordine della natura è vinto, * perché egli fa secondo il suo consiglio.
Ode 5.: Cantico di Isaia. Irmós.
Quando ai primi albori a te mi volgo, * o amico de- gli uomini, * illuminami, ti prego, * e guida anche me nei tuoi precetti°: * insegnami, o Salvatore, * a fare la tua volontà°. 2 volte.
Tropari.
Nella notte * ho trascorso sempre la mia vita: * è stata infatti per me tenebra pesante e tetra * la notte del peccato: * rendimi dunque, o Salvatore, * figlio del giorno°.
Imitando Ruben, * malauguratamente per me, * ho agito contro il Dio altissimo * con volontà empia e ini­qua, * contaminando il mio letto, * come quello il letto del padre°.
A te lo confesso, * o Cristo Re: * Ho peccato, ho peccato, * come un tempo i fratelli di Giuseppe * che vendettero il frutto * della castità e della temperanza°.
Dai suoi congiunti * è stata consegnata l’anima giusta; * è stato venduto in schiavitú il mite, * a immagine del Signore: * ma tu, o anima, * sei stata interamente venduta ai tuoi vizi.
O anima infelice e riprovevole, * imita Giuseppe, immagine dell’intelletto giusto e temperante, * e non continuare nella dissolutezza, * sempre operando malamente * con i tuoi impulsi sregolati.
Se Giuseppe un tempo * ha dimorato in una fossa°, * o Sovrano Signore, * ciò è stato a immagine * della tua sepoltura e della tua risurrezione: * ma io che cosa mai * potrei offrire a te di simile?
Hai udito parlare, o anima, * della cesta di Mosè, * portata dalle acque, dai flutti del fiume, * dopo essere stata prima chiusa in una stanza°, * per sfuggire alla perfida azione * imposta dal volere del faraone°.
Se hai sentito come un tempo le levatrici * facessero morire il maschio neonato, * o infelice, * cioè la pratica virile della temperanza, * ora tu, come il grande Mosè, * alleva la sapienza.
Hai colpito come il grande Mosè l’intelletto egizio, * o povera anima, * ma non l’hai ucciso: * dimmi dun­que, * come potrai dimorare nel deserto delle passio­ni * in virtú della penitenza?°
Il grande Mosè abitò i deserti: * vieni, dunque, imita la sua condotta, * perché tu possa contempla­re, o anima, * la teofa­nia nel roveto°.
Imita, o anima, il bastone di Mosè * che colpisce il mare * e rende solido l’abisso delle acque° * col segno ­­della croce divina, * per la quale anche tu potrai compiere * opere grandi.
Aronne offriva a Dio * il fuoco immacolato, puro, * ma Ofni e Finees, come te, o anima, * offrivano a Dio * una vita estranea e contaminata°.
Si è indurito il mio animo * come quello del crudele faraone°, * o Signore; * sono come Iamnes e Iambres° * nell’anima, nel corpo * e nel profondo dell’intel­letto: * vieni dunque in mio aiuto.
Ho imbrattato col fango l’intelletto, * infelice che sono: * lavami, Sovrano, te ne prego, * col lavacro delle lacrime, * rendendo bianca come neve * la tunica della mia carne.
Se scruto le mie opere, * o Salvatore, * vedo che supero in peccati * qualsiasi altro: * perché ho peccato con animo cosciente, * non per ignoranza.
Risparmia, Signore, * risparmia la tua creatura: * ho peccato, perdonami, * tu che solo sei puro per natura, * mentre nessuno all’infuori di te * è senza macchia.
Per me, tu che sei Dio, * hai assunto la mia forma; * hai operato prodigi, * sanando lebbrosi°, * raddriz­zando paralitici°, * arrestando il flusso del sangue * in colei che ti toccava la frangia del vestito°, * o Salvatore.
Imita, o anima, * colei che era curva fino a terra°: * accòstati, gèttati ai piedi di Gesú, * perché egli ti raddrizzi e tu cammini diritta * per i sentieri del Signo­re.
Imita l’emorroissa, * o anima infelice, * corri, afferra la frangia del Cristo, * per essere liberata dal male * e sentirti dire da lui: * La tua fede ti ha salvata°.
O Sovrano, * benché tu sia un pozzo profondo°, * fa’ zampillare per me flutti * dalle tue vene immacolate, * affinché, come la samaritana, * bevendo non abbia piú sete: * perché tu fai scaturire torrenti di vita°.
Piscina di Siloe * siano per me le mie lacrime, * o Sovrano Signore, * affinché io lavi le pupille del mio cuore * e veda spiritualmente te, * la luce che è prima dei secoli°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con incomparabile passione d’amore, * o felicissima, * avevi desiderato prostrarti all’albero della croce, * e ottenesti quanto desideravi: * fa’ che anch’io ottenga * di giungere alla superna gloria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Attraversato il corso del Giordano, * trovasti ripo­so, * dopo aver fuggito la dolorosa voluttà della carne: * da essa libera anche noi, o santa, * con le tue preghi­ere.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
O Andrea sapiente, * prescelto come perfetto tra i pa- stori, * ti prego con grande amore e timore * di poter giungere per la tua intercessione * alla salvezza e alla vita eterna.
Gloria.
Te, Triade, noi glorifichiamo, * Dio uno: * Santo, santo, santo sei: * Padre, Figlio e Spirito, * semplice essenza, * Monade sempre adorata.
Ora e sempre. Theotokíon.
Da te, Vergine Madre incorrotta, ignara d’uomo, * il Dio che ha creato i secoli * ha rivestito il mio composto umano * e ha unito a sé l’umana natura.
Ode 6.: Cantico di Giona. Irmós.
Ho gridato con tutto il cuore * al Dio pietoso, * ed egli mi ha udito dal profondo dell’ade, * e ha tratto dalla corruzione la mia vita°. 2 volte.
Tropari.
Le lacrime dei miei occhi * e i gemiti dal profondo, * con purezza di offro, o Salvatore, * gridando a te con tutto il cuore: * O Dio, ho peccato contro di te, * siimi propizio.
O anima, ti sei sottratta al tuo Signore, * come Datan e Abiron: * ma tu grida dal profondo dell’ade° * che ti perdoni, * perché non ti inghiotta la voragine della terra°.
O anima, come giovenca impazzita, * ti sei resa simile a Efraim°: * salva come gazzella * la tua vita dai lacci°, * mettendo ali con la pratica, * l’intelligenza e la contem­plazione.
La mano di Mosè ce ne dà certezza, * o anima: * Dio può render bianca * una vita divenuta lebbrosa * e puri­fi­carla°: * tu dunque non disperarti, * anche se ti sei contaminata.
I marosi delle mie colpe, * o Salvatore, * quasi onde del Mar Rosso, sono tornati indietro * e mi hanno sommer­so all’im­provviso, * come un tempo gli egiziani * e i capi della cavalle­ria°.
Stolto è stato il tuo proposito, * o anima, * come fu quello di Israele un tempo: * perché in luogo della divina manna * hai insensatamente preferito * la tua voluttu­osa voracità per le passioni°.
Tu hai preferito, o anima, * i pozzi dei pensieri cana­nei° * alla vena della roccia°, * dalla quale il calice della sapienza * versa per te torrenti di teolo­gia°.
La carne suina, le pentole e il cibo egizio * hai preferito, anima mia, al cibo celeste, * come un tempo nel deserto, il popolo ingrato°.
Quando Mosè tuo servo * colpí col bastone la roccia°, * manifestava in figura il tuo costato vivificante, * dal quale tutti attingiamo, o Salvatore, * una bevanda di vita°.
Scruta, o anima, * esplora come Gesú di Nave * la terra dell’eredità, * vedi quanto sia eccellente, * e abita in essa grazie all’osservanza della legge°.
Come Gesú, * resisti ad Amalek, cioè alle passioni della carne, * e combattilo°; * cosí fa’ anche con i gabaoniti, * vincendo sempre i pensieri inganna­tori°.
Attraversa la fluida natura del tempo, * come fece una volta l’arca, * e prendi possesso, o anima, * della terra della promes­sa: * Dio lo comanda°.
Come hai salvato Giona che gridava, * cosí vieni a salvare me, o Salvatore; * liberami dal mostro tendendo la tua mano, * e fammi risalire dall’abisso del peccato°.
Mio placido porto ti so, o Sovrano, * o Cristo Sovrano! * Tu dunque affréttati a liberarmi * dagli abissi impene­trabili del peccato * e della dispera­zio­ne.
Sono io, o Salvatore, * la dracma reale che un tempo hai perduta: * accendi dunque la tua lampada, * o Dio e Verbo, * per cercare e trovare la tua immagine°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Per estinguere l’ardore delle passioni, * continuamen- te versavi rivi di lacrime, o Maria, * infiammando l’anima: * concedine la grazia * anche a me, tuo servitore.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Hai acquisito la celeste impassibilità, * grazie alla tua elevatissima forma di vita sulla terra, * o madre: * supplica dunque affinché, con la tua intercessione, * siano liberati dalle passioni quanti ti celebrano.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Sapendoti pastore e vescovo di Creta, * e intercessore per tutta la terra, * a te accorro, Andrea, e a te grido: * Strappami, o padre, all’abisso del peccato.
Gloria.
Triade semplice sono, indivisa, * distinta nelle persone, * e Monade sono, unita per natura: * Padre, dice, Figlio e Spirito divino.
Ora e sempre. Theotokíon.
Il tuo grembo ci ha partorito Dio * che ha assunto la nostra forma: * imploralo, o Madre-di-Dio, * come Creatore di tutti, * affinché per la tua intercessione * veniamo giustificati.
Di nuovo l’irmós: Ho gridato con tutto il cuore (p. 825).
Kondákion. Idiómelon. Tono pl. 2.
Anima mia, anima mia, * sorgi, perché dormi? * La fine si avvicina e sarai nel turbamento; * ritorna dunque in te, * perché ti risparmi il Cristo Dio, * che ovunque è e tutto riempie°.
Ikos.
Vedendo aperta la sala medica di Cristo, * e la salute che da essa scaturiva per Adamo, * il diavolo fu preso da dolori e ferito; * come chi è in pericolo si lamentava * e ai suoi amici gridava: * Che farò al Figlio di Maria? * Mi uccide il betlemita, * lui che dovunque è e tutto riempie°.
Sinassario del minéo, poi il seguente.
Lo stesso giorno, giovedí della quinta settimana, l’ufficio di compunzione del grande canone.
Per l’intercessione di sant’Andrea, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.
Ode 7.: Cantico dei tre fanciulli. Irmós.
Abbiamo peccato, * abbiamo commesso iniquità e in- giustizia * davanti a te: * non abbiamo osservato i tuoi comanda­men­ti, * né agito secondo i tuoi comandi°: * ma tu non ci consegnare fino in fondo°, * o Dio dei padri°. 2 volte.
Tropari.
Ho peccato, * ho trasgredito e ho disubbidito al tuo comando, * perché mi sono lasciato trascinare nei peccati * e ho aggiunto ferite alle piaghe: * ma tu, nel tuo amore compas­sionevole, * abbi pietà di me, * o Dio dei padri°.
Ho confessato a te, mio Giudice, * i segreti del mio cuore: * guarda la mia umiliazione, * guarda la mia afflizione° * e attendi al mio giudizio°: * fammi tu misericordia, * nella tua amorosa compassione, * o Dio dei padri°.
Un tempo Saul, * quando perse le asine di suo padre, * trovò in piú il regno, * per essersi recato a un sacri­ficio°: * bada dunque di non dimenticarti di te stessa, * prefe­rendo i tuoi appetiti animali * al regno di Cristo.
Davide, padre di Dio, * commise un tempo un duplice pecca­to, * anima mia, * ferito dal dardo del­l’adulterio, * e pre­so con la lancia della colpa dell’o­mi­cidio°: * ma tu soffri le ma­lattie piú gravi, * seguen­do gli impulsi della tua volontà.
Davide un tempo * aggiunse iniquità a iniquità: * mescolò infatti l’adulterio all’assassinio, * ma subito fece duplice penitenza: * tu invece, o anima, hai commesso colpe piú gravi * senza pentirti davanti a Dio.
Davide innalzò, componendolo come modello, * un inno col quale denunciava il male commesso, * gridando: * Abbi pietà di me, * contro te solo, Dio dell’universo, io ho peccato: * tu stesso purificami°.
Il giorno in cui l’arca veniva portata su un carro, * e Uzzà soltanto la toccò, * perché il vitello la faceva capovolgere, * l’ira di Dio si accese°: * ma tu, o anima, * fuggendo la sua audacia, * tratta le cose divine con rispettosa venerazione.
Hai sentito parlare di Assalonne, * di come si sollevò contro la natura stessa; * hai saputo delle azioni esecrabili * con le quali usò insolenza al letto di suo padre Davide°: * ma tu hai imitato * i suoi impulsi passionali e voluttuosi.
Tu hai sottomesso al corpo * la tua libera dignità: * il nemico è stato per te un secondo Achitofel, * o anima, * di cui tu hai seguito i consigli°: * ma li ha sventati il Cristo stesso, * per assicurarti la salvezza°.
Il meraviglioso Sa­lomone, * benché pieno della grazia della sapienza, * una volta commesso il male contro il Signore, * si allontanò da lui°: * e tu, o anima, * ti sei resa conforme a lui * con la tua vita esecrabile.
Trascinato dai piaceri passionali, * egli si contaminò: * ahimè, l’amante della sapienza * divenne amante di mere­trici * ed estraneo a Dio: * e tu lo hai spiritu­almente imitato, * o anima, * con le tue turpi voluttà.
Hai emulato Roboamo * che non si è curato del consiglio paterno°; * e anche il perfido schiavo Geroboamo, * che già prima si era ribellato, o anima°: * fuggi dunque una tale imita­zio­ne * e grida a Dio: * Ho peccato, abbi pietà di me.
Volontariamente hai accumulato le colpe di Manasse, * erigendo come idoli orrendi le passioni * e moltiplicando, o anima, le abominazioni°: * ma, emulando con fervore il suo penti­mento, * acquístati la compunzio­ne°.
Hai emulato Acab nelle contaminazioni°, * anima mia: * sei purtroppo divenuta ricettacolo di brutture carnali * e turpe vaso di passioni: * gemi dunque dal profondo, * e di’ a Dio i tuoi peccati.
Su di te è stato chiuso il cielo, * o anima, * e ti ha stretta la fame di Dio, * quando ti sei ribellata, * come si ribellò Acab un tempo * alle parole di Elia tisbi­ta°; * fatti dunque simile alla donna di Zarepta * e nutri un animo di profeta°.
Elia un tempo bruciò per due volte * i cinquanta uomini inviati da Gezabele°, * dopo che egli aveva ucciso i profeti della vergo­gna° * per confutare Acab: * tu dunque, o anima, * guàrdati dall’imitare questi due, * e fatti forza.
Sono venuti meno i miei giorni, * come sogno di uno che si desta°: * piango perciò come Ezechia sul mio letto, * perché mi vengano aggiunti anni di vita: * ma quale Isaia, o anima, * verrà a te°, * se non il Dio dell’uni­verso?
Mi getto ai tuoi piedi, * e ti offro quali lacrime le mie parole: * Ho peccato, come non ha peccato neppure la meretrice°, * e come nessun altro sulla terra ho agi­to iniquamente; * ma tu abbi pietà, o Sovra­no, della tua creatura, * e richiamami a te.
Ho rovinato la tua immagine * e alterato il tuo comandamento: * si è completamente oscurata la bellezza, * e per le passioni, o Salvatore, * la lampada si è spenta°: * ma tu abbi pietà, * e, come canta Davide, * rendimi l’esultanza°.
Convèrtiti, pèntiti, * svela i tuoi peccati nascosti, * di’ a Dio che tutto sa: * Tu conosci i miei segreti, * o solo Salvatore, * tu dunque abbi misericordia di me, * come canta Davide, * secondo la tua misericordia°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dopo aver levato il tuo grido * all’immacolata Madre- di-Dio, * hai respinto il furore delle passioni * che violen­temente ti agitavano * e hai confuso il nemico * che ti aveva ingannata: * da’ dunque ora aiuto anche a me tuo servo * traendomi dalla tribolazione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Il Cristo che hai amato, * che hai desiderato, * per il quale hai logorato la tua carne, * o santa, * pregalo ora per noi servi, * affinché, mostrandosi propizio a tutti noi, * conceda pacifica quiete * a quanti gli rendono culto.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con la tua intercessione, o padre, * confermami sulla roccia della fede°, * cingendomi con le mura del divino timore; * concedimi, o Andrea, il pentimento, * ti scongiuro, * e strappami al laccio dei nemici * che mi danno la caccia.
Gloria.
Monade semplice, indivisa, * santa Triade consustan­zia­le, * luce e luci, * come tre santi e un solo santo, * cosí è celebrata la Triade, Dio; * canta dunque, o anima, * e glorifica come vita e vite * il Dio di tutti.
Ora e sempre. Theotokíon.
Ti celebriamo, ti benediciamo, * ti veneriamo, o Genitrice di Dio, * perché hai generato uno della Triade indivisibile, * il Dio Figlio; * per noi figli della terra hai aperto i cieli.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Colui che gli eserciti dei cieli glorificano, * di fronte al quale tremano * i cherubini e i serafini, * lui celebri tutto ciò che respira e ogni creatura°, * lui benedica e sovresalti per tutti i secoli°. 2 volte.
Tropari.
Abbi pietà di me che ho peccato, * o Salvatore: * spingi il mio intelletto alla conversione; * accoglimi pentito, ­* abbi compassione di me che grido: * Ho peccato contro di te, salvami; * ho agito iniquamente, abbi pietà di me.
Elia, l’auriga, * salí un tempo grazie alle virtú sul carro, * e fu portato come verso i cieli°, * al di sopra di ogni realtà terrestre: * imita dunque, anima mia, * questa ascesa.
Ricevuto il mantello di Elia, * Eliseo ne ebbe dupli­ce grazia * da parte del Signore°: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia, * per la tua intempe­ranza.
Con il mantello di Elia * usato da Eliseo, * il flusso del Giordano si arrestò un tempo, * dividendosi in due parti: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia * per la tua intemperan­za.
La sunammita, o anima, * ospitò un tempo il giusto con animo buono°: * ma tu non hai introdotto in casa * né lo straniero né il viaggiatore, * perciò sarai gettata gemente * fuori dalla sala delle nozze°.
O anima miserabile, * tu hai sempre imitato * i sordidi senti­menti di Ghiezi°: * nemmeno nella vecchiaia hai lasciato l’avarizia. * Fuggi il fuoco della geenna, * uscendo dai tuoi vizi.
Avendo emulato Ozia, o anima, * hai contratto doppiamente la sua lebbra, * perché tu pensi cose sconvenienti * e fai cose inique; * lascia ciò che tieni stretto° * e corri alla penitenza.
Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, * della loro peniten­za in sacco e cenere davanti a Dio°: * tu non li hai imita­ti, ma sei stata piú stolta * di tutti coloro che hanno pec-cato prima e dopo la Legge.
Tu sai, o anima, che Geremia, * nella cisterna fango­sa°, * inveiva tra i lamenti * contro la città di Geru­sa­lemme, * e chiedeva lacrime°: * imita la sua vita di lamenti * e sarai salva.
Giona fuggí a Tarsis * prevedendo la conversione dei niniviti: * essendo profeta, * conosceva infatti la tenera compassione di Dio, * perciò tratteneva gelosa­men­te la profezia, * per non vedersi poi smentito°.
Hai sentito, o anima, * che Daniele nella fossa * ha chiuso le fauci delle belve°; * e sai che i fanciulli compa­gni di Azaria * hanno spento con la fede * le fiamme della fornace ardente°.
Ti ho offerto come esempio, * o anima, * tutti coloro che hanno vissuto * sotto l’antica alleanza: * imita le azioni pie dei giusti, * e fuggi i peccati dei malvagi.
O Salvatore, giusto Giudice, * abbi pietà di me * e liberami dal fuoco * e dalla minaccia alla quale giusta­mente * dovrò nel giudizio sottostare: * prima della fine perdona­mi, * grazie a virtú e pentimento.
Come il ladrone, grido a te: Ricòrdati!° * Come Pietro, piango amaramente°; * perdonami, Salvatore, * a te io grido come il pubblicano°; * piango come la meretri­ce°: * accogli il mio gemito, * come un tempo quello della cananea°.
Sana, Salvatore, la cancrena * della mia povera anima, * o unico medico; * applicami un impiastro * e olio e vino, * cioè opere di penitenza * e compunzione con lacrime.
Imitando la cananea, * grido al Figlio di Davide: * Abbi pietà di me!° * Come l’emorroissa, tocco la frangia°, * piango come Marta e Maria per Lazzaro°.
Versando sul tuo capo, * come unguento profumato, * il vasetto d’alabastro delle lacrime, * a te grido come la meretrice°, * che chiedeva misericordia: * presento la sup­pli­ca * e chiedo di ricevere il perdono.
Benché nessuno abbia peccato contro di te * come ho fatto io, * tuttavia accogli anche me, o pietoso Salvatore, * poiché vengo penitente con timore * e grido a te con amore: * Contro te solo ho peccato°, * ho agito iniqua­mente, * abbi pietà di me.
Risparmia, o Salvatore, * la creatura da te plasmata, * e cerca come pastore la pecora perduta, * strappa al lupo la pecora smarrita°: * fa’ di me una pecorella * che pascola tra le altre tue pecore.
Quando ti assiderai come Giudice pietoso, * e mostre­rai, o Cristo, * la tua tremenda gloria, * oh, quale timore allora, * mentre arderà la fornace, * e tutti saranno nello spavento * davanti al tuo tribunale, * a cui nessuno può resistere!
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
La Madre della luce senza tramonto ti ha illuminata, * liberandoti dall’ottenebramen­to delle passioni: * poiché hai ricevuto la grazia dello Spirito, * illumina, o Maria, * quanti a te acclamano con fede.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Stupí il divino Zosima, * contemplando in te, o Madre, * un nuovo prodigio: * egli vedeva infatti un angelo in un corpo * e, tutto colmo di meraviglia, * celebrava il Cristo nei secoli.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Poiché hai famigliarità col Signore, * o Andrea, venera- bile gloria di Creta, * io ti scongiuro: * intercedi affinché, grazie alle tue preghiere, * io sia sciolto dalla catena dell’iniquità, * o maestro, gloria dei santi.
Benediciamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito.
Padre senza principio, * Figlio al pari di lui senza principio, * Paraclito buono, Spirito retto°, * Genitore del Verbo Dio, * Verbo del Padre senza principio, * Spirito vivente e creatore, * Triade Monade, abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon.
Come col colore di una veste di porpora, * cosí, o pura, è stata tessuta nel tuo grembo * la porpora spiritua­le, la carne del­l’Emma­nuele: * per questo, come vera Madre-di-Dio ti onoriamo.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Di nuovo l’irmós: Colui che gli eserciti dei cieli (p. 831).
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria. Irmós.
Di una concezione senza seme, * incomprensibile il parto, * di una madre senza sposo, * senza corruzione la gravi­danza: * la nasci­ta di Dio, infatti, rinnova le natu­re; * per questo, da tutte le genera­zioni°, * come Madre sposa di Dio, * noi con retta fede ti magnifi­chia­mo°. 2 volte.
Tropari.
L’intelletto è ferito, * il corpo malato, * soffre lo spirito; * la ragione è divenuta debole, * la vita giace morta, * la fine è alle porte: * che mi farai dunque, * anima miserabile, * quando verrà il Giudice * a esaminare ciò che ti riguarda?
Ti ho presentato, o anima, * il racconto dell’inizio del mondo scritto da Mosè, * tutta la Scrittura canonica che ci viene da lui * e che ti narra di giusti e ingiu­sti: * di questi tu hai imitato gli ultimi, * o anima, non i primi, * perché hai peccato contro Dio.
La Legge ha perso vigore, * il vangelo è inerte, * tutta la Scrittura in te è trascurata, * i profeti langui­scono, * e cosí qualsiasi parola di un giusto: * le tue ferite, o anima, si sono moltiplicate, * perchè non c’è un medico che ti renda la salute.
Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, * o anima, * per indurti a compunzione: * emula dunque i giusti, * distogliti dai peccatori * e renditi propizio Cristo * con preghiere e digiuni, * con castità e decoro.
Cristo si è fatto uomo * per chiamare a penitenza ladroni e prostitute: * pèntiti, o anima, * la porta del regno è già aperta * e l’afferrano per primi farisei e pubblicani * e adulteri che fanno penitenza.
Cristo si è fatto bambino secondo la carne * per conversare con me, * e ha compiuto volontariamente * tutto ciò che è della natura, * eccetto il peccato°, * per offrirti un esempio, o anima, * e un’immagi­ne della sua condiscen­denza.
Cristo ha salvato i magi°, * ha convocato i pastori°, * ha reso martiri folle di bimbi°, * ha glorificato un vegliardo * e un’anziana vedova°: * ma tu non hai emula­to, o anima, * né la loro fede né la loro vita; * guai a te, quando sarai giudicata!
Il Signore, dopo aver digiunato * quaranta giorni nel deserto, * infine ebbe fame°, * mostrando cosí la sua umanità. * Non perdere il coraggio, anima: * se il nemico si avventa contro di te, * respingilo lontano da te * con la preghiera e il digiuno°.
Cristo è stato tentato, * il diavolo lo ha tentato * mostrandogli le pietre * perché divenissero pane; * lo ha condotto su di un monte, * perché in un solo istante * vedesse tutti i regni del mondo°: * temi, o anima, davanti a ciò, * sii sobria e prega Dio ad ogni ora.
La tortora amica del deserto, * la voce di colui che grida si è fatta udire°, * la lampada di Cristo° * che predica la penitenza: * Erode ha commesso un’iniquità con Erodiade!° * Bada, anima mia, * non farti prendere nei lacci degli empi, * ma abbraccia invece la penitenza.
Il precursore della grazia * aveva preso dimora nel deserto, * e da tutta la Giudea e la Samaria, saputolo, accorrevano, * confessavano i loro peccati * e si facevano prontamente battezzare°: * tu non li hai imitati, o anima.
Il matrimonio sia onorato * e il talamo senza mac­chia°, * perché entrambi li ha benedetti Cristo, * prendendo parte, secondo la carne, al banchetto * e cambi­ando l’acqua in vino alle nozze di Cana, * come suo primo segno° * perché tu ti converta, o anima.
Cristo raddrizzò il paralitico * tanto che questi portava il proprio lettuccio°, * risuscitò giovani defunti, * i figli della vedova e del centurione°, * e, manifestandosi alla samaritana, * per te, o anima, già rivelava il culto in Spirito°.
Il Signore guarí l’emorroissa * che gli toccò la frangia°; * purificando lebbrosi e illuminando ciechi; * fece pure camminare gli zoppi, * e guarí con la parola sordi e muti°, * come anche la donna curva°, * perché tu potessi salvarti, * anima infelice.
Guarendo le malattie, * Cristo, il Verbo, ha evangeliz­za­to i poveri: * ha sanato storpi, ha mangiato con i pubbli­cani, * ha parlato con i peccatori; * col tocco della mano * ha ricondotto l’anima della figlia di Giairo, * che già era uscita dal corpo°.
Il pubblicano si è salvato * e la prostituta è dive­nu­ta casta, * mentre il fariseo che si esaltava * è stato condannato: * uno diceva infatti ‘Siimi propizio’, * e l’altra ‘Abbi pietà di me’, * mentre il fariseo si vantava gridando: * O Dio, ti ringrazio, * e il resto di un di­scorso dettato dalla stoltezza°.
Zaccheo era un pubblicano, * eppure si è salvato°, * mentre Simone il fariseo ha fallito; * anche la prostituta ha ottenuto * liberanti parole di perdono ° * da colui che ha il potere di rimettere i peccati°: * cerca, o anima, di imitarla.
Tu non hai emulato, o misera anima mia, * la prosti­tu­ta che, preso il vaso d’alabastro con l’unguento, * ha unto tra le lacrime i piedi del Signore * e li ha asciugati con i suoi capelli°, * mentre egli strappava il chirografo * delle sue colpe antiche°.
Tu sai, o anima, * come sono state maledette le città * alle quali Cristo aveva dato il vangelo: * temi davanti a quell’esempio, * che non ti accada di divenire come loro; * paragonandole infatti a quelli di Sodoma, * il Sovrano le ha condannate a scendere sino all’ade°.
Non mostrarti inferiore, anima mia, * per la tua disperazione, * alla cananea della cui fede hai udito: * grazie ad essa * la sua figlioletta è stata guarita * dalla parola di Dio; * come lei, grida dal profondo del cuore a Cristo: * Salva anche me, Figlio di Davide°.
Muoviti a compassione, salvami; * Figlio di Davide, abbi pietà, * tu che con una parola hai sanato gli indemo­ni­ati; * di’ anche a me come al ladrone * quella misericordiosa parola: * Amen, io ti dico, * sarai con me nel paradiso°, * quando verrò nella mia gloria°.
Un ladrone ti accusava, * un ladrone proclamava la tua divinità: * entrambi pendevano dalla croce; * tu dunque, o pietosissimo, * come al tuo ladrone credente * che ti ricono­sceva Dio, * apri anche a me la porta * del tuo regno glorioso°.
La creazione era oppressa vedendoti crocifisso: * i monti e le rocce * si squarciavano per il timore, * la terra si scuoteva * e l’ade veniva spogliato°; * la luce si oscurò in pieno giorno°, * vedendo te, Gesú, * croci­fis­so nella carne.
Non richiedermi frutti degni della penitenza°, * perché la forza in me è venuta meno; * dammi un cuore sempre contrito * e la povertà spirituale, * affinché questo io ti offra * come sacrificio accetto, * o solo Salvatore.
O mio Giudice che mi conosci, * tu che tornerai insieme agli angeli * per giudicare tutto il mondo°, * guardandomi allora con il tuo occhio pietoso, * risparmiami e abbi pietà di me, o Gesú, * di me che ho peccato * piú di tutta l’umana stirpe.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Col tuo singolare modo di vita * hai sbalordito le schie- re degli angeli e le folle dei mortali, * perché hai vissuto imma­terialmente e trascendendo la natura: * per questo, come fossi immateriale, * hai attraversato il Giordano, * passandolo a piedi.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Rendi propizio il Creatore, o santa madre, * per quanti ti celebrano, * perché siamo liberati dai mali e dalle tribolazioni * che da ogni parte ci circondano, * affin­ché, liberàti dalle prove, * magnifichiamo incessan­temente * il Signore che ti ha glorificata.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea venerabile, padre beatissimo, * pastore di Cre- ta, * non cessare di pregare per noi che ti celebriamo, * affinché siamo liberati da ogni ira, * tribolazione e corruzio­ne, * e affinché siamo riscattati dalle colpe, * noi che sempre onoriamo la tua memoria.
Gloria.
Triade consustanziale, * Monade trisipostatica, * te noi celebriamo * glorificando il Padre, * magnificando il Figlio * e adorando lo Spirito, * realmente unico Dio per natura, * vita e vite, * regno senza fine.
Ora e sempre. Theotokíon.
Custodisci la tua città, * Genitrice di Dio tutta pura: * essa infatti, con te fedelmente regnando, * in te anche trova forza; * e grazie a te vincendo, * respinge ogni prova, * spoglia i nemici * e governa i sudditi.
Di nuovo l’irmós: Di una concezione (p. 834).
Quindi il fotagoghikón, come di consueto.
Allo stico, il seguente idiómelon. Tono pl. 4.
Incappata negli assalti dei predoni, anima mia, * sei ri- masta gravemente ferita per i tuoi propri errori, * consegnata a folli nemici: * ma poiché ne hai il tempo, * grida con compunzione: * Speranza degli sfiduciati, * vita dei dispera­ti, * o Salvatore, * rialzami e salvami. 2 volte.
Martyrikón.
Indossata bellamente la corazza della fede°, * e armandovi del segno della croce, * vi siete mostrati vigorosi guerrie­ri, * avete coraggiosamente resistito ai tiranni, * e avete calpestato al suolo * l’inganno del diavolo; * vincitori, avete ottenuto le corone: * inter­cedete sempre per noi, * a salvezza delle anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Accogli le preghiere dei tuoi servi, * o purissima Vergine Madre-di-Dio, * e incessantemente intercedi * perché ci siano donati * il perdono delle colpe e la pace.

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