sabato 23 giugno 2012

       Natività di San Giovanni Battista Luca 1,57-66
                             di E.Bianchi, priore di Bosè

Ricorre oggi la festa della Natività di san Giovanni il Battista, celebrata dalla chiesa indivisa a partire da data antichissima. Accanto a Maria, la Madre del Signore, Giovanni il Batti-sta è il solo santo di cui la chiesa ce-lebri non solo il giorno della morte, cioè il giorno della nascita alla vita eterna, ma anche il giorno della sua nascita in questo mondo: d’altronde, Giovanni è l’unico testimone di cui il Nuovo Testamento ricordi la nascita, intrecciandola strettamente a quella di Gesù (cf. Lc 1)…
     Giovanni è la lampada preparata per il Messia (cf. Sal 132,17; Gv 5,35); è il maestro di Gesù, che lo segue come discepolo eppure «gli è passato avanti perché era prima di lui» (cf. Gv 1,15.30), «più forte di lui» (cf. Lc 3,16); è l’amico di Gesù, Sposo ve-niente (cf. Gv 3,29)… Potremmo af-fermare che il vangelo è la storia simultanea di profezia e compimento: Giovanni e Gesù, con la loro profondissima singolarità e la loro specifica chiamata, sono abitati da una sostanziale una-nimità nel perseguire i disegni di Dio, dalla stessa risolutezza a servizio del Regno.
      Purtroppo oggi la figura del Battista non ha più il posto che merita nella me-moria della chiesa e che di fatto ha avuto dalle origini cristiane fino a metà dello scorso millennio. Eppure se la chiesa celebra ancora come festa la nascita del Battista è perché resta cosciente della centralità rivelativa di questa figura: nei vangeli la buona notizia dell’annuncio del Regno si apre sempre con Giovanni; in particolare, il vangelo dell’infanzia secondo Luca inizia con l’annuncio dell’angelo a Zaccaria e il racconto della nascita prodigiosa di Giovanni, che oggi ascoltiamo.
     Giovanni è un uomo che solo Dio poteva dare a Israele. All’origine della sua vicenda c’è una donna sterile e anziana, Elisabetta, e c’è un padre nel tempio, anche lui avanti negli anni: sono i poveri del Signore, «giusti da-vanti a Dio, irreprensibili in tutte le leggi del Signore» (Lc 1,6), «l’umile resto» che confida solo in Dio (cf. Sof 3,13), e proprio a loro Dio si rivolge per compiere il suo disegno di salvez-za. Nulla può condizionare la scelta di Dio, né questa può essere ostacola-ta da limiti umani come la vecchiaia e la sterilità: essa chiede solo che si predisponga tutto con fede.      Giovanni nasce così, annunciato da un angelo, un messaggero di Dio, al padre sacer-dote che sta officiando al tempio (cf. Lc 1,8-22); è solo un feto di sei mesi quando già riconosce la presenza del Messia e Signore Gesù appena conce-pito nel grembo di Maria, e nel seno della madre è santificato dallo Spirito che scende su di lei (cf. Lc 1,39-45).
          Quando poi viene al mondo, ecco il nome che fissa per lui la vocazione e missione, nome datogli da Dio trami-te il suo messaggero: Jochanan, cioè «il Signore fa grazia». I testimoni di questa nascita sono ricolmi di gioia: «i vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in Elisabetta la sua misericordia, e si rallegravano con lei»; suo padre Zaccaria, impossi-bilitato a invocare la benedizione sul popolo al termine della liturgia al tempio (cf. Lc1,22), ora loda Dio avendo riconosciuto il suo intervento, e scioglie il canto messianico del Benedictus, nel quale si rivolge al figlio con queste parole: «E tu, che ora sei piccolo, sa-rai chiamato profeta dell’Altissimo, camminerai davanti al Signore» (Lc 1,76). Così è venuto al mondo «colui che è il più grande tra i nati di donna … più che un profeta» (Lc 7,26.28), secondo la confessione di Gesù su di lui: non è la luce, ma «la lampa-da che arde e splen-de» (Gv 5,35) per testimoniare la luce.
           Una volta cresciuto e reso forte nello Spirito egli si manifesta a Israele. Ed ecco che la sua vicenda torna a intersecarsi con quella di Gesù, al punto che gli eventi della sua vita narrati nei vangeli non sono solo prefigurazioni di quelli che accadranno a Gesù, ma sono ad essi contemporanei, finché gli uni si sovrappongono agli altri: è probabile che Gesù sia stato per un certo periodo discepolo di Giovanni, condividendo con lui la vita della sua comunità! E anche quando Giovanni sarà ucciso violen-temente, la sua vita e la sua missione appariranno in pienezza in quelle di Gesù. Non è certo un caso che il re Erode dica di Gesù: «È Giovanni il Battista risorto dai morti» (Mc 6,14 e par.), né che i discepoli riportino a Gesù il giudizio di alcuni contempo-ranei che pensavano di lui: «È Giovanni il Battista» (Mc 8,28 e par.)…

Nessun commento:

Posta un commento