mercoledì 4 febbraio 2015

5 FEBBRAIO
Metheórtia dell’Ypapantí, e memoria della santa martire Agata (sotto Decio, 249-251).

                                                                                       VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi, 3 stichirá prosómia della festa e 3 della santa.
Della festa. Tono 4. Hai dato come segno.
Per compiere la Legge secondo la lettera, * l’amico degli   uomini viene ora al tempio. * Lo accoglie tra le sue vec­chie braccia * l’anziano Simeone, esclamando: * Ora lascia che io vada * alla beatitudine di lassú, * perché oggi ti ho visto, * cinto di carne mortale, * tu che sei padrone della vita * e hai potere sulla morte˚.
Tu sei apparso come luce * per illuminare le genti, Signo­re˚, * assiso su una nube leggera˚, * sole di giustizia˚, * per da­re compimento alle ombre della Legge * e manife­stare l’i­nizio della nuova grazia. * Perciò Simeone con­tem­plandoti escla­mava: * Scioglimi dalla corruzione, * perché oggi ti ho visto.
Senza lasciare quanto alla divinità * il seno del Padre, * incarnato secondo il tuo beneplacito, * stretto fra le braccia della sempre Vergine, * fosti posto, tu che tieni in tua mano l’universo, * tra le mani di Simeone, * che ha cosí accolto Dio. * Egli dunque colmo di gioia gridava: * Ora lascia che io me ne vada, * o buono e amico degli uomini, * perché oggi ti ho visto.
Prosómia della santa, stessa melodia.
Hai serbato incorrotto il tuo corpo * per Cristo tuo   sposo, * adorna delle grazie della verginità, * o Agata spo­sa di Dio, * e risplendente per i fulgori del martirio: * e te ne sei andata al talamo divino. * Noi dunque celebriamo * la tua universale solennità, * glorificando il Salvatore * che per sempre ti ha glorificata.
Hai sopportato, o gloriosa, * la recisione delle mam­melle, * le bruciature del fuoco * e le raschiature nel cor­po, * guar­dando con gli occhi del cuore * alle eterne ri­com­pense, * alla beatitudine dell’aldilà * e alla corona che non appassisce˚, * quella che ora Cristo ti ha donato, * perché per lui, o celebra­tissima, * hai splendidamente lottato.
Hai frenato con le tue preghiere * l’assalto indomabile di un fuoco prorompente, * o tu che porti il nome della bontà; * e hai salvato, o martire, * la città che onora le tue sacre reli­quie, * dalle quali raccoglie i fiumi delle guarigioni * nel divino Spirito. * Tu infatti, lottando in questa città, * hai umiliato il nemico * e hai ottenuto la corona della vittoria, * o degna di ogni lode.
Gloria. Della santa. Tono pl. 4. Del Siceota.
Uno straordinario prodigio è avvenuto * in occasione della lotta della gloriosissima Agata, * martire del Cristo Dio, * un prodigio simile a quello di Mosè: * egli infatti, * per dare la Leg­ge al popolo sul monte, * ha ricevuto le Scritture in carat­teri divini, * impresse su tavole˚; * e qui, un angelo dal cielo * ha portato per la tomba * una lapide con questa iscrizione: * In­tel­letto santo, * libero nel vo­lere, * onore da parte di Dio * e liberazione della patria.
Ora e sempre. Della festa. Stesso tono.
Colui che è portato dai cherubini˚ * e celebrato dai sera­fini˚, * presentato oggi nel sacro tempio * secondo la Legge, * ha per trono le braccia di un vegliardo; * per mano di Giusep­pe * riceve doni degni di Dio: * sotto for­ma di una coppia di tortore, * ecco la Chiesa incon­taminata * e il nuovo popolo eletto delle genti, * insieme a due piccoli di colomba˚ * per significare che egli è prin­cipe * dell’antico e del nuovo patto. * Simeone, acco­gliendo il compimento * dell’oracolo che ave­va ricevuto, * benedice la Vergine Madre-di-Dio Maria, * simbo­li­camente predicendole la passione * di colui che da lei era nato, * e a lui chiede di essere sciolto dalla vita, * gri­dan­do: * Ora lascia che me ne vada, o Sovrano, * come mi ave­vi predetto, * perché io ho visto te, luce sempiterna, * e Signore Salvatore * del popolo che da Cristo prende nome.
Allo stico, stichirá della festa.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
L’immacolata, vera arca di Dio fulgidissima˚, * offren­do  oggi Cristo, il propiziatorio˚, * lo introduce nel tempio * e santamente lo depone * fra le braccia di Simeone dalla mente divina: * per questo viene santi­ficato ora * il santo dei santi * e si rallegra col solo santo.
Stico: Ora lascia, o Sovrano, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola: perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.
È stato glorificato oggi Simeone * perché in modo de­gno di Dio * ha accolto il Cristo come carbone ardente: * lo abbraccia, e le sue labbra vengono purificate˚; * per questo egli rende grazie, * chiedendo gioioso di essere ormai congedato. * Tutti dunque, piamente procla­man­dolo ora beato, * onoriamolo con inni incessanti.
Stico: Luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popolo Israele.
La pura porta vivente, la Vergine, * conduce oggi al tempio il Re e Signore * che ha portato in sé, * attra­ver­sando la porta già anticamente chiusa, * come sta scritto˚; * noi tutti dunque, in coro al suo cospetto, * celebriamola con inni divini.
Gloria. Ora e sempre. Tono 4.
Oggi la Madre sacra * e piú eccelsa del santuario, * al san­tuario è giunta * per mostrare al mondo * l’elargitore e autore della Legge. * Accogliendolo tra le braccia, * il vec­chio Simeo­ne lo celebrava ed esclamava: * Ora lascia che il tuo servo se ne vada, * perché io ho visto te, * il Salvatore delle anime nostre.
Apolytíkion della festa. Tono 1.

Gioisci, Madre-di-Dio Vergine piena di grazia˚: *  da te infatti è sorto * il sole di giustizia˚, * Cristo Dio nostro, * che illumina quanti sono nelle tenebre. * Gioisci an­che tu, * o giusto vegliardo, * accogliendo fra le braccia * il li­be­­ra­tore delle anime nostre * che ci dona anche la risur­rezione.

Nessun commento:

Posta un commento