5 FEBBRAIO
Metheórtia dell’Ypapantí, e memoria della santa martire
Agata (sotto Decio, 249-251).
VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi, 3 stichirá prosómia
della festa e 3 della santa.
Della festa. Tono 4. Hai
dato come segno.
Per
compiere la Legge secondo la lettera, * l’amico degli uomini viene ora al tempio. *
Lo accoglie tra le sue vecchie braccia * l’anziano Simeone, esclamando: * Ora
lascia che io vada * alla beatitudine di lassú, * perché oggi ti ho visto, *
cinto di carne mortale, * tu che sei padrone della vita * e hai potere sulla
morte˚.
Tu
sei apparso come luce * per illuminare le genti, Signore˚, * assiso su una
nube leggera˚, * sole di giustizia˚, * per dare compimento alle ombre della
Legge * e manifestare l’inizio della nuova grazia. * Perciò Simeone contemplandoti
esclamava: * Scioglimi dalla corruzione, * perché oggi ti ho visto.
Senza lasciare quanto alla
divinità * il seno del Padre, * incarnato secondo il tuo beneplacito, * stretto
fra le braccia della sempre Vergine, * fosti posto, tu che tieni in tua mano
l’universo, * tra le mani di Simeone, * che ha cosí accolto Dio. * Egli dunque
colmo di gioia gridava: * Ora lascia che io me ne vada, * o buono e amico degli
uomini, * perché oggi ti ho visto.
Prosómia della santa, stessa melodia.
Hai
serbato incorrotto il tuo corpo * per Cristo tuo sposo, * adorna
delle grazie della verginità, * o Agata sposa di Dio, * e risplendente per i
fulgori del martirio: * e te ne sei andata al talamo divino. * Noi dunque
celebriamo * la tua universale solennità, * glorificando il Salvatore * che per
sempre ti ha glorificata.
Hai sopportato, o gloriosa, *
la recisione delle mammelle, * le bruciature del fuoco * e le raschiature nel
corpo, * guardando con gli occhi del cuore * alle eterne ricompense, * alla
beatitudine dell’aldilà * e alla corona che non appassisce˚, * quella che ora
Cristo ti ha donato, * perché per lui, o celebratissima, * hai splendidamente
lottato.
Hai frenato con le tue
preghiere * l’assalto indomabile di un fuoco prorompente, * o tu che porti il
nome della bontà; * e hai salvato, o martire, * la città che onora le tue sacre
reliquie, * dalle quali raccoglie i fiumi delle guarigioni * nel divino
Spirito. * Tu infatti, lottando in questa città, * hai umiliato il nemico * e
hai ottenuto la corona della vittoria, * o degna di ogni lode.
Gloria. Della santa. Tono pl. 4. Del Siceota.
Uno straordinario prodigio è
avvenuto * in occasione della lotta della gloriosissima Agata, * martire del
Cristo Dio, * un prodigio simile a quello di Mosè: * egli infatti, * per dare
la Legge al popolo sul monte, * ha ricevuto le Scritture in caratteri divini,
* impresse su tavole˚; * e qui, un angelo dal cielo * ha portato per la tomba *
una lapide con questa iscrizione: * Intelletto santo, * libero nel volere, *
onore da parte di Dio * e liberazione della patria.
Ora e sempre. Della festa.
Stesso tono.
Colui
che è portato dai cherubini˚ * e celebrato dai serafini˚, * presentato oggi
nel sacro tempio * secondo la Legge, * ha per trono le braccia di un vegliardo;
* per mano di Giuseppe * riceve doni degni di Dio: * sotto forma di una
coppia di tortore, * ecco la Chiesa incontaminata * e il nuovo popolo eletto
delle genti, * insieme a due piccoli di colomba˚ * per significare che egli è
principe * dell’antico e del nuovo patto. * Simeone, accogliendo il
compimento * dell’oracolo che aveva ricevuto, * benedice la Vergine
Madre-di-Dio Maria, * simbolicamente predicendole la passione * di colui che
da lei era nato, * e a lui chiede di essere sciolto dalla vita, * gridando: *
Ora lascia che me ne vada, o Sovrano, * come mi avevi predetto, * perché io ho
visto te, luce sempiterna, * e Signore Salvatore * del popolo che da Cristo
prende nome.
Allo
stico, stichirá della festa.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
L’immacolata, vera arca di Dio
fulgidissima˚, * offrendo oggi Cristo, il propiziatorio˚,
* lo introduce nel tempio * e santamente lo depone * fra le braccia di Simeone
dalla mente divina: * per questo viene santificato ora * il santo dei santi *
e si rallegra col solo santo.
Stico: Ora lascia, o Sovrano,
che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola: perché i miei occhi hanno
visto la tua salvezza.
È stato glorificato oggi
Simeone * perché in modo degno di Dio * ha accolto il Cristo come carbone
ardente: * lo abbraccia, e le sue labbra vengono purificate˚; * per questo egli
rende grazie, * chiedendo gioioso di essere ormai congedato. * Tutti dunque, piamente
proclamandolo ora beato, * onoriamolo con inni incessanti.
Stico: Luce per illuminare le
genti, e gloria del tuo popolo Israele.
La pura porta vivente, la
Vergine, * conduce oggi al tempio il Re e Signore * che ha portato in sé, *
attraversando la porta già anticamente chiusa, * come sta scritto˚; * noi
tutti dunque, in coro al suo cospetto, * celebriamola con inni divini.
Gloria. Ora e sempre. Tono 4.
Oggi
la Madre sacra * e piú eccelsa del santuario, * al santuario è giunta * per
mostrare al mondo * l’elargitore e autore della Legge. * Accogliendolo tra le
braccia, * il vecchio Simeone lo celebrava ed esclamava: * Ora lascia che il
tuo servo se ne vada, * perché io ho visto te, * il Salvatore delle anime
nostre.
Apolytíkion della festa. Tono 1.
Gioisci,
Madre-di-Dio Vergine piena di grazia˚: * da te infatti è sorto * il
sole di giustizia˚, * Cristo Dio nostro, * che illumina quanti sono nelle
tenebre. * Gioisci anche tu, * o giusto
vegliardo, * accogliendo fra le braccia * il liberatore delle anime nostre
* che ci dona anche la risurrezione.
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