Eparchia di Piana degli Albanesi
Messaggio di
Pentecoste 2015
Al Clero, ai Religiosi e ai
Fedeli di Piana.
Giunga la luce del Paraclito e il mondo è illuminato!
Cinquanta giorni dopo la
Pasqua è accaduto qualcosa che ha rigirato, ha rivoltato gli apostoli: un
gruppo deluso, impaurito, improvvisamente trova l’audacia di affrontare la
cittá e di annunciare apertamente
qualcosa di incredibile: “Quel Gesù che voi avete ucciso è risorto!”
E non erano professionisti
della parola, solo dei pescatori, non si appoggiavano sulla loro eloquenza, ma
su qualcosa d’altro. Questo qualcosa che ha armato il loro cuore, che li ha
riempiti fino a farli sembrare come ubriachi, è il Divino Spirito.
Racconta la Scrittura che parevano ebbri,
come eccessivi, fuori misura. Bisogna essere unpo’ così, un po’ incoscienti,
fuori misura, un po’ eccessivi, per parlare di Cristo, altrimenti non
riscaldiamo il cuore di nessuno.
Perchè troppe persone sono ebbre, ma di
pessimismo e di sfiducia. Lo Spirito Santo ci vuole ebbri, invece, di forza, di
speranza, di fiducia, di generosità, di gioia.
Nel cenacolo “apparvero loro lingue come
di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno”. E ognuna accende un
cuore, sposa una libertà, consacra una diversità. Lo Spirito dà a ogni creatura
una genialità che le è propria, una santità che è unica. Noi non dobbiamo
diventare l’opposto di noi stessi per incontrare il Signore o per camminare
verso la santità.
In Gesù, Dio ha riunificato l’umanità in
un popolo di fratelli e sorelle. Lo Spirito fa della nostra unicità una
ricchezza. La Chiesa come corpo di Cristo è comunione; la Chiesa come
Pentecoste perenne è invenzione, poesia creatrice, ricerca. Come due tempi di
un solo movimento, di un solo respiro. Nel Cristo siamo uno, nello Spirito
siamo unici.
“Mentre erano chiuse le porte del luogo
dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”. Negli apostoli respira ora il respiro di
Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva unico,
che faceva diversoil suo modo di amare: che spingeva Gesù a fare dei poveri i
prìncipi del suo regno, che ha resoil suo volto forte come quello di un eroe e
tenero come quello di una innamorata. Quel respiro li ha trasformati.
Ciò che è accaduto cinquanta giorni dopo
Pasqua a Gerusalemme avviene sempre, avviene in ciascuno: noi siamo immersi in
Dio come nell’aria che respiriamo, lo Spirito entra in noi continuamente come
respiro.
E noi, che cosa dobbiamo fare? Per prima
cosa: accogliere. Accogliere questo straordinario soffio di Dio
perchè possa portare Cristo vicino, vicino come il respiro, perchè faccia
crescere in noi gli stessi sentimenti che erano in Gesù. Accoglierlo perchè il
nostro piccolo io deve dilatarsi nell’infinito io divino.
E poi una seconda cosa: “perdonare“. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro
a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Il perdono dei peccati è un
impegno per chiunque abbia ricevuto lo Spirito di Cristo, donne e uomini,
grandi e piccoli.
Perdonate, che vuol dire: piantate attorno a voi
delle piccole oasi di riconciliazione, piantate piccole oasi di pace in tutti i
deserti della violenza; tutto intorno a voi create dei sistemi di pace,
percorsi di avvicinamento, riaccendete il calore, riannodate fiducia.
Se tutti moltiplichiamo
piccole oasi di pace, queste conquisteranno i deserti della violenza. Perchè
perdonare equivale a ‘de-creare’ il male. ‘De-creare’ vuol dire demolire,
azzerare il male in tutte le sue forme. Se invece non perdoniamo, il male si
rafforza, resta vivo, perdura. Perdonare significa creare la nuova innocenza
del vivere.
Allora, venga il Divino Spirito, venga
come soffio creatore: riporti l’innocenza e la fiducia nella vita, e soffi via
tutte le ceneri delle paure. Lo Spirito consolidi in noi tutti la certezza più
umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla vita, alla
gioia, all’amore.
O Spirito tuttosanto che procedi dal Padre e tramite
il Figlio ti sei fatto presente
nei discepoli illetterati, salva quanti ti riconoscono
come Dio e santifica tutti.
Invocando la benedizione del Signore su di
voi, chiedo di pregare per me. Grazie!
P. Giorgio Demetrio
Vescovo designato
di Piana
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