Messaggio
di Pasqua 2016
Ai
cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Piana degli Albanesi:
Voi già conoscete con quale fervore si
pronunci il nostro messaggio: Cristo è
risorto! Krishti u njall! Eccoci alla Santa Pasqua del Signore! Pasqua:
termine questo che vuol dire, nel senso biblico, etimologico, esenzione; esenzione dal castigo di morte decretato nella notte della
liberazione del popolo eletto affinché esso potesse intraprendere il suo pellegrinaggio
dall’esilio e dalla schiavitù verso la terra promessa.
Questa esenzione fortunata dallo sterminio del flagello punitivo è stata
tradotta nella Sacra Bibbia col termine espressivo di passaggio; del passaggio del
Signore, che risparmia i suoi fedeli e li guida ad un nuovo destino, ad una
nuova vita. Il fatto rimase storia del popolo ebraico; la storia divenne
simbolo, evento, per la nuova
alleanza inaugurata da Gesù Cristo: e Lui, Gesù Cristo è ora la nostra pasqua (1Corinti5,7), Lui il nostro liberatore
(2Timoteo 1,9) dalla schiavitù del peccato (2Timoteo 4,18) e dal fatale destino
della morte eterna, Lui la nostra speranza, Lui il nostro gaudio. “L’Exultetpasquale canta un mistero
realizzato. La gioia pasquale non è solamente quella di una trasfigurazione
possibile: essa è quella della nuova Presenza del Cristo Risorto, che elargisce
ai suoi lo Spirito Santo, affinché essa rimanga con loro” (Paolo VI, Gaudete in Domino, III).
Annuncio di letizia
Siamo felici di potervi dare questo
annuncio di gaudio pasquale. L’augurio abituale di Buona Pasqua non è parola convenzionale e vana. La gioia è vero frutto
cristiano. E lo è con tanta ragione e con tanta pienezza da costituire il vero,
supremo nostro messaggio. La beatitudine è il nostro Vangelo; ed oggi questo
Vangelo, annunciato dagli angeli nella notte di Natale alla venuta di Cristo
nel mondo, predicato da Cristo nel discorso della montagna, il discorso
fondamentale della sua profezia alla umanità, risuona come tromba d’argento nel
popolo di Dio; perché è il Vangelo della vittoria inaudita sul dolore, sul
peccato, sulla morte, che Cristo ha conseguito per sé, primizia dei dormienti (1Corinti
15,20) nel sonno mortale e non più finale, e che Egli ha conseguito per
noi. Siamo felici di annunciarvi la felicità della Pasqua del Signore!
Innanzi tutto per dare compimento
all’insegnamento, che il nostro servizio di annunciatore/banditore della Parola
di Dio mette continuamente sulle nostre labbra. È un insegnamento difficile,
perché riguarda verità, svela realtà, che trascendono la comune esperienza
sensibile ed il logico discorso razionale; lo dicevano anche gli uditori del
Vangelo: Questa parola è dura. Chi può
ascoltarla? (Giovanni 6,60). È un
insegnamento vitale, che spesso si esprime in termini non comuni e poco
accessibili all’intelligenza del nostro tempo, e al linguaggio didattico delle
nostre generazioni, le quali fanno fatica a scoprire come in quell’involucro di
antiche locuzioni si nasconde un contenuto perenne, e perciò sempre attuale e
vivo. “Non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una
comunicazione che produce fatti e cambia
la vita” (Benedetto XVI, Spes salvi,
2). Chi ha la gioia vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova. È un
insegnamento serio, che contrasta continuamente con l’illusione del costume
facile e istintivo, per il quale la degradante licenza vorrebbe rivestirsi
della veste sublimante della libertà; e che è obbligato a richiamare l’uomo (e
la donna) alla sua statura vera, di creatura eretta al dominio non solo delle
cose, ma di sé stessa, quale deve essere per rispecchiare in sé l’originale
immagine di Dio impressa sul suo volto: Chi
ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?
(Salmo 4,7). È un insegnamento
obbligato a predicare la follia e lo scandalo della croce (1Corinti 1,23), e a suscitare energie morali nuove ed eroiche in
seno alla debole e inerte argilla umana. È un insegnamento spesso impopolare
perciò, e da molti giudicato sorpassato ed ostico agli orecchi della gente
d’oggi, aperti alle lusinghe della dolce vita dei sensi, delle ricchezze, del
potere, dell’autosufficienza, …
Il cristianesimo non è facile, ma è
felice
Eppure, fratelli e sorelle carissimi, il
nostro è un messaggio vero ed è un messaggio di gioia. L’incontro con Cristo,
“carità nella verità”, lo ripetiamo, non è facile, ma felice, lieto, esultante.
È felice, non già per le forme esteriori e temporali di cui si riveste la
felicità umana, oggi straziata dalle contestazioni che sorgono dal suo stesso
cuore, e che ne svelano l’insufficienza, l’insussistenza, l’ingiustizia e
l’inefficacia; ma per ragioni invincibili su cui è fondato. Ragioni
dell’infinita felicità di Dio, che si irradia in amore sul panorama umano e vi
semina le sue scintille, segni e richiami ad una superiore pienezza, e che
batte alle soglie del cuore umano per un’ineffabile comunione soprannaturale: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno
ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli
con me (Apocalisse 3,20). Amore e ragioni di tutta l’economia della
salvezza, che ci è appunto offerta per la liberazione delle nostre più gravi e
per sé inguaribili miserie interiori, le nostre debolezze e mancanze; e che ci
è comunicata per dare risoluzione positiva a tutte le cose, anche le più
negative, il dolore, la povertà, la fatica, la delusione, la morte. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre
al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo
il suo disegno (Romani 8,20). Alla luce della condivisione, la gioia è il
frutto della verità.
Non sia vano ricordare, anche in questo
momento, che l’economia della salvezza, polarizzata verso la città dello
spirito oggi, del cielo domani, non paralizza l’economia temporale, che
costruisce la città terrena, dove l’uomo deve vivere da uomo, nella vera
libertà, nella giustizia sociale, nella ricerca del sapere, nell’operosità del
lavoro, nell’equa distribuzione del pane e del benessere, nell’amore onesto ed
amico, nell’ordine sempre nuovo e nella pace; in una parola: in quella gioia di
vivere, che Cristo stesso ha annunciato e vissuto, quale sovrabbondante
risultato a chi cerca per primo il regno di Dio. Tutto ciò, fra l’altro, ci
viene ricordato dalla Costituzione conciliare Gaudium et spese dalla Esortazione apostolica Evangeliigaudiumdi Papa Francesco.
Carità e ragioni vere, dunque, alle
quali oggi più che mai dobbiamo testimonianza. Vi ripeteremo con San Paolo: Siate sempre lieti nel Signore; ve lo
ripeto, siate lieti (Filippesi 4,4). Non più per l’istintivo bisogno di
felicità; non più soltanto per il diritto, che la civiltà progredendo vuole assicurare
ad ogni essere umano; ma per dovere altresì, per la gloria di Dio; ed oggi per
la celebrazione di questo indescrivibile avvenimento, che tutti ci riguarda e
ci avvolge, che è la Risurrezione di Cristo.
La Risurrezione ci autorizza a sperare
che lo sforzo caratteristico dell’uomo d’oggi, rivolto alla tenace conquista
del regno della creazione, riceve dal regno di Cristo, sgorga da esso, che pur
non è di questo mondo, un contributo di luce, una testimonianza di verità che
conforterà l’opera dell’uomo, a volte stanco, a volte aberrante, a perseverare
e a progredire verso l’autentica realizzazione umana. Speriamo che l’energia
della risurrezione di Cristo penetri, in qualche modo, la vicenda temporale
dell’uomo, campo vivente della gioia di Dio.
Inno alla vita che non muore
Siate lieti. Siate felici di questa
fede, di questa fortuna! Di questo inno pasquale alla vita; alla vita che muore
per risorgere; alla vita, che anche nella sfera temporale, è illuminata da
speranza nuova, capace di farle osare le
più ardue imprese e di risolvere i più intricati problemi.
Buona Pasqua perciò a voi
tutti, fedeli di questa Chiesa, che dalla fede trae le sue ragioni di vivere e amare,spiritualmente
godere e testimoniare.
Buona Pasqua a tutti voi che
credete fermamente in Cristo e a voi che siete nel dubbio e nell’incertezza.
Buona Pasqua specialmente a
voi, giovani, che avete tanto bisogno di fiducia e di felicità, e che fra tutti
siete nella migliorepossibilità di capire, a far vostra la Pasqua, cioè la
vita, la pienezza di Cristo. Apritegli tutto il vostro cuore.
Buona Pasqua a voi,
genitori, che alla vita offrite i frutti del vostro amore. Buona Pasqua a voi,
sofferenti e poveri tutti, ai quali la beatitudine di Cristo è dovuta e ai
quali chiunque ha cuore deve il dono del suo servizio e del suo amore.
Buona Pasqua a voi, gente del
lavoro, fratelli e sorelle di Cristo, che Egli a sé chiama per la sua autentica
consolazione; buona Pasqua a voi, autorità civili e militari, uomini e donne, a
cui la speranza vittoriosa di questa giornata deve infondere sapienza, coraggio
e fiducia a far vivere e rivivere la pace nella nostra società e nel mondo.
Buona Pasqua a tutti e a
tutte, nel segno sicuro della beatitudine derivante dalla Risurrezione
benedetta di Cristo! Alliluia!
Non è mai troppo tardi per toccare il
cuore dell’altro con la gioia, ne è mai inutile, come l’esempio della Madre di
Dio “che ci indica la via” del Figlio Risorto, per non stancarci di accogliere.
Piana degli Albanesi, 27 marzo 2016
+ P. Giorgio
Demetrio
Vescovo
Christòsanèstieknekròn,
thanàtothànatonpatìsas,
ketis en dismnìmasizoìcharisàmenos!
Krisht U ngjall !Ai tue vdekur
,ndridhi vdekjen e shkretë e të vdekurevet te varret i dha Gjellën e Vertetë!
Cristo è risorto dai morti,
con la morte ha calpestato la morte, ed ai morti nei sepolcri ha elargito la
vita!
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