martedì 22 marzo 2016

OGGI 23 MARZO 2016
SANTO E GRANDE MERCOLEDÍ  
ORTHROS



OGGI I padri divinissimi hanno stabilito che il santo e grande mercoledí si faccia memoria della meretrice che unse il Signore con unguento profumato, perché questo avvenne poco prima della passione salvifica.
Stichi.
Una donna versò l’unguento profumato sul corpo di Cristo.
Prevenne cosí l’unzione di Nicodemo con l’aloe e la mirra˚.
O Cristo Dio, tu che sei l’Unto con unguento spirituale˚, liberaci dalle tante nostre passioni, e abbi pietà di noi, tu che solo sei buono e amico degli uomini. Amen.
Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte˚: * beato quel servo che troverà vigilante˚, * indegno quel servo che troverà trascurato. * Bada dunque, anima mia, * di non lasciarti prendere dal sonno * per non essere consegnata alla morte˚ * e chiusa fuori dal regno˚. * Ritorna dunque in te stessa e grida: * Santo, santo, santo tu sei, o Dio˚: * per l’intercessione degli incorporei, * abbi pietà di noi.
Al termine del secondo, si aggiunge la specificazione del santo o dei santi ai quali la chiesa è dedicata, nel modo seguente:
...santo, santo, santo tu sei, o Dio: * per l’intercessione di san N. (o dei santi NN.), * abbi pietà di noi.
E al terzo: ...santo, santo, santo tu sei, o Dio: * per l’intercessione della Madre-di-Dio * abbi pietà di noi.
Quindi il salterio con le prostrazioni, e di seguito, uno dopo l’altro, i 3 kathísmata, lentamente.
Káthisma. Tono 3. Attonito di fronte alla bellezza.
Si avvicinò a te la meretrice, * versando sui tuoi piedi profumo con lacrime, o amico degli uomini, * e al tuo comando viene liberata dal fetore dei peccati; * mentre il discepolo ingrato che respirava la tua grazia, * la rifiuta e si impasta col fango dell’avarizia, * vendendo te. * Gloria, o Cristo, alla tua compassione.
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo stesso tropario.
Altro káthisma. Tono 4. Presto intervieni.
Giuda il fraudolento, attaccato alla passione del denaro, * meditò di consegnare con frode te, Signore, * il tesoro della vita. * Corre cosí come ebbro dai giudei * e dice a quegli iniqui: * Quanto volete darmi, * perché io ve lo consegni per crocifiggerlo?˚
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo stesso.
Un altro. Tono 1. I soldati a guardia della tua tomba.
La meretrice in pianto levava grida, o pietoso, * asciugando con ardore i tuoi piedi immacolati * con i capelli del suo capo, * e gemeva dal profondo dell’anima: * Non respingermi, non avere orrore di me, o mio Dio, * ma accoglimi pentita e salvami, * o solo amico degli uomini.
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo stesso.
Subito dopo il sacerdote dice:
Perché siamo fatti degni di ascoltare il santo vangelo, supplichiamo il Signore, Dio nostro.
Coro: Signore, pietà. 3 volte.
Sacerdote: Sapienza! In piedi ascoltiamo il santo vange¬lo. Pace a tutti.
Coro: E al tuo spirito.
Sacerdote: Lettura del santo vangelo secondo Giovanni (12,17-50).
Coro: Gloria a te, Signore, gloria a te.
Sacerdote: Stiamo attenti. Quindi legge il vangelo.
In quel tempo, la gente che era stata con Gesú quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza. Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno. I farisei allora dissero tra di loro: Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro! Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c’erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: Signore, vogliamo vedere Gesú. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesú. Gesú rispose: È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò! La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Rispose Gesú: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’uomo? Gesú allora disse loro: Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce.
Gesú disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro. Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora: Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca. Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga; amavano infatti la gloria degli uomini piú della gloria di Dio. Gesú allora gridò a gran voce: Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me.
Coro: Gloria a te, Signore, gloria a te.
Poi il salmo 50 e il triódion con l’acrostico: Canto al mercoledí. Poema di Cosma monaco. Tono 2.
Ode 3.: Cantico di Anna. Irmós.
Confermandomi sulla pietra della fede˚, * hai dilatato la mia bocca contro i miei nemici; * si è rallegrato il mio spirito nel salmeggiare: * Non c’è santo come il nostro Dio, * non c’è giusto all’infuori di te, Signore˚. 2 volte.
Gloria.
Invano si riunisce il sinedrio degli empi * con la malvagia intenzione di condannare il nostro liberatore, * te, o Cristo, a cui noi cantiamo: * Tu sei il nostro Dio, * e non c’è giusto all’infuori di te, o Signore˚.
Ora e sempre.
L’orrendo consiglio degli empi, * la cui anima lotta contro Dio, * pensa di uccidere come molesto il giusto˚, * il Cristo a cui noi cantiamo: * Tu sei il nostro Dio, * e non c’è giusto all’infuori di te, o Signore˚:
Katavasía. Confermandomi sulla pietra della fede.
Piccola colletta e ekfónisis: Poiché tu sei il Re della pace...
Kondákion. Tono 2. Tu che volontariamente.
Ho peccato piú della meretrice, o buono, * e non ti ho per nulla offerto piogge di lacrime: * ma pregando in silenzio, * mi prostro davanti a te, * abbracciando con amore i tuoi piedi immacolati˚, * perché tu, come Sovrano, * mi conceda la remissione dei debiti; * a te io grido, o Salvatore: * Strappami al fango delle mie opere.
Ikos. Colui che, rapito in paradiso.
La donna che prima era dissoluta, * improvvisamente si mostra casta, * prendendo in odio le opere del suo turpe peccato * e i piaceri della carne, * considerando la vergogna e il grande dolore del castigo * a cui soggiacciono fornicatori e dissoluti: * di questi io sono il primo e temo, * ma nella mia follia rimango nella consuetudine dei miei vizi. * La donna meretrice invece, * presa da timore si affrettò subito a venire * e a gridare al Redentore: * O amico degli uomini e pietoso, * strappami al fango delle mie opere.
Il minológhion e la seguente memoria:
I padri divinissimi hanno stabilito che il santo e grande mercoledí si faccia memoria della meretrice che unse il Signore con unguento profumato, perché questo avvenne poco prima della passione salvifica.
Stichi.
Una donna versò l’unguento profumato sul corpo di Cristo.
Prevenne cosí l’unzione di Nicodemo con l’aloe e la mirra˚.
O Cristo Dio, tu che sei l’Unto con unguento spirituale˚, liberaci dalle tante nostre passioni, e abbi pietà di noi, tu che solo sei buono e amico degli uomini. Amen.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Poiché fu durissima la parola del tiranno, * la fornace fu infuocata sette volte tanto, * ma in essa non furono arsi i fanciulli * che avevano calpestato il comando del re˚, * essi anzi acclamavano: * Opere del Signore, celebrate il Signore, * e sovresaltatelo per tutti i secoli˚.
Tropari.
Una donna versò il prezioso unguento * sul tuo divino, tremendo capo sovrano, o Cristo, * poi strinse con le sue mani impure i tuoi piedi immacolati, * e acclamava: * Opere tutte del Signore, * celebrate il Signore, * e sovresaltatelo per tutti i secoli˚.
Benediciamo il Signore, Padre, Figlio e Spirito santo.
Con lacrime lava i piedi del Creatore * colei che era rea di molti peccati, * e li asciuga con i capelli; * non viene perciò delusa la sua speranza * e ottiene la remissione delle colpe commesse nella sua vita, * e acclama: * Opere del Signore, celebrate il Signore, * e sovresaltatelo per tutti i secoli˚.
Ora e sempre.
Per la donna riconoscente * ecco che divinamente è operato il riscatto * dalle viscere del Salvatore e dalla fonte delle lacrime di lei: * in essa, mediante la confessione, venne lavata, * perciò non arrossiva, ma acclamava: * Opere tutte del Signore, celebrate il Signore * e sovresaltatelo per tutti i secoli˚.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Katavasía. Poiché fu durissima.
Quindi: Magnifichiamo la Madre-di-Dio e Madre della luce, onorandola con inni.
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria.
Venite, con anime pure e labbra senza macchia, * magnifichiamo l’immacolata e purissima Madre dell’Emmanuele˚, * offrendo per mezzo di lei la supplica * a colui che da lei è nato. * Risparmia, o Cristo Dio, le anime nostre, * e salvaci.
Tropari.
Ingrato e perfidamente invidioso, * Giuda fa dei conti sul degno dono della peccatrice * col quale essa è sciolta dai suoi debiti, * mentre l’infame svende la grazia della divina amicizia˚. * Risparmia, o Cristo Dio, le anime nostre, * e salvaci.
Gloria.
Recatosi dagli iniqui capi egli dice: * Che volete darmi perché io vi consegni * il Cristo che volete, il ricercato?˚ * Cosí Giuda scambia con l’oro * la sua famigliarità con Cristo. * Risparmia, o Cristo Dio, le anime nostre, * e salvaci.
Ora e sempre.
O cieca avarizia! O uomo senza pietà! * Come sei giunto a dimenticare * che nemmeno il mondo intero vale quanto l’anima, * come ti è stato insegnato?˚ * Infatti per la disperazione, * ti sei appeso al cappio, o traditore˚. * Risparmia, o Cristo Dio, le anime nostre, * e salvaci.
Katavasía. Venite, con anime pure.
Piccola colletta. Ekfónisis: Poiché te lodano...
Exapostilárion idiómelon, 3 volte. Tono 3.
Vedo, o mio Salvatore, * il tuo talamo adorno, * e non ho la veste per entrarvi˚: * fa’ risplendere la veste dell’anima mia, * o datore di luce, * e salvami.
Lodi.
Tutto ciò che respira lodi il Signore.
1. Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nel piú alto dei cieli. A te si addice l’inno, o Dio.
2. Lodatelo voi tutti, angeli suoi, lodatelo voi tutte sue schiere. A te si addice l’inno, o Dio.
Alle lodi, 4 stichi con i seguenti stichirá idiómela.
Stico 1.: Lodatelo per le sue opere potenti, lodatelo secondo l’immensità della sua grandezza.
Tono 1.
In te, Figlio della Vergine, * la meretrice riconobbe Dio,e diceva, supplicando in pianto, * poiché aveva commesso azioni degne delle lacrime: * Scioglimi dal debito, * come io sciolgo i miei capelli; * ama colei che, benché degna di odio, ti ama, * e io ti proclamerò amico dei pubblicani˚, * o benefattore amico degli uomini.
Stico 2.: Lodatelo al suono della tromba, lodatelo con l’arpa e la cetra.
La meretrice mescolò alle lacrime * il preziosissimo unguento, * e lo versò sui tuoi piedi immacolati * coprendoli di baci. * Tu dunque che súbito la rendesti giusta˚, * dona anche a noi il perdono e salvaci, * tu che per noi hai patito.
Stico 3.: Lodatelo col timpano e con la danza, lodatelo sulle corde e sul flauto.
Mentre la peccatrice offriva il profumato unguento, * proprio allora il discepolo si accordava con gli iniqui; * essa si rallegrava versando l’olio preziosissimo, * mentre l’altro si studiava di vendere colui che non ha prezzo; * essa riconosceva in lui il Sovrano, * mentre quello se ne separava; * essa fu liberata, * mentre Giuda divenne schiavo del nemico. * Quanto è orrenda la noncuranza * e quanto grande il pentimento! * Concedicelo tu, o Salvatore, * che per noi hai patito, * e salvaci.
Stico 4.: Lodatelo con cembali armoniosi, lodatelo con cembali acclamanti. Tutto ciò che respira lodi il Signore.
Oh, la scelleratezza di Giuda! * Vedeva la meretrice baciare i piedi del Signore, * e meditava il falso bacio del tradimento. * La donna scioglieva i capelli, * e lui veniva legato dalla rabbia, * offrendo malizia maleodorante * in luogo di profumato unguento. * L’invidia non sa infatti scegliere ciò che giova. * Oh la scelleratezza di Giuda! * Da essa libera, o Dio, le anime nostre.
Gloria. Tono 2.
La peccatrice correva ad acquistare l’unguento, * un preziosissimo unguento, per profumarne il benefattore, * e gridava al profumiere: * Dammi l’unguento con cui io possa ungere * colui che ha cancellato i miei peccati.
Ora e sempre. Tono pl. 2.
La donna immersa nel peccato, * ha trovato in te il porto della salvezza, * e versando su di te unguento con lacrime, * esclamava: * Ecco colui che ha il potere di perdonare i peccati!˚ * Ecco colui che attende la conversione dei peccatori!˚ * Salvami dunque, o Sovrano, dai marosi del peccato, * nella tua grande misericordia.
Chi presiede: A te si addice la gloria, Signore Dio nostro, e a te rendi¬a¬mo gloria: al Padre, al Figlio e al santo Spirito ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Il lettore dice la dossologia: Gloria a Dio nel piú alto dei cieli ecc. p. 85.
Ektenía del diacono o del sacerdote: Completiamo la nostra preghiera mattutina, p. 70.
Agli apósticha, i seguenti stichirá idiómela.
Tono pl. 2.
Oggi il Cristo viene nella casa del fariseo˚, * e una donna peccatrice accostandosi a lui, * si butta ai suoi piedi gridando: * Vedi come sono immersa nel peccato, * disperata per le mie azioni, * ma non oggetto di orrore da parte della tua bontà. * Concedimi dunque, o Signore, la remissione dei peccati, * e salvami.
Stico: Siamo stati saziati al mattino dalla tua misericordia, e
La meretrice, o Sovrano, stendeva davanti a te i capelli, * mentre Giuda tendeva le mani agli iniqui: * l’una per ricevere la remissione, l’altro, il denaro. * Perciò noi acclamiamo a te, * che sei stato venduto e ci hai salvati: * Signore, gloria a te.
Stico: Ci sia dato di gioire per i giorni, ecc..
Si avvicinò una donna * maleodorante e coperta di fango, * che versava lacrime sui tuoi piedi, o Salvatore, * confessando la sua passione: * Come potrò fissare gli occhi su di te, mio Sovrano? * Sí, tu sei venuto per salvare dall’abisso la meretrice! * Sono morta, ma tu fammi risorgere, * tu che hai risuscitatato dalla tomba Lazzaro * morto da quattro giorni. * Accoglimi nella mia miseria, Signore, * e salvami.
Stico: E sia lo splendore,
Degna di essere ignorata per la sua vita, * e ben conosciuta per i suoi costumi, * colei che portava l’unguento si avvicinò a te gridando: * Non respingere questa meretrice, * o nato dalla Vergine! * Non disprezzare le mie lacrime, * o gioia degli angeli, * ma accoglimi penitente, * tu che peccatrice non mi hai respinta, o Signore, * nella tua grande misericordia.
Gloria. Ora e sempre. Idiómelon. Tono pl. 4.
Poema di Cassianí monaca.
La donna caduta in molti peccati, Signore˚, * percependo la tua divinità, * si assume l’ufficio di miròfora, * e facendo lamento porta per te l’unguento profumato * prima della tua sepoltura, dicendo˚: * Ahimè, sono prigioniera di una notte tenebrosa e senza luna: * furore di incontinenza, * amore di peccato! * Accetta le fonti delle mie lacrime, * tu che fai passare nelle nubi l’acqua del mare˚; * piègati ai gemiti del mio cuore, * tu che hai piegato i cieli con il tuo ineffabile annientamento˚. * Bacerò i tuoi piedi immacolati * e poi asciugherò con i riccioli del mio capo * questi piedi di cui Eva intese la sera con le sue orecchie * il suono dei passi, e per il timore si nascose˚. * Chi mai potrà scrutare la moltitudine dei miei peccati * e gli abissi dei tuoi giudizi˚, * o tu che salvi le anime, o mio Salvatore? * Non disprezzare questa tua schiava, * tu che possiedi smisurata la grande misericordia˚.
Sacerdote: È bene confessare il Signore e salmeggiare al tuo nome, Altissimo, per annunciare al mattino la tua misericordia e la tua verità lungo la notte.
Quindi, il lettore: Trisagio. Santissima Triade. Padre nostro. Sacerdote: Poiché tuoi sono, p. 15.
Il lettore legge il kondákion: Ho peccato piú della meretrice, come sopra. Il Signore, pietà, 12 volte. Gloria. Ora e sempre. Piú venerabile. Nel nome del Signore, benedici, padre.
Sacerdote: Lui che è benedetto, il Cristo Dio nostro, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Chi presiede o il sacerdote stesso:
Re celeste, conferma i nostri re (o capi) fedeli; sostieni la fede; placa le nazioni; da’ pace al mondo; custodisci perfet¬tamente questa santa chiesa (o monastero); colloca nelle tende dei giusti˚ i padri e i fratelli che se ne sono andati prima di noi; e accogli noi nella penitenza e nella confessi¬one, perché sei buono e amico degli uomini.
Il Signore che viene alla passione volontaria per la nostra salvezza, Cristo

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