sabato 4 febbraio 2012


Domenica 5 Febbraio 2012
Si fa memoria:
Domenica XVII di Luca: del Figliol prodigo
Sinassario
Questa domenica di pre-quaresima prende il nome dalla pericope evangelica che viene letta nella Divina Liturgia e conosciuta come il Figliol prodigo o il Padre misericordioso (Luca 15,11-32). Il tema centrale proposto è il ritorno alla casa del Padre, ossia, il ritorno, la conversione del cuore a Dio. Il Padre, che attende e ama il figlio senza condannarlo per il suo errore, anzi, ridandogli l'onore di figlio che il giovane aveva perso, è simbolo e immagine di Dio che attende con amore la conversione degli uomini.


SABATO­ — VESPRO
Al Signore, ho gridato, i seguenti stichirá anastásima.
Accogli, o santo Signore, * le nostre preghiere ve­sper­tine, * e concedici la remissione dei pec­cati: * perché sei il solo * che ha manifestato la risur­rezione al mondo.
Circondate, popoli, Sion, ed abbracciatela˚: * in essa ren­de­te gloria al risorto dai morti. * Egli è il nostro Dio˚, * colui che ci ha redenti dalle nostre iniquità.
Venite, popoli, * celebriamo e adoriamo Cristo, * glori­fi­cando la sua risurrezione dai morti: * egli è il nostro Dio˚, * co­lui che ha redento il mondo * dalla frode del nemico.
Altri stichirá, anatoliká.
Rallegratevi, cieli, * risuonate, fondamenta della terra, * gridate di gioia, montagne˚: * perché ecco, l’Emma­nuele˚ * ha inchiodato alla croce i nostri peccati˚; * colui che dà la vita ha messo a morte la morte * risuscitando Adamo, * perché è amico degli uomini.
Celebriamo colui che volontariamente per noi nella carne fu crocifisso, * patí e fu sepolto, * e dai morti è ri­sorto; * celebriamolo e diciamo: * Conferma nella retta fede la tua Chiesa, o Cristo, * e dona pace alla nostra vita, * perché sei buono e amico degli uomini.
Stando presso la tua tomba ricettacolo di vita, * noi indegni offriamo l’inno di lode * alla tua ineffabile com­passione, * o Cristo Dio nostro: * hai accettato la croce e la mor­te, * o senza peccato˚, * per donare al mondo la risurre­zio­ne, * tu che sei amico degli uomini.
Celebriamo il Verbo coeterno al Padre * e con lui senza principio5, * che da grembo verginale è ineffabilmente uscito, * che per noi volontariamente˚ * croce e morte ha accettato, * e nella gloria è risuscitato; * celebriamolo e diciamo: * Signore datore di vita, gloria a te, * Salvatore delle anime nostre.
Per compiere la Legge secondo la lettera, * l’amico degli uomini viene ora al tempio. * Lo accoglie tra le sue vec­chie braccia * l’anziano Simeone, esclamando: * Ora lascia che io vada * alla beatitudine di lassú, * perché oggi ti ho visto, * cinto di carne mortale, * tu che sei padrone della vita * e hai potere sulla morte˚.
Tu sei apparso come luce * per illuminare le genti, Signo­re˚, * assiso su una nube leggera˚, * sole di giustizia˚, * per da­re compimento alle ombre della Legge * e manife­stare l’i­nizio della nuova grazia. * Perciò Simeone con­tem­plandoti escla­mava: * Scioglimi dalla corruzione, * perché oggi ti ho visto.
Senza lasciare quanto alla divinità * il seno del Padre, * incarnato secondo il tuo beneplacito, * stretto fra le braccia della sempre Vergine, * fosti posto, tu che tieni in tua mano l’universo, * tra le mani di Simeone, * che ha cosí accolto Dio. * Egli dunque colmo di gioia gridava: * Ora lascia che io me ne vada, * o buono e amico degli uomini, * perché oggi ti ho visto.

Tono 1.
Avevo confidato nel terreno impeccabile e ferace, * pur avendo io seminato in terra il peccato; * con la falce ho mietuto * le spighe della negligenza * e ho ammassato i mucchi di covoni delle mie opere * che ho anche disteso, * ma non sull’aia della penitenza. * Ti prego dunque, * eterno agricoltore, nostro Dio: * col vento della tua benevola compassione, * disperdi come pula la paglia delle mie opere, * e da’ alla mia anima il frumento della remissi­one, * rinchiudendomi nel tuo celeste granaio, * e salvami. 2 volte.
Riconosciamo, fratelli, * il senso del mistero: * il Padre pieno di bontà * va incontro al figlio dissoluto * che dal peccato torna al focolare paterno, * lo abbraccia, gli accorda di nuovo i segni distintivi * della sua gloria, * e misticamente celebra una festa con gli esseri celesti, * sgozzando il vitello ingrassato˚, * affinché noi viviamo degnamente * per il Padre amoroso che per noi lo ha immola­to, * e per la vittima gloriosa, * il Salva­tore delle anime nostre. 2 volte.
Gloria, del triódion.
Oh, me infelice, * di quali beni mi sono privato! * Me misero, da quale regno sono decaduto! * Ho consumato la ricchezza che avevo ricevuto, * ho trasgredito il comanda­mento. * Ahimè, anima miserabile! * Sei condannata ormai al fuoco eterno: * grida perciò al Cristo Dio, * prima che giunga la fine: * Come il figliol prodigo, * accogli anche me, o Dio, * e abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon.
Cantiamo la Vergine Maria, * gloria del mondo intero, * nata dagli uomini e Madre del Sovrano, * porta del cielo˚, * canto degli incorporei, decoro dei fedeli: * essa è divenuta * cielo e tempio della Divinità. * Abbattuta la barriera dell’i­nimicizia˚, * ha introdotto in suo luogo la pace, * e ha aperto il regno. * Possedendo dunque quest’àncora della fede˚, * ab­biamo quale difensore * il Signore nato da lei. * Coraggio dunque, coraggio, popolo di Dio: * egli combatterà i nemici, * egli, l’onnipotente.
Anastásimon stichirón degli apósticha. Tono 1.
Per la tua passione, Cristo, * dalle passioni siamo stati liberati, * e per la tua risurrezione, * dalla corru­zione riscattati: * Signore, gloria a te.
Altri stichirà, alfabetici.
Esulti la creazione, i cieli si rallegrino˚, * le genti battano le mani con letizia˚: * Cristo nostro Salvatore * ha inchiodato alla croce i nostri peccati˚ * e, uccisa la morte, ci ha dato la vita, * risuscitando il caduto Adamo insieme con tutti i suoi, * perché è amico degli uomini.
Tu che sei Re del cielo e della terra, * o inafferrabile, * volontariamente sei stato crocifisso˚, * per amore del­l’uomo. * L’ade, incontrandoti laggiú, fu amareggiato, * ma le anime dei giusti, accogliendoti, esultarono. * Adamo risorse, vedendo te, il Creatore, * nelle regioni sotterranee˚. * O meraviglia! Come gustò la morte colui che di tutti è la vita˚? * Ma questo è stato il suo bene­placito, * per illuminare il mondo che grida: * O risorto dai morti, * Signore, * gloria a te.
Donne miròfore che recavano unguenti˚ * raggiunsero sollecite e in pianto la tua tomba, * ma non trovando il tuo corpo immacolato, * e appreso dall’angelo * il prodigio nuo­vo e inaspettato, * dicevano agli apostoli: * È risorto il Signore, * per donare al mondo * la grande misericordia˚.
Gloria, del triódion. Tono pl. 2.
Una volta dissipata la ricchezza * del dono paterno, * io, l’infelice, sono finito a pascermi * insieme alle bestie senza ragione, * e pur bramando il loro cibo, * soffrivo la fame senza potermi saziare. * Ma ora sono tornato al tenero Padre * e grido tra le lacrime: * Accoglimi come un mercenario * mentre mi getto davanti alla tua benignità, * e salvami.
. Ora e sempre. Theotokíon.
Ecco compiuta la profetica parola di Isaia: * vergine infatti hai generato˚, * e dopo il parto sei rimasta come prima. * Perché era Dio il generato, * e perciò le nature ha rinnovato. * Non disprezzare dunque, o Madre-di-Dio, * le suppliche dei servi tuoi, * offerte a te nel tuo santuario: * poiché porti tra le braccia il pietoso, * abbi pietà dei tuoi servitori. * Intercedi per la salvezza delle anime nostre.










Apolytíkion anastásimon.
Sigillata la pietra dai giudei, * mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato˚, * sei risorto il terzo giorno, o Salvatore˚, * donando la vita al mondo. * Per questo le schiere celesti gridavano a te, * datore di vita: * Gloria alla tua risurrezione, o Cristo, * gloria al tuo regno, * gloria alla tua economia, * o solo amico degli uomini.
Theotokíon.
Gabriele ti recò il saluto ‘Gioisci’, o Vergine˚, * e a quella voce il Sovrano dell’universo * si incarnò in te, arca santa, * come ti chiamò il giusto Davide˚. * Sei divenuta piú ampia dei cieli, * perché hai portato il tuo Creatore. * Gloria a colui che ha dimorato in te, * gloria a colui che è uscito da te, * gloria a colui che per il tuo parto * ci ha liberati.

Gioisci, Madre-di-Dio Vergine piena di grazia˚: * da te infatti è sorto * il sole di giustizia˚, * Cristo Dio nostro, * che illumina quanti sono nelle tenebre. * Gioisci an­che tu, * o giusto vegliardo, * accogliendo fra le braccia * il li­be­­ra­tore delle anime nostre * che ci dona anche la risur­rezione.

Nessun commento:

Posta un commento