mercoledì 8 maggio 2013


L'ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E 

SALVATORE


NOSTRO GESU CRISTO


   La Análêpsis, "Assunzione" al cielo, ha la sua radice festiva a Gerusalemme, nel sec. 4°. Ivi sul luogo stesso dell'evento se ne cele-brava la memoria con grande festosità e con-corso di fedeli. L’uso primitivo tuttavia era di celebrarlo il giorno della divina Pentecoste. Più tardi la festa fu anticipata al 40° giorno a par-tire dalla Resurrezione, e così il mercoledì precedente ha anche la funzione di Apódosis, congedo e chiusura della festività pasquale.

   L'Ascensione è una tipica "selezione per accentuazione". 
 Il Mistero unico e indivisibile del Figlio di Dio incarnato morto risorto assunto alla gloria e sempre presente alla sua Chiesa, che si celebra per intero in ogni momento ed aspetto della Liturgia ‑ che sono i divini Miste-ri, i Misteri sacramentali, le Ore sante, l'Anno liturgico ‑, è stato esplorato ed in un certo senso parcellizzato per farne risaltare ogni splendore. 
   È ovvio, l'Anamnesi dell'Anafora lo riassume con instancabile regolarità, mostran-do che "la Festa" è la Resurrezione domenica-le, "le Feste" ulteriori sono "le Parti" che si ri-chiamano e vogliono esprimere sempre il Tut-to".Per sé va segnalato che il N.T. non separa mai nelle visuali, e dunque tanto meno nei te-sti, gli aspetti dell'Evento centrale: Resurrezione, Ascensione, intronizzazione alla Destra, glorificazione del Signore avvengono all'istante della Resurrezione, che è il passaggio dell'Umanità del Crocifisso all'eone eterno, al-la sfera divina, alla Gloria dello Spirito Santo. Che in diretta conseguenza sarà donato agli uomini.
     Aspetto fondamentale dell'Ascensione è la Regalità del Risorto, e l'inizio dell'esercizio del suo Sacerdozio eterno presso il Padre.
   La Chiesa apostolica aveva la forte coscienza che l'Ascensione era un evento necessario, indispensabile, condizionante ogni altra forma di vita della Comunità. Pietro lo afferma fortemente davanti al popolo nel tempio, che aveva assistito al miracolo dello storpio alla Porta bella, operato dall'Apostolo "nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno" (At 3,1-9), affermando con un discorso kerygmatico che il Cielo doveva accogliere Gesù, Crocifisso ma risorto, affinché potessero venire "i tempi del refrigerio", della dispensazione della Redenzione (At 3,21). 
     Non era altro, questo, che prendere coscienza di quanto aveva promesso il Signore stesso, con insistenza. La sua glorificazione era la condizione necessaria per ricevere i Fiu-mi dell'Acqua della Vita (Gv 7,37‑38, specialmente v. 39).
      In specie nella Cena l'annuncio dell`andata al Padre" si fa insistente. Anzitutto Gesù an-nuncia la glorificazione sua e del Padre (Gv 13, 31), e alla domanda impaurita di Pietro sul "dove" vada, risponde che per ora nessuno può seguirlo, poi anche Pietro Lo seguirà (Gv 13,36). Quando promette le "dimore" presso il Padre, che deve andare a preparare per farvi risiedere con lui i discepoli, i quali "conoscono la via" (Gv 14,14), Tommaso gli obietta che non sanno "dove" vada (v. 5), e Gesù gli risponde che Egli stesso è "la Via e la Verità e la Vita" (v. 6). Infine rivela ai discepoli sempre attoniti, che deve andare, altrimenti non potrà inviare ad essi il Paraclito (16,7).
      Anche dopo la Resurrezione, ad Emmaus, ribadisce che "era necessario" (verbo dèi, si doveva secondo il Disegno divino) che il Cristo soffrisse ma poi "entrasse nella sua Glo-ria" (Lc 24,26). Quella Gloria con cui sarebbe tornato alla fine dei tempi, e Gloria del Padre (Lc 9,26).
       L'Ascensione non è un fatto accessorio, non è un "lusso" che il Signore si permette. È una condizione. Come la Croce. Dalla Croce, dalla glorificazione nell'Ascensione come conse-guenza della Resurrezione, discenderà con infinita supereffluenza lo Spirito del Padre sugli uomini. 
      E per gli uomini, la recezione dello Spirito Santo è l'unica condizione della salvezza, come proclamerà Pietro la mattina di Pentecoste terminando il suo primo discorso kerigmatico: At 2, 38‑39.
T. Federici: “Resuscitò Cristo”
Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina
Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996

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