sabato 26 maggio 2012

RIFLESSIONE
                   SANTA  PENTECOSTE   

La festa della Pentecoste – cinquan-tesimo giorno dopo la Pasqua – costi-tuisce la pienezza del mistero pasqua-le: Gesù Risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, adem-pie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro il Consolatore, lo Spi-rito santo (cf. Gv 14,16.26; 16,7).
Lo Spirito santo, già consegnato da Gesù sulla croce (cf. Gv 19,30) come preludio dell’effusione sui discepoli ad opera del Risorto, è colui che ren-de presente Cristo nella chiesa, rende i cristiani capaci di testimonianza e accompagna l’evangelizzazione. Se-condo il quarto vangelo, lo Spirito è stato alitato da Gesù Risorto sui di-scepoli nella sua apparizione avvenu-ta otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,22-23); secondo Luca è sceso più volte sulla nuova comunità cristiana: a Gerusalemme (cf. At 2,1-11), a Ce-sarea (cf. At 10,44), a Efeso (cf. At 19,6). Modi diversi per narra-re la presenza costante dello Spirito nella vita dei cristiani e della chiesa…
Nel brano evangelico odierno ascoltiamo la promessa dello Spirito santo fatta da Gesù ai discepoli durante i di-scorsi di addio (cf. Gv 13,31-16,33); in tali discorsi è il Signore glorioso che parla an-cora oggi a noi. Egli afferma innanzitutto che lo Spirito, il Con-solatore-Avvocato che il Padre invierà, avrà il compito di rendere testimonianza a Gesù stesso. Nel processo che si è aperto nella sto-ria, in cui Gesù e i suoi seguaci sono oggetto di accusa e di ostilità, lo Spi-rito ha il ruolo di avvocato difensore: è lui che rende testimonianza a Gesù; è lui che accompagna i discepoli quando sono chiamati essi pure a ren-dere testimonianza (cf. Mc 13,11 e par.). Il discepolo è un testimone che ha ascoltato le parole di Gesù, è stato coinvolto con lui fin dall’inizio del suo ministero pubblico (cf. At 1,21-22); ebbene, dopo la morte e resurre-zione di Gesù, lo Spirito santo abilita il discepolo a rendere questa testimo-nianza fino alla morte, fino a confes-sare il suo Signore dando la propria vita nel martirio.
Lo Spirito santo ha però un’altra importante funzione: quella di guida-re i discepoli a comprendere, ad assu-mere in profondità quelle realtà che, mentre Gesù era con loro, non erano in grado di capire e accogliere: “Il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Ci sono tempi diversi nella comprensione della persona di Gesù Cristo e del mistero della salvezza, come Gesù stesso aveva chiarito a Pietro: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai più tar-di” (Gv 13,7); “ora tu non puoi se-guirmi, ma mi seguirai più tardi” (Gv 13,36). Sì, ci sono parole e gesti di Gesù non immediatamente compresi dai discepoli, così come c’è un non-detto di cui sarà lo Spirito santo a far-si interprete, lui che “dirà tutto ciò che avrà udito e annuncerà le cose future”.
E questo – si faccia attenzione – non corrisponderà a una nuova rivelazione, per-ché lo Spirito santo, “il compagno inseparabile di Cristo” (san Basilio), non si discosterà dal messaggio di Gesù: egli renderà presente e attua-lizzerà il Cristo, proprio in quanto ascoltatore as-siduo del Figlio… Ecco il grande mistero dell’a-scolto di Dio, mistero intra-trinitario: il Figlio è sempre in ascolto del Padre; il Padre ascolta l’intercessione del Figlio e l’invocazione dello Spirito; lo Spirito è co-munione del Padre e del Figlio.
La chiesa non è dunque una comu-nità orfana, perché ad essa non viene mai a mancare la presenza di Cristo; se infatti è vero che egli, andando al Padre, ha lasciato i suoi nel mondo, li ha però affidati allo Spirito santo, “l’altro – rispetto a sé – Consolato-re” (Gv 14,16), colui che è testimone e avvocato. E questo Spirito “guiderà alla verità tutta intera”, offrendo a noi discepoli la possibilità di comprende-re sempre meglio la verità: non una verità astratta, ma una verità che è una persona, Gesù Cristo, “via, verità e vita” (Gv 14,6); una verità che sem-pre precede la chiesa e mai dalla chie-sa può essere posseduta; una verità che è interpretata, annunciata e vissu-ta dalla chiesa ogniqualvolta essa si ricorda di essere opera dello Spirito santo, che la rende corpo di Cristo nel mondo.
Enzo Bianchi Priore di Bose

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