12 giugno 2014
Memoria di Sant'
Onofrio Eremita
VITA
Etimologia: Deriva dal latino Omuphrius, tratto dal copto
Uenofre, significa
Martirologio Romano: In Egitto, sant’Onofrio, anacoreta, che
visse piamente per sessant’anni nelle vastità del deserto.
Pafnuzio, monaco in
Egitto nel V secolo, desideroso di incontrare gli anacoreti del deserto, per
conoscere la loro vita e la loro esperienza eremitica, di cui tanto si parlava
in quel tempo e in quella zona, si inoltrò dunque nel deserto alla loro ricerca.
Dopo due tappe fatte in 21 giorni, sfinito si accasciò a
terra; vide allora apparire una figura umana di terribile aspetto, ricoperta da
capo a piedi solo dai lunghi capelli e da qualche foglia.
Questo abbigliamento era solito negli anacoreti, che abituati
a star soli e visti solo dagli angeli, alla fine facevano a meno di un
indumento difficile a procurarsi o a sostituire lì nel deserto.
Inizialmente spaventato, Pafnuzio cercò di scappare, ma la
figura umana lo chiamò dicendogli di restare, allora egli capì di aver trovato
chi cercava, era un anacoreta. Stabilitasi una fiducia reciproca, cominciarono
le confidenze, l’eremita disse di chiamarsi Onofrio e stava nel deserto da 70
anni e di non aver mai più visto anima viva, si nutriva di erbe e si riposava nelle
caverne; ma inizialmente non fu così, aveva vissuto in un monastero della
Tebaide a Ermopolis, insieme ad un centinaio di monaci.
Ma desideroso di una vita più solitaria sull’esempio di s.
Giovanni Battista e del profeta Elia, lasciò il monastero per dedicarsi alla
vita eremitica; inoltratosi nella zona desertica con pochi viveri, dopo alcuni
giorni incontrò in una grotta un altro eremita, cui chiese di iniziarlo a
quella vita così particolare.
L’eremita l’accontentò e poi lo accompagnò in un posto che era
un’oasi con palmizi, stette con lui trenta giorni e poi lo lasciò solo,
ritornandosene alla sua caverna. Una volta l’anno l’eremita lo raggiungeva per
fargli visita e confortarlo, ma in una di queste visite, appena arrivato si
inchinò per salutare e si accasciò morendo; pieno di tristezza Onofrio lo
seppellì in un luogo vicino al suo ritiro.
Onofrio poi racconta a Pafnuzio di come si adattava al
cambio delle stagioni, di come resisteva alle intemperie e di come si
sosteneva, un angelo provvedeva quotidianamente al suo nutrimento, lo stesso
angelo la domenica gli portava la s. Comunione. Il miracolo dell’angelo fu
visto pure da Pafnuzio che Onofrio condusse al suo eremo di Calidiomea, il
luogo dei palmizi.
Continuarono le loro conversazioni spirituali finché il
santo anacoreta disse: “Dio ti ha inviato qui perché tu dia al mio corpo
conveniente sepoltura, poiché sono giunto alla fine della mia vita terrena”.
Pafnuzio propose ad Onofrio di prendere il suo posto, ma l’eremita rispose che
non era questa la volontà di Dio, egli doveva ritornare in Egitto e raccontare
ciò di cui era stato testimone.
Dopo averlo benedetto si inginocchiò in preghiera e morì;
Pafnuzio ricopertolo con parte della sua tunica, lo seppellì in un anfratto
della roccia. Prima che egli partisse, una frana ridusse in rovina la caverna
di Onofrio, abbattendo anche i palmizi, segno della volontà di Dio, che in quel
posto nessun altro sarebbe vissuto come eremita.
La ‘Vita’ scritta da Pafnuzio, è nota anche in diverse
recensioni orientali, greca, copta, armena, araba; essa ci presenta in effetti
un elogio della vita monastica cenobitica e nel contempo, una presentazione
dello stato di vita più perfetto: la solitudine nel deserto.
Indipendentemente dalla esistenza storica di Onofrio, la
‘Vita’ greca di Pafnuzio si conclude dicendo che il santo eremita, morì un 11
giugno, comunque s. Onofrio è celebrato il 12 giugno nei sinassari bizantini.
Antonio, arcivescovo di Novgorod riferisce che ai suoi tempi (1200) la testa di
Onofrio era conservata nella chiesa di S. Acindino.
Il suo culto e il suo ricordo fu esteso in tutti i Paesi
dell’Asia Minore e in Egitto, tutti i calendari di queste regioni lo riportano
chi al 10, chi all’11, chi al 12 giugno; in arabo è l’Abü Nufar, (l’erbivoro),
qualifica che gli si adatta perfettamente.
L’immagine di s. Onofrio anacoreta nudo, ricoperto dei soli
capelli, fu oggetto della rappresentazione figurata nell’arte, in tutti i
secoli, arricchita dei tanti particolari narrati, il perizoma di foglie, il
cammello, il teschio, la croce, l’ostia con il calice, l’angelo.
Il nome Onofrio è di origine egizio e significa ‘che è
sempre felice’. In Egitto era un appellativo di Osiride.
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