lunedì 25 marzo 2013


26 MARZO 2013


SANTO E GRANDE MARTEDÍ
ORTHROS
Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte˚: * beato quel
           servo che troverà vigilante˚, * indegno quel servo che troverà trascurato. * Bada dunque, anima mia, * di non lasciarti prendere dal sonno * per non essere consegnata alla morte˚ * e chiusa fuori dal regno˚. * Ritorna dunque in te stessa e grida: * Santo, santo, santo tu sei, o Dio˚: * per l’intercessione degli incorporei, * abbi pietà di noi.
Al termine del secondo, si aggiunge la specificazione del santo o dei santi ai quali la chiesa è dedicata, nel modo seguente:
...santo, santo, santo tu sei, o Dio: * per l’intercessione di san N. (o dei santi NN.), * abbi pietà di noi.
E al terzo: ...santo, santo, santo tu sei, o Dio: * per l’intercessione della Madre-di-Dio * abbi pietà di noi.
Quindi il salterio con le prostrazioni e di seguito, uno dopo l’altro, i 3 kathísmata, lentamente.
Káthisma. Tono 4. Tu che volontariamente.
Amiamo, o fratelli, lo Sposo, * prepariamo le nostre
             lampade, * risplendendo di virtú e retta fede, * affinché, come le vergini sagge del Signore, * siamo pronti per entrare con lui alle nozze˚; * perché lo Sposo, essendo Dio, * a tutti offre in dono la corona incorruttibile˚.          
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo stesso tropario.
Altro káthisma. Tono 4. Restò attonito Giuseppe.
Sacerdoti e scribi, o Salvatore, mossi dall’invidia˚, *
          hanno orribilmente riunito contro di te * un consiglio di iniquità * e spingono Giuda al tradimento. * Egli dunque se ne va spudoratamente * e parla contro di te alle inique turbe: * Che mi date, dice, per consegnarlo nelle vostre mani?˚ * Dalla condanna di costui, * libera, Signore, le anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Lo stesso tropario.
Altro káthisma. Tono pl. 4.
Ineffabilmente concepita in grembo.
Giuda volontariamente si dà all’amore del denaro˚, *
             e perfidamente muove contro il Maestro; * si consiglia, medita il tradimento, * decade dalla luce, accoglie la tenebra˚ * e si accorda sulla vendita: * vende l’inestimabile˚. * E trova cosí il capestro, l’infelice, * in cambio di ciò che ha fatto, * e una morte penosissima˚. * Salvaci, o Cristo Dio, dalla sua sorte, * dando la remissione delle colpe a quanti festeggiano con amore * la tua immacolata passione.         
 Gloria. Ora e sempre. Lo stesso.
Subito dopo il sacerdote dice:
Perché siamo fatti degni di ascoltare il santo vangelo, supplichiamo il Signore, Dio nostro.
Coro: Signore, pietà. 3 volte.
Sacerdote: Sapienza! In piedi ascoltiamo il santo vange­lo. Pace a tutti.
Coro: E al tuo spirito.
Sacerdote: Lettura del santo vangelo secondo Matteo (22, 15-23,39).
Coro: Gloria a te, Signore, gloria a te.
Sacerdote: Stiamo attenti. Quindi legge il vangelo.
In quel tempo i farisei, ritiratisi, tennero consiglio con-
        tro Gesú per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesú, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
 In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c’è risurrezione, e lo interrogarono: Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e cosí susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morí e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Cosí anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morí anche la donna. Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta. E Gesú rispose loro: Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.
 Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, qual è il piú grande comandamento della legge? Gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il piú grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti. Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesú chiese loro: Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio? Gli risposero: Di Davide. Ed egli a loro: Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio? Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.
Allora Gesú si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘rabbí’ dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare ‘rabbí’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ‘padre’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ‘maestri’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il piú grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché cosí voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è piú grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è piú grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per colui che vi è assiso. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cu-míno, e trasgredite le prescrizioni piú gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Cosí anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e cosí testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della geenna? Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta. Vi dico infatti che non mi vedrete piú finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Coro: Gloria a te, Signore, gloria a te.
Salmo 50. Piccola colletta e ekfónisis: Poiché tu sei il Re della pace...
Kondákion. Tono 2. Cercando le cose dell’alto.
O anima, pensa all’ora della fine, * temi la recisione
             del fico˚, * e traffica perciò laboriosamente * il talento che ti è stato dato˚, * o miserabile, * vigilando e gridando: * Non ci accada di restare fuori * dal talamo di Cristo˚!      
Ikos. Rendi chiara la mia lingua.
Perché resti nell’indolenza, * infelice anima mia? * Perché fantasticare senza scopo su inutili preoccupazioni? * Perché occuparti di ciò che passa? * Questa è già l’ultima ora * e stiamo per separarci dalle cose di quaggiú. * Finché ne hai il tempo, * rientra in te e grida: * Ho peccato, o mio Salvatore! * Non recidermi come il fico senza frutto, * ma nella tua compassione, o Cristo, * abbi pietà di me che con timore grido: * Non ci accada di restar fuori dal talamo di Cristo!
Il minológhion e la seguente memoria:
Il santo e grande martedí si fa memoria delle dieci vergini della parabola evangelica.
Stichi.
Il grandissimo martedí ci ricorda le dieci vergini
che hanno vinto di fronte al Sovrano incorruttibile.
Tu dunque, o Cristo sposo, annovera anche noi tra le vergini sagge, metti anche noi nel tuo gregge eletto, e abbi pietà di noi. Amen.
Quindi il canone diodion, che porta il seguente acrostico: E per il martedí.
            Poema di Cosma monaco. Tono 2.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Non avendo ubbidito all’ordine del tiranno, * i tre san-
             ti fanciulli furono gettati nella fornace˚, * dove confessavano Dio salmeggiando: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚. 
Tropari.
Gettiamo lontano da noi l’indolenza, * e con le lampade accese˚ * andiamo incontro tra gli inni al Cristo, sposo immortale, * acclamando: * Benedite, opere, il Signore˚. 
Benediciamo il Signore, Padre, Figlio e Spirito santo.
Abbondi nei vasi della nostra anima * l’olio della condivisione: * se non ci illudiamo di poterlo ancora acquistare * al tempo delle ricompense ˚ * potremo allora salmeg-giare: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚.        
Ora e sempre.
Quanti avete ricevuto da Dio eguale potenza di grazia, * moltiplicate il talento con l’aiuto di Cristo che ve lo ha dato˚, * salmeggiando: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Katavasía. Non avendo ubbidito.
Quindi: Magnifichiamo la Madre-di-Dio e Madre della luce, onoran­dola con inni.
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria.
Ti celebriamo, * Vergine tutta santa, * che hai accolto in
           grembo * il Dio che nulla può contenere, * e hai generato al mondo la gioia.
Gloria.
Dicevi, o buono, ai discepoli: * Vigilate, * perché non sapete in quale ora verrà il Signore˚ * per rendere a ciascuno il suo˚.
Ora e sempre.
Alla tua seconda tremenda venuta, * o Sovrano, * collocami tra le pecore alla tua destra˚, * senza guardare alla moltitudine delle mie colpe.   
Katavasía. Ti celebriamo, Vergine tutta santa.
Piccola colletta. Ekfónisis: Poiché te lodano...
Exapostilárion idiómelon, 3 volte. Tono 3.
Vedo, o mio Salvatore, * il tuo talamo adorno, * e non
            ho la veste per entrarvi˚: * fa’ risplendere la veste dell’anima mia, * o datore di luce, * e salvami. 
Lodi.
Tutto ciò che respira lodi il Signore.
1. Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nel piú alto dei cieli. A te si addice l’inno, o Dio.
2. Lodatelo voi tutti, angeli suoi, lodatelo voi tutte sue schiere. A te si addice l’inno, o Dio.
Alle lodi, 4 stichi con i seguenti stichirá idiómela, ripetuti 2 volte.
Stico 1.: Lodatelo per le sue opere potenti, lodatelo secondo l’immensità della sua grandezza. 
Tono 1.
Come entrerò, indegno come sono, * tra gli splendori
            dei tuoi santi?˚ * Se osassi entrare nella sala delle nozze, * la veste mi accuserebbe, * perché non è da nozze, * e gli angeli mi getterebbero fuori in catene˚. * Purifica, o Signore, dalla sozzura l’anima mia, * e salvami, perché sei amico degli uomini.
Stico 2.: Lodatelo al suono della tromba, lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lo stesso idiómelon.
Stico 3.: Lodatelo col timpano e con la danza, lodatelo sulle corde e sul flauto.   
Tono 2.
Sonnecchiando per l’indolenza dell’anima, * o Cristo sposo, * non ho la lampada accesa, la lampada delle virtú, * e sono simile alle giovinette stolte˚, * perché vago qua e là * mentre è tempo di operare. * Non chiudermi, o Sovrano, le viscere della tua misericordia˚, * ma svegliami, scuotendomi da questo sonno tenebroso, * e fammi entrare insieme alle vergini sagge nel tuo talamo, * dove echeggia un puro suono di gente in festa˚ * che incessantemente acclama: * Signore, gloria a te. 
Stico 4.: Lodatelo con cembali armoniosi, lodatelo con cembali acclamanti. Tutto ciò che respira lodi il Signore.
Lo stesso idiómelon. Gloria. Ora e sempre. Tono 4.
Poiché hai udito, o anima, * la condanna di colui che nascose il talento˚, * non nascondere la parola di Dio: * proclama le sue meraviglie, * perché tu possa moltiplicare il dono * e cosí entrare nella gioia del tuo Signore˚.        
Chi presiede: A te si addice la gloria, Signore Dio nostro, e a te rendi­a­mo gloria: al Padre, al Figlio e al santo Spirito ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen
Il lettore dice la dossologia: Gloria a Dio nel piú alto dei cieli ecc. p. 85.
Ektenía del diacono o del sacerdote: Completiamo la nostra preghiera mattutina, p. 70.
Allo stico, i seguenti stichirá idiómela. Tono pl. 2.
Su dunque, fedeli, lavoriamo di buon animo per il So
          vrano, * poiché egli distribuisce ai servi la ricchezza, * e ciascuno di noi, in proporzione a quanto ha ricevuto, * deve moltiplicare il talento della grazia˚: * uno coltivi la sapienza con opere buone; * l’altro celebri la liturgia con ogni splendore; * il fedele faccia partecipe della parola chi non è iniziato, * e altri ancora distruisca ai bisognosi la propria ricchezza. * È cosí che moltiplicheremo il deposito: * come economi fedeli della grazia del Sovrano˚, * possiamo dunque essere fatti degni della gioia; * di essa facci degni tu, o Cristo Dio, * come amico degli uomini.    
Stico 1.: Siamo stati saziati al mattino dalla tua misericordia, ecc., p. 114.
Quando verrai nella gloria con le potenze angeliche * e ti siederai sul trono del giudizio, o Gesú, * non allontanarmi da te, o pastore buono. * Tu riconosci infatti le vie della parte destra, * mentre quelle a sinistra sono distorte: * non perdermi dunque con i capri, * benché sia indurito nel mio peccato, * ma annoverami tra le pecore che stanno alla tua destra. * Salvami, tu che sei amico degli uomini˚.        
Stico 2.: E sia lo splendore, p. 114.
O Sposo splendido di bellezza * al di sopra di tutti gli uomini!˚ * Tu che ci hai convocati per il banchetto spirituale delle tue nozze˚, * spogliami, con la partecipazione ai tuoi patimenti, * dell’aspetto cencioso che mi danno le mie colpe * e, ornandomi con la veste di gloria della tua bellezza, * rendimi splendido commensale nel tuo regno, * o compassionevole.          
Gloria. Ora e sempre. Tono grave.
Ecco, anima mia, il Sovrano ti affida il talento: * ricevi il dono con timore, * fallo fruttare per colui che te lo ha dato distribuendolo ai poveri * e procurati come amico il Signore˚ * per poter stare alla sua destra quando verrà nella gloria, * e udire quella voce beata dirti˚: * Entra, o servo, nella gioia del tuo Signore˚. * Di essa fa’ degno questo sviato, o Salvatore, * per la tua grande misericordia˚.

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