26 MARZO 2013
SANTO E GRANDE MARTEDÍ
ORTHROS
Ecco lo
Sposo viene nel mezzo della notte˚: * beato quel
servo che troverà vigilante˚, * indegno quel servo che troverà trascurato. * Bada dunque, anima mia, * di non lasciarti prendere dal sonno * per non essere consegnata alla morte˚ * e chiusa fuori dal regno˚. * Ritorna dunque in te stessa e grida: * Santo, santo, santo tu sei, o Dio˚: * per l’intercessione degli incorporei, * abbi pietà di noi.
servo che troverà vigilante˚, * indegno quel servo che troverà trascurato. * Bada dunque, anima mia, * di non lasciarti prendere dal sonno * per non essere consegnata alla morte˚ * e chiusa fuori dal regno˚. * Ritorna dunque in te stessa e grida: * Santo, santo, santo tu sei, o Dio˚: * per l’intercessione degli incorporei, * abbi pietà di noi.
Al termine del secondo, si
aggiunge la specificazione del santo o dei santi ai quali la chiesa è dedicata,
nel modo seguente:
...santo, santo, santo tu sei, o
Dio: * per l’intercessione di san N. (o dei santi NN.), *
abbi pietà di noi.
E al
terzo: ...santo, santo, santo tu sei, o Dio: * per l’intercessione della
Madre-di-Dio * abbi pietà di noi.
Quindi il salterio con le
prostrazioni e di seguito, uno dopo l’altro, i 3 kathísmata, lentamente.
Káthisma. Tono 4. Tu che
volontariamente.
Amiamo, o
fratelli, lo Sposo, * prepariamo le nostre
lampade, * risplendendo di virtú e retta fede, * affinché, come le vergini sagge del Signore, * siamo pronti per entrare con lui alle nozze˚; * perché lo Sposo, essendo Dio, * a tutti offre in dono la corona incorruttibile˚.
lampade, * risplendendo di virtú e retta fede, * affinché, come le vergini sagge del Signore, * siamo pronti per entrare con lui alle nozze˚; * perché lo Sposo, essendo Dio, * a tutti offre in dono la corona incorruttibile˚.
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo
stesso tropario.
Altro káthisma. Tono 4. Restò
attonito Giuseppe.
Sacerdoti
e scribi, o Salvatore, mossi dall’invidia˚, *
hanno orribilmente riunito contro di te * un consiglio di iniquità * e spingono Giuda al tradimento. * Egli dunque se ne va spudoratamente * e parla contro di te alle inique turbe: * Che mi date, dice, per consegnarlo nelle vostre mani?˚ * Dalla condanna di costui, * libera, Signore, le anime nostre.
hanno orribilmente riunito contro di te * un consiglio di iniquità * e spingono Giuda al tradimento. * Egli dunque se ne va spudoratamente * e parla contro di te alle inique turbe: * Che mi date, dice, per consegnarlo nelle vostre mani?˚ * Dalla condanna di costui, * libera, Signore, le anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Lo stesso
tropario.
Altro
káthisma. Tono pl. 4.
Ineffabilmente concepita in
grembo.
Giuda
volontariamente si dà all’amore del denaro˚, *
e perfidamente muove contro il Maestro; * si consiglia, medita il tradimento, * decade dalla luce, accoglie la tenebra˚ * e si accorda sulla vendita: * vende l’inestimabile˚. * E trova cosí il capestro, l’infelice, * in cambio di ciò che ha fatto, * e una morte penosissima˚. * Salvaci, o Cristo Dio, dalla sua sorte, * dando la remissione delle colpe a quanti festeggiano con amore * la tua immacolata passione.
e perfidamente muove contro il Maestro; * si consiglia, medita il tradimento, * decade dalla luce, accoglie la tenebra˚ * e si accorda sulla vendita: * vende l’inestimabile˚. * E trova cosí il capestro, l’infelice, * in cambio di ciò che ha fatto, * e una morte penosissima˚. * Salvaci, o Cristo Dio, dalla sua sorte, * dando la remissione delle colpe a quanti festeggiano con amore * la tua immacolata passione.
Gloria. Ora e
sempre. Lo stesso.
Subito dopo il sacerdote dice:
Perché siamo fatti degni di ascoltare il santo vangelo,
supplichiamo il Signore, Dio nostro.
Coro: Signore, pietà. 3 volte.
Sacerdote: Sapienza! In piedi
ascoltiamo il santo vangelo. Pace a tutti.
Coro:
E al tuo spirito.
Sacerdote: Lettura del santo
vangelo secondo Matteo (22, 15-23,39).
Coro: Gloria
a te, Signore, gloria a te.
Sacerdote: Stiamo attenti. Quindi legge il vangelo.
In quel
tempo i farisei, ritiratisi, tennero consiglio con-
tro Gesú per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesú, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
tro Gesú per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesú, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
In quello stesso giorno vennero a lui dei
sadducei, i quali affermano che non c’è risurrezione, e lo interrogarono:
Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà
la vedova e cosí susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c’erano tra
noi sette fratelli; il primo appena sposato morí e, non avendo discendenza,
lasciò la moglie a suo fratello. Cosí anche il secondo, e il terzo, fino al
settimo. Alla fine, dopo tutti, morí anche la donna. Alla risurrezione, di
quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta. E Gesú rispose
loro: Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.
Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come
angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto
quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco
e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. Udendo ciò, la
folla era sbalordita per la sua dottrina.
Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso
la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della
legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, qual è il piú grande
comandamento della legge? Gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il
cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il piú grande
e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo
tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i
Profeti. Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesú chiese loro: Che ne pensate
del Messia? Di chi è figlio? Gli risposero: Di Davide. Ed egli a loro: Come mai
allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il
Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi
nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere
suo figlio? Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel
giorno in poi, osò interrogarlo.
Allora
Gesú si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mosè
si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo,
ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti
pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono
muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati
dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti
d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze,
come anche sentirsi chiamare ‘rabbí’ dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare
‘rabbí’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non
chiamate nessuno ‘padre’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello
del cielo. E non fatevi chiamare ‘maestri’, perché uno solo è il vostro
Maestro, il Cristo. Il piú grande tra voi sia vostro servo; chi invece si
innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
Guai a voi, scribi e farisei
ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché cosí voi
non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per
fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della geenna il doppio
di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale,
ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è
piú grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura
per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta
obbligati. Ciechi! Che cosa è piú grande, l’offerta o l’altare che rende sacra
l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi
sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per colui che
l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per colui che vi
è assiso. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della
menta, dell’anèto e del cu-míno, e trasgredite le prescrizioni piú gravi della
legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava
praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e
ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite
l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e
d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché
anche l’esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che
rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma
dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Cosí anche voi apparite
giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e
d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai
profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei
nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei
profeti; e cosí testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori
dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di
vipere, come potrete scampare dalla condanna della geenna? Perciò ecco, io vi
mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e
crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li
perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue
innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di
Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. In
verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
Gerusalemme, Gerusalemme, che
uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e
voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta. Vi dico
infatti che non mi vedrete piú finché non direte: Benedetto colui che viene nel
nome del Signore.
Coro: Gloria a te, Signore,
gloria a te.
Salmo 50. Piccola colletta e ekfónisis: Poiché tu sei il Re della pace...
Kondákion. Tono 2. Cercando
le cose dell’alto.
O anima, pensa all’ora della fine, * temi la
recisione
del fico˚, * e traffica perciò laboriosamente * il talento che ti è stato dato˚, * o miserabile, * vigilando e gridando: * Non ci accada di restare fuori * dal talamo di Cristo˚!
del fico˚, * e traffica perciò laboriosamente * il talento che ti è stato dato˚, * o miserabile, * vigilando e gridando: * Non ci accada di restare fuori * dal talamo di Cristo˚!
Ikos. Rendi chiara la mia lingua.
Perché resti nell’indolenza, * infelice anima mia? * Perché
fantasticare senza scopo su inutili preoccupazioni? * Perché occuparti di ciò che passa? * Questa è già l’ultima
ora * e stiamo per separarci dalle cose di quaggiú. * Finché ne hai il tempo, *
rientra in te e grida: * Ho peccato, o mio Salvatore! * Non recidermi come il
fico senza frutto, * ma nella tua compassione, o Cristo, * abbi pietà di me che
con timore grido: * Non ci accada di restar fuori dal talamo di Cristo!
Il minológhion e la seguente memoria:
Il santo e grande martedí si fa memoria delle dieci vergini
della parabola evangelica.
Stichi.
Il grandissimo martedí ci ricorda le dieci vergini
che hanno vinto di fronte al Sovrano incorruttibile.
Tu dunque, o Cristo sposo,
annovera anche noi tra le vergini sagge, metti anche noi nel tuo gregge eletto,
e abbi pietà di noi. Amen.
Quindi il canone diodion, che porta il seguente acrostico: E per il martedí.
Poema
di Cosma monaco. Tono 2.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Non avendo ubbidito all’ordine del tiranno, * i tre san-
ti fanciulli furono gettati nella fornace˚, * dove confessavano Dio salmeggiando: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚.
ti fanciulli furono gettati nella fornace˚, * dove confessavano Dio salmeggiando: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚.
Tropari.
Gettiamo lontano da noi l’indolenza, * e con le lampade accese˚
* andiamo incontro tra gli inni al Cristo, sposo immortale, * acclamando: *
Benedite, opere, il Signore˚.
Benediciamo il Signore, Padre, Figlio e Spirito santo.
Abbondi nei vasi della nostra
anima * l’olio della condivisione: * se non ci illudiamo di poterlo ancora
acquistare * al tempo delle ricompense ˚ * potremo allora salmeg-giare: *
Benedite, opere del Signore, il Signore˚.
Ora e sempre.
Quanti avete ricevuto da Dio
eguale potenza di grazia, * moltiplicate il talento con l’aiuto di Cristo che
ve lo ha dato˚, * salmeggiando: * Benedite, opere del Signore, il Signore˚.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Katavasía. Non avendo
ubbidito.
Quindi: Magnifichiamo la
Madre-di-Dio e Madre della luce, onorandola con inni.
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria.
Ti celebriamo, * Vergine tutta santa,
* che hai accolto in
grembo * il Dio che nulla può contenere, * e hai generato al mondo la gioia.
grembo * il Dio che nulla può contenere, * e hai generato al mondo la gioia.
Gloria.
Dicevi, o buono, ai discepoli:
* Vigilate, * perché non sapete in quale ora verrà il Signore˚ * per rendere a
ciascuno il suo˚.
Ora e sempre.
Alla tua seconda tremenda
venuta, * o Sovrano, * collocami tra le pecore alla tua destra˚, * senza
guardare alla moltitudine delle mie colpe.
Katavasía. Ti celebriamo,
Vergine tutta santa.
Piccola colletta. Ekfónisis: Poiché
te lodano...
Exapostilárion idiómelon, 3 volte. Tono 3.
Vedo, o
mio Salvatore, * il tuo talamo adorno, * e non
ho la veste per entrarvi˚: * fa’ risplendere la veste dell’anima mia, * o datore di luce, * e salvami.
ho la veste per entrarvi˚: * fa’ risplendere la veste dell’anima mia, * o datore di luce, * e salvami.
Lodi.
Tutto ciò
che respira lodi il Signore.
1. Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nel piú alto dei cieli. A te si addice l’inno, o Dio.
2. Lodatelo voi tutti, angeli
suoi, lodatelo voi tutte sue schiere. A te si addice l’inno, o Dio.
Alle lodi, 4 stichi con i
seguenti stichirá idiómela, ripetuti 2 volte.
Stico 1.: Lodatelo per le sue
opere potenti, lodatelo secondo l’immensità della sua grandezza.
Tono 1.
Come entrerò, indegno come sono, * tra gli splendori
dei tuoi santi?˚ * Se osassi entrare nella sala delle nozze, * la veste mi accuserebbe, * perché non è da nozze, * e gli angeli mi getterebbero fuori in catene˚. * Purifica, o Signore, dalla sozzura l’anima mia, * e salvami, perché sei amico degli uomini.
dei tuoi santi?˚ * Se osassi entrare nella sala delle nozze, * la veste mi accuserebbe, * perché non è da nozze, * e gli angeli mi getterebbero fuori in catene˚. * Purifica, o Signore, dalla sozzura l’anima mia, * e salvami, perché sei amico degli uomini.
Stico 2.: Lodatelo
al suono della tromba, lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lo stesso idiómelon.
Stico 3.:
Lodatelo col timpano e con la danza, lodatelo sulle corde e sul flauto.
Tono 2.
Sonnecchiando per l’indolenza
dell’anima, * o Cristo sposo, * non ho la lampada accesa, la lampada delle virtú,
* e sono simile alle giovinette stolte˚, * perché
vago qua e là * mentre è tempo di operare. * Non chiudermi, o Sovrano, le
viscere della tua misericordia˚, * ma svegliami, scuotendomi da questo sonno
tenebroso, * e fammi entrare insieme alle vergini sagge nel tuo talamo, * dove
echeggia un puro suono di gente in festa˚ * che incessantemente acclama: *
Signore, gloria a te.
Stico 4.: Lodatelo
con cembali armoniosi, lodatelo con cembali acclamanti. Tutto ciò che respira lodi il Signore.
Lo stesso idiómelon. Gloria. Ora e sempre. Tono 4.
Poiché hai udito, o anima, * la
condanna di colui che nascose il talento˚, * non
nascondere la parola di Dio: * proclama le sue meraviglie, * perché tu possa
moltiplicare il dono * e cosí entrare nella gioia del tuo Signore˚.
Chi
presiede: A te si addice la gloria, Signore Dio nostro, e a te rendiamo
gloria: al Padre, al Figlio e al santo Spirito ora e sempre e nei secoli dei
secoli. Amen
Il lettore dice la dossologia: Gloria a Dio nel piú alto dei cieli ecc. p. 85.
Ektenía del diacono o del sacerdote: Completiamo la nostra preghiera mattutina, p. 70.
Allo stico, i seguenti
stichirá idiómela. Tono pl. 2.
Su dunque, fedeli, lavoriamo di buon animo per il So
vrano, * poiché egli distribuisce ai servi la ricchezza, * e ciascuno di noi, in proporzione a quanto ha ricevuto, * deve moltiplicare il talento della grazia˚: * uno coltivi la sapienza con opere buone; * l’altro celebri la liturgia con ogni splendore; * il fedele faccia partecipe della parola chi non è iniziato, * e altri ancora distruisca ai bisognosi la propria ricchezza. * È cosí che moltiplicheremo il deposito: * come economi fedeli della grazia del Sovrano˚, * possiamo dunque essere fatti degni della gioia; * di essa facci degni tu, o Cristo Dio, * come amico degli uomini.
vrano, * poiché egli distribuisce ai servi la ricchezza, * e ciascuno di noi, in proporzione a quanto ha ricevuto, * deve moltiplicare il talento della grazia˚: * uno coltivi la sapienza con opere buone; * l’altro celebri la liturgia con ogni splendore; * il fedele faccia partecipe della parola chi non è iniziato, * e altri ancora distruisca ai bisognosi la propria ricchezza. * È cosí che moltiplicheremo il deposito: * come economi fedeli della grazia del Sovrano˚, * possiamo dunque essere fatti degni della gioia; * di essa facci degni tu, o Cristo Dio, * come amico degli uomini.
Stico 1.:
Siamo stati saziati al mattino dalla tua misericordia, ecc., p. 114.
Quando
verrai nella gloria con le potenze angeliche * e ti siederai sul trono del
giudizio, o Gesú, * non allontanarmi da te, o pastore buono. * Tu riconosci
infatti le vie della parte destra, * mentre quelle a sinistra sono distorte: *
non perdermi dunque con i capri, * benché sia indurito nel mio peccato, * ma
annoverami tra le pecore che stanno alla tua destra. * Salvami, tu che sei
amico degli uomini˚.
Stico 2.:
E sia lo splendore, p. 114.
O
Sposo splendido di bellezza * al di sopra di tutti gli uomini!˚ * Tu che ci hai
convocati per il banchetto spirituale delle tue nozze˚, * spogliami, con la
partecipazione ai tuoi patimenti, * dell’aspetto cencioso che mi danno le mie
colpe * e, ornandomi con la veste di gloria della tua bellezza, * rendimi
splendido commensale nel tuo regno, * o compassionevole.
Gloria. Ora e sempre. Tono
grave.
Ecco,
anima mia, il Sovrano ti affida il talento: * ricevi il dono con timore, *
fallo fruttare per colui che te lo ha dato distribuendolo ai poveri * e
procurati come amico il Signore˚ * per poter stare alla sua destra quando verrà
nella gloria, * e udire quella voce beata dirti˚: * Entra, o servo, nella gioia
del tuo Signore˚. * Di essa fa’ degno questo sviato, o Salvatore, * per la tua
grande misericordia˚.
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