sabato 14 gennaio 2012

15 GENNAIO 2012 – XII Domenica di S. Luca – S. Paolo di Tebe – S. Giovanni Calibita – Giornata del migrante e del rifugiato

Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròtisan; ke ìstato Marìa en to tàfo zitùsa to àchrandòn su sòma. Eskìlefsas ton Adhin mi pirasthìs ip’aftù, ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.
Le Potenze angeliche si appressarono al tuo sepolcro, e i custodi divennero come morti, mentre Maria stava presso la tomba, cercando il tuo corpo immacolato. Tu hai depredato l’ade, senza esserne toccato; tu sei andato incontro alla Vergine, donando la vita: O risorto dai morti, Signore, gloria a te.
Ek vrèfus ton Kìrion epipothìsas thermòs, ton kòsmon katèlipes ke ta en kòsmo terpnà, ke ìskisas àrista; èpixas tin kalìvin pro pilòn son gonèon; èthravsas ton dhemònon tas enèdhras, Pammàkar: dhiò se, Ioànni, Christòs axìos edhòxasen.
Avendo ardentemente amato il Signore sin dall’infanzia, hai abbandonato il mondo e i piaceri del mondo, e ti sei dato a nobilissima ascesi. Hai piantato la tua capanna davanti alle porte dei tuoi genitori; hai infranto le trappole dei demoni, o beatissimo. Per questo, o Giovanni, Cristo ti ha degnamente glorificato.
Απολυτίκιοv Ήχος γ’
Μέγαν εύρατο εv τοίς κιvδύvοις, σέ υπέρμαχοv η οικουμένη, Αθλοφόρε τά έθνη τροπούμενον. Ως ούν Λυαίου καθείλες τήν έπαρσιν, εν τώ σταδίω θαρρύvας τόν Νέστορα, ούτως Άγιε, Μεγαλομάρτυς Δημήτριε, Χριστόν τόν Θεόν ικέτευε, δωρήσασθαι ημίν τό μέγα έλεος.
Il mondo ha trovato in te nei pericoli,* o vittorioso,* un grande difensore che mette in rotta le genti. * Come dun que hai abbattuto la boria di Lieo, * inco­raggiando Ne store nello stadio, * cosí, o santo Megalomartire Demetrio, * supplica Cristo * perché ci doni la grande misericordia˚.

EPISTOLA
Quanto sono grandiose le tue opere, Signore! Tutto hai fatto con saggezza.
Benedici anima mia il Signore! Signore mio Dio, quanto sei grande!
Lettura dalla Lettera di S. Paolo Apostolo ai Colossesi (3,4-11)
Fratelli, quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.Avanza con successo e regna per la verità, la clemenza e la giustizia, e la tua destra ti guidi a cose mirabili.Ami la giustizia e detesti l’empietà perciò ti unse il Signore, tuo Dio con olio di letizia a preferenza dei tuoi uguali.


VANGELO (Lc. 17,12-19)


In quel tempo, entrando Gesù in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.

Commento I dieci lebbrosi (17, 12-19)
Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e, ogni tanto, Luca si preoccupa di ricordarcelo (17,11). I dieci lebbrosi che incontrano Gesù si mostrano rispettosi della legge: si fermano infatti “a distanza” e “alzano la voce” (Lev. 13,46). Anche Gesù si mostra rispettoso della legge e li invia dai sacerdoti per farsi rilasciare il certificato della guarigione (Lev. 11,2-3). Contrariamente alla mentalità diffusa del suo tempo, Gesù non considera i lebbrosi come dei maledetti, degli impuri da evitare o come dei peccatori castigati, ma li accoglie e li guarisce, per lui non ci sono persone da escludere, persone che debbono fermarsi a distanza.
C’è un altro punto che bisogna sottolineare: i lebbrosi sono inviati ai sacerdoti prima ancora di essere guariti: “Appena Gesù li vide disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti”, e mentre essi andavano furono sanati”. Con questa annotazione l’evangelista vuole sottolineare l’abbandono fiducioso di quei lebbrosi. Hanno pregato Gesù (“Gesù maestro abbi pietà di noi”) con tanta fiducia e poi obbediscono prima di vedere i frutti della loro preghiera, così la guarigione sembra un dono per la loro fiducia in Gesù. Questo insegnamento è comune a tutti i miracoli ma il nostro racconto lo sottolinea in modo esplicito.
Ma la lezione principale del miracolo è un’altra: un samaritano torna indietro per ringraziare Gesù. Questo samaritano è chiamato “straniero” da Gesù, cioè di “altra razza”, di “altra religione”. E’ proprio lui si ricorda di “dar gloria a Dio”, un privilegio questo, che molti giudei pensavano spettasse solo al loro popolo. Così un samaritano fa sfigurare i giudei. Non è l’unica volta che Luca sottolinea questo motivo: una prima volta Gesù si è meravigliato della fede di un pagano (7,9); un’altra volta, nella parabola, ha presentato un samaritano come modello di carità generosa (10,34) e non invece un sacerdote e un levita. Nei due casi lo straniero – che per la mentalità corrente era un miscredente – è presentato come un modello di fede e di amore. A volte i lontani sono più disponibili dei vicini.
Un’ultima riflessione: il samaritano, tornando indietro e ringraziando Gesù, ha capito qualcosa del suo mistero, ha intuito che il dono è giunto attraverso il suo incontro. Anche gli altri nove hanno avuto fiducia, ma non ancora vera fede, anche gli altri nove sono stati guariti, ma solo il samaritano è dichiarato “salvato”. Un conto è la guarigione e un conto è la salvezza. La salvezza evangelica avviene solo quando il cuore si apre alla conoscenza di Cristo, una conoscenza che rinnova e pone in cammino: “Alzati e va’”.

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