domenica 30 settembre 2012




San Romano il melode

SinassarioTropari

San Romano visse durante il regno di Anastasio (491-518) e nacque ad Emesa in Siria forse da genitori ebrei, come riporta un inno scritto in suo onore in greco e la sua propensione nei suoi scritti all'uso di idiomi semitici. Fu battezzato e in seguito divenne Diacono della Chiesa di Beirut.



Fu il primo compositore dei kondakion (o kondakia), inni in uso nella Liturgia bizantina, il più famoso dei quali è dedicato alla festa della Natività di Cristo: "Oggi la Vergine ....". Nel comporre molti dei suoi kondakion san Romano fu ispirato dai canti di sant'Efrem il siro.



1˚ OTTOBRE

Memoria del santo apostolo Anania, uno dei settanta, e del santo padre nostro Romano il melode (560).

VESPRO

Tono 4. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.

Quando colui che aveva accolto il raggio divino, * Saulo, fino allora posseduto dalla tenebra, * venne da te per chiedere la sacra purificazione, * spinto da una volontà superiore, * allora, o beatissimo, * come sapiente pontefice, * donasti col battesimo l’adozione a figlio˚ * a colui che poi l’avrebbe donata a tutta la terra: * per questo, con lui, * noi proclamiamo beato te, * apostolo di Cristo, * Anania di mente divina, * che supplichi per la nostra salvezza.

Straordinariamente iniziato alle cose divine, * piú risonante del tuono, * o beato, * tu hai fatto echeggiare la parola salvifica di Dio * e hai destato coloro che dormivano * nei sepolcri della vanità, * i quali hanno gettato via da sé lo stato di morte * che assimila ai defunti * e che respinge nell’ade quelli che ne sono affetti: * costoro tu li rendesti preziosi strumenti * di colui che ha ucciso l’uccisore, * Gesú, Sovrano e Salvatore * delle anime nostre.

Come portatore di luce, * come vate divino, * come testimone eletto da Dio * dei patimenti di Cristo * e della gloria ineffabile che dovrà manifestarsi˚, * coerede e compartecipe insieme al Sovrano, * tu che ti diletti delle effusioni luminose * sempre zampillanti dallo splendore senza tramonto, * o uomo divino, * con le tue suppliche libera da tenebrosi pericoli * coloro che ora celebrano, Anania, * la tua festa fulgidissima.

Del santo.Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Il musico, * la lira del divino Spirito, * l’usignolo, la cicala, * il flauto di divini canti, della Chiesa, * prepara per noi tutti i suoi conviti musicali * e con essi allieta * chi ha sentire divino.

La lampada fulgidissima e limpidissima, * la cetra melodiosa, * la corda delle chiare parole dello Spirito, * distintamente canta, * insegnando ai confini della terra * a glorificare con inni che mai tacciono * l’unico splendore della Divinità.

Tu che stai presso il Sovrano dell’universo, * e hai con lui famigliarità, o padre, * ricordati di noi che celebriamo la tua fulgida festa, * affinché siamo liberati dai pericoli e dalle ten¬tazioni, * o Romano beatissimo in Dio.

Gloria. Tono 1. Di Byzantios,

o, secondo altri, di Anatolio.

Lo strumento di elezione˚, * il grande ricettacolo dello Spirito, * Paolo apostolo tu hai illuminato, o apostolo, * ricevendone l’ordine da Dio per rivelazione˚, * quale testimone oculare del Verbo˚ * e iniziato ai suoi prodigi, * apostolo inviato a preferenza dei discepoli * e fedele economo della nuova alleanza. * Imitando dunque il maestro stesso, Cristo, * hai versato il tuo sangue, * divenendo confessore * con un patire da martire, * o Anania, pontefice di Cristo; * dopo aver compiuto la corsa * e custodito inviolata la fede˚, * dimori nel piú alto dei cieli, * insieme ai superni liturghi: * intercedi per la salvezza delle anime nostre.

Ora e sempre. Theotokíon. Martiri degni di ogni lode.

Abisso di misericordia, * abbi pietà di me, * divenuto un baratro di impurità: * lava tutta la sozzura delle mie passioni, * facendomi risplendere per le lacrime della conversione * e la divina compunzione: * per essa donami un sentire realmente umile * e la salutare contrizione del cuore.

Oppure stavrotheotokíon, stessa melodia.

L’agnella e Sovrana immacolata * vedendo il proprio agnello in croce, * senza piú apparenza né bellezza˚, * facendo lamento diceva: * Ahimè, dove è tramontata la tua bellezza, * o dolcissimo? * Dove il tuo decoro? * Dove la grazia sfolgorante della tua figura, * Figlio mio dilettissimo?

Allo stico, stichirá dall’októichos; si dice però anche il seguente idiómelon dell’apostolo, insieme al suo stico.

Tono 4.

Stico: Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.

Ti sei mostrato dimora piena di trofei, * Anania apostlo, * e coperto da pietre come da fiori, * hai versato il tuo sangue * per colui che volontariamente * ha patito per noi nella carne; * per questo oggi la città di Damasco * si gloria per la tua sacra solennità; * e non soltanto essa, ma tutta la terra, * chiaramente annunciando i tuoi straordinari prodigi, grida: * Intercedi presso Dio * perché ci doni il perdono delle colpe.

Gloria. Del santo. Tono pl. 2.

Prima primizia di cose buone, * tu sei stato motivo di salvezza, * padre nostro Romano: * poiché intessendo un’innodia angelica, * hai divinamente mostrato * quale fosse il tuo modo di vita. * Implora il Cristo Dio * perché siano liberati da tentazioni e pericoli * quanti ti celebrano.

Ora e sempre. Theotokíon. Il terzo giorno sei risorto.

Mio soccorso e protezione tu sei, * Madre-di-Dio tutta immacolata: * te io ho come aiuto * nelle tribolazioni, nelle malattie e nelle angustie, * e glorifico te, l’irreprensibile.

Oppure stavrotheotokíon, stessa melodia.

Quando la tutta pura ti vide pendere dalla croce, * come madre faceva lamento gridando: * Figlio mio e Dio mio, * dolcissimo Figlio mio, * come dunque sopporti una ignominiosa passione?

Apolytíkion dell’apostolo. Tono 3.

Santo apostolo Anania, * intercedi presso il Dio misericordioso * perché conceda alle anime nostre * la remissione delle colpe.

Del santo. Tono pl. 4.

In te, padre, * è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio˚, * perché tu, prendendo la croce, * hai seguito Cristo˚, * e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, * perché passa, * e a darsi cura dell’anima, * realtà immortale: * per questo insieme agli angeli * esulta il tuo spirito, * o san Romano.

sabato 29 settembre 2012

                     30 SETTEMBRE 2012 
                    - II Domenica di S. Luca - 
S. Gregorio della grande Armenia, ieromartire
 
TROPARI
Tu lìthu sfraghisthèndos ipò tòn Iudhèon ke stratiotòn filassònton tòn achrandòn su sòma, anèstis triìmeros, Sotìr, dhorùmenos to kosmo tin zoìn; dhià tùto e dhinàmis tòn uranòn evòon si, Zoodhòta: Dhòxa ti anastàsi su, Christè; dhòxa ti vasilìa su; dhòxa tì ikonomìa su, mòne filànthrope.

Sigillata la pietra dai giudei, mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato, sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, donando la vita al mondo. Per questo le schiere celesti gridavano a te, datore di vita: Gloria alla tua risurrezione, o Cristo, gloria al tuo regno, gloria alla tua economia, o solo amico degli uomini.

Mègan èvrato en tis kindhìnis,sé ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimitrie, Christòn ton Theòn ikèteve, dhorisasthe imìn to mèga èleos.
 
Ke tròpon métochos, ke thrònon dhiàdhochos ton Apostòlon ghenòmenos, tin pràxin èvres, theòpnevste, is theorìas epìvasin; dhià tùto ton lògon tis alithìas orthotomòn, ke ti pìsti enìthlisas mèchris èmatos, Ieromàrtis Grigòrie. Présveve Christò to Theò sothìne tas psichàs imòn.

Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione: perciò, dispensando rettamente la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, ieromartire Gregorio. Intercedi presso il Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
Prostasìa ton Christianòn akatèschinde, mesitìa pros ton piitìn ametàthete, mi parìdhis amartolòn dheìseon fonàs, allà pròfthason os agathì, is tin voìthian imòn ton pistòs kravgazòndon Si: tàchinon is presvìan ke spèvson i ikesìan, i prostatèvusa aì Theotòke ton timòndon Se.

Avvocata mai confusa dei cristiani, stabile mediatrice presso il Creatore, non disprezzare le supplici voci dei peccatori, ma accorri in aiuto, tu che sei buona, di quelli che a te gridano con fede: Presto intercedi per noi, affréttati a salvarci, tu che sempre proteggi chi ti onora, o Madre di Dio.
EPISTOLA
Scenda su di noi la tua misericordia, o Signore, come abbiamo sperato in te.
Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode.
Lettura dalla II Lettera di S. Paolo apostolo ai Corinti (9,6-11)

Fratelli, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né con forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno.
Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro.
Iddio fa le mie vendette, e piega i popoli sotto di me.
Iddio esalta le vittorie del re, e fa misericordia al suo Unto.
VANGELO (Lc. 6,31-36)
Disse il Signore: “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”.

 

martedì 25 settembre 2012

‎26 Settembre memoria di San Nilo di Rossano


Poco distante da Roma si trova un'Abbazia che ha un significato più importante di un qualsiasi monumento e di un raro tesoro. Il Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata con i suoi Monaci Basiliani è il centro di un'importante rinascita di studi sul cristianesimo bizantino e dell'apostolato orientale.
L'Abbazia deve le sue origini a San Nilo. Egli nacque verso il 910 a Rossano, una provincia meridionale dell'Italia, da una delle più importanti famiglie greche della Calabria. Quest'area era nell'antichità una colonia greca e divenne poi parte dell'Impero Bizantino fino al 1059.
...Da bambino fu battezzato col nome di Nicola, ebbe una buona educazione e crebbe come un convinto credente. La vita monastica aveva delle attrattive in lui, ma fu solo in seguito che si volse seriamente a Dio, nell'anno 940. Era un'epoca oscura, disturbata da guerre interne tra Bizantini e Longobardi, e afflitta da frequenti incursioni di Saraceni nella zona litorale. Dopo essere fuggito dalla sua città Rossano, divenne monaco e fondò un monastero vicino Palma, sul Mar Tirreno. Un attacco di arabi fece fuggire la comunità, e Nilo, divenne eremita in una foresta vicina. Più tardi a Rossano divenne guida spirituale di un convento ed acquistò fama per la sua saggezza e prudenza. Qui intercedette presso le autorità in favore di alcuni ribelli condannati a morte e presso la comunità ebraica e favore di un giovane che aveva ucciso un ebreo; una volta riuscì a riscattare dei cristiani che erano stati fatti schiavi. Gli fu offerta la carica di Arcivescovo ma rifiutò.
    Quando un principe Bizantino chiese ai benedettini di Monte Cassino di dare un monastero a Nilo e ai suoi monaci l'Abate mandò loro un invito a raggiungerli a Monte Cassino. La Liturgia orientale era alquanto inusuale per i benedettini, ma essi fecero dono di un monastero a Valleluce, ove la comunità basiliana rimase per quindici anni e poi si trasferì a Serperi vicino Gaeta. L'Imperatore Ottone III gli offrì un ricco monastero ma Nilo chiese all'Imperatore solo la promessa di pentimento e di perseveranza nella virtù, dicendo: “Tu sei un buon Imperatore, ma sei un essere mortale e morirai; dovrai dunque rendere conto delle tue azioni, buone e cattive”. Ottone III chinò la sua testa coronata alla benedizione di Nilo.
     Verso il 1004 Nilo partì per visitare un monastero e si ammalò presso Tuscolo. Una visione della Beatissima Madre di Dio gli mostrò che questo luogo sarebbe stato la stabile dimora dei suoi monaci. Questa promessa si avverò quando il Conte di Tuscolo gli fece dono di alcuni possedimenti terrieri in prossimità del Monte Cavo ove fu radunata l'intera comunità (composta di circa 60 monaci), ma Nilo morì prima che fosse iniziata la costruzione del monastero. L'Abbazia Greca di Grottaferrata, oggi con i suoi Monaci Basiliani è un simbolo luminoso di cattolici Bizantini che mai si sono separati dall'unità della Chiesa sotto la Santa Sede.
26 SETTEMBRE

Transito del santo e glorioso apostolo e teologo Giovanni evangelista, degno di ogni lode.

GRANDE VESPRO

Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Lo spettatore di indicibili manifestazioni * e interprete

dei superni misteri di Dio, * il figlio di Zebedeo, * scrivendo per noi il vangelo di Cristo, * ci ha insegnato a proclamare la divinità * del Padre e del Figlio e dello Spirito.

...La lira dei canti celesti mossa da Dio, * questo scrittore di misteri, * la bocca da Dio ispirata, * canta soavemente il cantico dei cantici, * muovendo le labbra come corde, * e usando la lingua come plettro, * e intercede per la nostra salvezza.

Pronunciando con la tua lingua dalla voce di tuono, * o amato da Dio, * la parola segreta della sapienza di Dio, * aprendo accortamente le labbra, * tu sempre proclami: * In principio era il Verbo˚: * e luminosamente guidi ogni uomo * alla conoscenza di Dio.

Gloria. Tono 2. Di Germano,

o, secondo altri, di Byzantios.

Celebriamo come dobbiamo, * o stirpe dei mortali, * il figlio del tuono˚, * il fondamento delle divine parole, * il principe della teologia, * l’annunciatore primo fra tutti * della vera sapienza dei dogmi di Dio, * l’amato e vergine Giovanni: * egli infatti, avendo incessantemente * in se stesso la Divinità, * disse del Verbo che era nel principio, * poi, che è inseparabilmente presso il Padre, * e infine, che è della stessa sostanza del Padre˚, * mostrandoci per mezzo suo * la retta fede nella santa Triade: * creatore insieme al Padre, * portatore di vita, * luce vera˚, * egli ce lo ha mostrato. * O estasiante meraviglia e sapientissima realtà! * Colmo di amore, * fu ricolmato anche di teologia, * e con gloria, onore e fede * è fondamento della nostra pura fede: * per essa ci sia dato di ottenere i beni eterni * nel giorno del giudizio.

Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.

Si è dileguata l’ombra delle Legge˚ * all’avvento della grazia: * sí, come il roveto pur ardendo non si consumava˚, * cosí vergine hai partorito * e vergine sei rimasta; * invece della colonna di fuoco˚ * è sorto il sole di giustizia˚; * invece di Mosè, il Cristo˚, * salvezza delle anime nostre.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le let¬ture.

Lettura della prima epistola cattolica di Giovanni (3,21-4,6).

Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesú Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesú Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce che Gesú Cristo è venuto nella carne, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.

Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è piú grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta.

Lettura della prima epistola cattolica di Giovanni (4,11-16).

Carissimi, se cosí Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come Salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesú è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

Lettura della prima epistola cattolica di Giovanni (4,20-5,5).

Carissimi, se uno dicesse: Io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello. Chiunque crede che Gesú è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi, perché tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. Chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesú è il Figlio di Dio?

Allo stico, stichirá prosómia.

Tono 4. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.

Proclamando la divinità * del Figlio dell’Altissimo, * coeterno e consustanziale al Padre, * immutabile luce da luce, * impronta della sostanza del Genitore˚, * da lui intemporalmente e impassibilmente rifulso, * Creatore e Signore di tutti i secoli, * tu lo hai annunciato al mondo, * o discepolo amato˚: * lui che trae dalle tenebre la luce, * il Cristo Dio nostro. * Supplicalo di salvare e illuminare le anime nostre.

Stico: Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.

Accolta la luce del Paraclito * e da lui illuminato, * lo hai proclamato Dio che procede dal Padre * e che si manifesta all’umanità tramite il Figlio; * e a tutti lo hai annunciato * co¬me uguale nell’onore, nel trono e nell’essenza * al Padre senza principio e al Verbo divino, * o discepolo amato˚: * noi dunque con inni ti celebriamo * quale divino fondamento della fede, * che tu custodisci salda * con la tua intercessione presso il Signore.

Stico: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani.

Asceso alla piú eccelsa teologia, * sei stato iniziato agli ineffabili misteri di Dio, * all’unica essenza della Divinità, * unica gloria, unico regno * e unica signoria, * che, indivisibile nella sostanza, * si distingue in tre ipòstasi * e si unisce in divina unità senza confusione; * cosí glorificandola tu hai annunciato, * o teologo, * la Triade indivisibile, * che ti chiediamo di implorare * perché salvi e illumini le anime nostre.

Gloria. Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.

Apostolo di Cristo, * evangelista teologo, * iniziato alle realtà ineffabili, * tu hai tuonato per noi * le dottrine ineffabili della sapienza, * illustrando ai fedeli * la parola ‘In principio era’˚; * ed escludendo il ‘Non era’, * hai respinto i discorsi degli eretici, * mostrando di essere colui * che ha riposato sul petto di Cristo˚, * l’amico amato, * come Isaia dalla voce sublime * e Mosè il veg-gente. * Poiché dunque hai famigliarità con Dio, * supplica con insistenza * per le anime nostre.

Ora e sempre. Theotokíon.

Il mio Creatore e Redentore, * il Cristo Signore, * procedendo dal tuo grembo, o tutta pura, * rivestendosi di me * ha liberato Adamo dalla maledizione antica˚. * Per questo, o tutta pura, * noi gridiamo senza sosta a te, * veramente Madre-di-Dio e Vergine, * il ‘Gioisci’ dell’angelo˚: Gioisci, Sovrana, * avvocata, protezione e salvezza * delle anime nostre.

Apolytíkion. Tono 2.

Apostolo amato dal Cristo Dio, * affréttati a liberare il popolo senza difesa: * ti accoglie prostrato ai suoi piedi, * colui che ti ha accolto * quando ti appoggiavi al suo petto˚; * supplicalo, o teologo, * e disperdi l’insistente turba delle nazioni, * chiedendo per noi la pace * e la grande misericordia˚.

Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.

Trascendono il pensiero tutti i tuoi misteri, * tutti sono piú che gloriosi, * o Madre-di-Dio; * nel sigillo della purezza, * custodita nella verginità, * tu sei stata riconosciuta * vera Madre del Dio vero: * supplicalo dunque * per la salvezza delle anime nostre.

sabato 22 settembre 2012

23 SETTEMBRE 2012 –
I Domenica di S. Luca – Concezione del venerabile e glorioso profeta, precursore e battista Giovanni




Ex ìpsus katìlthes o Efsplachnos, tafìn katedhèxo triìmeron, ìna imàs elefthèrosis ton pathòn: I zoì ke i Anàstasis imòn, Kìrie, dhòxa si.



Sei disceso dall’alto, o pietoso, hai accettato la sepoltura di tre giorni, per liberare noi dalle passioni: vita e ri­surrezione nostra, Signore, gloria a te.

I pròin u tìktusa, stìra, effrànthiti; idhù gar sinèlaves Ilìu lìchnon safòs, fotìzin ton mèllonda pàsan tin ikumènin àvlepsìa nosùsan; chòreve, Zacharìa, ekvoòn parrisìa; Profìtis tu Ipsìstu estìn, o mèllon tìktesthe.



Rallégrati, sterile, che prima non partorivi: poiché ecco, hai concepito colui che è veramente la lucerna del sole, quella che dovrà illuminare la terra, colpita da cecità; danza, Zaccaria, acclamando con franchezza: È il profeta dell’Altissimo, colui che sta per nascere.



EPISTOLA del Santo festeggiato

Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in Lui la sua speranza.

Ascolta, o Dio, la mia voce, ora che ti prego.

Lettura dalla Lettera di S. Paolo Apostolo ai Galati (4,22-27)

Fratelli, Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello della schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar – il Sinai è un monte dell’Arabia –; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallégrati, sterile, che non partorisci, grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito.

Il giusto fiorirà come palma, e crescerà come cedro del Libano.

Piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio.

VANGELO (Lc. 5,1-11) della Prima Domenica di S. Luca

In quel tempo, mentre Gesù, in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.



Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. A veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguiro

                   23 SETTEMBRE
Concezione del venerabile e glorioso profeta,          precursore e battista Giovanni.
 
VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e 3 stichirá prosómia da ripetere due volte.
Tono 4. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.
Esercitando il sacerdozio, * il divino Zaccaria entrò oltre
il divinissimo velo, * e mentre offriva le preghiere del popolo al benefattore, * a colui che è pieno di ogni com
passione, * vide un angelo divinissimo che a lui esclamava: * La tua preghiera e la tua supplica sono state esaudite; * coraggio, anziano, * e non essere incredulo, * avrai infatti un figlio, il divino precursore, * colui che supera ogni nato di donna˚, * colui che precederà il Cristo * con la potenza di Elia˚.
Strano tu mi appari, * nell’aspetto e nei modi, * strano nelle parole e nell’annunzio che dai, * replicava Zaccaria; * io ero infatti venuto per chiedere la salvezza del popolo, * non per ottenere un figlio, * come tu mi dici; * non ti trovo in accordo con le preghiere fatte, * e sospetto che tu non mi dica il vero: * come si mostrerà davvero sicuro ciò che dici? * Elisabetta è infatti sterile * e io, come sai, molto anziano˚.
Perché non credi alle mie parole, Zaccaria, * dicendo false le buone novelle che ti arreco? * Io sono un arcangelo di Dio, * e quanto mi è stato comandato, * questo io dico stando qui con te. * Ma poiché sei stato incredulo e non hai prestato fede, * sarai sordo e muto, * finché tu veda il divino compimento delle mie parole˚; * quando poi Elisabetta ti partorirà la voce del Verbo˚, * il grande precursore, * con chiara voce * bene¬dirai il Dio d’Israele˚.
Gloria. Tono pl. 2. Di Byzantios.
Da grembo sterile * è fiorito oggi il frutto della preghiera˚, * Giovanni il precursore. * Esulta, deserto, danza umana stirpe: * l’araldo della penitenza, ecco, * comincia a prender carne nel seno materno. * Venite, voi che amate la festa, * esultanti per la sua gloriosa concezione, * gridiamo in coro: * Tu che sei il piú grande tra i nati di donna˚, * non cessare di intercedere * per noi che onoriamo con fede * la tua divina concezione, * affinché otteniamo il perdono per i nostri peccati, * e la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?˚ * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che
intemporalmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffabilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natura˚, * non diviso in dualità di persone, * ma da riconoscersi * in dualità di nature, senza confusione40. * Imploralo, augusta beatissima, * perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono pl. 2. Riposta nei cieli.
A colui che santamente entrava * nel santo dei santi, * al sacerdote profeta e santo, * si presentò, come sta scritto, * un angelo santo, * che cosí gli si rivolgeva: * È stata esaudita la tua preghiera, * ed è ora finita la sterilità di Elisabetta: * essa ti partorirà quale figlio, o anziano, * Giovanni il precursore˚, * la lampada del sole˚, * il profeta dell’Altissimo˚ *, * la voce del Verbo˚ * che sorge dalla Vergine Madre-di-Dio.
Stico: E tu fanciullo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo.
Dimmi chiaramente, * disse di nuovo all’angelo * il beatissimo anziano: * da cosa conoscerò questo? * Poiché, come vedi, io sono colmo di giorni, * ed Elisabetta è sterile˚. * Come dunque mi dici parole che oltrepassano la natura? * Io ne sono sbigottito; * penso dunque che tu non dica affatto il vero, o uomo. * Vattene, perché io chiedo la salvezza del popolo, * non chiedo di avere un figlio, * cosa inammissibile.
Stico: Per servirlo in santità e giustizia al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
Io sono un arcangelo di Dio onnipotente, * Gabriele è il mio nome, * disse l’incorporeo all’anziano: * e ora sii sordo e rimani in silenzio, * perché non hai creduto alle mie parole˚; * quando la tua consorte ti partorirà * la tromba del Verbo, * lo Spirito renderà chiara la tua lingua * e chiaramente griderai˚: * Profeta dell’Altissimo * sarai chiamato, o bambino, * per preparare i suoi sentieri di grazia˚, * come a lui è piaciuto.
Gloria. Tono pl. 2.
Sei venuto, annunciatore, * per le doglie di una sterle, * o battista; * dalle fasce hai abitato il deserto˚ * e ti sei rivelato sigillo di tutti i profeti: * colui infatti che quelli * in molti modi avevano contemplato, * e con enigmi preannunciato, * tu sei stato reso degno di battezzarlo nel Giordano; * hai udito la voce paterna * che dal cielo rendeva testimonianza a lui come Figlio; * hai visto lo Spirito in forma di colomba * che portava la voce sul battezzato˚. * Tu dunque che superi tutti i profeti˚, * non cessare di intercedere per noi, * che celebriamo con fede la tua memoria.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con il precursore e tutti i santi, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre.
Apolytíkion. Tono 4. Presto intervieni.
Rallégrati, sterile, * che prima non partorivi˚: * poiché ecco, hai concepito colui che è veramente * la lucerna del sole˚, * quella che dovrà illuminare tutta la terra, * colpita da cecità; * danza, Zaccaria, acclamando con franchezza: * È il profeta dell’Altissimo˚, * colui che sta per nascere.
Theotokíon.
Il mistero nascosto dall’eternità * e ignoto agli angeli, * è stato rivelato grazie a te˚, * Madre-di-Dio, * agli abitanti della terra: * Dio incarnato, in unione senza confusione41, * Dio che per noi * ha volontariamente accettato la croce˚, * e risuscitando con essa il primo uomo creato, * ha salvato dalla morte le anime nostre.

lunedì 17 settembre 2012


14 TË SHTATORIT Lartesimi i Krjkies
Ant. I
O Perëndì, Perëndia jim, gjegjëmë, përçë më le?
Për parkalesitë të Mëmës t’ënde, o i Madh’in’Zot, shpëtona.
Lëvdì...nani…Për parkalesitë....
Ant. II
Përçë, o Perëndì, na ke mbajtur llargu Teje për gjithëmonë? Përçë dhizet mbëria jote mbi delet Të ushkjimit
t’ënt?
Shpëtona, o i Biri i Perëdìs, o Ti cë në kurm kleve vunë ngrikjë, neve çë të këndojëm Allilùia.
Lëvdì... nani...o i vetëmi Bir e ....
Ant. III
In ’Zot rregjiëròn, le të zëmbëronen popujit; Aì rri ujur mbi Hjeruvimtë, le të shkundet dheu!
Apol.
Shpëtò, o Zot, popullin t'ënt e bekò trazhgimin t'ënt; jipi Kjiveritarëvet mundie mbi armikjët, e paj Krikjes
t'ënde ruaj Ti të krështerët t'atë.
Isodikon
Lartësoni t'ën'Zonë Perëndìn t'ënë, e përmisij nënkëmbies e këmbëvet të Tij,se Aì isht shejt.
Shpëtona, o i Biri i Perëdìs...
Kont.
O i Lartësuar në Krikjie tue dashur, rregjërìs së ré çë ka embrin t'ënt lipisìt t'ote dhuroi Ti, o Krisht Perëndì,
dëfré me fukjìn t' ënde kjiverritarët t'anë tue dhënë atireve mundie kundra armikjëvet. Paçin atà ndihmën
t'ënde, si armë pakjie, trofè të pamundëshëm.
Trisajon
Krikjen t'ënde proskjinisiëm, o i madh'in'Zot, e Ngjallien t'ënde të shejte lëvdojëm. (Tri herë)

Megalinarion
Ti, o Mëme e t'in'Zoti, je Parraisi mistìkë, çë pa klënë shërbier, na dha Krishtin paj të çilit kle vunë në dhe
Druri i Krikjies çë jep gjellë; andai nanì me lartësimin tue prokjinisur Atë, madhërojëm Tij.

Kjinonikon
U dëftua mbi ne drita e fakjes s'ate, o i madh' in' Zot. Allilùia.

Opistavon

O Madh'in'Zot, më i lart se çëdo lartësì, Ti deshe të duroje të ishe lartësuar me kurmin mbi Krikjën sa me
të ndejturit e Krahëvet t'atë të rrnarie gjithënjerì tek Ti.TI, Perëndì, i lartësuar në' dhe përpara gjithë popujit
si krahu i lart i të lartit At e i lëvduar me flijë lëvdimi, paj të lartësurit e të shtrejtes Krikje s'ate lirove naturën t' ënë çë u kishë përujurë njera në Pisë, e lirove nga krenìa e diejvet e i dhe mundien mbi mortien e shpale lirimin e 'saj nga nëma e parë.Mos përbuzë nanì, o i Madh'in'Zot, parkalesitë t'ona me të çilat të kemi lipur e po të lipiëm lipisin t'ënde. Si i dhëmbëshëm kij lipisì për ne çë nderojëm të sbluarit e të përmisurit e Krikjes shejte. Kloft Ajò për ne ndihmë e fortë kuntra sulmëvet të drangonjëvet shpirtullorë çë na duanë shpirtin.
Me Krikjen ëna neve shëndetën si ja dhe të bijëvet e Israelit çë kishën klënë zënë nga ajet e gjalpërvet si të
vërrejënë gjalpërin brunzi çë Moiseu kishë ngrëjtur mbi shkopin. Laj çëdo mëkatë çë do t'ngrëhet kuntra neve e ngre shtuara gjithë atà ndër nesh çë kemi rarë te mëkata. E Kjiveritarëvet çë mburren mbi Krikjen t'ënde ujë posht çëdò kriengritje e të huajvet e drëmò çëdò krah të armikjëvet e çëdò lartësim të tiranëvet shuaje. E si kle mundur Ameliku me shengun e Krikjes te të ndejturit e krahevet të Moiseut, keshtù shprishë çëdò fukjì çë ngrëhet kundra Klishës e çëdò të ngrëhet kundra të njohurit Tij. Mbill çëdò gojë çë mahkon kundra teje. Ndritë çëdò zëmbër çë ka klënë erresuarë nga paditurìa. Llargar nga mendia jonë çëdò mendime çë na ndajën ngah Ti, sa na tue pasur mendien t'ënë të ngrëjturë nga mendime kjielli çë të lumërojën, të arrëjëm tek e përheshmia, e pasosmia dhe e vërteta ngrëhie çë i nget atireve çë kuloturë gjithëmonë ngah Ti, do të

domenica 16 settembre 2012


17 SETTEMBRE
Metheórtia dell’Esaltazione della Croce 

 memoria della santa martire Sofia [Sapienza] e delle sue tre figlie, Pistis, Agape e Elpis [Fede, Carità e Speranza] (sotto Traiano, 98-117).


VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e 3 stichirá prosómia della festa.
Tono 4. Hai dato come segno.
Oggi rifulge, * luminosa come il sole, * la tua croce venerabile, o Cristo, * fissata sul glorioso luogo del cranio˚: * innalzata, o Salvatore, * sul tuo monte santissimo, * con tutta chiarezza mostra che per essa, * onnipotente, * tu hai innalzato ai cieli la nostra natura, * nel tuo amore per gli uomini.
Oggi i cieli * hanno annunziato agli uomini la tua gloria˚, * o incomprensibile: * poiché il segno della croce, * rifulgendo luminosamente di splendore inaccessibile, * ha confutato l’animo duro e rabbioso dei deicidi. * Noi dunque glorifichiamo *  la tua economia piena d’amore per l’uomo, * o Gesú onnipotente, * Salvatore delle anime nostre.
La croce santissima, * l’indistruttibile trofeo che appare dalla terra, * procede oggi come tesoro nascosto * che arricchisce tutta la terra con i raggi * della sua universale bontà: * noi glorifichiamo dunque * la tua economia piena d’amore per l’uomo, * o Gesú onnipotente, * Salvatore delle anime nostre.
Delle sante, stessa melodia.
Le vergini giovinette, * unite per legge di natura, * e visibilmente corroborate dall’amore del Creatore, * hanno sciolto con la fede * il vincolo dell’errore, *  hanno coraggiosamente stritolato sotto i piedi * il nemico impotente˚, * sono state luminosamente adornate * col diadema della vittoria * e, esultanti, * hanno preso dimora nel talamo spirituale.
Pistis, degna di ogni lode, * Agape, la gloriosa, * e Elpis, sapiente in Dio, * dando prova  di trarre il nome * dalle piú luminose virtú, * hanno abbattuto da lottatrici il maligno * che aveva ingannata con frode la progenitrice˚, * e hanno ottenuto di abitare deificate nel paradiso, * dove intercedono per tutti.
Le venerabilissime hanno disprezzato il fuoco, * le molteplici pene e la morte: * ricercando infatti con fede * la bellezza dello splendido sposo, * rese splendide da tormenti multiformi, * si sono unite a lui Pistis, Elpis e Agape, * germogli di Sapienza. * Per esse, o Signore, * liberaci dalle sventure.
Gloria. Ora e sempre. Della festa. Tono pl. 2.
Le voci dei profeti * avevano preannunciato l’albero santo * con il quale Adamo è stato liberato * dall’antica maledizione della morte˚: * e oggi la creazione, mentre esso viene esaltato, * eleva la voce, * chiedendo a Dio la sua copiosa misericordia. * Tu dunque che solo, o Sovrano, * sei infinito nella misericordia, * sii per noi propiziazione * e salva le anime nostre.
Allo stico, stichirá prosómia della festa.
Tono pl. 2. Casa di Efrata.
Vedendo innalzare l’albero della croce, * magnifichiamo   Dio che nella sua bontà * è stato crocifisso nella carne.
Stico: Esaltate il Signore Dio nostro, e prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo.
Liberazione dal male * e acquisizione di beni, * elargisce al genere umano * la santa croce di Cristo * nella sua esaltazione.
Stico: Dio è il nostro Re prima dei secoli, ha operato la salvezza in mezzo alla terra.
Quando Mosè metteva in rotta Amalek˚, * prefigurando la passione di Cristo, * tracciava in antici¬po la figura della croce, *  difesa contro i demoni.
Gloria. Ora e sempre. Stessa melodia.
Venite, * con gioia salutiamo tutti * l’albero salvifico, * sul quale è stato disteso Cristo, * la redenzione.
Apolytíkion della festa. Tono 1.
Salva, Signore, il tuo popolo, * e benedici la tua eredità˚ * dando ai re vittoria contro i barbari * e custodendo con la tua croce  * la tua città.

venerdì 14 settembre 2012

                      "...'Dio...ha tanto amato il mondo'...





 
Di che cosa è segno è la croce? A quale realtà rimanda? È, quello della croce, un messaggio di forza, di prevaricazione, di dominio? O non piuttosto il segno permanente di un Dio che continua a “svuota

rsi”, a spogliarsi di tutte le sue prerogative – persino quelle di una divinità dispotica – per condividere la sorte dei crocifissi della terra?
Senza privilegi: così il Dio svelato dal segno della croce...
Nessuno è mai salito al cielo… Tante le tradizioni religiose che parlano di un personaggio che riesce finalmente a carpire il segreto di Dio salendo al cielo. Quanto cristianesimo propagandato all’insegna di un Dio da raggiungere, un premio da conquistare, un perenne superare se stessi. Non così, dice Gesù: non occorre qualcuno che per grazia speciale salga al cielo perché Dio stesso ha scelto di condividere con l’uomo quello che gli è proprio.
Dio parla la mia lingua, dal basso, da uomo, come ben esprime il termine figlio dell’uomo. Dio “si” dice con le mie parole, addirittura con la parola più bassa della terra che è la morte. Persino la morte, assunta da Dio, diventa significativa. Non irrilevante, dunque, il mio linguaggio, quello che più mi appartiene e più mi esprime se Dio stesso ha scelto di farlo suo.
Quando Dio parla sceglie una realtà da cui, fino a Cristo, non si poteva che allontanare lo sguardo, inorriditi. Sceglie come linguaggio per dirsi proprio l’umanamente irrilevante e inaccettabile. Scelta irreversibile e permanente. Ancora oggi. Ancora così. L’umanamente inaccettabile preso a prestito da Dio. E qui noi, allora, a farci osservatori attenti perché non distogliamo lo sguardo da ciò che non riusciamo a tenere in nessuna categoria di pensiero ragionevole. Il non senso può essere abitato da un diverso modo di starci: per passione d’amore. Dio ha tanto amato il mondo… che quello che era uno strumento di morte è divenuto albero di vita".
(Antonio Savone)

RIFLESSIONE       
    Oggi viene esaltata la porta del paradiso…
  La festa del 14 di settembre porta come titolo nei libri liturgici di tradizione bizantina: “Universale Esaltazione della Croce preziosa e vivificante”. È una festa legata alla città di Gerusalemme ed alla dedicazione della basilica della Risurrezione edificata sulla tomba del Signore nel 335, ed è anche una festa che celebra il ritrovamento
della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena e del vescovo Macario. La Croce ha un posto rilevante nella liturgia bizantina: tutti i mercoledì e venerdì dell'anno viene commemorata col canto di un tropario; inoltre si commemora anche la terza domenica di Quaresima e i giorni 7 maggio e 1 agosto. Nei testi liturgici bizantini la Croce viene sempre presentata come luogo di vittoria: di vittoria di Cristo sulla morte, di vittoria della vita sulla morte, luogo di sconfitta e morte della morte. La celebrazione liturgica del 14 settembre nella tradizione bizantina è preceduta da un giorno di pre festa il 13, in cui si celebra appunto la dedicazione della basilica della Risurrezione, e si estende con un’ottava fino al giorno 21 dello stesso mese di settembre.

L’icona della festa dell'’esaltazione della Croce presenta la figura del vescovo Macario innalzando la santa Croce, con dei diaconi attorno; alcune delle icone introducono anche l’imperatrice Elena tra i personaggi. L’icona rappresenta proprio la celebrazione liturgica del giorno con la grande benedizione e venerazione della Croce preziosa e vivificante. L’icona quindi che fa presente il mistero che si celebra in questo giorno e la stessa liturgia della Chiesa che lo celebra. L’ostensione e l’esaltazione della croce porta in primo luogo tutta la creazione alla lode di Colui che in essa è elevato e della sua vittoria sulla morte: “La croce esaltata di colui che in essa è stato elevato, induce tutta la creazione a celebrare l’immacolata passione: poiché, ucciso con essa colui che ci aveva uccisi, egli ha ridato vita a noi che eravamo morti, ci ha dato bellezza e ci ha resi degni, nella sua compassione, per sua somma bontà, di prendere cittadinanza nei cieli… Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l’inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte… noi dunque acclamiamo: Esaltate Cristo, Dio piú che buono, e prostratevi al suo divino sgabello…”.

In uno dei lunghi tropari del vespro si passa quasi in rassegna tutta la teologia della croce e come la stessa Chiesa la professa e la vive. Mettendo in parallelo l’albero del paradiso e l’albero della croce, essa viene presentata e mostrata come luogo della salvezza e della vita; l’inganno del primo albero diventa vita nel secondo albero: “Venite, genti tutte, adoriamo il legno benedetto per il quale si è realizzata l’eterna giustizia: poiché colui che con l’albero ha ingannato il progenitore Adamo, viene adescato dalla croce, e cade travolto in una funesta caduta, lui che si era tirannicamente impadronito di una creatura regale…”. Il veleno del serpente viene annullato dal sangue vivificante di Cristo sulla croce: “Col sangue di Dio viene lavato il veleno del serpente, ed è annullata la maledizione della giusta condanna per l’ingiusta condanna inflitta al giusto: poiché con un albero bisognava risanare l’albero, e con la passione dell’impassibile distruggere nell’albero le passioni del condannato…”.

In questa festa la tradizione bizantina dà alla croce di Cristo dei titoli che la collegano direttamente, come la liturgia stessa lo fa anche con la Madre di Dio, con il mistero della salvezza adoperato da Cristo stesso per mezzo della croce. E in comune con le altre liturgie orientali, anche la tradizione bizantina dà alla croce come primo il titolo di porta o chiave che riapre il paradiso: “Gioisci, croce vivificante, porta del paradiso, sostegno dei fedeli, muro fortificato della Chiesa: per te è annientata la corruzione, distrutta e inghiottita la potenza della morte, e noi siamo stati innalzati dalla terra al cielo. Arma invincibile, nemica dei demoni, gloria dei martiri, vero ornamento dei santi, porto di salvezza, tu doni al mondo la grande misericordia”. La croce quindi presentata come luogo e fonte della salvezza che ci viene da Cristo: “Gioisci, croce del Signore, per la quale è stato sciolto dalla maledizione il genere umano; sei segno della vera gioia, fortezza dei re, vigore dei giusti, decoro dei sacerdoti, tu che, venendo impressa, liberi da gravi mali; scettro di potenza col quale veniamo fatti pascolare; arma di pace, che gli angeli venerano con timore; divina gloria del Cristo… Guida dei ciechi, medico degli infermi, risurrezione di tutti i morti… Croce preziosa, per la quale la corruzione è stata dissolta, l’incorruttibilità è fiorita, noi mortali siamo stati deificati… Vedendoti oggi innalzata per mano di pontefici, noi esaltiamo colui che in te è stato innalzato e veneriamo te, attingendo abbondantemente la grande misericordia”.

La liturgia dell'esaltazione della croce sviluppa tutta la tipologia veterotestamentaria che la tradizione patristica ha commentato sempre come prefigurazione della croce di Cristo e della salvezza che da essa viene per i genere umano. Due sono i testi veterotestamentari che troviamo presenti nella liturgia della festa: in primo luogo Es 15, che è anche la prima delle letture del vespro, che narra l’incontro con le acque amare di Mara, risanate dal legno gettato in esse da Mosè; e qua va ricordato che nella tradizione bizantina il sacerdote per la consacrazione delle acque battesimali immerge per tre volte la croce nel cattino dell'acqua. In secondo luogo Es 17, dove si narra la vittoria del popolo di Israele su Amalek per la preghiera di Mosè con le mani innalzate a forma di croce, prefigurazione di Cristo innalzato sulla croce: “Tendendo le mani in alto Mosè ha prefigurato te, o croce preziosa, vanto dei credenti, sostegno dei martiri lottatori, decoro degli apostoli, difesa dei giusti, salvezza di tutti i santi… Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, mettendo cosí in rotta Amalek ed abbattendolo, ciò che Davide cantore ordinò di venerare come sgabello dei tuoi piedi, la tua croce preziosa, o Cristo Dio, questa noi peccatori baciamo oggi con labbra indegne, celebrando te, che ti sei degnato di esservi confitto, e a te gridiamo: Signore, insieme al ladrone, rendi degni anche noi del tuo regno”.


P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco,

14 SETTEMBRE 2012 
UNIVERSALE ESALTAZIONE DELLA CROCE PREZIOSA E VIVIFICANTE  

 
PRIMA ANTIFONA

O Theòs, o Theòs mu, pròsches mi; ìna ti enkatelipès me?
Dio mio, Dio mio, prestami attenzione; perché mi hai abbandonato?

SECONDA ANTIFONA

Ina ti, o Theòs, apòso is tèlos, orghìsthi o thimòs su epì pròvata nomì su?
Perché, o Dio, ci hai respinto per sempre, perché divampa la tua ira contro le pecore del tuo gregge?

Sòson imàs, Iiè Theù, o sarkì stavrothìs, psàllondàs si. Allilùia.
O Figlio di Dio, che sei stato crocifisso nella carne, salva noi che a te cantiamo: Allìluia.

TERZA ANTIFONA

O Kìrios evasìlevsen, orghizèsthosan laì, o kathìmenos epì ton Cheruvìm, salevthìto i ghi.
Il Signore regna, tremino i popoli, siede sui Cherubini, si scuota la terra.


Sòson, Kìrie, ton laòn su ke evlòghison tin klironomìan su; nìkas tis vasilèvsi katà varvàron dhorùmenos, ke to son filàtton dhià tu Stavrù su polìtevma.
Salva, Signore, il tuo popolo, e benedici la tua eredità dando ai re vittoria contro i barbari e custodendo con la tua croce la tua città.

ISODHIKON

Ipsùte Kìrion ton Theòn imòn ke proskinìte to ipopodhìo ton podhòn aftù, oti àghios estì.
Esaltate il Signore nostro Dio, e prostratevi davanti allo sgabello dei suoi piedi, poiché Egli è santo.

Sòson imàs, Iiè Theù, o sarkì stavrothìs, psàllondàs si: Allìluia.
O Figlio di Dio, che sei stato crocifisso nella carne, salva noi che a te cantiamo: Allilùia.

TROPARI

Sòson, Kìrie…
Salva, Signore…

O ipsothìs en to Stavrò ekusìos, ti eponìmo su kenì politìa tus iktirmùs su dhòrise, Christè o Theòs; èvfranon en ti dhinàmi su tus pistùs vasilìs imòn, nìkas chorigòn aftìs katà ton polemìon. Tin simmachìan èchin tin sin, òplon irìnis, aìttiton tròpeon.
Tu che volontariamente sei stato innalzato sulla croce, dona, o Cristo Dio, la tua compassione, al popolo nuovo che porta il tuo nome: rallegra con la tua potenza i nostri re fedeli, concedendo loro vittoria contro i nemici. Possano avere la tua alleanza, arma di pace, invitto trofeo.

TRISAGHION

Ton Stavròn su proskinùmen, Dhèspota, ke tin aghìan Ìpsosin dhoxàzomen.
Adoriamo la tua Croce, o Sovrano, e glorifichiamo la santa Esaltazione.


EPISTOLA

Esaltate il Signore nostro Dio.
Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini, si scuota la terra.

Lettura dalla I Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinti (1,18-24)

Fratelli, la parola della croce è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti.
Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.  

Ricordati del tuo popolo, che ti sei acquistato da principio; hai riscattato lo scettro della tua eredità.

Eppure Dio che è nostro re prima dei secoli, ha operato la salvezza nella nostra terra.

VANGELO (Gv. 19,6-11.13-20.25-28.30-35)

In quel tempo, i Sommi Sacerdoti e gli Anziani tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. E si recarono presso Pilato gridando: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”.
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”.
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso l’ora sesta. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Dopo Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò.
Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

MEGALINARIO

Mistikòs i, Theotòke, paràdhisos, agheorghìtos vlastìsasa Christòn, if’u to tu Stavrù zoifòron en ghi pefitùrghite dhèndhron; dhi’u nin ipsumènu proskinùndes aftòn, se megalìnomen.
Sei mistico paradiso che, senza coltivazione, o Madre di Dio, ha prodotto il Cristo, dal quale è stato piantato sulla terra l’albero vivificante della croce: adorando lui, per essa che ora viene esaltata, noi magnifichiamo te.


KINONIKON

Esimiòthi ef’imàs to fos tu prosòpu su, Kìrie. Allilùia.
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Alliluia.

Al posto di “Idhomen to fòs…” e “Ìi to ònoma…” si canta:

Sòson, Kìrie…
Salva, Signore…


OPISTHAMVONOS

O pandòs ìpsus ipsilòteros Kìrios, ke tin epì tu Stavrù somatikìn ekùsion ipomìnas ìpsosin, ìna ti ton achràndon su chiròn ektàsi pàndas elkìsis pros eaftòn, ke ti pepliromèni tapinòseos ipsòsi su tin dhià psèvdus ipsòseos ke matèas iìseos fìsin imòn mèchris Àdhu katavivasthìsan ipsòsas; o theologhìa en ti ghi tis èthnesin anipsùmenos, os ipsilòs vrachìon ipsìstu Patròs ke thisìas enèseos dhoxazòmenos; o dhià tis ipsòseos tu timìu su Stavrù stilitèvon tin ipò su prachthìsan en aftò kathèresin tis ton dhemònon epàrseos, ke thriamvènon tin katà tu thanàtu nìkin, ke dhimosièvon tin tu ghènus imòn ek tis paleàs ptòseos anàklisin: mi dhe nin parìdhis imòn tas dheìsis dhi’òn tus iktirmùs itisamèn te ke etùmen; all’òs eleìmon elèison imàs panighirìzondas tin anàdhixin tu su tropèu ke tin thìan aftù proskìnisin; voìthima krateòn katà pàsis tis ton noitòn dhrakòndon psichofthòru dhinòtitos chàrise, pìison imìn òsper pàle tis ipò ton òfeon daknomènis Israilìtes ìasin parèsches dhià tis pros ton ipsothènda chalkùn ipò Mosèos òfin ananèfseos; tapìnoson tin kath’imòn ipsumènin amartìan, ke tus ip’aftìs katavevlimènus imàs tes kat’aftìs andhragathìes anìpsoson; ke tis vasilèfsi, kàfchima ton Stavròn èchosi, pàsan varvàron epanàstasin ipòtaxon ke pànda vrachìona polemìon sìntripson, ke pàsan tirànnon iperifanìan katàthrafson; ke os ton Amalìk ti stavrò tìpo ton Mosaikòn chiròn epàrsi pròin etropòso, ùtos pan kèras ipsùmenon katà tis ekklisìas su katàvale; ke pan ìpsos eperòmenon katà tis sis gnòseos katàlison; pan stòma tas katà su vlasfimìes platinòmenon apòfraxon; ke pàsan kardhìan ipò agnosìas eskotismènin fòtison; apòstison imòn ton nun pàsis ennìas kathelkùsis apò su; ìna theorìes uranìes ke makarìes meteorizòmeni katandìsomen is tin eònion ke aìdhion ke alithinìn ìpsosin tin prèpusa tis aperàndos ipò su pimenomènis ke tis sis vasilìas katatrifòsi; si gar i o ipsòn ke tapinòn, ke si tin dhòxan anapèmbomen to Patrì, ke to Iiò, ke to Aghìo Pnèvmati, nìn, ke aì, ke is tus eònas ton eònon.
Signore tu sei più eccelso di ogni altezza, eppure hai sopportato la volontaria esaltazione del tuo Corpo sulla Croce per attirare a te con l’estensione delle tue mani immacolate e per rialzare la nostra natura decaduta fino all’Ade, dopo aver abbattuto completamente la fallace superbia e il vano orgoglio con l’umiliazione del nemico. Sei stato poi esaltato con la predicazione divina tra le genti e glorificato con sacrifici di lode, tu braccio potente dell’eccelso tuo Padre. O Signore, con l’esaltazione della tua preziosa Croce hai eternato anche la distruzione di essa operata da te della superbia del demonio, dopo aver trionfato con la vittoria sulla morte e annunziata la nostra liberazione dall’antica caduta; adesso non disprezzare le nostre suppliche con le quali imploriamo continuamente le tue misericordie, che oggi in modo speciale benignamente avrai pietà di noi che celebriamo l’esaltazione e l’adorazione del vittorioso Legno della vita. Esso ci sia di aiuto potente contro ogni temibile corruzione dei nostri nemici spirituali, come una volta agli Israeliti morsi dai serpenti concedesti la guarigione in forza della contemplazione del serpente di bronzo innalzato da Mosè. Abbatti il peccato innalzato contro di noi e, da esso oppressi, sostienici con le grandiose opere contro di esso. E ai governanti, che si vantano della tua Croce, concedi la vittoria sulle incursioni dei barbari, spezza ogni potenza nemica e umilia tutta la superbia dei tiranni. E come allora hai abbattuto Amalek con l’elevazione delle mani di Mosè in forma di croce, così ora annienta ogni potenza che s’innalza contro la tua Chiesa e distruggi ogni autorità che si innalza contro la tua conoscenza. Chiudi ogni bocca che si apre per bestemmiare contro di te e illumina ogni cuore oscurato dall’ignoranza. Libera la nostra mente da ogni pensiero che ci allontana da te, affinché innalzati alla contemplazione della beatitudine celeste possiamo avviarci all’eterna e vera esaltazione, preparata a coloro che si nutrono di te e godono del tuo regno. Tu infatti sei colui che esalta e umilia, e noi rendiamo gloria a te, Padre e Figlio e Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.

giovedì 13 settembre 2012


14 SETTEMBRE
   UNIVERSALE ESALTAZIONE

DELLA CROCE PREZIOSA E VIVIFICANTE
 
GRANDE VESPRO
 
Tono pl. 2. Riposta nei cieli.
La croce esaltata di colui che in essa è stato elevato, * induce tutta la creazione * a celebrare l’immacolata passione: * poiché, ucciso con essa colui che ci aveva uccisi, * egli ha ridato vita a noi che eravamo morti, * ci ha dato bel­lezza e ci ha resi degni, * nella sua compassione, per sua som­ma bontà, * di prendere cit­tadinanza nei cieli˚: * e noi lieti esal­tiamo il suo nome * e magnifichiamo la sua suprema con­di­scendenza.
Tendendo le mani in alto * e mettendo in rotta Amalek, il tiranno˚, * Mosè ha prefigurato te, * o croce preziosa, * vanto dei credenti, * sostegno dei martiri lottatori, * decoro degli apo­­stoli, * difesa dei giusti, * salvezza di tutti i santi: * per que­sto, vedendoti innalzata, * la creazione gioisce e fa festa, * glorificando il Cristo * che per te ha riunito ciò che era diviso, * per sua somma bontà.
Croce venerabilissima * che le schiere angeliche circondano gioiose, * oggi, nella tua esaltazione, * per divino volere risol­levi * tutti coloro che, per l’inganno di quel frutto, * erano stati scacciati * ed erano precipitati nella morte: * noi dunque, strin­gendoci a te * con la fede del cuore e delle labbra, * attingiamo la santità, accla­mando˚: * Esaltate Cristo, Dio piú che buono, * e pro­stra­tevi al suo divino sgabello˚.
Gloria. Ora e sempre. Tono 2.
Venite, genti tutte, * adoriamo il legno benedetto * per il quale si è realizzata l’eterna giustizia: * poiché colui che con l’albero * ha ingannato il progenitore Adamo, *  viene adesca­to dalla croce, * e cade travolto in una funesta caduta, * lui che si era tirannicamente impadronito * di una creatura regale. * Col sangue di Dio viene lavato il veleno del serpente, * ed è annullata la maledizione della giusta condanna˚ * per l’ingiu­sta condanna inflitta al giusto: * poiché con un albero bisognava risanare l’albero, * e con la passione dell’impas­si­bile * di­strug­gere nell’al­bero le passioni del condannato. * Gloria dunque, o Cristo Re, * alla tua tremenda economia per noi * con la quale tu hai salvato tutti, * perché sei buono e amico degli uomini.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

Lettura del libro dell’Esodo (15,22-16,1).

Mosè fece partire i figli d’Israele dal Mar Rosso e li  condusse nel deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua da bere. Giunsero poi a Mara, ma non poterono bere l’acqua di Mara perché era amara: per questo quel luogo fu chiamato Amarezza. Il po­polo mormorava contro Mosè dicendo:  Che cosa berremo?   Mosè gridò al Signore, e il Signore gli indicò un legno che egli gettò nell’acqua, e l’acqua divenne dolce: là il Signore diede al popolo decreti e giudizi e là lo mise alla prova e disse: Se veramente ascolterai il Signore tuo Dio e farai ciò che è gra­dito davanti a lui, e presterai orecchio ai suoi coman­damenti e osserverai tutti i suoi decreti, non farò venire su di te nessuna delle malattie che ho inflitto agli egiziani: perché io sono il Signore che ti guarisce.  E giunsero a Elim dove c’erano dodici sorgenti d’acqua e settanta palme, e si accamparono là, presso le acque. Partirono poi da Elim e tutta l’assemblea dei figli d’Israele giunse al deserto di Sin, che è tra Elim e il Sinai.
Lettura del libro dei Proverbi (3,11-18).
Figlio, non trascurare la disciplina del Signore, e non venir meno 
quando vieni rimproverato da lui: poiché colui che ama, il Signore 
lo corregge, e flagella ogni figlio che accetta. Beato l’uomo che ha 
trovato la sapienza, e il mortale che conosce la prudenza. Meglio 
infatti è trafficare per questa che per tesori d’oro e d’argento. Essa 
è piú preziosa di pietre di gran valore: nessun male può opporsi ad 
essa; essa è ben nota a tutti quelli che la amano: nessun oggetto 
prezioso eguaglia il suo valore. Poiché lunghezza di esistenza e anni 
di vita sono nella sua destra, e nella sua sinistra sono ricchezza e 
gloria. Dalla sua bocca procede la giustizia: essa porta sulla lingua 
legge e misericordia. Le sue vie sono buone vie e tutti i suoi sentieri 
sono pacifici. È un albero di vita per tutti quelli che ad essa si 
afferrano, ed è sicura per quelli che si appog­giano a lei come al 
Signore.

Lettura della profezia di Isaia (60,11-16).

Cosí dice il Signore:  Le tue porte, Gerusalemme,  saran­no aperte sempre, non verranno chiuse né di giorno né di notte, per introdurre in te la potenza delle genti e i loro re come prigionieri. Poiché le nazioni e i re che non ti serviran­no periranno e le nazioni diverranno deserti desolati. E verrà a te la gloria del Libano, col cipresso, il pino e il cedro insieme, per glorificare il mio luogo santo, e io glorificherò il luogo dei miei piedi. E verranno a te timorosi i figli di quelli che ti avevano umiliata e provocata, e si prostreranno alle piante dei tuoi piedi tutti quelli che ti avevano provocata, e tu sarai chiamata città del Signore, Sion del Santo d’Israele, perché eri stata abbandonata e odiata e non c’era chi ti aiu­tasse; e farò di te un’eterna esultanza, letizia per genera­zioni di generazioni. Succhierai il latte delle genti e mangerai la ricchezza dei re: e conoscerai che io sono il Signore che ti salva e ti libera, il Dio d’Israele.

Allo stico, stichirá prosómia.
Tono pl. 1. Gioisci, tu che sei veramente.

Gioisci, croce vivificante, * invitto trofeo della pietà, * porta del paradiso, * sostegno dei fedeli,  * muro forti­fi­cato della Chiesa: * per te è annientata la corruzione, * distrutta e inghiottita la potenza della morte, * e noi siamo stati innalzati dalla terra al cielo. * Arma invincibile, * nemica dei demoni, * gloria dei martiri, * vero ornamento dei santi, * porto di salvezza, * tu doni al mondo la grande misericordia˚. 
Stico: Esaltate il Signore Dio nostro, e prostratevi allo sgabello dei 
suoi piedi, perché è santo.

Gioisci, croce del Signore, * per la quale è stato sciolto dalla 
maledizione il genere umano; * sei segno della vera gioia, * tu che, 
innalzata, abbatti i nemici, * o venera­bilissima: * aiuto per noi, * 
fortezza dei re, * vigore dei giusti, * decoro dei sacerdoti, * tu che, 
venendo impressa, liberi da gravi mali; * scettro di potenza col 
quale veniamo fatti pascolare˚; * arma di pace, * che gli angeli 
venerano con timore; * divina gloria del Cristo * che elargisce al 
mondo * la grande misericordia˚.

Stico: Dio è il nostro Re prima dei secoli, ha operato la sal­vezza in mezzo alla terra.

Gioisci, guida dei ciechi, * medico degli infermi, * risur­rezione di 
tutti i morti, * tu che hai risollevato noi, * ca­du­ti nella corruzione; * 
croce preziosa, * per la quale la cor­ruzione è stata dissolta,  * 
l’incorruttibilità è fiorita, * noi mor­tali siamo stati deificati * e il 
diavolo è stato comple­ta­mente abbattuto. *  Vedendoti oggi 
innalzata * per mano di pon­tefici, * noi esaltiamo colui che in te è 
stato innalzato * e veneriamo te, * attingendo abbon­dantemente * 
la grande misericordia˚.

Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4. Di Giovanni monaco.

Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, * mettendo cosí in rotta Amalek ed abbattendolo˚, * ciò che Davide cantore ordinò di venerare * come sgabello dei tuoi piedi˚, * la tua croce preziosa, o Cristo Dio, * questa noi pec­ca­tori baciamo oggi con labbra indegne, * celebrando te, che ti sei degnato di esservi confitto, * e a te gridiamo: * Signore, in­sie­me al ladrone, * rendi degni anche noi del tuo regno˚.

Apolytíkion. Tono 1.

Salva, Signore, il tuo popolo, * e benedici la tua eredità˚ * dando ai re vittoria contro i barbari * e custodendo con la tua croce  * la tua città. 3 volte.
Congedo.
Colui che è risorto dai morti, Cristo, vero Dio nostro...