giovedì 28 maggio 2015

AVVISO

 AI GENITORI DEI RAGAZZI/E 
DELLE PRIMA CONFESSIONE 
SI RICORDA OLTRE INCONTRO ODIERNO 

IL PROSSIMO SARA'

 SABATO POMERIGGIO 30 ALLE ORE 16,30 ;

 LUNEDI         1 GIUGNO ORE 18,30;

MERCOLEDI  3 GIUGNO ORE 18,30

 GIOVEDI      4 GIUGNO ORE 16,30   :  
CONFESSIONI DEI GENITORI

  VENERDI     5 GIUGNO  ORE 16,30  :
 PRIMA CONFESSIONE DEI RAGAZZI/E

P.NINO

domenica 24 maggio 2015

OGGI ALLE ORE 18,30 
COME PREVISTO NEL RITO BIZANTINO 
SI CELEBRA :VESPRO E 
UFFICIO DELLA GENUFLESSIONE

Ufficio del vespro delle feste,
Dopo il salmo introduttivo, grande colletta fatta dal diacono, se c’è; se non c’è, viene fatta dal sacerdote.
Ad ogni invocazione si risponde col Signore, pietà.
In pace preghiamo il Signore.
Per la pace dall’alto e la salvezza delle anime nostre, preghiamo il Signore.
Per la pace del mondo intero, per la saldezza delle sante Chiese di Dio e l’unione di tutti, preghiamo il Signore.
Per il popolo qui presente che attende la grazia del santo Spirito, preghiamo il Signore.
Per quanti piegano il cuore e le ginocchia davanti al Signore, preghiamo il Signore.
Perché ci sia data la forza di giungere a perfe¬zione in modo a Dio gradito, preghiamo il Signore.
Perché la sua misericordia sia copiosamente mandata su di noi, preghiamo il Signore.
Perché le nostre genuflessioni gli siano accette, come incenso davanti a lui˚, preghiamo il Signore.
Per quanti hanno bisogno del suo aiuto, preghiamo il Signore.
Perché siamo liberati da ogni tribolazione, ira, peri¬colo e angustia, preghiamo il Signore.
Soccorrici... Facendo memoria della tutta santa... 
Ekfónisis del sacerdote.
Poiché a te si addice ogni gloria, onore e adorazione˚: al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. 
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e i 3 seguenti stichirá idió-mela, ripetendoli 2 volte.
Tono 4.
Fatti straordinari hanno veduto oggi * tutte le genti nella città di Davide, * quando lo Spirito santo è disceso in lingue di fuoco, * come ha dichiarato l’ispirato Luca. * Egli dice infatti: * Mentre tutti i discepoli di Cristo * erano riuniti insieme, * ecco un rombo come di vento che soffia impetuoso, * e riempí la casa dove erano seduti; * e tutti cominciarono a parlare della santa Triade * in termini stranieri, * con dogmi e dottrine singolari. 2 volte.
Lo Spirito santo da sempre era, * è e sarà, * perché mai ha avuto un principio, * né mai cesserà di essere, * ma sempre è posto insieme al Padre e al Figlio * e con essi annoverato: * vita e creatore di vita; * luce ed elargito¬re di luce; * buono per essenza, e sorgente di bontà; * per lui è conosciuto il Padre * ed è glorificato il Figlio, * per lui da tutti è riconosciuta * l’unica potenza, l’unica unione, l’unica adorazione * della santa Triade. 2 volte.
Lo Spirito santo * è luce, vita * e viva sorgente spirituale; * Spirito di sapienza, Spirito di intelligen¬za˚, * buono, retto, intelligente˚, * Spirito che ci guida˚, * e ci purifica dalle colpe; * Dio e deificante; * fuoco che procede dal fuoco, * Spirito che parla, opera, * e distribuisce i carismi; * Spirito mediante il quale tutti i profeti, * gli apostoli di Dio e i martiri, * sono stati corroborati; * straordinaria novella, * straordina¬ria visione, * fuoco che si divide * per distribuire carismi.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2.
Re celeste, Paraclito, * Spirito della verità˚, * tu che ovunque sei e tutto riempi˚, * tesoro dei beni * ed elar¬gitore di vita, * vieni e poni in noi la tua dimo¬ra, * purificaci da ogni macchia * e salva, o buono, le anime nostre. 
Ingresso con l’incenso. Luce gioiosa.
Prokímenon. Tono grave.
Qual Dio è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che, solo, compie meraviglie.
Stico: Hai fatto conoscere fra i popoli la tua potenza.
Stico: E ho detto: Ora ho cominciato, questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
Stico: Ho ricordato le opere del Signore: sí, ricorderò dal principio le tue meraviglie. 
Poi il diacono dice:
Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore.
Mentre tutti si inginocchiano in terra a capo scoperto, il sacerdote, dal santuario, legge le preghiere ad alta voce, in modo da farsi sentire da tutti.
Immacolato, incontaminato, senza principio, invisibile, 
incomprensibile, imperscrutabile, immutabile, insupe-rabile, incommensurabile, paziente Signore: tu che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile˚; tu che hai fatto il cielo, la terra e il mare e tutte le opere che sono in essi; tu che adempi le preghiere di tutti prima che siano formulate: noi ti preghiamo e ti supplichiamo, o Sovrano amico degli uomini, Padre del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesú Cristo, che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dai cieli, si è incarnato per virtú dello Spirito santo da Maria, la sempre Vergine e gloriosa Madre-di-Dio; egli, insegnando prima con le parole, e dimostrandolo poi con le opere, quando si sottopose alla passione salvifica, lasciò un esempio˚ a noi miseri, peccatori e indegni servi suoi, perché offrissimo suppliche, piegando il collo e le ginoc¬chia, per i nostri peccati e per i peccati di ignoranza del popolo.
Tu dunque, misericordiosissimo e amico degli uomini, ascoltaci nel giorno in cui ti invochiamo˚, particolarmente in questo giorno di pentecoste, nel quale, il Signore nostro Gesú Cristo, dopo essere asceso ai cieli ed essersi assiso alla destra di Dio Padre, ha mandato il santo Spirito sui suoi santi disce¬poli e apostoli. Ed egli si è posato su ciascuno di loro e li ha riempiti tutti della sua grazia inesauribile, ed essi hanno cominciato a proclamare in altre lingue le meraviglie di Dio e a profetare. Or dunque, noi ti preghiamo, ascoltaci, e ricòrdati di noi miseri e colpevoli, e fa’ tornare dalla prigionia le anime nostre˚, perché intercede per noi la tua stessa compassione. Accoglici, mentre ci prostriamo e gridia¬mo: Abbiamo peccato. Su te siamo stati gettati sin dal grembo, dal seno di nostra madre, Dio nostro tu sei˚: ma sono venuti meno nella vanità i nostri giorni˚, siamo stati spogliati del tuo aiuto, siamo privi di ogni scusa.
Confidando tuttavia nella tua pietà, noi gridiamo: Il peccato della nostra giovinezza e le nostre ignoranze non ricordare˚, e purificaci dalle nostre colpe nascoste˚; non respin¬gerci nel tempo della vecchiaia, al venir meno della nostra forza, non ci abbando¬nare˚; prima di farci tornare alla terra, dacci di convertirci a te, e guardaci con benevo¬lenza e grazia. Misura le nostre iniquità col metro della tua pietà; opponi l’abisso della tua multi¬forme pietà alla moltitudine delle nostre colpe. Guarda, Signore, dall’alto del tuo santua¬rio˚ sul tuo popolo che ti circonda e attende da te la tua copiosa misericordia: visita¬ci nella tua benevo¬lenza; libera¬ci dalla tirannia del diavo¬lo; rendi sicura la nostra vita con le tue sante e sacre leggi. Affida il tuo popolo a un fedele angelo custode; raccoglici tutti nel tuo regno; dona il perdono a quanti sperano in te; condona a loro e a noi i peccati; purificaci con l’operazio¬ne del tuo santo Spirito; sventa le macchinazio¬ni del nemico contro di noi. 
Aggiunge anche la seguente preghiera:
Benedetto sei Signore, Sovrano onnipotente, che hai illumi¬na¬to il giorno con la luce del sole, e hai rischiarato la notte con i bagliori del fuoco: tu che ci hai concesso di percorrere tutta la giornata e di avvicinarci all’inizio della notte, ascolta la nostra supplica e quella di tutto il tuo popolo e perdona a noi tutti i peccati volontari e invo¬lontari; accogli le nostre preghiere vespertine e manda copio¬sa la tua miseri¬cordia e la tua compassione sulla tua eredità. Circondaci come di un baluardo dei tuoi santi angeli, armaci con le armi della tua giustizia˚, tienici nella roccaforte della tua verità, custodiscici con la tua potenza, liberaci da ogni sventura e da ogni assalto dell’av¬versario. Concedi che anche questa sera, con la notte che sopraggiunge, sia perfetta, santa, pacifica, senza peccato, senza inciampo, libera da fantasie notturne, e cosí tutti i giorni della nostra vita: per l’intercessio¬ne della santa Madre-di-Dio e di tutti i santi che in tutti i tempi ti sono stati graditi. 
Diacono:
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria del¬la santissima,...
Ekfónisis del sacerdote:
Poiché tuo è l’avere misericordia e salvarci...
Diacono:
Diciamo tutti con tutta l’anima... (p. 116).
Ekfónisis del sacerdote:
Poiché tu sei Dio misericordioso e amico degli uomini...
Diacono:
Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 
E il sacerdote dice la preghiera:
Signore Gesú Cristo, Dio nostro, tu hai dato agli uomini la tua pace˚ e, continuando ad essere presente a noi e alla nostra vita, sempre elargisci ai fedeli il dono del tuo santissimo Spirito, in vista di un’ere¬dità inalienabile. Oggi hai mandato sui tuoi apostoli questa grazia in modo piú manifesto e hai temprato le loro labbra con lingue di fuoco, grazie alle quali noi tutti, da ogni stirpe umana, accogliendo con l’udito - ciascuno nella propria lingua - la conoscenza di Dio, siamo stati illuminati dalla luce dello Spirito, e siamo stati liberati dall’errore come da una tenebra. Grazie al dono delle lingue sensibili e ignee, e all’operazione sopran¬natu¬rale, siamo stati ammaestrati a credere in te, e siamo stati illuminati per proclamare la tua divinità, insieme al Padre e al santo Spirito, in una sola divinità, potenza e potestà. Tu dunque, irradiazione del Padre, impron¬ta della sostanza e dalla natura di lui˚, impronta immuta¬bi¬le e di perfetta somiglianza, sorgente della sapienza e della grazia, apri anche le mie labbra di peccato¬re, e insegnami come bisogna pregare e per che cosa. Tu infatti conosci la grande moltitu¬dine dei miei peccati, ma le tue viscere di misericor¬dia ne supereran¬no il numero smisura¬to, perché, ecco, io mi presento a te con timore, gettando nell’oceano della tua misericordia la disperazione della mia anima.
Governa la mia vita, tu che con potenza governi tutto il creato con un’ineffabi¬le parola di sapienza, tu, porto tranquillo per chi è sbattuto dai marosi, e insegnami la via per la quale camminare. Concedi ai miei pensieri lo Spirito della tua sapienza, donando lo Spirito di intelligenza alla mia stoltezza. Adombra le mie opere con lo Spirito del tuo timore˚, e rinnova nel mio intimo lo Spirito retto˚. Con lo Spirito che guida, rafforza˚ la mia mente vacillante: affin¬ché, guidato ogni giorno al bene dal tuo Spirito buono˚, sia reso degno di adempiere i tuoi comandamenti e di ricor¬darmi sempre del tuo ritorno glorioso, quando esaminerai le nostre azioni. Non permettere che io resti sedotto dalle mollezze corruttibili di questo mondo, ma rendimi capace di bramare il gaudio dei tesori futuri. Tu infatti hai detto, o Sovrano, che qualunque cosa uno chiederà nel tuo nome, la riceverà senza difficoltà da parte di Dio Padre tuo a te coeterno˚. Per questo anch’io peccatore, alla venuta del tuo santo Spirito, prego la tua bontà: Donami a mia salvezza tutto ciò per cui ti ho pregato.
Sí, o Signore, munifico datore buono di ogni energia: tu sei colui che dà molto al di là di quanto chiediamo˚. Tu sei compassionevole, o misericordioso, tu che, senza peccato, sei divenuto partecipe della nostra carne e ti pieghi con ogni tenera compassione su chi piega il ginocchio davanti a te, divenuto propiziazione per i nostri peccati. Da’, Signore, al tuo popolo, la tua multiforme compassione, ascoltaci dal tuo cielo santo˚: santificalo con la potenza della tua destra salvifica; proteggilo all’ombra delle tue ali˚; non disprez¬zare l’opera delle tue mani˚. Contro te solo abbiamo pecca¬to˚, ma a te solo anche rendiamo culto: non conosciamo adorazione di un dio estraneo, né si levano le nostre mani ad altro Dio, o Sovrano. Rimetti a noi le nostre colpe, e, accogliendo le preghiere che ti rivolgiamo in ginocchio, stendi la mano in nostro aiuto. Accetta la preghiera di tutti come incenso gradito, che sale al cospetto della tua regali¬tà˚ piena di benevolenza. 
Aggiunge anche la seguente preghiera:
Signore, Signore, che ci hai liberati da ogni freccia che vola di giorno˚, liberaci anche da tutto ciò che si aggira nelle tenebre˚. Accetta il sacrificio vespertino, le nostre mani a te innalzate˚. Concedici di trascorrere senza macchia questo spazio di riposo notturno, senza sperimentare alcun male, e liberaci da ogni turbamento e paura suscitati dal diavolo contro di noi. Dona alle anime nostre la compunzione, e ai nostri pensieri di preoccuparsi dell’esame che farai nel tremendo e giusto tuo giudizio. Inchioda col tuo timore le nostre carni˚, e mortifica le nostre membra che sono sulla terra˚: affinché anche nella quiete del sonno siamo illumi¬nati dalla contem¬plazione dei tuoi giudizi. Allontana da noi ogni fantasia sconveniente e ogni dannosa concupiscenza. Destaci per il tempo della preghiera, corroborati nella fede e pronti a pro¬gredire nei tuoi decreti. 
Diacono:
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria del¬la santissima...
Ekfónisis del sacerdote:
Per la benevolenza e la grazia del tuo unigenito Figlio, col quale sei benedetto, insieme al santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Segue il Concedici, Signore... (p. 117).
Quindi il diacono dice:
Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 
E il sacerdote dice la preghiera:
O sorgente di vita e di luce, perennemente zampillante, Pote¬nza creatrice coeterna al Padre, tu che hai stupendamente portato a compimento l’intera economia di salvezza per i mortali, o Cristo, Dio nostro: tu hai spezzato i vincoli indissolubili della morte e i catenacci dell’ade, calpestando la moltitudine degli spiriti maligni; tu hai offerto te stesso quale vittima immacolata per noi, dando in sacrificio il tuo purissimo corpo, non toccato da nessun peccato e inaccessibile al peccato, e tramite questa tremenda e inenar¬rabile azione sacra ci hai gratificati della vita eterna. Tu sei sceso nell’ade infrangendone le sbarre eterne e mostrando la via del ritorno a quanti sedevano nella tenebra; tu hai preso all’amo, con un’esca divinamente sapiente, il cupo drago origine del male˚, lo hai legato nel tartaro con catene di tenebra˚, e lo hai imprigionato nel fuoco in estinguibile e nella tenebra esteriore˚ con la tua forza d’infinita potenza, tu, gloriosa sapienza del Padre. Tu ti mostri grande soccorritore di chi subisce insolenza e illumini quanti siedono nella tenebra e nell’ombra di morte˚, tu, Signore di eterna gloria e Figlio diletto del Padre altissi¬mo, eterna luce da eterna luce; tu, sole di giusti¬zia˚, ascolta le nostre suppliche e da’ riposo alle anime dei tuoi servi, alle anime dei nostri padri e fratelli che già si sono addormenta¬ti, agli altri nostri parenti secondo la carne e a tutti i nostri congiunti secondo la fede, dei quali ora facciamo memoria. Perché in te è il potere su tutti, e tieni in tua mano tutti i confini della terra. Sovrano onnipotente, Dio dei padri e Signore di misericor¬dia˚, Creatore della stirpe mortale e immortale e di ogni natura umana che si compone e di nuovo si dissolve, della vita e della morte, del tempo che trascorriamo qui in terra e del nostro transito verso l’aldi¬là, tu misuri i tempi ai viventi e stabilisci il momento della morte, conduci all’ade e ne riconduci˚, ci leghi con l’infermità e ci sciogli col vigore; tu ammini¬stri le cose presenti secondo l’utilità e governi quelle future per il profitto; tu vivifichi con la speranza della risurre¬zione quanti sono colpiti dal pungigli¬one della morte˚.
Tu stesso, Sovrano dell’universo, Dio e Salvatore nostro, speranza di tutti i confini della terra e di quanti sono lontano nel mare˚, tu in questo ultimo, grande e salvi¬fi¬co giorno della pentecoste ci ha mostrato il mistero della santa, consu-stanziale, coeterna, indivisibile e incon¬fusa Triade, e hai effuso, con la sua discesa e la sua presenza, il tuo santo Spirito vivificante, sotto forma di lingue di fuoco, sui tuoi santi apostoli, costituendoli evange¬lizzatori della nostra pia fede, e rendendoli confes¬sori e araldi della vera teologia; tu, in questa conclusi¬va festa di salvezza, ti sei degnato di accogliere le suppli¬che espiatorie per quanti sono trattenuti nell’ade, e ci hai elargito grandi speranze che sia dato ai defunti sollievo dalle pene che li stringono, e refrigerio da parte tua. Esaudisci dunque le preghiere che ti rivolgiamo nella nostra deplo¬re¬vole meschi¬nità: alle anime dei tuoi servi che già si sono addormenta¬ti, da’ riposo in luogo luminoso, in luogo verdeg¬gian¬te˚, nel luogo del refri¬gerio˚ da cui sono fuggiti dolore, tristezza e lamen¬to˚, e colloca i loro spiriti nelle tende dei giusti˚, e concedi loro pace e sollievo: poiché non i morti ti lode¬ran¬no, Signore, né quanti sono nell’ade hanno il coraggio di offrir¬ti la lode, ma noi, i viventi˚ ti benedicia¬mo e ti supplichi¬amo, e ti offriamo per le loro anime preghie¬re e sacrifici di propiziazione. 
Aggiunge anche la seguente preghiera:
O Dio grande ed eterno, santo e amico degli uomini, tu che ci hai fatti degni di stare in quest’ora al cospetto della tua inaccessibile gloria per cantare e lodare le tue meravi¬glie, sii propizio a noi, indegni tuoi servi, e concedici la grazia di offrirti con cuore contrito, liberi da distrazioni la dossologia del trisagio e il rendimento di grazie per i grandi doni che ci hai fatto e che sempre ci fai. Ricòrdati, Signore, della nostra debolezza e non permettere che ci perdiamo per le nostre iniquità, ma usa la tua grande miseri¬cordia con la nostra piccolezza: affinché noi, fuggendo il buio del peccato, camminiamo nel giorno della giustizia e, rivestíti delle armi della luce˚, giungiamo al termine senza essere insidiati da alcuna insolenza del maligno, e con franchezza rendiamo per tutto gloria a te, solo Dio vero e amico degli uomini.
È infatti un tuo mistero in verità davvero grande, o Sovrano di tutti e Creatore, questo temporaneo dissol¬versi delle tue creature, che in seguito di nuovo si ricom¬pongono e in eterno riposano. Per tutto ti rendiamo grazie: per il nostro ingresso in questo mondo e per il nostro esodo da esso, che, in virtú della tua verace promessa, ci induce a sperare la risurrezione e la vita intatta: possiamo noi goder¬ne al tuo secondo futuro avven¬to. Perché tu sei anche l’auto¬re della nostra risurrezione, giudice impar¬ziale e amico degli uomini per ciò che riguarda le azioni della vita, Sovrano e Signore della ricompensa, tu che, similmente a noi, hai partecipato di carne e sangue, nella tua somma condiscendenza, e delle nostre passioni non colpe¬voli, sottomettendoti volontariamente alla tentazione, rivestendoti di viscere di compassione, divenendo spontanea¬mente nostro aiuto nelle tentazioni, in forza di ciò che hai soffer¬to venendo tu stesso tentato˚. È cosí che hai condotto anche noi alla tua stessa impassibilità.
Ricevi dunque, o Sovrano, le nostre preghiere e suppli¬che, da’ riposo al padre, alla madre, ai fratelli, alle sorelle e ai figli di ciascuno, e a qualunque altro parente o congiunto, e a tutte le anime che già riposano in attesa della risurrezione per la vita eterna. Colloca i loro spiriti e i loro nomi nel libro della vita˚, nel seno di Abramo˚, di Isacco e di Giacobbe, nella regione dei viventi˚, nel regno dei cieli, nel paradiso di delizie˚, introducendole tutte, tramite i tuoi angeli luminosi, nelle tue sante dimore. Risuscita anche i nostri corpi nel giorno da te stabilito, secondo le tue sante e veraci promesse. Non vi è dunque morte, Signore, per noi tuoi servi alla dipartita dal corpo per venire a te, o Dio: è piuttosto il passaggio dalle soffe¬renze alla dolcezza, alla felicità, un passaggio al riposo e alla gioia.
E se anche abbiamo peccato contro di te, sii propizio tanto a noi quanto a loro: perché nessuno è puro da macchia davanti a te, nemmeno se la sua vita fosse di un giorno˚, perché tu solo sulla terra sei apparso senza peccato˚, o Signore nostro Gesú Cristo, e grazie a te tutti speriamo di ottenere miseri¬cordia e remissione dei peccati. Perciò, tu che sei Dio buono e amico degli uomini, condona, assolvi, perdona, a noi e a loro tutte le nostre colpe, volontarie o involontarie, conosciute e sconosciute, manifeste e nascoste, in opere, pensieri o parole, in qualsiasi nostro comportamen¬to e movimento. A quanti ci hanno preceduti dona liberazione e sollievo; a noi qui presenti, da’ la tua benedizione, elar¬gendo a noi e a tutto il tuo popolo una fine buona, nella pace. E alla tua tremenda e terribile venuta, dischiudi per noi viscere di misericordia e di amore per gli uomini, e facci degni del tuo regno. 
Ancora la seguente preghiera:
O Dio grande e altissimo, tu che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile˚, che hai fatto tutta la creazione con sapienza˚, che hai separato la luce dalla tene¬bra˚, che hai posto il sole a dominio del giorno, e la luna e le stelle a dominio della notte˚; tu che anche oggi hai concesso a noi peccatori di accostarci al tuo volto nella confessione˚ e di offrirti la liturgia vesper¬tina; tu stesso, Signore amico degli uomini, dirigi la nostra preghi¬era come incenso davanti a te˚, e accoglila come soave profumo˚. Concedici una sera e una notte pacifi¬che; rivesti¬ci con le armi della luce˚; liberaci dallo spavento notturno e da tutto ciò che si aggira nella tene¬bra˚. Fa’ che sia libero da ogni fantasia diabolica il sonno che hai donato a ristoro della nostra debolezza; sí, Sovrano di tutte le cose, elargitore di ogni bene, affinché anche sul nostro letto, nella compunzio¬ne˚, noi ci ricordiamo nella notte del tuo santissimo nome˚ e, illuminàti dalla meditazione dei tuoi comanda¬menti˚, ci leviamo nell’esultanza dell’anima per glorificare la tua bontà, offrendo preghiere e suppliche alla tua amoro¬sa compassione per i nostri peccati e per quelli di tutto il tuo popolo, che ti chiediamo di voler visitare, nella tua mise¬ricordia, per intercessione della santa Madre-di-Dio. 
Diacono:
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria del¬la santissima...
Ekfónisis del sacerdote:
Poiché tu sei il riposo della nostra anima e del nostro corpo, e a te rendiamo gloria: al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Diacono:
Completiamo la nostra preghiera vespertina... (p. 118).
Ekfónisis del sacerdote:
Poiché tu sei Dio buono e amico degli uomini...
Pace a tutti.
Tutti: E al tuo spirito.
Diacono:
Chinate il capo davanti al Signore.
Tutti: A te, Signore.
Sacerdote, sottovoce:
Signore Dio nostro, che hai inclinato i cieli e sei sceso˚ a salvezza del genere umano, guarda sui tuoi servi e sulla tua eredità. A te, infatti, Giudice temibile e amico degli uomini, i tuoi servi che hanno chinato il capo e curvato sottomessi la nuca, senza attendere aiuto dagli uomini, ma aspettando la tua misericordia e attendendo la tua salvez¬za˚. Custodiscili in ogni tempo, in questa sera e nella notte che si avvicina, da ogni nemico, da ogni operazio¬ne avversa del diavolo, da ragionamenti vani e da pensieri cattivi. 
Poi ad alta voce:
Sia benedetto e glorificato il potere del tuo regno: del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Si cantano i 3 prosómia dello stico. Tono 3.
Ecco ora le lingue, * segno manifesto per tutti: * i giudei infatti, * dai quali è il Cristo secondo la carne˚, * sono decaduti dalla divina grazia * perché malati di incredulità, * e noi che proveniamo dalle genti * siamo stati resi degni della divina luce, * confermàti dalle parole dei discepoli * che proclamano la gloria di Dio, benefattore di tutti. * Insieme a loro, anche noi, * piegando cuore e ginocchia, * prostriamoci con fede al Salva¬tore delle anime nostre, * conferma¬ti dal santo Spirito. 
Stico: Un cuore puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.
Ora lo Spirito Paraclito * è stato effuso su ogni carne˚: * cominciando infatti dal coro degli apostoli, * ha esteso ai fedeli la grazia, * comunicandola tramite loro. * Egli conferma la sua potente venuta * distribuen¬do ai discepoli le lingue in forma di fiamma, * perché pos¬sano cantare e glorificare Dio. * Col cuore spiritual¬mente illuminato, * corroborati nella fede dal santo Spiri¬to, * imploriamo per la salvezza delle anime nostre. 
Stico: Non rigettarmi dal tuo volto, e il tuo Spirito santo non togliere da me.
Ora gli apostoli di Cristo * sono rivestiti di potenza dall’alto˚, * perché il Paraclito li rinnova, * rinnovan¬dosi in essi˚ * con mistica novità di scienza: * ed essi, annunciandola in lingue straniere e sublimi, * ci insegnano a render culto * alla natura eterna, semplice e trisiposta¬tica * del Dio benefattore di tutti. * Illuminàti dunque dai loro insegnamenti, * adoriamo il Padre insieme al Figlio e allo Spirito, * implorando per la salvezza delle anime nostre. 
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4.
Idiómelon. Dell’imperatore Leone.
Venite, popoli, * adoriamo la Deità trisipostatica: * il Figlio nel Padre * insieme al santo Spirito. * Il Padre infatti ha intemporalmente generato * il Figlio coeterno e con lui regnante, * e lo Spirito santo era nel Padre, * glorificato insieme al Figlio; * una sola potenza, una sola sostanza, * una sola divinità * che noi tutti adoriamo dicendo: * Santo Dio, * che tutto hai creato mediante il Figlio, * con la sinergia del santo Spirito; * Santo forte, * per il quale abbiamo conosciuto il Padre * e per il quale lo Spirito santo * è venuto nel mondo; * Santo immortale, * o Spirito Paraclito, * che dal Padre procedi * e nel Figlio riposi. * Triade santa, gloria a te.
Quindi il cantico di Simeone, il trisagio e l’apolytíkion della festa.
Apolytíkion. Tono pl. 4.
Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: * tu hai reso sapientissimi i pescatori, * inviando loro lo Spirito santo˚, * e per mezzo loro * hai preso nella rete l’universo˚. * Amico degli uomini, gloria a te. 3 volte.
Quindi il sacerdote fa il congedo come segue:
Colui che, dal seno del Padre si è annientato, ha assunto la nostra natura, l’ha deificata ed è poi risalito ai cieli, sedendosi alla destra di Dio Padre, e di là ha mandato sui suoi santi discepoli e apostoli lo Spirito divino, santo, consustanziale, di eguale potenza, di eguale gloria, coeterno, e per mezzo suo li ha illuminati, illuminando quindi tramite loro tutta la terra - Cristo, vero Dio nostro, per interces¬sione della tutta pura, tutta immacolata e santa Madre sua, dei santi e gloriosi apostoli pneumatofori e araldi di Dio, degni di ogni lode, e di tutti i santi, abbia pietà di noi e ci salvi per la sua bontà. A¬men.
SHËRBESA E MBRËMJES  TË  SHPIRTIT SHEJT


Zëri i 4.
    Sot gjithë kombet në qytetë të Davidhit pan famasmë kur Shpirti i Shejt u sdryp si gluhë zjarri, si na rrëfyen i frymëzuari Lukë. Ai tha: si ishën mbëjedhurë xënësit e Krishtit, jerdhi njëiherie një zërë si njëi érje e fortë çë fryj e mbëloi gjithë shpin ku ata rrijën ujurë e gjithë zun të flisjën me fjalë të huaja, me dhogmë të huajë, me mësime të huajë mbi shejten Trini.

Salmo 116
Enìte ton Kìrion pànda ta èthni, epenésate aftòn, pàndes i laì.

    Shpirti i Shejt ish përherë, isht e ka t’jet, pa fillim, pa të sosur, po gjithëmonë me Atin e me Birin i vun bashkë e baskë i nëmëruar: gjella e gjellëdhënës, drita e çë dritën buròn, Aì vet i mirë e krua mirësije; pr’anë të çilit Ati ë njohur e Biri ë lëvduar e nga gjithë ë njohur pushtetja e njëshme, bashkim i njëshëm, përmisësia e njëshëme e Trinìs s’shejte.
Óti ekrateòthi to èleos aftù ef’imàs, ke i alìthia tu Kirìu mèni is ton eòna.
    
    Shpirti i Shejt, dritë e gjellë, burim i gjallë i mençëm, Shpirt dieje, Shpirt urtësje: i mirë, i dëréjt; i mençëm, udhëheqës, çë pastron mëkatët; Hjynì dhe hjynues, zjarr çë vien nga zjarri, çë flet, çë vepron, çë shprish harismët; pr’anë të tij gjithë Profetrat e Apostojit e Perëndìs bashkë me Deshmorët patën kurorën. Nduhtë të reja, pamje të pazakonshme, zjarr çë ndahet sa të dhuronjë harismët!
Levdì… nanì…Zri i 6
   Rregji i qielljës çë na përgëzon, Shpirti i së vërtetjes çë je gjithasajtën e çë gjithqishë mbëlon, vistari i të miravet çë gjellë dhuron, eja e rri me ne: pastrona nga çëdò mëkatë e ruana, o i Mirëth, shpirtrat tanë. 

   Tis Theòs mégas, os o Theòs imòn. Si i o Theòs, o piòn thavmàsia mònos.
    Çili Perëndì isht i mathë si Perëndia jinë? Ti je aì çë bën famasmë, i Vetëmi.
       Bëre të njihej në mes të popujvet fuqia jote.
E thash: nanì zura të ndëlgoja: këta isht të ndërruarit e të dërejtes e të Lartit.
Kujtova veprat të t’yn’Zoti; pse ka të kujtonj  çë nga të zënit fill famasmët e tote.
Sac. Prapë e përsëri, tue u vënë mbë glunjë, parkalesjëm tën’Zon.
Coro Lipisi, o i Madh’yn’Zot.

E PARA PARKALESI

Sac. I dëlir, i papërlyem, i pa-zënë fill, i pa-parshëm, i pa-ndëlguashëm, i pa-gjëndshëm, i pa-ndërruashëm, i papërsh-krushëm, i pa-maturshëm, çë duròn të keqen Zot, i vetëmi çë ka pavdekjen, çë rri në dritë të pakjasurshme; ti çë bëre qielljën e dheun dhe dejtin e gjithë çëdò kle krijuar ndër ata; ti çë fal çëdò të lipjën më para se të t’luten; të lutemi e të parkalesiëm Tij, o Zot njerìdashës, të Jatin e t’yn’Zoti Perëndì e Shpëtuesi i ynë Jisù Krishti, i çili për ne njerëzë e për shëndetën t’ënë u sdryp nga qiellja e mori mishë paj të Shpirtit Shejt e të Mërìs povirgjëra, e lëvduashmja Mëma e t’yn’Zoti; i çili, më para tue mësuar me të fola e pastaj tue na dëftuar me të bëma, kur duroi vuajtiet shpëtimtare, na dha shembërë neve të mjerë të mëkatruamë e të pavëjéfshmë shërbëtorë tatë çë të faljëm lutje, tue ujur qafën e glunjët, për mëkatët tona e për ato të padijtura e popullit.
     Prandai ti, o Zot shum i lipisiar e dashamirë, gjegjëna neve çë në çëdò ditë priremi tek ti, e sidomos te këjo ditë e Pendekostes tek e çila ditë pas çë Jisù Krishti Zoti, u ngjip në qìell, dhe u uj te ana e dërejtë e të Jatit Perëndì, dërgo mbi shejtit Apostoj e xënësë të tij Shpirtin Shejt; i çili edhe u sdryp mbi çë njérin e i mbushi të gjithë me të pambrazëshim Hir i  tij e folën ata me gluhë të ndrishme mbi madhërìt tote e profetuan.
  Nanì neve çë të lutemi gjegjëna e kujtona neve të mjerë e të dënuamë e prirë robërìn e shpirtravet tanë,  tue pasur dhëmbëshurit tote çë luten për ne. Pritna mirë neve çë të biem te këmbët e të thërresjëm tue thënë: mëkatruam!
    Tek ti jemi hjidhurë nga prëhri,  nga gjiri i Mëmës sënë. Perëndia ynë je ti.; po, porsanith kemi shkuar ditët tona në kotësira, u shveshëm nga ndihma jote e na lipset çëdò mbrojtje. Tue pasur besë te dhënbëshurit tote, na tij të thërresjëm: mëkatët e djalërìs tënë e të padjiturat mos kujtò. Pastrona neve nga të fshehurat tona.       Mos na përzé nanì çë jemi në qëro pleqërije; nanì çë na lan fuqìt, mos na le ti;më para se të priremi përsërì te bota, bëjna të mirë të priremi tek ti e vërna ‘re me mirëdashje e me hir. Paligjësìt tona mati me lipisìt tote e mëkatët ona humbi te honi i mëshirit tënt.
Prej lartësit të shejtit tënt, o i Madhi yn’Zot, prir siun tënt mbi popullin çë ke këtu reth e çë rri e pret burìn e lipisìs t’ënde.
    Ruajna me ëmbëlsirën tënde; lirona nga pushteti i të mallkuamit; ruaj gjellën tënë me të shejtet ligjë tote. Vër mbi popullin t’ënt një Engjëll besnik t’e ruanjë; gjithë ne pran na mbëjeth te rregjëria jote; fal ndëjésë atyreve çë shpresojën tek ti; ndëjéj atyreve e edhe neve fajet; pastrona me energjin e Shpirtit tënt; shkatërrò gënjimet e armikut kundra nesh.

sabato 23 maggio 2015


Eparchia di Piana degli Albanesi


Messaggio di Pentecoste 2015

Al Clero, ai Religiosi e ai Fedeli di Piana.

Giunga la luce del Paraclito e il mondo è illuminato!

Cinquanta giorni dopo la Pasqua è accaduto qualcosa che ha rigirato, ha rivoltato gli apostoli: un gruppo deluso, impaurito, improvvisamente trova l’audacia di affrontare la cittá e di annunciare  apertamente qualcosa di incredibile: “Quel Gesù che voi avete ucciso è risorto!”
E non erano professionisti della parola, solo dei pescatori, non si appoggiavano sulla loro eloquenza, ma su qualcosa d’altro. Questo qualcosa che ha armato il loro cuore, che li ha riempiti fino a farli sembrare come ubriachi, è il Divino Spirito.
     Racconta la Scrittura che parevano ebbri, come eccessivi, fuori misura. Bisogna essere unpo’ così, un po’ incoscienti, fuori misura, un po’ eccessivi, per parlare di Cristo, altrimenti non riscaldiamo il cuore di nessuno.
     Perchè troppe persone sono ebbre, ma di pessimismo e di sfiducia. Lo Spirito Santo ci vuole ebbri, invece, di forza, di speranza, di fiducia, di generosità, di gioia.
     Nel cenacolo “apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno”. E ognuna accende un cuore, sposa una libertà, consacra una diversità. Lo Spirito dà a ogni creatura una genialità che le è propria, una santità che è unica. Noi non dobbiamo diventare l’opposto di noi stessi per incontrare il Signore o per camminare verso la santità.
      In Gesù, Dio ha riunificato l’umanità in un popolo di fratelli e sorelle. Lo Spirito fa della nostra unicità una ricchezza. La Chiesa come corpo di Cristo è comunione; la Chiesa come Pentecoste perenne è invenzione, poesia creatrice, ricerca. Come due tempi di un solo movimento, di un solo respiro. Nel Cristo siamo uno, nello Spirito siamo unici.
     “Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”.  Negli apostoli respira ora il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva unico, che faceva diversoil suo modo di amare: che spingeva Gesù a fare dei poveri i prìncipi del suo regno, che ha resoil suo volto forte come quello di un eroe e tenero come quello di una innamorata. Quel respiro li ha trasformati.
     Ciò che è accaduto cinquanta giorni dopo Pasqua a Gerusalemme avviene sempre, avviene in ciascuno: noi siamo immersi in Dio come nell’aria che respiriamo, lo Spirito entra in noi continuamente come respiro.
     E noi, che cosa dobbiamo fare? Per prima cosa: accogliere.  Accogliere questo straordinario soffio di Dio perchè possa portare Cristo vicino, vicino come il respiro, perchè faccia crescere in noi gli stessi sentimenti che erano in Gesù. Accoglierlo perchè il nostro piccolo io deve dilatarsi nell’infinito io divino.
     E poi una seconda cosa: “perdonare. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Il perdono dei peccati è un impegno per chiunque abbia ricevuto lo Spirito di Cristo, donne e uomini, grandi e piccoli.
     Perdonate, che vuol dire: piantate attorno a voi delle piccole oasi di riconciliazione, piantate piccole oasi di pace in tutti i deserti della violenza; tutto intorno a voi create dei sistemi di pace, percorsi di avvicinamento, riaccendete il calore, riannodate fiducia.
Se tutti moltiplichiamo piccole oasi di pace, queste conquisteranno i deserti della violenza. Perchè perdonare equivale a ‘de-creare’ il male. ‘De-creare’ vuol dire demolire, azzerare il male in tutte le sue forme. Se invece non perdoniamo, il male si rafforza, resta vivo, perdura. Perdonare significa creare la nuova innocenza del vivere.
     Allora, venga il Divino Spirito, venga come soffio creatore: riporti l’innocenza e la fiducia nella vita, e soffi via tutte le ceneri delle paure. Lo Spirito consolidi in noi tutti la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla vita, alla gioia, all’amore.

O Spirito tuttosanto che procedi dal Padre e tramite il Figlio ti sei fatto presente
nei discepoli illetterati, salva quanti ti riconoscono come Dio e santifica tutti.

    Invocando la benedizione del Signore su di voi, chiedo di pregare per me. Grazie!


P. Giorgio Demetrio
Vescovo designato di Piana





venerdì 22 maggio 2015

                              23 MAGGIO 2015 SABATO :
Si fa memoria di tutti coloro che, sin dall’inizio del mondo, si sono piamente addormentati nella speranza della risurrezione per la vita eterna˚.   
                                    VENERDÍ — VESPRO
Tono pl. 2.
I tuoi martiri, Signore, * non ti hanno rinnegato, * dai tuoi comandamenti non si sono allontanati: * per la loro intercessione, * abbi pietà di noi.
Quelli che per te hanno subíto il martirio, * o Cristo,hanno sopportato molti tormenti:per la loro intercessione, Signore,e per le loro preghiere, * custodiscici tutti.
I martiri vittoriosi e cittadini del cielo * hanno sopportato molti tormenti, * lottando quaggiú sulla terra, * e nei cieli hanno ricevuta, integra, la corona, * perché intercedano per le anime nostre.
E 3 dei defunti. Tono pl. 4. Il paradiso dell’Eden.
    Celebrando oggi, o fedeli, la memoria * di quanti dall’inizio del mondo sono morti, * dopo aver con fede piamente vissuto, * di tutti, ciascuno per nome, * noi celebriamo il Salvatore e Signore, chiedendo fervidamente che costoro, nell’ora del giudizio, * possano presentargli una buona giustificazione, a lui, nostro Dio, che verrà a giudicare tutta la terra, e ottenere cosí di stare gioiosi alla sua destra, dalla parte dei giusti˚,nella luminosa eredità dei santi,degni del suo celeste regno.   
    O Salvatore, * che col tuo proprio sangue * ti sei acquistati i mortali˚ * e con la tua morte ci hai riscattati dall’amara morte, * e con la tua risurrezione * ci hai elargito la vita eterna, * dona, Signore, il riposo, * a tutti coloro che si sono piamente addormentati, * sia nei deserti che nelle città, * sul mare o in terra, * o in qualsiasi altro luogo, * sia ai re che ai sacerdoti e ai vescovi, * a monaci e sposati, * tutti insieme, di ogni genere di età: * e concedi loro il tuo regno celeste.   
       Grazie alla tua risurrezione dai morti, * o Cristo, * la morte non ha piú potere * su quanti muoiono piamente. * Perciò chiediamo con fervore: * Dona il riposo ai tuoi servi * nei tuoi atrii e nel seno di Abramo˚, * a tutti quelli che, * a partire da Adamo sino ad oggi, * ti hanno reso culto con purezza, * ai nostri padri e ai nostri fratelli * insieme agli amici e ai parenti, * a ogni uomo * che abbia compiuto fedelmente il suo servizio * nelle cose di questa vita, * e a chiunque sia passato a te * in ogni forma e modo, o Dio:rendili degni del tuo regno celeste.   
Gloria. Tono pl. 4.
     Gemo e mi lamento quando penso alla morte e vedo giacere nella tomba,
informe, senza gloria, senza splendore, la bellezza a immagine di Dio plasmata per noi˚.O stupore! Perché questo mistero che ci riguarda?Come dunque siamo stati consegnati alla corruzione?Come siamo stati insieme aggiogati alla morte? Realmente, come sta scritto, per disposizione di Dio,che concede ai defunti il riposo.
Ora e sempre. Theotokíon. Tono pl. 2.
Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?˚ * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che intemporalmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffabilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natura˚, * non diviso in dualità di persone,ma da riconoscersi in dualità di nature, senza confusione.Imploralo, augusta beatissima,perché sia fatta misericordia alle anime nostre.   
Quindi, Luce gioiosa. Anziché il prokímenon si canta l’Alleluia, nel tono pl. 4, con i suoi stichi.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Stico: Beati coloro che tu hai scelto e preso con te, Signore.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Stico: Il loro ricordo, di generazione in generazio¬ne.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Segue il Concedici, ecc., p. 117.
Allo stico, stichirá. Tono pl. 2.
Martyrikón.
La tua croce, Signore, * è divenuta per i tuoi martiri arma invincibile:essi infatti guardavano alla morte che stava loro innanzi,ma prevedendo la vita futura, trovavano forza per la speranza riposta in te.Per le loro suppliche,abbi pietà di noi.
Nekrósima.
Stico: Le loro anime dimoreranno tra i beni.   
Hai onorato della tua immagine, o Salvatore, * la creatura plasmata dalle tue mani, * imprimendo a una forma materiale * la somiglianza con l’essenza intelligibile, * e di questa mi hai fatto partecipe, * ponendomi a dirigere col mio libero arbitrio * ciò che è sulla terra, o Verbo˚. * Perciò, o Salvatore, * da’ riposo ai tuoi servi nella regione dei viventi˚, * nelle tende dei giusti˚.
Stico: Beati coloro che tu hai scelto e preso con te, Signore.
Perché si distinguesse la mia dignità * dalla vita degli altri esseri, * hai piantato un giardino in Eden, * adorno di ogni sorta di piante, * e lí mi hai collocato, * essere composto, ma libero da dolore e affanno, * partecipe della vita divina, * uguale a un angelo sulla terra˚. * Perciò, o Salvatore, * da’ riposo ai tuoi servi nella regione dei viventi˚, * nelle tende dei giusti˚.
Gloria. Tono pl. 2.
Principio ed esistenza divenne per me il tuo comando creatore: * volendo infatti formarmi essere vivente di natura visibile e invisibile,tu dalla terra plasmasti il mio corpo, * e mi desti un’anima * col tuo divino soffio vivificante˚.Perciò, o Salvatore, da’ riposo ai tuoi servi * nella regione dei viventi˚, * nelle tende dei giusti˚.   
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Per l’intercessione di colei che ti ha partorito,o Cristo,dei tuoi martiri,dei tuoi apostoli, profeti, pontefici,monaci e giusti e di tutti i tuoi santi,da’ riposo ai tuoi servi defunti.
Apolytíkion. Tono pl. 4.
Tu che, nel tuo amore per gli uomini, * tutto disponi con profonda sapienza˚, * assegnando a ciascuno ciò che giova, * o solo Creatore, * da’ riposo, Signore, * alle anime dei tuoi servi: * poiché hanno riposto speranza in te, * che ci hai creati, che ci hai plasmati, * che sei il nostro Dio.   
Gloria. L’ultima parte dell’apolytíkion:
Poiché hanno riposto speranza in te, * che ci hai creati, che ci hai plasmati, * che sei il nostro Dio.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Baluardo e porto tu sei per noi, * e mediatrice accetta * presso il Dio che hai partorito, * o Madre-di-Dio senza nozze, * salvezza dei fedeli.
L’ektenía (p. 116) e, dopo l’ekfónisis: Poiché tu sei Dio misericordioso..., si fa la commemorazione dei defunti come di seguito.
Si salmeggiano questi tropari col tono 4.
Insieme agli spiriti dei giusti resi perfetti˚,dona il riposo, * o Salvatore, * alle anime dei tuoi servi, introducendoli nella vita beata che viene da te, * o amico degli uomini.
Nella tua quiete, Signore, * là dove riposano tutti i tuoi santi, * dona riposo anche alle anime dei tuoi servi, * tu che, solo, sei immortale˚.   
Gloria al Padre, al Figlio e al santo Spirito.
Tu sei il Dio che è disceso nell’ade * e ha fatto cessare i dolori dei prigionieri: * tu dunque dona il riposo, o Salvatore, * alle anime dei tuoi servi.
Ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Sola Vergine pura e immacolata, * che senza seme hai generato Dio, * intercedi per la salvezza delle anime nostre.
Si ricordano quindi i nomi dei defunti, come segue:
Pietà di noi, o Dio, secondo la tua grande misericordia˚, ti preghiamo: esaudiscici e abbi pietà di noi.
Ancora preghiamo per la beata memoria e l’eterno riposo delle anime dei tuoi servi defunti, dei re, dei patriarchi, dei vescovi, dei sacerdoti, degli ieromonaci, degli ierodiaco¬ni, dei monaci e di tutti i cristiani pii ed ortodossi defunti, da un confine all’altro della terra; e dei no¬stri padri, progenitori, nonni, bisnonni, genitori, fratelli e parenti, perché sia loro perdonata ogni colpa volontaria e involontaria.
Affinché il Signore Dio collochi le loro anime là dove riposano i giusti.
Chiediamo al Cristo, Re immortale e Dio nostro˚, le misericordie di Dio, il regno dei cieli e la remissione delle loro colpe.
Preghiamo il Signore.   
Preghiera:
O Dio degli spiriti e di ogni carne˚, tu che hai calpestato la morte, annientato il demonio e donato al tuo mondo la vita: tu, Signore, da’ riposo alle anime dei tuoi servi in luogo luminoso, in luogo verdeggiante˚, nel luogo del refrigerio˚ da cui sono fuggiti dolore, tristezza e lamento. Perdona ogni peccato da loro commesso in parole, opere e pensieri, perché tu sei Dio buono e amico degli uomini. Non c’è infatti uomo che viva senza peccare: tu solo sei senza peccato˚, la tua giustizia è giustizia eterna e la tua parola è verità˚.
Poiché tu sei la risurrezione, la vita˚ e il riposo dei tuoi servi che si sono addormentati, o Cristo Dio nostro, e a te rendiamo gloria, insieme al Padre tuo senza principio e al santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Coro: Amen.   
Coro: Eterna la loro memoria, 3 volte.

mercoledì 13 maggio 2015

L'Ascensione del Signore nella tradizione bizantina
E gli angeli magnificano il tuo amore per noi
di MANUEL NIN



L'Ascensione del Signore si celebra il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, cioè il giovedì della sesta settimana di Pasqua. L'icona è anche quella della sua seconda venuta. L'immagine è divisa in due parti ben distinte. Nella superiore si vede Cristo su un trono, ascendente e immobile nella sua gloria, sostenuto da due angeli. In quella inferiore l'icona colloca la Madre di Dio in mezzo ai discepoli, tra cui Pietro a destra e Paolo a sinistra, e due angeli in bianche vesti.

Cristo presiede la Chiesa formata dagli apostoli e la sua preghiera dall'Ascensione fino al suo ritorno. Nell'icona questo è molto evidente, e l'atteggiamento di Maria è sempre lo stesso: la preghiera. Lei non guarda in alto, ma di fronte: per ricordare alla Chiesa la necessità della veglia, dell'attesa, della preghiera. Ma l'icona è anche immagine della Chiesa nata dalla croce di Cristo, suggerita dal disegno della croce formata dall'asse verticale che va da Cristo a Maria e dall'asse orizzontale che separa gli angeli dagli apostoli: rappresentazione della Chiesa che vive nella preghiera e della testimonianza degli apostoli mentre è nell'attesa del ritorno del suo Signore.

I testi dell'ufficiatura sottolineano come il Signore, ascendendo in cielo esalta l'umanità: "Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini".

L'Ascensione del Signore nei testi liturgici della festa è sempre pegno della sua promessa e della missione dello Spirito Santo: "Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora. Signore, quando gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel pianto, pieni di tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O Sovrano, non lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua tenera compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".

Tutta l'economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio, è riassunto in un tropario del vespro, che lo presenta con l'immagine della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: "Signore, compiuto il mistero della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito sul Monte degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo. O tu che per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".

Un altro tropario del vespro si serve del salmo 23, come nella notte di Pasqua: "Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l'un l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria. Ma perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne. E tu, dopo esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai inviato lo Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre".

Ascensione del Signore e sua seconda venuta. Diversi testi del mattutino sottolineano questo doppio aspetto: "Uccisa la morte con la tua morte, o Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei salito al santo Monte degli Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o Cristo, portato da una nube. Agli apostoli che continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea, perché restate sbigottiti per l'ascensione del Cristo, datore di vita? Così egli stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale giustissimo giudice".







(©L'Osservatore Romano 17 maggio 2012)
L'ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E 

SALVATORE


NOSTRO GESU CRISTO



   La Análêpsis, "Assunzione" al cielo, ha la sua radice festiva a Gerusalemme, nel sec. 4°. Ivi sul luogo stesso dell'evento se ne cele-brava la memoria con grande festosità e con-corso di fedeli. L’uso primitivo tuttavia era di celebrarlo il giorno della divina Pentecoste. Più tardi la festa fu anticipata al 40° giorno a par-tire dalla Resurrezione, e così il mercoledì precedente ha anche la funzione di Apódosis, congedo e chiusura della festività pasquale.

   L'Ascensione è una tipica "selezione per accentuazione". 
 Il Mistero unico e indivisibile del Figlio di Dio incarnato morto risorto assunto alla gloria e sempre presente alla sua Chiesa, che si celebra per intero in ogni momento ed aspetto della Liturgia ‑ che sono i divini Miste-ri, i Misteri sacramentali, le Ore sante, l'Anno liturgico ‑, è stato esplorato ed in un certo senso parcellizzato per farne risaltare ogni splendore. 
   È ovvio, l'Anamnesi dell'Anafora lo riassume con instancabile regolarità, mostran-do che "la Festa" è la Resurrezione domenica-le, "le Feste" ulteriori sono "le Parti" che si ri-chiamano e vogliono esprimere sempre il Tut-to".Per sé va segnalato che il N.T. non separa mai nelle visuali, e dunque tanto meno nei te-sti, gli aspetti dell'Evento centrale: Resurrezione, Ascensione, intronizzazione alla Destra, glorificazione del Signore avvengono all'istante della Resurrezione, che è il passaggio dell'Umanità del Crocifisso all'eone eterno, al-la sfera divina, alla Gloria dello Spirito Santo. Che in diretta conseguenza sarà donato agli uomini.
     Aspetto fondamentale dell'Ascensione è la Regalità del Risorto, e l'inizio dell'esercizio del suo Sacerdozio eterno presso il Padre.
   La Chiesa apostolica aveva la forte coscienza che l'Ascensione era un evento necessario, indispensabile, condizionante ogni altra forma di vita della Comunità. Pietro lo afferma fortemente davanti al popolo nel tempio, che aveva assistito al miracolo dello storpio alla Porta bella, operato dall'Apostolo "nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno" (At 3,1-9), affermando con un discorso kerygmatico che il Cielo doveva accogliere Gesù, Crocifisso ma risorto, affinché potessero venire "i tempi del refrigerio", della dispensazione della Redenzione (At 3,21). 
     Non era altro, questo, che prendere coscienza di quanto aveva promesso il Signore stesso, con insistenza. La sua glorificazione era la condizione necessaria per ricevere i Fiu-mi dell'Acqua della Vita (Gv 7,37‑38, specialmente v. 39).
      In specie nella Cena l'annuncio dell`andata al Padre" si fa insistente. Anzitutto Gesù an-nuncia la glorificazione sua e del Padre (Gv 13, 31), e alla domanda impaurita di Pietro sul "dove" vada, risponde che per ora nessuno può seguirlo, poi anche Pietro Lo seguirà (Gv 13,36). Quando promette le "dimore" presso il Padre, che deve andare a preparare per farvi risiedere con lui i discepoli, i quali "conoscono la via" (Gv 14,14), Tommaso gli obietta che non sanno "dove" vada (v. 5), e Gesù gli risponde che Egli stesso è "la Via e la Verità e la Vita" (v. 6). Infine rivela ai discepoli sempre attoniti, che deve andare, altrimenti non potrà inviare ad essi il Paraclito (16,7).
      Anche dopo la Resurrezione, ad Emmaus, ribadisce che "era necessario" (verbo dèi, si doveva secondo il Disegno divino) che il Cristo soffrisse ma poi "entrasse nella sua Glo-ria" (Lc 24,26). Quella Gloria con cui sarebbe tornato alla fine dei tempi, e Gloria del Padre (Lc 9,26).
       L'Ascensione non è un fatto accessorio, non è un "lusso" che il Signore si permette. È una condizione. Come la Croce. Dalla Croce, dalla glorificazione nell'Ascensione come conse-guenza della Resurrezione, discenderà con infinita supereffluenza lo Spirito del Padre sugli uomini. 
      E per gli uomini, la recezione dello Spirito Santo è l'unica condizione della salvezza, come proclamerà Pietro la mattina di Pentecoste terminando il suo primo discorso kerigmatico: At 2, 38‑39.
T. Federici: “Resuscitò Cristo”
Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina
Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996
Η ΑΝΑΛΗΨΙΣ ΤΟΥ ΚΥΡΙΟΥ ΚΑΙ ΘΕΟΥ ΚΑΙ ΣΩΤΗΡΟΣ ΗΜΩΝ ΙΗΣΟΥ ΧΡΙΣΤΟΥ
Τῌ ΤΕΤΑΡΤῌ ΤΗΣ ς' ΕΒΔΟΜΑΔΟΣ
Ε Σ Π Ε Ρ Α Σ
ΕΝ Τῼ ΜΙΚΡῼ ΕΣΠΕΡΙΝῼ



Στιχηρὰ τῆς Ἑορτῆς
Ἦχος πλ. β'
Ὁ Κύριος ἀνελήφθη εἰς οὐρανούς, ἵνα πέμψῃ τὸν Παράκλητον τῷ κόσμῳ, οἱ οὐρανοὶ ἡτοίμασαν τὸν θρόνον αὐτοῦ, νεφέλαι τὴν ἐπίβασιν αὐτοῦ, Ἄγγελοι θαυμάζουσιν, ἄνθρωπον ὁρῶντες ὑπεράνω αὐτῶν, ὁ Πατὴρ ἐκδέχεται, ὃν ἐν κόλποις ἔχει συναΐδιον. Τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον κελεύει πᾶσι τοῖς Ἀγγέλοις αὐτοῦ· Ἄρατε πύλας οἱ ἄρχοντες ἡμῶν, Πάντα τὰ ἔθνη κροτήσατε χεῖρας. ὅτι ἀνέβη Χριστός, ὅπου ἦν τὸ πρότερον.

Κύριε, τῇ σῇ, Ἀναλήψει, ἐξεπλάγησαν τὰ Θεόν, ἐπὶ Χερουβίμ, θεωρήσαντά σε τὸν νεφελῶν ἀνερχόμενον, τὸν ἐπ' αὐτῶν καθεζόμενον, καὶ δοξάζομέν σε, ὅτι χρηστόν τὸ ἔλεός σου, δόξα σοι.

Ἐν τοῖς ὄρεσι τοῖς ἁγίοις, θεωροῦντές σου τὰς ὑψώσεις Χριστέ, τὸ ἀπαύγασμα τῆς δόξης τοῦ Πατρός, ἀνυμνοῦμέν σου τὴν φωτοειδῆ τοῦ προσώπου μορφήν, προσκυνοῦμέν σου τὰ παθήματα, τιμῶμεν τὴν Ἀνάστασιν, τὴν ἔνδοξον Ἀνάληψιν δοξάζοντες, ἐλέησον ἡμᾶς.

Κύριε, οἱ Ἀπόστολοι ὡς εἶδὸν σε, ἐν νεφέλαις ἐπαιρόμενον, ὀδυρμοῖς δακρύων, ζωοδότα Χριστέ, κατηφείας πληρούμενοι, θρηνοῦντες ἔλεγον· Δέσποτα, μὴ ἐάσῃς ἡμᾶς ὀρφανούς, οὓς δι' οἶκτον ἠγάπησας δούλους σου, ὡς εὔσπλαγχνος, ἀλλ' ἀπόστειλον, ὡς ὑπέσχου ἡμῖν, τὸ πανάγιόν σου Πνεῦμα, φωταγωγοῦν τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Δόξα... Καὶ νῦν...
Κύριε, τῆς οἰκονομίας πληρώσας τὸ μυστήριον, παραλαβὼν τοὺς σοὺς Μαθητάς, εἰς τὸ ὄρος τῶν Ἐλαιῶν ἀνελάμβανες, καὶ ἰδού, τὸ στερέωμα τοῦ οὐρανοῦ παρῆλθες, ὁ δι' ἐμὲ πτωχεύσας κατ' ἐμέ, καὶ ἀναβάς· ὅθεν οὐκ ἐχωρίσθης, τὸ πανάγιόν σου Πνεῦμα ἐξαπόστειλον, φωτίζον τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Ἀπόστιχα Ἦχος α'
Ἀνελθὼν εἰς οὐρανούς, ὅθεν καὶ κατῆλθες, μή ἐάσῃς ἡμᾶς ὀρφανοὺς Κύριε· ἐλθέτω σου τὸ Πνεῦμα, φέρον εἰρήνην τῷ κόσμῳ, δεῖξον τοῖς Υἱοῖς τῶν ἀνθρώπων, ἔργα δυνάμεώς σου, Κύριε φιλάνθρωπε.

Στίχ. Ἀνέβη ὁ Θεὸς ἐν ἀλαλαγμῷ, Κύριος ἐν φωνῇ σάλπιγγος.
Ἀνῆλθες Χριστὲ πρὸς τὸν ἄναρχον Πατέρα σου, ὁ τῶν ἀπεριγράπτων αὐτοῦ κόλπων μὴ χωρισθείς, καὶ προσθήκην αἱ δυνάμεις, τῇ αἰνέσει τοῦ Τρισαγίου οὐκ ἐδέξαντο, ἀλλ' ἕνα Υἱόν, καὶ μετὰ τὴν ἐνανθρώπησιν, ἐγνώρισάν σε Κύριε, μονογενῆ τοῦ Πατρός. Ἐν πλήθει σῶν οἰκτιρμῶν, ἐλέησον ἡμᾶς.

Στίχ. Πάντα τὰ ἔθνη κροτήσατε χεῖρας ἀλαλάξατε τῷ Θεῷ ἐν φωνῇ ἀγαλλιάσεως
Οἱ Ἄγγελοί σου Κύριε, τοῖς Ἀποστόλοις ἔλεγον· Ἀνδρες Γαλιλαῖοι, τί ἑστήκατε βλέποντες εἰς τὸν οὐρανόν; οὗτός ἐστι Χριστὸς ὁ Θεός, ὁ ἀναληφθεὶς ἀφ' ὑμῶν εἰς τὸν οὐρανόν, οὗτος ἐλεύσεται πάλιν, ὃν τρόπον ἐθεάσασθε αὐτόν, πορευόμενον εἰς οὐρανόν, λατρεύσατε αὐτῷ ἐν ὁσιότητι καὶ δικαιοσύνῃ.
Δόξα... Καὶ νῦν... Ἦχος β'
Ἐτέχθης ὡς αὐτὸς ἠθέλησας, ἐφάνης, ὡς αὐτὸς ἠβουλήθης, ἔπαθες σαρκί, ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἐκ νεκρῶν ἀνέστης, πατήσας τὸν θάνατον, ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, ὁ τὰ σύμπαντα πληρῶν, καὶ ἀπέστειλας ἡμῖν Πνεῦμα θεῖον, τοῦ ἀνυμνεῖν καὶ δοξάζειν σου τὴν Θεότητα.
Ἀπολυτίκιον Ἦχος δ'
Ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, χαροποιήσας τοὺς Μαθητάς, τῇ ἐπαγγελίᾳ τοῦ ἁγίου Πνεύματος· βεβαιωθέντων αὐτῶν διὰ τῆς εὐλογίας, ὅτι σὺ εἶ ὁ Υἱός τοῦ Θεοῦ, ὁ λυτρωτὴς τοῦ κόσμου.

ΕΝ Τῼ ΜΕΓΑΛῼ ΕΣΠΕΡΙΝῼ
Στιχηρὰ ἰδιόμελα ε'
Ἦχος πλ. β'
Ὁ Κύριος ἀνελήφθη εἰς οὐρανούς, ἵνα πέμψῃ τὸν Παράκλητον τῷ κόσμῳ, οἱ οὐρανοὶ ἡτοίμασαν τὸν θρόνον αὐτοῦ, νεφέλαι τὴν ἐπίβασιν αὐτοῦ, Ἄγγελοι θαυμάζουσιν, ἄνθρωπον ὁρῶντες ὑπεράνω αὐτῶν, ὁ Πατὴρ ἐκδέχεται, ὃν ἐν κόλποις ἔχει συναΐδιον. Τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον κελεύει πᾶσι τοῖς Ἀγγέλοις αὐτοῦ· Ἄρατε πύλας οἱ ἄρχοντες ἡμῶν. Πάντα τὰ ἔθνη κροτήσατε χεῖρας· ὅτι ἀνέβη Χριστός, ὅπου ἦν τὸ πρότερον. (Δίς)

Κύριε, τῇ σῇ, Ἀναλήψει, ἐξεπλάγησαν τὰ Θεόν, ἐπὶ Χερουβίμ, θεωρήσαντά σε τὸν νεφελῶν ἀνερχόμενον, τὸν ἐπ' αὐτῶν καθεζόμενον, καὶ δοξάζομέν σε, ὅτι χρηστόν τὸ ἔλεός σου, δόξα σοι. (Δίς)

Ἐν τοῖς ὄρεσι τοῖς ἁγίοις, θεωροῦντές σου τὰς ὑψώσεις Χριστέ, τὸ ἀπαύγασμα τῆς δόξης τοῦ Πατρός, ἀνυμνοῦμέν σου τὴν φωτοειδῆ τοῦ προσώπου μορφήν, προσκυνοῦμέν σου τὰ παθήματα, τιμῶμεν τὴν Ἀνάστασιν, τὴν ἔνδοξον Ἀνάληψιν δοξάζοντες, ἐλέησον ἡμᾶς. (Δίς)

Κύριε, οἱ Ἀπόστολοι ὡς εἶδὸν σε, ἐν νεφέλαις ἐπαιρόμενον, ὀδυρμοῖς δακρύων, ζωοδότα Χριστέ, κατηφείας πληρούμενοι, θρηνοῦντες ἔλεγον· Δέσποτα, μὴ ἐάσῃς ἡμᾶς ὀρφανούς, οὓς δι' οἶκτον ἠγάπησας δούλους σου, ὡς εὔσπλαγχνος, ἀλλ' ἀπόστειλον, ὡς ὑπέσχου ἡμῖν, τὸ πανάγιόν σου Πνεῦμα, φωταγωγοῦν τὰς ψυχὰς ἡμῶν. (Δίς)

Κύριε, τῆς οἰκονομίας πληρώσας τὸ μυστήριον, παραλαβὼν τοὺς σοὺς Μαθητάς, εἰς τὸ ὄρος τῶν Ἐλαιῶν ἀνελάμβανες, καὶ ἰδού, τὸ στερέωμα τοῦ οὐρανοῦ παρῆλθες, ὁ δι' ἐμὲ πτωχεύσας κατ' ἐμέ, καὶ ἀναβάς· ὅθεν οὐκ ἐχωρίσθης, τὸ πανάγιόν σου Πνεῦμα ἐξαπόστειλον, φωτίζον τὰς ψυχὰς ἡμῶν. (Δίς)
Δόξα... Καὶ νῦν...
Τῶν κόλπων τῶν πατρικῶν μὴ χωρισθείς, γλυκύτατε Ἰησοῦ, καὶ τοῖς ἐπὶ γῆς ὡς ἄνθρωπος, συναναστραφείς, σήμερον ἀπ' ὄρους τῶν Ἐλαιῶν ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, καὶ τὴν πεσοῦσαν φύσιν ἡμῶν συμπαθῶς ἀνυψώσας, τῷ Πατρὶ συνεκάθισας· ὅθεν αἱ οὐράνιαι τῶν ἀσωμάτων τάξεις, τὸ θαῦμα ἐκπληττόμεναι, ἐξίσταντο θάμβει, καὶ τρόμῳ συνεχόμεναι, τὴν σὴν φιλανθρωπίαν ἐμεγάλυνον. Μεθ' ὧν καὶ ἡμεῖς οἱ ἐπὶ γῆς, τὴν πρὸς ἡμᾶς σου συγκατάβασιν, καὶ τὴν ἀφ' ἡμῶν Ἀνάληψιν δοξολογοῦντες, ἱκετεύομεν λέγοντες· ὁ τοὺς μαθητὰς καὶ τὴν τεκοῦσάν σε Θεοτόκον, χαρᾶς ἀπείρου πλήσας ἐν τῇ σῇ Ἀναλήψει, καὶ ἡμᾶς ἀξίωσον, τῶν ἐκλεκτῶν σου τῆς χαρᾶς, εὐχαῖς αὐτῶν, διὰ τὸ μέγα σου ἔλεος.
Προφητείας Ἡσαΐου τὸ Ἀνάγνωσμα  (Κεφ. Β', 2)
Τάδε λέγει Κύριος· Ἔσται ἐν ταῖς ἐσχάταις ἡμέραις, ἐμφανὲς τὸ ὄρος τοῦ Κυρίου, καὶ ὁ οἶκος τοῦ Θεοῦ ἐπ ἄκρων τῶν ὀρέων, καὶ ὑψωθήσεται ὑπεράνω τῶν βουνῶν, καὶ ἥξουσιν ἐπ' αὐτῷ πάντα τὰ ἔθνη, καὶ πορεύσονται λαοὶ πολλοί, καὶ ἐροῦσι· Δεῦτε ἀναβῶμεν εἰς τὸ ὄρος Κυρίου, καὶ εἰς τὸν οἶκον τοῦ Θεοῦ Ἰακώβ, καὶ ἀναγγελεῖ ἡμῖν τὴν ὁδὸν αὐτοῦ, καὶ πορευσόμεθα ἐν αὐτῇ.
Προφητείας Ἡσαΐου τὸ Ἀνάγνωσμα (Κεφ. ΞΒ', 10 ΞΓ', 1)
Τάδε λέγει Κύριος· Πορεύεσθε, περιέλθετε διὰ τῶν πυλῶν μου, σκευάσατε τὴν ὁδόν μου, καὶ ὁδοποιήσατε τῷ λαῷ μου, καὶ τοὺς λίθους ἐκ τῆς ὁδοῦ διαρρίψατε, ἐξάρατε σύσσημον εἰς τὰ ἔθνη· ἰδοὺ γὰρ ὁ Κύριος ἐποίησεν ἀκουστὸν ἕως ἐσχάτου τῆς γῆς. Εἴπατε τῇ θυγατρὶ Σιών· ἰδοὺ ὁ Σωτήρ σου παραγέγονεν, ἔχων τὸν ἑαυτοῦ μισθὸν μεθ' αὐτοῦ, καὶ τὸ ἔργον αὐτοῦ πρὸ προσώπου αὐτοῦ. Καὶ καλέσει αὐτὸν λαὸν ἅγιον, λελυτρωμένον ὑπὸ Κυρίου, σὺ δὲ κληθήσῃ, Ἐπιζητουμένη πόλις, καὶ οὐκ ἐγκαταλελειμμένη. Τίς οὗτος ὁ παραγενόμενος ἐξ Ἐδώμ; ἐρύθημα ἱματίων αὐτοῦ ἐκ Βοσόρ, οὕτως ὡραῖος ἐν στολῇ αὐτοῦ; βοᾷ μετὰ ἰσχύος πολλῆς, Ἐγὼ διαλέγομαι δικαιοσύνην καὶ κρίσιν σωτηρίου. Διὰ τί σου ἐρυθρὰ τὰ ἱμάτια, καὶ τὰ ἐνδύματά σου ὡς ἀπὸ πατητοῦ ληνοῦ; Πλήρης καταπεπατημένης, ληνὸν ἐπάτησα μονώτατος, καὶ τῶν ἐθνῶν οὐκ ἔστιν ἀνὴρ μετ' ἐμοῦ. Τὸν ἔλεον Κυρίου ἐμνήσθην, τὰς ἀρετὰς Κυρίου ἀναμνήσω, τὴν αἴνεσιν Κυρίου ἐπὶ πᾶσιν, οἷς ἡμῖν ἀνταποδίδωσι, Κύριος, κριτὴς ἀγαθὸς τῷ οἴκῳ Ἰσραήλ, ἐπάγει ἡμῖν κατὰ ἔλεον αὐτοῦ, καὶ κατὰ τὸ πλῆθος τῆς δικαιοσύνης αὐτοῦ. Καὶ εἶπεν· οὐχὶ λαός μου ἐστὲ; τέκνα, καὶ οὐ μὴ ἀθετήσωσι· καὶ ἐγένετο αὐτοῖς εἰς σωτηρίαν ἐκ πάσης θλίψεως αὐτῶν, οὐ πρέσβυς, οὐδὲ Ἄγγελος, ἀλλ' αὐτὸς ὁ Κύριος ἔσωσεν αὐτοὺς διὰ τὸ ἀγαπᾶν αὐτούς, καὶ φείδεσθαι αὐτῶν. Αὐτὸς ἐλυτρώσατο αὐτούς, καὶ ἀνέλαβεν αὐτούς, καὶ ὑπερύψωσεν αὐτούς, πάσας τὰς ἡμέρας τοῦ αἰῶνος.

Προφητείας Ζαχαρίου τὸ Ἀνάγνωσμα (Κεφ. ΙΔ', 4)
Τάδε λέγει Κύριος· Ἰδοὺ ἡμέρα ἔρχεται Κυρίου καὶ στήσονται οἱ πόδες αὐτοῦ ἐν τῇ ἡμέρᾳ ἐκείνῃ ἐπὶ τὸ ὄρος τῶν Ἐλαιῶν, τὸ κατέναντι Ἱερουσαλήμ, ἐξ ἀνατολῶν ἡλίου. Καὶ ἐν τῇ ἡμέρᾳ ἐκείνῃ ἐξελεύσεται ὕδωρ ζῶν ἐξ Ἱερουσαλήμ, τὸ ἥμισυ αὐτοῦ εἰς τὴν θάλασσαν τὴν πρώτην, καὶ τὸ ἥμισυ αὐτοῦ εἰς τὴν θάλασσαν τὴν ἐσχάτην, ἐν θέρει, καὶ ἐν ἔαρι ἔσται οὕτω. Καὶ ἔσται Κύριος εἰς Βασιλέα ἐπὶ πᾶσαν τὴν γῆν, ἐν τῇ ἡμέρᾳ ἐκείνῃ ἔσται Κύριος εἷς, καὶ τὸ ὄνομα αὐτοῦ ἕν, κυκλῶν πᾶσαν τὴν γῆν, καὶ τὴν ἔρημον ἀπὸ Γαβαᾶ ἕως Ῥεμμών, κατὰ νότον Ἱερουσαλήμ, καὶ ὑψωθήσεται, καὶ ἐπὶ τοῦ τόπου μενεῖ, ἀπὸ τῆς πύλης Βενιαμίν, ἕως του τόπου τῆς πύλης τῆς πρώτης, ἕως τῆς πύλης τοῦ Γομόρ, καὶ ἕως, τοῦ πύργου Ἀναμεήλ, καὶ ἕως τοῦ πύργου τῶν γωνιῶν, καὶ ἕως τῶν ὑποληνίων τοῦ Βασιλέως. Κατοικήσουσιν ἐν αὐτῇ, καὶ ἀνάθεμα οὐκέτι ἔσται, καὶ κατοικήσει Ἱερουσαλὴμ πεποιθότως.

Εἰς τὴν Λιτὴν
Στιχηρὰ Ἰδιόμελα Ἦχος α'
Ἀνελθὼν εἰς οὐρανούς· ὅθεν καὶ κατῆλθες, ἐάσης ἡμᾶς ὀρφανοὺς Κύριε, ἐλθέτω μή σου τὸ Πνεῦμα, φέρον εἰρήνην τῷ κόσμῳ, δεῖξον τοῖς Υἱοῖς τῶν ἀνθρώπων, ἔργα δυνάμεώς σου, Κύριε φιλάνθρωπε.
Ἀνῆλθες Χριστὲ πρὸς τὸν ἄναρχον Πατέρα σου, ὁ τῶν ἀπεριγράπτων αὐτοῦ κόλπων μὴ χωρισθείς, καὶ προσθήκην αἱ δυνάμεις, τῇ αἰνέσει τοῦ Τρισαγίου οὐκ ἐδέξαντο, ἀλλ' ἕνα Υἱόν, καὶ μετὰ τὴν ἐνανθρώπησιν, ἐγνώρισάν σε Κύριε, μονογενῆ τοῦ Πατρός. Ἐν πλήθει σῶν οἰκτιρμῶν, ἐλέησον ἡμᾶς.
Οἱ Ἄγγελοί σου Κύριε, τοῖς Ἀποστόλοις ἔλεγον· Ἀνδρες Γαλιλαῖοι, τί ἑστήκατε βλέποντες εἰς τὸν οὐρανόν; οὗτός ἐστι Χριστὸς ὁ Θεός, ὁ ἀναληφθεὶς ἀφ' ὑμῶν εἰς τὸν οὐρανόν, οὗτος ἐλεύσεται πάλιν, ὃν τρόπον ἐθεάσασθε αὐτόν, πορευόμενον εἰς οὐρανόν, λατρεύσατε αὐτῷ ἐν ὁσιότητι καὶ δικαιοσύνῃ.
Ἦχος δ'
Ὅτε παραγέγονας ἐπὶ τὸ ὄρος, Χριστέ, τῶν Ἐλαιῶν, Πατρὸς ἐπιτελέσαι τὴν εὐδοκίαν, ἐξέστησαν οἱ οὐράνιοι Ἄγγελοι καὶ ἔφριξαν οἱ καταχθόνιοι, παρίσταντο δὲ οἱ Μαθηταὶ μετὰ χαρᾶς ἔντρομοι, ὡς ἐλάλεις αὐτοῖς· ὡς θρόνος δὲ ἡτοίμαστο ἐξ ἐναντίας νεφέλη προσμένουσα, πύλας δὲ ὁ οὐρανὸς διαπετάσας, τῷ κάλλει ἐφαίνετο, καὶ ἡ γῆ τοὺς κρυπτῆρας ἀνακαλύπτει, Ἀδὰμ τὴν κατάβασιν ὡς γνωσθῆναι, καὶ τὴν αὖθις ἀνάβασιν, ἀλλ' ἴχνη μὲν ὑψοῦτο, ὡς ὑπὸ χειρός, στόμα δὲ μεγάλα ηὐλόγει, ὡς ἠκούετο· νεφέλη ὑπελάμβανε, καὶ οὐρανὸς ἔνδον σε ὑπεδέξατο. Ἔργον τοῦτο Κύριε εἰργάσω, μέγα καὶ παράδοξον, εἰς σωτηρίαν τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Τὴν καταβᾶσαν φύσιν τοῦ Ἀδὰμ εἰς τὰ κατώτερα μέρη τῆς γῆς ὁ Θεός, καινοποιήσας σεαυτῷ, ὑπεράνω πάσης ἀρχῆς καὶ ἐξουσίας ἀνήγαγες σήμερον· ὡς ἀγαπήσας γάρ, συνεκάθισας, ὡς συμπαθήσας δέ, ἥνωσας σαυτῷ, ὡς ἑνώσας συνέπαθες, ὡς ἀπαθὴς παθῶν δέ, συνεδόξασας, ἀλλ' οἱ Ἀσώματοι τίς ἐστιν οὗτος, ἔλεγον, ὁ ὡραῖος ἀνήρ; ἀλλ' οὐκ ἄνθρωπος μόνον, Θεὸς δὲ καὶ ἄνθρωπος, τὸ συναμφότερον τὸ φαινόμενον. Ὅθεν ἔξαλλοι Ἄγγελοι, ἐν στολαῖς περιϊπτάμενοι, τοὺς Μαθητάς, Ἄνδρες ἐβόων· Γαλιλαῖοι, ὃς ἀφ' ὑμῶν πεπόρευται, οὗτος Ἰησοῦς ἄνθρωπος Θεός, θεάνθρωπος πάλιν ἐλεύσεται, κριτὴς ζώντων καὶ νεκρῶν, πιστοῖς δὲ δωρούμενος ἁμαρτιῶν συγχώρησιν, καὶ τὸ μέγα ἔλεος.
Ὅτε ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, Χριστὲ ὁ Θεός, τῶν Μαθητῶν ὁρώντων, αἱ νεφέλαι ὑπελάμβανόν σε μετὰ σαρκός, πύλαι ἐπήρθησαν αἱ οὐράνιαι, ὁ χορὸς τῶν Ἀγγέλων ἔχαιρεν ἐν ἀγαλλιάσει, αἱ ἀνώτεραι δυνάμεις ἔκραζον, λέγουσαι· Ἄρατε πύλας οἱ ἄρχοντες ἡμῶν, καὶ εἰσελεύσεται ὁ Βασιλεὺς τῆς δόξης, οἱ δὲ μαθηταὶ ἐκπληττόμενοι ἔλεγον· Μὴ χωρισθῇς ἡμῶν, ὁ ποιμὴν ὁ καλός, ἀλλὰ πέμψον ἡμῖν τὸ Πνεῦμά σου τὸ πανάγιον, τὸ ὁδηγοῦν καὶ στηρίζον τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Δόξα... Καὶ νῦν...
Κύριε τὸ μυστήριον, τὸ ἀπὸ τῶν αἰώνων κεκρυμμένον, καὶ ἀπὸ γενεῶν, πληρώσας ὡς ἀγαθός, ἦλθες μετὰ τῶν Μαθητῶν σου ἐν τῷ ὄρει τῶν Ἐλαιῶν, ἔχων τὴν τεκοῦσάν σε τὸν ποιητὴν καὶ πάντων δημιουργόν· τὴν γὰρ ἐν τῷ Πάθει σου μητρικῶς πάντων ὑπεραλγήσασαν ἔδει καὶ τῇ δόξη τῆς σαρκός σου ὑπερβαλλούσης ἀπολαῦσαι χαρᾶς, ἧς καὶ ἡμεῖς μετασχόντες, τῇ εἰς οὐρανοὺς ἀνόδῳ σου Δέσποτα, τὸ μέγα σου ἔλεος τὸ εἰς ἡμᾶς γεγονὸς δοξάζομεν.
Εἰς τὸν Σ τ ί χ ο ν Στιχηρὰ Ἰδιόμελα Ἦχος β'
Ἐτέχθης ὡς αὐτὸς ἠθέλησας, ἐφάνης, ὡς αὐτὸς ἠβουλήθης, ἔπαθες σαρκί, ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἐκ νεκρῶν ἀνέστης, πατήσας τὸν θάνατον, ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, ὁ τὰ σύμπαντα πληρῶν, καὶ ἀπέστειλας ἡμῖν Πνεῦμα θεῖον, τοῦ ἀνυμνεῖν καὶ δοξάζειν σου τὴν Θεότητα.
Στίχ. Πάντα τὰ ἔθνη κροτήσατε χεῖρας, ἀλαλάξατε τῷ Θεῷ ἐν φωνῇ ἀγαλλιάσεως
Ἀναλαμβανομένου σου Χριστέ, ἐκ τοῦ ὄρους τῶν Ἐλαιῶν, αἱ δυνάμεις ὁρῶσαι ἑτέρα τῇ ἑτέρᾳ ἐβόων· Τίς ἐστιν οὗτος; καὶ φησὶ πρὸς αὐτάς· Οὗτός ἐστιν ὁ κραταιός καὶ δυνάστης, οὗτός ἐστιν ὁ δυνατὸς ἐν πολέμῳ, οὗτός ἐστιν ἀληθῶς ὁ Βασιλεὺς τῆς δόξης. Καὶ ἵνα τί αὐτοῦ ἐρυθρὰ τὰ ἱμάτια; Ἐκ Βοσὸρ ἥκει, ὅπερ ἐστί, τῆς σαρκός. Αὐτὸς δὲ ὡς Θεὸς ἐν δεξιᾷ καθίσας τῆς μεγαλωσύνης, ἀπέστειλας ἡμῖν τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον ἵνα ὁδηγήσῃ, καὶ σώσῃ τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Στίχ. Ἀνέβη ὁ Θεὸς ἐν ἀλαλαγμῷ, Κύριος ἐν φωνῇ σάλπιγγος.

Ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, ἐκ τοῦ ὄρους τῶν Ἐλαιῶν Χριστὲ ὁ Θεὸς ἐνώπιον τῶν σῶν Μαθητῶν, καὶ ἐκάθισας ἐν δεξιᾷ τοῦ Πατρὸς ὁ τὰ σύμπαντα πληρῶν τῇ Θεότητι, καὶ ἀπέστειλας αὐτοῖς Πνεῦμα τὸ ἅγιον, τὸ φωτίζον, καὶ στηρίζον, καὶ ἁγιάζον τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Δόξα... Καὶ νῦν... Ἦχος πλ. β'
Ἀνέβη ὁ Θεὸς ἐν ἀλαλαγμῷ, Κύριος ἐν φωνῇ σάλπιγγος, τοῦ ἀνυψῶσαι τὴν πεσοῦσαν εἰκόνα τοῦ Ἀδάμ, καὶ ἀποστεῖλαι Πνεῦμα Παράκλητον, τοῦ ἁγιάσαι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.



Ἀπολυτίκιον Ἦχος δ'


Ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, χαροποιήσας τοὺς Μαθητάς, τῇ ἐπαγγελίᾳ τοῦ ἁγίου Πνεύματος· βεβαιωθέντων αὐτῶν διὰ τῆς εὐλογίας, ὅτι σὺ εἶ ὁ Υἱός τοῦ Θεοῦ, ὁ λυτρωτὴς τοῦ κόσμου. (Ἐκ γ΄)