mercoledì 22 dicembre 2010

Orari delle Celebrazioni Natalizie

 

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Venerdì 24 Dicembre

ore 09.30 Ufficio delle Grandi Ore

ore 17.30 Celebrazione del Vespro del Natale e della Divina Liturgia di San Basilio Il Grande

ore 22.30 Celebrazione del Mattutino del Natale

ore 24.00 Divina Liturgia di Natale

Sabato 25 Dicembre

Natività secondo la Carne del Grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo.

ore 07.30 Divina Liturgia

ore 10.30 Divina Liturgia

ore 18.00 Celebrazione del Vespro

La Cattedrale Augura a tutti i Fedeli

Buon Natale

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Messaggio di Sua Santità Bartolomeo I per la Natività secondo la Carne del Grande Dio e Salvatore Nostro Gesù Cristo.

 

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+ BARTOLOMEO
PER GRAZIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI - NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, PACE E MISERICORDIA DA CRISTO SALVATORE
NATO A BETLEMME


Amati Fratelli Concelebranti e Figli benedetti nel Signore,
Nel mezzo della oscura atmosfera che ultimamente prevale nel mondo, di una variegata latente crisi economica, sociale, morale, e specialmente spirituale, la quale provoca negli uomini molta frustrazione, molta amarezza, molto sconcerto, molta preoccupazione, molta angoscia, molta delusione e molta paura per il domani, dolce di sente la voce della Chiesa: “Venite, fedeli, eleviamoci divinamente, per contemplare la divina discesa dall’alto a Betlemme, verso di noi visibilmente.” (Idiomelo della Sesta Ora di Natale).
Incrollabile fede dei cristiani è che Dio non osserva dall’alto e con indifferenza il cammino dell’uomo creato personalmente da Lui, a sua immagine e somiglianza. Per questo anche la Incarnazione del suo Unigenito Figlio e Logos fu fin dal principio una “Sua Benevolenza”, la sua volontà originale, il suo “volere pre-eterno”. Di assumere lui stesso, come estremo atto d’amore, la natura umana che aveva creato e renderla “partecipante della natura divina” (2Pt. 1,4). E questo prima della caduta di Adamo ed Eva e anche prima della loro creazione.
Dopo la caduta di Adamo ed Eva, il “volere pre-eterno” della Incarnazione, ha compreso la Croce, la Passione Immacolata, la Morte vivificante, la Discesa all’Ade, la Resurrezione dopo tre giorni, affinché il peccato che si insinua , che avvelena ogni cosa e la morte, passeggera clandestina della vita, abbiano fine e siano definitivamente bandite e perché l’uomo gioisca interamente della Paterna eredità dell’ eternità.
Ma la divina condiscendenza del Natale non si limita solamente alle cose relative alla eternità. Include anche il nostro cammino terreno. Cristo è venuto nel mondo per annunciare il Regno dei Cieli e per introdurci in esso, ma è venuto anche per salvare e guarire il male della umanità.
Più volte ha saziato miracolosamente la moltitudine di coloro che hanno ascoltato la Sua Parola, ha sanato i lebbrosi, ha risollevato gli storpi, ha donato la luce ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti; ha liberato gli indemoniati dagli spiriti immondi, ha resuscitato i morti. Ha sostenuto il diritto degli oppressi e dei dimenticati. Ha stigmatizzato la ricchezza illecita, la mancanza di carità verso i poveri, ipocrisia e l”hybris” – l’eccesso nelle relazioni umane; ha dato se stesso come esempio di volontario sacrificio e svuotamento a favore degli altri. Quindi durante questo Natale bisogna fare particolare attenzione a questa dimensione del messaggio della divina incarnazione.
Molti nostri simili e correligionari provano una terribile tentazione dalla crisi latente. Sono senza numero gli eserciti dei senza lavoro, i nuovi poveri, dei senza tetto, di giovani con “sogni infranti”. Ma Betlemme si interpreta come “Casa del Pane”. Siamo debitori dunque, fedeli, verso tutti i fratelli nella prova, non solo del “Pane Sovra-essenziale”, cioè del Cristo, che si trova, avvolto in fasce, nella umile mangiatoia di Betlemme, ma anche del quotidiano pane materiale della sopravvivenza e di tutto “il necessario per il corpo” (Gc. 2,16).
E’ l’ora della attuazione pratica del Vangelo, con elevato senso di responsabilità. L’ora nella quale si sente più intensamente ed in modo più pressante l’esortazione apostolica; “Mostrami la tua fede attraverso le tue opere” (Gc, 2, 18). Il momento, cioè la occasione di “elevarci con ispirazione divina”, all’altezza della virtù regale dell’Amore, che ci rende prossimi a Dio.
Annunciando queste cose dalla santa e martire cattedra della Chiesa dei Poveri di Cristo, ai figli del Patriarcato Ecumenico, ovunque nel mondo, invochiamo su tutto la divina condiscendenza, la infinita misericordia, la pace e la grazia dell’Unigenito Figlio e Logos di Dio, incarnato per noi per opera dello Spirito Santo e da Maria Vergine, al Quale siano la gloria, la potenza, l’onore e la adorazione, insieme al Padre e allo Spirito, nei secoli dei secoli. Amen.


Dato al Fanar, Natale 2010


+ Bartolomeo di Costantinopoli
Fervente intercessore presso Dio per voi tutti

lunedì 15 novembre 2010

IN MEMORIAM di Papas Gjergji Guzzetta

 

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Questa notte si è addormentato nel Signore Papas Gjergji  A. Guzzetta.

I solenni funerali saranno celebrati presso la Cattedrale di San Demetrio domani 16 Novembre 2010 alle ore 11.00.

Eterna la tua memoria Fratello nostro indimenticabile e degno della Beatitudine!

 

 

giovedì 11 novembre 2010

13 NOVEMBRE

 

 

MEMORIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI

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Educato dalla madre, S. Antusa, Giovanni (nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante collaboratore nel governo della chiesa antiochena. La specializzazione pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, più che soffermarsi sulla esposizione ragionata del messaggio cristiano.
Nel 398 Giovanni di Antiochia - il soprannome di Crisostomo, cioè, Bocca d'oro, gli venne dato tre secoli dopo dai bizantini - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero d'Oriente Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che suscita ammirazione e perplessità: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni mancava di diplomazia per cautelarsi contro gli intrighi della corte bizantina. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più lontano, sulle rive del Mar Nero.
Durante quest'ultimo trasferimento, il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante. Dei numerosi scritti del santo ricordiamo il volumetto “Sul sacerdozio”, un classico della spiritualità sacerdotale. (tratto da www.santi e beati.it)

Famoso soprattutto per la Sua Divina Liturgia ad uso di tutte le chiese di tradizione costantinopolitana.

Ἀπολυτίκιον Ἦχος πλ. δ'

Ἡ τοῦ στόματός σου καθάπερ πυρσὸς ἐκλάμψασα χάρις, τὴν οἰκουμένην ἐφώτισεν, ἀφιλαργυρίας τῷ κόσμῳ θησαυροὺς ἐναπέθετο, τὸ ὕψος ἡμῖν τῆς ταπεινοφροσύνης ὑπέδειξεν· Ἀλλὰ σοῖς λόγοις παιδεύων, Πάτερ Ἰωάννη Χρυσόστομε, πρέσβευε τῷ Λόγῳ Χριστῷ τῷ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμων.

La grazia della tua bocca, che come torcia rifulse, ha illuminato tutta la terra, ha deposto nel mondo tesori di generosità, e ci ha mostrato la sublimità dell’umiltà. Mentre dunque ammaestri con le tue parole, o Padre Giovanni Crisostomo, intercedi presso il Verbo, Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.

apolitikion del Crisostomo: canta Archim. Nikodhimos Kabarnos (Atene)

 

sabato 6 novembre 2010

8 Novembre 2010

 

SINASSI DEI CONDOTTIERI SUPREMI MICHELE E GABRIELE E DELLE ALTRE POTENZE INCORPOREE.

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Ἀπολυτίκιον

Τῶν οὐρανίων στρατιῶν Ἀρχιστράτηγοι, δυσωποῦμεν ὑμᾶς ἡμεῖς οἱ ἀνάξιοι, ἵνα ταῖς ὑμῶν δεήσεσι, τειχίσητε ἡμᾶς, σκέπῃ τῶν πτερύγων, τῆς ἀΰλου ὑμῶν δόξης, φρουροῦντες ἡμᾶς προσπίπτοντας, ἐκτενῶς καὶ βοῶντας· Ἐκ τῶν κινδύνων λυτρώσασθε ἡμᾶς, ὡς Ταξιάρχαι τῶν ἄνω Δυνάμεων.

Apolitikion

Ton uranìon stratiòn Archistràtighi, dhisopùmen imàs imìs i anàxii, ina tes imòn dheìsesi tichìsite imàs skèpi ton pterìgon tis ailù imòn dòxis, frurùndes simàs prospìptondas ektenòs kiè voòndas: ek ton kindhìnon litròsasthe imàs os Taxiàrche ton àno dhinàmeon.

Capi supremi dei celesti eserciti, noi indegni vi supplichiamo: con le vostre preghiere siate per noi baluardo; custodite al riparo delle ali della vostra gloria immateriale noi che ci prostriamo e con insistenza gridiamo: Liberateci dai pericoli, voi che siete principi delle superne schiere.

Video con il Tropario dei Santi Angeli, canta l’archimandrita Kabarnos (Atene)

 

Domenica 7 Novembre 2010

Domenica XXIV (VII di Luca); Santi 33 Martiri di Melitine. San Lazzaro il Taumaturgo. Tono VII

Antifone: giornaliere

TROPARI:

Della Domenica: Katèlisas to Stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales, ke ti sis Apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parèchon to kòsmo to mèga èleos.

Con la tua croce hai distrutto la morte, hai aperto al ladrone il paradiso, hai mutato in gioia il lamento delle mirofore, e ai tuoi apostoli hai ordinato di annunciare che sei risorto o Cristo Dio, per elargire al mondo la grande misericordia.

Del Santo della Chiesa: San Demetrio

Kontakion del 21 Novembre: O katharòtatos naòs tu Sotìros, i politìmitos pastàs ke Parthènos, to ieròn thisàvrisma tis dhòxis tu Thèu, sìmeron isàghete en to ìko Kirìu, tin chàrin sinisàgusa tin en Pnèvmati thìo: in animnùsin àngheli Theù; àfti ipàrchi skinì epurànios.

Il purissimo tempio del Salvatore, il talamo preziosissimo e verginale, il tesoro sacro della gloria di Dio, è oggi introdotto nella casa del Signore, portandovi insieme la grazia del Divino Spirito; e gli angeli di Dio a Lei inneggiano: Costei è celeste dimora.

APOSTOLO: Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (2,14-22)

Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

VANGELO: Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8, 41-56)

In quel tempo venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua, perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno. Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata, và in pace!».

Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». Ma Gesù che aveva udito rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla. utti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete, perché non è morta, ma dorme». Essi lo deridevano, sapendo che era morta, ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!». Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.  genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

MEGALINARION: Axion estin

KINONIKON: Enite ton Kirion

 

sabato 30 ottobre 2010

Domenica 31 Ottobre 2010

Avviso: La Divina Liturgia verrà celebrata soltanto alle ore 07.30. Quella delle ore 10.30 sarà celebrata alla Chiesa della Madonna del Rosario e la sera nella stessa Chiesa ci sarà la chiusura del Mese di Ottobre.

DOMENICA XXIII (V di Luca) Santi Stachi ,Apelle, Amplia, Urbano, Aristobulo e Narciso, Apostoli. Sant’Epimaco Martire. TONO VI

Antifone: quotidiane.

TROPARI:

Della Domenica: Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròtisan; ke ìstato Marìa en to tàfo zitùsa to àchrandòn su sòma. Eskìlefsas ton Adhin mi pirasthìs ip’aftù, ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Le potenze angeliche si appressarono al tuo seplocro, e i custodi divennero morti, mentre Maria stava presso la tomba, cercando il tuo corpo immacolato. Tu hai depredato l’ade, senza esserne toccato; Tu sei andato incontro alla Vergine, donando la vita. O risorto dai morti, Signore, gloria a Te !

Del Santo della Chiesa: di San Demetrio

Kontakion del 21 Novembre: O katharòtatos naòs tu Sotìros, i politìmitos pastàs ke Parthènos, to ieròn thisàvrisma tis dhòxis tu Thèu, sìmeron isàghete en to ìko Kirìu, tin chàrin sinisàgusa tin en Pnèvmati thìo: in animnùsin àngheli Theù; àfti ipàrchi skinì epurànios.

Il purissimo tempio del Salvatore, il talamo preziosissimo e verginale, il tesoro sacro della gloria di Dio, è oggi introdotto nella casa del Signore, portandovi insieme la grazia del Divino Spirito; e gli angeli di Dio a Lei inneggiano: Costei è celeste dimora.

APOSTOLO: Dalla Lettera di San Paolo agli Efesini ( Ef 2, 4-10)

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

VANGELO: dal Vangelo secondo San Luca ( Lc 16, 19-31)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi”.

Megalinarion: Axion Estin

Kinonikon: Enite ton Kirion ek ton uranòn, enìte afton en tis ipsistis. Alliluia. Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Alliluia.

Veglia di Preghiera

 

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La nostra Cattedrale, segno concreto dell’Unità della nostra Chiesa Diocesana ha organizzato insieme a tutti i Gruppi Ecclesiali presenti nel territorio di Piana una Veglia di preghiera per la serata di Domenica 31 Ottobre. Questa veglia vuole essere una risposta cristiana alla festa pagana di Halloween che si vuole imporre sulle nostre tradizioni di fede.

Tutti son invitati a partecipare a questo incontro di fede.

Ci ritroveremo Domenica 31 Ottobre alle ore 22.00 alla Cattedrale di San Demetrio.

La Cattedrale ed i Gruppi Ecclesiali di Piana

Orari delle Celebrazioni al Cimitero

 

 

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Lunedì 1 Novembre 2010

ore 15.00 Celebrazione del Vespro

Martedì 2 Novembre 2010

ore 07.30 Divina Liturgia

ore 09.30 Santa Messa in Rito Romano

ore 11.00 Divina Liturgia

venerdì 22 ottobre 2010

Tropario di San Demetrio il Mirovlita

 

Απολυτίκιοv Ήχος γ’

Μέγαν εύρατο εv τοίς κιvδύvοις, σέ υπέρμαχοv η οικουμένη, Αθλοφόρε τά έθνη τροπούμενον. Ως ούν Λυαίου καθείλες τήν έπαρσιν, εν τώ σταδίω θαρρύvας τόν Νέστορα, ούτως Άγιε, Μεγαλομάρτυς Δημήτριε, Χριστόν τόν Θεόν ικέτευε, δωρήσασθαι ημίν τό μέγα έλεος.

Apolytíkion del santo. Tono 3.

Il mondo ha trovato in te nei pericoli,* o vittorioso,* un grande difensore che mette in rotta le genti. * Come dun que hai abbattuto la boria di Lieo, * inco­raggiando Ne store nello stadio, * cosí, o santo Megalomartire Demetrio, * supplica Cristo * perché ci doni la grande misericordia˚.

Triduo in preparazione alla festa di San Demetrio Megalomartire.

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ORARI DELLE CELEBRAZIONI

Sabato 23 Ottobre 2010

ore 18.30 Vespro della Domenica con momento spirituale

Domenica 24 Ottobre 2010

ore 07.30 e 10.30: Divina Liturgia Domenicale

ore 18.30 Ufficio della Paraklisis a San Demetrio

 

Lunedì 25 Ottobre 2010

ore 08.30 Divina Liturgia

ore 18.30 Solenne Ufficio del Vespro della Solennità di San Demetrio Megalomartire con Artoklasia

IL TRIDUO IN ONORE DI SAN DEMETRIO SARA’ PREDICATO DAL REV.SSMO PADRE MICHELE GIUFFRIDA, CAPPELLANO DELL’OSPEDALE CERVELLO DI PALERMO.

lunedì 15 febbraio 2010

Archimandrita Marco V. Sirchia. Riflessioni sulla Quaresima.

 

Riproponiamo ai nostri lettori una Riflessione sulla Quaresima dell’Archimandita Marco V. Sirchia.

 

La Quaresima è il tempo forte per eccellenza della conversione e del ritorno a Dio. Nella liturgia emergono continui richiami al senso cristiano del peccato, all'umile preghiera con cui se ne domanda perdono, alla carità operosa (digiuno ed elemosina ) con cui si esprime la volontà di conversione.
Valorizzare questo tempo significa prendere coscienza della continua chiamata a riscoprire insieme sia la memoria del proprio battesimo, sia la memoria del mistero della pasqua di Cristo e della nostra pasqua uniti a lui.In questo tempo di grazia l'attenzione è rivolta a Cristo e all'uomo e al mistero del Cristo che illumina la sorte dell'uomo.La fede e la riflessione teologica della Chiesa colgono nell'incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio la chiave per interpretare tutta la storia e il vissuto dell'umanità.Basti pensare alla domenica scorsa in cui la Chiesa ci ha condotti nel deserto con Cristo.Abbiamo visto il Cristo tentato in quelle che sono le tre tentazioni tipiche dell'umanità: il sesso, i soldi e il successo.Dice Agostino che in Cristo tentato è stato tentato l'uomo e in Cristo vincitore della tentazione, l'uomo ha vinto il demonio.Una volta e per sempre Cristo ha salvato il mondo portando il creato alla completa liberazione, e l'uomo di fede può ora guardare il prima di Cristo in vista di lui e il tempo successivo alla sua morte e risurrezione come lo spazio per comprendere e approfondire la straordinaria ricchezza della Pasqua verso cui camminare e in cui sperare.La quaresima allora è il momento della introspezione, dell'esame di coscienza approfondito, per conoscere la nostra miseria e la misericordia di Dio, il nostro peccato e la sua grazia, la nostra povertà e la sua ricchezza, la nostra debolezza e la sua forza, la nostra stoltezza e la sua sapienza, la nostra tenebra e la sua luce, il nostro inferno e il suo regno.La quaresima è il tempo di analizzare alcuni principi spirituali forti come spranghe di ferro a cui i religiosi devono appigliarsi per rimanere ben radicati nel terreno buono dove devono fruttificare, ma anche che devono prendere in mano come randelli per colpire alle radici il male antico e ontico sempre pronto a rendere inutile e inefficace l'azione della grazia di Dio

.In questa meditazione parleremo di tre capisaldi della vita spirituale:

a) Conoscere la propria miseria per conoscere meglio Dio

b) Pregare

c) Digiunare

Ci aiuteranno come sempre i Padri del deserto con i loro meravigliosi detti.

a) Conoscere la propria miseria per conoscere meglio Dio.Tre amici dopo aver abbracciata la vita monastica, si erano interrogati sull'opportunità di continuarne l'esperienza. Due decisero di interromperla per occuparsi il primo di riconciliare le persone che non andavano d'accordo, l'altro di visitare i malati, il terzo invece aveva deciso di rimanere nel deserto.Dopo un pò di tempo, i primi due delusi dalla vita attiva ritornarono dall'eremita e gli riferirono i disinganni e le delusioni provate. L'eremita, dopo essere rimasto un poco in silenzio prese una bacinella e vi gettò dell'acqua, quindi invitò i due a specchiarsi dentro. In un primo momento, essendo l'acqua agitata, i due non poterono specchiarsi, ma appena l'acqua fu immobile, poterono scorgere chiaramente i tratti del loro volto.L'eremita commentò questa azione simbolica con queste parole:"Chi è immerso e impelagato nell'agitazione del mondo, non può vedere i propri peccati, se invece rimane nella solitudine, può vedere se stesso e passare dalla conoscenza di sé alla conoscenza di Dio".Può sembrare che l'eremita voglia far disertare gli altri due dalla vita di servizio, ma non è così. L'eremita sapeva bene che il primo obbediva alla parola del Signore: "Beato che semina la pace" (Mt 5,9), e il secondo alla parola: "Sono stato malato e mi avete visitato" (Mt 25, 36). Ma queste occupazioni evangeliche mancavano di un dato che solo le poteva rendere evangeliche: l'unione con Dio, ciò che Cristo aveva definito come la parte migliore che solo Maria aveva scelto. In altre parole queste occupazioni si erano rivelate dispersive perché i due eremiti avevano dimenticato la propria fragilità e la propria miseria.Mi ricordo la parola di un padre spirituale che un giorno disse: "Come è possibile curare gli ammalati senza che prima non ci siamo fatti curare dal nostro medico, senza cioè essere stati immunizzati, non dal dolore altrui, ma dall'essere sopraffatti dal dolore altrui?".In questo campo ateismo, orgoglio e presunzione vanno di pari passo. Ecco la necessità in quaresima di rientrare dentro noi stessi per scoprire che Dio può essere visto nella misura in cui l'uomo prende coscienza dei suoi limiti. Ecco la necessità dell'appartarci, non tanto per sfuggire ai nostri doveri, ma per compierli meglio, grazie al silenzio, al raccoglimento, alla salmodia, alla preghiera e alla lectio divina.

b ) Pregare Per i Padri era essenziale che la preghiera fosse autentica: volevano cioè che ci fosse una perfetta corrispondenza tra disposizioni intime e atti esterni con le affermazioni e gli atteggiamenti della preghiera.Abba Ireneo diceva: "Molti uomini, pregando, non pregano", perché il loro cuore e la loro vita non sono in armonia con la preghiera. Questo era uno dei più grandi dolori dei Padri, diceva l'Abba Silvano: "Guai all'uomo che porta un nome più grande delle sue opere", che ha il nome di monaco, di religioso, di uomo di Dio, senza averne la vita.La preghiera in altre parole deve sgorgare dal cuore prima di uscire dalle labbra, esige anima e corpo votati a Dio e non al mondo, impone opere conformi alla volontà di Dio; alcune volte non comporta nessun movimento delle labbra, ma esigerà sempre purezza e fervore di cuore.Essere autenticamente religiosi implica armonia tra vita e preghiera. L'opera del religioso è essere fuoco, un fuoco tale che dove penetra, consuma.Ad un fratello che si lamentava perché era oppresso da molte passioni, l'Abba Poemen disse: "Le passioni, figlio mio, non sono che triboli e spine, mettici il fuoco ardente della preghiera e dell'amore di Dio e le brucerai completamente".E abba Evagrio diceva a coloro che si scoraggiavano nella preghiera perché non riuscivano a pregare come volevano: "Se non hai ricevuto ancora il carisma della preghiera o della salmodia ostinati e lo riceverai".Un altro monaco, molto zelante nella preghiera, si era addormentato. Il diavolo, seduto accanto al suo letto, diceva che si guardava bene dallo svegliarlo perché quel monaco, una volta desto, si sarebbe messo subito a lodare Dio e l'avrebbe cacciato. Satana teme la preghiera dei monaci e quella dei cristiani ferventi, sa che può annullare la sua azione.Senza paura di sbagliare possiamo applicare ai religiosi quello che i Padri del deserto dicevano dei monaci: "La preghiera è lo specchio del monaco", del suo intimo, della sua vita, del suo lavoro. Se il monaco non prega Dio, vuol dire che non si preoccupa di lui. Se lavora ma non prega, il suo lavoro ha già perso, o perderà presto l'impronta adoratrice necessaria perché sia un lavoro di Chiesa, spiritualmente costruttivo.

c) Digiunare Il digiuno, che può essere praticato in forme antiche o nuove, è segno di conversione, di pentimento e di mortificazione personale e, al tempo stesso, di unione con Cristo crocifisso e di solidarietà con gli affamati e i sofferenti.Prima di intraprendere la sua missione nel mondo, il Signore stesso ha digiunato per quaranta giorni ed ha insegnato l'esercizio del digiuno. Per il Nuovo Testamento il digiuno è un mezzo di astinenza, di pentimento, di elevazione spirituale.Già ai tempi degli Apostoli, la Chiesa ne ha proclamato l'importanza, senza però proporre una legge fissa, in quanto questa pratica spirituale è direttamente proporzionata alla capacità del penitente di sopportarla. "Assicurati che nessuno ti distolga da questa via tracciata dalla dottrina... se puoi sopportare tutto il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fai ciò di cui sei capace. Per quanto riguarda il digiuno osservalo secondo la tua forza" (Didachè 6,1-3).

L'autentico digiuno è legato intimamente alla preghiera e al pentimento sincero. "Il digiuno, così come indica il termine, significa astenersi dal cibo; ma il cibo non ci ha mai resi né più giusti, né più ingiusti " diceva Clemente alessandrino, sottolineando così che il vero valore del digiuno è essere capaci di non diventare schiavi delle passioni e del mondo. Il digiuno dal cibo è un consiglio ascetico, e l'ascesi è una proposta non una legge, ma digiunare dal peccato, questo sì che è legge che bisogna mettere in pratica.Voglio concludere questa meditazione con le parole di S. Clemente di Roma, che abbiamo ascoltato nell'Ufficio delle letture il mercoledì delle ceneri:"Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta umiltà nell'obbedienza alle sante parole...

Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili" a lui la lode e la gloria col Figlio suo e lo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.

Orari per la Santa e Grande Quaresima 2010

 

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Orari delle Ufficiature della Grande e

Santa Quaresima 2010.

Mercoledi e Venerdì: ore 18.00 Divina Liturgia dei Doni Presantificati (PROJASMENA).

Lunedì e Giovedì: ore 21.00 APODHIPNON

Ogni mattina alle ore 08.30 ci sarà l’ufficio del Mattutino. La Divina Liturgia sarà celebrata il Sabato e la Domenica negli orari consueti.

sabato 13 febbraio 2010

Discorso catechetico per l’inizio della Santa Quaresima del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli S.S. Bartolomeo I.

 

Prot. n. 139
+  B A R T O L O M E O    I°
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA, SIA GRAZIA E PACE
DAL NOSTRO SIGNORE E SALVATORE GESU’ CRISTO
E DA NOI PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO


Fratelli e Figli amati nel Signore,
da domani entriamo nello stadio della Santa e Grande Quaresima. Nel Vespero quaresimale del Perdono che si canterà più tardi, ascolteremo il sacro innografo che ci esorta: “Gioiosamente cominciamo il tempo del digiuno, sottoponendoci alle lotte spirituali”, preparàti ad accogliere la Passione Immacolata e la Santa Resurrezione del nostro Signore Dio e Uomo.
Cercate dunque, da principio una disposizione gioiosa per impegnarvi con successo nelle lotte spirituali del periodo di compunzione delle purificazioni e dell’elevazione.
Il digiuno, la continenza, la moderazione, la limitazione dei desideri, la preghiera intensa, la confessione e gli altri elementi che caratterizzano il periodo della Grande Quaresima,  in nessun caso devono essere interpretati come doveri gravosi, pesi insopportabili o come lavori forzati che portano scoraggiamento e malinconia. I medici, quando raccomandano dieta o ginnastica o altri esercizi necessari per la salute psico-somatica ed il vigore, la prima cosa che cercano, come indispensabile presupposto di successo, sono la piacevole disposizione psichica dell’interessato, il sorriso ed il pensiero positivo e di speranza. Allo stesso modo queste cose valgono anche per il santo Stadio del periodo di digiuno, che si apre davanti a noi.
Bisogna che vediamo la Grande Quaresima come un prezioso dono divino! Come dei grandi momenti della grazia di Dio che vuole che ci allontaniamo dalle cose poco solide, dal poco zelo e dall’odore di morte, e che ci eleviamo più in alto, verso la completa sfera dello spirito, di salute e di vita! Come la grande occasione che ci è data per disintossicare l’anima da ogni passione e per liberare il corpo da ciò che è superfluo, dannoso, mortale! Di conseguenza, come una nostra molto grande contentezza e gioia. Vera festa e letizia!
Ma il digiuno, carissimi, che la Chiesa chiede ai suoi figli, la continenza, la moderazione, la limitazione dei desideri e dei piaceri e delle affini spese superflue, rappresentano letteralmente una ricetta salvifica specialmente quest’anno in cui è esplosa la grande crisi economica mondiale, la quale cova un pericolo immediato di fallimento, non solo dei “padroni” e delle imprese, ma di paesi interi, in tutto il mondo, con un conseguente disastroso risultato, l’aumento verticale della disoccupazione, il crearsi di interi eserciti di nuovi poveri, la disperazione, l’esplosione di insurrezioni civili, l’aumento della criminalità e altre conseguenze negative.
La Grande Quaresima ci insegna a camminare quotidianamente con un poco di meno, senza la sfrenatezza della esagerazione, dello spreco e della ostentazione! Respingiamo la cupidigia. Ignoriamo le sfide della pubblicità, la quale presenta continuamente  nuove false necessità e limitiamoci alle cose assolutamente indispensabili e necessarie, con voluta dignitosa moderazione. Non siamo un branco di consumatori di uomini insaziabili, sconsiderati e senza cuore, ma una comunione di persone sensibili, che danno con amore un posto e una mano di aiuto all’altro, al nostro “prossimo”, che ha di meno e che è in difficoltà. Ci insegna ancora la pazienza e la perseveranza nelle piccole e grandi privazioni, ma anche  contemporaneamente la ricerca dell’aiuto e della misericordia di Dio con grande fiducia nella sua affettuosa Provvidenza.
Così  Cristo vuole la Quaresima! Così l’hanno vissuta tutti i Santi. Così hanno combattuto la loro lotta i nostri fedeli padri.  Così la ha conosciuta fin dal passato la nostra Gente. Così la presenta e la proclama  e sempre allo stesso modo,  a Costantinopoli, nella presente  difficile combinazione internazionale, la Chiesa,  Madre molto esperta e incessantemente sobria.
Affermando e proclamando queste cose dal sacro Fanar, nell’amore di Cristo e con sentimenti di responsabilità, auguriamo paternamente l’inizio di un Santo Stadio in ogni benedizione spirituale ed in un bene portatore di frutti.


Santa e Grande Quaresima 2010


+ Il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo
fervente intercessore presso Dio di voi tutti

Domenica 14 Febbraio. Dalla Sera Inizio della Grande e Santa Quaresima.

 

TROPARI

Della Domenica: To fedhròn tis anastàseos kìrighma ek tu anghèlu mathùse e tu Kirìu mathìtrie, ke tin progonikìn apòfasin aporrìpsase tis Apostòlis kafchòmene èlegon: Eskìlefte o thànatos, ignèrthi Christòs o Thèos, dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

 

San Demetrio: Mègan èvrato en tis kindhìnis, sè ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimìtrie, Christòn ton Theòn ikèteve, dhorìsasthe imìn to mèga èleos.

 

Kontàkion: Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa ton dhinòn evcharistìria anagràfo si i Pòlis su, Theotòke. All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon elefthèroson, ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfevte.

 

EPISTOLA (Rom. 13,11-14,4)

Fratelli, la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l’altro invece, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.


VANGELO (Mt. 6,14-21)

Disse il Signore: “Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il vostro tesoro, sarà anche il vostro cuore”.

sabato 6 febbraio 2010

Domenica 7 Febbraio. Domenica di Carnevale

 

 

TROPARI

Della Domenica: Effrenèstho ta urània, agalìastho ta epìghia, òte epiìse kràtos en vrachìoni aftù o Kìrios; epàtise to thanàto ton thànaton, protòtokos ton nekròn eghèneto; ek kilìas Adhu errìsato imàs ke parèsche to kòsmo to mèga èleos.

San Demetrio: Mègan èvrato en tis kindhìnis, sè ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimìtrie, Christòn ton Theòn ikèteve, dhorìsasthe imìn to mèga èleos.


Kontàkion: Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa ton dhinòn evcharistìria anagràfo si i Pòlis su, Theotòke. All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon elefthèroson, ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfevte.

EPISTOLA (1Cor. 8,8-9,2)

Fratelli, non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio; né, se non ne mangiamo, veniamo a mancare di qualche cosa, né mangiandone ne abbiamo un vantaggio. Badate però che questa vostra libertà, non divenga occasione di caduta per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? Ed ecco, per la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello. Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? Anche se per altri non sono apostolo, per voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore.

VANGELO (Mt. 25,31-46)

Disse il Signore: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli della sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

sabato 30 gennaio 2010

Domenica 31 Gennaio 2010: Domenica del Padre Misericordioso o del Figlio Prodigo.

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TROPARI

Della Domenica: Ote katìlthes pros ton thànaton, i zoì athànatos, tòte ton àdhin enèkrosas ti astrapì tis Theòtitos; òte dhe ke tus tethneòtas ek ton katachtonìon anèstisas, pàse e dhinàmis ton epuranìon ekràvgazon: Zoodhòta Christè, o Theòs imòn, dhòxa si.

San Demetrio: Mègan èvrato en tis kindhìnis, sè ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimìtrie, Christòn ton Theòn ikèteve, dhorìsasthe imìn to mèga èleos.

Kontàkion: O Mìtran Parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson tus pistùs us igàpisas, o mònos filànthropos.

EPISTOLA (1Cor. 6,12-20)
Fratelli, “Tutto mi è lecito!”. Ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!”. Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la prostituzione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio della Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

 

VANGELO (Lc. 15,11-32)
Disse il Signore questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliele dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

CORSO PREMATRIMONIALE 2010

 

 AVVISO.

Il Corso Prematrimoniale 2010 inizierà Giovedì 4 Febbraio 2010. La sede del Corso sarà la Canonica della Cattedrale di San Demetrio Megalomartire. Gli incontri saranno fatti Ogni Giovedì alle ore 21.00.

Si invitano i fedeli che intedessero partecipare al Corso a prendere contatto con il Proprio Parroco o con i Sacerdoti della Cattedrale.

Nota: La frequenza al Corso per coloro che intendono sposarsi, a norma della CEI è obbligatoria.

venerdì 22 gennaio 2010

Domenica 24 Gennaio 2010: Domenica del Fariseo e del Pubblicano.

 

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TROPARI

Della Domenica: Tu lìthu sfraghisthèndos ipò tòn Iudhèon ke stratiotòn filassònton tòn achrandòn su sòma, anèstis triìmeros, Sotìr, dhorùmenos to kosmo tin zoìn; dhià tùto e dhinàmis tòn uranòn evòon si, Zoodhòta: Dhòxa ti anastàsi su, Christè; dhòxa ti vasilìa su; dhòxa tì ikonomìa su, mòne filànthrope.


Di San Demetrio: Mègan èvrato en tis kindhìnis, sè ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimìtrie, Christòn ton Theòn ikèteve, dhorìsasthe imìn to mèga èleos.

Kontàkion: O Mìtran Parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson tus pistùs us igàpisas, o mònos filànthropos.

EPISTOLA (2Tim. 3,10-15)

Diletto figlio Timoteo, tu mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell’amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiòchia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.


VANGELO (Lc. 18,10-14)

Disse il Signore questa parabola: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così fra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e nep¬pure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

domenica 3 gennaio 2010

6 Gennaio: La Santa Teofania di Nostro Signore Gesù Cristo.

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orario delle celebrazioni liturgiche

martedi 5 gennaio

ore 09.30 ufficio delle grandi ore

ore 17.30 vespro solenne,  divina liturgia di san basilio e grande benedizione delle acque

mercoledi 6 gennaio

ore 07.30 divina liturgia

ore 10.30 divina liturgia pontificale a cui segue la grande benedizione delle acque presso la fontana tre cannoli in piazza vittorio emanuele.

ore 17.30 ufficio del vespro

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Ἀπολυτίκιον Ἦχος α΄

Ἐν Ἰορδάνῃ βαπτιζομένου σου Κύριε, ἡ τῆς Τριάδος ἐφανερώθη προσκύνησις· τοῦ γὰρ Γεννήτορος ἡ φωνὴ προσεμαρτύρει σοι, ἀγαπητὸν σε Υἱὸν ὀνομάζουσα· καὶ τὸ Πνεῦμα ἐν εἴδει περιστερᾶς, ἐβεβαίου τοῦ λόγου τὸ ἀσφαλές. Ὁ ἐπιφανεὶς Χριστὲ ὁ Θεός, καὶ τὸν κόσμον φωτίσας δόξα σοι.

 

Apolitikion

 

Al tuo battesimo nel Giordano, si è manifestata l’adorazione della Trinità; la voce del Padre ti rendeva infatti testimonianza, chiamandoti “Figlio diletto”, e lo Spirito in forma di colomba confermava la sicura verità di questa parola: O Cristo Dio che ti sei manifestato ed hai illuminato il mondo, Gloria a Te!