lunedì 30 gennaio 2012

31 GENNAIO
Memoria dei santi taumaturghi e anárgiri Ciro e Giovanni

(sotto Diocleziano, 284-305).
VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia.
Tono 4. Come generoso fra i martiri.
Atleti nobilissimi, * medici inviati da Dio, * illustri Ciro e Giovanni: * come avete annientato l’atea alterigia dei tiranni, * cosí troncate i tirannici sviamenti della mia mente, * sanate le passioni della mia anima * e liberatemi dalla futura condanna, * supplicando il Redentore.
Liberatemi dai marosi che mi assediano, * dalla tempesta di tribolazioni che mi assale * e dai dolori del corpo, * alle­viando, o santi, ogni pena dell’anima * che visibilmente o invisibilmente sopraggiunge: * affinché con fede e amore * io proclami beata * la vostra venerabile coppia * che ha lottato per la Triade.
Ciro e Giovanni, * divenuti come splendidi templi di Dio, * voi rendete il vostro tempio * sorgente di gua­rigioni. * Ad esso io accorro * e voi liberatemi da ogni ma­lat­tia, o santi, * dando pace alla mia povera anima, * sconvolta dall’insolentire del nemico * e schiava del male.
Gloria. Tono pl. 4.
È oggi sorta per noi una coppia di martiri * che curano i dolori della nostra anima, * i taumaturghi Ciro e Gio­vanni: * l’uno, abbracciata la lotta angelica * con la vita solitaria, * in essa si è distinto sino alla fine * e si è unito a Cristo * con il sangue del martirio; * l’altro, dopo essersi distinto nelle leve militari, * è stato aggregato agli eserciti del cielo. * Perciò anche nella loro memoria * dispensano guarigioni * a quelli che con fede la celebrano, * e intercedono per le nostre anime.
Ora e sempre. Theotokíon. I tuoi martiri, Signore.
Sono io, o tutta immacolata, * l’albero sterile della divina parola˚ * perché non porto alcun frutto di salvezza, * e temo la recisione, * per paura di essere gettato nel fuoco inestin­guibile˚. * Ti supplico dunque di liberarmene rendendomi fe­condo, * o pura, * con la tua mediazione presso il Figlio tuo.
Allo stico, stichirá dall’októichos.
Gloria. Tono 2. Di Anatolio.
Vieni, assemblea dei fedeli: * coroniamo oggi con inni Ciro insieme a Giovanni, * i coltivatori della grazia, * coloro che a chi chiede * liberalmente donano: * in molti modi infatti * per tutti si sono mostrati medici gloriosi. * Essi dunque intercedono per le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon. Quando dal legno.
Protezione e soccorso di noi cristiani tu sei, * e valido ri­paro, o Madre del nostro Dio: * senza sosta intercedi dunque ora e sempre * con la tua preghiera insonne, * affinché i tuoi servi * siano salvati da ogni avversità, * perché dopo Dio * abbiamo te, tutti noi cristiani, * come divina protezione e rifugio.
Apolytíkion. Tono pl. 1.
Tu che ci hai dato i prodigi dei tuoi santi martiri * come inespugnabile baluardo, * o Cristo Dio, * per le loro suppliche * dissipa i consigli delle genti˚ * e rafforza la si­gnoria del regno, * perché solo sei buono e amico degli uo­mini.
Τῌ ΛΑ' ΤΟΥ ΑΥΤΟΥ ΜΗΝΟΣ ΙΑΝΟΥΑΡΙΟΥ

Μνήμη τῶν Ἁγίων καὶ Θαυματουργῶν Ἀναργύρων Κύρου καὶ Ἰωάννου.

ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ

Εἰς τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχους ς' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος δ'
Ὡς γενναῖον ἐν Μάρτυσι ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ἀθληταὶ γενναιότατοι, ἰατροὶ θεοπρόβλητοι, Κῦρε Ἰωάννη τε μεγαλώνυμοι, ὡς τῶν τυράννων ὠλέσατε, τὸ θράσος τὸ ἄθεον, τοῦ νοός μου ἐκτροπάς, τυραννούσας με θραύσατε, καὶ ἰάσασθε, τῆς ψυχῆς μου τὰ πάθη, καὶ μελλούσης, ἐκλυτρώσασθέ με δίκης, τὸν Λυτρωτὴν ἱκετεύοντες.

Τοῦ συνέχοντος κλύδωνος, καὶ τῆς ζάλης τῶν θλίψεων, τῆς ἐπερχομένης μοι καὶ τοῦ σώματος, τῶν ὀδυνῶν με λυτρώσασθε, κουφίζοντες Ἅγιοι, πάντα πόνον τῆς ψυχῆς, ὁρατῶς ἀοράτως τε, προσγινόμενον, ὅπως πίστει καὶ πόθῳ μακαρίζω, τὴν ὑμῶν σεπτὴν δυάδα, ὑπὲρ Τριάδος ἀθλήσασαν.

Ὡς ναοὶ χρηματίσαντες, τοῦ Θεοῦ ὡραιότατοι, Κῦρε Ἰωάννη τε τὸν ναὸν ὑμῶν, πηγὴν ἰάσεων δείκνυσθε, ἐν ᾧ με προστρέχοντᾳ, ἀρρωστήματος παντός, ἀπαλλάξατε Ἅγιοι, εἰρηνεύοντες, τὴν ἀθλίαν ψυχήν μου ἐπηρείαις, τοῦ ἐχθροῦ ταραττομένην, καὶ τῇ κακίᾳ δουλεύουσαν.
Δόξα... Ἦχος πλ. δ'
Δυὰς μαρτύρων σήμερον ἀνέτειλεν ἡμῖν, τὰς ψυχικὰς ἀλγηδόνας ἡμῶν θεραπεύουσα, Κῦρος καὶ Ἰωάννης οἱ θαυματουργοί· ὁ μὲν γὰρ ἰσάγγελον ἀσπασάμενος ἅμιλλαν, τῷ μονήρει βίῳ, μέχρι τέλους ἐνδιαπρέψας, αἵματι τοῦ Μαρτυρίου οἰκειοῦται τῷ Χριστῷ, ὁ δέ, στρατιωτικοῖς ἐνδιαπρέψας καταλόγοις, ταῖς οὐρανίαις στρατολογίαις συγκαταριθμεῖται. Διὸ ἰάσεις νέμουσι τοῖς ἐν πίστει τελοῦσι τὴν μνήμην αὐτῶν, πρεσβεύοντες ὑπὲρ τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Οἱ Μάρτυρές σου Κύριε ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ἐγὼ εἰμι Πανάμωμε, δένδρον τὸ ἄκαρπον τοῦ θείου λόγου, καρπὸν σωτήριον μηδόλως φέρον, καὶ δειλιῶ τὴν ἐκκοπήν, μήπως εἰς τὸ πῦρ βληθῶ τὸ ἄσβεστον· ὅθεν δυσωπῶ σε. Τούτου ῥῦσαί με, δείξασα καρποφόρον, Ἄχραντε, τῷ Υἱῷ σου τῇ μεσιτείᾳ σου.
Ἤ Σταυροθεοτοκίον
Οὐ φέρω τέκνον βλέπειν σε, τὸν τὴν ἐγρήγορσιν πᾶσι διδόντα, ξύλῳ ὑπνώσαντα, ὅπως τοῖς πάλαι, ἐν παραβάσεως καρπῷ, ὕπνῳ ὀλεθρίῳ ἀφυπνώσασι, θείαν καὶ σωτήριον ἐγρήγορσιν παράσχῃς, ἡ Παρθένος ἔλεγε θρηνῳδοῦσα, ἣν μεγαλύνομεν.

Εἰς τὸν Στίχον, Στιχηρὰ τῆς Ὀκτωήχου.
Δόξα... Ἦχος β' Ἀνατολίου
Δεῦτε τῶν Πιστῶν ὁ σύλλογος σήμερον, ὕμνοις στέψωμεν, Κῦρον σὺν τῷ Ἰωάννῃ, τοὺς ἀροτῆρας τῆς χάριτος, καὶ δοτῆρας τῶν αἰτούντων ἀφθονωτάτους· ποικιλοτρόπως γὰρ πᾶσιν, ἀνεδείχθησαν ἰατροὶ παμφαεῖς· ὅθεν καὶ πρεσβεύουσιν, ὑπὲρ τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Ὅτε, ἐκ τοῦ ξύλου σε ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Σκέπη, καὶ ἀντίληψις ἡμῶν, τῶν Χριστιανῶν σὺ ὑπάρχεις, καὶ προσφυγὴ κραταιά, Μήτηρ τοῦ Θεοῦ ἡμῶν, ἀλλὰ καὶ νῦν ὡς ἀεί, τῇ ἀγρύπνῳ δεήσει σου, μὴ παύσῃ πρεσβεύειν, σῴζεσθαι τοὺς δούλους σου ἐκ περιστάσεως, πάσης· σὲ γὰρ ἔχομεν σκέπην, θείαν μετὰ τὸν Θεὸν πάντες, οἱ Χριστιανοὶ καὶ καταφύγιον.
Ἤ Σταυροθεοτοκίον
Βότρυν, τὸν παμπέπειρον Ἁγνή, ὃν ἀγεωργήτως ἐν μήτρᾳ ἐκυοφόρησας, ξύλῳ ὡς ἑώρακας, τοῦτον κρεμάμενον, θρηνῳδοῦσα ὠλόλυζες, καὶ ἔκραζες. Τέκνον, γλεῦκος ἐναπόσταξον, δι᾿ οὗ ἡ μέθη ἀρθῇ, πᾶσα τῶν παθῶν εὐεργέτα, δι᾿ ἐμοῦ τῆς σὲ τετοκυίας, σοῦ τὴν εὐσπλαγχνίαν ἐνδεικνύμενος.

Ἀπολυτίκιον
Ἦχος πλ. δ᾿
Τὰ θαύματα τῶν Ἁγίων σου Μαρτύρων, τεῖχος ἀκαταμάχητον ἡμῖν δωρησάμενος, Χριστὲ ὁ Θεός, ταῖς αὐτῶν ἱκεσίαις, βουλὰς Ἐθνῶν διασκέδασον, τῆς Βασιλείας τὰ σκῆπτρα κραταίωσον, ὡς μόνος ἀγαθὸς καὶ φιλάνθρωπος.

Martedì 31 Gennaio 2012

Si fa memoria:
San Ciro e Giovanni, anargiri (†303)
Sinassario
San Ciro era un monaco nativo di Alessandria, mentre Giovanni era un soldato nativo di Edessa, in Mesopotamia. Secondo la tradizione si conobbero perché, a causa della persecuzione di quel tempo, Ciro fuggì verso il Golfo d'Arabia, dove si trovava una piccola comunità di monaci e Giovanni, a cui era giunta fama del monaco, si unì a lui. Visto che Ciro conosceva l'arte medica, per anni i due si dedicarono alla cura dei malati.
Sebbene le fonti sulla loro vita siano assai incerte, è accreditata la versione secondo la quale Ciro e Giovanni subirono il martirio per aver voluto assistere Atanasia e le sue tre figlie, Eudossia, Teodota e Teoctista; queste, infatti, erano state arrestate per la loro fede cristiana e temendo che le giovani figlie, terrorizzate dalle torture a cui sarebbero state sottoposte, rinunciassero a Cristo, si unirono a loro per sostenerle, assoggettandosi essi stessi al martirio. Furono decapitati nell'anno 303 sotto Diocleziano (secondo altre fonti il 313 o il 292). La loro tomba divenne luogo di pellegrinaggio e di miracoli e per questo vennero soprannominati anargiri, cioè guaritori.
(vedi anche la ricorrenza del 28 giugno)

sabato 28 gennaio 2012


Domenica del Fariseo e Pubblicano

(2 Tm 3,14-4,2): 10Tu invece mi hai seguito da vicino nell`insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell`amore del prossimo, nella pazienza, 11nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. 12Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. 13Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. 14Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l`hai appreso 15e che fin dall`infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù


Commento Esortazione alla fedeltà
Paolo dal suo carcere incoraggia Timoteo, suo discepolo, a re stare fedele alla sana dottrina, fondata sulla Scrittura e sulla Tradizione, per poter esercitare efficacemente il sua ufficio di ministro della Parola. a. Paolo, ormai anziano, consumato dal lavoro apostolico e sa pendo che l'ora del martirio si avvicina, dà a Timoteo degli impor tanti consigli riguardanti la dottrina evangelica e la difesa della fede, continuamente minacciata. b. Gli ricorda anche quale dono inestimabile egli abbia ricevuto, venendo iniziato ai misteri della fede proprio dai suoi genitori, fin dalla più tenera infanzia, e poi da lui stesso. c. Il nostro mondo, immerso in una massa di propaganda e di menzogne, ha più che mai bisogno di pastori e di cristiani impe gnati, capaci di dargli con serenità e coraggio la pura dottrina del Vangelo.

Il fariseo e il pubblicano
9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l`altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell`altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

COMMENTO
a. Gesù mette a confronto due tipi di uomini. Il primo, rappre sentato dal fariseo, si vanta dei suoi meriti; il secondo, raffigurato nei tratti del pubblicano, si riconosce peccatore e fa conto solo della misericordia di Dio.


b. La boria del fariseo gli impedisce di essere giustificato, men tre l'umiltà ottiene al pubblicano il perdono di Dio: legge di vita dalla quale Dio non si discosta mai. c. Ricordiamoci bene che la vita cristiana non consiste princi palmente nella fedeltà alle pratiche religiose, ma nella coscienza della nostra miseria e nell'abbandono fiducioso alla misericordia di Dio.
È un insegnamento della massima importanza ed è nostro inte resse ricordarlo e praticarlo. Noi per il fatto di aver adottato un sistema di pratiche e di cerimonie, e specialmente perché as sistiamo regolarmente alla messa, ci sentiamo autorizzati ad aver la coscienza tranquilla e a considerarci giusti, ossia dei buoni cristiani. Sarebbe un errore...
- Dio umilia i superbi. Dio non condanna certamente le buone opere che anch'essi possono compiere: le loro elemosine, la loro ge nerosità, le loro pratiche religiose. Condanna la vanità interiore che nutrono nel compiacersi e nel vantarsi del bene realizzato: il superbo guarda se stesso, si ammira e si compiace di sé... Ne ven gono due effetti dannosi: crede di non aver più bisogno di niente perché è giusto; è portato a disprezzare gli altri, stimandosi supe riore a tutti. Ahimè, anche tra noi ci possono essere dei farisei...
- Dio esalta gli umili. Dio non giudica come noi e soprattutto non si lascia ingannare dalle apparenze. Egli vede le immense risorse del «povero di cuore» che, distaccato da tutto e da se stesso, rico nosce con semplicità e verità ciò che è: un peccatore. La sua pre ghiera è vera, e quindi è gradita a Dio. Non sa assolutamente di sprezzare gli altri, in quanto si crede sempre il più miserabile di tutti. Questa umiltà di cuore scava dentro in lui come un abisso che Dio si compiace di riempire della sua grazia.
Vogliamo essere ricchi delle ricchezze di Cristo, del suo amore, della sua misericordia? Eliminiamo dalla nostra vita ogni falso or goglio, facciamoci piccoli davanti ai nostri fratelli.

Lo scopo della preghiera è di instaurare una Comunione con Dio e di adempiere alla sua volontà. I cristiani pregano per impratichirsi a conoscere Dio e per adempiere le sue raccomandazioni. Se un individuo non avverte il bisogno di cambiare vita, sottomettendosi a Cristo nel compimento dei suoi insegnamenti, non ha motivo e ragione il pregare. Anzi, secondo i Santi, è rischioso pregare Dio senza avere la convinzione di rispondere e seguire la via sulla quale ci guida la preghiera stessa

TRIODION KATANYKTIKON
ΚΥΡΙΑΚΗ ΤΟΥ ΤΕΛΩΝΟΥ ΚΑΙ ΤΟΥ ΦΑΡΙΣΑΙΟΥ





Si fa memoria della parabola evangelica del pubblicano e del fariseo.

SABATO — VESPRO
Ufficio del vespro delle domeniche, p. 154.
Dopo il salmo introduttivo, tutto il primo káthisma del salterio; al Signore, ho gridato, 10 stichi, con 7 stichirá anástasima dall’októichosTono pl. 4.
e 2 idiómela dal triódion, ripetendo il primo.
Al Signore, ho gridato, i seguenti stichirá anastásima. Offriamo a te, o Cristo, * l’inno vespertino e il culto razionale˚, * perché ti sei compiaciuto di farci misericordia * con la tua risurrezione.
Signore, Signore, * non ci respingere dal tuo volto˚, * ma com­­piaciti di farci misericordia * con la tua risur­rezione.
Gioisci, santa Sion, * madre delle Chiese, * dimora di Dio˚: * per­ché per prima tu hai ricevuto * la re­mis­sione dei peccati, * per la risurrezione.
Altri stichirá, anastásima anatoliká.
Il Verbo di Dio Padre, * generato prima dei secoli, * negli ultimi tempi˚, * incarnato dalla ignara di nozze, * volon­tariamente si è sottoposto alla morte di croce˚, * e con la sua ri­sur­rezione ha salvato l’uomo, * che un tempo era stato messo a morte.
Diamo gloria, o Cristo, * alla tua risurrezione dai morti, * con la quale hai liberato la stirpe di Adamo * dalla tirannide dell’ade, * e come Dio hai donato al mondo la vita eterna * e la grande misericordia˚.
Gloria a te, Cristo Salvatore, * Figlio unigenito di Dio, * tu che sei stato confitto alla croce * e sei risorto dalla tomba il terzo giorno˚.
Te glorifichiamo, Signore, * che per noi volon­tariamente ti sei sottoposto alla croce˚, * te adoriamo, * onni­potente Sal­va­tore. * Non ci respingere dal tuo vol­to˚, * ma esaudiscici e salvaci * per la tua risurrezione, * o amico degli uomini.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Il Re dei cieli, * nel suo amore per noi, * è apparso sulla terra e ha vissuto con gli uomini˚: * assunta la carne da Vergine pura, * e da lei procedendo dopo averla as­sunta, * uno solo è il Figlio, * duplice nella natura, * ma non nell’ipòstasi; * proclamandolo dunque * real­mente Dio perfetto e uomo perfetto, * noi confes­siamo Cristo Dio no­stro34. * E tu sup­plicalo, * o Madre senza nozze, * perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Apósticha anastásima. Tono pl. 4.
Sei salito sulla croce, * o Gesú, disceso dai cieli˚; * sei venuto alla morte, * tu, vita immortale; * a coloro che sono nelle tenebre, * tu, luce vera˚; * a coloro che sono caduti, * tu, risurrezione di tutti˚. * O luce e Salvatore nostro, * gloria a te.
Apósticha alfabetici.
Glorifichiamo Cristo, * il risorto dai morti; * dopo aver assunto anima e corpo, infatti, * con la passione li ha separati l’una dall’altro: * mentre l’anima imma­colata, * discesa all’ade, lo ha spogliato, * il corpo santo del Redentore delle anime nostre * nella tomba non ha visto la corruzione˚.
Con salmi e inni, * glorifichiamo, o Cristo, * la tua risur­rezione dai morti, * con la quale ci hai liberati * dal­la tirannide dell’ade, * e come Dio ci hai donato la vita eterna * e la grande misericordia˚.
O Sovrano dell’universo, * incomprensibile Creatore del cielo e della terra, * patendo sulla croce, * hai fatto scaturire per me l’impassibilità; * accettata la sepoltura e risorto nella gloria, * insieme a te, con mano onni­potente, * hai risuscitato Adamo. * Gloria alla tua risur­rezione il ter­zo giorno˚, * per la quale ci hai donato la vita eterna * e il perdono dei peccati, * tu che solo sei compas­sio­ne­vo­le.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Vergine senza nozze, * che hai ineffabilmente con­cepito Dio nella carne, * Madre del Dio altissimo, * ricevi le in­vo­cazioni dei tuoi servi, * o tutta immacolata: * tu che a tutti pro­curi la purificazione delle colpe, * implora per la salvezza di noi tutti, * accettando ora le nostre sup­pliche.
Apolytíkion anastásimon.
Sei disceso dall’alto, * o pietoso, * hai accettato la sepol­- tura di tre giorni, * per liberare noi dalle passioni: * vita e risurrezione nostra˚, * Signore, * glo­ria a te.
Theotokíon.
Tu che per noi sei nato dalla Vergine * e ti sei sottoposto alla crocifissione˚, * o buono, * tu che con la morte hai spo­glia­to la morte, * e come Dio hai manife­stato la risurrezione, * non trascurare coloro che con la tua mano hai plasmato˚, * mostra, o misericordioso, il tuo amore per gli uomini: * accogli, mentre intercede per noi, * la Madre-di-Dio che ti ha partorito, * e salva, o Salvatore nostro, * il popolo che non ha piú speranza.Tono 1.
Non preghiamo, fratelli, * al modo del fariseo: * per- ché chi si esalta, sarà umiliato˚. * Umiliamoci davanti a Dio, * gridando durante il digiuno come il pubbli­cano: * Sii propi­zio, o Dio, * a noi peccatori˚. 2 volte.
Il fariseo, dominato dalla vanagloria, * e il pubbli­cano, piegato dal pentimento, * si accostarono a te, unico Sovrano: * ma l’uno, per essersi vantato, * fu privato di ciò che aveva di bene; * mentre all’altro, che neppure aveva aperto bocca, * furono elargiti i doni. * Confermami in questo gemere, * o Cristo Dio, * nel tuo amore per gli uomini.
Gloria. Tono pl. 4.
Signore onnipotente, * so quanto possono le lacrime: * esse hanno fatto risalire Ezechia dalle porte della morte˚; * hanno liberato la peccatrice dalle sue colpe inveterate˚; * hanno reso il pubblicano * piú giusto del fariseo˚. * Ed io, annoverandomi tra costoro ti prego: * Abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon, il primo del tono.
Ingresso. Luce gioiosa. Prokímenon: Il Signore ha instaurato il suo regno.
Allo stico, stichirá dall’októichos, alfabetici.
Gloria. Tono pl. 1.
Poiché si sono appesantiti i miei occhi * per le mie iniqui­tà, * non posso volgermi a guardare la volta del cielo: * ma tu accoglimi nel pentimento, * come il pubblicano, o Salvatore, * e abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Tu sei tempio e porta˚, * reggia e trono del Re˚, * o Vergine tutta venerabile: * per te il mio Redentore, Cristo Signore, * è apparso, sole di giustizia˚, * a coloro che dormivano nella tenebra˚, * volendo illu­mi­nare quelli che di propria mano * aveva plasmato a sua immagi­ne˚. * Tu dunque, o degna di ogni canto, * che hai con lui famigliarità di madre, * inces­santemente intercedi * per la salvezza delle anime nostre.
Apolytíkion anastásimon. Gloria. Ora e sempre. Theotokíon e congedo.






Τᾮ ΣΑΒΒΑΤᾮ ΕΣΠΕΡΑΣ

ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ

Μετὰ τὸν Προοιμιακὸν Ψαλμόν, στιχολογοῦμεν τὸ α' Κάθισμα τοῦ Ψαλτηρίου Μακάριος ἀνήρ, εἰς δὲ τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχ. ι' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Ἀναστάσιμα τῆς Ὀκτωήχου ζ', καὶ τὰ παρόντα Ἰδιόμελα τοῦ Τριῳδίου β' δευτεροῦντες τὸ α'.
Ἦχος α'
Μὴ προσευξώμεθα φαρισαϊκῶς, ἀδελφοί· ὁ γὰρ ὑψῶν ἑαυτὸν ταπεινωθήσεται, ταπεινωθῶμεν ἐναντίον τοῦ Θεοῦ, τελωνικῶς διὰ νηστείας κράζοντες· Ἱλάσθητι ἡμῖν ὁ Θεός, τοῖς ἁμαρτωλοῖς. (Δίς)

Φαρισαῖος κενοδοξίᾳ νικώμενος, καὶ Τελώνης τῇ μετανοίᾳ κλινόμενος, προσῆλθόν σοι τῷ μόνῳ Δεσπότῃ, ἀλλ' ὁ μὲν καυχησάμενος, ἐστερήθη τῶν ἀγαθῶν, ὁ δὲ μὴ φθεγξάμενος, ἠξιώθη τῶν δωρεῶν. Ἐν τούτοις τοῖς στεναγμοῖς, στήριξόν με Χριστὲ ὁ Θεὸς ὡς φιλάνθρωπος.
Δόξα... Ἦχος πλ. δ'
Παντοκράτορ Κύριε, οἶδα, πόσα δύνανται τὰ δάκρυα· Ἐζεκίαν γὰρ ἐκ τῶν πυλῶν τοῦ θανάτου ἀνήγαγον, τὴν ἁμαρτωλὸν ἐκ τῶν χρονίων πταισμάτων ἐρρύσαντο, τόν δὲ Τελώνην, ὑπὲρ τὸν Φαρισαῖον ἐδικαίωσαν, καὶ δέομαι, σὺν αὐτοῖς ἀριθμήσας, ἐλέησόν με.

Καὶ νῦν... Θεοτοκ. τὸ α' τοῦ ἐνδιατάκτου Ἤχου, Εἴσοδος, καὶ τὸ Προκείμενον τῆς ἡμέρας.

Ὁ Κύριος ἐβασίλευσεν, εὐπρέπειαν ἐνεδύσατο.

Εἰς τὴν Λιτὴν Στιχηρὰ τοῦ ἁγίου τῆς Μονῆς. Ἀπόστιχα τῆς Ὀκτωήχου τὰ κατ' Ἀλφάβητον.
Δόξα... Ἦχος πλ. α'
Βεβαρημένων τῶν ὀφθαλμῶν μου ἐκ τῶν ἀνομιῶν μου, οὐ δύναμαι ἀτενίσαι, καὶ ἰδεῖν τὸν αἰθέρα τοῦ οὐρανοῦ, ἀλλὰ δέξαι με ὡς τὸν Τελώνην, μετανοοῦντα Σωτήρ, καὶ ἐλέησόν με.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Ἦχος ὁ αὐτὸς
Ναὸς καὶ πύλη ὑπάρχεις, παλάτιον καὶ θρόνος τοῦ Βασιλέως, Παρθένε πάνσεμνε, δι' ἧς ὁ λυτρωτής μου Χριστὸς ὁ Κύριος τοῖς ἐν σκότει καθεύδουσιν ἐπέφανεν, Ἥλιος ὑπάρχων δικαιοσύνης, φωτίσαι θέλων οὓς ἔπλασε, κατ' εἰκόνα ἰδίαν, χειρὶ τῇ ἑαυτοῦ. Διὸ Πανύμνητε, ὡς μητρικὴν παρρησίαν, πρὸς αὐτὸν κεκτημένη, ἀδιαλείπτως πρέσβευε, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Oggi inizia il tempo del TRIODION
L’intero periodo di preparazione alla Santa Pasqua è guidato dal libro liturgico del Triodion,che inizia ad essere usato dal vespro di oggi, e viene scandito dalla pericope evangelica della domenica che dà il nome a ciascuna settimana.29 gennaio: Domenica del pubblicano e del fariseo.Tema della corretta preghiera... 5 febbraio: Domenica del figlio prodigo Tema della conversione e ritorno al Padre11 febbraio: Commemorazione dei defunti12 febbraio: Domenica di carnevale Giudizio Universale19 febbraio: Domenica dei latticiniPrecetti cristiani

venerdì 27 gennaio 2012

Benedetto XVI presenta la figura di Sant’Efrem, il Siro
Continuando il ciclo di catechesi sui Padri della Chiesa nell'Udienza generale
CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 28 novembre 2007

Cari fratelli e sorelle,
secondo l'opinione comune di oggi, il cristianesimo sarebbe una religione europea, che avrebbe poi esportato la cultura di questo Continente in altri Paesi. Ma la realtà è molto più complessa, poiché la radice della religione cristiana si trova nell'Antico Testamento e quindi a Gerusalemme e nel mondo semitico. Il cristianesimo si nutre sempre a questa radice dell'Antico Testamento. Anche la sua espansione nei primi secoli si è avuta sia verso occidente – verso il mondo greco-latino, dove ha poi ispirato la cultura europea – sia verso oriente, fino alla Persia, all'India, contribuendo così a suscitare una specifica cultura, in lingue semitiche, con una propria identità. Per mostrare questa pluriformità culturale dell’unica fede cristiana degli inizi, nella catechesi di mercoledì scorso ho parlato di un rappresentante di questo altro cristianesimo, Afraate il saggio persiano, da noi quasi sconosciuto. Nella stessa linea vorrei parlare oggi di sant'Efrem Siro, nato a Nisibi attorno al 306 in una famiglia cristiana. Egli fu il più importante rappresentante del cristianesimo di lingua siriaca e riuscì a conciliare in modo unico la vocazione del teologo e quella del poeta. Si formò e crebbe accanto a Giacomo, Vescovo di Nisibi (303-338), e insieme a lui fondò la scuola teologica della sua città. Ordinato diacono, visse intensamente la vita della locale comunità cristiana fino al 363, anno in cui Nisibi cadde nelle mani dei Persiani. Efrem allora emigrò a Edessa, dove proseguì la sua attività di predicatore. Morì in questa città l’anno 373, vittima del contagio contratto nella cura degli ammalati di peste. Non si sa con certezza se era monaco, ma in ogni caso è sicuro che è rimasto diacono per tutta la sua vita ed ha abbracciato la verginità e la povertà. Così appare nella specificità della sua espressione culturale la comune e fondamentale identità cristiana: la fede, la speranza — questa speranza che permette di vivere povero e casto in questo mondo ponendo ogni aspettativa nel Signore — e infine la carità, fino al dono di se stesso nella cura degli ammalati di peste.
Sant'Efrem ci ha lasciato una grande eredità teologica: la sua considerevole produzione si può raggruppare in quattro categorie: opere scritte in prosa ordinaria (le sue opere polemiche, oppure i commenti biblici); opere in prosa poetica; omelie in versi; infine gli inni, sicuramente l’opera più ampia di Efrem. Egli è un autore ricco e interessante per molti aspetti, ma specialmente sotto il profilo teologico. La specificità del suo lavoro è che in esso si incontrano teologia e poesia. Volendoci accostare alla sua dottrina, dobbiamo insistere fin dall’inizio su questo: sul fatto cioè che egli fa teologia in forma poetica. La poesia gli permette di approfondire la riflessione teologica attraverso paradossi e immagini. Nello stesso tempo la sua teologia diventa liturgia, diventa musica: egli era infatti un grande compositore, un musicista. Teologia, riflessione sulla fede, poesia, canto, lode di Dio vanno insieme; ed è proprio in questo carattere liturgico che nella teologia di Efrem appare con limpidezza la verità divina. Nella sua ricerca di Dio, nel suo fare teologia, egli segue il cammino del paradosso e del simbolo. Le immagini contrapposte sono da lui largamente privilegiate, perché gli servono per sottolineare il mistero di Dio.
Non posso adesso presentare molto di lui, anche perchè la poesia è difficilmente traducibile, ma per dare almeno un'idea della sua teologia poetica vorrei citare in parte due inni. Innanzitutto, anche in vista del prossimo Avvento, vi propongo alcune splendide immagini tratte dagli inni Sulla natività di Cristo. Davanti alla Vergine Efrem manifesta con tono ispirato la sua meraviglia:
"Il Signore venne in lei
per farsi servo.
Il Verbo venne in lei
per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei
per non fare rumore alcuno.
Il pastore venne in lei
ed ecco l’Agnello nato, che sommessamente piange.
Poiché il seno di Maria
ha capovolto i ruoli:
Colui che creò tutte le cose
ne è entrato in possesso, ma povero.
L’Altissimo venne in lei (Maria),
ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei,
ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose
conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti
conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei,
egli che riveste (di bellezza) tutte le cose"
(Inno "De Nativitate"11, 6-8).
Per esprimere il mistero di Cristo Efrem usa una grande diversità di temi, di espressioni, di immagini. In uno dei suoi inni, egli collega in modo efficace Adamo (nel paradiso) a Cristo (nell’Eucaristia):
"Fu chiudendo
con la spada del cherubino,
che fu chiuso
il cammino dell’albero della vita.
Ma per i popoli,
il Signore di quest’albero
si è dato come cibo
lui stesso nell’oblazione (eucaristica).
Gli alberi dell’Eden
furono dati come alimento
al primo Adamo.
Per noi, il giardiniere
del Giardino in persona
si è fatto alimento
per le nostre anime.
Infatti tutti noi eravamo usciti
dal Paradiso assieme con Adamo,
che lo lasciò indietro.
Adesso che la spada è stata tolta
laggiù (sulla croce) dalla lancia
noi possiamo ritornarvi"
(Inno 49,9-11).
Per parlare dell’Eucaristia Efrem si serve di due immagini: la brace o il carbone ardente, e la perla. Il tema della brace è preso dal profeta Isaia (cfr 6,6). E’ l’immagine del serafino, che prende la brace con le pinze, e semplicemente sfiora le labbra del profeta per purificarle; il cristiano, invece, tocca e consuma la Brace, che è Cristo stesso:
"Nel tuo pane si nasconde lo Spirito
che non può essere consumato;
nel tuo vino c’è il fuoco che non si può bere.
Lo Spirito nel tuo pane, il fuoco nel tuo vino:
ecco una meraviglia accolta dalle nostre labbra.
Il serafino non poteva avvicinare le sue dita alla brace,
che fu avvicinata soltanto alla bocca di Isaia;
né le dita l’hanno presa, né le labbra l’hanno inghiottita;
ma a noi il Signore ha concesso di fare ambedue cose.
Il fuoco discese con ira per distruggere i peccatori,
ma il fuoco della grazia discende sul pane e vi rimane.
Invece del fuoco che distrusse l’uomo,
abbiamo mangiato il fuoco nel pane
e siamo stati vivificati"
(Inno "De Fide"10,8-10).
E ancora un ultimo esempio degli inni di sant'Efrem, dove parla della perla quale simbolo della ricchezza e della bellezza della fede:
"Posi (la perla), fratelli miei, sul palmo della mia mano,
per poterla esaminare.
Mi misi ad osservarla dall’uno e dall’altro lato:
aveva un solo aspetto da tutti i lati.
(Così) è la ricerca del Figlio, imperscrutabile,
perché essa è tutta luce.
Nella sua limpidezza, io vidi il Limpido,
che non diventa opaco;
e nella sua purezza,
il simbolo grande del corpo di nostro Signore,
che è puro.
Nella sua indivisibilità, io vidi la verità,
che è indivisibile"
(Inno "Sulla Perla" 1, 2-3).
La figura di Efrem è ancora pienamente attuale per la vita delle varie Chiese cristiane. Lo scopriamo in primo luogo come teologo, che a partire dalla Sacra Scrittura riflette poeticamente sul mistero della redenzione dell’uomo operata da Cristo, Verbo di Dio incarnato. La sua è una riflessione teologica espressa con immagini e simboli presi dalla natura, dalla vita quotidiana e dalla Bibbia. Alla poesia e agli inni per la liturgia, Efrem conferisce un carattere didattico e catechetico; si tratta di inni teologici e insieme adatti per la recita o il canto liturgico. Efrem si serve di questi inni per diffondere, in occasione delle feste liturgiche, la dottrina della Chiesa. Nel tempo essi si sono rivelati un mezzo catechetico estremamente efficace per la comunità cristiana.
E’ importante la riflessione di Efrem sul tema di Dio creatore: niente nella creazione è isolato, e il mondo è, accanto alla Sacra Scrittura, una Bibbia di Dio. Usando in modo sbagliato la sua libertà, l’uomo capovolge l’ordine del cosmo. Per Efrem è rilevante il ruolo della donna. Il modo in cui egli ne parla è sempre ispirato a sensibilità e rispetto: la dimora di Gesù nel seno di Maria ha innalzato grandemente la dignità della donna. Per Efrem, come non c’è Redenzione senza Gesù, così non c’è Incarnazione senza Maria. Le dimensioni divine e umane del mistero della nostra redenzione si trovano già nei testi di Efrem; in modo poetico e con immagini fondamentalmente scritturistiche, egli anticipa lo sfondo teologico e in qualche modo lo stesso linguaggio delle grandi definizioni cristologiche dei Concili del V secolo.
Efrem, onorato dalla tradizione cristiana con il titolo di "cetra dello Spirito Santo", restò diacono della sua Chiesa per tutta la vita. Fu una scelta decisiva ed emblematica: egli fu diacono, cioè servitore, sia nel ministero liturgico, sia, più radicalmente, nell’amore a Cristo, da lui cantato in modo ineguagliabile, sia infine nella carità verso i fratelli, che introdusse con rara maestria nella conoscenza della divina Rivelazione.
Sabato 28 Gennaio 2012

Τῌ ΚΗ' ΤΟΥ ΑΥΤΟΥ ΜΗΝΟΣ ΙΑΝΟΥΑΡΙΟΥ
Si fa memoria: Sant'Efrem Siro

Μνήμη τοῦ Ὁσίου Πατρὸς ἡμῶν Ἐφραὶμ τοῦ Σύρου.


VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia.
Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.
Contemplando come in uno specchio * le bellezze del paradiso, * e ampiamente godendo dei pa­scoli imma­colati, * hai fatto fiorire per il mondo * la conoscenza di Dio: * e noi, di essa partecipando, o santo, * per l’intima di­spo­sizione spirituale dell’anima, * ri­fio­riamo in spirito.
Descrivendo la parusia del Giudice, * insegnavi ad accen­dere le lampade delle anime * con i rivi delle la­crime, * a tutti a gran voce annunciando * la venuta dello sposo: * Rive­stia­moci tutti di una veste fulgida, * per andare incontro al Cristo sposo˚.
Costretto il corpo con la continenza, * hai mortificato i moti delle passioni, * o padre, * con preghiere e veglie: * per­ciò la potenza dello Spirito, * adombrandoti, * ti ha reso spirituale astro universale.
Gloria. Tono pl. 2.
Saggiamente scuotendoti * dalle molestie della vita, * o Efrem celebrato, * hai raggiunto il deserto * per amore dell’e­sichia; * da esso guidato a Dio con le opere, * hai brillato come astro per il mondo˚, * e hai fatto sgorgare per gli uomini * parole di vita. * Non cessare dunque di confermarci * con le tue preghiere, * per liberare le anime nostre * dal male che ci vie­ne dallo straniero, * o santo padre.
Ora e sempre. Theotokíon.
Abbiamo conosciuto il Dio * che da te si è incarnato, * Ver­gine Madre-di-Dio: * lui implora, per la salvezza delle anime nostre.
Oppure stavrotheotokíon. Il terzo giorno sei risorto.
Vedendoti crocifisso, o Cristo, * colei che ti ha partorito gri­dava: * Quale mistero strano vedo, * Figlio mio? * Come dun­que muori nella carne, * pendendo dal le­gno, * tu che dispensi la vita?
Dell’apóstichon, stichirá dall’októichos.
Gloria. Tono 4. Di Anatolio.
Bagnando, come dice il profeta, * di una pioggia di lacrime * il tuo letto˚, * e facendo della penitenza * l’esercizio della tua vita, * ci hai posto sotto gli occhi * il timore del giudizio * a fatti e a parole. * E noi tutti, riuniti, * onoriamo la tua memoria, * o beatissimo, * operaio del Signore che ha fatto cose straordinarie, * o Efrem ce­lebrato. * Perciò anche ora noi ti imploriamo: * Intercedi presso il Cristo Dio * per le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon. Come generoso fra i martiri.
Riscattami dalla condanna, * santissima sposa di Dio, * e con le tue preghiere * libera la mia povera anima * dalle fune­ste cadute * e dalla morte: * nel giorno in cui sarò esaminato, * fa’ che io ottenga la giustificazione * come l’hanno ottenuta le folle dei santi, * purificato dalla penitenza * e dall’effusione delle lacrime, * prima che giun­ga la fine.
Oppure stavrotheotokíon, stessa melodia.
Vedendo sulla croce te, * agnello e pastore˚, * l’agnella che ti ha generato faceva lamento, * e come madre cosí ti parlava: * Figlio amatissimo, * come dunque sei appeso al legno della croce, * o longanime? * Come sei stato inchiodato mani e piedi da empi, * o Verbo? * E come hai versato il tuo sangue, * o Sovrano?
Apolytíkion. Tono pl. 4.
Con lo scorrere delle tue lacrime, * hai reso fertile la sterilità del deserto; * e con gemiti dal pro­fondo, * hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche˚, * e sei divenuto un astro * che risplende su tutta la terra per i prodigi, * o santo padre nostro Efrem. * Intercedi presso il Cristo Dio * per la sal­vezza delle anime nostre.




ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ

Εἰς τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχ. ς' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος α'
Τῶν οὐρανίων ταγμάτων ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Τοῦ Παραδείσου τὰ κάλλη κατοπτρισάμενος, καὶ δαψιλῶς τρυφήσας, ἀκηράτους λειμῶνας, ἐξήνθησας τῷ κόσμῳ, γνῶσιν Θεοῦ∙ ἧς μετέχοντες Ὅσιε, πνευματικῇ διαθέσει τῇ τῶν ψυχῶν, ἀναθάλλομεν ἐν πνεύματι.

Τὴν τοῦ Κριτοῦ παρουσίαν ἱστορησάμενος, τοῖς τῶν δακρύων ῥείθροις, τῶν ψυχῶν τὰς λαμπάδας, ἀνάπτειν ἐκδιδάσκεις, πᾶσι βοῶν, τοῦ Νυμφίου τὴν ἔλευσιν∙ Περιβαλώμεθα πάντες στολὴν λαμπράν, ὑπαντῆσαι τῷ Νυμφίῳ Χριστῷ.

Τῇ ἐγκρατείᾳ τὸ σῶμα περιφραξάμενος, τὰς τῶν παθῶν κινήσεις, ἀπενέκρωσας Πάτερ, εὐχαῖς καὶ ἀγρυπνίαις∙ ὅθεν ἐν σοί, ἡ τοῦ Πνεύματος δύναμις, ἐπισκιάσασα ἔδειξε νοητόν, σὲ φωστήρα καὶ παγκόσμιον.
Δόξα... Ἦχος πλ. β'
Ἐμφρόνως τῶν ὀχληρῶν τοῦ βίου ἐπαναστάς, Ἐφραὶμ ἀοίδιμε, φιλησυχίᾳ τὴν ἔρημον κατέλαβες∙ καὶ δι’αὐτῆς πρὸς Θεὸν πρακτικῶς ἀναγόμενος, τῷ κόσμῳ ἔλαμψας φωστήρ, καὶ ῥήματα ζωῆς τοῖς ἀνθρώποις ἐπήγασας∙ διὸ μὴ παύσῃ ἐν ταῖς εὐχαῖς σου στηρίζων ἡμᾶς, ἐκ βλάβης τοῦ ἀλλοτρίου, ῥυσθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν, Ὅσιε Πάτερ.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Θεὸν ἐκ σοῦ σαρκωθέντα ἔγνωμεν, Θεοτόκε Παρθένε∙ αὐτὸν ἱκέτευε, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Ἢ Σταυροθεοτοκίον
Τριήμερος ἀνέστης Χριστὲ ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ὁρῶσά σε σταυρούμενον, Χριστὲ ἡ σὲ κυήσασα, ἀνεβόα∙ Τὶ τὸ ξένον ὃ ὁρῶ, μυστήριον Υἱέ μου; πῶς ἐπὶ ξύλου θνῄσκεις, σαρκὶ κρεμάμενος ζωῆς χορηγὲ;

Ἀποστίχου, Στιχηρὰ τῆς Ὀκτωήχου.
Δόξα... Ἦχος δ' Ἀνατολίου
Προφητικῶς καταβρέχων τὴν στρωμνὴν τοῖς δάκρυσι, καὶ μελέτην βίου ποιούμενος τὴν μετάνοιαν, τῆς κρίσεως τὸν φόβον ἔργοις ἡμῖν, καὶ διὰ λόγων ὑπέδειξας. Διὸ τὴν σὴν τιμῶμεν ἅπαντες, συνελθόντες Παμμάκαρ μνήμην, παραδόξων πραγμάτων αὐτουργέ, Ἐφραὶμ ἀοίδιμε∙ καὶ νῦν δυσωποῦμέν σε· Πρέσβευε Χριστῷ τῷ Θεῷ, ὑπέρ τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Ὡς γενναῖον ἐν Μάρτυσι ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Κατακρίσεως ῥῦσαί με, Παναγία Θεόνυμφε∙ καὶ δεινῶν πταισμάτων, τὴν ταπεινήν μου ψυχήν, καὶ τοῦ θανάτου ἀπάλλαξον, εὐχαῖς σου καὶ δώρησαι, δικαιώσεως τυχεῖν, ἐν ἡμέρᾳ ἐτάσεως, ἧς ἐπέτυχον, τῶν Ἁγίων οἱ δῆμοι μετανοίᾳ, καθαρθέντα με πρὸ τέλους, καὶ τῶν δακρύων ταῖς χύσεσιν.
Ἢ Σταυροθεοτοκίον
Τὸν Ἀμνὸν καὶ ποιμένα σε, ἐπὶ ξύλου ὡς ἔβλεψεν, ἡ Ἀμνὰς ἡ τέξασα, ἐπωδύρετο, καὶ μητρικῶς σοι ἐφθέγγετο∙ Υἱὲ ποθεινότατε, πῶς ἐν, ξύλῳ τοῦ Σταυροῦ, ἀνηρτήθης μακρόθυμε; πῶς τὰς χεῖράς σου, καὶ τοὺς πόδας σου Λόγε προσηλώθης, ὑπ’ ἀνόμων, καὶ τὸ αἷμα, τὸ σὸν ἐξέχεας Δέσποτα;

Ἀπολυτίκιον Ἦχος πλ. δ' ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ταῖς τῶν δακρύων σου ῥοαῖς, τῆς ἐρήμου τὸ ἄγονον ἐγεώργησας∙ καὶ τοῖς ἐκ βάθους στεναγμοῖς, εἰς ἑκατὸν τοὺς πόνους ἐκαρποφόρησας∙ καὶ γέγονας φωστήρ, τῇ οἰκουμένῃ, λάμπων τοῖς θαύμασιν, Ἐφραὶμ Πατὴρ ἡμῶν Ὅσιε. Πρέσβευε Χριστῷ τῷ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Sabato 28 Gennaio 2012

Si fa memoria: Sant'Efrem Siro (⁕306 †373)
Sinassario
Sant'Efrem naque a Nisibi, in Mesopotamia, attorno al 306. Suo padre, di nome Abnil, era un sacerdote pagano, mentre sua madre era cristiana e così allevò il figlio. Efrem divenne discepolo di Giacomo, Vescovo di Nisibi (303-338). Praticò la vita monastica alla perfezione. Venne ordinato diacono e, assieme a Giacomo, fondò e divenne maestro della grande scuola cristiana di Nisibi, commentando le Sacre Scritture e spiegando i dogmi della fede ortodossa. Dopo la morte di Giuliano l'Apostata e a seguito dell'accordo del 363 tra Giove, l'imperatore romano, e Sapore, re persiano, Nisibi cadde sotto il dominio persiano. Molti cristiani quindi lasciato il loro paese e così Efrem, che andò ad insegnare ad Edessa, in quella che allora si chiamava Scuola Persiana. Morì nel 373 contagiato dalla peste contratta nella cura degli ammalati.
Delle sue numerose opere in prosa e poesia particolare attenzione meritano gli inni prodotti dal Santo in lingua siriaca, dove poesia e teologia si sposano perfettamente. Il Santo riflette sul mistero della redenzione dell’uomo operata da Cristo, sul tema del Dio creatore che fa del mondo la sua Bibbia, sul ruolo della donna, verso la quale il Santo nutre profondo rispetto; è Maria, infatti, che accettando l'incarnazione del Verbo di Dio in lei, ha reso possibile la redenzione dell'umanità ad opera di Cristo.
Sant'Efrem, che per quanto fatto ha ricevuto l'appellativo di "Colonna della Chiesa" e "Cetra dello Spirito Santo", è da considerarsi il maggiore rappresentante del cristianesimo di lingua siriaca.

giovedì 26 gennaio 2012

Τῌ ΚΖ' ΤΟΥ ΑΥΤΟΥ ΜΗΝΟΣ
ΙΑΝΟΥΑΡΙΟΥ




Ἡ ἀνακομιδὴ τοῦ Λειψάνου τοῦ ἐν Ἁγίοις Πατρὸς ἡμῶν Ἰωάννου τοῦ Χρυσοστόμου.

ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ

Μετὰ τὸν Προοιμιακὸν Ψαλμὸν Στιχολογοῦμεν τὴν α' στάσιν τοῦ, Μακάριος ἀνήρ. Εἰς δὲ τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχους ς' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος δ' Ὡς γενναῖον ἐν Μάρτυσι ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Τὴν χρυσήλατον σάλπιγγα, τὸ θεόπνευστον ὄργανον, τῶν δογμάτων πέλαγος ἀνεξάντλητον, τῆς Ἐκκλησίας τὸ στήριγμα, τὸν νοῦν τὸν οὐράνιον, τῆς σοφίας τὸν βυθόν, τὸν κρατῆρα τὸν πάγχρυσον, τὸν προχέοντα, ποταμοὺς διδαγμάτων μελιρρύτων, καὶ ἀρδεύοντα τὴν κτίσιν, μελῳδικῶς εὐφημήσωμεν.

Τὸν ἀστέρα τὸν ἄδυτον, τὸν ἀκτῖσι φωτίζοντα, διδαγμάτων ἅπασαν τὴν ὑφήλιον, τῆς μετανοίας τὸν κήρυκα, τὸν σπόγγον τὸν πάγχρυσον τὸν ὑγρότητα δεινῆς, ἀπογνώσεως αἴροντα, καὶ δροσίζοντα, ἐκτακείσας καρδίας ἁμαρτίαις, Ἰωάννην ἐπαξίως, τὸν Χρυσολόγον τιμήσωμεν.

Ὁ ἐπίγειος Ἄγγελος, καὶ οὐράνιος ἄνθρωπος, χελιδων ἡ εὔλαλος καὶ πολύφωνος, τῶν ἀρετῶν τὸ θησαύρισμα, ἡ πέτρα ἡ ἄρρηκτος τῶν πιστῶν ὑπογραμμός, τῶν Μαρτύρων ἐφάμιλλος, ἰσοστάσιος, τῶν ἁγίων Ἀγγέλων Ἀποστόλων, ὁ ὁμότροπος ἐν ὕμνοις, μεγαλυνέσθω Χρυσόστομος.
Ἔτερα Στιχηρὰ Προσόμοια
Ἦχος ὁ αὐτὸς
Ὁ ἐξ ὑψίστου κληθεὶς ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ἱερωτάτην στησώμεθα χορείαν· στέφος γὰρ χρυσόμορφον, τῆς Ἐκκλησίας Χριστοῦ, βασιλικῇ δόξῃ σήμερον, ἀπὸ Κομάνων, πρὸς πόλιν ἥκει τὴν Βασιλεύουσαν, λάμπει στίλβον ἄνωθεν, τῇ ἐπανόδῳ αὐτοῦ, πρὸς βασιλείαν τὴν ἄϋλον, πιστοὺς εἰσάγει, καὶ τῷ τῶν ὅλων προσοικειοῖ Βασιλεῖ· διὸ βοῶμεν· Χρυσεπώνυμε, Πάτερ θεῖε Χρυσόστομε πάγχρυσε, καθικέτευε σῶσαι, καὶ φωτίσαι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Ὡς οὐρανὸς φαεινὸς τῆς Ἐκκλησίας, δύσιν ὦ Χρυσόστομε τὴν ὑπερόριον, καθυποστὰς ἀπηνέστατα, ἐπανατέλλεις, σήμερον χαίρων τῇ κτίσει ἄδυτος· θάλπεις ἐγκοσμούμενος, θαυμάτων ἄστροις σοφέ, φέρεις Χριστὸν ὑπερλάμποντα, ἡλίου δίκην, σοῦ δᾳδουχοῦντα νῦν τὴν ἐπάνοδον· διὸ βοῶμεν· Φωταυγέστατε, φωτολόγε Χρυσόστομε πάνσοφε, καθικέτευε σῶσαι, καὶ φωτίσαι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Νῦν οὐρανὸς τοῖς Ἀγγέλοις συγχορεύει, κτίσει συνευφραίνονται, βροτῶν συστήματα· ὁ γὰρ ἐν γῇ οὐρανόφρονας, δεικνὺς τοὺς πάντας, κλίμακι θείᾳ, σεπτῶν ῥημάτων αὐτοῦ· οὗτος τὴν ἐπάνοδον, τῶν θεοδρόμων βαθμῶν, ὡς, Ἰακὼβ νέος δείκνυσιν, Ἀγγέλων θείων, ἀγαλλομένων τῇ μεταθέσει αὐτοῦ· διὸ βοῶμεν, Παμμακάριστε, τῶν ἀΰλων Ἀγγέλων συνόμιλε, Χρυσολόγε δυσώπει, τοῦ σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Δόξα... Ἦχος δ' Κοσμᾶ
Οὐκ ἔδει σε Χρυσόστομε, τὴν Βασιλίδα κοταλείψαντα, παροικεῖν ἐν Κομάνοις· ὅθεν θεόθεν ἠγμένη, ἡ Ἀνακτορικὴ πανδαισία, πάλιν σε ἐπανήγαγεν ἐν τοῖς βασιλείοις· εὐφράνθη δὲ ἡ Ἐκκλησία ἰδοῦσά σε, ἀνθομολογουμένη καὶ λέγουσα. Μεγαλύνει ἡ δόξα μου τὸν Κύριον, ἀποδόντα μοι τὸν νυμφαγωγόν, καὶ τὸ στήριγμα τῆς πίστεως, τὴν ὑπόληψιν τῶν ἀξιωμάτων μου, καὶ ἀνάπαυσιν τῶν ἐμῶν κροτάφων· τὸ ὕψος τῆς ταπεινοφροσύνης, καὶ βάθος τῆς ἐλεημοσύνης, καὶ πλοῦτον τῆς ἐμῆς πτωχείας, καὶ μῆκος τῆς μετανοίας. Διὸ αἰτοῦμέν σε Ὅσιε Πάτερ, τὴν εἰρήνην αἴτησαι, καὶ ταῖς ψυχαῖς ἡμῶν, τὸ μέγα ἔλεος.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον, ὁ αὐτὸς
Ὁ διὰ σὲ θεοπάτωρ Προφήτης Δαυΐδ, μελῳδικῶς περὶ σοῦ προανεφώνησε, τῷ μεγαλεῖά σοι ποιήσαντι. Παρέστη ἡ Βασίλισσα ἐκ δεξιῶν σου· σὲ γὰρ Μητέρα πρόξενον ζωῆς ἀνέδειξεν, ὁ ἀπάτωρ ἐκ σοῦ ἐνανθρωπῆσαι εὐδοκήσας Θεός, ἵνα τὴν ἑαυτοῦ ἀναπλάσῃ εἰκόνα, φθαρεῖσαν τοῖς πάθεσι· καὶ τὸ πλανηθὲν ὀρειάλωτον εὑρὼν πρόβατον, τοῖς ὤμοις ἀναλαβών, τῷ Πατρὶ προσαγάγῃ, καὶ τῷ ἰδίῳ θελήματι, ταῖς οὐρανίαις συνάψει Δυνάμεσι, καὶ σώσῃ Θεοτόκε τὸν κόσμον, Χριστὸς ὁ ἔχων τὸ μέγα, καὶ πλούσιον ἔλεος.

Εἴσοδος, τὸ Προκείμενον τῆς ἡμέρας, καὶ τὰ Ἀναγνώσματα.

Παροιμιῶν τὸ Ἀνάγνωσμα
(Κεφ. 10, 6-7 & 3, 13-16 & 8,... )
Μνήμη δικαίου μετ᾿ ἐγκωμίων, καὶ εὐλογία Κυρίου ἐπὶ κεφαλὴν αὐτοῦ. Μακάριος ἄνθρωπος, ὃς εὗρε σοφίαν καὶ θνητὸς ὃς εἶδε φρόνησιν. Κρεῖττον γὰρ αὐτὴν ἐμπορεύεσθαι, ἢ χρυσίου καὶ ἀργυρίου θησαυρούς. Τιμιωτέρα δὲ ἐστι λίθων πολυτελῶν (οὐκ ἀντιτάσσεται αὐτῇ οὐδὲν πονηρόν, εὔγνωστὸς ἐστι πᾶσι τοῖς ἐγγίζουσιν αὐτήν)· πᾶν δὲ τίμιον, οὐκ ἄξιον αὐτῆς ἐστιν. Ἐκ γὰρ τοῦ στόματος αὐτῆς ἐκπορεύεται δικαιοσύνη, νόμον δὲ καὶ ἔλεον ἐπὶ γλώσσης φορεῖ. Τοιγαροῦν ἀκούσατέ μου ὦ τέκνα· σεμνὰ γὰρ ἐρῶ, καὶ μακάριος ἄνθρωπος, ὃς τὰς ἐμὰς ὁδοὺς φυλάξει. Αἱ γὰρ ἔξοδοί μου, ἔξοδοι ζωῆς, καὶ ἑτοιμάζεται θέλησις παρὰ Κυρίου. Διὰ τοῦτο παρακαλῶ ὑμᾶς, καὶ προΐεμαι ἐμὴν φωνὴν υἱοῖς ἀνθρώπων. Ὅτι ἐγὼ ἡ σοφία κατεσκεύασα βουλὴν καὶ γνῶσιν καὶ ἔννοιαν, ἐγὼ ἐπεκαλεσάμην. Ἐμὴ βουλὴ καὶ ἀσφάλεια, ἐμὴ φρόνησις, ἐμὴ δὲ ἰσχύς. Ἐγὼ τοὺς ἐμὲ φιλοῦντας ἀγαπῶ, οἱ δὲ ἐμὲ ζητοῦντες εὑρήσουσι χάριν. Νοήσατε τοίνυν, ἄκακοι, πανουργίαν, οἱ δὲ ἀπαίδευτοι, ἔνθεσθε καρδίαν. Εἰσακούσατέ μου καὶ πάλιν· σεμνὰ γὰρ ἐρῶ, καὶ ἀνοίγω ἀπὸ χειλέων ὀρθά. Ὅτι ἀλήθειαν μελετήσει ὁ λάρυγξ μου, ἐβδελυγμένα δὲ ἐναντίον ἐμοῦ χείλη ψευδῆ. Μετὰ δικαιοσύνης πάντα τὰ ῥήματα τοῦ στόματός μου, οὐδὲν ἐν αὐτοῖς σκολιόν, οὐδὲ στραγγαλιῶδες. Πάντα εὐθέα ἐστὶ τοῖς νοοῦσι, καὶ ὀρθὰ τοῖς εὑρίσκουσι γνῶσιν. Διδάσκω γὰρ ὑμῖν ἀληθῆ, ἵνα γένηται ἐν Κυρίῳ ἡ ἐλπὶς ὑμῶν, καὶ πλησθήσεσθε πνεύματος.
Σοφίας Σολομῶντος τὸ Ἀνάγνωσμα
(Ἐκλογὴ)
Ἐγκωμιαζομένου Δικαίου, εὐφρανθήσονται λαοί· ἀθανασία γὰρ ἐστιν ἡ μνήμη αὐτοῦ· ὅτι καὶ παρὰ Θεῷ γινώσκεται καὶ παρὰ ἀνθρώποις, καὶ ἀρεστὴ Κυρίῳ ἡ ψυχὴ αὐτοῦ. Ἐπιθυμήσατε τοιγαροῦν, ὦ ἄνδρες, σοφίαν καὶ ποθήσατε καὶ παιδευθήσεσθε. Ἀρχὴ γὰρ αὐτῆς ἀγάπη καὶ τήρησις νόμων. Τιμήσατε σοφίαν, ἵνα εἰς τὸν αἰῶνα βασιλεύσητε. Ἀπαγγελῶ ὑμῖν, καὶ οὐ κρύψω ἀφ᾿ ὑμῶν μυστήρια Θεοῦ. Ὅτι αὐτός, καὶ τῆς σοφίας ὁδηγὸς ἐστι, καὶ τῶν σοφῶν διορθωτής. Καὶ ἐν τῇ χειρὶ αὐτοῦ πᾶσα φρόνησις καὶ ἐργασιῶν ἐπιστήμη. Ἡ πάντων τεχνῖτις ἐδίδαξέ με σοφία· ἔστι γὰρ ἐν αὐτῇ πνεῦμα νοερόν, ἅγιον, ἀπαύγασμα φωτὸς ἀϊδίου, καὶ εἰκὼν τῆς ἀγαθότητος τοῦ Θεοῦ. Αὕτη φίλους Θεοῦ καὶ προφήτας κατασκευάζει. Εὐπρεπεστέρα δὲ ἐστιν ἡλίου, καὶ ὑπὲρ πᾶσαν ἀστέρων θέσιν· φωτὶ συγκρινομένη, εὑρίσκεται προτιμοτέρα. Αὕτη τούς θεραπεύσαντας αὐτὴν ἐκ πόνων ἐρρύσατο, καὶ ὡδήγησεν ἐν τρίβοις εὐθείαις. Ἔδωκεν αὐτοῖς γνῶσιν ἁγίαν· καὶ διεφύλαξεν αὐτοὺς ἀπὸ ἐνεδρευόντων, καὶ ἀγῶνα ἰσχυρὸν ἐβράβευσεν αὐτοῖς, ἵνα γνῶσι πάντες, ὅτι δυνατωτέρα παντὸς ἐστιν ἡ εὐσέβεια. Καὶ οὐ μὴ κατισχύσῃ ποτὲ κακία σοφίας, ουδ᾿ οὐ μὴ παρελεύσεται πονηρούς ἐλέγχουσα ἡ δίκη. Εἶπον γὰρ ἐν ἑαυτοῖς, λογισάμενοι οὐκ ὀρθῶς· Καταδυναστεύσωμεν τὸν δίκαιον, μὴ φεισώμεθα τῆς ὁσιότητος αὐτοῦ, μηδὲ ἐντραπῶμεν πολιὰς πρεσβευτοῦ πολυχρονίους. Ἔστω δὲ ἡμῶν ἰσχὺς νόμος. Καὶ ἐνεδρεύσωμεν τὸν δίκαιον, ὅτι δύσχρηστος ἡμῖν ἐστι, καὶ ἐναντιοῦται τοῖς ἔργοις ἡμῶν, καὶ ἐπιφημίζει ἡμῖν ἁμαρτήματα παιδείας ἡμῶν. Ἐπαγγέλλεται γνῶσιν ἔχειν Θεοῦ, καὶ παῖδα Κυρίου ἑαυτὸν ὀνομάζει. Ἐγένετο ἡμῖν εἰς ἔλεγχον ἐννοιῶν ἡμῶν. Βαρὺς ἐστιν ἡμῖν καὶ βλεπόμενος, ὅτι ἀνόμοιος τοῖς ἄλλοις ὁ βίος αὐτοῦ, καὶ ἐξηλλαγμέναι αἱ τρίβοι αὐτοῦ. Εἰς κίβδηλον ἐλογίσθημεν αὐτῷ, καὶ ἀπέχεται τῶν ὁδῶν ἡμῶν, ὡς ἀπὸ ἀκαθαρσιῶν, καὶ μακαρίζει ἔσχατα δικαίων. Ἴδωμεν οὖν, εἰ οἱ λόγοι αὐτοῦ ἀληθεῖς, καὶ πειράσωμεν τὰ ἐν ἐκβάσει αὐτοῦ. Ὕβρει καὶ βασάνῳ ἐτάσωμεν αὐτόν, ἵνα γνῶμεν τὴν ἐπιείκειαν αὐτοῦ, καὶ δοκιμάσωμεν τὴν ἀνεξικακίαν αὐτοῦ, θανάτῳ ἀσχήμονι καταδικάσωμεν αὐτόν· ἔσται γὰρ αὐτοῦ ἐπισκοπὴ ἐκ λόγων αὐτοῦ. Ταῦτα ἐλογίσαντο, καὶ ἐπλανήθησαν· ἀπετύφλωσε γὰρ αὐτοὺς ἡ κακία αὐτῶν. Καὶ οὐκ ἔγνωσαν μυστήρια Θεοῦ, οὐδὲ ἔκριναν ὅτι σὺ Θεός, μόνος, ὁ ζωῆς ἔχων καὶ θανάτου τὴν ἐξουσίαν, καὶ σῴζων ἐν καιρῷ θλίψεως, καὶ ῥυόμενος παντὸς κακοῦ· ὁ οἰκτίρμων καὶ ἐλεήμων, καὶ διδοὺς τοῖς ὁσίοις σου χάριν, καὶ τῷ σῷ βραχίονι τοῖς ὑπερηφάνοις ἀντιτασσόμενος.
Σοφίας Σολομῶντος τὸ Ἀνάγνωσμα
(Ἐκλογὴ)
Στόμα δικαίου ἀποστάζει σοφίαν, χείλη δὲ ἀνδρῶν ἐπίστανται χάριτας, στόμα σοφῶν μελετᾷ σοφίαν, δικαιοσύνη δὲ ῥύσεται αὐτοὺς ἐκ θανάτου. Τελευτήσαντος ἀνδρός δικαίου, οὐκ ὄλλυται ἐλπίς· υἱὸς γὰρ δίκαιος γεννᾶται εἰς ζωήν, καὶ ἐν ἀγαθοῖς αὐτοῦ καρπὸν δικαιοσύνης τρυγήσει. Φῶς δικαίοις διὰ παντός, καὶ παρὰ Κυρίου εὑρήσουσι χάριν καὶ δόξαν. Γλῶσσα σοφῶν καλὰ ἐπίσταται, καὶ ἐν καρδίᾳ αὐτῶν ἀναπαύσεται σοφία. Ἀγαπᾷ Κύριος ὁσίας καρδίας, δεκτοὶ δὲ αὐτῷ πάντες ἄμωμοι ἐν ὁδῷ. Σοφία Κυρίου φωτιεῖ πρόσωπον συνετοῦ· φθάνει γὰρ τοὺς ἐπιθυμοῦντας αὐτήν, πρὸ τοῦ γνωσθῆναι, καὶ εὐχερῶς θεωρεῖται ὑπὸ τῶν ἀγαπώντων αὐτήν, ὁ ὀρθρίσας πρὸς αὐτήν, οὐ κοπιάσει, καὶ ὁ ἀγρυπνήσας δι᾿ αὐτήν, ταχέως ἀμέριμνος ἔσται. Ὅτι τοὺς ἀξίους αὐτῆς αὐτὴ περιέρχεται ζητοῦσα, καὶ ἐν ταῖς τρίβοις φαντάζεται αὐτοῖς εὐμενῶς. Σοφίας οὐ κατισχύσει ποτὲ κακία. Διὰ ταῦτα καὶ ἐραστὴς ἐγενόμην τοῦ κάλλους αὐτῆς, καὶ ἐφίλησα ταύτην, καὶ ἐξεζήτησα ἐκ νεότητός μου, καὶ ἐζήτησα νύμφην ἀγαγέσθαι ἐμαυτῷ. Ὅτι ὁ πάντων Δεσπότης ἠγάπησεν αὐτήν· μύστις γὰρ ἐστι τῆς τοῦ Θεοῦ ἐπιστήμης, καὶ αἱρέτις τῶν ἔργων αὐτοῦ. Οἱ πόνοι αὐτῆς εἰσιν ἀρεταί· σωφροσύνην δὲ καὶ φρόνησιν αὕτη διδάσκει, δικαιοσύνην καὶ ἀνδρείαν, ὧν χρησιμώτερον οὐδὲν ἐστιν ἐν βίῳ ἀνθρώποις. Εἰ δὲ καὶ πολυπειρίαν ποθεῖ τις, οἶδε τὰ ἀρχαῖα, καὶ τὰ μέλλοντα εἰκάζειν· ἐπίσταται ὀ τροφὰς λόγων, καὶ λύσεις αἰνιγμάτων, σημεῖα καὶ τέρατα προγινώσκει, καὶ ἐκβάσεις καιρῶν καὶ χρόνων· καὶ πᾶσι σύμβουλός ἐστιν ἀγαθή· καὶ ἀθανασία ἐστὶν ἐν αὐτῇ, καὶ εὔκλεια ἐν κοινωνίᾳ λόγων αὐτῆς. Διὰ τοῦτο ἐνέτυχον τῷ Κυρίῳ, καὶ ἐδεήθην αὐτοῦ, καὶ εἶπον ἐξ ὅλης μου τῆς καρδίας· Θεὲ πατέρων, καὶ Κύριε τοῦ ἐλέους, ὁ ποιήσας τὰ πάντα ἐν λόγῳ σου, καὶ τῇ σοφίᾳ σου κατασκευάσας τὸν ἄνθρωπον, ἵνα δεσπόζῃ τῶν ὑπὸ σοῦ γενομένων κτισμάτων, καὶ διέπῃ τὸν κόσμον ἐν ὁσιότητι καὶ δικαιοσύνη· δὸς μοι τὴν τῶν σῶν θρόνων πάρεδρον σοφίαν, καὶ μὴ με ἀποδοκιμάσῃς ἐκ παίδων σου, ὅτι ἐγὼ δοῦλος σός, καὶ υἱὸς τῆς παιδίσκης σου. Ἐξαπόστειλον αὐτὴν ἐξ ἁγίου κατοικητηρίου σου, καὶ ἀπὸ θρόνου δόξης σου, ἵνα συμπαροῦσά μοι διδάξῃ με, τὶ εὐάρεστόν ἐστι παρὰ σοί· καὶ ὁδηγήσῃ με ἐν γνώσει, καὶ φυλάξῃ με ἐν τῇ δόξῃ αὐτῆς. Λογισμοὶ γὰρ θνητῶν πάντες δειλοί, καὶ ἐπισφαλεῖς αἱ επίνοιαι αὐτῶν.

Εἰς τὸν Στίχον, Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος πλ. α'
Χαίροις ἀσκητικῶν ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Χαίρει ἡ Ἐκκλησία Χριστοῦ, ἐπὶ λυχνίας Ἱερὰς κατοπτεύουσα, τὸν λύχνον τὸν φωτοφόρον, ὃν καθελόντες ἐχθροί, τῆς σιγῆς μοδίῳ συγκατέκρυψαν. Τιμᾷ ἐπὶ ὄρους σε, τῶν ἀρετῶν Πάτερ Ὅσιε, πυρσὸν ὡς θεῖον, οἰκουμένης τὰ πέρατα, ὑπὲρ ἥλιον, ἀπαστράπτοντα θαύμασι. Σήμερον ἡ ἀδέκαστος, Θεοῦ κρίσις δείκνυσι, δικαιοσύνην ἐξ ὕψους, ὡς μεσημβρίαν ὑπέρφωτον, τὴν σὴν καὶ παρέχει, τοῖς ἐν κόσμῳ τὴν εἰρήνην, καὶ μέγα ἔλεος.

Στίχ. Τὸ στόμα μου λαλήσει σοφίαν, καὶ ἡ μελέτη τῆς καρδίας μου σύνεσιν.

Βρύει ὡς μυροθήκη τερπνή, τὰ τῶν θαυμάτων θεῖα ῥεῖθρα Χρυσόστομε, ἡ λάρναξ ἡ σὴ ἐν κόσμῳ, καὶ ἰαμάτων ῥοαῖς, τὰς ψυχὰς μυρίζει τῶν τιμώντων σε· Χριστοῦ τῶν χαρίτων γάρ, τοῖς ἀΰλοις ἀρώμασι, καταπλουτήσας, εὐωδίαν δεδώρησαι, τὴν ἀείζωον, τοῖς ἐν πίστει προστρέχουσιν· ὅθεν καταπολαύοντες, χαρίτων σῶν Πάνσοφε, καὶ τῶν ἀχράντων καὶ θείων, κατατρυφῶντες λειψάνων σου, πιστῶς ἐξαιτοῦμεν, ταῖς ψυχαῖς ἡμῶν δοθῆναι, τὸ μέγα ἔλεος.

Στίχ. Στόμα δικαίου μελετήσει σοφίαν, καὶ ἡ γλῶσσα αὐτοῦ λαλήσει κρίσιν.

Κόσμου ὁ σιτομέτρης πιστοί, ὁ ἐν τρυφῇ τῇ οὐρανίᾳ τοῦ Πνεύματος, καρδίας ἐκτρέφων πάντων, οὐκ ἐξ Αἰγύπτου χωρεῖ, Ἰωσὴφ δὲ νέος προδεικνύμενος, σεπτοῖς ἐν λειψάνοις, ἀπὸ Κομάνων μετάγεται, δεινῶν τὴν ζάλην, καὶ τὸ πέλαγος σήμερον, τὸ τῶν θλίψεων, διατέμνων ἐντεύξεσι. Τοῦτον οὖν μακαρίσωμεν, καὶ πίστει βοήσωμεν. Πάρεσο Μάκαρ ἐν μέσῳ, τῶν ἐκτελούντων τὴν μνήμην σου, αὐτοῖς σωτηρίαν, παρεχόμενος πλουσίως, καὶ τὸ μέγα ἔλεος.
Δόξα... Ἦχος πλ. β'
Ὅσιε τρισμάκαρ, Ἁγιώτατε Πάτερ, ὁ Ποιμὴν ὁ καλός, καὶ τοῦ Ἀρχιποίμενος Χριστοῦ Μαθητής, ὁ τιθεὶς τὴν ψυχὴν ὑπὲρ τῶν προβάτων, αὐτὸς καὶ νῦν πανεύφημε, Ἰωάννη Χρυσόστομε, αἴτησαι πρεσβείαις σου, δωρηθῆναι ἡμῖν τὸ μέγα ἔλεος.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Θεοτόκε, σὺ εἶ ἡ ἄμπελος ἡ ἀληθινή, ἡ βλαστήσασα τὸν καρπὸν τῆς ζωῆς, σὲ ἱκετεύομεν· Πρέσβευε Δέσποινα, μετὰ τοῦ Ἱεράρχου, καὶ πάντων τῶν Ἁγίων, ἐλεηθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Ἀπολυτίκιον Ἦχος πλ. δ' ΤΟ ΑΚΟΥΤΕ
Ἡ τοῦ στόματός σου καθάπερ πυρσὸς ἐκλάμψασα χάρις, τὴν οἰκουμένην ἐφώτισεν· ἀφιλαργυρίας τῷ κόσμῳ θησαυροὺς ἐναπέθετο, τὸ ὕψος ἡμῖν τῆς ταπεινοφροσύνης ὑπέδειξεν. Ἀλλὰ σοῖς λόγοις παιδεύων, Πάτερ, Ἰωάννη Χρυσόστομε, πρέσβευε τῷ Λόγῳ Χριστῷ τῷ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Δόξα... Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
27 GENNAIO 2012
Traslazione delle reliquie del nostro santo padre Giovanni Crisostomo nel 438.

VESPRO
Celebriamo col canto * la tromba aurea, * lo strumento divinamente ispirato, * l’inesauribile oceano di dottrine, * il sostegno della Chiesa, * l’intelletto celeste, * l’a­bis­so della sapienza, * il calice tutto d’oro * che versa fiumi di insegnamenti fluenti miele, * e irriga la creazione.
Onoriamo degnamente Giovanni dalla parola d’oro, * l’astro senza tramonto * che illumina tutta la terra * con i raggi degli insegnamenti, * l’araldo della conversione * la spugna tutta d’oro * che toglie l’umida mollezza della terribile dispe­razione * e bagna i cuori logorati dai peccati.
Sia magnificato con inni il Crisostomo, * l’angelo terrestre * e uomo celeste, * la rondine faconda e dalle molte voci, * il tesoro delle virtú, * la roccia che non si spez­za, * il modello dei fedeli, * l’emulo dei martiri, * co­lui che è pari ai santi angeli, * eguale nei costumi ai santi apostoli.
Gloria. Tono 4. Di Cosma.
Non era possibile, o Crisostomo, * che, abbandonata la ca­pitale, * tu restassi esule a Comana; * di là il ricco ban­chetto regale * celebrato per volontà di Dio, * ti ha ricondotto nelle dimore reali; * si è rallegrata anche la Chiesa vedendoti, * e rendeva grazie dicendo: * La mia gloria magnifica il Signore * che mi ha reso il paraninfo * e il sostegno della fede; * colui che concepiva i miei decreti * ed era il riposo delle mie tem­pie; * il vertice dell’umiltà * e l’abisso della misericordia; * lui che era ricchezza della mia povertà * e penitenza prolungata. * Per questo ti preghiamo, o santo padre * di chiedere per le anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Davide profeta, * grazie a te progenitore di Dio, * di te aveva già melodiosamente cantato * a colui che ha fatto in te cose grandi˚: * Sta la regina alla tua destra˚. * Poiché ti ha resa Madre che dà la vita, Dio, * il Cristo, cui appartiene la grande e copiosa misericordia˚, * che da te, senza padre, si è com­piaciuto incarnarsi * per riplasmare la propria immagine * cor­rotta dalle passioni, * e per con­durre al Padre, * pren­den­dola sulle spalle˚, * la pecora smarrita ritrovata tra i mon­ti˚, * per u­nirla di sua propria volontà alle schiere celesti˚ * e sal­vare il mon­do, * o Madre-di-Dio.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture (v. 13 novembre, pp. 890-893).
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono pl. 1. Gioisci, tu che sei veramente.
Gioisce la Chiesa di Cristo * guardando sul sacro can­- de­la­bro * la lampada luminosa * che i nemici avevano abbattuta * e nascosta sotto il moggio del si­lenzio˚. * Ti onora sui monti delle virtú, * padre santo, * come fiaccola divina * che piú del sole illumina con i prodigi * i confini della terra. * Oggi il giudizio imparziale di Dio * mostra dall’alto la tua giustizia * piú luminosa del meriggio˚, * e dona agli abi­tanti del mondo la pace * e la grande misericordia˚.
Stico: La mia bocca parlerà sapienza, e la medi­tazione del mio cuore intelligenza.
Come soave vasello di profumo, * la tua urna, o Criso­sto­mo, * fa scaturire nel mondo * la divina corrente dei prodigi, * e profuma con i flutti delle guarigioni * le anime di quanti ti onorano. * Tu infatti, che ti sei arric­chito degli immateriali aromi * delle grazie di Cristo, * doni la perenne fragranza * a quanti si accostano con fede. * Godendo dunque delle tue grazie, o sapientissimo, * e allietandoci per le tue immacolate reliquie divine, * con fede chiediamo che sia data * alle anime nostre * la grande misericordia˚.
Stico: La bocca del giusto mediterà la sapienza, e la sua lingua parlerà del giudizio.
Colui che distribuisce il frumento al mondo, * o fedeli, * colui che nutre il cuore di tutti * con la celeste soavità dello Spirito, * non viene dall’Egitto˚: * il nuovo Giuseppe è traspor­tato da Comana, * e si mostra in sacre reliquie, * per arrestare oggi con la sua intercessione * la tempesta delle sventure * e l’oceano delle afflizioni. * Pro­cla­miamolo dunque beato, * e gridiamo con fede: * Vieni, o beato, * in mezzo a quanti cele­bra­­no la tua memoria, * per e­largire ad essi largamente * la salvezza e la grande mise­ricordia˚.
Gloria. Tono pl. 2.
O venerabile tre volte beato, * padre santissimo, * buon pastore, * discepolo del Cristo, pastore supremo, * tu che dai la vita per le pecore˚: * chiedi anche ora, * o Gio­vanni Criso­sto­mo degno di ogni lode, * che per la tua intercessione ci sia donata * la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frut­to della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme al pontefice e a tutti i santi, * perché sia fatta mise­ricordia * alle anime nostre.
Apolytíkion. Tono pl. 4.
La grazia della tua bocca, * che come torcia rifulse, * ha illuminato tutta la terra, * ha deposto nel mondo * tesori di generosità, * e ci ha mostrato la su­blimità dell’umiltà. * Mentre dunque ammaestri con le tue parole, * o padre Gio­vanni Crisostomo, * intercedi presso il Verbo, Cristo Dio, * per la salvezza delle anime nostre.
Theotokíon.
Tu che per noi sei nato dalla Vergine * e ti sei sottoposto alla crocifissione˚, * o buono, * tu che con la mor­te hai spo­gliato la morte, * e come Dio hai mani­festato la risurrezione, * non trascurare coloro che con la tua mano hai plasmato˚, * mostra, o misericordioso, il tuo amore per gli uomini: * accogli, mentre intercede per noi, * la Madre-di-Dio che ti ha partorito, * e salva, o Salvatore nostro, * il popolo che non ha piú speranza.
Il 27 Gennaio 2012 Si fa memoria:
Traslazione delle reliquie di san Giovanni Crisostomo (438)
Sinassario
In questo giorno si fa memoria della traslazione delle reliquie di San Giovanni Crisostomo, avvenuta trentuno anni dopo la sua morte. San Giovanni Crisostomo era morto il 14 settembre 407 a Comana, in Armenia, durante il viaggio verso le rive del Mar Morto, dove il Santo doveva essere trasferito per trascorrere il suo esilio. L'Imperatore Teodosio il Giovane, figlio di Arcadio e Eudossia, e il Patriarca Proclo, che era stato discepolo di San Giovanni, vollero che le spoglie mortali del Santo venissero trasferite a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, accolte da una folla osannante.
ECUMENISMO: SEGNI POSITIVI DI FRATERNITà RITROVATA E condiviso SENSO DI RESPONSABILITà

CITTÀ DEL VATICANO, 25 GEN 2012 (VIS). Mercoledì sera, il Santo Padre ha presieduto la celebrazione dei secondi Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo, nell'omonima Basilica romana. Alla celebrazione, che ha posto fine alla Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani, sono stati presenti rappresentanti delle altre Chiese, tra cui la Chiesa Greco-Ortodossa, il Patriarcato Ecumenico, la Comunione Anglicana, i Patriarcati di Mosca e di Romania.

Nell'omelia, Benedetto XVI ha ricordato che il tema della riflessione per la Settimana di Preghiera di quest'anno, "Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo nostro Signore", è stato tratto dalla Prima Lettera dell'Apostolo Paolo ai Corinzi. "Il significato di questa misteriosa trasformazione -ha detto il Papa-, è mirabilmente mostrato nella vicenda personale di san Paolo. In seguito all'evento straordinario accaduto lungo la via di Damasco, Saulo, che si distingueva per lo zelo con cui perseguitava la Chiesa nascente, fu trasformato in un infaticabile apostolo del Vangelo di Gesù Cristo. (...) Tale trasformazione non è il risultato di una lunga riflessione interiore e nemmeno il frutto di uno sforzo personale. Essa è innanzitutto opera della grazia di Dio che ha agito secondo le sue imperscrutabili vie".

Benedetto XVI ha sottolineato che la trasformazione di San Paolo non si limita al piano etico e intellettuale, ma che "si tratta piuttosto di un radicale rinnovamento del proprio essere, simile per molti aspetti ad una rinascita. Una tale trasformazione trova il suo fondamento nella partecipazione al mistero della Morte e Risurrezione di Gesù Cristo, e si delinea come un graduale cammino di conformazione a Lui. Alla luce di questa consapevolezza, San Paolo (...) dirà: 'Non vivo più io, ma Cristo vive in me'".

Nella Prima Lettera ai Corinzi, l'Apostolo descrive il giorno del giudizio finale, in cui si compie il destino dell'umanità. "In quel giorno -ha spiegato il Papa- tutti i credenti saranno resi conformi a Cristo e tutto ciò che è corruttibile sarà trasformato dalla sua gloria. (...) Allora il trionfo di Cristo sarà finalmente completo, perché (...) la morte sarà vinta definitivamente e, con essa, il peccato che l'ha fatta entrare nel mondo. (...) San Paolo ci dice, dunque, che ogni uomo, mediante il battesimo nella morte e risurrezione di Cristo, partecipa alla vittoria di Colui che per primo ha sconfitto la morte, cominciando un cammino di trasformazione che si manifesta sin da ora in una novità di vita e che raggiungerà la sua pienezza alla fine dei tempi".

"Mentre eleviamo la nostra preghiera -ha continuato il Papa-, siamo fiduciosi di essere trasformati anche noi e conformati ad immagine di Cristo. Questo è particolarmente vero nella preghiera per l'unità dei cristiani (...), per mezzo della quale partecipiamo alla realizzazione del progetto divino per la Chiesa, e l'impegno operoso per il ristabilimento dell'unità è un dovere e una grande responsabilità per tutti. (...) Uniti in Cristo, siamo chiamati a condividere la sua missione, che è quella di portare la speranza là dove dominano l'ingiustizia, l'odio e la disperazione. Le nostre divisioni rendono meno luminosa la nostra testimonianza a Cristo. Il traguardo della piena unità, che attendiamo in operosa speranza e per la quale con fiducia preghiamo, è una vittoria (...) importante per il bene della famiglia umana".

Benedetto XVI ha fatto presente che, in contrasto con l'idea di vittoria come successo immediato, predominante nella cultura attuale, nell'ottica cristiana, la vittoria "è un lungo (...) processo di trasformazione e di crescita nel bene. Essa avviene secondo i tempi di Dio, non i nostri, e richiede da noi profonda fede e paziente perseveranza. (...) Anche la nostra attesa per l'unità visibile della Chiesa deve essere paziente e fiduciosa" il che non significa passività o rassegnazione, ma "risposta pronta e attenta ad ogni possibilità di comunione e fratellanza, che il Signore ci dona".

Il Papa ha concluso l'omelia esortando i presenti a proseguire per la via dell'ecumenismo: "Anche se a volte si può avere l'impressione che la strada verso il pieno ristabilimento della comunione sia ancora molto lunga e piena di ostacoli, invito tutti a rinnovare la propria determinazione a perseguire, con coraggio e generosità, l'unità che è volontà di Dio, seguendo l'esempio di san Paolo, il quale di fronte a difficoltà di ogni tipo ha conservato sempre ferma la fiducia in Dio che porta a compimento la sua opera. Del resto, in questo cammino, non mancano i segni positivi di una ritrovata fraternità e di un condiviso senso di responsabilità di fronte alle grandi problematiche che affliggono il nostro mondo. Tutto ciò è motivo di gioia e di grande speranza e deve incoraggiarci a proseguire il nostro impegno per giungere tutti insieme al traguardo finale, sapendo che la nostra fatica non è vana nel Signore".
HML/ VIS 20120126 (780)

mercoledì 25 gennaio 2012

OGGI 25 GENNAIO 2012 alle ORE 21,00

Nel Salone della Cattedrale

Il Parroco con altri Sacerdoti hanno accolto le Coppie di Fidanzati che si preparano al Matrimonio

e si è presentato il

CALENDARIO degli INCONTRI
del
CORSO DI PREPARAZIONE




· 25Merc. Gennaio ’12 Accoglienza e presentazione

· 01 Merc. Febbraio ‘12 Il matrimonio nella Bibbia AT

· 08 Merc. Febbraio ‘12 Il matrimonio nella Bibbia NT

· 16 Giov. Febbraio ‘12 Operatore esterno

· 23 Giov.Febbraio’12 La fecondità della famiglia e dell’amore

· 01 Giov.Marzo’12 Il matrimonio come vocazione

· 08 Giov.Marzo ‘12 La spiritualità coniugale

· 15 Giov.Marzo ‘12 Il Sacramento del matrimonio

· 22 Giov.Marzo’12 Il rito del matrimonio (Biz.Rom.) ,Sposarsi nel Signore

· 29 Giov.Marzo ’12 Aspetti Giuridici del Matrimonio

martedì 24 gennaio 2012

25 Gennaio 2012 Memoria di S. GREGORIO il TEOLOGO


ORTHROS
Dopo la prima sticología, káthisma.
Tono 1. La confessione della fede divina.
Erede ormai della divina illuminazione, * dopo aver vissuto una vita immateriale, * ti sei distinto per un eguale sacerdozio: * avendo infatti sopran­na­turalmente spie­gato i dogmi, * hai rinsaldato la fede con l’ortodossia, * padre santo; * implora dunque il Cristo Dio * di donarci la grande misericordia˚.
Dopo la seconda sticología, káthisma.
Tono pl. 1. Cantiamo, fedeli.
Vegliando sulla parola di verità di Cristo˚, * hai e­spo­sto teologicamente * la potenza della Triade; * abbattendo l’opinione erronea, * empia ed iniqua, di Ario, * come principe e difensore della pietà, * o pon­tefice, * hai illuminato quanti dormivano * nelle tenebre dell’ignoranza.
Dopo il polyéleos, káthisma.
Tono pl. 4. Ineffabilmente concepita in grembo.
Condannando al vituperio l’errore degli empi, * interpretando le Scritture in modo degno di Dio, * hai espresso dottrine * che realmente danno piú dol­cezza del miele * al cuore dei fedeli, * o ammirabile, * perché essi ren­dano culto alla Triade, * nell’unità della Divinità; * cosí tu hai esposto l’immagine del Salvatore * raffigurata nella sua icona, * perché venisse venerata la sua umanità. * O teologo Grego­rio, intercedi presso il Cristo Dio * perché doni la remissione delle colpe * a quanti festeggiano con amore * la tua santa memoria.
Anavathmí. Antifona 1. del tono 4.
Prokímenon. Tono 4.
La mia bocca parlerà sapienza, e la meditazione del mio cuore intelligenza.
Stico: Ascoltate questo, genti tutte, porgete orecchio voi tutti che abitate la terra.
Tutto ciò che respira e il vangelo (v. 13 novembre, p. 896).
Salmo 50. Gloria. Per l’intercessione del pontefice. Ora e sempre. Per l’intercessione della Madre-di-Dio. Poi lo stico: Pietà di me, o Dio.
Idiómelon. Tono pl. 2.
O venerabile tre volte beato, * padre santissimo, * buon pastore, * discepolo del Cristo, pastore supremo, * tu che dai la vita per le pecore˚: * chiedi anche ora, * o Gregorio teologo degno di ogni lode, * che per la tua intercessione ci sia donata * la grande misericordia˚.
Salva, o Dio, il tuo popolo.
Kondákion. Tono 3. La Vergine oggi.
Con la tua lingua teologa * hai sciolto le complicazioni dei retori, * o glorioso, * e hai abbi­gliato la Chiesa * con la tunica dell’ortodossia, * tessuta dall’alto˚; * di questa rivestita, * essa acclama insieme a noi, tuoi figli: * Gioisci, padre, * eccelso intelletto della teologia.
Ikos. Betlemme ha aperto l’Eden.
Ricolma il mio intelletto povero e misero * della tua sublime sapienza teologica, * affinché io celebri la tua vita, o padre, * poiché non potrò offrirti neppure una parola, * se tu non mi elargisci * forza e scienza, * parole e intelligenza, * sicché prendendo da ciò che è tuo * io ti offra il tuo, * e dalla ric­chez­za delle tue virtú, * di lí io prenda lo spunto * e incoroni il tuo augusto e santo capo, * acclamando insieme ai fedeli: * Gioisci, padre, * eccelso intelletto della teologia.
Sinassario.
Il 25 di questo stesso mese, memoria del nostro santo padre Gregorio il teologo, arcivescovo di Costantinopoli.
Per la sua santa intercessione, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.
Canone del santo. Poema di Teofane.
Ode 9. Tono 1. Irmós.
Il roveto ardente che non si consumava˚ * ci ha mostra­ to una figura del tuo parto puro. * Estingui ora, ti preghia­mo, * la fornace delle tentazioni * che infuria contro di noi, * affinché, o Madre-di-Dio, * inces­santemente ti magnifi­chia­mo˚.
Tropari.
Ti elargisce l’intatta vita * la Triade sovrana * di cui hai proclamato la divinità, * e che ha accolto le tue lotte per essa, * le tue dottrine e le tue battaglie: * davanti a es­sa tu ora stai, o padre, * ottimo intercessore per il mon­do.
Illuminato dal bagliore * del triplice splendore * pro­ve­niente dall’unica Divinità, * o Gregorio, iniziatore alle cose sa­cre, * salva quanti ti celebrano con fede, * e illuminali con la teologia * delle tue dottrine.
Hai compiuto la bella corsa, o padre˚, * difensore della regale Triade, * e, poiché teologo, * hai raggiunto la deifi­ca­zione, * e hai degnamente ottenuto il compimento * del tuo divino desiderio, * o sacro decoro delle Chiese.
Theotokíon.
O tremendo prodigio! * Tu, Vergine Madre-di-Dio, * par­torendo inconcepibilmente il Dio Verbo, * hai manifestato il mistero * nascosto in Dio, Creatore dell’universo, * prima delle generazione e prima dei secoli˚.
Katavasía.
Nell’ombra e nella lettera della Legge˚, * contem­- pliamo, fedeli, la figura: * ogni maschio che apre il seno materno * è sacro a Dio˚; * magnifichiamo dunque come primogenito il Verbo, * Figlio del Padre che non ha principio, * primo nato a una madre ignara d’uomo.
Exapostilárion. Con i discepoli conveniamo.
La Monade trisipostatica * e la Triade perfetta * in una sola Divinità * tu hai insegnato che si deve adorare, * o sapientissimo teologo, * dicendo luce il Padre, * e di nuovo luce il Figlio * e luce il santo Spirito: * ma unica luce indivisa e non confusa, * perché unico Dio: * cosí hai spiegato la consustanzialità, * o beato Gregorio.
Theotokíon, stessa melodia.
Stando tu presso l’inaccessibile Triade, * insieme alla Vergine Maria, Madre-di-Dio * e al grande Basilio, * o sa­pientissimo, * intercedi ora * perché al mondo sia data la pace, * al re i trofei, * e a noi che ti celebriamo, la salvezza, * o teologo, o pontefice Gregorio, * retore della Chiesa.
Alle lodi, 6 stichi e stichirá prosómia.
Tono 4. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.
Squarciata la tenebra della lettera, * sei penetrato con lo spirito * nella luce superna˚; * e accolta l’effusione lu­minosa che ne proviene, * tutti hai arricchito di teologia, * o Gregorio sapientissimo, * luminare della Chiesa. * Con le folgori delle tue parole, * hai dissipato le cupe nubi delle eresie: * perciò ora dimori * là dove è suono di gente in festa˚, * come compagno degli angeli, * e supplichi incessantemente * per la salvezza delle anime nostre.
O secondo teologo83 * e iniziato alla divina illu­mi­nazione, * splendido scriba della Triade, * che sopran­naturalmente ci ammaestri, * o Gregorio, * sull’ineffabile e divina natura: * an­che ora che piú chiaramente godi di Dio, * ricordati di quan­ti ti onorano * e difendi la Chiesa * che tu hai raccolta insieme; * poiché la tua voce si è diffusa * per tutti i confini della terra˚, * insegnando a glorificare * la Triade consustanziale.
Coltivando con la tua lingua, * o uomo dal divino parlare, * il seme divino nei solchi del cuore, * hai arricchito di al­tissima teologia * tutto il corpo della Chiesa; * e cosí hai bru­ciato col fuoco dello Spirito * la zizzania delle eresie, * nutren­doti con l’amore appas­sionato * della divina filosofia, * o padre dei padri, * pastore dei pastori, * gloria dei fedeli, * astro dei ponte­fici, * onore di tutta la terra, * o beatissimo Gregorio.
Accostando la tua venerabile bocca * alla coppa della sapienza, * o padre Gregorio, * hai sorbito il divino liquore della teologia, * e liberalmente lo hai partecipato ai fedeli; * hai arrestato il corso delle eresie, * letale per le anime, pieno di bestemmia; * lo Spirito santo ha trovato in te un nocchiero * occupato ad allontanare e respingere * come raffiche di vento * gli assalti degli empi, * mentre annunciavi la Triade * in unità di sostanza.
Gloria. Tono 1. Di Anatolio.
Salutiamo con inni teologici, * o greggi della Chiesa, * la lira dello Spirito, * la falce delle eresie, * la dolcezza degli or­todossi, * il secondo Giovanni, piegato sul petto del Signore˚, * colui che con le sue dottrine * è divenuto testimone oculare del Verbo˚, * il sapiente capo dei pa­stori: * Tu sei il buon pastore che ha dato se stesso per noi˚, * come il Cristo mae­stro, o Gregorio, * e ora fai coro insieme a Paolo, * e intercedi per le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon.
Tu che accogli le preghiere dei peccatori, * e non disprezzi il gemito degli afflitti, * intercedi per la nostra salvezza * presso colui che è nato dal tuo grembo puro, * o Vergine tutta santa.
Grande dossologia, apolytíkion e congedo.
25 GENNAIO 2012
Memoria del nostro santo padre Gregorio il teologo, arcivescovo di Costantinopoli (389 o 390).
GRANDE VESPRO
La prima stasi di Beato l’uomo (ss. 1-3). Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia da ripetere due volte.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
Padre Gregorio, * la pietra del sepolcro, * apportatrice di oblio, * non ha ricoperto le tue labbra: * tu sei divenuto infatti bocca della teologia, * perché anche ora esponi a tutta la terra * le dottrine della pietà. * Supplica dunque perché sia­no donate alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
Padre Gregorio, * ti sei sapientemente distolto * dall’ostilità e insidiosità della carne: * salito sulla qua­dri­ga delle virtú * che corre al cielo, * te ne sei volato verso la bellezza ineffabile: * di essa saziandoti, * tu ora elargisci alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
Padre Gregorio, * sei divenuto per grazia * fedele media­tore tra Dio e gli uomini; * e ora, rendendoci propizio Cristo * con le tue preghiere franche, * non cessare di intercedere presso il Signore, * o santo, * perché doni alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
Gloria. Tono pl. 4.
La tua lingua vigile nell’insegnamento, * risuonando all’orecchio dei cuori, * risveglia le anime dei noncuranti, * e con parole divinamente ispirate, * diventa scala che porta a Dio * gli abitanti della terra. * Perciò, Gregorio teologo, * non cessare di intercedere presso Cristo * perché siano salvate dai pericoli * le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon.
Il Re dei cieli, * nel suo amore per noi, * è apparso sulla terra e ha vissuto con gli uomini˚: * assunta la carne da Ver­gine pura, * e da lei procedendo dopo averla assunta, * uno solo è il Figlio, * duplice nella natura, * ma non nel­l’ipòstasi; * proclamandolo dunque * realmente Dio per­fetto e uomo perfetto, * noi confessiamo Cristo Dio no­stro82. * E tu suppli­calo, * o Madre senza nozze, * perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Lettura del libro dei Proverbi.
Del giusto si fa memoria tra le lodi (pp. 890-891).
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (4,7-15)
Il giusto, quand’anche giunga a morire (p. 541).
Lettura del libro della Sapienza di Salomone
La bocca del giusto stilla sapienza, e le labbra degli uomini conoscono le grazie (pp. 891-892).
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono pl. 1. Gioisci, tu che sei veramente.
Gioisci, fonte di teologia * e dimora di eccelsa contem­-plazione: * tu hai infatti scrutato, o padre, * il superno abisso con pio pensiero, * a tutti hai chiarito come vi sia in tre soli * un’unica fusione di luce * che si unifica nella medesima Divinità, * triplicandosi nelle auguste Ipòstasi; * e con purezza di vita e splendore di parola, * hai insegnato a venerare la santissima Triade, * o uomo da Dio ispirato. * Implora che da essa sia mandata sulle anime nostre * la grande misericordia˚.
Stico: La mia bocca parlerà sapienza, e la meditazione del mio cuore intelligenza.
Col fulgore della tua teologia, * hai dissipato l’oscurità delle eresie: * tu infatti, o teologo, * pervenuto con pio pen­siero e divino sentire * alla fonte dei fulgori, * hai speri­mentato i bagliori che di là scaturiscono; * avendo reso il tuo intelletto lucido come specchio, * hai accolto, o padre, * in tutta chiarezza * la triplice luce indivisa della divinità, * e hai largamente ricevuto * l’unico splendore; * supplica dunque la Triade, * perché sia data alle anime nostre * la grande mise­ricordia˚.
Stico: La bocca del giusto mediterà la sapienza, e la sua lin­gua parlerà del giudizio.
Giosci, fiume di Dio, * sempre pieno delle acque della grazia, * che rallegri tutta la città * del Cristo Re˚ * con parole e insegnamenti divini; * torrente di delizie, oceano inesa­u­ribile˚; * rigoroso custode legittimo dei dogmi; * arden­tis­simo difensore della Triade; * strumento dello Spirito; * vigile intelletto; * lingua armoniosa * che spiega le profondità delle Scritture. * Implora ora Cristo * perché doni alle anime nostre * la grande misericordia˚.
Gloria. Tono pl. 4.
Coltivando tramite la tua lingua, * o Gregorio, * i cuori dei fedeli, * hai fatto germogliare in essi per Dio * frutti sempre freschi di pietà, * recidendo alla radice * le spine delle eresie, * e adornando i pensieri di purezza. * Accogliendo dunque le nostre lodi, * o divina lira, * occhio vigile, * pastore dei pastori, * cacciatore dei lupi, * con insistenza intercedi presso il Verbo, * o teologo, * per le anime nostre.
Ora e sempre.
Theotokíon. Come vi chiameremo, o santi?
O Sovrana, soccorso di tutti, * manda, o Vergine, su di me, * incalzato dagli orrori della tenebra, * continuamente sommerso dai marosi della vita, * una stilla della tua misericordia, * offrimi l’aiuto della tua mano, * e fammi degno della parte degli eletti e dei giusti, * perché tu hai generato l’abisso della misericordia, * o pura.
Apolytíkion. Tono 1.
Il flauto pastorale della tua teologia * ha vinto le trombe dei retori: * poiché a te, * che avevi scrutato le profondità dello Spirito˚, * è stata aggiunta anche la bellezza dell’e­spres­sione. * Intercedi dunque presso il Cristo Dio, * o padre Gre­gorio, * per la salvezza delle anime nostre.
Theotokíon.
Gabriele ti recò il saluto ‘Gioisci’, o Vergine˚, * e a quella voce il Sovrano dell’universo * si incarnò in te, arca santa, * come ti chiamò il giusto Davide˚. * Sei divenuta piú ampia dei cieli, * perché hai portato il tuo Creatore. * Gloria a colui che ha dimorato in te, * gloria a colui che è uscito da te, * gloria a colui che per il tuo parto * ci ha liberati.

sabato 21 gennaio 2012

Domenica XV di San Luca


22 Gennaio 2012 San Timoteo, apostolo (I° sec)
Sinassario
Nato a Listra, in Licaonia, nell'Asia Minore, San Timoteo era figlio di padre pagano e madre ebrea. San Paolo Apostolo fede il suo primo viaggio proprio a Licaonia e Timoteo fu talmente coinvolto dalle sue parole da decidere di convertirsi, diventare suo discepolo e seguirlo. Quando l'Apostolo Paolo andò in Macedonia lasciò a Timoteo la carica di vescovo di Efeso. Secondo la tradizione morì martire intorno alla fine del primo secolo per essersi opposto alle celebrazioni di una festività pagana.
San Timoteo è uno dei 70 Apostoli dal
Calendariobizantino.it -

VESPRO del santo
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia dell’a­postolo.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
Chiaramente illuminato dai raggi dello Spirito, * o Timoteo, iniziatore ai misteri, * sei divenuto come astro fulgidissimo, * percorrendo tutta la terra * e illu­minan­dola con la grazia: * supplica dunque che sia dona­ta * alle anime nostre la pace * e la grande misericordia˚.
Timoteo di mente divina, * hai bevuto al torrente di delizie˚ * e con senno divino hai abbeverato * della conoscenza di Dio * quanti ardentemente lo deside­ra­vano, * imitando Cristo˚: * a lui ora gioioso te ne sei an­dato * e contempli la gloria piú che fulgida della Triade * e la sua pace d’infinita potenza.
Timoteo di mente divina, * con l’intelletto reso vigo­roso, o beato, * dalle numerose malattie * e infermità del corpo˚, * con facilità hai infranto la forza dell’errore, * munito della potenza di Cristo, * e con magniloquenza ci hai annunciato * il divinissimo vangelo della pace˚.
Stichirá del martire, stessa melodia.
I confini del mondo cantano ora i tuoi prodigi, * Anastasio taumaturgo: * Cristo infatti, ricom­pensandoti col dono dei prodigi, * ha onorato i tormenti * che per lui tu hai sopportato; * e dopo la morte ti ha gratificato * di gloria e beatitudine immortali.
Vanto dei martiri, * innalzando splendidi trofei contro l’errore, * tu rechi al tuo nome, o beatissimo, * la gloria da esso si­gnificata, * ovunque comportandoti, o Anastasio, * come vin­citore forte. * Fa’ dunque che quanti con fede * onorano la tua memoria, * risorgano dalla caduta delle colpe.
Martire Anastasio, * innalzando poderosi trofei * contro l’errore, * hai ricevuto una duplice corona, * per la tua ascesi * e per la tua forte lotta * e la tua resistenza fino alla morte: * giustamente dunque il Cristo Sovrano * ti ha donato il potere dei miracoli.
Gloria. Dell’apostolo. Tono pl. 4.
Da Dio predestinato * e divenuto discepolo del sapiente Paolo, * sei stato iniziato alle cose divine, * dopo aver dato prova di una vita buona; * chiaramente ab­bracciando la fede senza esitazioni, * fino al sangue, * sei divenuto sommo sa­cer­dote fedele * nelle cose che ri­guardano Dio˚, * apostolo Ti­moteo; * avendo pertanto accusato * i fautori degli idoli, * sei stato malmenato con mazze e pietre * e hai cosí ottenuto * le corone dei martiri. * Intercedi dunque, o beatissimo, * per noi che con fede celebriamo * la tua augustissima memoria.
Ora e sempre. Theotokíon. O straordinario prodigio!
Gioisci, Vergine sposa di Dio; * gioisci, speranza dei cre­denti; * gioisci, purificazione del mondo; * gioisci, tu che salvi da ogni tribolazione i tuoi servi; * gioisci, distruzione della morte; * gioisci, vivificante paradiso; * gioisci, soccorso di quelli che ti invocano; * gioisci, divina dimora di Dio * e monte santo˚.

Allo stico, stichirá dall’októichos.
Poi lo stichirón. Tono 1.
Stico: Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.
Venite, popoli, * celebriamo l’astro dei credenti, l’apo­- stolo, * Timoteo, che si è reso illustre per il vangelo, * e diciamo: * Gioisci, dolce rampollo della fede * adottato dal divino Paolo. * Gioisci, venerabile modello di virtú. * Sapien­tissima bocca del Verbo. * Gioisci, flauto da Dio eletto * per i confini della terra. * Gioisci, orna­mento della fede * e sostegno della Chiesa.
Gloria. Tono 2.
Come nella Giudea, * cosí anche in Babilonia * hai reso grande, o Cristo, * la potenza della croce preziosa: * per essa hanno infatti conosciuto * la vivificante festa della risur­rezione; * e colui che tra loro era prigioniero * è divenuto libe­ratore dalla follia degli idoli * e martire inseparabile dai prodigi, * l’atleta che ora celebriamo, * il glorioso Anastasio * che sta in coro con gli angeli * e intercede per le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon. Quando dal legno.
Tu sola, senza strettezze, * hai portato in grembo * il Dio che nulla può contenere, * divenuto uomo per bontà, * o san­tissima sposa di Dio: * ti supplico dunque di liberarmi * dalle passioni che mi stringono, * affinché, procedendo diritto per il sentiero stretto, * io raggiunga l’ampio spazio * della beatitudine di lassú˚.

Apolytíkion dell’apostolo. Tono 4.
Appresa a fondo la bontà * e usando sobrietà in tutto˚, * santamente rivestito di una buona coscienza˚, * hai attinto le realtà ineffabili * dallo stru­mento di elezione˚ * e, custodita la fede, * hai com­piuto la stessa corsa˚, * apostolo Timoteo. * Intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
Gloria. Del martire. Stesso tono.
Il tuo martire, Signore, * con la sua lotta, * ha ricevuto da te, nostro Dio, * la corona dell’in­corruttibilità: * con la tua forza, infatti, * ha abbattuto i tiranni * ed ha anche spez­zato * le impotenti audacie dei demoni. * Per le sue preghiere, * o Cristo Dio, * salva le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon.

SABATO — VESPRO della DOMENICA
Al Signore, ho gridato, stichirá anastásima. Tono grave.
Venite, esultiamo per il Signore˚, * che ha in­franto il potere della morte * e illuminato il ge­nere umano, * e acclamiamo insieme agli incorporei: * Creatore e Salvatore nostro, * gloria a te.
Per noi, o Salvatore, * ti sei sottoposto alla croce e alla se­pol­tura˚: * ma con la morte, come Dio, hai ucciso la morte: * noi adoriamo dunque la tua risurrezione il terzo giorno˚. * Signore, gloria a te.
Vedendo gli apostoli la risurrezione del Creatore, * presi da stupore gridavano la lode angelica: * Questa è la gloria della Chie­sa, * questa è la ricchezza del regno! * O tu che per noi hai patito, * Signore, * gloria a te.
Altri stichirá, anatoliká.
Anche se sei stato catturato da uomini empi, * o Cri­sto, * tu sei il mio Dio, * e io non resto confuso; * sei stato fla­gellato alle spalle, * non lo nego; * sei stato inchiodato alla croce, * non lo nascondo; * mi glorio della tua risurrezione, * perché la tua morte è la mia vita. * Onnipotente Signore amico degli uomini, * gloria a te.
Compiendo la profezia di Davide, * Cristo ha rivelato ai discepoli * la propria magnificenza in Sion˚, * mo­strando se stes­so degno di lode * e sempre glorificato insieme al Padre e allo Spirito santo: * prima, Verbo senza carne, * e dopo, incar­nato per noi, * morto come uomo, * e risorto secondo la sua potenza * come amico degli uomini.
Sei disceso nell’ade, o Cristo˚, * secondo il tuo con­siglio, * hai spogliato la morte, * come Dio e Sovrano, * e sei risorto il terzo giorno˚, * risuscitando con te, * dai vincoli dell’ade e dalla corruzione, * Adamo che acclamava: * Gloria alla tua risurrezione, * o solo amico degli uomini.
Nella tomba sei stato deposto come un dormiente, * o Signore, * e sei risorto il terzo giorno˚ * come potente pieno di forza˚, * risuscitando con te Adamo * dalla corruzione della morte, * come onnipotente.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Sei stata riconosciuta madre oltre la natura, * o Madre-di-Dio, * e sei rimasta vergine oltre ogni parola e pensiero: * il prodigio del tuo parto * nessuna lingua può spiegarlo, * perché essendo straordinaria la tua concezione, * inafferrabile è il modo del tuo partorire, * o pura: * dove Dio vuole, * è vin­to l’ordine della natura. * Rico­no­scen­doti dunque tutti quale Madre-di-Dio, * senza sosta ti preghiamo: * Intercedi per la salvezza delle anime nostre.
Apósticha anastásima.
Sei risorto dalla tomba, * Salvatore del mondo˚, * e insieme alla tua carne * hai risuscitato gli uo­mini˚: * Signore, gloria a te.
Apósticha alfabetici.
Venite, adoriamo colui che è risorto dai morti˚ * e ha illu­minato ogni cosa: * egli ci ha liberati dalla tirannide del­l’ade * con la sua risurrezione il terzo giorno˚, * donandoci la vita * e la grande misericordia˚.
Disceso nel fondo dell’ade˚, * o Cristo, * hai spoglia­to la mor­­te, * e, risuscitato il terzo giorno˚, * hai risu­scitato con te noi * che glorifichiamo la tua onnipotente risur­rezione, * o Si­gnore amico degli uomini.
Tremendo sei apparso, * Signore, * quando giacevi nella tomba come un dormiente: * e risorto il terzo gior­no nella tua potenza˚, * hai risuscitato con te Adamo * che acclama: * Glo­ria alla tua risurrezione, * solo amico degli uomini.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Rifugiandoci sotto la tua protezione, * o Sovrana, * noi tutti figli della terra a te acclamiamo: * Madre-di-Dio, speranza nostra, * liberaci dalle nostre innumerevoli colpe, * e salva le anime nostre.
Apolytíkion.
Con la tua croce hai distrutto la morte˚, * hai aperto al ladrone il paradiso˚, * hai mutato in gioia il lamento delle miròfore˚, * e ai tuoi apostoli ha or­di­nato di annunciare * che sei risorto, o Cristo Dio, * per elargire al mondo la grande misericordia˚.
Theotokíon.
Tu che sei il tesoro * da cui viene la nostra risur­rezione, * o degna di ogni canto, * risolleva dalla fossa e dall’abisso delle colpe * quelli che confidano in te: * perché hai salvato noi, soggetti al peccato, * partorendo la salvezza, * tu che sei ver­gine prima del parto, * vergine nel parto, * e ancora vergine dopo il parto.

giovedì 19 gennaio 2012

PARROCCHIA di S. DEMETRIO MEGALOMARTIRE
Piana degli Albanesi




A V V I S O


SI COMUNICA alle GIOVANI COPPIE
che
il corso interparrocchiale
di
preparazione al matrimonio

inizia

il 25 Gennaio 2012 alle ore 21.00,


Gli incontri si terrano nel Salone


della


Cattedrale San Demetrio M.




IL PARROCO

mercoledì 18 gennaio 2012


Preghiera e riflessione per la SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

18-25 gennaio 2012

Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore
(cfr. 1 Corinzi 15, 51-58)
Durante l’incontro della Commissione preparatoria internazionale tenutosi a Varsavia, Polonia, nel settembre 2010, è giunta la notizia della morte di Monsignor Francesco Eleuterio Fortino, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e membro, per lungo tempo, della Commissione internazionale per la preparazione annuale del testo congiunto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. La sua passione e dedizione alla causa dell’unità fra i cristiani, e particolarmente nel promuovere la preghiera per l’unità, era solo uno dei molti e molteplici doni che egli possedeva e che volentieri condivideva con gli altri membri della Commissione. Il testo di quest’anno è dedicato alla sua memoria. Possa la preghiera elevata attraverso questo testo affrettare la realizzazione delle parole di Gesù: “Fa’ che siano tutti una cosa sola [...] così il mondo crederà che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).
Otto giorni per riflettere sul nostro cambiamento in Cristo .In questa Settimana siamo invitati ad approfondire la nostra fede nel fatto che saremo tutti trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore. Le letture bibliche, i commenti, le preghiere e le domande di riflessione sono tutti miranti ad esplorare diversi aspetti di che cosa ciò significhi per la vita dei cristiani e per la loro unità. Cominciamo col contemplare Cristo che serve, e il nostro percorso ci porterà alla celebrazione finale del Regno di Cristo, che passa attraverso la sua croce e la sua resurrezione.

Primo giorno: Trasformati da Cristo, colui che serve “Il Figlio dell’uomo è venuto [...] per servire” (Mc 10, 45) Incontriamo Gesù nella strada per la vittoria mediante il servizio: noi lo vediamo come colui che “è venuto non per farsi servire, ma per servire” (Mc 10, 45). Di conseguenza, la Chiesa di Cristo è una comunità che serve. I nostri diversi doni per il servizio comune all’umanità rendono visibile la nostra unità in Cristo.
Preghiera O Dio onnipotente ed eterno, nel percorrere la regale via del servizio, il tuo Figlio ci conduce dall’arroganza della nostra disobbedienza all’umiltà del cuore. Rendici uno nel tuo Santo Spirito, affinché nel servizio alle sorelle e ai fratelli possa rivelarsi il tuo vero volto. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Secondo giorno: Trasformati dalla paziente attesa del Signore - “Lascia fare, per ora. Perché è bene che noi facciamo così la volontà di Dio sino in fondo” (Mt 3, 15) Ci concentriamo sulla paziente attesa del Signore. Perseveranza e pazienza sono richieste per raggiungere qualsiasi risultato. La preghiera a Dio per qualsivoglia atto di trasformazione è anche un atto di fede e di fiducia nelle sue promesse. Questa attesa del Signore è propizia per tutti coloro che, in questa Settimana, pregano per l’unità visibile della Chiesa. Ogni attività ecumenica richiede tempo, reciproca attenzione e azione comune. Siamo tutti chiamati a collaborare con l’azione dello Spirito Santo nell’unire i cristiani.
Preghiera O Dio fedele, Tu sei veritiero nella tua parola in ogni tempo. Fa’ che noi, come Gesù possiamo avere pazienza e fiducia nel tuo amore eterno. Illuminaci con il tuo Santo Spirito, affinché non ostacoliamo mai, con i nostri giudizi severi, la tua piena giustizia, e affinché possiamo riconoscere la tua saggezza e il tuo amore in tutte le cose. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Terzo giorno: Trasformati dal Servo sofferente - “Cristo [...] morì per voi” (1 Pt 2, 21) Riflettiamo sulla sofferenza di Cristo. Seguendo Cristo, Servo sofferente, i cristiani sono chiamati alla solidarietà con quanti soffro
Preghiera O Dio di consolazione, Tu hai trasformato la vergogna della croce in un segno di vittoria. Donaci di essere uniti attorno alla croce del tuo Figlio per adorarlo per la misericordia offerta mediante il suo sacrificio.Possa lo Spirito Santo aprire i nostri occhi e i nostri cuori, affinché possiamo aiutare chi soffre a sentire la tua vicinanza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.no. Più ci avviciniamo alla croce di Cristo, più ci avviciniamo gli uni agli altri.
Quarto giorno: Trasformati dalla vittoria del Signore sul male - “Vinci il male con il bene” (Rm12, 21) La riflessione ci porta più in profondità nella lotta contro il male. La vittoria in Cristo è il superamento di tutto ciò che danneggia la creazione di Dio e che ci tiene lontani gli uni dagli altri. In Gesù siamo chiamati a condividere questa nuova vita, combattendo con lui contro quanto vi è di distorto in questo mondo, ma anche con rinnovata fiducia e gioia per quanto vi è di buono. Nella nostra condizione di divisione non possiamo essere sufficientemente forti per superare il male dei nostri tempi.
Preghiera Signore Gesù Cristo, ti rendiamo grazie per la tua vittoria sul male e sulla divisione. Ti rendiamo grazie per il tuo sacrificio e la tua resurrezione che conquista la morte. Aiutaci nella nostra lotta quotidiana contro ogni avversità. Fa’ che lo Spirito Santo ci dia forza e sapienza affinché, seguendo te, possiamo vincere il male con il bene, e la divisione con la riconciliazione. Amen.
Quinto giorno: Trasformati dalla pace del Cristo Risorto - “Gesù [...] si fermò in piedi in mezzo a loro e li salutò dicendo: ‘La pace sia con voi’” (Gv 20, 19) Celebriamo la pace del Signore risorto. Il Risorto è il Vittorioso sulla morte e sulle tenebre. Egli unisce i discepoli, che erano paralizzati dalla paura; dischiude innanzi a noi nuovi scenari di vita e di azione per la venuta del suo Regno. Il Signore risorto unisce e dà nuova forza a tutti i credenti. La pace e l’unità sono i segni della nostra trasformazione nella resurrezione.
Preghiera Dio amorevole e misericordioso, insegnaci la gioia di condividere la tua pace. Riempici del tuo Santo Spirito, affinché possiamo abbattere il muro di ostilità che ci separa. Fa’ che il Signore risorto, che è la nostra pace, ci aiuti a superare ogni divisione e ci unisca come membri della sua casa. Te lo chiediamo in nome di Gesù Cristo, a cui con te e lo Spirito Santo, sia ogni onore e gloria, senza fine. Amen.
Sesto giorno: Trasformati dall’amore misericordioso di Dio - “È la nostra fede che ci dà la vittoria” (1 Gv 5, 4) Concentriamo la nostra attenzione sull’amore di Dio che è per sempre. Il mistero pasquale rivela il suo amore misericordioso ed eterno e ci chiama ad un modo nuovo di vivere la nostra fede. Questa fede supera la paura e apre i nostri cuori alla potenza dello Spirito. Questa fede ci chiama all’amicizia con Cristo e gli uni con gli altri.
Preghiera Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, con la tua resurrezione Tu hai trionfato sopra la morte, e sei diventato il Signore della vita. Per amore nostro ci hai scelto quali amici. Possa il tuo Spirito unirci a te e gli uni con gli altri in legami di amicizia, affinché possiamo fedelmente servirti in questo mondo come testimoni del tuo amore eterno. Tu, che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen.
Settimo giorno: Trasformati dal buon Pastore - “Abbi cura dei miei agnelli” (Gv 21, 17) I testi della Bibbia ci mostrano il Signore che infonde vigore al suo gregge. Seguendo il buon Pastore,siamo chiamati a rafforzarci gli uni gli altri nel Signore e a sostenere e fortificare i deboli e i perduti. C’è un solo Pastore, noi siamo il suo popolo.
Preghiera Padre di tutti, Tu ci chiami ad essere un unico gregge nel tuo Figlio, Gesù Cristo. Egli è il nostro buon Pastore che ci invita a sdraiarci nei verdi pascoli, ci guida ad acque tranquille e ristora le nostre anime.Fa’ che nel seguire lui, possiamo prenderci cura gli uni degli altri al punto che tutti vedano in noi l’amore dell’unico vero Pastore Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo,un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen.
Ottavo giorno: Uniti nel Regno di Cristo - “I vincitori li farò sedere insieme a me, sul mio trono” (Ap 3, 21) In quest’ultimo giorno della nostra Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, celebriamo il Regno di Cristo. La vittoria di Cristo ci abilita a guardare al futuro con speranza. Questa vittoria supera tutto ciò che ci trattiene dal condividere la pienezza di vita con lui e gli uni con gli altri. I cristiani sanno che l’unità fra noi è, innanzitutto, un dono di Dio. È una condivisione nella gloriosa vittoria di Cristo su tutto ciò che divide.
Preghiera O Signore onnipotente, Tu che governi tutto, insegnaci a contemplare il mistero della tua gloria. Fa’ che accogliamo i tuoi doni con umiltà e rispettiamo la dignità di ogni persona. Fa’ che il tuo Santo Spirito ci renda forti per la battaglia spirituale che ci attende, affinché, uniti in Cristo, possiamo regnare con lui nella gloria. Te lo chiediamo per colui che ha umiliato se stesso ed è stato esaltato, che vive con te e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.