Riflessione di Enzo Bianchi Priore di Bose
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Si conclude oggi con la festa del Battesimo il tempo delle manifesta-zioni di Gesù tra gli uomini: a Natale si è manifestato ai poveri, rappresentati dai pastori, all’Epifania si è mani-festato alle genti della terra, e oggi si manifesta al suo popolo Israele. Tutto avviene mentre Giovanni il Battezzatore predica la conversione, il ritorno a Dio, e annuncia: "Dietro a me viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere il laccio dei suoi sandali".
Alla sequela di Giovanni c’è un discepolo, Gesù, che in realtà è più for-te di lui; Giovanni è solo il precursore, colui che gli corre innanzi per preparargli una strada (cf. Is 40,3; Mc 1,3), e di questo ha piena consapevo-lezza, fino a confessare di non essere neppure degno di compiere nei suoi confronti il gesto dello schiavo verso il suo padrone: sciogliere il laccio dei sandali.
Se Giovanni immerge nelle acque del Giorda-no chi confessa i propri peccati, impegnandosi così a un comportamento in sintonia con il proprio ritorno a Dio, Gesù dal canto suo im-mergerà i credenti nello Spirito santo, fonte di vita eterna! Siamo di fronte all’annuncio della venuta im-minente del Signore: ecco infatti che il Signore Gesù viene da Nazaret nel luogo dove Giovanni svolge il suo ministero, e gli chiede di essere immerso nel Giordano.
Gesù è "senza peccato", non ha peccati da deporre in quelle acque, ma vuole compiere un mistero di obbedienza: egli vuole stare in mezzo ai peccatori, confuso tra di loro, tanto da apparire come un coportatore del peccato. Qui c’è tutto lo scandalo della misericordiosa condiscendenza di Dio, il Dio che nella sua ricerca di comunione con l’uomo scende e scende ancora, raggiungendo l’uomo dove l’hanno portato i sentieri spesso tortuosi della vita e i suoi peccati.
Il gesto dell’immersione di Gesù riassume in sé tutto il senso della sua vita, missione e predicazione, fino alla morte; sempre troveremo Gesù in mezzo ai peccatori, capace di portare tra loro l’amore e la comunione di Dio, e sulla croce insieme a lui verranno crocifissi "due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra" (Lc 23,33)… Gesù dunque è immerso da Gio-vanni, ma quando risale dalle acque del Giordano vede il cielo squarciarsi e lo Spirito scendere su di lui con la dolcezza di una colomba, mentre dal cielo una voce proclama: "Tu sei il mio Figlio, in te ho posto tutto il mio amore!".
Gesù è rivelato nell’atto di uscire dalle acque, e così si compie la profe-zia di Isaia: "Dov’è Dio, colui che fece uscire dal mare il pastore del suo gregge? Dov’è colui che pose in lui il suo Spirito santo?" (cf. Is 63,11). Sì, Dio è presente nella storia, è operante più che mai, realizza sempre le sue promesse: questo pastore del suo po-polo, nuovo Mosè, riceve da Dio il dono dello Spirito, e così Dio lo pro-clama suo Figlio, esprimendo tutta la sua gioia di vederlo là, tra i peccatori, solidale con loro. "Uomo, dove sei?" (Gen 3,9), aveva chiesto Dio ad Adamo, che nel peccato si era nascosto: sulle rive del Giordano questa ricerca si è compiuta, Dio ha trovato l’uomo, lo ha raggiunto, e ormai suo Figlio come un pastore guida ogni uomo verso il Regno, strappandolo al peccato e alla morte.
Nel battesimo vi è dun-que il vero fondamento della vocazione e della missione di Gesù: l’amore del Padre, attestato dallo Spirito santo, scende e rimane su di lui, abilitandolo al mini-stero di profeta escatologico, "uguale a Mosè" (cf. Dt 18,15). Più in profondità, il battesimo è esperienza e mi-stero di obbedienza: obbedienza di Gesù a Giovanni, ma anche e soprattutto obbedienza alla volontà del Padre. Vivendo nella fede e nell’obbedienza a Dio, infatti, Gesù saprà fare anche dei suoi atti di condivisione più radicali un’esperienza dell’amore paterno di Dio su di lui, un’esperienza di figliolanza nei confronti di Dio.
Sì, il messaggio che emerge dall’evento del battesimo del Signore Gesù non può non inquietare noi cristiani e molte delle nostre sicurezze, delle logiche che ispirano il nostro agire, anche ecclesiale. Esso ci chiede un amore e una fede tali da saper discernere la ricerca che Dio fa di noi nella ricerca che noi facciamo di lui; l’amore che lui ha per noi nell’amore che noi doniamo agli altri; la sua paternità su di noi nella nostra solidarietà con gli uomini, nostri fratelli.
Si conclude oggi con la festa del Battesimo il tempo delle manifesta-zioni di Gesù tra gli uomini: a Natale si è manifestato ai poveri, rappresentati dai pastori, all’Epifania si è mani-festato alle genti della terra, e oggi si manifesta al suo popolo Israele. Tutto avviene mentre Giovanni il Battezzatore predica la conversione, il ritorno a Dio, e annuncia: "Dietro a me viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere il laccio dei suoi sandali".
Alla sequela di Giovanni c’è un discepolo, Gesù, che in realtà è più for-te di lui; Giovanni è solo il precursore, colui che gli corre innanzi per preparargli una strada (cf. Is 40,3; Mc 1,3), e di questo ha piena consapevo-lezza, fino a confessare di non essere neppure degno di compiere nei suoi confronti il gesto dello schiavo verso il suo padrone: sciogliere il laccio dei sandali.
Se Giovanni immerge nelle acque del Giorda-no chi confessa i propri peccati, impegnandosi così a un comportamento in sintonia con il proprio ritorno a Dio, Gesù dal canto suo im-mergerà i credenti nello Spirito santo, fonte di vita eterna! Siamo di fronte all’annuncio della venuta im-minente del Signore: ecco infatti che il Signore Gesù viene da Nazaret nel luogo dove Giovanni svolge il suo ministero, e gli chiede di essere immerso nel Giordano.
Gesù è "senza peccato", non ha peccati da deporre in quelle acque, ma vuole compiere un mistero di obbedienza: egli vuole stare in mezzo ai peccatori, confuso tra di loro, tanto da apparire come un coportatore del peccato. Qui c’è tutto lo scandalo della misericordiosa condiscendenza di Dio, il Dio che nella sua ricerca di comunione con l’uomo scende e scende ancora, raggiungendo l’uomo dove l’hanno portato i sentieri spesso tortuosi della vita e i suoi peccati.
Il gesto dell’immersione di Gesù riassume in sé tutto il senso della sua vita, missione e predicazione, fino alla morte; sempre troveremo Gesù in mezzo ai peccatori, capace di portare tra loro l’amore e la comunione di Dio, e sulla croce insieme a lui verranno crocifissi "due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra" (Lc 23,33)… Gesù dunque è immerso da Gio-vanni, ma quando risale dalle acque del Giordano vede il cielo squarciarsi e lo Spirito scendere su di lui con la dolcezza di una colomba, mentre dal cielo una voce proclama: "Tu sei il mio Figlio, in te ho posto tutto il mio amore!".
Gesù è rivelato nell’atto di uscire dalle acque, e così si compie la profe-zia di Isaia: "Dov’è Dio, colui che fece uscire dal mare il pastore del suo gregge? Dov’è colui che pose in lui il suo Spirito santo?" (cf. Is 63,11). Sì, Dio è presente nella storia, è operante più che mai, realizza sempre le sue promesse: questo pastore del suo po-polo, nuovo Mosè, riceve da Dio il dono dello Spirito, e così Dio lo pro-clama suo Figlio, esprimendo tutta la sua gioia di vederlo là, tra i peccatori, solidale con loro. "Uomo, dove sei?" (Gen 3,9), aveva chiesto Dio ad Adamo, che nel peccato si era nascosto: sulle rive del Giordano questa ricerca si è compiuta, Dio ha trovato l’uomo, lo ha raggiunto, e ormai suo Figlio come un pastore guida ogni uomo verso il Regno, strappandolo al peccato e alla morte.
Nel battesimo vi è dun-que il vero fondamento della vocazione e della missione di Gesù: l’amore del Padre, attestato dallo Spirito santo, scende e rimane su di lui, abilitandolo al mini-stero di profeta escatologico, "uguale a Mosè" (cf. Dt 18,15). Più in profondità, il battesimo è esperienza e mi-stero di obbedienza: obbedienza di Gesù a Giovanni, ma anche e soprattutto obbedienza alla volontà del Padre. Vivendo nella fede e nell’obbedienza a Dio, infatti, Gesù saprà fare anche dei suoi atti di condivisione più radicali un’esperienza dell’amore paterno di Dio su di lui, un’esperienza di figliolanza nei confronti di Dio.
Sì, il messaggio che emerge dall’evento del battesimo del Signore Gesù non può non inquietare noi cristiani e molte delle nostre sicurezze, delle logiche che ispirano il nostro agire, anche ecclesiale. Esso ci chiede un amore e una fede tali da saper discernere la ricerca che Dio fa di noi nella ricerca che noi facciamo di lui; l’amore che lui ha per noi nell’amore che noi doniamo agli altri; la sua paternità su di noi nella nostra solidarietà con gli uomini, nostri fratelli.
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