mercoledì 30 maggio 2012

La Congregazione per la Dottrina della Fede pubblica ufficialmente le norme di procedura già in vigore

Il discernimento nelle apparizioni e rivelazioni

Pubblichiamo il testo del documento emanato il 25 febbraio 1978 dall'allora Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede con il quale si stabilivano le norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, e la prefazione firmata dal cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.  di WILLIAM JOSEPH LEVADA

1. La Congregazione per la Dottrina della Fede si occupa delle materie che hanno attinenza con la promozione e la tutela della dottrina della fede e della morale, ed inoltre è competente per l'esame di altri problemi connessi con la disciplina della fede, come i casi di pseudo-misticismo, di asserite apparizioni, di visioni e messaggi attribuiti a origine soprannaturale. In ottemperanza a quest'ultimo delicato compito affidato al Dicastero, ormai oltre trent'anni fa furono preparate Normae de modo procedendi in diudicandis praesumptis apparitionibus ac revelationibus. Il Documento, deliberato dai Padri della Sessione Plenaria della Congregazione, fu approvato dal Servo di Dio Papa Paolo VI il 24 febbraio 1978 e conseguentemente emanato dal Dicastero il giorno 25 febbraio 1978. A quel tempo le Norme furono inviate alla conoscenza dei Vescovi, senza darne una pubblicazione ufficiale anche in considerazione del fatto che esse riguardano in prima persona i Pastori della Chiesa.

2. Come è noto, con il passare del tempo, il Documento, è stato pubblicato in alcune opere su detta materia, in più di una lingua, ma senza l'autorizzazione previa di questo Dicastero competente. Oggi bisogna riconoscere che i principali contenuti di questo importante provvedimento normativo sono di pubblico dominio. Questa Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto pertanto opportuno pubblicare le suddette Norme, provvedendo ad una traduzione nelle principali lingue.

3. La attualità della problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella missione della Chiesa è stata rilevata anche recentemente dalla sollecitudine pastorale dei Vescovi radunati nella XII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nell'ottobre 2008. Tale preoccupazione è stata raccolta dal Santo Padre Benedetto XVI, inserendola nell'orizzonte globale dell'economia della salvezza, in un importante passaggio dell'Esortazione Apostolica Post-sinodale Verbum Domini. Sembra opportuno ricordare qui tale insegnamento del Pontefice, da accogliere come invito a dare conveniente attenzione a quei fenomeni soprannaturali, cui si rivolge anche la presente pubblicazione: "La Chiesa esprime la consapevolezza di trovarsi con Gesù Cristo di fronte alla Parola definitiva di Dio; egli è "il Primo e l'Ultimo" (Ap 1,17). Egli ha dato alla creazione e alla storia il suo senso definitivo; per questo siamo chiamati a vivere il tempo, ad abitare la creazione di Dio dentro questo ritmo escatologico della Parola; "l'economia cristiana dunque, in quanto è l'Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun'altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr 1 Tm 6,14 e Tt 2,13)" (Dei Verbum, 4). Infatti, come hanno ricordato i Padri durante il Sinodo, la "specificità del cristianesimo si manifesta nell'evento Gesù Cristo, culmine della Rivelazione, compimento delle promesse di Dio e mediatore dell'incontro tra l'uomo e Dio. Egli 'che ci ha rivelato Dio' (Gv 1,18) è la Parola unica e definitiva consegnata all'umanità" (Propositio 4). San Giovanni della Croce ha espresso questa verità in modo mirabile: "Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire ... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità" (Salita al Monte Carmelo, II, 22)".

Tenendo presente quanto sopra, il Santo Padre Benedetto XVI rileva: "Il Sinodo ha raccomandato di "aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private" (Propositio 47), il cui ruolo "non è quello... di 'completare' la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 67). Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso dall'unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa, Dio stesso parla a noi. Il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché rimanda all'unica rivelazione pubblica. Per questo l'approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione. Una rivelazione privata può introdurre nuovi accenti, fare emergere nuove forme di pietà o approfondirne di antiche. Essa può avere un certo carattere profetico (cfr 1 Tess 5,19-21) e può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso. In ogni caso, deve trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, 26 giugno 2000: Ench. Vat. 19, n. 974-1021)"1.
4. È viva speranza di questa Congregazione che la pubblicazione ufficiale delle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni potrà aiutare l'impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell'esigente compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi e locuzioni o, più in generale, fenomeni straordinari o di presunta origine soprannaturale. Nel contempo si auspica che il testo possa essere utile anche ai teologi ed agli esperti in questo ambito dell'esperienza viva della Chiesa, che oggi ha una certa importanza e necessita di una riflessione sempre più approfondita.
Città del Vaticano, 14 dicembre 2011, memoria liturgica di San Giovanni della Croce.
1 Esortazione Apostolica Post-sinodale Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, 30 settembre 2010, n. 14: AAS 102 (2010) 695-696 Al riguardo si vedano anche i passi del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicati al tema (cfr. nn. 66-67).

Il testo italiano del documento
NOTA PRELIMINARE
Origine e carattere delle Norme
Durante la Sessione Plenaria annuale del novembre 1974, i Padri di questa Sacra Congregazione hanno esaminato i problemi relativi alle presunte apparizioni e alle rivelazioni spesso loro connesse, e sono pervenuti alle seguenti conclusioni:
1. Oggi, più che in passato, la notizia di queste apparizioni si diffonde rapidamente tra i fedeli grazie ai mezzi di informazione (mass media). Inoltre, la facilità degli spostamenti favorisce e moltiplica i pellegrinaggi. L'Autorità ecclesiastica è perciò chiamata a pronunciarsi in merito senza ritardi.
2. D'altra parte, la mentalità odierna e le esigenze scientifiche e quelle proprie dell'indagine critica rendono più difficile, se non quasi impossibile, emettere con la debita celerità i giudizi che concludevano in passato le inchieste in materia (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate) e che offrivano agli Ordinari la possibilità di autorizzare o proibire il culto pubblico o altre forme di devozione tra i fedeli.

Per queste ragioni, affinché la devozione suscitata tra i fedeli da fatti di questo genere possa manifestarsi nel rispetto della piena comunione con la Chiesa e portare frutti, dai quali la Chiesa stessa possa in seguito discernere la vera natura dei fatti, i Padri hanno ritenuto di dover promuovere in materia la seguente procedura.

Quando l'Autorità ecclesiastica venga informata di qualche presunta apparizione o rivelazione, sarà suo compito:
a) in primo luogo, giudicare del fatto secondo criteri positivi e negativi (cfr. infra, n. I);
b) in seguito, se questo esame giunge ad una conclusione favorevole, permettere alcune manifestazioni pubbliche di culto o di devozione, proseguendo nel vigilare su di esse con grande prudenza (ciò equivale alla formula: "pro nunc nihil obstare");
c) infine, alla luce del tempo trascorso e dell'esperienza, con speciale riguardo alla fecondità dei frutti spirituali generati dalla nuova devozione, esprimere un giudizio de veritate et supernaturalitate, se il caso lo richiede.
I. Criteri per giudicare, almeno con una certa probabilità, del carattere delle presunte apparizioni o rivelazioni

A) Criteri positivi:
a) Certezza morale, o almeno grande probabilità dell'esistenza del fatto, acquisita per mezzo di una seria indagine.
b) Circostanze particolari relative all'esistenza e alla natura del fatto, vale a dire:
1. qualità personali del soggetto o dei soggetti (in particolare, l'equilibrio psichico, l'onestà e la rettitudine della vita morale, la sincerità e la docilità abituale verso l'autorità ecclesiastica, l'attitudine a riprendere un regime normale di vita di fede, ecc.);
2. per quanto riguarda la rivelazione, dottrina teologica e spirituale vera ed esente da errore;
3. sana devozione e frutti spirituali abbondanti e costanti (per esempio, spirito di preghiera, conversioni, testimonianze di carità, ecc.).
B) Criteri negativi:
a) Errore manifesto circa il fatto.
b) Errori dottrinali attribuiti a Dio stesso, o alla Beata Vergine Maria, o a qualche santo nelle loro manifestazioni, tenuto conto tuttavia della possibilità che il soggetto abbia aggiunto - anche inconsciamente -, ad un'autentica rivelazione soprannaturale, elementi puramente umani oppure qualche errore d'ordine naturale (cfr Sant'Ignazio, Esercizi, n. 336).
c) Una ricerca evidente di lucro collegata strettamente al fatto.
d) Atti gravemente immorali compiuti nel momento o in occasione del fatto dal soggetto o dai suoi seguaci.
e) Malattie psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che con certezza abbiano esercitato una influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi del genere.
Va notato che questi criteri positivi e negativi sono indicativi e non tassativi e vanno applicati in modo cumulativo ovvero con una qualche loro reciproca convergenza.
II. Intervento dell'Autorità ecclesiastica competente

1. Se, in occasione del presunto fatto soprannaturale, nascono in modo quasi spontaneo tra i fedeli un culto o una qualche devozione, l'Autorità ecclesiastica competente ha il grave dovere di informarsi con tempestività e di procedere con cura ad un'indagine.
2. L'Autorità ecclesiastica competente può intervenire in base a una legittima richiesta dei fedeli (in comunione con i Pastori e non spinti da spirito settario) per autorizzare e promuovere alcune forme di culto o di devozione se, dopo l'applicazione dei criteri predetti, niente vi si oppone. Si presterà però attenzione a che i fedeli non ritengano questo modo di agire come un'approvazione del carattere soprannaturale del fatto da parte della Chiesa (cfr Nota preliminare, c).
3. In ragione del suo compito dottrinale e pastorale, l'Autorità competente può intervenire motu proprio; deve anzi farlo in circostanze gravi, per esempio per correggere o prevenire abusi nell'esercizio del culto e della devozione, per condannare dottrine erronee, per evitare pericoli di un misticismo falso o sconveniente, ecc.
4. Nei casi dubbi, che non presentano alcun rischio per il bene della Chiesa, l'Autorità ecclesiastica competente si asterrà da ogni giudizio e da ogni azione diretta (perché può anche succedere che, dopo un certo periodo di tempo, il presunto fatto soprannaturale cada nell'oblio); non deve però cessare di essere vigile per intervenire, se necessario, con celerità e prudenza.
III. Autorità competenti per intervenire
1. Spetta innanzitutto all'Ordinario del luogo il compito di vigilare e intervenire.
2. La Conferenza Episcopale regionale o nazionale può intervenire:
a) se l'Ordinario del luogo, fatta la propria parte, ricorre ad essa per discernere con più sicurezza sul fatto;
b) se il fatto attiene già all'ambito nazionale o regionale, sempre comunque con il consenso previo dell'Ordinario del luogo.
3. La Sede Apostolica può intervenire, sia su domanda dell'Ordinario stesso, sia di un gruppo qualificato di fedeli, sia anche direttamente in ragione della giurisdizione universale del Sommo Pontefice (cfr. infra, n. IV).
IV. Intervento della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede
1. a) L'intervento della Sacra Congregazione può essere richiesto sia dall'Ordinario, fatta la propria parte, sia da un gruppo qualificato di fedeli. In questo secondo caso, si presterà attenzione a che il ricorso alla Sacra Congregazione non sia motivato da ragioni sospette (come, per esempio, la volontà di costringere l'Ordinario a modificare le proprie legittime decisioni, a ratificare qualche gruppo settario, ecc.).
b) Spetta alla Sacra Congregazione intervenire motu proprio nei casi più gravi, in particolare quando il fatto coinvolge una consistente parte della Chiesa, sempre dopo aver consultato l'Ordinario, e, se la situazione lo richiede, anche la Conferenza Episcopale.
2. Spetta alla Sacra Congregazione giudicare e approvare il modo di procedere dell'Ordinario o, se lo ritiene possibile e conveniente, procedere ad un nuovo esame del fatto, distinto da quello realizzato dall'Ordinario e compiuto o dalla Sacra Congregazione stessa, o da una Commissione speciale.
Le presenti Norme, deliberate nella Sessione Plenaria di questa Sacra Congregazione, sono state approvate dal Sommo Pontefice Paolo VI, felicemente regnante, il 24 febbraio 1978.
Roma, dal palazzo della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, 25 febbraio 1978.
Franjo Cardinale Seper   Prefetto
Jérôme Hamer, O.P. Segretario



lunedì 28 maggio 2012



Tìj, o Virgjër Odhijitrie,

O Mburonjë e Horës tënë,

Na ngë lodhemi tue thënë

Ruana besën, o Mëri.

Atë bes c'patëm lënë

Nga ata gjishra plot me nder

Çë si trima e si t'krështerë

Shum luftuan me turkun zi.



Eja, o Mëmë, o Perëndeshë,

Eja, o Zonjë e Shën Meri,

Si të krështerë dhe si Arbresh

kijëna gjithve lipisì.


O ti Virgjërë Odhijitrie,

Çë ke klënë ndihma jonë,

O ti, Mëmë, çë t'ën'Zonë

Jerdhe linde e pa mëkat:

Bëna Ti neve të na vinjë

Drita e shpirtit lart nga kjielli,

Si nga shkrep edhè nga dielli

Drita e dritës nga menat!

Martedi dopo la Santa Pentecoste
memoria della
MADRE DI DIO

Il culto alla Madre di Dio con il titolo “dell’ Idria” ha origini orientali ed è una abbreviazione di quello di ODIGITRIA
(dal greco “Odegòs”, Guidatrice del Cammino, Condottiera ).


Secondo la tradizione, il nome di “Odigitria” fu attribuito ad una icona della Madonna dipinta da S. Luca evangelista.

Questa icona, che a Gerusalemme era oggetto di particolare venerazione, nel V secolo fu inviata dall’imperatrice Eudossia a Costantinopoli presso l’ imperatrice S. Pulcheria, moglie di Costantino.

S. Pulcheria collocò il dipinto della Madonna in un Tempio innalzato in Suo onore e in ricordo del Concilio di Efeso (anno 431).



Accanto alla chiesa sorgeva un monastero di monaci Basiliani ai quali venne affidata la chiesa e l’ icona della Vergine Maria.



A Costantinopoli la Madonna cominciò ad essere invocata col nome di Odigitria in seguito ad un miracolo presto divenuto famosissimo. Si narra che in un martedì di particolare solennità dedicato a Maria SS., due anziani ciechi stavano recandosi alla chiesa della Madonna in Costantinopoli, quando questi, smarritisi, furono guidati come per mano dalla Madonna e che non appena giunti alla chiesa ebbero miracolosamente la vista.



Altri fanno risalire il nome di “Odigitria” alla pia pratica degli imperatori e dei condottieri degli eserciti, i quali non intraprendevano mai una spedizione militare contro i nemici senza aver prima invocato da Maria SS. la Guida nelle loro imprese.



Qualunque sia l’origine storica di questo titolo è chiaro il significato profondamente evangelico: Maria SS. è infatti “Guida” di ogni cristiano perché ad ognuno addita Gesù Via, Verità e Vita.



L’ immagine propria della Madonna dell’ Itria è quella raffigurante Maria SS. su una cassa portata da due monaci basiliani, detti in greco “calogeri”, ossia “bei vecchi”.Vi è un motivo se la Madonna Odigitria in Sicilia è stata da sempre così raffigurata.



La tradizione vuole che durante l’ assedio di Costantinopoli da parte dei Saraceni (anno 718), due monaci basiliani dopo aver collocata



l’ immagine della Madonna Odigitria su una cassa, e dopo averla condotta fino al mare, la esposero verso la flotta nemica. Dopo le preghiere dei suoi devoti, improvvisamente il mare si agitò ed ecco la flotta saracena fu dispersa.



I soldati siciliani che si trovavano a Costantinopoli a fianco dei cristiani, al loro ritorno in Sicilia in ricordo di così grande prodigio fecero dipingere l’ Odigitria sulla cassa tenuta dai due “vecchioni”.



In Sicilia questo culto si diffuse assai rapidamente e con l’ adattamento della denominazione nelle forme abbreviate di “ITRIA” e “IDRIA” divenne uno dei culti mariani più caratteristici della nostra Isola.



Tuttavia occorre dire che il principale luogo di culto dell’ Idria in Sicilia è lo storico Santuario di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.



La chiesa nazionale dei Siciliani a Roma, costruita a partire dal 1594, è anch’ essa dedicata a S. Maria dell’ Idria.



Il Messale proprio delle Chiese di Sicilia assegna al Martedì dopo Pentecoste la festività liturgica di S. Maria Odigitria.

domenica 27 maggio 2012

E HENIA E SHPIRTIT SHEJT


të diellë mbrëma

 Ms.103 Diakani këndòn: Në pakjie t’in’Zoti t’i lutemi
Për pakjien s’larti…
Për popullin çë këtu’ rri e pret Dhuratën e Shpirtit Shejt, t’in’Zoti t’i lutemi.
Për ata çë ujën kriet e ‘tire si edhé glunjët për para t’in’zot, t’i lutemi.
Sa t’jemi mfortsuar sa më shumë e më mirë i pëlkjén Atij, t’in’Zoti t’i lutemi.
Sa t’jen shprishur mbi ne të shumat lipisì t’Tij, t’in’zoti t’i lutemi.
Sa Aì të presënjë mirë, si livanin, këta të vënë mbë glunjë t’ënë përpara Atij, t’in’Zoti t’i lutemi.
Për gjithë ata të çilëvet i duhet fukjia e ‘Tij, t’in’Zoti t’i lutemi.
Sa t’na ruanjë nga çëdo helme…
Eja ndihna…
Tue përmendur…
Pse nga lëvdì, nga nder…
Stihjiràt
z, i 4.Sot gjithë kombet në kjitetin e Davidhit pan famasmë kur Shpirti i Shejt u sdrip si gluhë ziarri, si na rrëfien shën Luka. Si ishën mbëjedhurë Dsënësit e Krishtit, jerdhi njëiherie një zë si njëi érie e fortë çë frij e mbëloi gjithë shpin ku ata rrijën ujurë e gjithë zun të flisiën me gluhë të huaja, sa të mësojën mësimin e ri të shejtes Trinì.
Shpirti i Shejt çë isht, çë ishë e çë ka t’jet, përherë pa fillim e pa të sosur, po gjithëmonë i njëjt me Atin e me Birin. Aì vet gjella e dhënës i gjellës, Aì vet Drita e çë dritën buròn, Aì vet i Mirë e krua mirësie; pr’anë të çilit Ati ë njohur e Biri ë lëvduar e gjithëve ë sbëluar fukjìa e njëshme si bashkimi e lutësia e Trinìs s’shejte.
Shpirti i Shejt, Dritë e Gjellë, burim i gjallë i përshpirtshëm, Shpirt dieje, Shpirt urtësie, i Mirë, i Dëréjt; i mençëm, zotëronjës çë pastron mëkatët.
Hjynì dhe hjynues, ziarr çë vien nga ziarri, çë flet, çë vepron, çë shprish harismët. Pr’anë të’Tij gjithë Profetrat e Apostojit e Perëndìs bashkë me Deshmorët patën kurorën.
Nduhtë të reja, pamie të pazakonshme: ziarri ndahet sa t’dhuronjë harismët!
Levdì… nanì…Rregji i kjielliës…
 “ Fos ilaron-it”  , prokjimena: Ms. 76. Çili Perëndì isht i mathë si Perëndia jinë? Ti je Aì çë bën famasmë, i Vetëmi.
Tis Theòs mégas, os o Theòs imòn. Si i o Theòs, o piòn thavmàsia mònos.
Bëre të njihej në mes t’popujvet fukjia jote.E thash: nanì zura të ndëlgoja: këta isht të ndërruarit e të Dërejtes e të Lartit.
Kujtonj gjithë atë çë na ka bër in’Zot; famasmët e ‘tij çë nga të zënit fill më vijën në mendë.
Si sos ki këndim, Diak. thot: Prapë e përsëri, tue u vënë mbë glunjë, i lutemi t’in’Zoti.
E PARA PARKALESI’
O i Madh’in’Zot, çë duròn të kekjien, Ti çë je i dëlir, i papërliem, i pa-zënë fill, i pa-parshëm, i pa-ndëlguashëm, i pa-gjëndshëm, i pa-ndërruashëm, i pa-përshkrushëm, i pa-maturshëm, i vetëmi i pavdekshëm, çë rri në dritë të pakjasurshme; Ti çë bëre kjielliën e dheun dhe dejtin e gjithë çëdò kle kriuar ndë ‘ta; Ti çë fal çëdò të lipiën më para se të t’luten; Të lutemi e të parkalesiëm, o Zot njerìdashës, Tij të Jatin e t’in’Zoti Perëndì e Shpëtuesi i jinë Iisù’ Krishti, i çili për ne njerëzë e për shëndetën t’ënë u sdrip nga kjiellia e mori mishë paj të Shpirtit Shejt e të Shë’Mërìs Virgjërë, e lëvduashmia Mëma e t’in’Zoti; i çili, më para tue mësuar me të fola e pastaj tue dëftuar me të bëma, kur duroi vuajtiet shpëtimtare, na dha shembërë neve të mjerë të mëkatruamë e të pavëjéfshmë shërbëtorë t’atë çë të faliëm lutie, tue ujur kriet e glunjët, për mëkatët t’ona e për të paditurat e popullit.
Prandai Ti, o Zot lipisiar e dashamirë, gjegjëna neve çë në çëdò ditë priremi tek Ti, e sidomos te këjo ditë e Pendekostes tek e çila ditë Iisù Krishti i Madh’in’Zot, pas çë u ngjip në kjìell, dhe u uj te ana e dërejtë e të Jatit Perëndì, dërgoi mbi shejtit Apostoj e dsënësë të ‘Tij Shpirtin Shejt, i çili u sdrip mbi çë-njérin e i mbushi të gjithë me të pa-mbrazëshim Hir i ‘Tij e folën ata me gluhë të ndrishme mbi madhërìt t’ote e profetuan.

Nanì na gjekjë neve çë të lutemi e kujtona neve të vapëkjë e të dënuamë e shkatërrò robërìn e shpirtravet t’anë, se edhé ndjenjat lipisiare t’ote luten për ne.
Pritna mirë neve çë të biem te këmbët e të thërresiëm tue thënë: mëkatruam!
Tek Ti jemi hjidhurë çë nga gjiri i Mëmës t’ënë. Perëndia jinë je Ti. Po, porsanith kemi shkuar ditët t’ona në kotësira, u shveshëm nga ndihma jote e na lipset çëdò mbrojtie. Tue kudsuar paj të lipisì s’ate, na Tij të thërresiëm: mëkatët e të paditurat e dialërìs t’ënë mos kujtò. Pastrona nga të fshehurat t’ona. Mos na përzé nanì çë jemi të mëdhenjë. Nanì çë na lan fukjìt, mos na le Ti.
Më para se të priremi përsërì te bota, na bëj të mirë të priremi tek Ti e vërna re me mirëdashien e Hirit t’ënt. Paligjësìt t’ona mati me lipisìt t’ote e mëkatët t’ona humbi te honi i mëshirit t’ënt.
Prej së larti Shejtit t’ënt, o i Madhi in’Zot, prir siun t’ënt mbi popullin çë ke këtu’ përpara Teje e çë rri e pret burìn e lipisìs t’ënde.
Eja e rri me ne me ëmbëlsirën t’ënde; lirona nga pushteti i të mallkuamit; ruaj gjellën t’ënë me të shejtet ligjë t’ote. Vër mbi popullin t’ënt një Engjëll besnik t’e ruanjë; gjithë ne pran na mbëjeth te rregjëria jote.
Fal ndëjésë atireve çë shpresojën tek Ti. Ndëjéj atireve edhe neve fajet; pastrons me fukjìn e Shpirtit t’ënt; shkatërrò gënjimet e armikut kundra nesh.
E DIJTA PARKALESI’O i Madh’in zot Iisu’ Krishti, Perëndia jinë; çë i ke dhënë njerëzìs pakjien t’ënde e dhuretìn e gjithëshejtit Shpirt, kur ishe me ne në jetë, si trazhgim i parrëmbieshëm të të besmëvet t’atë, sot këtë dhuratë ja dërgove dsënësëvet e Apostojvet t’atë me një viershë çë bie më shumë në si, tue elur gluhm ziarri te buzët e ‘tireve pr’anë të çilëvet çëdò llojé njerëzish gjegjën e njohën Perëndìn në gluhë të ‘tire, u ndritën me dritën Shpirtit Shejt e u liruan nga gënjeshtra si nga erësira, se me të ndarit e të ndìejturavet gluhë të ziarrta, me fukjì të mbinaturshme, mësuan besën tek Ti e u ndritëm të Të njohiëm Perëndì bashkë me Atin e me Shpirtin Shejt në një Hjinì e fukjì e Pushtét.

Ti pra, të shkëlkjìerit e Atit, i pandrishuar nga natura e të klënit, karaktér i patundshëm, kroi i dijturìs e i Hirit, sbill buzët t’ime, të mua i mëkatruam, dhe mësomë si e për kë u kam të lutem.
Pse Ti di sa të shuma janë mëkatët t’ime e vetëm dhëmbëshira jote mëndë të mundnjë shumitsën e ‘tire ? shi’ se u prandai me trëmbësirë të madhe të vinj përpara e te dejti i lipisìs s’ate u hump dëshpërimin e shpirtit t’im.
Ti çë gjithë kriesën e kjëvarris me fialën t’ënde, me të pallojasëshmen fukjì e diejës t’ënde, kjevarrisëmë gjellën t’ime e dëftome dhromin ku kam të jets u. ti çë je limani i kjetëm i atireve çë lundrojën te dimbri i kekjë. Mendimevet t’imë fal një shpirt diturije. Jip një shpirt urtësie mendies t’ime të lënë. Shpirt trëmbësie le të hjesonjë veprat e mia e përtërij një shpirt të dërejt brënda meje. Me shpirt zotëror bëj të kjëndruashëm shpirtin t’im çë shket, sa, udhëhékjur çëdò ditë nga Shpirti i jit i Mirë tek e MIRA, të jem bër i zoti të ruanjë urdhurimet t’atë e të kujtonjë gjithë monë të ndenjurit t’at ndër nesh çë veshgon veprat t’ona.
E mos më le të gënjenem me pëlkjimet të prishurë të kësaj jetie, po mfortsòmë dishirimin, ëndien e tesarëvet të jardhshmë.

Ti vet e the, o i Madh’in’Zot se çëdò të Të lipënjë njeriu në embër t’ënt, do t’e marrënjë pa pengim nga Ati i jit, i Pasosmi Perëndì.
Atë herë edhé u i mëkatruam, me të jardhurit e Shpirtit t’ënt të shejt, i lutem Mirësìs s’ate: gjithë atë çë të lip ëmë për shpëtim. Ëj, o i Madh’inë Zot, o dhënës i mirë e dorëgjerë i çëdò dhuretie e bukurë. Se Ti jep edhé më shumë se atë çë të lipiëm. Ti je zëmërdhëmbëshëm lipisiar, çë, vënë mbë nj’anë mëkata, more naturën t’ënë e u bure si na, e atireve çë të ujën glunjët Ti i prire me lipisì e na shpërlan mëkatët t’ona.
Fal, o Zot, popullit tënt lipisìt t’ote: gjegji nga kjìelli i jit i shejt. Shjtëroi me fukjìn e të dërejtës t’ënte shpëtuese; hjesoi nën hjes e krahëvet t’atë; mos përbuz veprat e duarëvet t’ote. Vetëm Tij kemi ftesur, po vetëm Tij na të përmisemi; ngë dim të proskjinisìëm t’jerë Perëndì. As, o i Zoti i jinë, na ngrëjëm duart t’jetri perëndì.
Falna neve mëkatët t’ona e tue oritur mirë lutiet t’ona mbë glunjë, na ndej një dorë ndihmie. Prit lutien e të gjithëve si livan i mirëpritur çë ngjipet përpara rregjërìs s’ate shumë e mirë.
E TRETA PARKALESI’  ( thuhet si sos “Kataksìoson”) O Krishti, Perëndia jinë, krua çë buròn gjithëmonë dritë e gjellë, pushtet i pasosëm e kriues bashkë me Atin, çë për shpëtim të njerëzìs mbarove shumë bukurë gjithë punën e shpërblimit, çë drëmove lidhiet të pasglidhurshme e kliçet e pisës, çë shtipe shumizën e shpirtravet të likjë e fale vetëhén t’ënde therie të pa-përlieme tue e dhënë si flijë të pa-ngare dhe e pa-shkelurë nga çëdò mëkatë e me anën e kësaj therie e tmerrshme dhe e parrëfìeshme na fale neve gjellën e pasosme.

O Ti çë u sdripe në pisë e drëmove stëngat të përjétshme e i dëftove atireve çë rrijën atjé posht udhë për së larti; çë me lak i urt e grepove të poshterin drangua dhe e lidhe në Tartar me rradhe të errta dhe e burgose me ziarr të pashuashëm dhe errësirë të jashtme me fukjìn t’ënde të panëshme, o Ti çë je Dituria e emërmadhe të Atit. Ti çë u dëftove ndihmëtar i madhë te ngariet e ke klënë drita e atireve çë rrijën te t’me t’arrëtitë e te hjeja e morties, Ti, o Zoti i lëvdìs të amshuame e Bir i dashur i të Lartit At, dritë e pasosme nga e pasosmia Dritë, dielli i dërejtësìs, gjegjëna neve çë të lutemi e jip prëhie shpirtravet e shërbëtorëvet t’atë, atëra e vëllezër t’anë e t’jerë gjërì çë ndërruan jetë më para se na e të t’jerë çë kanë përsëbashku me ne besën tek Ti e të çilët na kujtojëm sot përçë tek Ti isht pushteti mbi gjithësìn e te duart t’ote Ti mban anët e dheut.

O i Madh’in’Zot i gjithëmëndëm, o Perëndì i atëravet t’anë e Zot i lipisìs, kriues i çëdò të vdekshëm e të pavdekshëm, të gjithë naturës njerëzore çë lidhet e prapë sglidhet, të gjellës e të vdekjies; të të rrijturit këtu’ e të të vaturit atjé; çë mat vietçët të gjallëvet e vendos kjëroin e vdekjies; çë sdrip në Adhë prej andei; çë lithë me sëmundie e shpëton me fukjì; çë urdhuron kjëroin të nanìshëm për të mirë, si kjëvarris për fitim të ardhmien; çë jep gjellën me shpresën e të ngjallurit atireve çë klenë kjëlluar nga të shpuarit e thumbit e morties.

Ti, o Zot i gjithësìs, Perëndì Shpëtuesi jinë, shpresa e të gjithëve te gjithë anët e jetës e largu te dejtërat; Ti neve te këjo ditë e sprasme, e madhe dhe shpëtuese të Pendekostes, na dëftove misterin e Shejtes Trinì e bashkëklënëshme dhe bashkë e pasosme, e pandarshme dhe e papërlieme e të jardhurit e të ndodhurit të shejtit gjellëdhënës Shpirt t’ënt në dukie gluhësh ziarri mbi apostojit t’atë të shejtë tue i bër ata vangjetarë të të hjynushmes besë t’ënë dhe skomollérë e ligjëronjësë të të vërtetëvet mësime mbi Perëndìn.Ti çë në këtë ditë të kremtie shpëtimtare dhe e përsosurë na bëre të mirë të prisie ngah na lutie lipisie për gjithë ata çë jan’e vuajën pas vdekjies s’tire tue dhënë neve shpresë të mëdha se ngushëllim e dhrosì janmë të lidhurë me lidhie të hjidhëruame.

Gjegjëna neve të mjerë e të përunjëtë çë të lutemi e shpirtravet e shërbëtorëvet t’atë çë ndërruan jetë jipi prëhie në vend barishtesh, në vend dhrosie, nga të çilët vende do t’ket jikur çëdò dhëmbie, lip e psherëtim dhe vëri shpirtrat e‚ tire te tendat e të dërejtëvet e bëji të mirë për pakjie dhe prëhie. Pse ngë janë të vdekurit çë kanë të të lëvdojën, as ata çë janë në Adhë do t’kudsojën të të japiën lëvdì,po na të gjallët Të lëvdojëm e të lutemi e të faliëm flijë për shpërblim të shpirtravet e ‚tire.
E KATRAT parkalesì :O Perëndì çë je i Mathe dhe i pasosëm, i shejt e njeridashës, çë na bëre të mirë edhe te këjo herë të t’rrim përpara të pakjasurshmes lëvdì s’ate sa të këndojëm dhe imnojëm famasmët t’ote, kij lipisì për ne të pavëjefshmë shërbëtorë t’atë e ipna hir sa të t’faliëm me zëmërë të prerë e të përunjurë një dhoksolojì e falnderìm për të mëdhat dhurata t’ote çë na bëre e çë na bën përherë.

Kujtò, o i madh’in’Zot, ligështìt t’ona e mos na sbier për paligjësìt t’ona, po kij lipisì për mjerìn t’ënë sa, tue jikur nga errësira e mëkatës, të jetsiëm në dritë dërejtësie të rrethuarë me brezin e dritës e të vazhdojëm pa klënë shkundur nga ngariet e të ligut, me gudsìm të T’lëvdojëm Tij mbi gjithë shërbiset, Tij të vetmin perëndì njeridashës.

Pse jiti isht me të vërtetë, o Zot e kriues i gjithësìs, misteri i mathë i sglidhies të përkohëshme të kriesavet t’ote dhe bashkëlidhia e pastajme e prëhia për jetë. Tij të haristisiëm për të gjitha, për të jardhurit t’anë te këjo jetë si për të dalit çë vetëm ka vlftë përçë Ti na dhe shpresën, e Ti ngë taks më kot, e për të ngjallurit e për gjellën pra të mbaruame çë do t’trazhgojëm pas çë të vish pameta.

Se Ti do t’jesh i të ngjallurit t’anm krietari, i të gjallëvet gjikëtari i pa-anëshëm e lipisiar e Zoti e i zoti çë do t’na japësh shpërblim. Ti te mirësia jote deshe të kishe përsbashku me ne gjithënjë mishë e një gjak dhe passionët të paturpshme, tue lënë t’isha ngar nga ato si na, tue pasur kështu’ vërteta mëshir për ne kurdoherë gati të na ndihie te ngariet t’ona. Kështu’ na vëre në piesë edhè neve te zotërimi jit i passionëvet.

Prit mirë nanì Ti lutiet e parkalesìt t’ona e jip prëhie gjithë atireve atëra, mëma,bij,vëllezër e motra e çëdò njëkombës e njëfarës e gjithë ata çë ndërruan jetë me shpresën e të ngjallurit në gjellë të pasosme.

Shkruaj te libri i gjellës embret e’tire e shpirtrat e’tire vëri në gji t’Avraamit, Isakut e Jakobit te dheu i të gjallëvet, te rregjëria e kjielliavet, te dhrosìt e Parraisit tue na siéll të gjithë me të shkëlkjìemit Ëngjëj t’atë në Parrais edhé tue ngjallur krmet t’anë te dita ngah Ti e tsaktuame, si na ke, jo më kot, taksur. Kështu’ ngë ë vdekjie për shërbëtorët t’atë kur lën kurmet e’tire, po vetëm një t’u prièrrë brënda në shpi tek Ti, po vetëm një të shkuar nga hjidhërime e helme në të mira e gëzime, prëhie dhe haré. E megjithëse na kemi mëkatruar kundra Teje, mosnjerì isht i pastër nga çëdò ngjolle, edhé të ket klënë njëi ditie gjella e’tij, veç Teje i vetëmi çë u duke mbi dheun i pa-mëkatë, o Zoti i jinë Iisù Krishti, paj të çilit gjithë shpresojëm lipisì e ndëjesën e mëkatëvet. Prandai neve e atireve, si Perëndì i mirë e njeridashës, hikjëna, ndëjéna, falna fajet t’anë, të bëra tue dashur e pa dashur, tue dijtur e pa dijtur, të dukura e të fshehura, me tru, me gojë e me të bëma, te të folët si te ndjénjat. E atireve çë ndërruan jetë jip hir e prëhie, e neve çë na ke këtu’ përpara bekona tue dhënë veve e gjithë popullit t’ënt, të kemi një të sosur të dërèjt, të kjetëm e neve na sbill zëmbrën t’ënde e mëshirplotë te dita e tmerrshme dhe e dreruashme të të jardhurit t’at tue na bër të hijëm te rregjëria jote.
Apostiha  Sot gluhët u bën si një shenk i dukshëm gjithëve, përçë, posa populli nga i òili dolli krishti,si njerì, ngë pranoi besën,sbori hirin të hjynushëm e na të kombëvet klemë bër të mirë për dritën e perëndìs të vërtetuarë nga fialët e Dsënësëvet òë këndojën lëvdin e të mirëbëresit Perëndì i gjithëve. Na me ata, tue ujur me glunjët edhè zëmbrat t’ona, të mfortsuarë te besa nga Shpirti i shejt, biem përmist përpara shelbuesit i shpirtravet t’anë.
Ms.50. Më bën, o Perëndì, një zëmërë të dëlirë ndë mua e shpirt të dërejt më përtërit brënda mua.
Sot shpirti Ngushullimtar ë dhuruar gjithëve . Tue zënë nga kori i Apostojvet Aì mandaj pr’anë të 'tire vë në piesë të Hirit këdò i besëm e vërtetòn të jardhurit e 'tij të pushtetshëm tue dhuruar Dsënësëvet gluhët ziarri për lëvdì e Perëndìs. Prandai na, te drita e mendçëe çë na drit zëmbrat, të mfortsuarë te besa nga Shpirti i Shejt, Atij i lipiëm shëndetë për shpirtrat t’anë.
Mos më perzëj nga fakjëja jote e mos hilkj meje Shpirtin t’ënt të Shejt.
Sot Apostojit janë veshur me fukjì së larti, se Parakléti shuguron hjeroren e zëmbrës s’tire tue i filluar pranìn e’Tij me një mësim i ri mistik njëi të njohuri çë ka t’shpalliën ata me disa gluhë të huaja sa na të dsëm si t’i përmisemi në tre Vetë të Vetmit Perëndì Mirëbëresi i gjithësìs.
Prandai me dritën e mësimevet e’tire na proskjinisiëm Atin bashkë me Birin e Shpirtin Shejt tue i lipur të na shpëtonjë shpirtrat t’anë.

Levdì... nanì...Ejani, o popuj, të proskjinisiëm të vetëmin Perëndì në tre Vetë, të Birin tek i Jati bashkë me Shpirtin Shejt.
Psa Ati jashta motit lindi Birin të bashkëklënëshëm e i përhérshëm si Aì, e Shpirti i Shejt ishë te Ati bashkë me Birin i përlëvduar: Një fukjì, një të klënë, një hjynì të Çilës tue i përmisur gjithë këndojëm: I Shejt Perëndia çë bëri gjithkjish pr’anë të Birit e me bashkëveprimin e Shpirtit Shejt. I shejt i fukjishmi pr’anë të Çilit njohëm Atin e Shpirti i Shejt mbushi jetën. I Shejt i pavdekshmi, Shpirti Ngushëllimtar çë vien nga Ati e te Biri prëhet. O Trinì Shejte, paçe lëvdì!

Apolitikji: Bekuar je, o Krisht Perëndia jinë

27 MAGGIO 2012
Ufficio
VESPRO E UFFICIO DELLA GENUFLESSIONE

    Dopo il salmo introduttivo, grande colletta fatta dal diacono, se c’è; se non c’è, viene fatta dal sacerdote. Ad ogni invocazione si risponde col Signore, pietà.

In pace preghiamo il Signore.
Per la pace dall’alto e la salvezza delle anime nostre, preghiamo il Signore.
Per la pace del mondo intero, per la saldezza delle sante Chiese di Dio e l’unione di tutti, preghiamo il Signore.
Per il popolo qui presente che attende la grazia del santo Spirito, preghiamo il Signore.
Per quanti piegano il cuore e le ginocchia davanti al Signore, preghiamo il Signore.
Perché ci sia data la forza di giungere a perfezione in modo a Dio gradito, preghiamo il Signore.
Perché la sua misericordia sia copiosamente mandata su di noi, preghiamo il Signore.
Perché le nostre genuflessioni gli siano accette, come incenso davanti a lui˚, preghiamo il Signore.
Per quanti hanno bisogno del suo aiuto, preghiamo il Signore.
Perché siamo liberati da ogni tribolazione, ira, pericolo e angustia, preghiamo il Signore.
Soccorrici... Facendo memoria della tutta santa...
Ekfónisis del sacerdote.
Poiché a te si addice ogni gloria, onore e adorazione˚: al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e i 3 seguenti stichirá idiómela, ripetendoli 2 volte.
Tono 4.
Fatti straordinari hanno veduto oggi * tutte le genti nella città di Davide, * quando lo Spirito santo è disceso in lingue di fuoco, * come ha dichiarato l’ispirato Luca. * Egli dice infatti: * Mentre tutti i discepoli di Cristo * erano riuniti insieme, * ecco un rombo come di vento che soffia impetuoso, * e riempí la casa dove erano seduti; * e tutti cominciarono a parlare della santa Triade * in termini stranieri, * con dogmi e dottrine singolari. 2 volte.
Lo Spirito santo da sempre era, * è e sarà, * perché mai ha avuto un principio, * né mai cesserà di essere, * ma sempre è posto insieme al Padre e al Figlio * e con essi annoverato: * vita e creatore di vita; * luce ed elargito¬re di luce; * buono per essenza, e sorgente di bontà; * per lui è conosciuto il Padre * ed è glorificato il Figlio, * per lui da tutti è riconosciuta * l’unica potenza, l’unica unione, l’unica adorazione * della santa Triade. 2 volte.
Lo Spirito santo * è luce, vita * e viva sorgente spirituale; * Spirito di sapienza, Spirito di intelligenza˚, * buono, retto, intelligente˚, * Spirito che ci guida˚, * e ci purifica dalle colpe; * Dio e deificante; * fuoco che procede dal fuoco, * Spirito che parla, opera, * e distribuisce i carismi; * Spirito mediante il quale tutti i profeti, * gli apostoli di Dio e i martiri, * sono stati corroborati; * straordinaria novella, * straordinaria visione, * fuoco che si divide * per distribuire carismi.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2.
Re celeste, Paraclito, * Spirito della verità˚, * tu che ovunque sei e tutto riempi˚, * tesoro dei beni * ed elargitore di vita, * vieni e poni in noi la tua dimora, * purificaci da ogni macchia * e salva, o buono, le anime nostre.

Ingresso con l’incenso. Luce gioiosa.
Prokímenon. Tono grave. Qual Dio è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che, solo, compie meraviglie.
Stico: Hai fatto conoscere fra i popoli la tua potenza.
Stico: E ho detto: Ora ho cominciato, questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
Stico: Ho ricordato le opere del Signore: sí, ricorderò dal principio le tue meraviglie.
Poi il diacono dice:Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore.
Mentre tutti si inginocchiano in terra a capo scoperto, il sacerdote, dal santuario, legge le preghiere ad alta voce, in modo da farsi sentire da tutti.
Immacolato, incontaminato, senza principio, invisibile, incomprensibile, imperscrutabile, immutabile, insuperabile, incommensurabile, paziente Signore: tu che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile˚; tu che hai fatto il cielo, la terra e il mare e tutte le opere che sono in essi; tu che adempi le preghiere di tutti prima che siano formulate: noi ti preghiamo e ti supplichiamo, o Sovrano amico degli uomini, Padre del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesú Cristo, che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dai cieli, si è incarnato per virtú dello Spirito santo da Maria, la sempre Vergine e gloriosa Madre-di-Dio; egli, insegnando prima con le parole, e dimostrandolo poi con le opere, quando si sottopose alla passione salvifica, lasciò un esempio˚ a noi miseri, peccatori e indegni servi suoi, perché offrissimo suppliche, piegando il collo e le ginocchia, per i nostri peccati e per i peccati di ignoranza del popolo.
Tu dunque, misericordiosissimo e amico degli uomini, ascoltaci nel giorno in cui ti invochiamo˚, particolarmente in questo giorno di pentecoste, nel quale, il Signore nostro Gesú Cristo, dopo essere asceso ai cieli ed essersi assiso alla destra di Dio Padre, ha mandato il santo Spirito sui suoi santi discepoli e apostoli. Ed egli si è posato su ciascuno di loro e li ha riempiti tutti della sua grazia inesauribile, ed essi hanno cominciato a proclamare in altre lingue le meraviglie di Dio e a profetare. Or dunque, noi ti preghiamo, ascoltaci, e ricòrdati di noi miseri e colpevoli, e fa’ tornare dalla prigionia le anime nostre˚, perché intercede per noi la tua stessa compassione. Accoglici, mentre ci prostriamo e gridiamo: Abbiamo peccato. Su te siamo stati gettati sin dal grembo, dal seno di nostra madre, Dio nostro tu sei˚: ma sono venuti meno nella vanità i nostri giorni˚, siamo stati spogliati del tuo aiuto, siamo privi di ogni scusa.
Confidando tuttavia nella tua pietà, noi gridiamo: Il peccato della nostra giovinezza e le nostre ignoranze non ricordare˚, e purificaci dalle nostre colpe nascoste˚; non respin¬gerci nel tempo della vecchiaia, al venir meno della nostra forza, non ci abbando¬nare˚; prima di farci tornare alla terra, dacci di convertirci a te, e guardaci con benevo¬lenza e grazia. Misura le nostre iniquità col metro della tua pietà; opponi l’abisso della tua multiforme pietà alla moltitudine delle nostre colpe. Guarda, Signore, dall’alto del tuo santuario˚ sul tuo popolo che ti circonda e attende da te la tua copiosa misericordia: visitaci nella tua benevolenza; liberaci dalla tirannia del diavolo; rendi sicura la nostra vita con le tue sante e sacre leggi. Affida il tuo popolo a un fedele angelo custode; raccoglici tutti nel tuo regno; dona il perdono a quanti sperano in te; condona a loro e a noi i peccati; purificaci con l’operazione del tuo santo Spirito; sventa le macchinazioni del nemico contro di noi.

Aggiunge anche la seguente preghiera:
Benedetto sei Signore, Sovrano onnipotente, che hai illuminato il giorno con la luce del sole, e hai rischiarato la notte con i bagliori del fuoco: tu che ci hai concesso di percorrere tutta la giornata e di avvicinarci all’inizio della notte, ascolta la nostra supplica e quella di tutto il tuo popolo e perdona a noi tutti i peccati volontari e invo-lontari; accogli le nostre preghiere vespertine e manda copiosa la tua misericordia e la tua compassione sulla tua eredità. Circondaci come di un baluardo dei tuoi santi angeli, armaci con le armi della tua giustizia˚, tienici nella roccaforte della tua verità, custodiscici con la tua potenza, liberaci da ogni sventura e da ogni assalto dell’avversario. Concedi che anche questa sera, con la notte che sopraggiunge, sia perfetta, santa, pacifica, senza peccato, senza inciampo, libera da fantasie notturne, e cosí tutti i giorni della nostra vita: per l’intercessione della santa Madre-di-Dio e di tutti i santi che in tutti i tempi ti sono stati graditi.

Diacono: Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria della santissima,...
Ekfónisis del sacerdote: Poiché tuo è l’avere misericordia e
salvarci...
Diacono: Diciamo tutti con tutta l’anima...
Ekfónisis del sacerdote:Poiché tu sei Dio misericordioso e amico degli uomini...
Diacono:Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore.
E il sacerdote dice la preghiera:Signore Gesú Cristo, Dio nostro, tu hai dato agli uomini la tua pace˚ e, continuando ad essere presente a noi e alla nostra vita, sempre elargisci ai fedeli il dono del tuo santissimo Spirito, in vista di un’eredità inalienabile. Oggi hai mandato sui tuoi apostoli questa grazia in modo piú manifesto e hai temprato le loro labbra con lingue di fuoco, grazie alle quali noi tutti, da ogni stirpe umana, accogliendo con l’udito - ciascuno nella propria lingua - la conoscenza di Dio, siamo stati illuminati dalla luce dello Spirito, e siamo stati liberati dall’errore come da una tene¬bra. Grazie al dono delle lingue sensibili e ignee, e all’opera-zione soprannaturale, siamo stati ammaestrati a credere in te, e siamo stati illuminati per proclamare la tua divinità, insieme al Padre e al santo Spirito, in una sola divinità, potenza e potestà. Tu dunque, irradiazione del Padre, impronta della sostanza e dalla natura di lui˚, impronta immutabile e di perfetta somiglianza, sorgente della sapienza e della grazia, apri anche le mie labbra di peccatore, e insegnami come bisogna pregare e per che cosa. Tu infatti conosci la grande moltitudine dei miei peccati, ma le tue viscere di misericordia ne supereranno il numero smisurato, perché, ecco, io mi presento a te con timore, gettando nell’oceano della tua misericordia la disperazione della mia anima.

Governa la mia vita, tu che con potenza governi tutto il creato con un’ineffabile parola di sapienza, tu, porto tranquillo per chi è sbattuto dai marosi, e insegnami la via per la quale camminare. Concedi ai miei pensieri lo Spirito della tua sapienza, donando lo Spirito di intelligenza alla mia stoltezza. Adombra le mie opere con lo Spirito del tuo timore˚, e rinnova nel mio intimo lo Spirito retto˚. Con lo Spirito che guida, rafforza˚ la mia mente vacillante: affinché, guidato ogni giorno al bene dal tuo Spirito buono˚, sia reso degno di adempiere i tuoi comandamenti e di ricordarmi sempre del tuo ritorno glorioso, quando esaminerai le nostre azioni. Non permettere che io resti sedotto dalle mollezze corruttibili di questo mondo, ma rendimi capace di bramare il gaudio dei tesori futuri. Tu infatti hai detto, o Sovrano, che qualunque cosa uno chiederà nel tuo nome, la riceverà senza difficoltà da parte di Dio Padre tuo a te coeterno˚. Per questo anch’io peccatore, alla venuta del tuo santo Spirito, prego la tua bontà: Donami a mia salvezza tutto ciò per cui ti ho pregato.

Sí, o Signore, munifico datore buono di ogni energia: tu sei colui che dà molto al di là di quanto chiediamo˚. Tu sei compassionevole, o misericordioso, tu che, senza peccato, sei divenuto partecipe della nostra carne e ti pieghi con ogni tenera compassione su chi piega il ginocchio davanti a te, divenuto propiziazione per i nostri peccati. Da’, Signore, al tuo popolo, la tua multiforme compassione, ascoltaci dal tuo cielo santo˚: santificalo con la potenza della tua destra salvifica; proteggilo all’ombra delle tue ali˚; non disprezzare l’opera delle tue mani˚. Contro te solo abbiamo peccato˚, ma a te solo anche rendiamo culto: non conosciamo adorazione di un dio estraneo, né si levano le nostre mani ad altro Dio, o Sovrano. Rimetti a noi le nostre colpe, e, accogliendo le preghiere che ti rivolgiamo in ginocchio, stendi la mano in nostro aiuto. Accetta la preghiera di tutti come incenso gradito, che sale al cospetto della tua regalità˚ piena di benevolenza.

Aggiunge anche la seguente preghiera:Signore, Signore, che ci hai liberati da ogni freccia che vola di giorno˚, liberaci anche da tutto ciò che si aggira nelle tenebre˚. Accetta il sacrificio vespertino, le nostre mani a te innalzate˚. Concedici di trascorrere senza macchia questo spazio di riposo notturno, senza sperimentare alcun male, e liberaci da ogni turbamento e paura suscitati dal diavolo contro di noi. Dona alle anime nostre la compunzione, e ai nostri pensieri di preoccuparsi dell’esame che farai nel tremendo e giusto tuo giudizio. Inchioda col tuo timore le nostre carni˚, e mortifica le nostre membra che sono sulla terra˚: affinché anche nella quiete del sonno siamo illuminati dalla contemplazione dei tuoi giudizi. Allontana da noi ogni fantasia sconveniente e ogni dannosa concupiscenza. Destaci per il tempo della preghiera, corroborati nella fede e pronti a progredire nei tuoi decreti.

Diacono:Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria della santissima...
Ekfónisis del sacerdote:Per la benevolenza e la grazia del tuo unigenito Figlio, col quale sei benedetto, insieme al santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Segue il Concedici, Signore... .
Quindi il diacono dice:Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore.
E il sacerdote dice la preghiera:O sorgente di vita e di luce, perennemente zampillante, Potenza creatrice coeterna al Padre, tu che hai stupendamente portato a compimento l’intera economia di salvezza per i mortali, o Cristo, Dio nostro: tu hai spezzato i vincoli indissolubili della morte e i catenacci dell’ade, calpestando la moltitudine degli spiriti maligni; tu hai offerto te stesso quale vittima immacolata per noi, dando in sacrificio il tuo purissimo corpo, non toccato da nessun peccato e inaccessibile al peccato, e tramite questa tremenda e inenarrabile azione sacra ci hai gratificati della vita eterna. Tu sei sceso nell’ade infrangendone le sbarre eterne e mostrando la via del ritorno a quanti sedevano nella tenebra; tu hai preso all’amo, con un’esca divinamente sapiente, il cupo drago origine del male˚, lo hai legato nel tartaro con catene di tenebra˚, e lo hai imprigionato nel fuoco in estinguibile e nella tenebra esteriore˚ con la tua forza d’infinita potenza, tu, gloriosa sapienza del Padre. Tu ti mostri grande soccorritore di chi subisce insolenza e illumini quanti siedono nella tenebra e nell’ombra di morte˚, tu, Signore di eterna gloria e Figlio diletto del Padre altissimo, eterna luce da eterna luce; tu, sole di giustizia˚, ascolta le nostre suppliche e da’ riposo alle anime dei tuoi servi, alle anime dei nostri padri e fratelli che già si sono addormentati, agli altri nostri parenti secondo la carne e a tutti i nostri congiunti secondo la fede, dei quali ora facciamo memoria. Perché in te è il potere su tutti, e tieni in tua mano tutti i confini della terra. Sovrano onnipotente, Dio dei padri e Signore di misericordia˚, Creatore della stirpe mortale e immortale e di ogni natura umana che si compone e di nuovo si dissolve, della vita e della morte, del tempo che trascorriamo qui in terra e del nostro transito verso l’aldilà, tu misuri i tempi ai viventi e stabilisci il momento della morte, conduci all’ade e ne riconduci˚, ci leghi con l’infermità e ci sciogli col vigore; tu amministri le cose presenti secondo l’utilità e governi quelle future per il profitto; tu vivifichi con la speranza della risurrezione quanti sono colpiti dal pungiglione della morte˚.

Tu stesso, Sovrano dell’universo, Dio e Salvatore nostro, speranza di tutti i confini della terra e di quanti sono lontano nel mare˚, tu in questo ultimo, grande e salvifico giorno della pentecoste ci ha mostrato il mistero della santa, consustanziale, coeterna, indivisibile e inconfusa Triade, e hai effuso, con la sua discesa e la sua presenza, il tuo santo Spirito vivificante, sotto forma di lingue di fuoco, sui tuoi santi apostoli, costituendoli evangelizzatori della nostra pia fede, e rendendoli confessori e araldi della vera teologia; tu, in questa conclusiva festa di salvezza, ti sei degnato di accogliere le suppliche espiatorie per quanti sono trattenuti nell’ade, e ci hai elargito grandi speranze che sia dato ai defunti sollievo dalle pene che li stringono, e refrigerio da parte tua. Esaudisci dunque le preghiere che ti rivolgiamo nella nostra deplorevole meschinità: alle anime dei tuoi servi che già si sono addormentati, da’ riposo in luogo luminoso, in luogo verdeggiante˚, nel luogo del refrigerio˚ da cui sono fuggiti dolore, tristezza e lamento˚, e colloca i loro spiriti nelle tende dei giusti˚, e concedi loro pace e sollievo: poiché non i morti ti loderanno, Signore, né quanti sono nell’ade hanno il coraggio di offrirti la lode, ma noi, i viventi˚ ti benediciamo e ti supplichiamo, e ti offriamo per le loro anime preghiere e sacrifici di propiziazione.

Aggiunge anche la seguente preghiera:O Dio grande ed eterno, santo e amico degli uomini, tu che ci hai fatti degni di stare in quest’ora al cospetto della tua inaccessibile gloria per cantare e lodare le tue meraviglie, sii propizio a noi, indegni tuoi servi, e concedici la grazia di offrirti con cuore contrito, liberi da distrazioni la dossologia del trisagio e il rendimento di grazie per i grandi doni che ci hai fatto e che sempre ci fai. Ricòrdati, Signore, della nostra debolezza e non permettere che ci perdiamo per le nostre iniquità, ma usa la tua grande misericordia con la nostra piccolezza: affinché noi, fuggendo il buio del peccato, camminiamo nel giorno della giustizia e, rivestíti delle armi della luce˚, giungiamo al termine senza essere insidiati da alcuna insolenza del maligno, e con franchezza rendiamo per tutto gloria a te, solo Dio vero e amico degli uomini.

È infatti un tuo mistero in verità davvero grande, o Sovrano di tutti e Creatore, questo temporaneo dissolversi delle tue creature, che in seguito di nuovo si ricompongono e in eterno riposano. Per tutto ti rendiamo grazie: per il nostro ingresso in questo mondo e per il nostro esodo da esso, che, in virtú della tua verace promessa, ci induce a sperare la risurrezione e la vita intatta: possiamo noi goderne al tuo secondo futuro avvento. Perché tu sei anche l’autore della nostra risurrezione, giudice imparziale e amico degli uomini per ciò che riguarda le azioni della vita, Sovrano e Signore della ricompensa, tu che, similmente a noi, hai partecipato di carne e sangue, nella tua somma condiscendenza, e delle nostre passioni non colpevoli, sottomettendoti volontariamente alla tentazione, rivestendoti di viscere di compassione, divenendo spontaneamente nostro aiuto nelle tentazioni, in forza di ciò che hai sofferto venendo tu stesso tentato˚. È cosí che hai condotto anche noi alla tua stessa impassibilità.
Ricevi dunque, o Sovrano, le nostre preghiere e suppliche, da’ riposo al padre, alla madre, ai fratelli, alle sorelle e ai figli di ciascuno, e a qualunque altro parente o congiunto, e a tutte le anime che già riposano in attesa della risurrezione per la vita eterna. Colloca i loro spiriti e i loro nomi nel libro della vita˚, nel seno di Abramo˚, di Isacco e di Giacobbe, nella regione dei viventi˚, nel regno dei cieli, nel paradiso di delizie˚, introducendole tutte, tramite i tuoi angeli luminosi, nelle tue sante dimore. Risuscita anche i nostri corpi nel giorno da te stabilito, secondo le tue sante e veraci promesse. Non vi è dunque morte, Signore, per noi tuoi servi alla dipartita dal corpo per venire a te, o Dio: è piuttosto il passaggio dalle sofferenze alla dolcezza, alla felicità, un passaggio al riposo e alla gioia.

E se anche abbiamo peccato contro di te, sii propizio tanto a noi quanto a loro: perché nessuno è puro da macchia davanti a te, nemmeno se la sua vita fosse di un giorno˚, perché tu solo sulla terra sei apparso senza peccato˚, o Signore nostro Gesú Cristo, e grazie a te tutti speriamo di ottenere misericordia e remissione dei peccati. Perciò, tu che sei Dio buono e amico degli uomini, condona, assolvi, perdona, a noi e a loro tutte le nostre colpe, volontarie o involontarie, conosciute e sconosciute, manifeste e nascoste, in opere, pensieri o parole, in qualsiasi nostro comportamen¬to e movimento. A quanti ci hanno preceduti dona liberazione e sollievo; a noi qui presenti, da’ la tua benedizione, elar¬gendo a noi e a tutto il tuo popolo una fine buona, nella pace. E alla tua tremenda e terribile venuta, dischiudi per noi viscere di misericordia e di amore per gli uomini, e facci degni del tuo regno.

Ancora la seguente preghiera:O Dio grande e altissimo, tu che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile˚, che hai fatto tutta la creazione con sapienza˚, che hai separato la luce dalla tenebra˚, che hai posto il sole a dominio del giorno, e la luna e le stelle a dominio della notte˚; tu che anche oggi hai concesso a noi peccatori di accostarci al tuo volto nella confessione˚ e di offrirti la liturgia vespertina; tu stesso, Signore amico degli uomini, dirigi la nostra preghiera come incenso davanti a te˚, e accoglila come soave profumo˚. Concedici una sera e una notte pacifiche; rivestici con le armi della luce˚; liberaci dallo spavento notturno e da tutto ciò che si aggira nella tenebra˚. Fa’ che sia libero da ogni fantasia diabolica il sonno che hai donato a ristoro della nostra debolezza; sí, Sovrano di tutte le cose, elargitore di ogni bene, affinché anche sul nostro letto, nella compunzione˚, noi ci ricordiamo nella notte del tuo santissimo nome˚ e, illuminàti dalla meditazione dei tuoi comandamenti˚, ci leviamo nell’esultanza dell’anima per glorificare la tua bontà, offrendo preghiere e suppliche alla tua amorosa compassione per i nostri peccati e per quelli di tutto il tuo popolo, che ti chiediamo di voler visitare, nella tua misericordia, per intercessione della santa Madre-di-Dio.

Diacono:Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
Facendo memoria del¬la santissima...
Ekfónisis del sacerdote:Poiché tu sei il riposo della nostra anima e del nostro corpo, e a te rendiamo gloria: al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Diacono: Completiamo la nostra preghiera vespertina... 
Ekfónisis del sacerdote:Poiché tu sei Dio buono e amico degli uomini...
Pace a tutti.
Tutti: E al tuo spirito.
Diacono:
Chinate il capo davanti al Signore.
Tutti: A te, Signore.
Sacerdote, sottovoce:Signore Dio nostro, che hai inclinato i cieli e sei sceso˚ a salvezza del genere umano, guarda sui tuoi servi e sulla tua eredità. A te, infatti, Giudice temibile e amico degli uomini, i tuoi servi che hanno chinato il capo e curvato sottomessi la nuca, senza attendere aiuto dagli uomini, ma aspettando la tua misericordia e attendendo la tua salvezza˚. Custodiscili in ogni tempo, in questa sera e nella notte che si avvicina, da ogni nemico, da ogni operazione avversa del diavolo, da ragionamenti vani e da pensieri cattivi.
Poi ad alta voce:Sia benedetto e glorificato il potere del tuo regno: del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Si cantano i 3 prosómia dello stico. Tono 3.Ecco ora le lingue, * segno manifesto per tutti: * i giudei infatti, * dai quali è il Cristo secondo la carne˚, * sono decaduti dalla divina grazia * perché malati di incredulità, * e noi che proveniamo dalle genti * siamo stati resi degni della divina luce, * confermàti dalle parole dei discepoli * che proclamano la gloria di Dio, benefattore di tutti. * Insieme a loro, anche noi, * piegando cuore e ginocchia, * prostriamoci con fede al Salvatore delle anime nostre, * confermati dal santo Spirito.
Stico: Un cuore puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.
Ora lo Spirito Paraclito * è stato effuso su ogni carne˚: cominciando infatti dal coro degli apostoli, * ha esteso ai fedeli la grazia, * comunicandola tramite loro. * Egli conferma la sua potente venuta * distribuendo ai discepoli le lingue in forma di fiamma, * perché possano cantare e glorificare Dio. * Col cuore spiritualmente illuminato, * corroborati nella fede dal santo Spirito, * imploriamo per la salvezza delle anime nostre.
Stico: Non rigettarmi dal tuo volto, e il tuo Spirito santo non togliere da me.
Ora gli apostoli di Cristo * sono rivestiti di potenza dall’alto˚, * perché il Paraclito li rinnova, * rinnovandosi in essi˚ * con mistica novità di scienza: * ed essi, annunciandola in lingue straniere e sublimi, * ci insegnano a render culto * alla natura eterna, semplice e trisipostatica * del Dio benefattore di tutti. * Illuminàti dunque dai loro insegnamenti, * adoriamo il Padre insieme al Figlio e allo Spirito, * implorando per la salvezza delle anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4.
Idiómelon. Dell’imperatore Leone.Venite, popoli, * adoriamo la Deità trisipostatica: * il Figlio nel Padre * insieme al santo Spirito. * Il Padre infatti ha intemporalmente generato * il Figlio coeterno e con lui regnante, * e lo Spirito santo era nel Padre, * glorificato insieme al Figlio; * una sola potenza, una sola sostanza, * una sola divinità * che noi tutti adoriamo dicendo: * Santo Dio, * che tutto hai creato mediante il Figlio, * con la sinergia del santo Spirito; * Santo forte, * per il quale abbiamo conosciuto il Padre * e per il quale lo Spirito santo * è venuto nel mondo; * Santo immortale, * o Spirito Paraclito, * che dal Padre procedi * e nel Figlio riposi. * Triade santa, gloria a te.
Quindi il cantico di Simeone, il trisagio e l’apolytíkion della festa.
Apolytíkion. Tono pl. 4.Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: * tu hai reso sapientissimi i pescatori, * inviando loro lo Spirito santo˚, * e per mezzo loro * hai preso nella rete l’universo˚. * Amico degli uomini, gloria a te. 3 volte.
Quindi il sacerdote fa il congedo come segue:Colui che, dal seno del Padre si è annientato, ha assunto la nostra natura, l’ha deificata ed è poi risalito ai cieli, sedendosi alla destra di Dio Padre, e di là ha mandato sui suoi santi discepoli e apostoli lo Spirito divino, santo, consustanziale, di eguale potenza, di eguale gloria, coeterno, e per mezzo suo li ha illuminati, illuminando quindi tramite loro tutta la terra - Cristo, vero Dio nostro, per intercessione della tutta pura, tutta immacolata e santa Madre sua, dei santi e gloriosi apostoli pneumatofori e araldi di Dio, degni di ogni lode, e di tutti i santi, abbia pietà di noi e ci salvi per la sua bontà. Amen.


Il significato dell’Icona della Pentecoste


              Nelle prime icone, della Pentecoste, troviamo insieme agli apostoli, anche la Madre di Dio, simbolo della chiesa. Solo più tardi, quando le solennità dell'Ascensione e della Pentecoste verranno celebrate separatamente, l'immagine della Vergine non rientrerà più negli elementi che compongono la struttura dell'icona. Gli apostoli, infatti, ricevendo lo Spirito Santo ed i suoi molteplici doni, diventano un solo corpo: "…corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Cor 12, 27).  Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui." (At 1, 13-14).  

In questa icona la scena della Pentecoste si svolge con ogni probabilità nel tempio dove, poco dopo la discesa dello Spirito Santo.

La panca semicircolare dove siedono gli apostoli è il synthronon, cioè il trono comunitario che si trova nelle absidi delle chiese cattedrali antiche, dove prendevano posto i celebranti intorno al vescovo che sedeva al centro.

In alto, al centro della icona, raffigurato dal semicerchio con i raggi che scendono verso l'assemblea riunita
, vediamo lo Spirito Santo riversarsi sugli apostoli. I rotoli ed i libri che essi hanno nelle mani rappresentano la predicazione, l'annuncio della Buona Notizia che, non solo gli apostoli, ma ogni battezzato, è chiamato ad annunciare.

Nella parte inferiore dell'icona scorgiamo un misterioso personaggio venire fuori da una grotta scura; un vecchio con abiti regali che porta tra le mani un lenzuolo bianco, che a prima vista sembra essere fuori dal svolgimento complessivo della scena della pentecoste. E' un personaggio simbolico che raffigura il Cosmo, tutto il Creato, santificato dallo Spirito .

 A.Vaccarella,Icone e Feste del Ciclo Liturgico .        


                      Nel vespro della domenica della Pentecoste
 ,ci sono le tre grandi preghiere delle genuflessioni …. hanno quasi la forma di prefazi liturgici dove si evoca il mistero di Dio e tutto quello che Lui ha fatto per la redenzione dell’uomo: Signore immacolato, incorruttibile, infinito, invisibile, inaccessibile, inesprimibile, immutabile... incommensurabile... immortale... Dio Padre del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, prese carne dallo Spirito dalla Vergine Maria... dà al tuo popolo la pienezza del tuo amore... santificaci per la potenza della tua mano...
Queste preghiere vengono recitate in ginocchio non tanto in carattere penitenziale, bensì per indicare il momento fortemente epicletico di dono ed accoglienza dello Spirito Santo.
La celebrazione della Pentecoste come teofania trinitaria, la celebrazione della Pentecoste come dono dello Spirito oggi alla Chiesa, ad ogni cristiano, ad ognuno di noi. Il dono dello Spirito è un dono a tutto il popolo di Dio; gli Atti degli Apostoli dicono che tutti erano ripieni di Spirito Santo (At 2,4), tutti i battezzati diventiamo pneumatofori. Il dono dello è un dono di unità; gli Atti degli Apostoli sottolineano la unità tra i credenti, la Pentecoste è vista come la controparte della torre di Babele; lo Spirito Santo porta unità, ci fa capaci di parlare ad una sola voce.
Il dono dello Spirito è pure un dono di diversità; gli Atti degli Apostoli indicano che le lingue di fuoco scesero sopra ognuno dei presenti; la Pentecoste non abolisce la diversità ma fa che questa diversità, questo essere noi stessi, come siamo e con le nostre particolarità, cessi di essere motivo di separazione.

Manuel Nin


Domenica 27 Maggio 2012

 
Domenica di Pentecoste
Atti 2,1-11
 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.  Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.  Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;  ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.  Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.  Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?  E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?  Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,  della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,  Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».

Giovanni 7,37-52
 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva  chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».  Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
 All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».  Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?  Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?».  E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
 Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.  Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».  Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!».  Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?  Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?  Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».  Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:  «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».  Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».

Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».