mercoledì 23 dicembre 2015



A TUTTI VOI CARISSIMI CON IL CUORE PIENO DI GIOIA E DI FEDE E SPERANZA GUARDIAMO E CONTEMPLIAMO Il DIO CHE PER NOI 
SI MANIFESTA TENERO BAMBINO 

AUGURO UN SANTO NATALE 2015 AD OGNUNO DI VOI .

APRIAMO LA PORTA DEL NOSTRO CUORE ALL'EMMANUELE DIO CON NOI...

"Oggi nasce dalla Vergine * colui che tiene in sua mano tutta la creazione* È avvolto in povere fasce come un mortale, * colui che è per essenza intoccabile. * Viene deposto in una mangiatoia, * il Dio che in principio ha fissato i cieli˚. * Si nutre di latte dalle mammelle, * colui che nel deserto * ha fatto piovere manna per il popolo˚. * Invita i magi * lo sposo della Chiesa. * Prende i loro doni * il Figlio della Vergine. * Noi adoriamo, o Cristo, la tua nascita . * Facci vedere anche la tua divina teofania."


P.Nino

venerdì 18 dicembre 2015

Messaggio di Natale 2015
Ai Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Piana degli Albanesi 
Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace e benevolenza sulla terra!
Lëvdi në të lartit Perëndis, e mbi dhe pakje, ndër njerëzit vullnes e mirë

Con grande gioia vi saluto in questa festività natalizia quando l’unigenito Figlio di Dio  il nostro Dio che è prima di tutti i secoli - prese la nostra natura umana e si manifestò a noi come piccolo bambino. Che gioia è per noi ricordare questo grande evento che tocca la vita di ciascun battezzato che viene in questo mondo e glorificare l'amore di Cristo per gli uomini con le parole del Credo  che recitiamo nella Divina Liturgia: Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo // I çili për ne njerëze, e për shpetimin tënë u dryp nga qielljat, e mori mish nga Shpirti Shejt e nga Mëria Virgjëresha, e u bë njeri.
L’odierna solennità ci ricorda il Mistero della Incarnazione! È una realtà che non ha l’eguale, sbalordisce e sempre ci esalta. È il Signore, è Dio fatto Uomo. Se oggi tra gli uomini, come in altri tempi, vi sono coloro che negano o mettono in dubbio l’esistenza di Dio, sempre più valide sono le prove della sua realtà e della sua opera. Vi sono tante mirabili cose che noi ammettiamo e di cui godiamo pur senza vederle. Ebbene Dio c’è, esiste: da Lui tutto dipende e deriva: chi lo nega è nell’assurdo.
Questo Dio invisibile, eterno, che avvolge il creato, ha valicato l’abisso che ci separa da Lui, ed è venuto tra noi. In quale modo? Ecco il presepio, ecco l’icona del Natale a ripresentarci l’avvenimento in Betlemme. Maria depone il Divino Pargolo, nato per opera dello Spirito Santo, nella mangiatoia. Poteva apparire nel mondo in maniera più povera e squallida di quella prescelta? Certamente no. E allora, dinanzi a tanta benignità sono ovvie due domande: Perché e per che cosa è entrato nel mondo il Figlio di Dio fatto Uomo? Nello stesso Credo è la duplice risposta: Per noi uomini e per la nostra salvezza
Il Natale è festa grande per noi cristiani perché ricorda il fatto che Gesù è venuto sulla terra, assumendo le sembianze umane per avvicinare tutti noi; e proprio perché nessuno avesse timore o soggezione o addirittura diffidenza a causa della sua venuta, ha scelto, per nascere, il posto più umile, l’ultimo posto, là dove non è difficile a nessuno d’avvicinarlo. Ha voluto apparire a noi intenzionalmente piccolo ed è venuto al mondo umilmente, anche se l’umanità non aveva fatto nulla per andare incontro degnamente al suo amore. Nessuno gli aveva assicurato fedeltà; anzi, prima ancora che venisse, Egli era stato dimenticato, offeso con il peccato. Per venire a noi Egli ha valicato lo stesso grande abisso che separava l’umanità dal Creatore. L’uomo era stato indegno del suo amore.
Egli è venuto perché noi eravamo indegni; la nostra morte spirituale lo ha spinto a venire e farsi povero e fragile come noi, tranne che nel peccato, come ci ricorda San Basilio: …sulla terra si fece vedere e con-visse con gli uomini, e incarnandosi dalla Vergine santa, svuotò sé stesso assunta la forma dello schiavo, fattosi conforme alla nostra umiltà, affinché facesse noi conformi all’icona della sua gloria // …mbi dheun u dëftua e me njerëzit rroi, e nga Virgjëresha e sheite tue u mishëruar, mbrazi vetëhenë, fytyrë shërbëtori tue marrë, i njëllojshëm tue u bërë me kurmin e të përmisurit tënë, sa të njëllojshëm të na bëj te ikona e lëvdisë së tij. Anzi Egli è venuto per ognuno di noi. Si può ben ripetere con San Paolo: per me.
Ognuno è stato è stato oggetto di pensiero da parte di Dio. Egli ha voluto divenire fratello, collega, amico nostro. Ed è venuto per amore. Ciascuno di voi, dunque, deve riflettere su questo; deve sentire dentro di sé: io sono stato amato da Dio. Quanto è felice un bambino, quando non tarda ad accorgersi che la sua mamma gli vuole bene; e come esprime la sua gioia! E ancora: osservate un giovane o una giovane che va cercando un po’ di lavoro. Come è triste quando vede che tutti voltano le spalle e non tengono conto della sua richiesta; ma quanto è, invece, felice allorché sul suo cammino incontra qualcuno che comprende, che invita ad aprire il cuore a buona speranza! Così è sul piano dei nostri rapporti con Dio, venuto per noi sulla terra: quanta gratitudine gli dobbiamo per il bene che ci ha dimostrato e sempre ci manifesta: un bene infinito, perché promana su Dio. Noi siamo sotto il coro della sua luce, illuminati dell’effusione dei suoi raggi che ci scrutano per metterci davanti a Lui, proprio perché Gesù Cristo è venuto per volerci bene. Dio, dunque, ci pensa: ci ama.
Ed ecco: in questo santo giorno del Natale l’annunzio ci viene ripetuto: il divino amore per tutti noi. San Paolo ci ricorda che oggi è apparsa la bontà del Signore!  Il Natale va considerato, appunto, come un fiotto di bontà che si riversa su ogni uomo e donna. Non possiamo, davvero, rimanere inerti, indifferenti di fronte al mistero di questo amore che ci insegue e ci accompagna, in un mondo dove la gente non si comprende e dove tutti cercano di eliminare gli altri o almeno difendersi da coloro con i quali si convive, in un mondo fatto di indifferenza, se non addirittura di odio. Invece il Signore ci vuole ed invita, ci capisce, ci chiama per nome, suggerisce al nostro cuore parole attraverso le quali sentiamo chiaramente di essere degli eletti e prediletti nel senso più alto e più vero di questa realtà.
Sentiamo, quindi, profondamente l’insegnamento particolare di questo Natale 2015 e della sua presenza nelle nostre famiglie. Papa Francesco ci ricorda che Cristo si è fatto simile a noi, ha voluto prendere, Egli, il Figlio di Dio, la statura dell’uomo, assumere le sue miserie, i suoi bisogni, addossarsi perfino i suoi peccati. E’ venuto non per chiedere, ma per dare; è venuto per mettersi in una relazione con Lui che diventa misteriosa, stupenda, e che è il centro della fede. È venuto non per chiedere, ma per dare; per essere pane e nutrimento dell’uomo; per essere con lui in comunione, cioè per fondersi il lui, come dice San Paolo, Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!
Possiamo soffermarci sui motivi di così ardente carità: Gesù Cristo è venuto sulla terra per essere conosciuto e capito dall’uomo, si è rivelato prendendo le sue sembianze e dire: Guarda questa persona e vedrai Dio! Lo ha detto, del resto il divino Maestro nell’ultima cena, Chi vede me, vede il Padre mio. D’altra parte, il Signore diventa esigente quando chiede all’uomo ciò che c’è di più suo e di più prezioso in lui, il suo cuore. Così Gesù è venuto per essere compreso, amato, corrisposto. Qui, attraverso il diaframma della natura umana, il Salvatore diventa esigente: vuole, in realtà, che noi lo amiamo. Dice a ognuno di noi: dammi il tuo cuore. Questo è il cristianesimo che fa amare Dio oltre gli affanni e le preoccupazioni terrestri, anche attraverso i dolori che spesso incontrano, e quanto addirittura difficile vivere nella alternativa di dolorose esperienze.
In tutto ciò è il ricordo del Natale che intendo lasciare a voi, diletti fratelli e sorelle: il Signore è venuto per amarvi e per essere riamato: non respingete tale richiesta di amore, quando Egli bussa al vostro cuore per chiedervi la vostra persona, la vostra anima, non per rubarvela, non per rendervi schiavi, non per farvi perdere, come oggi si dice, la vostra personalità, ma per darvi, invece, una felicità vera e completa. Si può essere, infatti, malati, si può essere poveri, ma nello stesso tempo sentire l’adorabile voce che ripete, Beati voi che siete poveri.
Dunque, sembra umanamente inconcepibile dire questa parola oggi anche a voi; eppure, se voi amate Cristo e avete capito qualche cosa di Lui, non potrete essere felici, né giammai vi mancherà una grandezza di animo, una dignità interiore, una coscienza umana. Di conseguenza, vi sentirete davvero felici, assurgendo a una statura che nessuna professione, o carriera, potenza, ricchezza potrà dare. Allora, vi sentirete uomini e donne elevati al privilegio d’essere figli e figlie di Dio, amati da Dio, anche e vivete in difficoltà, nella ristrettezza, e nella sofferenza. Questa non è parola mia, ma l’eco di una Parola che trascende la sua umile persona, e domina il mondo: Beati voi, perché vostro è il regno dei cieli. Questo è il Natale. Siate buoni, attenti a ben accogliere il grande messaggio, e sarete felici con la benedizione del vostro vescovo, con la benedizione stessa di Dio.
Possa questo tempo tempo del Natale del Signore essere per tutti noi il preludio alla nostra trasformazione nell’immagine del Figlio di Dio fatto Uomo, che portò la nostra debolezza umana per coprirci con il manto della incorruttibilità e fare splendere la luce del suo volto sulla nostra natura umana. Con queste preghiere e sentimenti, amati fratelli e sorelle della Chiesa di Piana, chiedo per voi e le vostre famiglie le più abbondanti benedizioni del nostro Signore Gesù Cristo.
Cristo è nato!  Dategli gloria!   Krishti u le!  Lëvdnonje!

Piana degli Albanesi, 24 dicembre 2015

+ P. Giorgio Demetrio



17 Dicembre 2015 alle ore 17,30 

 Momento di preghiera in preparazione 
al Santo Natale 2015 
con i ragazzi/e e genitori del Catechismo

Prifti Në embër të Atit të Birit e të Shpirtit Shejt. Amin.

Pop.Shejt Perëndi, Shejt i Fukjishëm, Shejt i Pavdekshëm, kij lipisi për ne.
Lëvdi past Ati, Biri, Shpirti Shejt, nani e gjithëmonë e për jetë të jetëvet. Amin.

Ati ynë, çë je në qiell, shejtëruar kloftë emri yt, jarthshit rregjëria jote u bëftë vullimi yt, si në qiell ashtù në dhe. Bukën tënë të përditshme ëna neve sot, ndjena dëtyrët tona, ashtu si na ia ndjejëm dëtyruamvet tanë, e mos na le të biem në ngarje, po lirona nga i ligu.
Prifti Pse jotia isht rregjëria e pushtetja e lëvdia e t’Jatit, e të Birit e të Shpirtit Shejt, nanì e gjithëmonë e për jetë të jet
Gloria a te ,figlio del nostro creatore.
Questo giorno ha fatto gioire, Signore, i re, i sacerdoti e i profeti,
poiché in esso si compirono le loro parole,proprio tutte avvennero.
La vergine infatti oggi ha partorito l’Emmanuele a Betlemme.
La parola proferita da Isaia oggi è divenuta realtà.
Là è nato colui che nel Libro enumera i popoli. Del salmo cantato da Davide c’è oggi il compimento. (S.Efrem)
       Hristòs jennàte,doksasate; Hristòs eks uranòn,apandisate,Hristòs epi jis,ipsòthite.Asate toKjrìo,pasa i ji,kje en evfrosìni animn’sate laì, òti dhedhòksaste
            Shi lehet Krishti, lëvdonie shi vien nga kjellia ju te pritëni. Shi Krishti mbi dhe:ju ngrëhuni.Zotit po t’i këndoni jeta e gjithë,edhe ndë gëzime, zëni kënka,popuj,juse u lëvdërua ai.
            Prepàrati,o grotta:perché viene l’agnella,portando in seno il Cristo.Ricevi,o greppia, colui che con la parola ha liberato noi abitanti della terra dal nostro agire contro ragione. Pastori che pernottate nei campi, testimoniate il tremendo prodigio.E voi magi dalla Persia,offrite al Re oro, incenso e mirra:perché è apparso il Signore dalla Vergine Madre.Inchinandosi davanti a lui come serva,la Madre lo ha adorato,dicendo a colui che portava fra le braccia:Come sei stato seminato in me?
             O come in me sei stato generato, mio Redentore e Dio .
O Signore,tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco.
La mia anima ha sete di te come terra deserta e arida, senza acqua.
Mi rifugio in te, come un figlio in braccio a sua madre!
Manda, o Gesù, la tua Grazia,che ridoni vita e gioia.
Non mi stancherò di ringraziarti, per tutta la mia vita.
Tu sei il mio rifugio. Tu sei la mia forza.
Esulto di gioia nello stare vicino a te.
Ho sete e fame di te
Vorrei tanto invitarti alla mia cena.
Al mattino e di giorno, penso al tuo amore.
Più cara della vita È la tua bontà è le mie labbra cantano la tua lode
                                      VANGELO DEL SANTO NATALE
 
        Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

       I Ragazzi della Prima Confessione ricevono il Libro delle Preghiere prima di recitare U KAM BESE:
Sac. Ti sei unito a Cristo? Tutti. Mi sono unito. U bashkova
S. E credi in Lui? Ke bese Tutti Credo in Lui come re e Dio. Kam Bese si Rregji e si Perendi. Credo in un solo Dio
S. Ti sei unito a Cristo?
Tutti. Mi sono unito. . Allora adoralo.
Tutti. Adoro il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Trinità consustanziale e indivisibile.
        Tutti Signore del mondo, noi vogliamo con i Magi cercarti. prestarti fede alle promesse delle Scritture e adorarti offrendotì tutti i nostri beni.
Lëvdì Perendis të lartit kjelle.
              I vigilanti sono nella gioia, poiché è venuto a svegliarci il Vigilante.
Chi dormirà in questa notte in cui l’intera creazione veglia?
State svegli voi, come luci, in questa notte di luce,perché anche se nero è il suo colore esteriore,essa risplende per la sua forza interiore
Gloria a Dìo nell'alto dei cieli. Lëvdì Perendis të lartit kjelle.
          In questo giorno, nel quale si è fatto Povero per noi il Ricco,anche il ricco renda partecipe il povero della sua tavola. Signore del mondo noi vogliamo con tutti gli uomini che ti cercano con cuore sìncero,essere animati dallo Spirito Santo e vedere la tua salvezza, la tua luce,la tua glorìa.
Gloria a Dìo nell'alto dei cieli. Lëvdì Perendis të lartit kjelle.
          Oggi la Vergine da alla luce il creatore di ogni realtà, l'Eden offre una grotta e la stella indica Cristo Gesù Sole per quanti siedono nelle tenebre. Recando doni i Magi adorano illuminati dal dono della fede; i pastori contemplano il miracolo, gli angeli elevano un inno e cantano "
Gloria a Dìo nell'alto dei cieli. Lëvdì Perendis të lartit kjelle. 
            Këndojëm,këndojëm / 
   se kjielli u sbëlli /gjithë bëjëm haìdhi /gjìthë thomi me gëzim.
    Po rrofshit Isuì/ sì rrekjë e sì Zot, po rrofshit Isui per jetë e për mot.
    0 i dashuri Díalë / nga kjielli për ne ti sdripe /në dhe ndër borë e tëtimi
Po rrofshit Isuì/ sì rrekjë e sì Zot, po rrofshit Isui per jetë e për mot.
     0 i bukurí Dialë / ti pakjen dhuron / Ti Zëmbrat na gëzon se prure shpëtim…
            Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi Per guidare gli uomini sui suoi sentieri. 
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra Per raccontare di se agli uomini d’oggi.
Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto, per condurre gli uomini a se. Noi siamo l’unica Bibbia che gli uomini leggono ancora siamo l’unico messaggio di Dio scritto in opere e parole.

Signore del mondo, noi vogliamo con gli angeli lodarti cantare la tua gloria e contemplare Te, quale uomo nato in mezzo a noi.
Gloria a Dìo nell'alto dei cieli. Lëvdì Perendis të lartit kjelle.
      Signore del mondo, noi vogliamo con i pastori essere avvolti dalla tua gloria, ricevere una grande gioia e trovarti quale bambino avvolto in fasce in una mangiatoia. Gloria a Dio
       Gesù, principe della pace,ci fa rinascere come figli di Dio, portatori di pace tra gli uomini. Dio con noi, Egli ci dona la gioia di pregustare fin d'ora a felicità eterna del paradiso.
                                                      Lëvdì Perendis të lartit kjelle.
Rregji jim,Isuthi jim
Dialë i nokërth ndër tëtìm
Jerdhe e leve bër njerì
Te një kalive si një mavrì
Flëjé, o Bir, e mos klajë
Flëjé, o zëmbrë, e bën-on
Mbi tsa kashtë te një grasht
Ti je smardhur skur je jasht
Lipset ziarri dçeshur je
E të timit vdes për ne.
Flëjé, o Bir, e mos klajë
Flëjé, o zëmbrë, e bën-on
                                           E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tieni la mano.
E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e letue debolezze. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere in te e poi lo doni agli altri. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
                                             PREGHIERA DELL’ANNO DI MISERICORDIA
Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
                 Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
                 Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l'adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
                           Fa' che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!
                             Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa' che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria.
                             Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch'essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che sono nel l'ignoranza e nell'errore; fa' che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.
                             Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.
                             Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della
Misericordia a teche vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen





mercoledì 16 dicembre 2015





ANTEPRIMA DEL MESSAGGIO DI NATALE 2015 
VESCOVO GIORGIO DEMETRIO 







SCHEMA    DELLA   CATECHESI
 DEL 
VESCOVO GIORGIO DEMETRIO




 












giovedì 10 dicembre 2015


11 DICEMBRE 2015

Memoria del nostro santo padre Daniele stilita (493).

VESPRO

Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia.
Tono pl. 4. Come vi chiameremo, santi?
Che nome ti daremo, Daniele? * Asceta, perché hai sottomesso le passioni all’intelletto. * Lottatore, perché sei stato costante in ogni pena: * colonna che si leva da terra verso l’alto, * piantata sulla roccia della verità;coraggiosissimo combattente * e medico espertissimo.Implora per la salvezza delle anime nostre.
Come ti chiameremo, Daniele? * Sradicatore delle passioni * e coltivatore di virtú; * vero taumaturgo * e intercessore per i peccatori; * valentissimo fugatore di spiriti; * astro che risplende per la pietà; * ricettacolo dello Spirito; * difensore della Chiesa. * Implora per la salvezza delle anime nostre.
Come dunque ti chiameremo, Daniele? * Modello dei monaci * e maestro di continenza; * decoro dei fedeli * e operatore di guarigioni; * lampada che irradia di luce * quelli che sono nella tenebra; * concittadino degli angeli * e loro pari; * abitante del paradiso * e uomo celeste. * Implora per la salvezza * delle anime nostre.
Gloria. Tono pl. 1. Dello Studita.
Dopo aver ben trafficato * il talento a te affidato da Cristo,o santo padre, ti sei mostrato anche dopo la morte * fugatore di demoni,medico per svariate malattie, * colonna, sostegno e monte santo * della Chiesa di Cristo; * per questo noi ti supplichiamo,o Daniele taumaturgo, di chiedere la pace e, * per le anime nostre, * la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon.
O piena di grazia˚,intercedi con le tue suppliche * e chiedi per le anime nostre, * te ne preghiamo,abbondanza di compassione, * e il perdono delle nostre molte colpe.
Oppure stavrotheotokíon. 
Gioisci, tu che sei veramente.
Vista la tua augusta passione, * o paziente Sovrano dell’universo, * la venerabile e purissima Madre tua, * piangendo amaramente * e battendosi il petto, gridava: * O mio dolcissimo Gesú, * parola per me di salvezza, * luce del mondo intero, * divino sole senza tramonto, * come dunque sopportare * di vederti pendere dal legno della croce * come un malfattore, col petto immacolato * trafitto, ahimè, dalla lancia˚, * e come continuare a vivere, * Figlio mio e Dio mio, * a meno che non risplenda per me * la luce della tua risurrezione?
Allo stico, stichirá dall’októichos.
Apolytíkion. Tono 1.
Sei divenuto colonna di pazienza, * emulando i progenitori, o santo: * Giobbe nei patimenti, * Giuseppe nelle tentazioni, * e il modo di vita degli incorporei, * pur essendo in un corpo. * Daniele, santo padre nostro, * intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
San Daniele lo Stilita Sacerdote 
10 dicembre Maratha, Samosata, 409 - Siria, 490 circa


     Nasce a Maratha, nelle vicinanze di Samosata in Siria nel 409. Daniele a dodici anni chiede di essere accolto in un vicino monastero e davanti alla resistenza dell'abate gli risponde che con la sua fede sopporterà la dura vita del cenobio. Guadagna subito la fiducia dell'abate, a tal punto che lo accompagna ad Antiochia dove conoscono san Simone che, da poco, ha iniziato a vivere da asceta in cima ad una colonna. Tornato a Maratha, alla morte dell'abate Daniele viene scelto come suo successore, ma rifiuta l'incarico perché vuol tornare a visitare Simone. 
    A causa delle guerre è costretto a fermarsi a Costantinopoli, quindi si ritira in un tempio abbandonato a Filempora. 
    Nel 459 muore Simone e il suo mantello viene dato a Daniele che, ormai cinquantenne, decide di seguire l'esempio del maestro e si stabilisce su una colonna. Muore nel 490 e viene sepolto ai piedi della colonna sulla quale aveva vissuto trentatré anni e tre mesi. (Avvenire)

Etimologia: Etimologia: Daniele = Dio è il mio giudice, dall'ebraico

Martirologio Romano: A Costantinopoli, san Daniele, detto Stilita, sacerdote, che, dopo aver condotto vita monastica e superato molte difficoltà, seguendo l’esempio di vita di san Simeone, alloggiò sull’alto di una colonna per trentatré anni e tre mesi fino alla morte, imperterrito davanti all’impeto del freddo, del caldo o dei venti.
     Testimoni estremi della fede, la cui vita di penitenza era sempre sotto gli occhi di tutti, gli stiliti incarnarono una forma originale di ascetismo cui stenteremmo a credere se non avessimo fonti storiche documentate. Nati nel V secolo in Oriente (si diffusero poi anche in Russia), questi anacoreti vivevano presso un villaggio o un monastero, su una colonna alta dai dieci ai venti metri. Su di essa predicavano, guarivano malati e celebravano l’Eucaristia, trasformando così un simbolo pagano (solitamente sulle colonne si innalzavano gli idoli) in luogo di elevazione cristiana. La piattaforma garantiva la sopravvivenza grazie ad una tettoia, mentre dal balcone vi era il contatto con i fedeli. Alcuni seguaci provvedevano al sostentamento dello stilita innalzando il cibo con una carrucola o una scala. Alla sommità accedevano quanti necessitavano di conforto spirituale o cercavano soluzioni a controversie. Il primo e il più celebre stilita fu S. Simeone detto “il vecchio” (390-459) che visse in Siria a Qal’At Sem’An, nei pressi di Antiochia, e fu famoso per i miracoli e per aver convertito anche alcuni arabi. Daniele fu un suo discepolo, come apprendiamo dalla dettagliata biografia scritta, con diversi particolari storici, da un giovane seguace.
      Daniele nacque a Maratha (vicino a Samosata) nel 409 da pii genitori che lo consacrarono subito al Signore. Crebbe buono e a soli dodici anni chiese di essere accolto in un vicino monastero. Alle resistenze dell’abate rispose che era sì giovane ma, con la sua grande fede, avrebbe sopportato la dura vita del cenobio. Pochi anni dopo godeva già della sua fiducia, tanto da accompagnarlo in un viaggio ad Antiochia. Ospiti del monastero di Telanissos (Dair Sem’an), conobbero S. Simeone che aveva da poco iniziato a vivere da asceta in cima ad una colonna, incompreso dai compagni e accusato di vanagloria. Nonostante la grande calura, il santo li accolse e li benedisse facendo breccia nel cuore del giovane, cui però predisse molte sofferenze. Qualche tempo dopo l’abate morì e Daniele venne scelto come suo successore. Egli però, rifiutato l’incarico, tornò a far visita a Simeone con l’intento di raggiungere successivamente la Terra Santa. Ripiegò su Costantinopoli a causa delle guerre, per poi ritirarsi a Filempora, in un tempio abbandonato, sotto la protezione del patriarca S. Anatolio. Nel 459 Simeone morì e il suo mantello, destinato inizialmente all’Imperatore Sergio I, venne dato a Daniele che, ormai cinquantenne, decise di seguire l’esempio del maestro. Alcuni compagni lo aiutarono a stabilirsi su una colonna dove iniziò la sua vita di meditazione e preghiera. All’ordine iniziale dell’Imperatore Leone di lasciare il luogo, la guarigione di un ragazzo posseduto dal demonio convinse il messo imperiale a tornare dall’imperatore per raccontare l’accaduto. Questi chiese a Daniele di pregare affinché l’imperatrice Verena concepisse un figlio. A grazia ottenuta l’imperatore andò di persona a ringraziarlo, salendo sulla colonna e toccandogli i piedi. Fece poi costruire un’altra colonna collegata con un ponte alla precedente, mentre il luogo era ormai meta di pellegrinaggi. Durante una tempesta la struttura corse il pericolo di crollare, ma Daniele non l’abbandonò e, a pericolo scampato, fece graziare il costruttore condannato dall’imperatore per la sua imperizia.
       Il santo stilita era continuamente esposto alle intemperie e durante un inverno particolarmente rigido fu salvato in extremis dall’assideramento. L’imperatore fece allora costruire una stanza in cui fosse maggiormente riparato. Purtroppo a Daniele non mancarono gli attriti col Patriarca di Costantinopoli Gennadio e solo dietro ordine imperiale questi andò a trovarlo. 
    All’incontro, nonostante la giornata caldissima, assistette una grande folla e il presule, dopo aver celebrato le preghiere d’ordinazione, salì sulla colonna dove si diedero vicendevolmente la comunione.
   Daniele era ormai famoso in tutto l’impero. Si narra che predisse un incendio nella capitale (465) e che davanti alla sua colonna furono siglati patti di alleanza tra principi. Le visite più gradite erano però quelle dei malati che, dopo aver ascoltato la sua sapiente parola, ricevevano i sacramenti.        Scese dalla colonna solo quando, morto l’imperatore, gli eretici monofisiti usurpavano il trono. Portato a spalle dalla folla ottenne il riconoscimento del nuovo Imperatore Zenone che, da lì a poco, con gratitudine, andò a onorarlo sulla colonna. 
   Lo stesso successivamente promulgò il decreto detto Henoticon, diretto a vescovi, chierici e monaci della chiesa orientale, relativo all’approvazione del Simbolo Niceno.
Daniele morì ultraottantenne nel 490 (o 493) dopo aver incontrato il Patriarca Eufemio e aver celebrato la Messa. Fu sepolto in un oratorio ai piedi di quella colonna su cui era vissuto trentatre anni e tre mesi.


Autore: Daniele Bolognini

martedì 8 dicembre 2015




IN PREPARAZIONE ALL'APERTURA

 DELLA PORTA SANTA 

DEL 

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA






venerdì 4 dicembre 2015

 
5 DICEMBRE 2015
Memoria del nostro santo padre teòforo Saba il santificato (532).
                                    GRANDE VESPRO
Tono pl. 1. Padre santo.
Saba di mente divina, * simile agli angeli, * compagno dei santi, * consorte dei profeti, * coerede dei martiri e degli apostoli, * ora che abiti la luce senza tramonto, * illuminato dai suoi divini fulgori, * stando franco e risplendente * presso l’apice di ogni desiderio, * lieto per la contemplazione di lui, * stabilmente godendo della sua bellezza, * supplica Cristo, * implora Cristo, o santo, * perché siano donate alla Chiesa la concordia, * la pace e la grande misericordia˚.
Saba beatissimo, * lampada inestinguibile della continenza, * tersissimo luminare dei monaci, * risplendente per i fulgori della carità, * torre inconcussa della pazienza, * sostegno e forza di chi ti onora con fede, * tesoro di guarigioni, * vero colonizzatore del deserto, * da te reso come giardino divino * che produce sacri frutti di salvati: * supplica Cristo, * implora Cristo, o santo, * perché siano donate alla Chiesa la concordia, * la pace e la grande misericordia˚.
Saba di mente divina, * colonna di fuoco delle virtú, * torcia che sorge sul mare del mondo, * per guidare i popoli al porto divino; * distruttore degli spiriti dell’inganno, * puro ricettacolo dello Spirito santo, * guida dei monaci, * rigorosa norma di continenza, * insigne vetta di umiltà, * fonte che fai scaturire * oceani di guarigioni: * supplica Cristo, * implora Cristo, o santo, * perché siano donate alla Chiesa la concordia, * la pace e la grande misericordia˚.
Gloria. Tono pl. 2.
Custodita illesa in te l’immagine di Dio * e reso l’intelletto signore delle funeste passioni, * mediante l’ascesi, * hai raggiunto per quanto possibile la somiglianza˚: * poiché, facendo coraggiosamente violenza alla natura, * ti sei studiato di sottomettere * ciò che è inferiore a ciò che è superiore, * e di assoggettare la carne allo spirito. * Sei cosí divenuto eccelso fra i monaci, * colonizzatore del deserto, * allenatore di quelli che compiono bene la corsa, * rigorosissimo canone di virtú. * E ora nei cieli, * venuti meno ormai gli specchi˚, * contempli puramente, o beato, * la santa Triade, * intercedendo senza veli * per quanti ti onorano * con fede e amore.
Ora e sempre. Theotokíon.
Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa˚? * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che intempo-ralmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffabilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natura˚, * non diviso in dualità di persone, * ma da riconoscersi * in dualità di nature, senza cofusione. * Imploralo, augusta beatissima, * perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (3,1-9).
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento può toccarle. Parve agli occhi degli stolti che morissero, e fu considerato un danno il loro esodo, e una rovina la loro dipartita: ma essi sono nella pace. Infatti, anche se agli occhi degli uomini vengono castigati, la loro speranza è piena di immortalità. Un poco corretti, riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé.
Come oro nel crogiuolo li ha saggiati, e come olocausto li ha accettati. Nel tempo in cui saranno visitati risplenderanno, e correranno qua e là come scintille nella stoppia. Giudicheranno genti e domineranno popoli, e regnerà su di loro il Signore per sempre. Quelli che confidano in lui comprenderanno la verità, e coloro che sono fedeli nell’amore dimoreranno presso di lui: perché grazia e misericordia sono per i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (5,15-6,3).
I giusti vivono in eterno, la loro mercede è nel Signore e l’Altissimo si prende cura di loro. Per questo riceveranno il nobile regno e lo splendido diadema dalla mano del Signore, poiché egli con la sua destra li copre e col suo braccio li protegge. Prenderà come armatura la sua gelosia e armerà la creazione per far vendetta dei nemici. Rivestirà la corazza della giustizia e cingerà come elmo un giudizio verace. Prenderà come scudo invincibile la santità; aguzzerà come spada la sua collera severa: il mondo combatterà insieme con lui contro gli insensati.
Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi voleranno al bersaglio, e dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Infurierà contro di loro l’acqua del mare, i fiumi li sommergeranno senza pietà. Si leverà contro di loro un vento impetuoso e li disperderà come un uragano. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e le cattive azioni rovesceranno il trono dei potenti. Ascoltate dunque, o re, e comprendete; imparate, giudici dei confini della terra; porgete l’orecchio, voi che dominate le moltitudini e che vi gloriate del gran numero dei vostri popoli: il vostro potere vi è stato dato dal Signore, e la vostra sovranità dall’Altissimo.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (4,7-15).
Il giusto, quand’anche giunga a morire, sarà nel riposo: poiché vecchiaia venerabile non è quella di un lungo tempo di vita, né si misura col numero degli anni. Ma la prudenza equivale per gli uomini alla canizie, e età avanzata è una vita senza macchia. Divenuto gradito a Dio, è stato da lui amato, e poiché viveva tra peccatori, è stato trasferito. È stato rapito perché la malizia non alterasse la sua intelligenza e l’inganno non sviasse la sua anima. Poiché il cattivo fascino del male oscura il bene, e l’agitarsi della concupiscenza guasta la mente innocente. Reso in breve perfetto, ha portato a termine un lungo corso: la sua anima era infatti gradita al Signore, per questo si è affrettato a toglierlo di mezzo alla malvagità. I popoli hanno visto ma non hanno compreso, né hanno posto mente a questo fatto: che grazia e misericordia sono con i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Allo stico, stichirá prosómia. Tono pl. 1. Aftómelon.
Gioisci, tu che sei veramente * profumato gioiello delle lotte ascetiche: * tu infatti, presa sulle spalle la croce, * hai consacrato te stesso al Cristo sovrano, * o beatissimo, * e hai calpestato il basso sentire della carne; * con le virtú hai fatto risplendere l’anima, * e le hai dato ali verso la divina passione d’amore. * Circondando dunque la tua santissima urna, * o Saba degno di ogni lode, * preghiamo per ottenere, * con la tua intercessione, * la divina benevolenza, * e perché sia donata al mondo * la grande misericordia˚.
Stico: Preziosa davanti al Signore la morte del suo santo.
Ti sei mostrato al mondo * quale carbone divinamente splendente, * per essere stato a contatto col fuoco, * o Saba, teòforo dello Spirito, * facendo risplendere le anime * di quanti con fede a te si accostano, * o uomo di mente divina * e guidandoli alla luce senza tramonto, o santo; * irrorando poi dall’al¬to gli eremiti * con la divina grazia, * tu hai spento i car¬boni˚. * Per questo, sotto gli occhi di tutti, * ti ha dato, o padre, * la corona della vittoria * il Cristo, signore della divina giu¬stizia: * supplicalo di do¬nare alle anime nostre * la grande mi¬sericordia˚.
Stico: Beato l’uomo che teme il Signore: nei suoi coman¬damenti porrà tutto il suo diletto.
La tua vita è stata chiaramente * una scala che raggiunge il cielo, * o uomo di mente divina: e con essa ti sei sollevato alle altezze, * e hai ottenuto di unirti al Cristo sovrano, * o bea¬tissimo, * con l’intelletto risplen¬dente * per i fulgori che da lui promanano; * illuminato dai suoi bagliori, * hai ricevuto lo stesso splendore degli angeli: * ora che stai presso di lui, * supplicalo, o santo, * perché collochi accanto a te * quanti celebrano la tua divina e venerabilissima memoria, * e perché doni al mondo * la grande misericordia˚.
Gloria. Tono pl. 4.
Noi, folle di monaci, * ti onoriamo come guida, * padre nostro Saba, * perché grazie a te abbiamo imparato * a camminare per la via veramente retta. * Beato sei tu che hai servito Cristo * e hai trionfato della potenza del nemico˚, * o compagno degli angeli, * consorte dei santi e dei giusti: * insieme a loro intercedi presso il Signore, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon.
Vergine senza nozze, * che hai ineffabilmente concepito Dio nella carne, * Madre del Dio altissimo, * ricevi le invocazioni dei tuoi servi, * o tutta immacolata: * tu che a tutti procuri la purificazione delle colpe, * implora per la salvezza di noi tutti, * accettando ora le nostre suppliche.
Apolytíkion. Tono pl. 4.
Con lo scorrere delle tue lacrime, * hai reso fertile la sterilità del deserto; * e con gemiti dal profondo, * hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche˚, * e sei divenuto un astro * che risplende su tutta la terra per i prodigi, * o santo padre nostro Saba. * Intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Tu che per noi sei nato dalla Vergine * e ti sei sottoposto alla crocifissione˚, * o buono, * tu che con la morte hai spogliato la morte, * e come Dio hai manifestato la risurrezione, * non trascurare coloro che con la tua mano hai plasmato˚, * mostra, o misericordioso, il tuo amore per gli uomini: * accogli, mentre intercede per noi, * la Madre-di-Dio che ti ha partorito, * e salva, o Salvatore nostro, * il popolo che non ha piú speranza.
5 Dicembre 2015
San Saba Archimandrita Abate Mutalasca, 
Cesarea di Cappadocia, 439 - Mar Saba, Palestina, 5 dicembre 532
 
      Nasce nel 439 a Cesarea di Cappadocia. La sua famiglia, cristiana, lo indirizza verso gli studi presso il vicino monastero di Flavianae. Ne esce con un'istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Attorno ai 18 anni arriva pellegrino in Terrasanta. Sul cammino sosta sempre in comunità monastiche di diverso tipo: di vita comune, anacoretiche, nelle loro grotte o capanne. È così che trova una guida nel monaco Eutimio detto «il grande», col quale condividerà la vita eremitica in Giordania. Dopo la morte del maestro si ritira verso Gerusalemme, nella valle del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un'aggregazione monastica frequente in Palestina: la laura. Una comunità destinata a crescere fino ad ospitare 150 monaci e far da guida ad altri «villaggi» monastici di questo tipo. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote, e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina archimandrita, capo di tutti gli anacoreti di Palestina. Muore, ultranovantenne, nel 532. (Avvenire)
Martirologio Romano: Vicino a Gerusalemme, san Saba, abate, che, nato in Cappadocia, raggiunse il deserto di Giuda in Palestina, dove istituì una nuova forma di vita eremitica in sette monasteri, che ebbero il nome di laure, nelle quali gli eremiti si riunivano sotto la guida di un unico superiore; passò lunghi anni nella Grande Laura, in seguito insignita del suo nome, rifulgendo come modello di santità e lottando strenuamente in difesa della fede calcedonese.
Nasce suddito dell’Impero romano d’Oriente, in una famiglia di cristiani, che da ragazzo lo mettono agli studi nel monastero di Flavianae, presso Cesarea di Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia). Ne esce con un’istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Si scontra con i suoi, che invece vorrebbero avviarlo alla carriera militare. E la spunta allontanandosi. Sui 18 anni arriva pellegrinoin Terrasanta, facendo sempre tappa e soggiorno tra i monaci: quelli di vita comune, e anche gli anacoreti, nelle loro grotte o capanne.Trova una guida decisiva nel monaco Eutimio detto “il grande”: ha convertito molti arabi nomadi, è stato consigliere spirituale dell’imperatrice Eudossia (la moglie di Teodosio II) nella prima metà del secolo.
Con Eutimio, Saba condivide la vita eremitica nei luoghi meno accoglienti: il deserto della Giordania, la regione del Mar Morto. Assiste poi fino all’ultimo questo suo maestro (morto intorno al473) e si ritira più tardi verso Gerusalemme, andando a stabilirsi in una grotta nel vallone del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: lalaura o lavra (“cammino stretto”, in greco), che è un misto di solitudine e di comunità, dove i monaci vivono isolati percinque giorni della settimana, e si riuniscono poi il sabato e la domenica per la celebrazione eucaristica in comune. Vivonosotto la guida di un superiore, e dal gennaio fino alla Domenicadelle palme sperimentano la solitudine totale in unaregione desertica.
Insieme a lui, nel vallone, i monaci raggiungono il numerodi 150, ma nuovi “villaggi” nascono in altre partidella Palestina, imitando il suo, che prende il nome diGrande Laura. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote,e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina poi archimandrita, cioè capo di tutti gli anacoreti di Palestina.
Ma non è un capo dolce, Saba. Non fa sconti sulla disciplina e non tutti lo amano: tant’è che per qualche tempo lui si dovrà allontanare. E andrà a fondare un’altra laura a Gadara, presso il lago di Tiberiade. Poi il patriarca lo richiama, perché i monaci si sono moltiplicati: c’è bisogno della sua energia, per la disciplina e per la difesa della dottrina sulle due nature del Cristo, proclamatanel 451 dal concilio di Calcedonia, e contrastata dalla teologia “monofisita”, che nel Signore ammetteva una sola natura.Scontro teologico, con la politica di mezzo: c’è frattura a Costantinopoli tra l’imperatore Anastasio e il patriarca;e Saba accorre nella capitale, nel vano tentativo di riconciliarli.
Poi vi ritornerà altre volte. E l’ultima, nel 530 è per lui una fatica enorme: ha quasi novant’anni. Ma affronta il viaggioper difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venera già da vivo come un santo.
E ancora da vivo gli si attribuisce un intervento miracoloso contro i danni di una durissima siccità. Canonizzato da subito, dunque. E sempre ricordato anche dal grande monastero che porta ilsuo nome: Mar Saba. È stato per lungo tempo centro di ascesi e di studio; ed esiste tuttora, dopo avere attraversato tempi di fioritura e di decadenza, di saccheggi e di devastazioni.


Autore: Domenico Agasso

martedì 1 dicembre 2015



LETTERA DEL VESCOVO GIORGIO DEMETRIO 

PER L'ANNO DELLA MISERICORDIA