martedì 31 luglio 2012

                               AVVISO

Domani inizia
la quindicina in preparazione alla Koimisis(Dormitio) della Madre di Dio :



Chiesa della Odigitria in Montagna :  
                                  ore 6,00 Divina Liturgia .


Chiesa dell'Odigitria in Piazza V.Emmanuele :
                             ore 18,30 Canto della Paraklisis.


Chiesa di S.Demetrio M.(Cattedrale) : 
                                 ore 8,30 Divina Liturgia .

Τῇ Θεοτόκῳ ἐκτενῶς νῦν προσδράμωμεν, ἁμαρτωλοὶ καὶ ταπεινοί, καὶ προσπέσωμεν ἐν μετανοίᾳ, κράζοντες ἐκ βάθους ψυχῆς· Δέσποινα, βοήθησον ἐφ' ἡμῖν σπλαγχνισθεῖσα, σπεῦσον, ἀπολλύμεθα ὑπὸ πλήθους πταισμάτων, μὴ ἀποστρέψῃς σοὺς δούλους κενούς· σὲ γὰρ καὶ μόνην ἐλπίδα κεκτήμεθα.
Δόξα... Καὶ νῦν...
Οὐ σιωπήσωμέν ποτε, Θεοτόκε, τὰς δυναστείας σου λαλεῖν οἱ ἀνάξιοι· εἰμὴ γὰρ σὺ προΐστασο πρεσβεύουσα, τὶς ἡμᾶς ἐρρύσατο ἐκ τοσούτων κινδύνων; Τὶς δὲ διεφύλαξεν ἕως νῦν ἐλευθέρους; Οὐκ ἀποστῶμεν, Δέσποινα, ἐκ σοῦ· σοὺς γὰρ δούλους σῴζεις ἀεί, ἐκ παντοίων δεινῶν.

I  tropari. Tono 4.

Accorriamo dunque con fervore alla Madre-di-Dio, noi peccatori e miseri, * e gettiamoci pentíti ai suoi piedi, * gridando dal profondo dell’anima: * Aiutaci Sovrana, mostrandoti pietosa con noi; * affréttati, perché periamo per la moltitudine delle colpe. * Non rimandare a vuoto i tuoi servi, * perché abbiamo te quale sola speranza.

Gloria ... Ora e sempre.
Mai cesseremo, benché indegni, * di parlare dei tuoi poteri, * o Madre-di-Dio, * perché se tu non avessi frapposto la tua intercessione, * chi ci avrebbe liberati da pericoli tanto grandi? * Chi ci avrebbe custodito liberi sino ad ora? * Noi non ci distacchiamo da te, Sovrana: * perché sempre tu salvi i tuoi servi * da ogni sorta di sventura.

 



1˚ AGOSTO
Processione con i preziosi legni della croce preziosa e vivificante;
memoria dei 7 santi martiri Maccabei,
del loro maestro
Eleazaro e della loro madre Solomone.

AVVERTENZA.
Da oggi comincia il digiuno della Madre-di-Dio.

                                                VESPRO

Tono 4. Come generoso fra i martiri.

Salutiamo la croce preziosa * come comune presidio, come fonte di santificazione: * essa seda le passioni, * pone fine alle malattie, * libera i malati da ogni sorta di dolori, * riversando piú ampiamente di un oceano * i flutti dei prodigi * su quanti si prostrano con fede alla sua effigie * e le rendono culto.

Noi che siamo sbattuti dai flutti nel mare della vita, * travolti dai marosi nella bufera delle passioni, * rifugiamoci con fede presso il legno prezioso * come su una scialuppa di soccorso: * esso farà tacere i flutti e i venti, * sbaraglierà le passioni, * e noi raggiungeremo felicemente * il placido porto della salvezza.

Piú del sole rifulge la santissima croce, * proiettando quali raggi i prodigi, * quali dardi le guarigioni: * accostiamoci, o uomini, * quanti siamo continuamente stretti dalla tenebra delle sventure, * e riceveremo una grazia di guarigione elargitrice di luce, * magnificando il Dio che nella carne * sulla croce è stato confitto.

Stichirá dei santi.

Tono 1. Martiri degni di ogni lode.

La tirannide non ha scosso il tetto della Legge * elevato su sette colonne: * hanno infatti sostenuto da forti la rabbia irrazionale del persecutore, * consegnando il corpo a chi li faceva a pezzi, * questi giovani nobilissimi fratelli, * custodi dei decreti di Mosè˚.

Avendo sollevato l’intelletto * al di sopra delle cose visibili, * questi piissimi e generosi fanciulli, * insieme alla loro madre di mente divina, * si lasciavano recidere le membra di carne, * resi forti da immense speranze˚: * e queste hanno ora ottenuto, * riposando nel seno * di Abramo loro avo˚.

Saldamente armati di un’anima generosa, * e quasi puntando il loro ardore, * per amore della pietà * e dell’osservanza della Legge dei padri * hanno fermamente affrontato l’avversario, * il sacratissimo Eleazaro e i sapientissimi giovani, * insieme alla madre di mente divina.

Gloria. Dei santi. Tono pl. 4. Di Giovanni monaco.

I santi Maccabei dicevano al tiranno: * Nostro solo re, o Antioco, * è Dio, * dal quale abbiamo avuto la vita * e al quale ritorniamo. * Ci attende un altro mondo, * piú sublime e stabile di quello visibile; * nostra patria è la potente e indistruttibile Gerusalemme, * e nostra festiva assemblea * è la vita con gli angeli˚. * Signore, per la loro intercessione, * abbi pietà di noi e salvaci.

Ora e sempre. Stesso tono. Della croce.

Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, * mettendo cosí in rotta Amalek ed abbattendolo˚, * ciò che Davide cantore ordinò di venerare * come sgabello dei tuoi piedi˚, * la tua croce preziosa, o Cristo Dio, * questa noi peccatori baciamo oggi con labbra indegne, * celebrando te, che ti sei degnato di esser¬vi confitto, * e a te gridiamo: * Signore, insieme al ladrone, * rendi degni anche noi del tuo regno˚.

Allo stico, stichirá prosómia della croce.

Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Venite, amanti delle feste, * a far festa per la processione della croce, * rallegriamoci acclamando con fede sicura: * O croce di Cristo, * santificaci con la grazia di colui * che su di te è stato innalzato, * e liberaci da ogni male * con la tua potenza.

Stico: Esaltate il Signore Dio nostro, e prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo.

La croce preziosa prepara le vie del cielo * per tutti coloro che l’adorano * con timore e amore; * e colui che su di essa fu confitto * annovera tra i cori delle schiere immateriali * quanti di cuore la celebrano.

Stico: Dio è il nostro Re prima dei secoli, ha operato la salvezza in mezzo alla terra.

Quanti con fede adoriamo la croce preziosa, * adoriamo il Sovrano * che su di essa fu confitto: * al suo cenno, anima e labbra sono purificate * e noi, lodandolo, siamo illumi¬nati dai suoi spirituali fulgori.

Gloria. Dei santi. Tono pl. 4. Di Cosma monaco.

Le anime dei giusti sono nelle mani del Signore˚, come Abramo, Isacco e Giacobbe, * i progenitori vissuti prima della Legge * e antenati dei Maccabei, * da noi oggi celebrati. * Prole di Abramo dall’animo saldo, * costoro hanno emulato la fede * del loro avo Abramo, * e hanno lottato per la pietà fino alla morte; * allevàti infatti secondo pietà, * e avendo lottato secondo le regole˚, * hanno confutato l’empietà dell’esecrabile Antioco. * E senza fare alcun conto delle cose di questa vita * per amore di quella eterna, * tutto hanno rimesso a Dio: * anima, forza, sensi, * il corpo delicato * e le ricompense dovute ai giusti cresciuti nella santità. * O pia radice dalla quale siete germogliati, o Maccabei! * O madre santa che ha generato figli * in numero pari ai giorni della settimana! * Noi dunque vi supplichiamo, o Maccabei, * insieme alla vostra madre Solomone * e al sapiente sacerdote Eleazaro: * stando presso il Cristo Dio, * per il quale avete faticato, * a ricevere da lui il frutto delle vostre pene, * fate un’insistente preghiera per l’umanità: * egli infatti fa ciò che vuole * e compie la volontà di quanti come voi lo temono˚.

Ora e sempre. Stesso tono. Della croce.

È compiuta, o Dio, * la parola del tuo profeta Mosè che dice: * Vedrete la vostra vita * appesa davanti ai vostri occhi˚. * Oggi la croce è innalzata, * e il mondo è liberato dall’inganno. * Oggi si inaugura la risurrezione di Cristo, * ed esultano i confini della terra, * offrendo a te un inno con i cembali di Davide˚ * e dicendo: * Hai operato la salvezza in mezzo alla terra, o Dio˚, * con la croce e la risurrezione: * per esse ci hai salvato, * o buono e amico degli uomini. * Signore onnipotente, gloria a te.

Apolytíkion dei santi. Tono 1.

Ti commuovano, Signore, * le sofferenze patite per te dai santi, * e sana, ti preghiamo, tutti i nostri dolori, * o amico degli uomini.

Gloria. Ora e sempre. Della croce. Stesso tono.

Salva, Signore, il tuo popolo, * e benedici la tua eredità˚ * dando ai re vittoria contro i barbari * e custodendo con la tua croce * la tua città.

sabato 28 luglio 2012

Domenica 29 Luglio 2012
Oggi ricorre anche: San Callinico martire
Santa Teodota martire
Domenica IX di Matteo

1Corinzi 3,9-17
Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Matteo 14,22-34
... Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
                                               
                                         Commento di Benedetto XV

Cari fratelli e sorelle,

nel vangelo di questa domenica, incontriamo Gesù che, ritiratosi sul monte, prega per tutta la notte. Il Signore, in disparte sia dalla gente che dai discepoli, manifesta la sua intimità con il Padre e la necessità di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo. Questo allontanarsi, però, non deve essere inteso come un disinteresse verso le persone o come un abbandono degli Apostoli. Anzi - narra san Matteo – fece salire i discepoli sulla barca per “precederlo sull’altra riva” (Mt 14,22), per incontrarli di nuovo. Nel frattempo, la barca “distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario” (v. 24), ed ecco che “sul finire della notte [Gesù] andò verso di loro camminando sul mare” (v. 25); i discepoli furono sconvolti e scambiandolo per un fantasma “gridarono dalla paura” (v. 26), non lo riconobbero, non capirono che si trattava del Signore. Ma Gesù li rassicura: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (v. 27). E’ un episodio, del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente, e l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa costruita da Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio, in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull’Oreb nel “sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,12).
        Il brano continua poi con il gesto dell’apostolo Pietro, il quale, preso da uno slancio di amore verso il Maestro, chiese di andargli incontro, camminando sulle acque. “Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!»” (Mt 14,30). Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’apostolo, commenta: il Signore “sì è abbassato e t'ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende fino a te” (Enarr. in Ps. 95,7: PL 36, 1233) e dice questo non solo a Pietro, ma lo dice anche a noi. Pietro cammina sulle acque non per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù, ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta interiormente allontanando da Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita, e così anche per noi: se guardiamo solo a noi stessi, diventiamo dipendenti dai venti e non possiamo più passare sulle tempeste, sulle acque della vita.
                 Il grande pensatore Romano Guardini scrive che il Signore “è sempre vicino, essendo alla radice del nostro essere. Tuttavia, dobbiamo sperimentare il nostro rapporto con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo fortificati, dalla lontananza messi alla prova” (Accettare se stessi, Brescia 1992, 71).
                Cari amici, l’esperienza del profeta Elia, che udì il passaggio di Dio, e il travaglio di fede dell’apostolo Pietro, ci fanno comprendere che il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo, è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo totalmente di Lui, che prendiamo realmente la sua mano. Invochiamo la Vergine Maria, modello di affidamento pieno a Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi, difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore la parola rassicurante di Gesù, che dice anche a noi: Coraggio, sono io, non abbiate paura!, e cresca la nostra fede in Lui.





 

giovedì 26 luglio 2012

Litania e shën Pantaleimonit


0 shën Pantaleimon


0 Shejti Thavmasor


O Shejti i lipisiar


Desmor, i math i besës


Rrëfenjësi i t’vërtetës


Shpërmëtar i idhujvet


Shpërmetar i kjosmëvet


Mirëbënës i t’vapkjëvet


Shembër fortësije


Shembër durimi


Mundësor i t’pabesmëvet


Mundësor i gjithë sëmundievet


Ndihma e të sëmurvet


Ndihma e lehonavet


Drita e të verbërvet


Fukjia e të dobëvet


Shëronjësi i të lavosurvet


Armik i gjalpravet të helmorë


Mbronjësi i math i të vegjëvet


Ngjallësi i të vdekurvet


0 jatruai jatrojëvet


Shëbërtor i zgledhur i Perëndis


Lëvdia e Klishës


Kjenkji i t’in Zoti çë mëkatët e jetës ndzier. Ndëjena ,o Madh’in’Zot .


Kjenkjii i t’in’Zoti çë mëkatët e jetës ndzier . Gjegjëna,o i Madh’in’Zot.


Kjenkjii i t’in’Zoti çë mëkatët e jetës ndzier . Lipisi për ne.


Kënka Shën Panteleimonit









Buroft si vallë rrëgjëndi Rit.

nga krahërori i lumtur

kënka jonë e ziarrëte

si shkrep nga dashuria

Buroft per deshnorin

çë të vet gjakun derdhi

mbi gjurmat të pa-fajshme,

çë atij shënoi Shpërblesi



Deshmori i pa-mundur me besë

e çelurë çë Zoti në zëmbër

i shturi së shpejt tuke

lagur me gjakun ç’akoma livizet

lurin të pa-besmit ; t’ën Zoti adhurò



Buroft si vallë rrëgjëndi Rit.



Sëmundiet të rrepta si mjek i vëljeshëm nga kurmet të dhimbëshëm

Nzirje e largoje e si bir

i denjshëmi rregjit të kjelliavet

nga zëmbratë dëboje venerin e kekj.



Buroft si vallë rrëgjëndi Rit.



E pra kur më nzehtë zu flaka

Hjinore e shpirtin të dogji

në Kurmë të çajtur ti gjellën

i Kthenje fukjìn e shëndetën

Ndë shtrat tuke i sgjuarë, lulëzimin të parë



Buroft si vallë rrëgjëndi Rit.

Isht grisur jeta më shumë se

at’herë,te zëmbrat isht bajta

çë mendien na err. O shejt akj’i

bukur tek na kthen me besën

na ngjall ndaj t’in'oti edhè dashurin.




Vita di San Panteleimon Medico e Martire


Martirio di S.Panteleimon da un affresco ( XII secolo) Basilica di sant’Angelo in Formis


 


Martire a Nicomedia (inizio dei IV secolo) Pantaleone è uno di quei santi la cui popolarità fu tanto grande in Occidente quanto in Oriente. La sua Passione greca - ebbe numerose versioni latine, oltre a traduzioni nelle diverse lingue orientali.

Il racconto ci riferisce che Panteleimon era nato da madre cristiana, ma non era stato battezzato; aveva iniziato una brillante carriera medica quando un prete gli rivelò la potenza di Cristo, medico dell' anima e del corpo. Convertitosi alla fede cristiana e fiducioso da allora nell 'efficacia della preghiera, egli compì parecchi miracoli, guarendo in particolare un giovane morso da un serpente, e ridando la vista a un cieco.

Denunciato probabilmente da alcuni colleghi invidiosi dei suoi successi, comparve dinanzi all 'imperatore (Galerio ?), che lo sottopose a un'ordalia per verificare i suoi doni di taumaturgo; poco convinto, a quanto pare, dal buon esito della prova, l'imperatore consegnò il santo ai carnefici.

Dopo torture tanto numerose quanto raffinate, Panteleimon fu infine decapitato un 27 luglio (del 305?) . Quando il martire ebbe terminato la sua ultima preghiera, i testimoni dell' esecuzione udirono venire dal cielo una voce che diceva: « Il suo nome non sarà più Pantaleone, ma Panteleimon (coiè "colui che è misericordioso verso tutti") .

Il culto del Santo è legato al gruppo greco dei medici "anargiri" .A Costantinopoli,gli fu dedicata una chiesa già nel V I secolo,poi a Gerusalemme.dall'Oriente subito la venerazione arrivò in Italia; a Roma, Pantaleone era il patrono di tre chiese.


 
Festeggiato il 27 luglio

Esperinos in Memoria del santo megalomartire e guaritore Panteleimon

(sotto Galerio Massimiano, 286-305)



Me të dërejt kleve thirrë Panteleimon si lipisìn t’ënde gjithëve i dëftoje paj të kujdesit për shpirtrat e kurmet e therapìn atire i mësoje. Ahierna thirrien t’ënde pasurove të virtutës shëmbimin e t’lutësìs pagimin tue pasur,o Deshmor,me kurorën ushtar i pamundshëm t’Perëndìs t’ënë u dëftove. Atij lutu të ndritënjë e shpëtonjë shpirtrat t'anë.

Tu che giustamente sei stato chiamato Pantaleone , dopo aver effuso su tutti la benevolenza, * esercitando la cura delle anime e dei corpi, * allora a buon dirit to hai avuto la ricchezza di questo nome, * ricevendo, o martire * la ricom pen sa della virtú * e la mercede della pietà, * ottenendo la corona * e divenendo invitto soldato del nostro Dio: * suppli calo di salvare e illuminare * le anime nostre.

0 Ti çë pate t’shëndeties Dhuratën, kur lutësìn e gjithëve parasglodhe,me besërìn e mëmës tue u mbajtur pabesërìn e t’it eti urreve. Ahierna të hjynushmin të shkëlkjìer të dha Abissi i dritës Dritëdhënesi Fiala e Perëndìs zëmbrëgjerë me të hjynushmin parashikim tue par o i urt Pandeleimon madhërìn t’ënde çë gjithëve na dëftove lutësisht tue rruar.

Tu che hai ricevuto il dono delle guarigioni, * quando a tutto preferisti la pietà, * aderendo alla fede materna * e prendendo in odio l’empietà paterna, * allora il munifico Verbo di Dio datore di luce, * l’abisso di ogni illuminazione, * ti ha donato la tua divina luce, * conoscendo, come Dio, nella sua prescienza, * o sapiente Pantaleone, * lo splendore di cui a tutti * avresti dato esempio * con la tua vita pia

Nga buriemet shpirtullorë ta shpëtimit të sherimëvet të hjynushmë hirin tue marrë e tue marrë me burì e tue dhuruar atireve,o i Lum , çë rridhiën tek Ti. Gjithë ata çë të lëvduashmin e të shejt e të ndritshmin panajir me besë të bëjën me hirin e hjynushëm këta po ndrit tue përdorur një fukjì si e hjynushme urtësisht e me ëmbëlsi të çilën të na jipet neve çë të lëvdojëm po lutu Ti.

Sempre attingendo * dalle immateriali fonti della salvezza° * il dono delle divine guarigioni * e copiosamente raccogliendolo * e distribuendolo a quanti a te si accostano, * o beatissimo, * illumina con la divina grazia * quanti celebrano con fede la tua gloriosa, * sacratissima e luminosa solennità, * realmente mettendo in atto il nome e la bontà * che possiedi a imitazione di Dio: * e prega che tale bontà sia data * a quanti ti cantano.

Lëvdì past… Lambaris sot kujtimi i nderuashëmi të Anarjirit çë thërret të besmitë te gostia nistike për të kremtuar një panjìr i bukur. Jemi përpara të famasmëbërit Jatrua çë shëndosh sëmundiet e gjithëve , Pandeleimoni . Ai i lutet pa pushim t’in’Zoti sa t’shpëtonjë shpirtrat t’anë.

Gloria. Tono pl. 2. Di Byzantios.

Risplende oggi * l’augusta memoria dell’anárgiro, * convocando i fedeli a un mistico banchetto * e guidando le assem blee degli amici della festa * a una solenne riunione festiva. * È infatti presente tra noi, * come medico taumaturgo che cura i mali di tutti, * il forte atleta Pantaleome; * e assiduamente intercede presso il Signore per la salvezza delle anime nostre.

Nani… Kush ngë të lumëròn ,o Virgjërë gjithë e shejte ?Lindien virgjërore kush ngë të këndon ? Përsé i vetëmi ler biri , çë pa kohë nga Ati shkëlkjén , ai vet isht çë leu ngah ti e dëlira.Perëndì tue klënë në naturë të ‘ tij , mori naturën e njeriut për ne , jo në di vetë i ndajtur ,po u la t ‘ e njihiëm në di naturë të dalluame . Atij lutu , o e lumia Virgjërë , sa të ket lipisi për shpirtrat t ‘ anë .

Chi non dirà beata te, tutta santa Vergine? Chi non inneggerà il tuo parto verginale? Poiché colui che eternamente brilla dal Padre Figlio unigenito, egli stesso da te, o Pura, usci in modo inesplicabile incarnato, essendo per natura Dio e per natura fatto uomo per noi; non diviso in due persone, ma rivelatosi in dualità di natura senza confusione. Supplicalo, veneranda Beatissima, di aver pietà delle anime nostre.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

Lettura della profezia di Isaia (43,9-14).

Cosi dice il Signore: Tutte le genti si sono riunite insieme, e si riuniranno dei capi di mezzo a loro. Chi proclamerà fra loro queste cose, o chi vi farà udire ciò che è sin dal principio? Producano i loro testimoni, si giustifichino e dicano il vero. Siate miei testimoni: e anch’io, il Signore Dio, sono testimone, insieme al servo che mi sono scelto, affinché conosciate, crediate in me, e comprendia te che Io Sono. Prima di me non ci fu altro Dio, né ci sarà dopo. Io sono Dio, e non c’è salvatore all’infuori di me. Io ho proclamato e ho salvato; io ho rimproverato, e non c’era fra voi dio straniero: voi siete miei testimoni, e io sono il Signore Dio. Dal principio io sono, e non c’è chi sfugga dalle mie mani; io agirò, e chi lo impedirà? Cosí dice il Signore Dio, colui che vi redime, il santo d’Israele.

Lettura del libro della Sapienza di Salomone (3,1-9).

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento può toccarle. Parve agli occhi degli stolti che moris sero, e fu considerato un danno il loro esodo, e una rovina la loro dipartita: ma essi sono nella pace. Infatti, anche se agli occhi degli uomini vengono castigati, la loro speran za è piena di immortalità. Un poco corretti, riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. Come oro nel crogiuolo li ha saggiati, e come olocausto li ha accettati. Nel tempo in cui saranno visitati risplenderanno, e correranno qua e là come scintille nella stoppia. Giudicheranno genti e domineranno popoli, e regnerà su di loro il Signore per sempre. Quelli che confidano in lui comprenderanno la verità, e coloro che sono fedeli nell’amore dimoreranno presso di lui: perché grazia e misericordia sono per i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.

Lettura del libro della Sapienza di Salomone (5,15-6,3).

I giusti vivono in eterno, la loro mercede è nel Signore e l’Altissimo si prende cura di loro. Per questo riceveranno il nobile regno e lo splendido diadema dalla mano del Signore, poiché egli con la sua destra li copre e col suo braccio li protegge. Prenderà come armatura la sua gelosia e armerà la creazione per far vendetta dei nemici. Rivestirà la corazza della giustizia e cingerà come elmo un giudizio verace. Prenderà come scudo invincibile la santità; aguzzerà come spada la sua collera severa: il mondo combatterà insieme con lui contro gli insensati.Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi voleranno al bersaglio, e dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Infurierà contro di loro l’acqua del mare, i fiumi li sommergeranno senza pietà. Si leverà contro di loro un vento impetuoso e li disperderà come un uragano. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e le cattive azioni rovesce-ranno il trono dei potenti. Ascoltate dunque, o re, e com-prendete; imparate, giudici dei confini della terra; porgete l’orecchio, voi che dominate le moltitudini e che vi gloriate del gran numero dei vostri popoli: il vostro potere vi è stato dato dal Signore, e la vostra sovranità dall’Altissimo.

Të lipisiarit Pandeleimon kujtimin me lëvdì të kremtojëm mikjëvet e martravet i nget. Ki atij vetëm në lipisì e mëshir i pa-shok tue kërkuar t’i glasënjë merr nga Aì të hjynushmen dhuratë.

E’oggi dovere per gli amici dei martiri * celebrare con elogi * la memoria del misericordioso Pantaleone: * egli infatti, emulando con la compassione * colui che solo è incomparabile * per pietà e misericordia, * ha da lui ricevuto la divina grazia.

Stico: Il giusto fiorirà come palma, si moltiplicherà come cedro del Libano.

Ms.91. I dërejti ka t’lulëzonjë si pallmie e si dëllinjat e Libanit ka t’shumësonet.

Si mbas dëshirit Ti hirin mejtoje si në veprim t’e vuje gjete Ti viershin,o i Lumë, të theorìs o vërtetë Mirëbërës tue u bër të atireve çë vuajën me sëmundie të ndrishme Krishtin tue pasur si mjek i Hjynushëm.

Hai accuratamente ricercato * la grazia che desideravi, * eserci-tandoti nella pratica, o beato, * che hai trovata * come scala verso la vera contemplazione: * sei cosí divenuto benefattore di chi soffriva * per qualsiasi sorta di male, * avendo Cristo quale farmaco divino.

Stico: Piantato nella casa del Signore, fiorirà negli atri del nostro Dio.

I mbiéllë te shpia e t’inë Zoti, te oborret e Perëndìs t’ënë ka t’lulëzonjë.Kush i vëjéfshin luftimet mëndë të o Pandeleimon Deshmor çë kjelle me kudsìm çëdò idhée ndèshkimesh tue mohuar si të pa vlerë përpara mallit çë të bashkoj Krishtit çë nanì të lumëron .

Chi potrà degnamente narrare, * o martire Pantaleone, * le lotte che hai generosamente affrontato? * Ogni forma di pena hai dimostrato impotente * contro l’amore che avevi in te per Cristo * che ora, in cambio, ti ha glorificato.

Lëvdí ....

Tue dashur lutësìn e s’at ‘ëmë, ndrekje palutësin e t’it eti . Ue shërbier Jatroít e shpirtravet u mësove të bëje jatroin e tue gëzuar Dhuratën e hjynushme te të dìa u dëftove tu epshëvet prishës e shëndonjës i shpirtravet. Posa Tí te luftimet pate kjëndresën e nguljen te parkalesía , o Deshmor i Kríshtit,lutu pa pushim për shpëtimin e shpirtravet t’anë .

Cominciando ad amare la pietà della madre, * hai corretto l’empietà del padre: * entrato nelle milizie del medico delle anime, * ti sei esercitato tu stesso come medico, * e segnalandoti per divina grazia in entrambi i campi, * ti sei mostrato distruttore delle malattie * e curatore delle anime. * Tu dunque Pantaleone, martire di Cristo, * tenace nelle lotte * e costante nell’interces-sione, * supplica intensamente * per la salvezza delle anime nostre.

nani ….

Kjielliat të,himnojën, o e Hir-plota mëmë panusërte e na lëvdojëm të paveshguashim të ler t ‘ënt. 0 Mëma e të in’Zoti, lutu të shpëtonen shpirtrat t’anë .

Ti cantano gli esseri celesti, * Madre senza nozze, piena di grazia°, e noi glorifichiamo la tua imperscrutabile generazione. * Madre-di-Dio, * intercedi per la salvezza delle anime nostre.



Apolitikjii : 0 Athlofor e shejt Jatrua Panteleimon, lutu lipisiarit Perëndì të na falënjë shpirtravet t’anë ndëjesën e mëkatëvet .

O santo vittorioso e guaritore Pantaleone, * intercedi presso il Dio misericordioso * perché conceda alle anime nostre * la remissione delle colpe.

Ora e sempre. Theotokíon.

Se na vure për në mes sa t’na shpëtoje të lëvdojëm Virgjërë Mëm’e t’in’Zoti, pse te kurmi çë ngah ti ai mori Biri jit e Perëndia jinë tue pranuar për Krikjien pesimet,nga prishëria na liroi si njeridashës.

Celebriamo in te * colei che è stata mediatrice * per la salvezza della nostra stirpe, * o Vergine Madre-di-Dio: * poiché con la carne da te assunta, * il Figlio tuo e Dio nostro, * accettando di patire sulla croce, * ci ha redenti dalla corruzione, * lui che è amico degli uomini.

mercoledì 25 luglio 2012

26 LUGLIO Memoria del santo ieromartire Ermolao e dei suoi compagni Ermippo ed Ermocrate
(sotto Galerio Massimiano, 286-305, a Nicomedia) e della
santa martire Parasceve
 (sotto Antonino Pio, 138-161).


                                       VESPRO

Prosómia dei santi.Tono pl. 4. O straordinario prodigio!

Martire lottatore Ermolao, * hai santamente amato una vita sacratissima, * divenuto sacerdote di Gesú onnipotente, * e con le tue venerande parole, in virtú della grazia, * hai salvato popoli * dall’empio ottenebramento, * passando quindi alle regioni ultramondane, * lavato nel sangue dei lottatori, * o beato in Dio.

Martire lottatore Ermolao, * stando in un primo tempo nascosto per il timore degli iniqui, * lieto manifesti il nascosto mistero * della pietà e della conoscenza * al vittorioso Pantaleone; * quindi, mostrandoti, * muori con animo prontissimo per il Cristo * che, nelle sua bontà, * ha scelto di patire.

Con fede onoriamo * Ermippo, Ermolao ed Ermocrate, * martiri del Signore che hanno mirabilmente lottato, * che hanno ucciso l’ingannatore * e si sono lavati con un battesimo * che non si intorbida con nuove macchie; * diamo loro gloria santamente * e con festa celebriamo solennemente * la loro memoria.

Prosómia della santa, stessa melodia.

O straordinario prodigio! * Tu, sapiente Parasceve, hai abbattuto con fortezza * l’arroganza di Antonino, * lottando con animo pronto; * fatta degna dei premi della vocazione celeste˚ * e delle corone, o venerabile, * fa’ continuamente memoria al Signore * di noi tuoi servi che ti onoriamo con fede, * perché egli abbia pietà di noi.

Martire di Cristo degna di ogni lode, * tu che con tutta l’anima hai amato il Cristo Sovrano, * hai sopportato con ogni costanza * i colpi dei tormenti; * coi fianchi raschiati dai flagelli, * sottostando a tutte le torture per il tuo amato, * hai ottenuto le corone che egli dona: * noi dunque diciamo le tue lodi, * o beata in Dio.

Gloriosissima santa martire, * chi potrà dire la ricompensa per le tue pene, * e i prodigi di fortezza del tuo martirio, * la pazienza e la mitezza di cui hai dato prova, * o venerabile, * quasi fossi senza carne? * Sei perciò divenuta compagna degli angeli, * o Parasceve, * sposa del Re dell’universo, * vaso dello Spirito.

Gloria. Della santa. Tono pl. 2.

Vergine martire lottatrice, * gloriosissima Parasceve, * chiedi che quanti degnamente festeggiano la tua lotta * siano liberati da tentazioni e tribolazioni, * per la tua intercessione presso Dio, * e dal giudizio futuro, * o martire celebratissima.

Ora e sempre. Theotokíon.

Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?˚ * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che intemporalmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffabilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natu¬ra˚, * non diviso in dualità di persone, * ma da riconoscersi * in dualità di nature, senza confusione59 . * Imploralo, augusta beatissima, * perché sia fatta miseri¬cordia alle anime nostre.

Allo stico, stichirá prosómia della santa.

Tono 4. Come generoso fra i martiri.

Spontaneamente ti offristi con animo forte, * o gloriosissima, * per sottostare a dolorosissimi tormenti, * e riducesti in polvere gli idoli venerati dai greci. * Poiché con la forza della croce * hai ucciso l’avversario, * che si vanta di porre il trono * al disopra degli astri˚: * restò infranto ai tuoi piedi, * giocato come un passero.

Stico: Ho atteso, tanto atteso il Signore, e ha esaudito la mia supplica.

In un istante, per divina provvidenza, * l’angelo rese come foglia * il peso della lastra sulla testa, * e quale brezza rugiadosa l’ardore del fuoco, * come avvenne un tempo per i tre fanciulli * all’apparire di quel quarto˚; * con loro tu acclamavi: * Grande è la tua misericordia, o pieto-sissimo! * E io venero gioiosa * il tuo nome degno di ogni canto.

Stico: Ha posto i miei piedi sulla roccia e ha diretto i miei passi.

Bella nel corpo * e splendente nell’anima, * sempre ti sei mostrata senza macchia: * avendo infatti amato lo sposo, * hai camminato sulla scia * del profumato unguento spirituale˚, * o venerabile e celebrata Parasceve: * intercedi ora presso il Salvatore di tutti * perché sciolga da ogni debito * quanti celebrano con fede * la tua memoria.

Gloria. Tono pl. 2.

Venite, da tutti i confini della terra, * intrecciamo una danza spirituale * e cantiamo le lodi * della vergine martire di Cristo, * dicendo: * Gioisci, Parasceve santa e onorata da Dio; * gioisci, tu che hai splendidamente sostenuto il martirio; * gioisci, pari in dignità ai martiri * e consorte delle monache: * con loro prega * per la salvezza delle anime nostre.

Ora e sempre. Theotokíon.

O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con la vittoriosa e con tutti i santi, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre.

Apolytíkion. Tono 4.

I tuoi martiri, Signore, * con la loro lotta * hanno ricevuto da te, nostro Dio, * le corone dell’incorruttibilità: * con la tua forza, infatti, * hanno abbattuto i tiranni * ed hanno anche spezzato * le impotenti audacie dei demoni. * Per le loro preghiere, * o Cristo Dio, * salva le anime nostre.

Gloria. Della santa. Tono 1.

Rendendo la tua sollecitudine * adeguata al nome che degnamente porti60 , * hai ereditato quale dimora * la fede che ha il tuo stesso nome, * o vittoriosa Parasceve: * per questo effondi guarigioni * e intercedi per le anime nostre.

Ora e sempre. Theotokíon.

Gabriele ti recò il saluto ‘Gioisci’, o Vergine˚, * e a quella voce il Sovrano dell’universo * si incarnò in te, arca santa, * come ti chiamò il giusto Davide˚. * Sei divenuta piú ampia dei cieli, * perché hai portato il tuo Creatore. * Gloria a colui che ha dimorato in te, * gloria a colui che è uscito da te, * gloria a colui che per il tuo parto * ci ha liberati.

martedì 24 luglio 2012

                            25 LUGLIO 2012
 Memoria della Dormizione di sant’Anna, madre della santissima Madre-di-Dio; e memoria delle sante donne Olimpia (ca. 450) ed Euprasia 
 
                                             VESPRO
Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.
Celebrando la memoria * dei giusti progenitori di Cristo, * i nobili e santi Gioacchino ed Anna, * incessantemente glorifichiamo con mistici inni * il pietoso Signore che, * a nostra salvezza, * ha reso costoro saldi intercessori.
Colei che, prima sterile e senza frutto, * ha prodotto la primizia * dalla cui prole verrà la nostra salvezza, * passa oggi all’altra vita, * e chiede a Cristo * di donare il perdono delle colpe * a quanti lo celebrano con fede.
Celebrando la memoria dei giusti, * inneggiamo a te, o Cristo, * che hai prodigiosamente trasferito Anna * da questa vita fugace * a quella divina e senza fine, * perché essa è madre * di colei che senza seme * ti ha soprannaturalmente partorito, * la Madre-di-Dio, la Vergine Madre.
Altri prosómia. Stesso tono. O straordinario prodigio!
Ecco la luminosa solennità, * il giorno radioso * e universalmente gioioso, * l’augusta e lodevole dormizione * della gloriosa Anna, * che ha partorito * colei che ha generato la vita, * l’arca animata˚, * colei che ha accolto il Verbo che nulla contie¬ne, * colei che ha dissipato la tristezza * e introdotto la gioia, * colei che procura a tutti i fedeli * la grande misericordia˚.   
O straordinario prodigio! * La gloriosa Anna * che ha mirabilmente generato la sorgente della vita, * la sola pura, benedetta tra le donne˚, * passa dalla vita tempora¬nea a quella senza fine, * dalla terra portata oggi ai cieli, * per allietarsi insieme alle folle degli angeli: * e noi ora festeggiamo la sua santa solennità.   
Oggi noi fedeli, in coro, * celebriamo con ogni pietà, nello Spirito divino, * una festività radiosa * per la tua augusta dormizione: * giunge a noi infatti * sfolgorante per grazie di guarigioni, * bruciando le male turbe * degli spiriti dell’aria * e illuminando le menti di quanti ineggiano con fede, * o Anna degna di ammirazione, * al tuo venerando transito.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4. Di Anatolio.
Coloro che da lombi sterili * hanno prodotto il santo virgulto˚, * la Madre-di-Dio, * dalla quale è sorto, salvezza per il mondo, il Cristo Dio; * la coppia irreprensibile, * i coniugi santi, * Gioacchino e Anna, * passati alle dimore celesti˚, * insieme alla loro figlia, * la Vergine piú che immacolata, * fanno coro con gli angeli, * intercedendo per il mondo; * unendoci anche noi piamente a loro, * inneggiando diciamo: * Voi che, grazie alla Madre-di-Dio, * la tutta pura Maria, * siete divenuti progenitori di Cristo, * intercedete per le anime nostre.   
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (3,1-9).
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento può toccarle. Parve agli occhi degli stolti che morissero, e fu considerato un danno il loro esodo, e una rovina la loro dipartita: ma essi sono nella pace. Infatti, anche se agli occhi degli uomini vengono castigati, la loro speranza è piena di immortalità. Un poco corretti, riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé.
Come oro nel crogiuolo li ha saggiati, e come olocausto li ha accettati. Nel tempo in cui saranno visitati risplenderanno, e correranno qua e là come scintille nella stoppia. Giudicheranno genti e domineranno popoli, e regnerà su di loro il Signore per sempre. Quelli che confidano in lui comprenderanno la verità, e coloro che sono fedeli nell’amore dimoreranno presso di lui: perché grazia e misericordia sono per i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (5,15-6,3).
I giusti vivono in eterno, la loro mercede è nel Signore e l’Altissimo si prende cura di loro. Per questo riceveranno il nobile regno e lo splendido diadema dalla mano del Signore, poiché egli con la sua destra li copre e col suo braccio li protegge. Prenderà come armatura la sua gelosia e armerà la creazione per far vendetta dei nemici. Rivestirà la corazza della giustizia e cingerà come elmo un giudizio verace. Prenderà come scudo invincibile la santità; aguzzerà come spada la sua collera severa: il mondo combatterà insieme con lui contro gli insensati.
Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi voleranno al bersaglio, e dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Infurierà contro di loro l’acqua del mare, i fiumi li sommergeranno senza pietà. Si leverà contro di loro un vento impetuoso e li disperderà come un uragano. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e le cattive azioni rovesce¬ranno il trono dei potenti. Ascoltate dunque, o re, e comprendete; imparate, giudici dei confini della terra; porgete l’orecchio, voi che dominate le moltitudini e che vi gloriate del gran nume¬ro dei vostri popoli: il vostro potere vi è stato dato dal Signore, e la vostra sovranità dall’Altissimo.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (4,7-15).
Il giusto, quand’anche giunga a morire, sarà nel riposo: poiché vecchiaia venerabile non è quella di un lungo tempo di vita, né si misura col numero degli anni. Ma la prudenza equivale per gli uomini alla canizie, e età avanzata è una vita senza macchia. Divenuto gradito a Dio, è stato da lui amato, e poiché viveva tra peccatori, è stato trasferito. È stato rapito perché la malizia non alterasse la sua intelligenza e l’inganno non sviasse la sua anima. Poiché il cattivo fascino del male oscura il bene, e l’agitarsi della concupiscenza guasta la mente innocente. Reso in breve perfetto, ha portato a termine un lungo corso: la sua anima era infatti gradita al Signore, per questo si è affrettato a toglierlo di mezzo alla malvagità. I popoli hanno visto ma non hanno compreso, né hanno posto mente a questo fatto: che grazia e misericordia sono con i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Allo stico, i seguenti stichirá prosómia.
Tono pl. 1. Gioisci, tu che sei veramente.
Gioisci, rondine spirituale * che ci fai conoscere la primavera della grazia, * tu che hai ben condotto nella temperanza * una vita irreprensibile * e hai santamente partorito * il gioiello della verginità, * l’immacolata Madre-di-Dio; * nobile agnella che hai portato la sola * che ignara d’uomo ha generato in virtú di una parola * il Verbo, * la giovenca che ha generato l’agnello * che toglie le colpe del mondo˚: * o Anna, progenitrice del Signore * che ti ha tolta dalla terra! * Imploralo ora di donare * alle anime nostre * la grande misericordia˚.   
Stico: Esultate, giusti, nel Signore: ai retti si addice la lode.
Gioisci, coppia amata da Dio, * eletta per gli splendori della santità, * coppia venerata che ha felicemente mutato * le immagini della Legge nella divina grazia, * avendo generato colei che ha partorito il Cristo, * l’autore della nostra vita˚: * tu, Gioacchino ispirato, * e tu, divina e venerabilissima Anna, * lampade che avete acceso * la lampada senz’ombra, * voi che siete fecondi di grazia, * della stessa immacolata Madre-di-Dio: * insieme a lei implorate * perché sia donata alle anime nostre * la grande misericordia˚.   
Stico: Beati tutti quelli che temono il Signore, che camminano nelle sue vie.
Gioisci, terra benedetta, * che hai fatto fiorire per il mondo * il divino virgulto; * tu che meditando incessantemente * nella Legge di Dio˚, * vi hai anche aggiun¬to tutta la grazia; * ti sei liberata dai vincoli della sterilità * con il tuo parto, * hai restituito alla morte la corruzione * e sei passata allo splendore divino. * Anna beata in Dio, * progenitrice del Cristo Dio, * che hai partorito la lampada portatrice della luce, * la Madre-di-Dio: * insieme a lei implora * perché sia donata alle anime nostre * la grande misericordia˚.   
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2.
Vieni, creazione tutta, * coi cembali dei salmi * riuniamoci per celebrare Anna di mente divina, * colei che dai suoi lombi * ha generato il divino monte˚ * e che oggi è stata portata * ai monti spirituali e alle dimore del paradiso. * A lei acclamiamo: * Beato il tuo grembo, * che realmente ha portato colei che nel suo seno * ha portato la luce del mondo˚, * e beate le mammelle che hanno allattato * colei che ha allattato Cristo, * la nutrice della nostra vita: * supplica dunque lui * di liberarci da ogni tribolazione * e da ogni assalto del nemico, * e di salvare le anime nostre.   
Apolytíkion. Tono 4. Presto intervieni.
Hai generato colei * che ha generato la vita, * la pura Madre-di-Dio, * o Anna di mente divina; * per questo sei stata ora trasferita gioiosa * all’eredità celeste, * dove è la dimora di quanti si allietano nella gloria˚: * e per quanti ti onorano con amore * tu chiedi il perdono delle colpe, * o sempre beata.

giovedì 19 luglio 2012

Τῌ Κ' ΤΟΥ ΑΥΤΟΥ ΜΗΝΟΣ  ΙΟΥΛΙΟΥ
Μνήμη τοῦ Ἁγίου Ἐνδόξου Προφήτου Ἠλιοὺ τοῦ Θεσβίτου.


ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ

Μετὰ τὴν συνήθη Στιχολογίαν, εἰς τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχους ς' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος α'
Τῶν οὐρανίων ταγμάτων 
Ὁ τὸν Θεσβίτην Ἠλίαν, πυρίνῳ ἅρματι, ἀπὸ τῆς γῆς οἰκτίρμον, μεταθέμενος Λόγε, ταῖς τούτου ἱκεσίαις, σῶσον ἡμᾶς τοὺς πιστῶς σε δοξάζοντας, καὶ τὴν αὐτοῦ ἐκτελοῦντας χαρμονικῶς, θείαν μνήμην καὶ σεβάσμιον. (Δίς)
Οὐ συσσεισμῷ ἀλλ' ἐν αὔρᾳ, λεπτῇ τεθέασαι, Θεοῦ τὴν παρουσίαν, Ἠλιοὺ θεομάκαρ, φωτίζουσάν σε πάλαι, ἅρματι δέ, ἐποχούμενος τέθριππος, τὸν οὐρανὸν διϊππεύεις ξενοπρεπῶς, θαυμαζόμενος θεόπνευστε. (Δίς)
Τοὺς ἱερεῖς τῆς αἰσχύνης, ξίφει κατέσφαξας, τὸν οὐρανὸν τῇ γλώττῃ, ἐπὶ γῆς τοῦ μὴ βρέχειν, ἐπέσχες ζήλῳ θείῳ πυρποληθείς, Ἐλισαῖον δὲ ἔπλησας, τῆς μηλωτῆς ἐπιδόσει διπλῆς σοφέ, Ἠλιοὺ ἐνθέου χάριτος. (Δίς)
Δόξα... Ἦχος πλ. β'
Δεῦτε τῶν ὀρθοδόξων τὸ σύστημα, συναθροισθέντες σήμερον, ἐν τῷ πανσέπτῳ ναῷ τῶν θεηγόρων Προφητῶν, ψαλμικῶς ᾄσωμεν ἐναρμόνιον μέλος, τῷ τούτους δοξάσαντι, Χριστῷ τῷ Θεῷ ἡμῶν, καὶ ἐν χαρᾷ καὶ ἀγαλλιάσει ἀναβοήσωμεν· Χαίροις ἐπίγειε ἄγγελε, καὶ οὐράνιε ἄνθρωπε, Ἠλία μεγαλώνυμε. Χαίροις ὁ διπλῆν τὴν χάριν παρὰ Θεοῦ κομισάμενος, Ἐλισαῖε πανσεβάσμιε· Χαίρετε ἀντιλήπτορες θερμοί, καὶ προστάται καὶ ἰατροί, τῶν ψυχῶν καὶ τῶν σωμάτων τοῦ φιλοχρίστου λαοῦ, ἀπὸ πάσης προσβολῆς ἐναντίας καὶ περιστάσεως, καὶ παντοίων κινδύνων λυτρώσασθε, τοὺς πιστῶς ἐκτελοῦντας, τὴν πανέορτον μνήμην ὑμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Τὶς μὴ μακαρίσει σε, Παναγία Παρθένε; τὶς μὴ ἀνυμνήσει σου τὸν ἀλόχευτον τόκον· ὁ γὰρ ἀχρόνως ἐκ Πατρός, ἐκλάμψας Υἱὸς μονογενής, ὁ αὐτὸς ἐκ σοῦ τῆς Ἁγνῆς προῆλθεν, ἀφράστως σαρκωθείς, φύσει Θεὸς ὑπάρχων, καὶ φύσει γενόμενος ἄνθρωπος δι' ἡμᾶς, οὐκ εἰς δυάδα προσώπων τεμνόμενος, ἀλλ' ἐν δυάδι φύσεων ἀσυγχύτως γνωριζόμενος. Αὐτὸν ἱκέτευε, σεμνὴ παμμακάριστε, ἐλεηθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Εἴσοδος. Τὸ Προκείμενον τῆς ἡμέρας, καὶ τὰ Ἀναγνώσματα.
Βασιλειῶν γ' τὸ Ἀνάγνωσμα
(Κεφ. 17, 1-24Ἐγένετο λόγος Κυρίου πρὸς Ἠλιοὺ τὸν Προφήτην, καὶ εἶπε πρὸς Ἀχαάβ· Ζῇ Κύριος ὁ Θεὸς τῶν δυνάμεων, ὁ Θεὸς Ἰσραὴλ ᾧ παρέστην ἐνώπιον αὐτοῦ σήμερον, εἰ ἔσται τὰ ἔτη ταῦτα δρόσος καὶ ὑετός, εἰ μὴ διὰ στόματός μου. Καὶ ἐγένετο ῥῆμα Κυρίου πρὸς Ἠλιού, λέγον· Πορεύου ἐντεῦθεν κατ' ἀνατολάς, καὶ κρύβηθι ἐν τῷ χειμάρρῳ Χορράθ, τῷ ἐπὶ προσώπου Ἰορδάνου, καὶ ἔσται ἐκ τοῦ χειμάρρου πίεσαι ὕδωρ, καὶ τοῖς κόραξιν ἐντελοῦμαι τοῦ διατρέφειν σε ἐκεῖ. Καὶ ἐπορεύθη, καὶ ἐκάθισεν ἐν τῷ χειμάρρῳ Χορράθ, ἐπὶ πρόσωπον τοῦ Ἰορδάνου, καὶ οἱ κόρακες ἔφερον αὐτῷ ἄρτους τὸ πρωΐ, καὶ κρέας τὸ δείλης, καὶ ἐκ τοῦ χειμάρρου ἔπινεν ὕδωρ. Καὶ ἐγένετο μεθ' ἡμέρας, καὶ ἐξηράνθη ὁ χείμαρρος, ὅτι οὐκ ἐγένετο ὑετὸς ἐπὶ τῆς γῆς. Καὶ ἐγένετο ῥῆμα Κυρίου πρὸς Ἠλιού, λέγων· Ἀνάστηθι καὶ πορεύθητι εἰς Σαρεφθὰ τῆς Σιδωνίας, καὶ καθίσῃ ἐκεῖ, καὶ ἰδοὺ ἐντελοῦμαι γυναικὶ χήρᾳ τοῦ διατρέφειν σε. Καὶ ἀνέστη, καὶ ἐπορεύθη εἰς Σαρεφθά, εἰς τὸν πυλῶνα τῆς πόλεως. Καὶ ἰδοὺ ἐκεῖ γυνὴ χήρα συνέλεγε ξύλα, καὶ ἐβόησεν Ἠλιοὺ ὀπίσω αὐτῆς, καὶ εἶπεν αὐτῇ· Λάβε δὴ μοι ὀλίγον ὕδωρ εἰς ἄγγος, καὶ πίομαι. Καὶ ἐπορεύθη λαβεῖν. Καὶ ἐβόησεν Ἠλιοὺ ὀπίσω αὐτῆς, καὶ εἶπε· Λήψῃ δὴ μοι καὶ ψωμὸν ἄρτου ἐν τῇ χειρί σου. Καὶ εἶπεν ἡ γυνή· Ζῇ Κύριος ὁ Θεός σου, εἰ ἔστι μοι ἐγκρυφίας, ἀλλ' ἢ ὅσον δρὰξ ἀλεύρου ἐν τῇ ὑδρίᾳ, καὶ ὀλίγον ἔλαιον ἐν τῷ καμψάκῃ· καὶ ἰδοὺ συλλέγω δύο ξυλάρια, καὶ εἰσελεύσομαι, καὶ ποιήσω αὐτὸ ἐμαυτῇ καὶ τοῖς τέκνοις μου, καὶ φαγόμεθα καὶ ἀποθανούμεθα. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ πρὸς αὐτήν· θάρσει, εἴσελθε, καὶ ποίησον κατὰ τὸ ῥῆμά σου, ἀλλὰ ποίησόν μοι ἐκεῖθεν ἐγκρυφίαν μικρόν ἐν πρώτοις, καὶ ἐξοίσεις μοι, σεαυτῇ δὴ καὶ τοῖς τέκνοις σου ποιήσεις ἐπ' ἐσχάτων, ὅτι τάδε λέγει Κύριος ὁ Θεὸς Ἰσραήλ. Ἡ ὑδρία τοῦ ἀλεύρου οὐκ ἐκλείψει καὶ ὁ καμψάκης τοῦ ἐλαίου οὐκ ἐλαττονήσει ἕως ἡμέρας τοῦ δοῦναι Κύριον τὸν Θεὸν ὑετὸν ἐπὶ προσώπου πάσης τῆς γῆς. Καὶ ἐπορεύθη ἡ γυνή, καὶ ἐποίησε κατὰ τὸ ῥῆμα Ἠλιού, καὶ ἤσθιεν αὐτὸς καὶ αὐτή, καὶ τὰ τέκνα αὐτῆς. Καὶ ἀπὸ τῆς ἡμέρας ταύτης ἡ ὑδρία τοῦ ἀλεύρου οὐκ ἐξέλιπε, καὶ ὁ καμψάκης τοῦ ἐλαίου οὐκ ἐλαττονήθη, κατὰ τὸ ῥῆμα Κυρίου, ὃ ἐλάλησεν ἐν χειρὶ Ἠλιού. Καὶ ἐγένετο μετὰ τὰ ῥήματα ταῦτα, καὶ ἠρρώστησεν ὁ υἱὸς τῆς γυναικός, τῆς κυρίας τοῦ οἴκου, καὶ ἡ ἀρρωστία αὐτοῦ κραταιὰ σφόδρα, ἕως οὐχ ὑπελείφθη ἐν αὐτῷ πνεῦμα. Καὶ εἶπεν ἡ γυνὴ πρὸς Ἠλιού· τὶ ἐμοὶ καὶ σοί, ἄνθρωπε τοῦ Θεοῦ; εἰσῆλθες πρὸς με τοῦ ἀναμνῆσαι τάς ἁμαρτίας μου, καὶ θανατῶσαι τὸν υἱόν μου; Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ πρὸς αὐτήν· Δὸς μοι τὸν υἱόν σου. Καὶ ἔλαβεν αὐτὸν ἐκ τοῦ κόλπου αὐτῆς, καὶ ἀνήνεγκεν αὐτὸν ἐπὶ τὸ ὑπερῷον, ἐν ᾧ αὐτὸς ἐκάθητο ἐκεῖ, καὶ ἐκοίμισεν αὐτὸν ἐπὶ τῆς κλίνης αὐτοῦ. Καὶ ἀνεβόησεν Ἠλιού, καὶ εἶπεν· Οἴμοι! Κύριε, ὁ μάρτυς τῆς χήρας, μεθ' ἧς ἐγὼ κατοικῶ μετ' αὐτῆς, σὺ ἐκάκωσας τοῦ θανατῶσαι τὸν υἱὸν αὐτῆς. Καὶ ἐνεφύσησε τῷ παιδαρίῳ τρίς, καὶ ἐπεκαλέσατο τὸν Κύριον, καὶ εἶπε· Κύριε ὁ Θεός μου, ἐπιστραφήτω δὴ ἡ ψυχὴ τοῦ παιδαρίου τούτου εἰς αὐτό. Καὶ ἐγένετο οὕτω, καὶ ἀνεβόησε, καὶ ἤκουσε Κύριος ἐν φωνῇ Ἠλιού, καὶ ἐπεστράφη ἡ ψυχὴ τοῦ παιδαρίου πρὸς ἔγκατον αὐτοῦ, καὶ ἔζησε. Καὶ ἔλαβεν Ἠλίας τὸ παιδάριον, καὶ κατήγαγεν αὐτὸ ἀπὸ τοῦ ὑπερῴου εἰς τὸν οἶκον, καὶ ἔδωκεν αὐτὸ τῇ μητρὶ αὐτοῦ, καὶ εἶπεν Ἠλιού· Βλέπε, ζῇ ὁ υἱός σου. Καὶ εἶπεν ἡ γυνὴ πρὸς Ἠλιού. Ἰδοὺ τοῦτο ἔγνωκα, ὅτι σὺ ἄνθρωπος εἶ τοῦ Θεοῦ, καὶ ῥῆμα Κυρίου ἐν τῷ στόματί σου ἀληθινόν.

Βασιλειῶν γ' τὸ Ἀνάγνωσμα  (Κεφ. 18, 1, 17-46 & 19, 1-16)
Ἐγένετο ῥῆμα Κυρίου πρὸς Ἠλιοὺ τὸν Θεσβίτην ἐν τῷ ἐνιαυτῷ τῷ τρίτῳ, λέγον· Πορεύθητι, καὶ ὄφθητι τῷ Ἀχαάβ, καὶ δώσω τὸν ὑετὸν ἐπὶ προσώπου τῆς γῆς. Καὶ ἐγένετο, ὡς εἶδεν Ἀχαὰβ τὸν Ἠλιού, καὶ εἶπε πρὸς αὐτόν· Σὺ εἶ αὐτὸς ὁ διαστρέφων τὸν Ἰσραήλ; Καὶ εἶπεν Ἠλιού· Οὐ διαστρέφω ἐγὼ τὸν Ἰσραήλ, ἀλλ' ἢ σύ, καὶ ὁ οἶκος τοῦ πατρός σου, ἐν τῷ καταλιμπάνειν ὑμᾶς Κύριον τὸν Θεὸν ἡμῶν, καὶ ἐπορεύθητε ὀπίσω τοῦ Βάαλ. Καὶ νῦν ἀπόστειλον, καὶ συνάθροισον πρὸς με πάντα, Ἰσραὴλ εἰς τὸ ὄρος τὸ Καρμήλιον, καὶ τοὺς προφήτας τοῦ Βάαλ, τετρακοσίους καὶ πεντήκοντα, καὶ τοὺς προφήτας τῶν ἀλσῶν τετρακοσίους, ἐσθίοντας τράπεζαν Ἰεζάβελ. Καὶ ἀπέστειλεν Ἀχαὰβ εἰς πάντα Ἰσραήλ, καὶ ἐπισυνήγαγε πάντας τοὺς προφήτας εἰς τὸ ὄρος τὸ Καρμήλιον. Καὶ εἶπεν αὐτοῖς Ἠλιού· Ἕως πότε ὑμεῖς χωλανεῖτε ἐπ' ἀμφοτέραις ταῖς ἰγνύαις ὑμῶν; Εἰ ἔστι Κύριος ὁ Θεός, πορεύεσθε ὀπίσω αὐτοῦ, εἰ δὲ ὁ Βάαλ αὐτός, πορεύεσθε ὀπίσω αὐτοῦ. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ πρὸς τὸν λαόν· Ἐγὼ ὑπολέλειμμαι προφήτης τοῦ Κυρίου μονώτατος, καὶ οἱ προφῆται τοῦ ἄλσους σφόδρα πολλοί. Δότωσαν οὖν ἡμῖν δύο βόας καὶ ἐκλεξάσθωσαν ἑαυτοῖς τὸν ἕνα, καὶ μελισάτωσαν, καὶ ἐπιθέτωσαν ἐπὶ τῶν ξύλων, καὶ πῦρ μὴ ἐπιθέτωσαν. Καὶ ἐγὼ ποιήσω τὸν βοῦν τὸν ἄλλον, καὶ πῦρ μὴ ἐπιθῶ. Καὶ βοᾶτε ἐν ὀνόματι τοῦ Θεοῦ ὑμῶν καὶ ἐγὼ ἐπικαλέσομαι ἐν τῷ ὀνόματι Κυρίου τοῦ Θεοῦ μου. Καὶ ἔσται ὁ Θεὸς ὃς ἂν ἀκούσῃ ἐν πυρί, οὗτος Θεός. Καὶ ἀπεκρίθη πᾶς ὁ λαὸς καὶ εἶπε· καλὸν τὸ ῥῆμα, ὃ ἐλάλησας σήμερον. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ τοῖς προφήταις τῆς αἰσχύνης. Ἐκλέξασθε ἑαυτοῖς τὸν μόσχον τὸν ἕνα, καὶ ποιήσατε πρῶτοι, καὶ ἐπικαλεῖσθε ἐν ὀνόματι Θεοῦ ὑμῶν, καὶ πῦρ μὴ ἐπιθῆτε. Καὶ ἔλαβον τὸν μόσχον, καὶ ἐποίησαν οὕτω, καὶ ἐπεκάλουν τὸ ὄνομα τοῦ Βάαλ ἐκ πρωΐας ἕως μεσημβρίας, λέγοντες· Ἐπάκουσον ἡμῶν, ὁ Βάαλ, ἐπάκουσον ἡμῶν, καὶ οὐκ ἦν φωνή, καὶ οὐκ ἦν ἀκρόασις, καὶ διέτρεχον ἐπὶ τοῦ θυσιαστηρίου, οὗ ἐποίησαν. Καὶ ἐγένετο μεσημβρία, καὶ ἐμυκτήρισεν αὐτούς Ἠλιοὺ ὁ Θεσβίτης, καὶ εἶπεν· Ἐπικαλεῖσθε ἐν φωνῇ μεγάλῃ, ὅτι ἀδολεσχία ἐστὶ τῷ Θεῷ ὑμῶν. Καὶ ἐγένετο, ὡς ὁ καιρὸς ἔστη τοῦ ἀναβῆναι τὴν θυσίαν, καὶ οὐκ ἦν, ἐλάλησεν Ἠλιοὺ ὁ Θεσβίτης πρὸς τοὺς προφήτας τῶν προσοχθισμάτων, λέγων· Μετάστητε ἀπὸ τοῦ νῦν, καὶ ἐγὼ ποιήσω τὸ ὁλοκαύτωμά μου. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ πρός τὸν λαόν· Προσαγάγετε πρὸς με, καὶ προσήγαγε πρὸς αὐτὸν πᾶς ὁ λαός. Καὶ ἔλαβεν Ἠλιοὺ δώδεκα λίθους κατὰ ἀριθμὸν τῶν δώδεκα φυλῶν τοῦ Ἰσραήλ, ὡς ἐλάλησε πρὸς αὐτὸν Κύριος, λέγων· Ἰσραὴλ ἔσται τὸ ὄνομά σου. Καὶ ᾠκοδόμησε τοὺς λίθους, καὶ ἰάσατο τὸ θυσιαστήριον Κυρίου τὸ κατεσκαμμένον, καὶ ἐποίησε θαλαά, χωροῦσαν δύο μετρητὰς σπέρματος κύκλωθεν τοῦ θυσιαστηρίου. Καὶ ἐπέθηκε τὰς σχίδακας ἐπὶ τὸ θυσιαστήριον ὃ ἐποίησε, καὶ ἐμέλισε τὸ ὁλοκαύτωμα, καὶ ἐπέθηκεν εἰς τάς σχίδακας, καὶ ἐστοίβασεν ἐπὶ τὸ θυσιαστήριον. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ· Λάβετέ μοι δύο ὑδρίας ὕδατος, καὶ ἐπιχεέτωσαν ἐπὶ τὸ θυσιαστήριον, ἐπὶ τὸ ὁλοκαύτωμα καὶ ἐπὶ τὰς σχίδακας. Καὶ εἶπεν· Δευτερώσατε, καὶ ἐδευτέρωσαν. Τρισσεύσατε, καὶ ἐτρίσευσαν. Καὶ διεπορεύετο τὸ ὕδωρ κύκλῳ τοῦ θυσιαστηρίου, καὶ τὴν θαλαὰ ἔπλησεν ὕδατος, καὶ ἀνεβόησεν Ἠλιοὺ εἰς τὸν οὐρανόν, καὶ εἶπε· Κύριε ὁ Θεός, Ἀβραάμ, καὶ Ἰσαὰκ καὶ Ἰακώβ, ἐπάκουσόν μου σήμερον ἐν πυρί. Καὶ γνώτωσαν ὁ λαὸς οὗτος, ὅτι σὺ εἶ μόνος Κύριος, ὁ Θεὸς Ἰσραήλ, καὶ ἐγὼ δοῦλος σός, καὶ διὰ σὲ πεποίηκα ταῦτα πάντα, καὶ σὺ ἐπέστρεψας τὴν καρδίαν τοῦ λαοῦ τούτου ὀπίσω σου. Καὶ ἔπεσε πῦρ παρὰ Κυρίου ἐκ τοῦ οὐρανοῦ, καὶ κατέφαγε τὸ ὁλοκαύτωμα καὶ τὰς σχίδακας, καὶ τὸ ὕδωρ τὸ ἐν τῇ θαλαᾷ, καὶ τοὺς λίθους, καὶ τὸν χοῦν ἐξέλειξε τὸ πῦρ. Καὶ ἔπεσε πᾶς ὁ λαὸς ἐπὶ πρόσωπον αὐτῶν, καὶ εἶπεν· Ἀληθῶς Κύριος ὁ Θεός, αὐτὸς ἐστιν ὁ Θεός. Καὶ εἶπε Ἠλιοὺ πρὸς τὸν λαόν· Συλλάβετε τοὺς προφήτας τοῦ Βάαλ, μηδεὶς σωθήτω ἐξ αὐτῶν. Καὶ συνέλαβον αὐτούς, καὶ κατήγαγεν αὐτοὺς Ἠλιοὺ εἰς τὸν χειμάρρουν Κισσών, καὶ ἐκεῖ αὐτοὺς ἀπέκτεινε. Καὶ εἶπεν Ἠλιοὺ μετὰ ταῦτα τῷ Ἀχαάβ· Φωνὴ ποδῶν τοῦ ὑετοῦ· ζεῦξον τὸ ἅρμα σου καὶ κατάβηθι, μὴ καταλάβῃ σε ὁ ὑετός. Καὶ Ἠλιοὺ ἀνέβη ἐπὶ τὸν Κάρμηλον, καὶ ἔκυψεν ἐπὶ τήν γῆν, καὶ ἔθηκε τὸ πρόσωπον αὐτοῦ ἀναμέσον τῶν γονάτων αὐτοῦ, καὶ ηὔξατο πρὸς Κύριον. Καὶ ὁ οὐρανὸς συνεσκότασεν ἐν νεφέλαις, καὶ πνεύματι, καὶ ἐγένετο ὑετός μέγας. Καὶ ἐπορεύετο Ἀχαὰβ ἕως Ἱεσράελ. Καὶ ἀνήγγειλεν Ἀχαὰβ Ἰεζάβελ τῇ γυναικὶ αὐτοῦ πάντα, ὅσα ἐποίησεν Ἠλιού, καὶ ἀπέστειλεν Ἰεζάβελ πρὸς Ἠλιού, καὶ εἶπεν· Αὔριον θύσομαι τὴν ψυχήν σου ὡς ἕνα ἐξ αὐτῶν. Καὶ ἤκουσεν Ἠλιοὺ καὶ ἐφοβήθη. Καὶ ἀνέστη καὶ ἀπῆλθε κατὰ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ, καὶ ἔρχεται εἰς Βηρσαβεέ, γῆν Ἰούδα καὶ ἀφῆκε τὸ παιδάριον αὐτοῦ ἐκεῖ. Καὶ αὐτὸς ἐπορεύθη ἐν τῇ ἐρήμῳ ὁδὸν ἡμέρας καὶ ἦλθε. Καὶ ἐκάθισεν ὑποκάτω ἀρκεύθου, καὶ ἐκοιμήθη καὶ ὕπνωσεν ἐκεῖ ὑπὸ τὸ φυτόν, καὶ ἰδοὺ τις ἥψατο αὐτοῦ, καὶ εἶπεν αὐτῷ· Ἀνάστηθι φάγε καὶ πίε, ὅτι πολλη ἀπὸ σοῦ ἡ ὁδός. Καὶ ἐπέβλεψεν Ἠλιού, καὶ ἰδοὺ πρὸς κεφαλῆς αὐτοῦ ἐγκρυφίας ὀλυρίτης, καὶ καμψάκης ὕδατος. Καὶ ἀνέστη καὶ ἔφαγε καὶ ἔπιε, καὶ ἐπιστρέψας ἐκοιμήθη. Καὶ ἐπέστρεψε ὁ Ἄγγελος Κυρίου ἐκ δευτέρου, καὶ ἥψατο αὐτοῦ καὶ εἶπεν αὐτῷ· Ἀνάστηθι, φάγε καὶ πίε ὅτι πολλὴ ἀπὸ σοῦ ἡ ὁδός. Καὶ ἀνέστη καὶ ἔφαγε καὶ ἔπιε, καὶ ἐπορεύθη, ἐν τῇ ἰσχὺϊ τῆς βρώσεως ἐκείνης, τεσσαράκοντα ἡμέρας, καὶ τεσσαράκοντα νύκτας ἕως ὄρους Χωρήβ, καὶ εἰσῆλθεν ἐκεῖ εἰς τὸ σπήλαιον, καὶ κατέλυσεν ἐκεῖ. Καὶ ἰδοὺ ῥῆμα Κυρίου πρὸς αὐτόν, καὶ εἶπε· Τὶ σὺ ἐνταῦθα; Καὶ εἶπεν Ἠλιού· Ζηλῶν ἐζήλωσα τῷ Κυρίῳ παντοκράτορι, ὅτι ἐγκατέλιπον τὴν διαθήκην σου οἱ υἱοὶ Ἰσραήλ, τὰ θυσιαστήριά σου κατέσκαψαν καὶ τοὺς προφήτας σου ἀπέκτειναν ἐν ῥομφαίᾳ, καὶ ὑπολέλειμμαι ἐγὼ μονώτατος, καὶ ζητοῦσι τὴν ψυχήν μου λαβεῖν αὐτήν. Καὶ εἶπε Κύριος πρὸς αὐτόν· Πορεύου καὶ ἀνάστρεφε εἰς τὴν ὁδόν σου, καὶ ἥξεις εἰς ὁδὸν ἐρήμου Δαμασκοῦ, καὶ χρίσεις τὸν Ἐλισαιὲ υἱὸν Σαφάτ, ἀντὶ σοῦ, εἰς προφήτην.
Βσσιλειῶν γ' τὸ Ἀνάγνωσμα  (Κεφ. 19, 19-21& Δ' Βασ. 2, 1, 6-14)
Ἐγένετο ἡμέρα, καὶ εὑρίσκει Ἠλιοὺ τὸν Ἐλισαιὲ υἱὸν Σαφάτ. Καὶ αὐτὸς ἠροτρία ἐν βουσί. Καὶ ἀπῆλθεν Ἠλιοὺ ἐπ' αὐτόν, καὶ ἐπέρριψε τὴν μηλωτὴν αὐτοῦ ἐπ' αὐτόν. Καὶ κατέλιπεν Ἐλισαιὲ τοὺς βόας καὶ ἔδραμεν ὀπίσω Ἠλιού, καὶ ἐλειτούργει αὐτῷ. Καὶ ἐγένετο, ἐν τῷ ἀνάγειν τὸν Κύριον Ἠλιοὺ ἐν συσσεισμῷ ὡς εἰς τὸν οὐρανόν, καὶ ἐπορεύθη Ἠλιοὺ καὶ Ἐλισαιὲ ἐν Γαλγάλοις. Καὶ εἶπεν Ἠλίας τῷ Ἐλισαιέ· Κάθου δὴ ἐνταῦθα, ὅτι Κύριος ἀπέσταλκέ με ἕως τοῦ Ἰορδάνου. Καὶ εἶπεν Ἐλισαιέ· Ζῇ Κύριος καὶ ζῇ ἡ ψυχή σου, εἰ ἐγκαταλείψω σε. Καὶ ἐπορεύθησαν ἀμφότεροι· καὶ πεντήκοντα ἄνδρες ἀπὸ τῶν υἱῶν τῶν προφητῶν ἦλθον, καὶ ἔστησαν ἐξ ἐναντίας μακρόθεν, ἀμφότεροι δὲ ἔστησαν ἐπὶ τὸν Ἰορδάνην. Καὶ ἔλαβεν Ἠλίας τὴν μηλωτὴν αὐτοῦ, καὶ εἵλησεν αὐτήν, καὶ ἐπάταξεν ἐν αὐτῇ τὰ ὕδατα, καὶ διῃρέθη τὸ ὕδωρ ἔνθεν καὶ ἔνθεν, καὶ διέβησαν ἀμφότεροι διὰ ξηρᾶς. Καὶ ἐγένετο, ὡς διῆλθον, εἶπεν Ἠλίας τῷ Ἐλισαιέ· Αἴτησόν με τὶ ποιήσω σοι, πρὶν ἀναληφθῆναί με ἀπὸ σοῦ. Καὶ εἶπεν Ἐλισαιέ· Γενηθήτω δὴ τὸ πνεῦμα τὸ ἐπὶ σοὶ δισσῶς ἐπ' ἐμέ. Καὶ εἶπεν Ἠλίας, ἐσκλήρυνας τοῦ αἰτήσασθαι. Πλὴν ἐὰν ἴδῃς με ἀναλαμβανόμενον ἀπὸ σοῦ, ἔσται σοι οὕτως, ἐὰν δὲ μή, ἴδῃς, οὐ μὴ γένηται. Καὶ ἐγένετο αὐτῶν πορευομένων καὶ λαλούντων, καὶ ἰδοὺ ἅρμα πυρὸς καὶ ἵπποι πυρός, καὶ διεχώρισεν ἀναμέσον ἀμφοτέρων, καὶ ἀνελήφθη Ἠλίας ἐν συσσεισμῷ ὡς εἰς τὸν οὐρανόν. Καὶ Ἐλισαιὲ ἑώρα, καὶ αὐτὸς ἐβόα· Πάτερ, Πάτερ, ἅρμα Ἰσραήλ, καὶ ἱππεὺς αὐτοῦ, καὶ οὐκ εἶδεν αὐτὸν οὐκ ἔτι, καὶ ἐκράτησεν Ἐλισαιὲ τοῦ ἱματίου αὐτοῦ, καὶ διέρρηξεν αὐτὸ εἰς δύο. Καὶ ἀνείλετο τὴν μηλωτὴν Ἠλιοὺ Ἐλισαιέ, τὴν πεσοῦσαν ἐπάνωθεν αὐτοῦ. Καὶ ἐπέστρεψεν Ἐλισαιὲ καὶ ἔστη ἐπὶ τὸ χεῖλος τοῦ Ἰορδάνου. Καὶ ἔλαβεν Ἐλισαιὲ τὴν μηλωτὴν Ἠλιού, τὴν πεσοῦσαν ἐπάνωθεν αὐτοῦ, καὶ ἐπάταξε τὰ ὕδατα καὶ οὐ διῃρέθη. Καὶ εἶπεν Ἐλισαιέ. Ποῦ δὴ ἐστιν ὁ Θεὸς Ἠλιοὺ Ἀπφώ; Καὶ οὕτως ἐπάταξε τὰ ὕδατα ἐκ δευτέρου, καὶ διῃρέθη τὰ ὕδατα καὶ διῆλθε διὰ ξηρᾶς.

Εἰς τὴν Λιτήν, Στιχηρὰ Ἰδιόμελα.Ἦχος α' Γερμανοῦ

Ἠλίας ὁ ζηλωτής, καὶ τῶν παθῶν αὐτοκράτωρ, ἀεροβάτης ἐδέρκετο σήμερον, τῆς παγκοσμίου μυητὴς σωτηρίας προχειριζόμενος. Ὢ δόξης ἀκραιφνοῦς, ἧς ἠξίωται ὁ ὑψιπέτης Προφήτης, καὶ Προφητῶν ἐξαίρετον ἐγκαλλώπισμα! οὗτος γὰρ ἐν σώματι ἄγγελος, καὶ ἄσαρκος ἄνθρωπος δέδεικται τοῖς κατορθώμασιν. Ὃν ἐπαινοῦντες εἴπωμεν· Ἀντιλαβοῦ ἡμῶν σοφέ, ἐν τῇ ἡμέρᾳ τῆς κρίσεως.
Ὁ αὐτὸς Δαυϊτικῶς σήμερον πιστοί, τὸν Προφήτην Κυρίου ὕμνοις τιμήσωμεν, Ἠλίαν τὸν Θεσβίτην, καὶ ζηλωτὴν τὸν ὑπέρλαμπρον· οὗτος γὰρ ἐν τῇ γλώσσῃ τὸν οὐρανὸν ὡς σίδηρον ἐχάλκευσε, καὶ τὴν γῆν τὴν ἔγκαρπον, ἄκαρπον ἐποίησεν. Ὢ τοῦ θαύματος! ὁ πήλινος ἄνθρωπος, οὐρανοὺς τοῦ δοῦναι ὑετὸν οὐκ εἴασεν. Ὢ τοῦ θαύματος! ὁ φθαρτός ἄνθρωπος, ἀφθαρσίαν ἐνδέδυται, καὶ οὐρανοὺς ἀνατρέχει ἐν πυρίνῳ ἅρματι, τῇ μηλωτῇ Ἐλισαίῳ διπλῆς τὴν χάριν χαριζόμενος, Βασιλεῖς ἐλέγχει, καὶ λαὸν ἀπειθῆ λιμῷ διαφθείρει. Τοὺς ἱερεῖς τῆς αἰσχύνης πάντας κατῄσχυνε, καὶ τῆς χήρας τὸν υἱὸν λόγῳ ἀνέστησεν. Αὐτοῦ ταῖς ἱκεσίαις, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἐν εἰρήνῃ διαφύλαξον τοὺς ὀρθοδόξους Βασιλεῖς ἡμῶν, καὶ τὰ τῆς νίκης τρόπαια κατὰ βαρβάρων αὐτοῖς δώρησαι.
Ὁ αὐτὸς Γερμανοῦ
Πνευματικοῖς ᾄσμασι τοὺς Προφήτας τοῦ Χριστοῦ ἅπαντες εὐφημήσωμεν· Ἠλίας γὰρ ὁ Θεσβίτης, οὐρανοδρόμος γέγονε, καὶ μηλωτῇ Ἐλισαῖος, τὴν χάριν ἐδέξατο διπλῆν παρὰ Θεοῦ, καὶ φωστῆρες φαιδροὶ τῇ οἰκουμένῃ ἀνεδείχθησαν, πρεσβεύοντες ἀπαύστως ὑπὲρ τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Ἦχος β' Ἰωάννου Μοναχοῦ
Φωστῆρες ἀνέτειλαν τῇ οἰκουμένῃ δύο παμφαεῖς Ἠλίας καὶ Ἐλισαῖος, ὁ μὲν θείῳ λόγῳ, οὐρανίους σταγόνας ἀπέκλεισε, καὶ βασιλεῖς διήλεγξεν, ἅρματι δὲ πυρίνῳ εἰς οὐρανοὺς ἀνῆλθεν, ὁ δέ, ἀτεκνοῦντα ἰάσατο ὕδατα, καὶ διπλῆν δεξάμενος χάριν, Ἰορδάνου τὰ ῥεῖθρα ἐπέζευσε, καὶ νῦν μετ' Ἀγγέλων χορεύοντες, ὑπὲρ ἡμῶν πρεσβεύουσι, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Ὁ αὐτὸς Τοῦ αὐτοῦ
Τὸ ἐξᾶραν ἅρμα σε πυρφόρον, ὡς ἐν συσσεισμῷ εἰς οὐρανούς, τὴν πυρίπνοον χάριν σοι παρέσχετο, Ἠλία Θεσβῖτα, τοῦ μὴ ἰδεῖν θάνατον, ἕως ἂν κηρύξῃς τὴν τῶν πάντων συντέλειαν· διὸ πάρεσο διδοὺς ἡμῖν, τῶν σῶν κατορθωμάτων τὴν μύησιν.
Δόξα... Ἦχος δ' Ἀρσενίου
Ἐν πυρίνῳ ἅρματι ἐπιδίφριος ἀρθείς, εἰς χώραν φωτοειδῆ μετετέθης, ὦ Θεσβῖτα Ἠλιού, αἰσχύνης δὲ προφήτας κατῄσχυνας, ὁ τὸν οὐρανὸν λόγῳ δεσμεύσας, ὡσαύτως λῦσον καὶ ἡμῶν τὰ πταίσματα, ταῖς πρὸς Κύριον πρεσβείαις σου, καὶ σῶσον τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Ἐκ παντοίων κινδύνων τοὺς δούλους σου φύλαττε, εὐλογημένη Θεοτόκε, ἵνα σε δοξάζωμεν, τὴν ἐλπίδα τῶν ψυχῶν ἡμῶν.
Εἰς τὸν Στίχον, Στιχηρὰ Προσόμοια.Ἦχος δ'
Ὁ πρὸ συλλήψεως ὢν ἡγιασμένος, ὁ ἔνσαρκος Ἄγγελος, ὁ νοῦς ὁ πύρινος, ὁ ἐπουράνιος ἄνθρωπος, ὁ τῆς δευτέρας, Χριστοῦ ἐλεύσεως θεῖος πρόδρομος, Ἠλίας ὁ ἔνδοξος, τῶν Προφητῶν ἡ κρηπίς, πνευματικῶς συνεκάλεσε, τοὺς φιλέορτους, πανηγυρίσαι τὴν θείαν μνήμην αὐτοῦ. Οὗ ταῖς πρέσβείαις διαφύλαξον, τὸν λαόν σου Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἀπὸ βλάβης παντοίας, τοῦ δολίου ἀνενόχλητον.
Στίχ. Μὴ ἅπτεσθε τῶν χριστῶν μου, καὶ ἐν τοῖς Προφήταις μου μὴ πονηρεύεσθε.
Ὁ οὐρανόφρων Ἠλίας ὁ Προφήτης, θεώμενος ἅπαντα ἀπὸ Κυρίου Θεοῦ, τὸν Ἰσραὴλ ἐκπορνεύσαντα, καὶ τοῖς εἰδώλοις, προστετηκότα ζήλῳ πυρούμενος, νεφέλας συνέστειλε, καὶ γῆν ἐξήρανε, καὶ οὐρανοὺς λόγῳ ἔκλεισεν, εἰπών, οὐκ ἔσται, σταγὼν ἐν γῇ, εἰ μὴ ἐμοῦ διὰ στόματος. Αὐτὸς ὑπάρχει ἑστιάτωρ νῦν, ὡς ἀφθόνως ἡμῖν παρεχόμενος, ἀνεκλάλητον χάριν, τοῖς πιστῶς αὐτὸν γεραίρουσι.
Στίχ. Σὺ ἱερεὺς εἰς τὸν αἰῶνα κατὰ τὴν τάξιν Μελχισεδέκ.
Ὁ τῶν ἀρρήτων ἐπόπτης μυστηρίων, σὺ τὰ Ἰορδάνια ῥεῖθρα διέρρηξας, σὺ τὴν ἀπάτην ἐτέφρωσας, τὴν τῶν εἰδώλων, τῇ ἀστραπῇ τῶν θείων ῥημάτων σου, σὺ παρανομήσαντα ἤλεγξας ἄνακτα, καὶ ἱερεῖς ἐθανάτωσας, τῆς ἀνομίας, καὶ τὴν θυσίαν εὐχῇ ἐνέπρησας, καὶ τοὺς φλογώδεις, τοῦ λαοῦ σου νῦν, τῶν παθημάτων καὶ θλίψεων ἄνθρακας, Ἠλιοὺ σῆς πρεσβείας τῷ πυρὶ ἐναπομάρανον.
Δόξα... Ἦχος πλ. β'
Προφῆτα κήρυξ Χριστοῦ, τοῦ θρόνου τῆς μεγαλωσύνης οὐδέποτε χωρίζῃ, καὶ ἑκάστῳ ἀσθενοῦντι ἀεὶ παρίστασαι, ἐν τοῖς ὑψίστοις λειτουργῶν, τὴν οἰκουμένην εὐλογεῖς, πανταχοῦ δοξαζόμενος. Αἴτησαι ἱλασμὸν ταῖς ψυχαῖς ἡμῶν.
Καὶ νῦν... Θεοτοκίον
Θεοτόκε, σὺ εἶ ἡ ἄμπελος ἡ ἀληθινή, ἡ βλαστήσασα τὸν καρπὸν τῆς ζωῆς. Σὲ ἱκετεύομεν, πρέσβευε, Δέσποινα, μετὰ τῶν Ἀποστόλων, καὶ πάντων τῶν Ἁγίων, ἐλεηθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Ἀπολυτίκιον Ἦχος δ'
Ὁ ἔνσαρκος ἄγγελος, τῶν Προφητῶν ἡ κρηπίς, ὁ δεύτερος Πρόδρομος τῆς παρουσίας Χριστοῦ, Ἠλίας ὁ ἔνδοξος, ἄνωθεν καταπέμψας, Ἐλισαίῳ τὴν χάριν, νόσους ἀποδιώκει, καὶ λεπροὺς καθαρίζει· διὸ καὶ τοῖς τιμῶσιν αὐτὸν βρύει ἰάματα.

Δόξα... Καὶ νῦν... Θεοτοκίον



20 LUGLIO
Memoria del santo e glorioso profeta Elia il tisbita (circa 870 a.C.).

VESPRO

Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Tu che, su di un carro di fuoco, * hai tolto dalla terra Elia il tisbita, * o Verbo compassionevole, * salva per le sue suppliche * noi che con fede ti glorifichiamo * e gioiosamente celebriamo * la sua divina e venerabile memoria.

Non nel terremoto, * ma in un’aura leggera hai contemplato, * o Elia in Dio beato, * la divina presenza che ti ha un giorno illuminato˚; * trasportato poi da un carro, * a quattro cavalli hai straordinariamente attraversato il cielo, * guardato con stupore, o divino ispirato˚.

Col ferro hai sgozzato * i sacerdoti della vergogna˚; * con la lingua hai trattenuto il cielo * dal mandar pioggia sulla terra˚, * acceso di zelo divino˚; * col dono del tuo mantello, * hai colmato Eliseo, * o sapiente Elia, * di duplice grazia divina˚.

Altri 3, idiómela. Tono 2.

Due astri luminosi sono sorti sulla terra, * Elia ed Eliseo. * L’uno, con la sua parola, * ha trattenuto le gocce di pioggia dal cielo, * ha rimproverato dei re˚ * e, su di un carro di fuoco, * è asceso ai cieli. * L’altro ha sanato le acque che rendevano sterili˚, * e avendo ricevuto duplice grazia, * ha imbrigliato i flutti del Giordano˚. * E ora, in coro con gli angeli, * essi intercedono a nostro favore, * per la salvezza delle anime nostre.

Stesso tono.

Rifulge oggi la divina visita dei profeti, * misticamente convocando * le anime che amano la loro festa. * O tu che sei salito sul carro che correva il cielo, * stella d’oriente senza tramonto, * distendi, insieme al mirabile Eliseo, * i flutti del nuovo Giordano * e rendi chiaro l’annuncio della pietà, * poiché visibilmente voi rinnovate con questa duplice immagine * la gloria concorde del-l’antica e della nuova alleanza, * raddoppiando la benedizione * per quanti ne celebrano con fede * la solennissima memoria.

Stesso tono.

Astro senza sera delle Chiese, * acceso di zelo divino, * o profeta Elia, * tu hai trattenuto le gocce di pioggia dal cielo * e da un corvo hai avuto il nutri¬mento˚; * hai accusato re e messo a morte sacerdoti; * hai fatto scendere il fuoco dal cielo * e hai messo a morte due capi di cinquantine˚; * hai nutrito una vedova con olio e farina * tratti da piccoli resti, * e con la preghiera ne hai risuscitato il figlio˚; * hai acceso un fuoco con acqua˚, * hai imbrigliato i flutti del Giorda-no, * sei stato portato verso i cieli su carro di fuoco, * hai accordato a Eliseo la duplice grazia, * e incessantemente intercedi presso Dio * per la salvezza delle anime nostre.

Gloria. Tono pl. 2. Di Byzantios.

Venite, assemblee ortodosse, * radunàti oggi nel tempio augustissimo * dei profeti dalle divine parole, * cantiamo con salmi un canto armonioso * al Cristo Dio nostro * che li ha glorificati, * e con gioia ed esultanza acclamiamo: * Gioisci, angelo terrestre * e uomo celeste, Elia glorioso. * Gioisci, tu che da Dio * hai ricevuto duplice la grazia, * Eliseo venerabilissimo. * Gioite, fervidi soccorritori, patroni, * e medici dell’anima e del corpo * per il popolo amante di Cristo. * Intercedete perché da ogni attacco avverso, * da sventura e da ogni sorta di pericoli * siano liberati quanti celebrano con fede * la vostra solennissima memoria.

Ora e sempre. Theotokíon.

Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?˚ * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che intemporalmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffa-bilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natura˚, * non diviso in dualità di persone, * ma da riconoscersi * in dualità di nature, senza confusione  * Imploralo, augusta beatissima, * perché sia fatta misericordia alle anime nostre.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

Lettura del terzo libro dei Re (3[1] Re 17). La parola del Signore fu rivolta a Elia profeta ed egli disse a Acab: Per la vita del Signore, Dio delle schiere, Dio d’Israele, davanti al quale io oggi sto: non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non per mio comando. E la parola del Signore fu rivolta a Elia: Vattene di qui verso oriente e nasconditi presso il torrente Chorrath, che è di fronte al Giordano. Berrai l’acqua del torrente, e io comanderò ai corvi di portarti da mangiare lí. Elia partí e andò a sedersi presso il torrente Chorrath, che è di fronte al Giordano, e i corvi gli portavano pane al mattino e carne la sera, e beveva l’acqua dal torrente. Ma dopo un certo numero di giorni il torrente seccò, perché non pioveva sulla terra. E la parola del Signore fu rivolta a Elia: Alzati e va’ a Sarepta di Sidone e risiedi là. Ecco, io comanderò a una vedova di darti da mangiare. Elia si alzò, partí per Sarepta e giunse alla porta della città.

Ed ecco c’era là una vedova che raccoglieva legna; Elia le gridò dietro: Prendimi un po’ d’acqua in un vaso perché io beva. Essa andò a prenderla ed Elia le gridò dietro: Prendimi anche con le tue mani un pezzo di pane. Ma la donna rispose: Per la vita del Signore tuo Dio, non ho neppure una focaccia, ma solo una manciata di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio, ed ecco, raccolgo due pezzi di legna, vado a prepararla per me e per i miei figli: mangeremo e poi moriremo. Elia le disse: Coraggio, entra e fa’ come hai detto, ma prima fai per me con quello che hai una focaccia e portamela; per te e per i tuoi figli la farai dopo, perché cosí dice il Signore Dio d’Israele: La farina nella giara non verrà meno e l’olio nell’orcio non diminuirà, fino al giorno in cui il Signore Dio manderà la pioggia sulla faccia di tutta la terra. La donna andò e fece secondo la parola di Elia: e mangiarono lui, lei e i figli di lei. Da quel giorno la farina nella giara non venne meno e l’olio nell’orcio non diminuí, secondo la parola del Signore, detta per mezzo di Elia.

Accadde poi dopo questi fatti che il figlio della donna, la padrona della casa, si ammalò e la sua malattia era molto grave, tanto che non rimase piú in lui respiro. E la donna disse ad Elia: Che c’è tra me e te, uomo di Dio? Sei venuto da me per far ricordare i miei peccati e far morire mio figlio? Elia le disse: Dammi tuo figlio. Lo prese dal grembo di lei, lo portò nella stanza al piano superiore dove stava lui e lo depose sul proprio letto. Elia gridò: Ahimè, Signore, testimone della vedova presso la quale abito! Le hai fatto del male facendo morire suo figlio. Poi alitò tre volte sul ragazzo, invocò il Signore e disse: Signore mio Dio, ritorni l’anima di questo ragazzo in lui. Cosí avvenne e il ragazzo emise un grido: il Signore aveva ascoltato la voce di Elia, l’anima del ragaz-zo era tornata dentro di lui ed egli era tornato in vita. Elia prese il ragazzo e lo condusse giú dal piano superiore, in casa, e lo diede a sua madre, dicendo: Guarda, tuo figlio vive. E la donna rispose ad Elia: Ecco, ora so che sei un uomo di Dio e che verace è la parola del Signore nella tua bocca.

Lettura del terzo libro dei Re (3[1] Re 18,1.17-19,16). La parola del Signore fu rivolta a Elia tisbita, nell’anno terzo: Va’ e mostrati ad Acab: io manderò la pioggia sulla faccia della terra. Ma quando Acab vide Elia gli disse: Sei tu che sconvolgi Israele? Ma Elia disse: Non io sconvolgo Israele, ma piuttosto tu e la casa di tuo padre, perché avete abbandonato il Signore nostro Dio e siete andati dietro a Baal. E ora comanda che tutto Israele si raduni presso di me al monte Carmelo, insieme ai quattrocentocinquanta profeti di Baal e ai quattrocento profeti dei santuari, che mangiano alla tavola di Gezabele.

Acab mandò a chiamare tutto Israele e radunò tutti i profeti sul monte Carmelo. Elia disse loro: Fino a quando sarete zoppi da entrambi i piedi? Se è il Signore che è Dio, seguite lui; se invece lo è Baal, andate dietro a lui. E disse Elia al popolo: Io sono rimasto proprio l’unico profeta del Signore, mentre i profeti dei santuari sono tantissimi. Ci vengano dunque dati due buoi: ne scelgano uno per sé, lo dividano in pezzi e pongano i pezzi sulla legna, senza accendere il fuoco. Io preparerò l’altro bue, ma non accenderò il fuoco. Poi gridate il nome del vostro dio, e io invocherò il nome del Signore mio Dio. Il dio che ascolterà e manderà il fuoco, questi è Dio. Tutto il popolo rispose: Il discorso che ci hai fatto oggi è buono. Ed Elia disse ai profeti della vergogna: Sceglietevi il vitello, preparatelo per primi e invocate il nome del vostro dio, senza accendere il fuoco. Quelli presero il vitello, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dalla mattina fino a mezzogiorno dicendo: Esaudiscici, Baal, esaudiscici. Ma non ci fu né una voce né un segno di ascolto, ed essi correvano intorno all’altare che avevano fatto. Giunse mezzogiorno ed Elia tisbita cominciò a prendersi gioco di loro dicendo: Gridate piú forte, perché il vostro dio è occupato.

Ma quando fu tempo di offrire il sacrificio, e non si udiva niente, Elia tisbita disse ai profeti degli abomini: Toglietevi ora, e farò io il mio olocausto. Ed Elia disse al popolo: Accostatevi. Tutto il popolo gli si avvicinò. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle dodici tribú di Israele, conforme alla parola del Signore che gli aveva detto: Israele sarà il tuo nome. Eresse le pietre e riparò l’altare del Signore che era stato abbattuto e fece intorno all’altare un canale capace di contenere due misure di seme. Pose sull’altare che aveva fatto la legna tagliata, divise in pezzi l’olocausto, mise i pezzi sulla legna e dispose il tutto sull’altare. Poi Elia disse: Prendetemi due anfore d’acqua e si versino sull’altare, sull’olocausto e sulla legna. Poi disse: Fatelo una seconda volta. E lo fecero una seconda volta. Fatelo una terza volta! E lo fecero una terza volta. L’acqua scorreva intorno all’altare e riempí il canale. Elia gridò verso il cielo e disse: Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, esudiscimi oggi dando il fuoco. E sappia questo popolo che tu sei il solo Signore, il Dio d’Israele e che io sono tuo servo e a causa tua ho fatto tutto questo, e tu hai convertito il cuore di questo popolo perché ti segua. E cadde fuoco dal cielo da parte del Signore, e consumò gli olocausti, la legna, l’acqua nel canale; anche le pietre e la polvere furono divorate dal fuoco. Tutto il popolo cadde faccia a terra e disse: Vera¬mente il Signore è Dio, è lui che è Dio! Ed Elia disse al popolo: Prendete i profeti di Baal, non ne scampi nessuno. Li presero ed Elia li condusse al torrente Kison, dove li uccise.

Poi Elia disse ad Acab: Si ode l’avvicinarsi della pioggia. Attacca il carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia. Elia salí al Carmelo, si chinò a terra, pose il volto tra le ginocchia e cominciò a pregare il Signore. Il cielo divenne scuro per le nubi e il vento, e scrosciò una grande pioggia. Acab andò a Izreél. Raccontò a Gezabele sua moglie tutto ciò che aveva fatto Elia. Gezabele mandò a dire ad Elia: Domani farò della tua vita come della loro. Udito questo, Elia ebbe paura. Si alzò e partí per mettersi in salvo, giunse a Bersabea terra di Giuda e là lasciò il suo ragazzo. Quanto a lui, fece una giornata di cammino nel deserto, arrivò presso un ginepro, si sedette là sotto, poi si sdraiò e si addormentò sotto la pianta. Ma ecco, qualcuno lo toccò e gli disse: Alzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Elia guardò ed ecco vicino al suo capo delle focacce di spelta e una brocca d’acqua. Si alzò, mangiò e bevve e tornò a sdraiarsi. Ma l’angelo del Signore venne una seconda volta, lo toccò e gli disse: Alzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Egli si alzò, mangiò e bevve e, per la forza di quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte Oreb: là entrò in una grotta dove si fermò.

Ed ecco, gli fu rivolta la parola del Signore: Che fai qui? Ed Elia rispose: Sono pieno di zelo per il Signore onnipotente, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno abbattuto i tuoi altari e hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita. Il Signore gli disse: Va’, ritorna sui tuoi passi, prendi la strada del deserto di Damasco e ungi Eliseo figlio di Safat come profeta, al posto tuo.

Lettura del terzo e quarto libro dei Re (3[1] Re 19,19-21 e 4[2] Re 2,1.6-14).Un giorno, Elia trovò Eliseo figlio di Safat: stava arando con i buoi. Elia andò verso di lui e gli gettò addosso il mantello. Eliseo lasciò i buoi, corse dietro a Elia e si mise al suo servizio.

Accadde poi che, volendo il Signore far salire Elia in un turbine come per ascendere al cielo, Elia partí con Eliseo da Galgala. Elia disse ad Eliseo: Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano. Disse Eliseo: Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti abbandonerò! E se ne andarono insieme. Vennero cinquanta uomini dei figli dei profeti e si arrestarono a distanza, di fronte a loro; essi poi si fermarono presso il Giordano. Elia prese il suo mantello, lo arrotolò e con esso colpí le acque che si divisero in due, ed essi passarono sull’asciutto. Quando furono passati, Elia disse ad Eliseo: Chiedimi ciò che vuoi che io faccia per te, prima che io ti sia tolto. Eliseo disse: Lo spirito che è su di te venga in doppia misura su di me. Rispose Elia: Hai chiesto una cosa difficile. Tuttavia, se mi vedrai mentre ti sarò tolto, ti sarà concesso, ma se non mi vedrai, non ti sarà concesso.

Ed ecco che, mentre camminavano e parlavano, un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra di loro ed Elia fu preso in un turbine, come ascendendo al cielo. Eliseo vedeva e gridava: Padre, padre, carro di Israele e sua cavalleria! Poi non lo vide piú. Allora Eliseo prese la sua veste e la lacerò in due, poi raccolse il mantello che era caduto ad Elia, si volse e si fermò sulla riva del Giordano. Eliseo prese il mantello che era caduto ad Elia e colpí le acque che però non si divisero. Allora Eliseo disse: Dov’è dunque il Dio di Elia? E di nuovo colpí le acque che si divisero, ed egli passò sull’asciutto.

Allo stico, stichirá prosómia.

Tono 4.  Colui che prima di essere concepito * è stato santificato, * l’angelo in carne, * l’intelletto igneo, * l’uomo celeste, * il divino precursore del secondo avven¬to di Cristo, * il glorioso Elia, * fondamento dei profeti, * ha misticamente convocato gli amici della festa * per celebrare solennemente * la sua divina memoria. * Per la sua intercessione, * custodisci indisturbato il tuo popolo, * o Cristo Dio nostro, * da ogni sorta di danno dell’ingannatore.

Stico: Non toccate i miei consacrati, e ai miei profeti non fate del male.

Il profeta Elia dal celeste sentire, * vedendo che tutto Israele aveva fornicato, * allontandosi dal Signore Dio, * e aveva aderito agli idoli, * acceso di zelo, * trattenne le nubi, fece inaridire la terra * e con la sua parola chiuse i cieli dicendo: * Non ci sarà una goccia d’acqua sulla terra * se non lo dirò io. * È lui che ora ci invita al banchetto, * quasi elargendo liberalmente indicibile grazia * a noi che con fede lo onoriamo.

Stico: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek.

Tu che hai contemplato ineffabili misteri˚, * hai squarciato i flutti del Giordano; * tu hai ridotto in cenere l’inganno degli idoli * con la folgore delle tue divine parole; * tu hai rimproverato il principe che aveva agito da iniquo˚, * hai messo a morte i sacerdoti dell’iniquità, * e con la preghiera hai bruciato il sacrificio. * Con il fuoco della tua intercessione, Elia, * estingui ora nel tuo popolo * i carboni ardenti delle passioni e delle tribolazioni.
Gloria. Tono pl. 2.
Profeta annunciatore di Cristo, * mai ti separi dal trono della maestà˚, * e sempre sei presente * presso ognuno che sia privo di forze; * prestando sacro servizio nel piú alto dei cieli, * benedici tutta la terra, * e sei ovunque glorificato. * Chiedi il perdono per le nostre anime.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con il profeta e tutti i santi, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre.
Apolytíkion. Tono 4. L’angelo in carne, * il fondamento dei profeti, * il secondo precursore * dell’avvento del Cristo, * il glorioso Elia, * inviata dall’alto la grazia ad Eliseo, * scaccia le malattie * e purifica i lebbrosi: * anche per quanti l’onorano * fa dunque scaturire guarigioni.

Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.

Il mistero nascosto dall’eternità * e ignoto agli angeli, * è stato rivelato grazie a te˚, * Madre-di-Dio, * agli abitanti della terra: * Dio incarnato, in unione senza confusione , * Dio che per noi * ha volontariamente accettato la croce˚, * e risuscitando con essa il primo uomo creato, * ha salvato dalla morte le anime nostre.