sabato 25 aprile 2015

                                 -26 APRILE 2015 -
                     Domenica IV di Pasqua: del Paralitico.
    Memoria del santo ieromartire Basilio, vescovo di Amasea 
                               (sotto Licinio, ca. 322).
 
                                                                          Tono III
APOLITIKIA 
    Effrenèstho ta urània, agaliàstho ta epighia, òte epiìse kràtos en vrachioni aftù o Kìrios; epà-tise to thanàto ton thànaton, protòkos ton nekròn eghèneto; ek kilias Adhu errìsato imàs ke parèsche to kòsmo to mèga èleos.
     I ke en tàfo katìlthes, Athàna-te, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxàmenos: Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin
    Si rallegrino le regioni celesti, esultino quelle terrestri, perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio: con la morte ha calpestato la morte, è divenuto primogenito dei morti, dal ventre dell’ade ci ha strappati, e ha elargito al mondo la grande misericordia.
    Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, oCristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

APOSTOLO (Atti 9, 32 - 42)
- Inneggiate al Dio nostro, inneggiate; inneggiate al re nostro, inneggiate. (Sal 46,7)
- Popoli tutti, applaudite, acclamate a Dio con voci di Gioia. (Sal 46,2)
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, avvenne che mentre Pietro andava a far visi-ta a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. Pietro gli disse: “Enea, Ge-sù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto”. E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si conver-tirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità, nome che significa “Gazzella”, la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano su-periore. E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udi-to che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invi-tarlo: “Vieni subito da noi!”. E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli sifecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche ed i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a prega-re; poi rivolto alla salma disse: “Tabità, alzati!”. Ed essa a-prì gli occhi , vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva. La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore. Pietro rimase a Giaffa parec-chi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Alliluia (3 volte).
- In te mi rifugio, Signore, ch’io non resti confuso in eterno. Li-berami per la tua giustizia e salvami. (Sal 70,1)
Alliluia (3 volte).
- Sii per me un Dio protettore, e baluardo inaccessibile ove por-mi in salvo. (Sal 70,3)
Alliluia (3 volte).
VANGELO (Giovanni 5, 1 - 15 )
In quel tempo, vi fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella pisci-na e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?”. Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina 5
quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo guarito: “E’ sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio”. Ma egli rispose loro: “Colui che mi ha guari-to mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Gli chie-sero allora: “Chi è stato a dirti: “Prendi il tuo lettuccio e cammina?”. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
                 26 APRILE 2015
                          Domenica IV di Pasqua: del Paralitico.
                                             SABATO VESPRO

Tono 3.
      
 Per la tua croce, Cristo Salvatore, è abolito il potere della morte,è annientata la seduzione del diavolo, e il genere umano, salvato per la fede, a te ogni giorno offre l’inno.    
Dalla tua risurrezione, * Signore, * l’universo è stato illuminato, * e il paradiso riaperto˚: * e tutta la creazione, * acclamandoti, * a te ogni giorno * offre l’inno.   
         Glorifico la potenza * del Padre e del Figlio, * e canto il potere * dello Spirito santo, * Deità indivisibile, increata, * Triade consustanziale * che regna in eterno.
Altri stichirá, anatoliká.
          Veneriamo la tua croce preziosa, * o Cristo, * cantiamo e glorifichiamo la tua risurrezione, * perché per le tue piaghe * noi tutti siamo stati sanati˚.    
         Cantiamo il Salvatore, * incarnato dalla Vergine: * per noi è stato crocifisso, * ed è risorto il terzo giorno˚, * per donarci la grande misericordia˚.   
       Disceso a chi dimorava nell’ade˚,Cristo portò la buona novella:Coraggio, ora ho vinto:io sono la risurrezione˚,io vi faccio risalire, perché ho infranto le porte della morte˚.
    Noi che stiamo indegnamente * nella tua casa incontaminata˚, * intoniamo l’inno vespertino, * gridando dal profondo˚: * O Cristo Dio, * che con la tua risur¬rezione il terzo giorno˚ * hai illuminato il mondo, * libera il tuo popolo * dalla mano dei tuoi nemici, * o amico degli uomini.   
Due stichirá idiómela del paralitico. Tono 1.
      Tu che con la tua mano immacolata * hai plasmato l’uomo, * sei venuto, o compassionevole, * per guarire i malati, o Cristo. * Con la tua parola * hai fatto rialzare il paralitico alla piscina Probatica; * hai risanato l’emoroissa dal suo male˚; * hai avuto misericordia della figlia della cananea * tormentata dal demonio˚, * e non hai disprezzato la preghiera del centurione˚. * Per questo noi acclamiamo: * Onnipotente Signore, gloria a te. 2 volte.
      Il paralitico, ridotto a un morto insepolto, * vedendoti gridò: * Abbi pietà di me, Signore, * perché il letto mi è divenuto tomba. * Che mi giova la vita? * Non posso servirmi della piscina Probatica, * perché non ho chi mi immerga * quando si agitano le acque˚. * Ma io mi rivolgo a te, sorgente delle guarigioni, * per gridare anch’io insieme a tutti: * Onnipotente Signore, gloria a te.   
Gloria. Tono pl. 1.
      Salí Gesú a Gerusalemme, * alla piscina Probatica, detta dai giudei Bethesda, * che ha cinque portici, * sotto i quali giaceva una folla di infermi, * perché a intervalli un angelo del Signore scendeva * e agitava l’acqua, ridonando vigore * a quanti si accostavano con fede. * Il Signore, * vedendo un uomo che era lí da molto tempo, gli chiese: * Vuoi essere guarito? * Rispose l’infermo: * Signore, non ho un uomo che mi metta nella piscina * quando si muove l’acqua. * Ho consumato con i medici * tutto il mio patrimonio, * ma non sono stato degno di ottenere misericordia. * Allora il medico delle anime e dei corpi gli disse:Prendi il tuo lettuccio e cammina,e annuncia dovunque il mio potere e la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Tono 3.
      Come non stupiremo, * o venerabilissima, * per il tuo parto teandrico? * Senza esperienza d’uomo, * o tutta immacolata, * hai partorito senza padre, * nella carne, * il Figlio che prima dei secoli * dal Padre è stato generato senza madre: * ed egli in nulla ha subito mutamento, * confusione o divisione, * ma di entrambe le essenze * ha serbate integre le proprietà23 . * Imploralo dunque, * Vergine Madre, Sovrana, * per la salvezza delle anime di coloro che con retta fede * proclamano te Madre-di-Dio .   
Ingresso. Luce gioiosa.
    Prokímenon. Il Signore ha instaurato il suo regno.
Allo stico, stichirón anastásimon. Tono 3.
        Tu che con la tua passione,o Cristo,hai oscurato il sole˚,e con la luce della tua risurrezione hai rischiarato l’universo,accetta il nostro inno vespertino,o amico degli uomini.    
Poi gli stichirá di pasqua, con i loro stichi....
Gloria. Tono pl. 4. Idiómelon.
        Nel portico di Salomone giaceva una folla di infermi˚,e a metà della festa il Cristo ne trovò uno, * paralitico da trentotto anni; * con voce sovrana si rivolse a lui: * Vuoi essere guarito? * Rispose il malato: * Signore, non ho un uomo che mi metta nella piscina * quando l’acqua si agita. * Ed egli a lui: * Prendi il tuo lettuccio: * ecco, sei guarito, non peccare piú˚. * Per intercessione della Madre-di-Dio, o Signore, * manda su di noi la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Tono pl. 1.
Giorno della risurrezione...
 
Apolytíkion. Tono 3.
      Si rallegrino le regioni celesti, * esultino quelle terrestri˚,perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio˚:con la morte ha calpestato la morte,è divenuto primogenito dai morti˚,dal ventre dell’ade ci ha strappati˚, * e ha elargito al mondo la grande misericordia˚.    
Theotokíon.
       Celebriamo in te * colei che è stata mediatrice * per la salvezza della nostra stirpe, o Vergine Madre-di-Dio: * poiché con la carne da te assunta, * il Figlio tuo e Dio nostro, * accettando di patire sulla croce, * ci ha redenti dalla corruzione, * lui, che è amico degli uomini.
 

mercoledì 22 aprile 2015

23 APRILE Memoria del santo e glorioso megalomartire Giorgio, il trionfatore.


                                                                        VESPRO


foto di Cattedrale San Demetrio Megalomartire.

       Come generoso fra i martiri, * noi oggi riuniti ti acclamiamo, * o Giorgio vittorioso: * perché hai compiuto la corsa, * hai conservato la fede˚, * e hai ricevuto da Dio la corona della vittoria: * pregalo di liberare dalla corruzione e dai pericoli * quanti celebrano con fede * la tua memoria sempre venerabile.
           Con animo coraggioso, * ti sei fiduciosamente gettato nella lotta, * come un leone, o glorioso, * trascurando il corpo che dovrà corrompersi, * dandoti piuttosto sapiente cura * dell’anima incorruttibile. * Da molte speci di pene sei stato provato, * o Giorgio, * come oro purificato sette volte.
         Hai patito col Salvatore, * e con la morte, o glorioso, * volontariamente ne hai imitato la morte: * per questo con lui regni sfolgorante, * avendo rivestito la splendente porpora del tuo sangue, * adorno dello scettro delle tue lotte * e insigne per la corona della vittoria, * per i secoli senza fine, * o megalomartire Giorgio.
         Stringendoti alla corazza della fede˚, * allo scudo della grazia * e alla lancia della croce, * sei divenu¬to, Giorgio, * imprendibile per gli avversari, * e come principe divino, * messe in rotta le falangi dei demoni, * fai coro insieme agli angeli; * e ricolmando i fedeli di cure, * li santifichi e li salvi * quando vieni invocato.
         Ti riconosciamo astro dalla luce copiosa, * splendente nel firmamento come sole, * ti acclamiamo perla preziosissima, * pietra rilucente, * figlio del giorno˚, * generoso fra i martiri, * difensore dei fedeli nei pericoli: * e celebriamo la tua memoria, * o Giorgio trionfatore.
         Quando navigo nel mare, * quando cammino per la via, * quando dormo nella notte, * custodiscimi; * quando sono desto, salvami, * beatissimo Giorgio, * e guidami a fare la volontà del Signore, * affinché nel giorno del giudizio io, * che mi rifugio sotto la tua protezione, * trovi il perdono per quanto avrò commesso in vita.
Gloria. Tono pl. 2.
         Hai vissuto in modo degno del tuo nome, * soldato Giorgio55 ; * infatti, prendendo sulle spalle la croce di Cri¬sto,hai lavorato con arte la terra * resa desolata dall’inganno diabolico, * e, sradicato il culto degli idoli pieno di spine, * hai piantato il tralcio della fede ortodossa. * Perciò tu fai sgorgare guarigioni * per i fedeli di tutta la terra, * e sei divenuto giusto agricoltore della Triade. * Intercedi, ti preghiamo, * per la pace del mondo * e la salvezza delle anime nostre.
Ora e sempre. Della festa corrente.
   Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.  Lettura della profezia di Isaia (43,9-14).
      Cosí dice il Signore: Tutte le genti si sono riunite insieme, e si riuniranno dei capi di mezzo a loro. Chi proclamerà fra loro queste cose, o chi vi farà udire ciò che è sin dal principio? Producano i loro testimoni, si giustifichino e dicano il vero. Siate miei testimoni: e anch’io, il Signore Dio, sono testimone, insieme al servo che mi sono scelto, affinché conosciate, crediate in me, e comprendia¬te che Io Sono. Prima di me non ci fu altro Dio, né ci sarà dopo. Io sono Dio, e non c’è salvatore all’infuori di me. Io ho proclamato e ho salvato; io ho rimproverato, e non c’era fra voi dio straniero: voi siete miei testimoni, e io sono il Signore Dio. Dal principio io sono, e non c’è chi sfugga dalle mie mani; io agirò, e chi lo impedirà? Cosí dice il Signore Dio, colui che vi redime, il santo d’Israele.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (3,1-9).
       Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun
tormento può toccarle. Parve agli occhi degli stolti che morissero, e fu considerato un danno il loro esodo, e una rovina la loro dipartita: ma essi sono nella pace. Infatti, anche se agli occhi degli uomini vengono castigati, la loro speranza è piena di immortalità. Un poco corretti, riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé.
Come oro nel crogiuolo li ha saggiati, e come olocausto li ha accettati. Nel tempo in cui saranno visitati risplenderanno, e correranno qua e là come scintille nella stoppia. Giudicheranno genti e domineranno popoli, e regnerà su di loro il Signore per sempre. Quelli che confidano in lui comprenderanno la verità, e coloro che sono fedeli nell’amore dimoreranno presso di lui: perché grazia e mise¬ricordia sono per i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (5,15-6,3).
       I giusti vivono in eterno, la loro mercede è nel Signore
e l’Altissimo si prende cura di loro. Per questo riceveranno il nobile regno e lo splendido diadema dalla mano del Signo¬re, poiché egli con la sua destra li copre e col suo braccio li protegge. Prenderà come armatura la sua gelosia e armerà la creazione per far vendetta dei nemici. Rivestirà la corazza della giustizia e cingerà come elmo un giudizio verace. Prenderà come scudo invincibile la santità; aguzzerà come spada la sua collera severa: il mondo combatterà insie¬me con lui contro gli insensati.
Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi voleranno al bersaglio, e dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Infurierà contro di loro l’acqua del mare, i fiumi li sommergeranno senza pietà. Si leverà contro di loro un vento impetuoso e li disperderà come un uragano. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e le cattive azioni rovesce¬ranno il trono dei potenti. Ascoltate dunque, o re, e com¬prendete; imparate, giudici dei confini della terra; porgete l’orecchio, voi che dominate le moltitudini e che vi gloria¬te del gran numero dei vostri popoli: il vostro potere vi è stato dato dal Signore, e la vostra sovranità dall’Altissi¬mo.
Allo stico, stichirá prosómia del santo.
Tono 4. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.
      Celebrano i popoli con canti e inni * la tua memoria ovunque celebrata, o Giorgio: * nobile e luminosa ha infatti brillato, * adorna di gloria e grazia multiformi; * per questo anche le angeliche schiere tripudiano. * Applaudono i martiri insieme agli apostoli * per i trofei delle tue lotte, o martire, * e celebrano il Salvatore, * Cristo Dio nostro, che ti ha glorificato: * e tu pregalo di salvare e illuminare * le anime nostre.
Stico: Il giusto fiorirà come palma, si moltiplicherà come cedro del Libano.
       Rivestito dell’armatura di Cristo, o Giorgio˚, * sei stato trovato da quanti non ti cercavano, * acceso di zelo per Cristo; * e coprendo di scherno la seduzione distruttrice degli dèi vani, * gridavi agli empi: * Io milito per il Cristo mio Re, * per questo né belve, né ruote, né fuoco, né spada * possono separarmi dall’amore del Cristo Dio nostro˚. * Pregalo dunque di salvare e illuminare * le anime nostre.
Stico: Per i santi che sono nella sua terra, il Signore ha reso mirabili, in loro, tutte le sue volontà.
       Disprezzando i molteplici strumenti di tortura, * gli svariati tormenti e la terribile catapulta, * o Giorgio coronato, * hai compiuto come martire * la corsa della vita pia. * Perciò noi intrecciamo per la tua fulgidissima memoria * ghirlande fiorite di canti, * e baciamo con fede le tue venerabili reliquie. *     Tu che, tutto luminoso, * stai davanti al trono del Cristo Dio nostro, * supplicalo di salvare e illuminare * le anime nostre.
Gloria. Tono 4. Dello Studita.
       Acclamiamo spiritualmente, fratelli, * l’acciaio spirituale della costanza, * il celebrato martire Giorgio, * che i pericoli hanno foggiato, * ardente per Cristo, * e i tormenti hanno temprato, * mentre pene multiformi ne hanno consumato il corpo, * per natura corruttibile:l’amore vinceva infatti la natura,  persuadendo l’amante a passare, tramite la morte, * all’amato Cristo Dio, * Salvatore delle anime nostre.
Ora e sempre. Della festa. Apolytíkion. Tono 4.
       Come liberatore dei prigionieri, * protettore dei poveri, * medico degli infermi, * difensore dei re, * o megalomartire Giorgio trionfatore, * intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
 

sabato 18 aprile 2015

19 APRILE 2015
 DOMENICA DELLE MIROFORE
Sinassario del minéo, :
Questo stesso giorno, terza domenica di pasqua, si celebra la festa delle sante miròfore, e si fa anche memoria di Giuseppe d’Arimatea che era discepolo di nascosto˚; e inoltre, di Nicodemo, il discepolo venuto da Gesú di notte˚.
Stichi.
A Cristo le discepole portano oli aromatici,
ed io a loro, come aroma, porto un inno.
Per l’intercessione delle sante miròfore, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.


SABATO VESPRO


Tono 2.

Venite, adoriamo colui che prima dei secoli * è stato generato dal Padre, * il Dio Verbo * che si è incarnato dalla Vergine Maria: * egli si è sottoposto alla croce˚ * ed è stato deposto nella tomba, * perché cosí ha voluto˚; * e, risorto dai morti, ha salvato me, * l’uomo smarrito. 
Cristo nostro Salvatore, * ha annullato il documento scritto che ci accusava, * inchiodandolo alla croce˚, * e ha annientato il potere della morte: * e noi adoriamo la sua risurrezione il terzo giorno˚. 
Insieme agli arcangeli, * cantiamo la risurrezione di Cristo: * egli è Redentore e Salvatore delle anime nostre, * e con gloria tremenda e forte potere * verrà di nuovo, * per giudicare il mondo che ha creato˚. 
Altri stichirá, anatoliká.
Crocifisso e sepolto,un angelo ti ha proclamato Sovrano;e diceva alle donne: Venite, vedete dove giaceva il Signore: è risorto come aveva detto˚,perché egli è onnipotente. Perciò noi ti adoriamo, o solo immortale˚:Cristo, datore di vita,abbi pietà di noi. 
Con la tua croce * hai abolito la maledizione dell’albero˚; * con la tua sepoltura * hai annientato il potere della morte; * e con la tua risurrezione * hai illuminato il genere umano. * Per questo a te acclamiamo: * Cristo benefattore, Dio nostro, * gloria a te. 
Con timore si aprirono davanti a te, Signore, * le porte della morte, * e i custodi dell’ade alla tua vista sbigottirono˚: * perché tu hai infranto le porte di bronzo * e spezzate le sbarre di ferro˚; * tu ci hai tratti dalle tenebre e dall’ombra di morte * e hai spezzato le nostre catene˚. 
Elevando l’inno della salvezza,cosí con la nostra bocca cantiamo: Venite tutti, prostriamoci nella casa del Signore˚,e diciamo: Tu, che sei stato crocifisso sul legno * e sei risorto dai morti, * e dimori nel seno del Padre˚,perdona i nostri peccati. 
Quindi, delle miròfore, 3 stichirá idiómela.
Tono 2. Di Anatolio.
Prendendo con sé gli aromi, * le miròfore giunsero ai primi albori * alla tomba del Signore. * Ma trovando ciò che non sospettavano, * parlavano tra loro timorose * della pietra che era stata rimossa: * E dove sono i sigilli del sepolcro? * Dove, le guardie di Pilato * che dovevano custodirlo rigorosamente? * Si fece iniziatore delle donne ignare * un angelo sfolgorante che disse loro: * Perché cercate con lamenti il vivente˚, * colui che dà la vita al genere umano? * È risorto dai morti il Cristo Dio nostro, * perché è onnipotente, * e dona a tutti noi * vita, incorruttibilità, illuminazione * e la grande misericordia˚. 
Stesso tono. Di Kumulas.
Perché, o discepole, * mescolate gli unguenti alle lacrime? * La pietra è stata rotolata via, la tomba è vuota. * Guardate la corruzione calpestata dalla vita, * i sigilli che danno chiara testimonianza, * le guardie degli increduli * pesantemente addormentate. * Ciò che è mortale * è stato salvato dalla carne di Dio; * geme l’ade, * e voi correte con gioia a dire agli apostoli: * Il Cristo che ha ucciso la morte, * il primogenito dai morti˚, * vi precede in Galilea˚. 
Di buon mattino le miròfore * raggiunsero sollecite il tuo sepolcro, * cercandoti, o Cristo, * per profumare il tuo corpo immacolato; * ma ammaestrate dalle parole di un angelo, * annunciavano agli apostoli le prove della gioia: * È risorto l’autore della nostra salvezza˚, * spogliando la morte * e donando al mondo l’eterna vita * e la grande misericordia˚.
Gloria. Tono pl. 2. Di Cosma monaco.
Le miròfore, raggiunta la tua tomba, * vedendo i sigilli sul sepolcro * ma non trovando il tuo corpo immacolato, * gementi vennero in fretta, dicendo: * Chi ha rubato la nostra speranza?˚ * Chi ha preso un morto, * nudo, cosparso di mirra, * unico conforto della Madre? * Oh, ma come è stato messo a morte * colui che dona la vita ai morti? * E come è stato sepolto * colui che spoglia l’ade? * Risorgi dunque, o Salvatore, per tuo proprio potere, * al terzo giorno come hai detto˚, * per salvare le anime nostre. 
Ora e sempre. Tono 2.
Si è dileguata l’ombra delle Legge˚ * all’avvento della grazia: * sí, come il roveto pur ardendo non si consumava˚, * cosí vergine hai partorito * e vergine sei rimasta; * invece della colon¬na di fuoco˚ * è sorto il sole di giu¬stizia˚; * invece di Mosè, il Cristo˚, * salvezza delle anime nostre. 
Ingresso. Luce gioiosa.
Prokímenon: Il Signore ha instaurato il suo regno.
Allo stico, stichirón anastásimon. Tono 2.
La tua risurrezione, Cristo Salvatore, * ha illuminato tutta la terra; * tu hai richiamato a te * la creatura da te plasmata. * Signore onnipotente, gloria a te.
Quindi gli stichirá di pasqua (pp. 178-179) con i loro stichi.
Gloria. Tono pl. 1.
Giuseppe insieme a Nicodemo depose dal legno te, che ti avvolgi di luce come di un manto˚; * e contemplandoti morto, nudo, senza una tomba, * iniziò il lamento pieno di compassione, * e dolente diceva: * Ahimè, Gesú dolcissimo! * Poco prima il sole, vedendoti pendere dalla croce, * si ammantava di tenebra; * la terra si agitava per il timore, * si lacerava il velo del tempio; * ma ecco, io ora ti vedo per me volontariamente disceso nella morte. * Come potrò seppellirti, Dio mio? * Come ti avvolgerò in una sindone? * Con quali mani toccherò il tuo corpo immacolato? * O quali canti potrò mai intonare per il tuo esodo, o pietoso?˚ * Magnifico i tuoi patimenti, * inneggio alla tua sepoltura insieme alla tua risurrezione, * acclamando: * Signore, gloria a te. 
Ora e sempre. Giorno della risurrezione..., p. 179.
Apolytíkion. Tono 2.
Quando discendesti nella morte, * o vita immortale, allora mettesti a morte l’ade * con la folgore della tua divinità; * e quando risuscitasti i morti dalle regioni sotterranee, * tutte le schiere delle regioni celesti gridavano: * O Cristo datore di vita, Dio nostro, * gloria a te.
Gloria. Aftómelon.
Il nobile Giuseppe, * calato dal legno il tuo corpo imma¬colato, * lo avvolse in una sindone pura con aromi, * e prestandoti le ultime cure, * lo depose in un sepolcro nuovo˚. * Ma tu il terzo giorno sei risorto, Signore˚, * per donare al mondo la grande misericordia˚. 
Ora e sempre.
Stando presso il sepolcro, * l’angelo gridava alle donne miròfore˚: * Gli unguenti profumati son per i morti, * ma il Cristo si è mostrato estraneo alla corru¬zione. * E voi gridate dunque: * È risorto il Signo¬re, * per donare al mondo la grande misericordia˚. 
Quindi il resto come di consueto e il congedo Colui che è risuscitato dai morti, Cristo, vero Dio nostro...
foto di Cattedrale San Demetrio Megalomartire.

sabato 11 aprile 2015

DOMENICA 12 APRILE 2015 
Sinassario 
Lo stesso giorno, domenica seconda dopo pasqua, si celebra l’inaugurazione della risurrezione di Cristo, e l’apostolo Tommaso che toccò il costato del Signore.
Se un grembo chiuso o una tomba non arrestano,
o Salvatore, il tuo impeto, 
forse che lo potranno le chiavi delle porte?
Per l’intercessione del tuo apostolo Tommaso, 
o Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi. Amen.


                                                                  SABATO — VESPRO
Ufficio del vespro delle feste,
Tono 1. Poema di Giovanni monaco.
     A porte chiuse, * mentre i discepoli erano riuniti,entrasti all’improvviso o Gesú onnipotente, nostro Dio.Stando in mezzo a loro,dando la pace li ricolmasti di Spirito santo˚, * e comandasti loro di rimanere a Gerusalemme senza allontanarsene, * finché non fossero rivestiti di potenza dall’alto˚.Noi dunque a te acclamiamo: * O luce, o risurrezione e pace nostra, * gloria a te.
Otto giorni dopo la tua risurrezione, Signore, * sei apparso ai tuoi discepoli, * nel luogo dove erano riuniti, * e rivolto a loro hai detto: Pace a voi, * mentre al discepolo incredulo hai mostrato le mani * e il petto immacolato; * ed egli, convinto, a te gridava: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
Tommaso detto Didimo * non era con loro quando tu entrasti, * o Cristo, a porte chiuse: * egli perciò non credeva a ciò che gli veniva detto, * perché la sua incredulità servisse a consolidare la nostra fede˚. * E tu non sdegnasti, o buono, * di mostrargli il tuo petto immacolato * e le piaghe delle mani e dei piedi. * Egli toccò e vide e confessò * che tu non sei Dio soltanto, * né solo semplice uomo, * ma esclamava: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
      Mentre i discepoli erano nel dubbio, * l’ottavo giorno ti mostrasti, o Sovrano, * nel luogo dove erano riuniti. * E data la pace dicesti a Tommaso: * Vieni, apostolo, * tocca le mani nelle quali furono confitti i chiodi.O felice incredulità di Tommaso!Egli ha guidato il cuore dei credenti alla conoscenza, e con timore ha esclamato:O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
Tono 2.
     Dopo la tua risurrezione, o Signore, * mentre i tuoi discepoli erano riuniti * e le porte erano chiuse, * ti presentasti in mezzo a loro, * donando la pace. * Anche Tommaso, * convinto alla vista delle tue mani e del tuo costato, * ti confessò Signore e Dio * che salvi quanti sperano in te, o amico degli uomini.
      A porte chiuse, * si presentò Gesú ai discepoli, * togliendo il timore e dando pace. * Poi disse a Tommaso: * Perché non mi credi risorto dai morti? * Stendi la tua mano, * mettila nel mio costato e guarda: * per la tua incredulità infatti * tutti hanno conosciuto la mia passione * e la mia risurrezione, * per gridare insieme a te: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.
     A porte chiuse * ti sei presentato, o Cristo, ai discepoli. * Allora Tommaso, * servendo alla tua economia, * non si trovava con loro, * perciò diceva: * Non crederò se non vedo anch’io il Sovrano: * che io veda il fianco da cui uscirono sangue ed acqua˚, * il battesimo; * che io veda la piaga * dalla quale è stata risanata * la grande ferita dell’uomo; * che io veda che egli non è uno spirito, ma ha carne ed ossa˚. * O tu che hai calpestato la morte * e a Tommaso hai infuso piena certezza, * o Signore, * gloria a te.
Ingresso. Luce gioiosa.
Prokímenon. Il Signore ha instaurato il suo regno.
Allo stico, 3 stichirá idiómela. Tono 4.
    O straordinario prodigio! * L’incredulità ha generato ferma fede. * Tommaso infatti che aveva detto: * Se non vedo, non credo; * dopo aver palpato il costato, * proclamava la divinità di colui che si era incarnato, * il Figlio stesso di Dio. * Ha fatto conoscere colui che nella carne ha patito: * ha annunciato il Dio che è risorto, * e a chiara voce ha gridato: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
Stico: Loda, Gerusalemme, il Signore, loda il tuo Dio, Sion.
      O straordinario prodigio! * Il fieno ha toccato il fuoco * ed è rimasto indenne. * Tommaso ha infatti messo la mano * nel costato igneo di Gesú Cristo Dio, * e non è stato bruciato da questo contatto; * con ardore ha infatti mutato in bella fede * l’incertezza dell’anima, * e dal profondo dell’anima ha gridato: * Tu sei il mio Sovrano e Dio, * risorto dai morti. * Gloria a te.
Stico: Perché ha rafforzato le sbarre delle tue porte, ha benedetto i tuoi figli dentro di te.
     O straordinario prodigio! * Giovanni ha riposato sul petto del Verbo˚, * Tommaso ha ottenuto di toccare il suo costato: * e l’uno ne ha tremendamente tratto l’abisso della teologia, * mentre l’altro è stato reso degno * di iniziarci all’economia, * perché chiaramente ci presenta le prove della sua risurrezione, * esclamando: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 1.
      O amico degli uomini, * grande e incomparabile * è la moltitudine delle tue compassioni!˚ * Tu hai tollerato di essere schiaffeggiato dai giudei, * di essere palpato da un apostolo * e di essere sottoposto a indagini dagli increduli. * Come ti sei incarnato? * Come sei stato crocifisso, * o senza peccato?˚ * Insegnaci dunque a gridare a te come Tommaso: * O mio Signore e mio Dio, gloria a te.

Apolytíkion. Tono grave.
        Col sepolcro sigillato˚, * o vita, * sei sorto dalla tomba,  o Cristo Dio, * e a porte chiuse * ti sei presentato ai discepoli˚, * o risurrezione di tutti˚, * per rinnovare in noi, * grazie a loro, * uno spirito retto˚, * secondo la tua grande misericordia˚.
Quindi il resto come di consueto e il congedo nel modo seguente:
Colui che ha calpestato la morte, e a Tommaso ha dato piena certezza, Cristo, vero Dio nostro...

sabato 4 aprile 2015







 
URIME PER PASKET 2015 
ME NJ DASHURI TE KRISHTIT CE NGJALLE TE ZEMBRAT T'ONA ME TE FALAT TE MESHES :
 

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ketis en tis mnìmasin zoìn charisà menos.
Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita.
Krisht U ngjall !Ai tue vdekur , ndridhivdekjen e shkrete e te vdekurevet te varret i dha Gjellen e Vertete

venerdì 3 aprile 2015

SANTO E GRANDE VENERDÍ 
 VESPRO
Sacerdote: Benedetto il regno...,  
Stico 1: Se osservi le iniquità, Signore, Signore, chi potrà resistere? Sí, presso di te è l’espiazione.
Trasmutava per il timore tutto il creato, * vedendo te,o Cristo, appeso alla croce: * il sole si oscurava, * e si scuotevano le fondamenta della terra, * l’universo soffriva insieme a colui che l’universo aveva creato. * O tu che volontariamente per noi hai sofferto, * o Signore, gloria a te.
Stico: Per amore del tuo nome a lungo ti ho atteso, Signore, ha atteso l’anima mia la tua parola. Ha sperato l’anima mia nel Signore.
 Lo stesso tropario.
Stico: Dalla veglia del mattino fino a notte, dalla veglia del mattino speri Israele nel Signore.
Tono 2.
Perché medita cose vane˚ * il popolo empio e iniquo? * Perché ha condannato a morte la vita di tutti? * O grande prodigio! * Il Creatore del mondo è consegnato nelle mani degli iniqui, * l’amico degli uomini è innalzato sul legno * per liberare i prigionieri dell’ade che acclamano: * O longanime Signore, gloria a te!
Stico: Perché presso il Signore è la misericordia, e grande è presso di lui la redenzione, ed egli redimerà Israele da tutte le sue iniquità.
Oggi la Vergine immacolata, * vedendoti innalzato sulla croce, o Verbo, * soffrendo nelle sue viscere materne, * era crudelmente trafitta al cuore˚, * e gemendo penosamente dal profondo dell’anima, * era tormentata dalle doglie che non aveva sofferto nel parto˚, * e dolorosamente gridava tra molte lacrime: * Ahimè, Figlio divino! * Ahimè, luce del mondo!˚ * Perché sei tramontanto ai miei occhi, o agnello di Dio? * Perciò le schiere degli incorporei, * prese da tremore dicevano: * Incomprensibile Signore, gloria a te.
Stico: Lodate il Signore, genti tutte, dategli lode, popoli tutti.
Vedendoti, o Cristo, appeso al legno, * te, Dio e Creatore di tutte le cose, * colei che senza seme ti ha generato * amaramente esclamava: * Figlio mio, dove è tramontata * la bellezza della tua figura?˚ * Non posso vederti ingiustamente crocifisso! * Affréttati, dunque, risorgi, * perché anch’io veda * la tua risurrezione dai morti il terzo giorno˚.
Stico: Perché piú forte si è fatta per noi la sua misericordia, e la verità del Signore rimane in eterno.
Tono pl. 2.
Oggi il Sovrano del creato compare davanti a Pilato, * è dato alla croce il Creatore di tutte le cose, * condotto come un agnello, per suo proprio volere. * È confitto con chiodi, * ha il fianco trafitto, accosta le labbra a una spugna: * lui che ha fatto piovere la manna˚; * è colpito da schiaffi sulle guance il Redentore del mondo; * è schernito dai propri servi colui che tutti ha plasmato. * Oh, l’amore del Sovrano per gli uomini! * Per i suoi crocifissori invoca il proprio Padre, dicendo: * Perdona loro questo peccato, * perché non sanno questi iniqui il male che fanno˚.
Gloria. Tono pl. 2.
Oh! Come ha potuto l’iniqua sinagoga * condannare a morte il Re del creato? * Come non arrossiva dei benefici che egli le confermava ricordandoli * e dicendo: * Popolo mio, che mai ti ho fatto?˚ * Non ho riempito di prodigi la Giudea? * Non ho risuscitato i morti con la sola parola?˚ * Non ho guarito ogni dolore e malattia?˚ * Come dunque mi ricambiate voi? * Perché mi avete dimenticato? * In cambio di guarigioni mi coprite di piaghe, * in cambio della vita mi mettete a morte, * appendendo al legno come malfattore il benefattore, * come dissolvitore della Legge il legislatore, * come un condannato il Re di tutti. * O longanime Signore, gloria a te!
Ora e sempre. Stesso tono.
Oggi vediamo compiersi un tremendo e straordinario mistero: * l’intangibile è catturato, * viene legato colui che scioglie Adamo dalla maledizione˚; * è iniquamente interrogato colui che scruta cuori e reni˚; * è rinchiuso in una prigione colui che ha chiuso l’abisso; * compare davanti a Pilato * colui davanti al quale si tengono con tremore le potenze dei cieli; * il Creatore è schiaffeggiato dalla mano della creatura; * è condannato alla croce il Giudice dei vivi e dei morti˚; * è deposto in una tomba il distruttore dell’ade. * O tu che per compassione tutto sopporti, * e tutti salvi dalla maledizione, * o paziente Signore, gloria a te.
Ingresso col vangelo. Luce gioiosa, , e le letture.
Prokímenon. Tono 4.Si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
Stico: O Dio, Dio mio, volgiti a me: perché mi hai abbandonato?
 Lettura del libro dell’Esodo (33,11-23).
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla al proprio amico; poi egli se ne tornava all’accampamento, mentre il suo servo, il giovane Gesú figlio di Nave, non usciva dalla tenda. Mosè disse al Signore: Ecco, tu mi dici: Fa’ salire questo popolo, ma non mi hai manifestato chi manderai con me. Tu mi hai detto: Mi sei noto al di sopra di tutti e hai trovato grazia presso di me. Se dunque ho trovato grazia al tuo cospetto, mostrami te stesso, che io ti veda in modo da conoscerti, affinché realmente io abbia trovato grazia presso di te, e affinché io sappia che è tuo popolo questa grande nazione. Ed egli: Io stesso camminerò davanti a te e ti darò riposo. E Mosè a lui: Se tu stesso non vieni con me, non farmi partire da qui. E come si potrebbe realmente sapere che ho trovato grazia presso di te, io e questo tuo popolo, se non per il fatto che tu vieni con noi. Allora avremo gloria, io e il tuo popolo, al di sopra di tutte le nazioni che sono sulla terra. E il Signore disse a Mosè: Farò anche questo che hai detto, perché hai trovato grazia al mio cospetto e mi sei noto al di sopra di tutti. Ed egli: Manifestami te stesso. Gli disse: Io passerò davanti a te con la mia gloria, e pronuncerò davanti a te il mio nome ‘Signore’, e avrò misericordia di chi avrò misericordia, avrò pietà di chi avrò pietà. E disse: Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo vedrà il mio volto e resterà in vita. E disse il Signore: Ecco un luogo vicino a me: tu starai sulla roccia; quando la mia gloria passerà io ti porrò nel cavo della roccia e ti proteggerò ponendo su di te la mia mano, finché io sia passato: poi toglierò la mano e allora mi vedrai di spalle, ma il mio volto non ti verrà mostrato.
Prokímenon. Tono 4.
Giudica, Signore, quelli che mi fanno ingiustizia, combatti quelli che mi combattono.
Stico: Mi hanno reso male per bene, e sterilità all’anima mia.
Lettura del libro di Giobbe (42,12-17, piú aggiunta propria del testo greco).
Il Signore benedisse la condizione finale di Giobbe piú della precedente. Aveva quattordicimila pecore, seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine al pascolo. Gli nacquero sette figli e tre figlie: egli chiamò la prima Giorno, la seconda Cassia, la terza Corno di Amaltea, e non era possibile trovare figlie migliori di quelle di Giobbe sotto il cielo: e il padre le fece eredi insieme ai loro fratelli. Dopo la sua sofferenza, Giobbe visse centosettant’anni: l’insieme degli anni della sua vita fu di duecentoquaranta, e Giobbe vide i suoi figli e i figli dei suoi figli fino alla quarta generazione, poi Giobbe morí vecchio e colmo di giorni. Di lui è scritto che risorgerà di nuovo assieme a quelli che il Signore fa risorgere. Costui, come è spiegato nel libro siriaco, abitava nella regione dell’Ausitide, ai confini dell’Idumea e dell’Arabia, e prima il suo nome era Iobab. Avendo preso una moglie araba, generò un figlio di nome Ennon. Egli poi era figlio di suo padre Zare, uno dei figli di Esaú, e di sua madre Bosorra: sicché egli era il quinto da Abramo.
Lettura della profezia di Isaia (52,13-54,1).
Cosí dice il Signore: Ecco il mio servo comprenderà, e sarà grandemente esaltato e glorificato. Molti per te rimarranno sbigottiti, perché proprio cosí sarà privato di gloria il tuo aspetto di fronte agli uomini, e ti sarà tolta ogni gloria tra i figli degli uomini. Cosí stupiranno di lui molte genti, e i re chiuderanno la bocca, perché vedranno ciò che di lui non era stato loro annunciato: e quanti non l’avevano udito, comprenderanno. Signore, chi ha creduto al nostro annuncio? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Abbiamo portato un annuncio: come un bambino davanti a lui, come radice in terra assetata. È sfigurato, senza gloria: lo abbiamo visto ed era privo di forma e di bellezza, anzi il suo aspetto era disonorato, non era piú quello di qualsiasi altro figlio d’uomo. Un uomo colpito, che ha imparato a portare la debolezza; il suo volto ha suscitato disprezzo, è stato disonorato, non è stato tenuto in nessun conto. Costui porta i nostri peccati, e per noi è nel dolore: noi lo abbiamo considerato uno nella pena, colpito, nella disgrazia, ma è stato ferito per i nostri peccati, è stato reso debole a causa delle nostre iniquità. È su di lui il castigo che ci ottiene pace: dalle sue piaghe siamo stati guariti. Noi tutti eravamo erranti come pecore, ciascuno andava errante per la sua strada, e il Signore ha consegnato lui per i nostri peccati, ed egli, maltrattato, non apriva bocca.
Come pecora è stato condotto al macello, come agnello muto davanti a chi lo tosa: cosí egli non apriva bocca. Nella sua umiliazione gli è stato tolto ogni diritto: ma la sua generazione, chi la descriverà? Sí, vien tolta dalla terra la sua vita: per le iniquità del mio popolo è stato condotto a morte. Metterò i malvagi di fronte alla sua tomba e i ricchi di fronte alla sua morte: poiché egli non ha commesso iniquità, né vi è inganno nella sua bocca, e il Signore vuole purificarlo dalla piaga. Se fate offerte per il peccato, la vostra anima vedrà una discendenza longeva: e il Signore vuole liberarlo dalla pena della sua anima, mostrargli la luce, plasmarlo nell’intelligenza, giustificare un giusto che rende grande servizio a tanti: egli porterà i loro peccati. Per questo farà eredi molti e dividerà le spoglie dei forti: perché ha dato alla morte la sua vita ed è stato annoverato tra gli iniqui, mentre egli ha portato i peccati di molti, e per le loro iniquità è stato consegnato. Gioisci, o sterile che non partorisci, esplodi in grida, tu che non soffri doglie: perché sono piú numerosi i figli dell’abbandonata di quelli della maritata.
Apostolo.
Prokímenon. Tono pl. 2.Mi hanno posto in una fossa profondissima, in luoghitenebrosi e nell’ombra di morte.
Stico: Signore, Dio della mia salvezza, di giorno ho gridato.
Lettura della prima epistola ai Corinti (1,18-2,2).
Fratelli, la parola della croce è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è piú sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è piú forte degli uomini. 
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesú, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore. 
Alleluia. Tono 1.
Salvami, o Dio, perché le acque sono penetrate fino all’anima mia.
Stico: Mi hanno dato fiele in cibo, e nella mia sete mi hanno abbeverato di aceto.
Stico: Siano ottenebrati i loro occhi cosí da non vedere, e tu piega sempre il loro dorso.
Vangelo secondo Matteo.
(Mt 27,1-38; Lc 23,39-43; Mt 27,39-54; Gv 19,31-37; Mt 27,55-61).
In quel tempo, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesú, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesú era stato condannato, si pentí e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente. Ma quelli dissero: Che ci riguarda? Veditela tu. Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue. E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato ‘Campo di sangue’ fino al giorno d’oggi. Allora si adempí quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
Gesú intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: Sei tu il re dei giudei? Gesú rispose: Tu lo dici. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: Non senti quante cose attestano contro di te? Ma Gesú non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesú chiamato il Cristo? Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua. 
Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesú. Allora il governatore domandò: Chi dei due volete che vi rilasci? Quelli risposero: Barabba! Disse loro Pilato: Che farò dunque di Gesú chiamato il Cristo? Tutti gli risposero: Sia crocifisso! Ed egli aggiunse: Ma che male ha fatto? Essi allora urlarono: Sia crocifisso! Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre piú, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi. E tutto il popolo rispose: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesú, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. 
Allora i soldati del governatore condussero Gesú nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: Salve, re dei giudei! E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo cosí schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Golgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesú, il re dei giudei. 
Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. (secondo Luca, 23,39-43) Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! Ma l’altro lo rimproverava: Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male. E aggiunse: Gesú, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso. (secondo Matteo, 27,39-54) Quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce! Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. 
Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesú gridò a gran voce: Elí, Elí, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e cosí gli dava da bere. Gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo. E Gesú, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesú, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: Davvero costui era Figlio di Dio.
(secondo Giovanni, 19,31-37). Era il giorno della Para-sceve e i giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesú e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpí il fianco con la lancia e subito ne uscí sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
(secondo Matteo, 27,55-61) C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesú dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesú. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesú. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesú, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lí, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria.
Quindi la consueta ektenía: Diciamo tutti. Il Concedici. Completiamo, ecc. pp. 169-171.
Dopo l’ekfónisis, i 4 apósticha stichirá prosómia, al momento in cui si esce con l’epitáfios. Comincia il secondo coro. 
Tono 2. Aftómelon.
Quando dal legno * Giuseppe d’Arimatea depose morto te, * la vita di tutti, * allora, o Cristo, egli ti avvolse con mirra in un lenzuolo˚: * l’amore lo spingeva a baciare, con cuore e labbra, * il tuo corpo immacolato; * ma trattenendosi per il timore, * con gioia a te gridava: * Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Stico: Il Signore ha instaurato il suo regno, si è rivestito di splendore, si è rivestito il Signore di potenza e se ne è cinto.
Quando nel sepolcro nuovo fosti deposto per tutto l’universo, * o Redentore dell’universo, * sbigottí al vederti l’ade schernito˚; * si spezzarono le sue sbarre, furono infrante le sue porte˚, * si aprirono i sepolcri, risuscitarono i morti. * Allora Adamo pieno di gratitudine, con gioia a te gridava: * Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Stico: E cosí ha reso saldo il mondo che non sarà scosso.
Quando nella tua carne, volontariamente, * fosti rinchiuso in una tomba, * rimanendo incircoscrivibile e infinito per la natura della tua divinità, * allora sbarrasti le stanze segrete della morte, * e svuotasti, o Cristo, tutti i regni dell’ade. * Allora hai fatto degno anche questo sabato * di benedizione divina e di gloria˚, * e del tuo splendore.
Stico: Alla tua casa si addice la santità, Signore, per la lunghezza dei giorni.
Quando le potenze celesti, o Cristo, * ti videro calunniato da iniqui come seduttore, * e la pietra del sepolcro sigillata˚ * dalle mani che avevano trafitto il tuo fianco immacolato, * fremettero di fronte alla tua ineffabile longanimità. * Ma godendo per la nostra salvezza, a te acclamavano: * Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Gloria. Ora e sempre. Idiómelon. Tono pl. 4.
Giuseppe insieme a Nicodemo depose dal legno te, *che ti avvolgi di luce come di un manto˚; * e contemplandoti morto, nudo, insepolto, * iniziò il lamento pieno di compassione, * e dolente diceva: * Ahimè, Gesú dolcissimo! * Poco prima il sole, vedendoti pendere dalla croce, * si ammantava di tenebra; * la terra si agitava per il timore, * si lacerava il velo del tempio; * ma ecco, io ora ti vedo per me volontariamente disceso nella morte. * Come potrò seppellirti, Dio mio? * Come ti avvolgerò in una sindone? * Con quali mani toccherò il tuo corpo immacolato? * O quali canti potrò mai intonare per il tuo esodo, o pietoso?˚ * Magnifico i tuoi patimenti, * inneggio alla tua sepoltura insieme alla tua risurrezione, * acclamando: * Signore, gloria a te.
Ora lascia, p. 180. Trisagio. Santissima Triade. Padre nostro. Poiché tuoi sono, p. 15, e i seguenti apolytíkia.
Aftómelon. Tono 2.
Il nobile Giuseppe, * calato dal legno il tuo corpo immacolato, * lo avvolse in una sindone pura con aromi, * e prestandoti le ultime cure, * lo depose in un sepolcro nuovo˚.
Stando presso il sepolcro, * l’angelo gridava alle donne miròfore˚: * Gli unguenti profumati sono per i morti, * ma il Cristo si è mostrato estraneo alla corru¬zione.
 Congedo:
Gloria a te, o Dio, speranza nostra, gloria a te.
Cristo, vero Dio nostro, che per noi uomini e per la nostra salvezza ha accettato, nella carne, la tremenda passione, la croce vivificante e la sepoltura volontaria, per l’intercessione...
Per le preghiere dei nostri santi padri, Signore Gesú Cristo, Dio nostro, abbi pietà di noi.
Tutti: Amen.

giovedì 2 aprile 2015

                        OGGI   3 APRILE 2015   
Sinassario : la seguente memoria:
Nel santo e grande venerdí, celebriamo i santi e tremendi patimenti salvifici del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesú Cristo, da lui per noi volontariamente accettàti: ricordiamo gli sputi, gli schiaffi, le percosse, gli oltraggi, gli scherni, la tunica di porpora, la canna, la spugna, l’aceto, i chiodi, la lancia, e soprattutto la croce e la morte, tutti eventi accaduti il venerdí. 
              Ricordiamo anche la salvifica confessione sulla croce del buon ladrone crocifisso col Signore.  
                           

                               UFFICIATURA DELLE ORE DEL  SANTO E GRANDE VENERDÍ

                                                                                   Ora prima
Il Benedetto. Re celeste. Trisagio. Santissima Triade. Padre nostro. Poiché tuoi sono, p. 117. Signore pietà, 12 volte. Glo­ria. Ora e sempre. Venite, adoriamo, 3 volte. Quindi i salmi seguenti.
Salmo 5
2.   Alle mie parole porgi l’orecchio, Signore, comprendi il mio grido.
3.   Volgiti alla voce della mia supplica, o mio Re e mio Dio, perché te io pregherò, Signore.
4.   Al mattino esaudirai la mia voce; al mattino mi presen­terò a te e tenderò lo sguardo.
5.   Poiché tu non sei un Dio che vuole l’iniquità; non abiterà presso di te il malvagio,
6.   né resteranno i trasgressori davanti ai tuoi occhi: hai preso in odio quanti operano iniquità.
7.   Farai perire quanti parlano menzogna; l’uomo di sangue e di inganno lo abomina il Signore.
8.   Ma io per l’abbondanza della tua misericordia entrerò nella tua casa: mi prostrerò al tuo tempio santo, nel tuo timore.
9.   Signore, guidami nella tua giustizia: a causa dei miei nemici dirigi davanti a te la mia via.
10. Poiché non c’è verità in bocca loro, il loro cuore è vano, sepolcro aperto è la loro gola, con la loro lingua tramavano inganni.
11. Giudicali, o Dio: falliscano nelle loro trame; per la moltitudine delle loro empietà scacciali, poiché ti hanno amareggiato, Signore.
12. Ma si allietino tutti quelli che in te sperano: in eterno esulteranno, e tu porrai la tua dimora in loro; si glorieranno in te quanti amano il tuo nome, perché tu benedirai il giusto.
13. Signore, ci hai circondati con lo scudo del tuo compiacimento.
Salmo 2
1.   Perché si agitarono le genti e i popoli meditarono cose vuote?
2.   Si presentarono i re della terra e i príncipi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo:
3.   Spezziamo le loro catene e gettiamo via da noi il loro giogo!
4.   Colui che abita nei cieli li deriderà, il Signore si farà beffe di loro.
5.   Allora parlerà ad essi nella sua ira e li sconvolgerà nel suo sdegno.
6.   Ma io sono stato costituito re da lui sopra Sion, il suo monte santo,
7.   per annunciare il precetto del Signore. Il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
8.   Chiedi a me e ti darò le genti in eredità, e in possesso i confini della terra.
9.   Le pascerai con verga di ferro, come vaso di vasaio li frantumerai.
10. E ora, re, comprendete; lasciatevi correggere, voi che giudicate la terra.
11. Servite il Signore nel timore ed esultate per lui con tremore.
12. Abbracciate la correzione, che non si adiri il Signore e vi perdiate dalla via giusta. Quando divamperà improvviso il suo sdegno, beati tutti quelli che confidano in lui.
Salmo 21
2.   O Dio, Dio mio, volgiti a me: perché mi hai abbandonato? Lontano dalla mia salvezza il debito dei miei delitti!
3.   Dio mio, griderò a te di giorno e non esaudirai, di notte, e non è stoltezza per me.
4.   Ma tu abiti nel santuario, tu lode di Israele.
5.   In te hanno sperato i nostri padri e sono stati salvati, hanno sperato e li hai liberati.
6.   A te hanno gridato e sono stati salvati, in te hanno sperato e non sono rimasti confusi.
7.   Ma io sono verme e non uomo, obbrobrio degli uomini e disprezzo del popolo.
8.   Quanti mi osservavano si sono beffati di me, hanno aperto le labbra, hanno scosso la testa:
9.   Ha sperato nel Signore: lo liberi, lo salvi poiché gli vuol bene!
10. Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mia speranza fin dalle mammelle di mia madre.
11. Su di te sono stato gettato fin dal grembo, dal seno di mia madre sei tu il mio Dio.
12. Non allontanarti da me, perché la tribolazione è vicina, perché non c’è chi aiuta.
13. Mi hanno accerchiato molti vitelli, pingui tori mi hanno stretto.
14. Hanno aperto su di me la loro bocca, come leone rapace e ruggente.
15. Come acqua sono stato effuso, sono state disgiunte tutte le mie ossa; il mio cuore è divenuto come cera che fonde in mezzo al mio seno.
16. Si è inaridita come coccio la mia forza, la mia lingua sta incollata al palato, fino alla polvere della morte mi hai fatto scendere.
17. Perché mi hanno accerchiato molti cani, il raduno dei malvagi mi ha stretto, hanno perforato le mie mani e i miei piedi,
18. hanno contato tutte le mie ossa, mentre essi stavano ad osservare e a guardarmi.
19. Si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
20. Ma tu, Signore, non tenere lontano da me il mio aiuto, volgiti in mio soccorso.
21. Libera dalla spada l’anima mia, dalla zampa del leone la mia unica.
22. Salvami dalla bocca del leone e dalle corna degli unicorni la mia piccolezza.
23. Racconterò il tuo nome ai miei fratelli, inneggerò a te in mezzo all’assemblea.
24. Voi che temete il Signore, lodatelo, tutta la discendenza di Giacobbe, glorificatelo; lo tema tutta la discendenza di Israele:
25. perché non ha disprezzato né detestato la supplica del povero, e non ha distolto da me il suo volto, quando gridavo a lui mi ha esaudito.
26. Da te la mia lode nella grande assemblea. Adempirò i miei voti davanti a quelli che lo temono.
27. Mangeranno i miseri e saranno saziati, e loderanno il Signore quelli che lo cercano: vivranno i loro cuori nei secoli dei secoli.
28. Se ne ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie delle genti.
29. Perché del Signore è il regno ed egli è sovrano sulle genti.
30. Hanno mangiato e hanno adorato tutti i pingui della terra; davanti a lui si prostreranno tutti quelli che scendono nella terra; e l’anima mia vive per lui,
31. lo servirà la mia discendenza. Si proclamerà del Signore la generazione ventura;
32. e proclameranno la sua giustizia al popolo che sarà generato, che il Signore ha fatto.
Gloria. Ora e sempre. Alleluia, 3 volte. Signore, pietà, 3 volte.
Gloria. Tropario. Tono 1.
Alla tua crocifissione, o Cristo, * è stata distrutta la tirannide, * è stata calpestata la potenza del nemico: * non un angelo, infatti, non un uomo, * ma tu stesso, Signore, ci hai salvati˚. * Gloria a te!        
Ora e sempre. Theotokíon.
Come ti chiameremo, o piena di grazia? * Cielo, perché hai fatto sorgere il sole di giustizia˚. * Paradi­so, perché hai fatto germogliare * il fiore dell’incorrut­tibi­lità. * Vergine, perché sei rimasta incorrotta. * Madre pura, * perché hai tenuto tra le tue sante braccia come Figlio * il Dio dell’univer­so. * Imploralo, dunque, * per la salvezza delle anime nostre.      
Comincia a salmeggiare il primo coro.
Stichirá idiómela. Tono pl. 2.
Oggi si lacera il velo del tempio * accusando gli iniqui,  e il sole nasconde i suoi raggi * vedendo il Sovrano crocifisso.
Di nuovo lo stesso cantato dall’altro coro. Poi il primo coro dice lo stico.
Stico: Perché si agitarono le genti e i popoli meditarono cose vuote?          
Quindi il seguente tropario. Tono pl. 4.
Come pecora, o Cristo Re, * sei stato condotto al macello, * e come agnello senza macchia˚ * sei stato inchiodato alla croce da uomini empi, * per i nostri peccati, o amico degli uomini.
Stico: Si presentarono i re della terra e i príncipi si riunirono insieme.
L’altro coro canta di nuovo lo stesso tropario. Quindi il primo coro:
Gloria. Tono pl. 4.
Agli iniqui che ti avevano catturato, * paziente cosí parlavi, o Signore: * Avete colpito il pastore e disperso le undici pecore˚, * i miei discepoli, * eppure potrei avere qui piú di dodici legioni di angeli˚. * Ma sono longanime perché si compiano * le cose occulte e segrete che vi ho manifestato˚ * per mezzo dei miei profeti. * O Signore, gloria a te.          
Ora e sempre. Di nuovo lo stesso, secondo coro.
Prokímenon. Tono 4.
Usciva e parlava allo stesso modo; contro di me bisbigliavano tutti i miei nemici, contro di me tramavano mali.
Stico: Beato colui che ha intelligenza del povero e del misero: nel giorno cattivo lo libererà il Signore.
Lettura della profezia di Zaccaria (11,10-13).
Cosí dice il Signore: Prenderò la mia bella verga e la  getterò via, per sciogliere il patto che ho fatto con tutti i popoli, e in quel giorno sarà sciolto. I cananei conosceranno le pecore per me custodite, perché è parola del Signore. E dirò loro: Se vi pare bene, datemi la mia mercede, se no rifiutatemela. Ed essi fissarono come mia mercede trenta denari d’argento. E il Signore mi disse: Mettili nella fonderia e vedrò se è metallo provato, cosí come sono stato valutato io da loro. E presi i trenta denari e li gettai nella fonderia nella casa del Signore.
Apostolo.
Lettura dell’epistola di Paolo ai Galati (6,14-18).
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella  croce del Signore nostro Gesú Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesú nel mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesú Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Vangelo.
Lettura del santo vangelo secondo Matteo (27,1-56).
In quel tempo, venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti
        e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesú, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesú era stato condannato, si pentí e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente. Ma quelli dissero: Che ci riguarda? Veditela tu. Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue. E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato ‘Campo di sangue’ fino al giorno d’oggi. Allora si adempí quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
Gesú intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: Sei tu il re dei giudei? Gesú rispose: Tu lo dici. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: Non senti quante cose attestano contro di te? Ma Gesú non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesú chiamato il Cristo? Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua. Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesú. Allora il governatore domandò: Chi dei due volete che vi rilasci? Quelli risposero: Barabba! Disse loro Pilato: Che farò dunque di Gesú chiamato il Cristo? Tutti gli risposero: Sia crocifisso! Ed egli aggiunse: Ma che male ha fatto? Essi allora urlarono: Sia crocifisso! Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre piú, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi. E tutto il popolo ­rispose: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesú, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
Allora i soldati del governatore condussero Gesú nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: Salve, re dei giudei! E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo cosí schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Golgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesú, il re dei giudei.
 Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesú gridò a gran voce: Elí, Elí, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e cosí gli dava da bere. Gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo.
E Gesú, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesú, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: Davvero costui era Figlio di Dio. C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesú dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.
Quindi:
Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e nessuna ini­quità mi domini.
Riscattami dalla calunnia degli uomini, e custodirò i tuoi comandamenti.
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo, e insegnami i tuoi decreti.
Si riempia di lode la mia bocca, Signore, perché io inneggi alla tua gloria, tutto il giorno alla tua magni­fi­cenza.
Trisagio. Santissima Triade. Padre nostro. Poiché tuoi sono, p. 15.
Kondákion. Tono pl. 4.
Venite, celebriamo tutti * colui che per noi è stato crocifisso. * Maria lo contemplò sulla croce e diceva: * Anche se subisci la croce, * tu sei il mio Figlio e Dio.
Signore, pietà, 40 volte. Tu che in ogni tempo... Signore, pietà, 3 volte. Gloria. Ora e sempre. Piú venerabile dei cherubini. Nel nome del Signore. Dio abbia pietà di noi, p. 124. E la seguente preghiera:

O Cristo, luce vera che illumini e santifichi ogni uomo che viene nel mondo˚, si imprima su di noi la luce del tuo volto˚, affinché con essa vediamo la luce inaccessi­bile˚. E dirigi i nostri passi nel compimento dei tuoi comandamenti per l’intercessio­ne della purissima Madre tua e di tutti i tuoi santi. Amen.