martedì 15 ottobre 2013


VITA

 di 

San Longino Martire 

memoria  16 ottobre 2013


Soldato romano che con la sua lancia trafisse il costato di Gesù Crocifisso. Secondo la tradizione, la linfa che defluì dal fianco divino lo guarì da un'infermità oculare e lo convertì.
Etimologia: Longino = alto, lungo, dal latino Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Gerusalemme, commemorazione di san Longino, venerato come il soldato che aprì con la lancia il costato del Signore crocifisso.
Si tratta di un santo di cui molto si è parlato e scritto in tutti i sinassari orientali, nei Vangeli, epistole dei Santi Padri, vangeli apocrifi e martirologi sia orientali che occidentali. Tutta questa massa di citazioni ha determinato la combinazione di tre diversi personaggi in cui viene identificato. Nel primo caso si tratta di un soldato che con un colpo di lancia squarciò il costato di Cristo sulla croce, il suo nome deriverebbe appunto dalla lancia; nel secondo caso è identificato con il centurione che era presente alla morte di Gesù e che commosso da ciò che vede, ne afferma la divinità, unica voce favorevole in un coro d’insulti e scherni; nel terzo caso Longino sarebbe il centurione che comandava il picchetto di soldati messo a guardia del sepolcro del crocifisso che comunque secondo alcuni testi, sarebbero gli stessi che avevano presenziato alla crocifissione.
La tradizione orientale celebra Longino come il centurione che riconobbe la divinità di Gesù e ne custodì il sepolcro; quella occidentale lo celebra sia come il soldato del colpo di lancia, sia come il centurione che afferma la divinità sotto la croce.
Ambedue le tradizioni dicono che Longino abbandona la milizia, viene istruito nella fede dagli apostoli e se ne va a Cesarea di Cappadocia dove conduce una vita di santità, prodigandosi per la conversione dei gentili, ed infine subisce il martirio morendo decapitato.
Tuttavia la passio del martire diventa ancora diversa fra le due tradizioni: in quella latina egli è un soldato isaurico che viene arrestato e processato dal preside di Cesarea di Cappadocia, Ottavio che a sua volta si converte come pure il suo segretario Afrodisio che subisce anch’egli il martirio; in quella greca egli è nativo di Cesarea dove infatti si ritira in un possedimento paterno, poi sobillato dai giudei, Ponzio Pilato lo accusa all’imperatore come disertore e lo fa uccidere da due sicari, la testa del martire viene portata a Gerusalemme e mostrata a Pilato e poi gettata nell’immondizia, in seguito viene recuperata da una vedova miracolosamente guarita dalla cecità.
Un antichissimo testo letterario, il primo che parla di Longino, cioè l’Ep. XVII, 15 di s. Gregorio Nisseno (m. 394 ca.) riporta fra l’altro che già nel secolo IV, Longino era considerato l’evangelizzatore della Cappadocia come gli Apostoli singolarmente lo erano di altre regioni.
È incredibile il numero dei giorni del calendario in cui viene ricordato, i vari martirologi, sinassari, calendari orientali, codici ecc. lo ricordano in giorni diversi nei mesi di marzo, ottobre, novembre ed altri.
Il Martirologio Romano seguendo quello Geronimiano lo celebra il 15 marzo mentre gli orientali, anche in questo divisi, in massima parte lo celebrano il 16 ottobre.
Gli artisti in ogni tempo sono stati attratti dalla singolarità del personaggio e abbinandolo alla scena della crocifissione con lancia o senza lancia, l’hanno immortalato nelle loro opere; è importante ricordare che nella grande basilica di S. Pietro, alla base di uno dei quattro enormi piloni che sorreggono l’immensa cupola e che circondano lo spazio dell’altare con il baldacchino del Bernini, vi è la grande statua di s. Longino, dello stesso Bernini, centurione che per primo riconobbe la divinità di Cristo.


Autore: Antonio Borrelli

16 OTTOBRE 2013

Memoria del santo martire 

Longino, il centurione che era sotto la croce.

VESPRO

Al Signore, ho gridato, 3 stichirá prosómia.
Tono 4. Come generoso fra i martiri.
Vedendo, o glorioso, insieme al buon ladrone˚ * colui che era divenuto mortale, * che aveva sperimentato la croce, * che aveva oscurato lo splendore del sole˚ * e dal fianco aveva fatto scaturire * la remissione salvifica˚, * tu lo hai confessato Dio e Sovrano˚, * che volontariamente aveva subíto la passione˚, * per la sua smisurata compassione.
Vedendo appesa al legno la vite fruttifera˚ * zampillante vino di vita e di remissione, * o glorioso, * accostasti le labbra del cuore * e, bevendo, fosti ricolmo di letizia, * rigettando l’ama¬ra incredulità * come uomo di senno, * come chi manifestamente sceglie il bene * al posto del male.
Messo a morte il tiranno * con l’ardire delle tue parole, * ti consegnasti a volontaria immolazione, * senza temere, o Longino degno di ogni lode, * la morte che ti procurava per grazia * la vita immortale: * perciò con fede celebriamo la tua solennissima memoria, * supplicandoti di intercedere per noi * presso il Signore.
Gloria. Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.
Il centurione Longino, * avendo contemplato nella tua passione, o Cristo, * il tempio squarciato˚, * ti proclamava ai giudei Figlio di Dio. * Perciò quei malvagi, * recisa la sua divina testa con la spada, * la gettarono nel letame; * ma una donna la trovò * e le pupille chiuse dei suoi occhi furono aperte; * con lei anche noi a te gridiamo: * O tu che hai incoronato * colui che per te ha lottato, * per le sue suppliche * illumina anche gli occhi del nostro cuore * perché noi glorifichiamo te, Dio, * inchiodato alla croce per salvarci.
Ora e sempre. Theotokíon. Riposta nei cieli.
Io solo * piú di tutti i figli degli uomini ho peccato, * io solo, l’infelice, * commettendo cose che in nessun modo * si possono esprimere con la parola, * o immacolata, * né sono sopportabili all’udito; * per questo ti prego: * Perdona, Sovrana, perdona * e donami conversione, * donami confessione, * donami gemiti e lacrime, * perché in tal modo, col cuore contrito, * io sempre levi il grido: * Ho peccato, ho peccato, * siimi propizio, salvami˚.
Oppure stavrotheotokíon, stessa melodia.
Una spada, come disse Simeone, * ha trapassato il tuo cuore˚, * santissima Sovrana, * al vedere colui che da te * per un’ineffabile decreto era rifulso, * innalzato da iniqui sulla croce come un condannato, * abbeverato di aceto e di fiele˚, * col fianco trafitto˚, * le mani e i piedi inchiodati; * e facendo lamento alzavi grida, * esclamando quale madre: * Perché, Figlio dolcissimo, * questo mistero nuovo?
Allo stico, stichirá dall’októichos.
Gloria. Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.
Stando presso la croce * e osservando quanto era accaduto, * vedendo crocifisso sul legno * colui che è Dio e uomo, * tu a lui gridavi: * Nel tuo regno ricordati di me, Signore˚. * Perciò il Salvatore ti diceva: * Beato sei tu, Longino, * e il tuo ricordo è di generazione in generazione˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Il terzo giorno sei risorto.
In te ripongo, o Vergine, * tutta la mia speranza: * non trascurarmi, * ma affréttati, o buona, a salvarmi presto * dalle passioni che mi molestano * e che ogni giorno mi fanno guerra.
Oppure stavrotheotokíon, stessa melodia.
Vedendo la Madre-di-Dio tutta immacolata, * pendere dal legno la nostra vita˚, * come madre faceva lamento gridando: * Figlio mio e Dio mio, * salva coloro che con amore ti cantano.
Apolytíkion. Tono 4.
Il tuo martire, Signore, * con la sua lotta, * ha ricevuto da 
te, nostro Dio, * la corona dell’incorruttibilità: * con la tua forza, infatti, * ha abbattuto i tiranni * ed ha anche spezzato * le impotenti audacie dei demoni. * Per le sue preghiere, * o Cristo Dio, * salva le anime nostre.

sabato 5 ottobre 2013

Domenica III di LUCA

La chiamata di Dio
1Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull`uomo; 12infatti io non l`ho ricevuto né l`ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com`ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18Inseguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore
(Gai 1,11-19): Autenticità della missione di Paolo
Per giustificare il ministero che esercita presso i Galati e che al cuni contestano, san Paolo racconta come sia stato chiamato da Dio stesso: la sua vocazione viene da Dio e da nessun altro.
a. Rispondendo alle calunnie di cui è fatto oggetto da parte dei suoi oppositori, Paolo ribadisce che il suo Vangelo e la sua missio ne vengono da Cristo stesso. Dio l'aveva predestinato a questo mi nistero ancor prima della sua nascita.
b. Del resto va anche a renderne conto a Pietro, e Pietro, respon sabile della Chiesa, gli dà la sua approvazione: nessuno quindi ha più il diritto di contestare la sua opera.
c. Non pochi cristiani, soprattutto dopo il Concilio, si sono la sciati incantare da pretesi teologi che, senza mandato, dicevano di interpretarlo, mentre lo tradivano. Non cediamo alla voglia di un nuovo vangelo, secondo i gusti e le mode del giorno.

Risurrezione del figlio della vedova di Nain
11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo»

Alle porte di un villaggio della Galilea Gesù incrocia un corteo funebre: portanalla sepoltura il figlio di una povera vedova. Preso dalla pietà, Gesù risuscita il ragazzo e lo restituisce alla madre.
a.  Con quale sovrana semplicità Cristo, mosso a compassione davanti al dolore di quella madre, richiama in vita il defunto e lo rimette tra le braccia della donna!
b.   Questo racconto prepara la dichiarazione che Gesù farà qual che giorno più tardi' agli inviati di Giovanni, venuti a domandargli se è veramente lui il messia atteso: «I ciechi vedono, i sordi odono, i morti risorgono».
c. Questa risurrezione ce ne ricorda molte altre che, anche se non così spettacolari, non sono però meno reali e preziose: la ri surrezione di tanti e tanti peccatori, ai quali la misericordia di Dio restituisce la vita della grazia.

La vita ha un senso? Portiamo in noi stessi un desiderio inap pagabile di felicità.
Essere felice! Non c'è fibra del nostro essere che non gridi alto questo desiderio.

- La vita di quaggiù può darci la completezza del nostro essere? No, essa è limitata, effimera: dura appena qualche anno. In più è fe conda di prove di ogni sorta. Ci dà anche delle gioie, ma passeg gere e che spesso costano sudori, fatiche e lacrime. E i risultati? «L'uomo - dice un poeta - è un angelo caduto, che si ricorda del cielo». La terra non gli basterà mai!
- Solo la vita immortale è in grado di saziare il nostro smisurato desiderio di felicità. Del resto, questo è stato all'origine il piano di Dio: ha creato l'uomo immortale per farlo partecipe della sua feli cità. Ingannato dal demonio, sviato dall'orgoglio, l'uomo ha abban donato la sola via che conduce al Padre: quella dell'obbedienza e dell'amore. Poi la terra ha prodotto solo triboli e spine.
- Cristo - mistero d'amore - è stato mandato a riaprire la via del cielo. Chi ascolta Cristo e lo segue, non può perdersi. In lui e per lui tutto è grazia, anche le pene e le miserie della vita presente:
tutto serve per elevarsi fino al Padre. È la croce di Cristo che ha reso possibile la sua risurrezione il mattino di pasqua: in questa luce le croci della terra, le preoccupazioni, le sofferenze, le lacrime si trasfigurano, si trasformano in gioia eterna. Ricordiamoci della via delle beatitudini: essa conduce alla felicità perché conduce a Dio.

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DOMENICA 6 OTTOBRE 2013

S.TOMMASO APOSTOLO 

Tommaso, soprannominato Didimo, il gemello, fu scelto dal Signore come Apostolo. La sua notorietà è dovuta alla sua incredulità alla testimonianza degli altri apostoli riguardo alla risurrezione del Signore. Quando il Signore apparve nuovamente disse a Tommaso: "Guardate le mie mani ... e metti la tua mano nel mio costato, e non essere incredulo, ma credente" (Gv 20:27). La tradizione racconta che Tommaso predicò la parola di Dio ai Medianiti, Parti, Persiani Indiani. Fu martirizzato dal re Smidaios per aver convertito e battezzato Azanes suo figlio, sua moglie Tertia, e le sue due figlie Migdonia e Marka. Fu consegnato a cinque soldati e fu condotto su una montagna e lì, trafitto con le lance. La fondazione delle Chiese Malabrese e Malankarese dell'India è attribuita a lui.

mercoledì 2 ottobre 2013