sabato 5 ottobre 2013

Domenica III di LUCA

La chiamata di Dio
1Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull`uomo; 12infatti io non l`ho ricevuto né l`ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com`ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18Inseguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore
(Gai 1,11-19): Autenticità della missione di Paolo
Per giustificare il ministero che esercita presso i Galati e che al cuni contestano, san Paolo racconta come sia stato chiamato da Dio stesso: la sua vocazione viene da Dio e da nessun altro.
a. Rispondendo alle calunnie di cui è fatto oggetto da parte dei suoi oppositori, Paolo ribadisce che il suo Vangelo e la sua missio ne vengono da Cristo stesso. Dio l'aveva predestinato a questo mi nistero ancor prima della sua nascita.
b. Del resto va anche a renderne conto a Pietro, e Pietro, respon sabile della Chiesa, gli dà la sua approvazione: nessuno quindi ha più il diritto di contestare la sua opera.
c. Non pochi cristiani, soprattutto dopo il Concilio, si sono la sciati incantare da pretesi teologi che, senza mandato, dicevano di interpretarlo, mentre lo tradivano. Non cediamo alla voglia di un nuovo vangelo, secondo i gusti e le mode del giorno.

Risurrezione del figlio della vedova di Nain
11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo»

Alle porte di un villaggio della Galilea Gesù incrocia un corteo funebre: portanalla sepoltura il figlio di una povera vedova. Preso dalla pietà, Gesù risuscita il ragazzo e lo restituisce alla madre.
a.  Con quale sovrana semplicità Cristo, mosso a compassione davanti al dolore di quella madre, richiama in vita il defunto e lo rimette tra le braccia della donna!
b.   Questo racconto prepara la dichiarazione che Gesù farà qual che giorno più tardi' agli inviati di Giovanni, venuti a domandargli se è veramente lui il messia atteso: «I ciechi vedono, i sordi odono, i morti risorgono».
c. Questa risurrezione ce ne ricorda molte altre che, anche se non così spettacolari, non sono però meno reali e preziose: la ri surrezione di tanti e tanti peccatori, ai quali la misericordia di Dio restituisce la vita della grazia.

La vita ha un senso? Portiamo in noi stessi un desiderio inap pagabile di felicità.
Essere felice! Non c'è fibra del nostro essere che non gridi alto questo desiderio.

- La vita di quaggiù può darci la completezza del nostro essere? No, essa è limitata, effimera: dura appena qualche anno. In più è fe conda di prove di ogni sorta. Ci dà anche delle gioie, ma passeg gere e che spesso costano sudori, fatiche e lacrime. E i risultati? «L'uomo - dice un poeta - è un angelo caduto, che si ricorda del cielo». La terra non gli basterà mai!
- Solo la vita immortale è in grado di saziare il nostro smisurato desiderio di felicità. Del resto, questo è stato all'origine il piano di Dio: ha creato l'uomo immortale per farlo partecipe della sua feli cità. Ingannato dal demonio, sviato dall'orgoglio, l'uomo ha abban donato la sola via che conduce al Padre: quella dell'obbedienza e dell'amore. Poi la terra ha prodotto solo triboli e spine.
- Cristo - mistero d'amore - è stato mandato a riaprire la via del cielo. Chi ascolta Cristo e lo segue, non può perdersi. In lui e per lui tutto è grazia, anche le pene e le miserie della vita presente:
tutto serve per elevarsi fino al Padre. È la croce di Cristo che ha reso possibile la sua risurrezione il mattino di pasqua: in questa luce le croci della terra, le preoccupazioni, le sofferenze, le lacrime si trasfigurano, si trasformano in gioia eterna. Ricordiamoci della via delle beatitudini: essa conduce alla felicità perché conduce a Dio.

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