domenica 30 agosto 2015

31 AGOSTO 2015 
       Memoria della deposizione della preziosa cintura
 della Santissima Madre-di-Dio (942).

                                                                      VESPRO


Tono 4. Come generoso fra i martiri.
L’urna contenente la tua cintura, * o Madre-di-Dio, * si   fa ogni giorno conoscere ai tuoi servi * come arca di san­ti­tà˚, * come sacra cinta fortificata, * gloria e vanto * e ­fonte di guarigioni: * per questo oggi, in sacra as­sem­blea, * celebriamo le tante tue magnificenze * e l’o­cea­no dei tuoi prodigi.
Ci rallegriamo di avere questa festa * della santa deposi­zione della tua cintura, * o Madre-di-Dio: * perché oggi ti sei degnata di donare alla tua città * una sacra mura­glia, * un asilo inviolabile, * un dono pre­zioso, * un’inaliena­bile ricchezza di guarigioni, * un fiume ricol­mo * dei carismi dello Spirito.
Ecco il luogo gloriosissimo, * ecco la casa piena di luce, * nella quale è stato deposta * la cintura della Madre-di-Dio, * preziosa in virtú della grazia. * Veni­te, uomini, * ad attingerne visibilmente illuminazione e perdono, * e con cuore grato acclamate: * Ti benedicia­mo, Vergine tutta santa, * noi salvati dal tuo parto.
Gloria. Ora e sempre. Tono 2.
La Chiesa di Dio ha cinto la tua santa cintura, * o Madre-di-Dio tutta immacolata, * come fulgidissima corona, * e risplende oggi gioiosa, * e misticamente danza, o Sovrana, * acclamando a te: * Gioisci, prezioso diadema * e corona della divina gloria. * Gioisci, sola gloria e gioia eterna * dell’intero popolo cristiano. * Gioi­sci, porto, prote­zione e salvezza * di quanti accorrono a te.
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono 4. Hai dato come segno.
Hai dato alla tua città la tua cintura, * o gloriosissima,  come sicurissimo vincolo * che con divine energie la custodisce da ogni pericolo * e la conserva inespugnabile per i nemici, * mentre essa acclama: * Mia forza e mio vigore * e mia degna esultanza * è solo il tuo Figlio e Signore, * lui che è pietoso.

Stico: Ha santificato la sua dimora l’Altissimo.
Coloro che piamente regnano, o tutta pura, * gioiosa­mente cinti della tua cintura * come di prezioso diadema, * si gloriano nelle tue magnificenze * e si rendono temibili * per i nemici che sempre ci combattono; * celebrandoti, gridano a colui * che oltre ogni comprensione da te è nato: * O Gesú onnipotente, * salva tutti, nella tua amorosa pietà.
Stico: Gli impeti del fiume rallegrano la città di Dio.
Cingici di potenza, o Vergine, * con la tua cintura, * rafforzandoci contro i nemici, * sottomettendo le passioni * che ci tiranneggiano e ci fanno guerra, * e sempre elargendoci con l’impassibilità * i premi della vittoria, * perché puramente ti glorifichiamo * e gridiamo con ardore al Figlio tuo: * O Gesú onnipotente, * salva tutti, nella tua amorosa pietà.
Gloria. Ora e sempre. Tono 2.
Con i sensi e la mente purificàti, * anche noi cele­briamo gioiosi con gli angeli * una festa solenne, * intonando il canto di Davide * per la Vergine sposa * del Cristo Re Dio nostro, * e diciamo: * Sorgi, Signo­re, verso il tuo riposo, * tu e l’arca della tua santità˚: * tu l’hai infatti adornata * come piacevole palazzo e l’hai data in eredità * alla tua città, o Sovrano, * per­ preser­varla e proteggerla * con la tua possente forza * dai barbari avver­sari, * grazie alle sue pre­ghiere.     
Apolytíkion. Tono pl. 4.

Madre-di-Dio sempre Vergine, * protezione degli uomini, * hai donato alla tua città, come potente riparo, * la veste e la cintura del tuo corpo immacolato, * rima­ste incorrot­te * grazie al tuo parto senza seme: * in te infatti natura e tempo sono rinnovati. * Noi dunque ti sup­pli­chiamo * di donare a tutta la terra la pace, * e alle anime nostre la grande miseri­cordia˚.           

venerdì 14 agosto 2015

                               La Dormizione di Maria nell’innografia siro orientale.



Oggi il cielo dei cieli la canta sorella

La tradizione siro orientale, a cui appartengono la Chiesa Assira e la Chiesa Caldea, ha dei testi innografici notevoli per le feste della Santissima Vergine Maria. Molti di questi testi, in forma innorafica, sono entrati nei libri liturgici per le diverse festività, e specialmente gli inni di Giorgio Warda, autore vissuto tra a fine del XII e l’inizio del XIII secolo ad Arbela, nell’attuale Iraq. Il nome Warda (che significa rosa in siriaco) è un soprannome legato alla raccolta delle sue composizioni poetiche nei libri liturgici siro orientali. Si tratta di poemi teologici e omelie metriche per le feste liturgiche del Signore, della Vergine Maria e dei santi. In due dei suoi inni dedicati a Maria, troviamo approfondito il tema del suo transito in cielo. Sono dei testi in cui l’autore medita il mistero di Maria, vergine e madre di Cristo Redentore dell’uomo. Queste righe, ispirate ai testi di una delle tradizioni teologiche e liturgiche del prossimo Oriente cristiano, vogliono essere anche una forma di preghiera e di vicinanza umana e cristiana a tanti cristiani della tradizione siro orientale e delle altre tradizioni cristiane sofferenti e martirizzati nei nostri giorni in Oriente ed ovunque. 
Giorgio inizia tutti e due i suoi inni applicando a Maria tutta una serie di titoli cristologici e quindi mariologici presi dai testi e dai fatti veterotestamentari: “Se io la chiamassi (Maria) terra, sarei un insensato, perché so che lei non ha chi le somigli sulla terra… La potrei paragonare al giardino i cui quattro fiumi, ai quattro angoli, si dividevano? Ma la sorgente che scorreva dal paradiso non ha salvato nessuno… Da Maria invece è zampillata una fonte, che quattro bocche hanno sparso, la quale inebriò tutta la terra…”. E quindi Giorgio prosegue il suo paragone esegetico trattenendosi su alcune figure e personaggi presi dal libro della Genesi, cioè l’albero, l’arca, la roccia, il roveto: “Lei è l’albero stupendo che produsse il frutto meraviglioso… Lei è l’arca fatta di carne in cui si riposò il vero Noè… Lei è la figlia di Abramo che Adamo prevedeva in figura; portò il figlio e Signore di Abramo… Lei è la roccia donde sorse una fonte… Lei è il roveto prodigioso arso dal fuoco, in cui abitò per nove mesi il fuoco incandescente…”. 
Nella parte centrale di ambedue gli inni, il poeta canta il mistero della morte di Maria. Seguendo la tradizione degli apocrifi, Giorgio descrive si potrebbe dire tutta la liturgia celebrata nella piena comunione tra il cielo e la terra. In primo luogo descrive la presenza, quasi vedendo e contemplando la rappresentazione iconografica della festa, di tutti i personaggi venuti dal cielo per celebrare Maria nel suo transito: “Nel giorno della separazione del corpo dalla gloriosa anima, gli angeli solennemente si precipitarono dal cielo per rendere omaggio a lei…, dal seno della quale zampillava la vita per tutto il genere umano! Gli angeli vennero dall’alto, i profeti risuscitarono, gli apostoli venero dai quattro venti per celebrare la sua gloria”. Quasi facendo un parallelo tra la morte e risurrezione di Cristo, e quella di sua Madre, Giorgio Warda canta la pasqua di Maria facendovi presente anche la figura di Adamo e della sua discendenza: “Venne Adamo, che era stato ucciso dalla moglie, per vedere l’esaltazione di sua figlia. Vennero Israele e gli antenati, Isaia e i suoi compagni… I profeti assieme ai patriarchi, gli apostoli con i pastori… Durante la sua vita visse morta al mondo e, morendo, richiamò i morti alla vita. I profeti sono usciti dai loro sepolcri, ed i patriarchi dalle loro tombe…”. E seguendo la descrizione quasi iconografica prosegue: “Lei fu portata sulle nubi ed esaltata fra gli spiriti, per ricevere la lode immortale per tutta l’eternità”. E l’autore si trattiene quasi in ogni dettaglio a descrivere la liturgia che è celeste e terrestre allo stesso tempo, attorno al transito di Maria; liturgia celebrata dagli angeli e dagli uomini, dai profeti e dagli apostoli, dalla creazione intera, a lode di Maria e di Cristo stesso; sono delle strofe in cui Giorgio adopera delle immagini molto belle e toccanti come quella della pioggia che invidia il grembo di Maria: “Il firmamento e le nubi piegarono le ginocchia, ed i fulmini si unirono ai tuoni per irradiare il suo splendore e diffondere la gloria di suo Figlio. La pioggia e la rugiada invidiarono il suo grembo perché, mentre loro nutrono solo semi della terra, esso ebbe l’onore di nutrire il Creatore dei semi. Le stelle la adorarono, il sole e la luna si inchinarono davanti a lei. Il cielo la proclamò beata, il cielo dei cieli la professò sorella”. Quindi a partire dalla descrizione fatta nella tradizione apocrifa della festa, il poeta, accanto alla liturgia celeste colloca anche quella terrestre, con la presenza dei Dodici accanto al letto funebre di Maria: “Fra gli apostoli alcuni erano già morti, gli altri erano in vita ma lontani. I morti sono risuscitati, e quelli lontani si assembrarono, alla sua morte”. Liturgia celeste e terrestre celebrata dagli angeli e dagli apostoli che diventano, con Maria, intercessori per tutti gli uomini: “Gli apostoli, in processione, portarono il suo corpo, i profeti ed i sacerdoti scortarono la sua bara. Gli angeli intrecciarono corone e le bocche ignee le resero omaggio. E nel momento del suo transito, la sua intercessione venne in aiuto agli afflitti. I malati e le anime sofferenti furono esauditi all’invocazione del suo grande nome”. 
E Giorgio Warda conclude il secondo dei suoi inni con una lunga serie di beatitudini a Maria, che sono un canto all’incarnazione in lei del Verbo di Dio: “Beata sei, o Vergine fidanzata, o donna che hai generato un figlio… Beata sei, o madre senza padre, il cui Figlio non ebbe padre tra i mortali! Beata sei, o terra, nella quale si formò e in cui abitò, incarnandosi, il Dio di Adamo. Beata sei, o città dell’Altissimo e tabernacolo del Figlio del Creatore. Beata sei, o cielo terrestre che hanno invidiato le acque di sopra i cieli. Beata sei, tu, per la quale fu ristabilita per Adamo e la sua discendenza la salvezza eterna!”.
E come troviamo spesso tra gli innografi cristiani, anche Giorgio chiede alla fine dei suoi inni l’intercessione e la preghiera di Maria: “Per me, che sono di tutti gli uomini il più peccatore, e per tutto il popolo che celebra la Tua festa, chiedi il perdono e la remissione dei peccati, o Tu, il cui Figlio regna nella gloria eterna. Amen”.

P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma.
15 AGOSTO 2015

MEMORIA DELLA DORMIZIONE DELLA NOSTRA 

SANTISSIMA SOVRANA LA MADRE-DI-DIO E 

SEMPRE VERGINE MARIA


                                                                        
                                                                      VESPRO


Oh çë famasmë e madhe ! Burimi i gjellës ë vënë te varri e shkallë për kjillin aì bënet Gëzou ,o Jetsimanì, ndenjë e shejte e Mëmës s’Perëndìs. Ulurijëm me gëzìm, o të besmë, bashkë me Gavriilin Krieëngjëllin: t’falemi , o e Hir-plota , in’ Zot ë me Tij e paj t’ënt dhuron jetës të madhen lipisì.
O straordinario prodigio! La fonte della vita è depo sta in un sepolcro, e la tomba diviene scala per il cielo. Rallégrati, Getsemani, santo sacrario della Madre-di-Dio. Acclamiamo, o fedeli, con a capo Gabrie le: Gioisci, piena di grazia, con te è il Signore che tramite te elargisce al mondo la grande miseri cor dia . 
Cçë çudhi Misteret thtë, o e Dëlirë! E të Lartit throni u dëftove , 0 Zonjë e nga dheu sot shkon në kjiell. Lëvdia jote lambaris me të shkëlkjìerit e Hirit t’ënt. Virgjërë, ngjipij në kjiell bashkë me-Mëmën e Rregjit . T’falemi , o e Hir-plota , in’Zot ë Tij .
Oh, i tuoi misteri, o pura! Sei divenuta trono del l’Altissimo, o Sovrana, e oggi sei passata dalla terra al cielo.La tua nobile gloria rifulge di gra zie divinamente splendenti. O vergini,levatevi in alto insie me alla Madre del Re. Gioisci, piena di grazia, con te è il Signore,che tramite te elargi sce al mondo la grande misericordia
Të flëjturit t’atë lëvdojën Pustetet,Thronet, Parësit, Zotërit , fukjit e Hjeuvimtë e të dreruashmit Serafimë. Gëzonen njerëzit të udhëhèkjurë nga lëvd’a jote. Rregjërat të përmisen bashkë me Arkëngjëjitë e Ëngjëjitë e këndojën : Të fatemi, o e Hir-plota, me tij ë in’Zot çë paj t’ënt i jep jetës Të madhen lipisi.
Danno gloria alla tua dormizione potestà, troni, principati, dominazioni, potenze, cherubini, e i tremendi serafini. Esultano gli abitanti della terra, fregiandosi della tua divina gloria. Cadono ai tuoi piedi i re insieme agli arcangeli e agli angeli, e cantano: Gioisci, piena di grazia, con te è il Signore, che tramite te elargisce al mondo la grande misericor dia.
Lëvdì….nanì…
z.i 1. Për urdhurìm të Perëndìs, theoforët Apostij klenë marrë në erë e kjellur mbi mjekughat.
z.i 5. E u mbëjodhën rreth të dëlirit Kurmit t’ënt, o krua e gjellës ,dhe puthën me lutësì.
z.i 2. E më të sipërmitë fukjì të kjielliavet jerdhën me krietarin e ‘tire .
z.i 6. Sa t’i bëjën nder të përfalurit kurm çë kjelli t’ën’Zonë.
Të mbushurë me dre ata vijën bashkë me Apostojitë me madhështì e pa u par i ulurijën të Parëvet e Ëngjëjvet : Po shi’se isht vien vajza e hjynushme, e Zonja e gjithëve!
z.i 3.Ngrëni diert e prini mirë me viershë të bukur Mëmë e te paperënduashmes Dritë.
z.i 7. Se pr’anë t’asaj gjithë njerëzitë patën shëndetë. Na ngë kusojëm t’e vërrejëm, as jemi të zotë t’e lëvdojëm si nget .
z.i 4. Shkelkjësia e’ saj ja shkon çëdò ndëlgimi.
z.i 8. Andai, Mëma e t’in’Zoti e dëlirë, ti çë rron gjithëmonë bashkë me gjellëdhënësin Rrekjëe Bir , pa pushim lutu, ruaj e shpëtò nga çëdò ngarie kundrështore popullin t’ënt, se na tij kemi si pështrim.
z.i I Tij të këndojëm e të lumërojëm me zë të lart e gazmor për gjithëmonë.Gloria. Ora e sempre.
Tono 1.Gli apostoli teòfori, portati su nubi per l’aria da ogni parte del mondo, a un cenno del divino pote re,
Tono pl. 1. giunti presso il tuo corpo immacolato origi ne di vita, gli tributavano le più calde manifesta zioni del loro amore.
Tono 2. Le supreme potenze dei cieli, presentan dosi insieme al loro Sovrano,
Tono pl. 2. scortano piene di timore il corpo puris simo che ha accolto Dio; lo precedono in ascesa ul tramon dana e, invisibili, gridano alle schie re che stanno più in alto: Ecco, è giunta la Madre-di-Dio, regina dell’u ni verso.
Tono 3. Sollevate le porte, e accoglietela con onori degni del regno ultramondano, lei che è la Madre dell’eterna luce.
Tono grave. Grazie a lei, infatti, si è attuata la salvezza di tutti i mortali. In lei non abbiamo la forza * di fissare lo sguardo, ed è impossibile tribu tarle degno onore.
Tono 4. La sua sovreminenza eccede infatti ogni mente.
Tono pl. 4. Tu dunque, o immacolata Madre-di-Dio, che sempre vivi insieme al tuo Re e Figlio apportatore di vita, incessantemente intercedi perché sia pre ser vato e salvato da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo: noi godiamo infatti della tua protezione,
Tono 1. e per i secoli, con ogni splendore, ti procla miamo beata.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Piesë nga Libri i të Bërit (XXVIII,10-17)
Dolli jashta Jakobi nga pusi i bes e u nis për Harran e si arrù te një vend ,posa dielli kishë perënduir, kjëndroi të flëj atjè.
E mori një gur të vendit e e vuri nën kryes e u kjëllua gjumi e ndërriti se ju duk një shkallë çë nga dheu ngjipej njera te kjiellia e ëngjëjit e t’ in’Zoti hipeshën e sdripeshën mbi atë .In’Zot ju duk mbi atë e i tha : U jam Perandia i t’ it eti e Perëndia i Isaakut , mos u trëmp.Dheun mbi të çilin ti je flë ka të t’e jap tij e farës t’ënde. E fara jote ka t’jet si rëra e dheut e ka t’shumësonet në perëndìm e në lindie,në verì e në jugë e tek ti e te fara jote ka t’jen lëvduar gjithë fiset e dheut.
E U do t’jem me tij ; dua të ruanjë te gjithë; dhromet çë do t’bësh e do t’t’prier te ki dhe .Pse U ngë do t’t’lë kurr njera çë ngë mbaronja gjithë atë çë thash .E si u sgjua Jakobi nga aì gjum mori e tha : te ki vend isht in’Zot e u ngë e dija. E tue u trëmbur tha: Sa i dreruashëm ë ki vend . Ngë mënd’t’jet veç se shpia e t’in’Zoti e këjo dera e Parraisit!
Lettura del libro della Genesi (28,10-17).
Giacobbe partí dal pozzo del giuramento e si
diresse verso Carran; si imbatté in un luogo e là si mise a dormire perché era tramontato il sole. Prese una delle pietre che erano lí, se la pose sotto il capo, si addor mentò in quel luogo e sognò: ed ecco, una scala appog giava sulla terra mentre la sua cima raggiungeva il cielo; gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa, mentre il Signore vi si appoggiava, e gli disse: Io sono il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco, non temere: la terra su cui giaci, la darò a te e alla tua discendenza. E la tua discendenza sarà come la sabbia della terra, e si estenderà verso il mare, verso mezzo giorno, verso settentrione e verso oriente, e saranno benedette in te e nella tua discendenza tutte le tribú della terra. Ed ecco, io sono con te per custodirti in tutto il cammino che farai; e ti farò tornare in questa terra, perché non ti abbandonerò sinché io non abbia fatto tutto quello di cui ti ho parlato. Giacobbe si destò dal suo sonno e disse: Il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo! Ebbe timore e disse: Quanto è tremendo que sto luogo! Altro non è che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo.
2. Piesë nga profetsia e Ezekjielit ( 43,27-34;44,1-49)
E nga e tetëta ditë profetrat ka t’bëjën mbi theroren olokaustet t’aj për shpëtimin t’ëj e U do t’i pres mirë, thot in’Zot.
Më solli pran nga dera e jashtëme te shejtores çë vërren lindien e këjo ishë e mbëllime .E më tha in’Zot : kjo derë ka t’kjandronja e mbëllime ; nga ka t’jet sbillur e mosnjerì ka t’i shkonjë përçë in’Zot Perëndia i Israelit ka t’hinjë nga ajo e ka t’kjëndronjë e mbëllime. Pse ki kryetar ka t’ujet mbi atë sa t’hanjë bukë përpara t’in’Zoti . Ka t’hinjë nga tremeja e derës të Elamit e andeje ka t’dalnjë.
E më kjelli te trèmeja e derës çë vërren veriun përpara shipis e t’in’Zoti e pash : Shpia e t’in’Zoti ishë plotë me lëvdì.
Lettura della profezia di Ezechiele (43,27-44,4).
A partire dal giorno ottavo, i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri sacrifici pacifici, e voi mi sarete accetti, dice il Signore. E mi fece volgere per la via della porta esterna del santuario che guarda ad oriente: essa era chiusa. E il Signore mi disse: Questa porta resterà chiusa, non verrà aperta e nessuno passerà per essa, perché per essa entrerà il Signore Dio d’Israele, e rimarrà chiusa. Poiché il principe, lui siede in essa per prender cibo. Entrerà per la via del portico della porta e per la sua via uscirà. E mi introdusse per la via della porta che guarda a settentrione, di fronte al tempio: e vidi, ed ecco, era piena di gloria la casa del Signore.
3. Piesë nga të Thënat ( 9,1-11)

Dieja stisi për të një shpi e ngrëjti shtatë shtyltë ; therti shtazat të majme të’sai ,përgatiti verën e shtroi triesën . Dërgoi shërbëtorat e ‘saj tue ghrisur me zë ta mathë sa të pijën, tue thënë : kush ngë isht i urt le të vinjë tek U . E atireve kuj i duhet ndëlgim i tha: ejani hani bukën t’ime e pini verën çë U përziejta për ju .
Leni lënësit e do t’rroni ; kërkoni urtësin sa të rroni e do t’ndrekjëni mendien me të njohurit . Kush kjërton të likjët do t’jet dhunuar,kush kjërton të palutshmit isht shar . Kjërtimet e të palutshmit janë shplaka atij.
Mos i kjërtë të likjët , mos të të mbajën mbëri ; kjërtò të , urtin e aì ka t’t’det mirë .Mësò të urtin e aì do t’bënet më i urt e aì do të bëhet më i urt ; ip këshill të drejtit e ai do t ‘ shtonjë dituris s’tij . Të zënit fill e Diejës isht trëmbësira e t’in’Zoti . Shejtrat duan ndëlgim . Mendim i mirë ë të njihet Ligja. Me këtë vjershë ka t’rrosh shumë mot e ka t’shtonen tij vietë gjellie .
Lettura del libro dei Proverbi (9,1-11).
La sapienza si è costruita una casa e ha eretto a soste gno
sette colonne. Ha sgozzato i suoi animali, ha versato nel calice il suo vino e ha preparato la sua mensa. Ha mandato i suoi servi a invitare al banchetto con alto proclama, dicendo: Chi è stolto si rivolga a me. E a quelli che mancano di senno dice: Venite, mangiate il mio pane e bevete il vino che ho mesciuto per voi. Abbandonate la stoltezza e vivrete, cercate la prudenza per poter aver vita e dirigere l’in telligenza con la conoscenza. Chi rimprovera dei mal vagi ne ricaverà per sé disonore e chi correggerà l’empio ne avrà biasimo, perché i rimproveri fatti all’empio sono per lui lividure. Non rim pro verare dei malvagi perché non ti prendano in odio: rimpro vera il saggio e ti amerà.
Da’ un’opportunità al saggio e diven terà più saggio, istruisci un giusto e aumenterà la sua istru zione. Principio della sapienza è il timore del Signore, e il con si glio dei santi è intelligenza. Conoscere poi la Legge è cosa di una buona mente. In questo modo, infatti, vivrai a lungo e ti verranno aggiunti anni di vita.
Apostiha .
T. 3. Ejani , o popuj , të këndojëm gjithëshejten Virgjërë e delirë. Nga Ajò na jerdhi me viershë i pathënëshëm Fiala e Perëndìs e mishëruarë. Le të thërresiëm : E bekuarë ti je mbi gjithë grat,i lum aì gji çë kjelli Krishtin . Tue truajtur shpirtin te duart e ‘tij , lutiu , o e pastërë ,të na ruanjë shpirtrat t’anë.
Ms. 131,8 . Ngreu o i Madh’inë Zot , nga pushimi jit : ti e arka e shejtërimit t’ënt.

Venite popoli, celebriamo la santissima Vergine pura , dalla quale ineffabilmente è venuto, incarnato, il Verbo del Padre; acclamiamo e diciamo : Benedetta tu fra le donne, benedetto il grembo che ha portatoli cristo. Deposta l’anima nelle sue sante mani, o immacolata, intercedi ora per la salvezza della anime nostre.
Stico: Sorgi, Signore, verso il tuo riposo, tu e l’arca della tua santità. 
Të lëvduashmitë të flëjtur t’ënt, e Dëlira e gjithëshejta Virgjërë lusmët e Ëngjëjvet në kjiell e jinìt e njerëzëvet mbi dheun lumërojën. Pse ti u bëre Mëma e Bëresit e gjithësìs, t’ Krishtit Perëndì.
Mos pushò, të parkalesiëm, t’i lutesh për ne çë - pas Perëndìs – vum shpresat t’ona tek Ti , o Mëma e Perëndìs gjithë e lëvduashme Virgjërë .
Le folle degli angeli in cielo, e la stirpe degli uomini in terra proclamano beata la tua augusta dormi zione, santissima Vergine pura: tu sei stata Madre del Creatore di tutti, il Cristo Dio. Non cessare, ti preghiamo, di implorarlo per noi che, dopo Dio, in te abbiamo riposto le nostre speranze, o Madre-di-Dio degna di ogni canto, ignara di nozze.
Stico: Ha giurato il Signore la verità a Davide, e non l’annullerà.

Ms.131,11. Bëri be in’ Zot Davidhit mbi të Vërtetën e ngë do t’e mohonjë: ka t’vë te thtoni jit një
nga pema e gjirit t’ënt.

Kënkën e Davidhit sot , o popuj, këndojëm Krishtit Perëndì : e prapa Asaj do t’venë përpara Rregjit t’jerë virgjëresha, ka t’jenë kjellur edhè gjitonët eìsaj; ka t’jen kjellur me gëzim e me harè. Pse pema e farës s’Davidhit, paj të çilës na u bëm bij të Perëndìs, kle ngjipur në lëvdì nga duart e t’ Birit t’saj e Zot , me viershë të pandëlguashëm. Na tue e kënduar si Mëma e Perëndìs,thërresiëm e thomi : shpëtona neve çë të ligjërojëm Mëma e t’in’Zoti, nga çë ndodhie të kekjie e limona nga rrëzikjet shpirtrat t’anë.
Cantiamo oggi, o popoli, il cantico di Davide al Cristo Dio: Saranno condotte al Re le vergini dietro a lei, le sue compagne saranno condotte con gioia ed esultanza. La figlia di Davide, infatti, grazie alla quale siamo stati deificati, passa glorio samente e ineffabilmente nelle mani del proprio Figlio e So vrano. Celebrandola quale Madre-di-Dio, acclamiamo dicendo: Salva da ogni sventura quanti ti confessano Madre-di-Dio, e libera dai pericoli le anime nostre.
Lëvdi…. Nanì….
Kur ti, o Virgjërë Mëma e t’in’Zoti, shkove te jit Bir çë leu ngah ti me viershë i pathënëshëm, u ndoth Japku i vëllai i t’in’Zoti e i pari Jerarhë, Pitri krietari i ndershëm i theologëvet : gjithë kori i Apostojvet ishë atjé . Ata këndojën së bashku Misterin të hjynushëm e të famasëshëm të ikonomìs të Krishtit Zot. E tue përgatitur kurmin t’ënt krua gjellie, faltore e Perëndìs, gëzoneshën, o e lëvduashme. Në kjell gjithë shejtat e të nderuasmet fukjì të Ëngjëjvet, si të llavura për famasmën thëshëjën njeri t’jetrit : ngrëni diert, e prini Atë çë lindi Bëresin e kjiellit e të dheut ; me dhoksolojì le të këndojëm të shejtin e të ndershmin kurm çë mbajti t’ën’Zonë për ne i papar . andai edhè na të kremtojëm kujtimin e të thërresiëm, o gjithë e lëvduashme: ngre fukjin e të krështerëvet e na shpëtò shpirtrat t’anë.
Gloria. Ora e sempre. Tono 4. Quando te ne sei andata, o Vergine Madre-di-Dio, presso colui che da te ineffabilmente è nato, erano presen ti Giacomo fratello di Dio e primo pontefice, insieme a Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, e tutto il coro divino degli apostoli: con inni teologici atti a manifestarne la divinità, essi celebravano il divino e stra ordi nario mistero dell’eco nomia del Cristo Dio; e pre stando le ultime cure al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, gioivano, o degna di ogni canto. Dall’alto le santissime e nobilis sime schiere degli angeli, guardava no con stupo re il pro digio e a testa china le une alle altre dicevano: Solle va te le vostre porte, e accogliete colei che ha parto rito il Creatore del cielo e della terra; celebriamo con inni di gloria il corpo santo e venerabi le che ha ospitato il Signore che a noi non è dato contemplare. E noi pure, festeg giando la tua memo ria, a te gridi amo, o degna di ogni canto: Solleva la fronte dei cri stiani e salva le anime no stre.
Apolytíkion.
Te të lerit e ruajte virgjërìn ; te të flëjturit ngë e le jetën, o Mëma e Perëndìs: shkove te gjella ti çë je Mëma e gjellës, me lutiet t’ote tue shpërblier nga vdekjia shpirtrat t’anë.

En ti jenìsi tin parthenìan efìlaksas, en ti kjimìsi ton kòsmon u katélipes ,Theotokje, Tetéstis pros tin zoìn, m’tir ipàrhusa tis zois ,kje tes presvìes tes ses litruméni ek thanàtu pas psihàs imòn.
Nel tuo parto, hai conservato la verginità,con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre-di-Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre della vita e che con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre.
AVVISO ORARI LITURGICI :

DOMANI 15 AGOSTO 2015 

MEMORIA DELLA DORMIZIONE DELLA NOSTRA 

SANTISSIMA SOVRANA LA MADRE-DI-DIO E 

SEMPRE VERGINE MARIA


14 AGOSTO 2015 ALLE 18,30 
 
VESPRO NELLA CHIESA DELL'ODIGITRIA 
(P.zza V.Emanuele)


ALLE 21,30 INNO AKATHISTOS DELLA DORMIZIONE 

NELLA CHIESA ODIGITRIA TE MALI (Montagna)


15 AGOSTO 2015 

ALLE ORE 06,00 DIVINA LITURGIA ( TE MALI )

CELEBRA S.ECC.ZA REV.MA 

MONS.GIORGIO D. GALLARO


15 AGOSTO 2015 ALLE 8,30 

DIVINA LITURGIA NELLA CHIESA DI S. DEMETRIO M.

mercoledì 5 agosto 2015

6 AGOSTO 
COMMEMORAZIONE 
DELLA 
SANTA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE E 
SALVATORE NOSTRO GESÚ CRISTO.

        Kur u shpërfitirove,o i Madh’inë Zot, më para se t’ishe vënë ngrikjë, mali i Thaborrit i glau kjielliës, pse një mjekughë e pështroi e Ati të bëri deshmì . Pietrin me Japkun e Janin i bure të ndodheshën atjé sa , pas të parìt nanì famasmët t’ote, te hera e prodhimit, si t’ishën prapë me tij ,mos të smekseshin me pesimet t’atë, të çilët t’i përmisemi bën-na të mirë paj të madhes lipisìs s’ate .
          Prima che tu salissi sulla croce,Signore,un monte ha raffigurato il cielo, * e una nube lo sovrastava come tenda. * Mentre tu ti trasfiguravi * e ricevevi la testimonianza del Padre, * erano con te Pietro, Giacomo e Giovanni, * perché, dovendo essere con te anche nell’ora del tradimento˚,grazie alla contemplazione delle tue meraviglie * non temessero di fronte ai tuoi patimenti: quei patimenti che noi ti preghiamo di poter adorare in pace, * per la tua grande misericordia˚.
        0 i Madh’in’Zot , më para se krikjia tue marrë dsënësit t’atë tek i larti mal, përpara atireve u shpëfitirove tue i ndritur me rrëmpat e lëvdis t’ënde . Kështu’ deshe të na dëftoje paj të dashurìs s’ate për ne e me fukjìn t’ënde të shkëlkjìerit e të Ngjallurit t’at.
         Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i
discepoli * su un alto monte, * davanti a loro ti sei trasfigurato, * illuminandoli con bagliori di potenza, * volendo mostrare loro, * sia per amore degli uomini * che per la tua signoria, * lo splendore della risurrezione: * di essa rendi anche noi degni nella pace,perché sei misericordioso e amico degli uomini.
          I shpërfitiruar mbi të lartin mal, o Shpëtues , tue pasur bashkë të parët e apostojvet lambarise me lëvdì e dëftove se ata çë dallonen me të lartitë virtutë janë bër të mirë për lëvdin e hjynushme . Tue folë më Krishtin Moiseu dhe Iliu dëftuan se Ai isht i zoti i të gjallëvet e i të vdekurëvet , Perëndia çë foli pr’anë të Ligjës e të profetravet i Njëjti të çilit zëri i t’jatit bëri deshmì nga reja e ndritçme tue thënë : giegjënie, se isht Aì çë pr’anë të krikjies dçeshi Adhin e të vdekurëvet i dha gjellën e pasosme.
        Trasfigurato su di un alto monte,o Salvatore, mentre erano con te i corifei dei discepoli, gloriosamente hai rifulso, indicando che quanti risplendono per l’elevatezza delle virtú, anche della divina gloria saranno fatti degni.E Mosè ed Elia, intrattenendosi col Cristo,  mostravano che egli è Signore dei vivi e dei morti˚ e il Dio che un tempo aveva parlato mediante la Legge e i profeti;a lui anche la voce del Padre dalla nube luminosa rendeva testimonianza dicendo:Ascoltatelo:con la croce egli spoglia l’ade e ai morti dona la vita eterna.
      Mali çë më para kishë klënë i errët me kamnua sot bënet i ndershëm e i shejt se këmbët t’ote , o i Madh’inë Zot , u ngjipën mbi atë. Misteri çë moti i pështruam nanì u dëftua te shpërfitirimi jit përpara Pietrit , Japkut e Janit të çilët posa ngë mëndë të durojën rrëmpat e fakjies t’ënde e të lambarisurit e të veshurës t’ënde , ran te dheu me fakjie përmist . E si ishën marrë në shpirt , u çudhitën si pan Moiseun e Ilìn të flisiën me Tij mbi atë kishë të streksëj . E zëri nga Ati ,bëri deshmì tue thënë: Ki ë biri i jim i dashuri tek i çili u pëlkjeva : Atë gjegjëni : Ai do t’falënjë jetës të madhen lipisì.
        Un tempo coperto di caligine e di fumo è ora prezioso e santo il monte * sul quale si sono posati i tuoi piedi, Signore˚: * poiché il mistero nascosto dall’eternità˚,lo ha negli ultimi tempi manifestato * a Pietro, Giovanni e Giacomo * la tua tremenda trasfigurazione: * essi, non sopportando il fulgore del tuo volto * e lo splendore delle tue vesti, * oppressi stavano curvi col volto a terra; * nella loro estasi stupivano * vedendo Mosè ed Elia * che parlavano con te di quanto ti doveva accadere.Una voce da parte del Padre dava testimonianza, dicendo:Questi è il mio Figlio diletto,nel quale mi sono compiaciuto:ascoltatelo˚,egli donerà al mondo la grande misericordia˚.
Lëvdi … nani….
       0 Krisht Perëndì , kur Ti deshe të parafitiroje Ngjallien t’ënde, more tre dsënësit t’atë, Pietrin, Japkun e Janin e u ngjipe te Thaborri , e mali; kur Ti u shpërfitirove , u pështrua me dritë e dsënësit t’atë ran te dheu me fakjie përmist, se ngë mëndë të durojën të vërrejën fakjien t’ënde të paparshme. Ëngjëjit rrodhën të të shërbejën të trëmburë; të dreruame kjielliat edhè u trëmbën e dheu u shkund si pa Zotin e lëvdìs mbi jetën.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2. Di Anatolio.
        Prefigurando la tua risurrezione,o Cristo Dio,prendesti con te i tuoi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sul Tabor.E mentre tu ti trasfiguravi, o Salvatore, il monte Tabor si ricopriva di luce.I tuoi discepoli, o Verbo,si gettarono a terra,non sopportando la vista della forma che non è dato contemplare.Gli angeli prestavano il loro servizio con timore e tremore;fremettero i cieli e la terra tremò,perché sulla terra vedevano il Signore della gloria˚.
Profetsit
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Piesë nga libri i Të Dalurit 24,12-18
     Tha in’Zot Moiseut: ngjipu tek U te mali e rri atjè e ka t’t’jap drasat guri , ligjët e urdhurimet çë U shkruanj sa t’ja ligjërosh atireve. E u ngre Moiseu me Isuin çë i vej përpara e U ngjipën mbi malin e Perëndis. E plekjëvet i tha: ju rrini këtù e të prini njera çë të priremi tek ju. Shi se Aaroni e Or janë me ju. Në ju streks gjagjë pririj nga ata. E u ngjip Moiseu te mali e mjekugha pështroi malin e lëvdia e t’in’Zoti pështroi malin për gjashtë ditë. E tek e shtatëta ditë nga mjekugha in’Zot thirri Moiseun . E lëvdia e t’in’Zoti u dëftua si ziarrë me flaka mbi majën e malit përpara bijëvet e Israelit. E hiri Moiseu në mes të mjekughës e u ngjip mbi malin e kjëndroi atjè dizétë ditë e dizetë net .
Lettura del libro dell’Esodo (24,12-18).
Disse il Signore a Mosè: Sali verso di me sul monte e stai lí: ti darò le tavole di pietra, la Legge e i comanda¬menti che ho scritto come loro legislazione. Alzatosi Mosè, insieme a Gesú che era al suo servizio, salí sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: State fermi qui fino al nostro ritorno. Ecco, sono con voi Aronne e Cur: se a qual¬cuno si presentasse qualche questione, ci si rivolga a loro. E Mosè salí sul monte: la nube coprí il monte, e scese la gloria di Dio sul monte Sinai, e la nube lo ricoprí per sei giorni. Il Signore chiamò Mosè il settimo giorno dal mezzo della nube. L’aspetto della gloria del Signore era come fuoco fiammeggi¬ante sulla cima della montagna, davanti ai figli di Israele. Mosè entrò nella nube e salí sul monte, e stette là sul monte quaranta giorni e quaranta notti.
piesë nga libri i Të Dalurit 33,11-32;34,48.
        In’Zot flisëj Moiseut fakje me fakje si një flet me mikum e ‘tij . Pran Moiseu vej te tendët . Po shërbëtori i ‘tij , kopili , Isui i Naviut, ngë tundej nga brënda tendës. E i tha Moiseu t’in’Zoti: shi’ Ti më thua : bëj të ngjipet ki popull, po Ti ngë më ke dëftuar kë ka t’t’dërgosh me mua. Ti më the :” të njoh më para se gjithë të t’jerët e gjete hir përpara Meje”. Në andai u gjeta hir përpara Teje, dëftou mua sa të të shoh sbëluarith, se u gjeta hir përpara teja e sa të dsë se ki komb i mathë isht populli jit .
         E i thot in’Zot atij: U vet ka t’të vete përpara e ka t’t’prënjë. E ai i tha t’in’Zoti: në Ti vet ngë vien me ne, mo më dërgo këndisha. E si do t’jet dsënë pë’ftet se gjeta hir përpara Teje, u e populli i jit, në Ti vet ngë vien bashkë me ne ? E u e populli jit do t’jemi Lëvduar përpara gjithë kombëvet çë janë të jeta. E i tha in’Zot Moiseut: do t’bënjë atë çë më the, se gjete hir përpara meje e të njoha më para se gjithë. E i thot Moiseu : dëftomë lëvdìn t’ënde. E in’Zot i tha : u vet do të vete përpara teje me lëvdìn t’ënde e përpara teje do t’thërres embrin t’im, Zoti, e do t’kem lipisì për kë më ka ënda e do t’i jap hirin t’im kuj më pëlkjén. E shtoi : po ti ngë mëndë t’më shohësh fakjien t’ime : kush të shohënjë fakjen t’ime, ngë mëndë të rronjë.         E tha edhé in’ Zot: shi një vend ndë anëzë meje, vuru mbi atë gur. Si të shkonjë lëvdia jime u ka t’t’vë te grika e shkëmbit e ka t’t’pështronjë me dorën t’ime, njera çë u do t’kem shkuar. Pran si u të t’ndsier dorën, ti do t’më shohësh nga prapa, po fakjia jime ngë do t’ftonet. Si u ngre menatnet Moiseu, u ngjip te mali Sinà, si i kishë urdhuruar in’Zot. E u sdrip in’ Zot te mjekugha e mbeti përpara atij atjé e thirri embrin e t’in’Zoti. E shkoi in’Zot përpara e thërriti : Perëndia i Madh’in’Zot i mëshirushëm e lipisiar, i duruashëm e shum’i mirë e i vërtet! E njize Moiseu u shtu te dheu me fakjie përmist e e proskjinisi.
Lettura del libro dell’Esodo (33,11-23 e 34,4-6.8).
Il Signore ha parlato a Mosè faccia a faccia, come uno parla con il suo amico; dopo egli ritornava nell’accampamento, ma il suo giovane inserviente, Gesú figlio di Nave, non si allontanava dalla tenda. Mosè disse al Signore: Ecco, tu mi dici: Conduci questo popolo; ma non mi hai manifestato chi manderai con me. Mi hai detto: Io ti conosco al di sopra di tutti, e tu hai trovato grazia presso di me. Se dunque ho trovato grazia presso di te, manifestami te stesso, affi¬nché io ti veda distintamente, cosí avrò trovato grazia al tuo cospetto, e affinché io sappia che è popolo tuo questa grande nazione.
E il Signore gli disse: Io stesso camminerò davanti a te e ti darò riposo. E Mosè rispose: Se non vieni tu stesso con noi, non mi far partire di qui. Come potrebbe essere veramente noto che ho trovato grazia presso di te, io e il tuo popolo, se non perché tu stesso cammini con noi? Allora io e il tuo popolo saremo glorificati al di sopra di tutte le genti che sono sulla terra. E il Signore disse a Mosè: Anche alla parola che hai detto io darò compimento, perché hai trovato grazia al mio cospetto e io ti conosco al di sopra di tutti. E Mosè gli disse: Mostrami la tua gloria. Ed egli disse: Io passerò davanti a te con la mia gloria e proclamerò il mio nome ‘Signore’ davanti a te; e farò mise¬ricordia a chi farò misericordia e avrò pietà di chi avrò pietà. E aggiunse: Non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo vedrà il mio volto e resterà in vita. E disse il Signore: Ecco un luogo presso di me; starai su questa roccia. Quando la mia gloria passerà, io ti porrò nel cavo della roccia e ti coprirò con la mia mano sinché io sia passato, poi toglierò la mano, e allora tu mi vedrai di spalle: ma il mio volto non ti sarà mostrato.
Mosè si levò presto al mattino e salí sul monte Sinai, come gli aveva ordinato il Signore. E il Signore scese nella nube e stette là presso di lui e proclamò il nome del Signo¬re. Il Signore passò davanti a lui e gridò: Signore, Dio pietoso, misericordioso, longanime, di grande misericordia e veritiero. E Mosè si affrettò a curvarsi a terra e adorò il Signore.
Piesë nga i 3ti Libër i Rrregjëravet XIX,3-9,11-13.15,16
       Tek ato ditë Iliu jerdhi në Bersabé të Judhës e la atjé dialin e vate në shkretirë çë ishë largu një ditë dhrom e u uj nën njëi spartie e u kjëllua gjumi e flejti atjé përposh drurit. E shi se një njerì e ngau e i tha : Ngreu , ha e pi . E vërrejti Iliu e pa nd’anëzë t’kries s’tij një petëskaçatë e pjegurë mbi gur të ngrohtë e një kjelkjë ujë. E Iliu u ngre, hëngri , piu e pameta u kjëllua .E pameta u pruar Ëngjëlli i t’in’Zoti e e ngau e i tha: Ngreu,ha o pi , pse dhromi çë ka t’bësh isht i glat. E ai u ngre,
hëngri, piu e me fukjìn e atij gjëri jetshi dizetë ditë e dizétë natë njera te mali Horeb.
E hiri te një shpellë e i shkoi natën. E shi’ se in'Zot i foli pameta e i tha : ka të dalsh andej e ka të hipesh te mali përpara t’in’Zoti e shi’ se in’Zot ka t’shkonjë.
E shi si shkoi in’Zot : kle një erë e madhe dhe e fortë çë jos malet e drëmon gurët përpara t’in’Zoti. Po in’Zot ngë ishë te era ; pas erës dhetundie, po in’Zot ngë ishë te dhetundia e pas dhetundies ziarrë , po ngë ishë te ziarri in’Zot e pas ziarrit një zë i njëi erie a lehtë e atjé ishë in’Zot. E streksi se si Iliu gjegji, pështroi fakjien më mëntin e dolli e mbeti përpara shpellës. E i tha in’Zot : Ets, priru te dhromi jit e ndrekju për shkretirën e Damaskut e liej Eliseun, të birin e Shfatit, profet në vend t’ënt.
Lettura del terzo libro dei Re (3[1]19,3-16).
         In quei giorni, Elia giunse a Bersabea terra di Giuda e là lasciò il suo ragazzo. Quanto a lui, fece una giornata di cammino nel deserto, arrivò presso un ginepro, si sedette là sotto, poi si sdraiò e si addormentò sotto la pianta. Ma ecco, qual¬cuno lo toccò e gli disse: Àlzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Elia guardò ed ecco vicino al suo capo delle focacce di spelta e una brocca d’acqua. Si alzò, mangiò e bevve e tornò a sdraiarsi. Ma l’angelo del Signore venne una seconda volta, lo toccò e gli disse: Àlzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Egli si alzò, mangiò e bevve e, per la forza di quel cibo, cammi¬nò quaran¬ta giorni e quaranta notti, fino al monte Oreb: là entrò in una grotta dove si fermò.
Ed ecco, gli fu rivolta la parola del Signore: Che fai qui? Ed Elia rispose: Sono pieno di zelo per il Signore onnipotente, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno abbattuto i tuoi altari e hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita. Il Signore gli disse: Va’, ritorna sui tuoi passi, prendi la strada del deserto di Damasco e ungi Eliseo figlio di Safat come profeta, al posto tuo.
Apostiha
          Ai çë ahierna foli Moiseut mbi Malin Sinai me shengje tue thënës:U jam të Klënit , sot dëftonet mbi malin o Taborrit dsënësëvet o ‘tij tue sbëluar se tek ai natura njerëzore çë ai mori ka pameta bukurìn e parë o fitirës së hjynushme. E si deshmëtarë të kësaj dhuratie e piestarë të këtij gëzimi deshi përpara Moiseun e Iliun çë profetizuan vdekjien ngrikjë e shpëtonjësen Ngjallie.
Ms, 88, T’atë janë kjielliat e jiti ë dheu ; giithësìn e stise Ti e plotësìn e ‘ saj ;Ti bëre veriun e dejtin . 
       Colui che un tempo, mediante simboli, aveva parlato con Mosè sul monte Sinai, dicendo:Io sono ‘Colui che E’,trasfiguratosi oggi sul monte Tabor alla presenza dei discepoli,ha mostrato come in lui la natura umana * riacquistasse la bellezza archetipa dell’immagine.Prendendo a testimoni di una tale grazia Mosè ed Elia,li rendeva partecipi della sua gioia,mentre essi preannunciavano il suo esodo tramite la croce,e la salvifica risurrezione.
Stico: Tuoi sono i cieli e tua è la terra, il mondo e ciò che lo riempie tu hai fondato.
        Kur Davidhi , stërgjisi i t’inë’Zoti pa në shpirt të jardhurit t’atë në mishë, ai ghrisi gjithë kriesën të gëzonej tue thërritur në profetsi : “ Taborri dhe Ermoni do t’bëjën haré mbi embrin t’ënt”, pse vërteta Ti u ngjipe mbë këtë mal me dsënësit t’atë. Pr’anë të shpërfitirimit t’ënt Ti bëre të shkëlkjèj pameta natura e errurë në Adham tue e ndërruar në lëvdi e në të shkëlkjìerit e Hjynìs t’ënde. Andai na thërresiëm: o Krionjësi i gjithësis , paçë lëvdì !
Thavori dhe Ermoni do t’bëjën harè embrit t’ënt.
        Prevedendo in Spirito la tua venuta tra gli uomini, nella carne,o Figlio Unigenito, già da lungi Davide, padre di Dio,convocava la creazione alla festa, esclamando profeticamente:Il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno.Salito infatti su questo monte,o Salvatore, insieme ai tuoi discepoli,trasfigurandoti hai reso di nuovo radiosa la natura un tempo oscuratasi in Adamo,facendola passare alla gloria e allo splendore della tua divinità. Noi dunque a te acclamiamo:Artefice del’universo,Signore,gloria a te.
Stico: Il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno.
         0 i pazënë Krisht, kur të Parët Apostojvet shikojën të padukëshmen Dritëa t’ënde e të pakjasurshmen Hjyni mbi malin e shpërfitirimit, ata klenë marrë në shpirt e të rrethuarë nga një mjekughë e ndritshme,gjegjën zërin e Atit çë vërtetoj misterin e të mishëruarit t’atë , pse pas çë more mishë kjëndrove i Biri i Vetmilér e Shpëtonjësi i jetës .
          Contemplando l’insostenibile effusione della tua luce e la tua divinità inaccessibile,i prescelti tra gli apostoli, * sul monte della trasfigurazione, o Cristo senza principio, trasmutarono per l’estasi divina; * e avvolti dal chiarore della nube luminosa, udivano la voce del Padre * che confermava il mistero della tua incarnazione,perché anche dopo aver assunto la carne * tu sei un solo Unigenito Figlio e Salvatore del mondo˚.
Lëvdì ... nani …    
Pietrit, Janit e Japkut , të Parëvet e Apostojvet so i ‘ftove ,o i Madh’in’Zot, lëvdìn e fitirës s’hjynushme te mali i Thaborrit. Pan ata të veshurën t’ënde të shkëlkjieme si drita e fakjia jote më se dielli e posa ngë mëndë të durojën të vërrejën të papështruamit të lambarisut t’atë , ran përmist te dheu se ngë mëndë t’t’vërrejën fare. Se gjegjën një zë çë deshmoi së larti : Ki ë Biri i jim i dashur çë jerdhi te jeta sa t’shpëtoj njerëzin .
       A Pietro, Giovanni e Giacomo,i prescelti tra i tuoi discepoli, Signore, * hai mostrato oggi sul monte Tabor la gloria della tua forma divina:essi vedevano infatti le tue vesti risplendenti come la luce,e il tuo volto piú luminoso del sole;non riuscendo a guardare il tuo insostenibile splendore,caddero a terra˚,del tutto incapaci di fissarlo.Udivano infatti una voce che dall’alto attestava:Questi è il mio Figlio diletto,venuto nel mondo per salvare l’uomo.
Apolitikjii
Metemorofthis en to òri, Hristé o Theòs, dhìksas tis mathités su tin dhòksan su , kathòs idhìnando. Làmpson kje imìn tis amartolìs to fos su to aidhion presvìes tis Theotòku, fotodhòta, dhòksasi.
U shpërfitirove te mali , o Krisht Perëndì, tue dëftuar dsënësëvet t’atë lëvdìn t’ënde , ashtù si mëndë. Shkrepe edhé mbi ne të mëkatruamë, dritën t’ënde të përjétshme për lutiet e Mëmës s’Perëndis . 0 Dritëdhënës lëvdì Tij .
Ti sei trasfigurato sul monte, * o Cristo Dio, * facendo vedere ai tuoi discepoli la tua gloria, * per quanto lo potevano. * Fa’ risplendere anche su noi pecca-tori * la tua eterna luce, * per l’intercessione della Madre-di-Dio, * o datore di luce: * gloria a te. 3 volte.