sabato 29 novembre 2014


30 Novembre  Memoria del santo e glorioso apostolo Andrea, 
il primo chiamato.

 E TRIDHIETËTA DITë E NËNDORIT 
I"PARI THRITUR" 
APOSTULL SHëNT ANDREU

në        akoluthin mbrëmësore

Tue u përshtatur Dritës e Paradhromit si Përthimi i lëvdìs e Ati't i dyjtí Vet i TrinIs s’shejte u dëftua sa të shpëtoj te lipisia e 'Tij jinin e njerëzëvet , ahierna Ti rrodhe tek Aì,o i shkjuari Andrè, e shpirtijit kle ndrítur nga shkëlkjimi i përsosur i hjynis s'Tij. Prandai Ti .kleve e ligjërues e Apostull i Krishtit Perëndia jinë Atij lutu . o Shejt.sa të ndëjenjë e shpëtonjë  shpirtrat t'anë.
Tu che sei stato formato * alla luce del precursore,quando apparve colui * che è irradiazione enipostatica della gloria del Padre  * per salvare, nella sua compassione,* il genere umano, * allora, per primo, o glorioso, * sei accorso a lui , * con la mente illuminata * dal  perfettissimo fulgore
della sua divinità; * per questo sei divenuto anche araldo apostolo* del Cristo Dio nostro: * supplicalo di salvare e illuminare le anime nostre.
Ti çë kishe gjegjur zërin e Prodhromit kur u mishërua gjithëshejti FIALë sa t'na dhuroj gjellën e sa të na lajmëroj shpëtimin ahierna Ti i rrodhe prapa.o i dijshëm, e u fale tërë Atij si e para pemë e shejte. Si e njohe Ti e njoftove t'it vëllai. Parkalese të ndritënjë e shpëtonjë shpirtrat t'anë.
.

Tu che sei stato istruito dalla voce del precursore, * quando il Verbo santissimo si è fatto carne * per darci la vita * e perannunciare la salvezza agli abitanti della terra, * allora, o sapientis-simo, lo hai seguito * e gli hai consacrato te stesso  come primizia, come santissima offerta di primizie; * riconoscendolo, hai indicato a tuo fratello il nostro Dio : * pregalo di salvare e illuminare le anime nostre.
Kur Ti ishe dsënës i Prodhromit, ahierna u le i Biri i Virgjërës: Ail Mësuesi i lutësì , DIEJA, pastra Ahierna u bëre dashurues i dhezur i virtutës; te zëmëra jote o i lum Andrè , rregullove hapet e të hipurit t'atë e nga një lëvdi  shkove te lëvdia e pathënëshme e Krishtit Perëndia jinë. Lutiu të ndritënjë e të  shpëtonjë shpirtrat t'anë.

Tu che frequentavi * colui che era germogliato dalla sterile,quando sorse il Figlio verginale, * il maestro della pietà, * che mostra la purezza della temperanza, allora tu sei divenuto ferventissi-
mo innamorato della virtú, o beato Andrea, * disponendo ascensioni nel tuo cuore ; * e ti sei elevato alla gloria * all'inesprimibile gloria del Cristo Dio nostro ; * supplicalo di salvare e illuminare le anime nostre.
Gloria.  1ëvdi .....

            Le të peshkuarit e pishkjëvet e zure të mirrie njerëzë me kallmin e ligjëratës e hjynushme e
Me grepin i Besës e nga të humbëtit e gënjeshtrës holkje gjithë kombet, Andrè Apostull.Ti , vëllau i Korifeut udhëhekjës zelltar i jetës, mos u lips të lutesh për ne çë me besë e mall Të madhërojëm,o i famëshëm, të shejtin kujtim.
Abbandonata la pesca dei pesci, o apostolo, * hai preso nella rete gli uomini, * con la canna dell'annuncio, * calando come amo * l'esca della pietà, * e traendo dall'abisso dell'inganno* tutte le genti. * 0 apostolo Andrea, *fratello  del corifeo e penetrante maestro di           tutta la terra, * non cessare di intercedere per noi * che con fede e amore, o degno di ogni lode, onoriarno la tua memoria sempre venerabile.


Gëzou,o  Isaì, prit Fialën e Perëndis, profetò Virgjërë Mërie se driza  hë flakë  për ziarrín ngë ka t'jet prishur nga ziarri i Perëndìs t’ënë.Le të përgatitet Betlemi e sbillëshit derën Edhemi përçë Magjinjët jan'e vijën të shohiën pështiellë te skutinat  te grazhdi i shtazavët Atë çë  y1li  shenoi sipër shpellës,t’ën’Zonë  gjellëdhënësin ,Shelbuesin i jinis t'ënë.
Nani Ora e sempre.  
Danza, Isaia, * accogli il Verbo di Dio: * profetizza alla Vergine Maria * che il roveto arderà, * ma non sarà consumato dal fuoco . , * dal fulgore della Divinità. * Prepàrati, Betlemme, *  Eden, apri la porta; * e voi magi venite a vedere * la salvezza avvolta in fasce in una greppia  : * una stella al di sopra della  grotta lo ha indicato , * il Signore datore di vita, * il Salvatore del genere umano.
 Ingresso, Luce gioiosa , prokímenon del giorno e le letture. 

Lettura della prima epistola cattolica di Pietro(1,1-2.10-2,6).

Pietro, apostolo di Gesti Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza. Carissimi, sulla salvezza delle vostre anime indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo
nello Spirito santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.
Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione,siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Come figli ubbidienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; Poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. E se Pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dal vostri padri ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prirna della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, e cosi la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità mediante lo Spirito, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente con cuore puro, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da seme corruttibile, m a immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. Poiché tutti i mortali sono come l'erba e ogni loro splendore è come fiore d'erba. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato. Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza. come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesti Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso.

Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (21,21-3,9).

            Carissimi, Cristo patí per voi, lasciandovi un esernpio perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno nella sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta,ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli
portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché  non vivendo piú per il peccato, vivessimo per la giustizia; sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore,ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla Parola,  vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati considerando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia quello esteriore  capelli intrecciati, collane d'oro, sfoggio di vestiti; cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un' anirna incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. Cosi  una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da nessuna minaccia.
E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: cosí non saranno impedite le vostre preghiere. E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, affabili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo, perché a questo siete stati chiamati, per avere in eredità la benedizione.
Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (4,1-11).
Carissimi, poiché Cristo soffrí per noi nella carne,armatevi anche voi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo, ha rotto definitivamente col peccato, per non servire piú alle passioni umane, ma alla volontà di Dio nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del pagane o, vivendo nelle dissolutezze, nelle bramosie, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate e con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti; infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subíto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.

La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine, di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli  altri, senza mormorare.  Ciascuno  viva secondo la grazia ricevuta  mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesti Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

A P 0 S T I H A

T’falemi , o Parrais mystik,çë lëvdìn e Perëndìs  gjithëmonë rrëfien.i pari çë u përgjegje thirries te Krishtit me zell , shpejt dsënës i 'Tij u bëre  e nga Ai dhezur u dëftove një e dyjtë dritë e atà në të errët         me të shkëlkjìerìt i ndrite,mirësin e 'Tij tue imituar.Andai na kremtojëm kujtimin t'ënt e me gëzìm relikujvet t'ote i përmisemi pse nga atò burojën kuj i lip,shëlbesë e lipisì.
Gioisci, cielo razionale * che continuamente narri la gloria di Dio ; * tu che per primo hai seguito con ardore * il Cristo che ti chiamava * e senza indugio ti sei fatto suo discepolo; * da lui acceso, sei apparso luce seconda, * e con le tue folgori hai illuminato * coloro che erano nella te-
nebra , * imitando la sua bontà. * Noi dunque celebriamo la tua festività santissima, * e baciamo pieni di gaudio l'urna delle tue reliquie, * dalla quale, per quelli che lo chiedono, * fai scaturire salvezza * e grande misericordia * .
Stico:             Te gjithë  jeta dolli zëri i 'tire; te gjithë anë t e botës fialët e ‘tire.
  Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.
Trovato il culmine di ogni desiderio, * che nella sua amorosa compassione per noi * si era rivestito della nostra natura, * tu, o Andrea di mente divina, * ti sei fuso con lui con amore infuocato, * gridando al tuo fratello: * Abbiamo trovato colui che i profeti * nello Spirito hanno annunciato ; * vieni  lasciamo che la nostra anima e la nostra mente * siano affascinate dalle sue bellezze: * cosí , illuminati dai suoi fulgori, fugheremo la notte dell'inganno * e la tenebra dell'ignoranza  benedicendo  Cristo, * che elargisce al mondo * la grande misericordia *
Posa gjete kulmin e  dëshirëvet t'atë. Atë çë për dashuri veshi naturën t'ënë,o Andrè, u bashkove me Atë me mall të  ziarrshëm e i ulërite t'it vëllai: Atë çë Profetrat lajmëruan në shpirt  e- gjetëm, ë KRISHTI;  e j a .  Bukuria e ‘tij na tërhekjë e shpirtin e mendien,sa të ndriturë nga  shkëlkjimi i ‘Tijna  përzëm errësirën e paditurìs natën gënjeshtrës,tue lëvduar,tue.bekuar t’in'.Zonë çë i fal jetës të madhen lipisi.

Stico: Do t'rrëfiejën  kjiëlliat famasmët  t'ote,o i Madh'in'Zot;vërtetien t'ënde te mbëledhia e shejtravet
         I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento   annuncia l'opera delle sue mani.

            Kombet çë ngë njihiën  t’ën’Zonë,si nga gropa e padituris i peshkove me rrietën e fialëvet t'ote e me një këmbë e sigurte Ti trazove valat të kripura e dejtit tue u dëftuar si kali më i Mirë t'Atij çë zotëron dejtin. Ahierna Ti luftove kangrenën e atheismit e si kripë i vëje diturin t'ënde edhè në u skotisën, o Apostull         i lëvduashëm atà çë pa turp kundrështojën me diturin e ‘tire çë kjell te lënësia , Krishtin , pse ngë njohën Atë çë i fal jetës një të madhe lipisi
            Hai pescato come dall'abisso dell'ignoranza, * le genti che non conoscono Dio  * con la rete dei tuoi discorsi, * tu visibilmente sconvolgi i mari salmastri, * come nobile cavallo di colui che domina il mare *, o celebratissimo , * e hai disseccato la putredine dell'ateismo, gettandovi come sale prezioso la tua sapienza : * di essa hanno stupito, * o apostolo glorioso, *quelli che impudente-mente aderivano * alla sapienza dimostrata stolta , * non conoscendo Cristo, * che elargisce al mon- 
do * la grande misericordia .
Gloria.  lëvdì ......
Të  vëllain i Pietrit, Dsënësin i Krishtit,pishkëtar   pishkjish  dhe  njerëzish le të nderojëm me hymne Andreun Apostullin,  pse  Ai  gjithëmonë  bën  të  njihen  mësímet e Iisuit.  Si shtihet pishkjëvet  rrajsa , Aì  lëshoi  kurmìn e 'Tìj  vet  të  palutshmëvet  e i  zurì  te rrìeta.Paj të lutjevet e   ‘ Tij ,o Krisht Perëndia  jinë,  fal  popullit   t'ënt  pakjen  e  shumë   lipisi .
Onoriamo con inni l'apostolo Andrea, * fratello di Pietro e discepolo di Cristo, * colui che catturava Pesci * ed è pescatore di uomini : * egli con le sue dottrine * ha inculcato a tutti gli  insegnamenti di Gesú ; * come l'esca ai pesci * ha dato agli empi le sue carni, * e li ha presi nella rete. * Per le sue suppliche, o Cristo, * elargisci al tuo popolo la pace * e la grande misericordia'.

nani ....Ora e sempre. Proeórtion. Stesso tono.
Josif, thúana  , si  Virgjëren e more kur  .dolli  nga Faltoria  e  kjelle me barrë  në Bethleèm?
U thot ai ,  vezhguar Profetrat e i njoftuar nga Engjëlli, u bìnda se Mërjeja ka t’ lindënja Perëndin me viershë çë ngë mend’t’ ndë1gonet. Sa  t'i përmise ka’vijën edhè Magiinjët nga Lindia e ka t’i bien  dhreti të çmuame tue e proskjinisur. O madh’in’Zot,çë u mishërove për ne  paçe lëvdì !
 Di' a noi Giuseppe, * come conduci incinta a Betlemme * la Vergine che hai presa dal santo dei santi? * Ci risponde: * lo ho esaminato i profeti, * e, ricevuto il responso da un angelo, * sono persuaso che, in modo inesplicabile, * Maria genererà Dio: * per adorarlo verrano magi dall'oriente * e gli renderanno culto con doni preziosi. * 0 tu che per noi ti sei incarnato, * Signore, * gloria a te.

Apolytikion.   APOLITIKJION
Si pari thërritur i Apostojvet e të Krietarit i  vëllau,të zotit i gjithësìs lutu,  o shën
Andre',            sa t'i japënjë     jetës pakjien e  shpirtravet t’anë të madhen lipisi

giovedì 27 novembre 2014

AVVISO


DOMANI 27 NOVEMBRE 2014


INIZIO DELLA NOVENA A S. NICOLA DI MIRA

 ALLE ORE 8,15


prima della Divina Liturgia di S.Giovanni Crisostomo.


NOVENA E SHEN KOLLIT
O i shën Kuall, na të truhemi tij çë ashtu si jershe te jeta, u dëftove shërbëtor i dashur i Perëndis e zure fill çë ahierna të parkalesie me ziarr zëmbrie e të argjëroje nga e mërkurie e nga e prëmptie tue lënë fëmijës s’varfër sisën çë ki pije ti.
Ti shejtëruar më para se të leheshe, lipi t’in’Zoti hir të ruajëm bardhësirën e shpirtit, çë fituam me pagëzimin shejt, hir të mbajëm në mendë e të ndjekiëm shembujit të mirë çë ti na le çë kur ishe i nokërth e hirin të përkujdesemi vetëm për gjellën e vërtete tue mundur kurmin.
Ati i jinë…..Lëvdi past…
O i shën Kuall, na të truhemi tij, çë tue sgledhur e tue përmendur nate e ditë të Shkruamet shejte, fortësove edhe sbukurove trut t’ote me dituri, akjë sa turpurove e munde armikjët e besës, e i dhe dritë atire çë me dëshir të math rrijën e gjegjeshën gjithë fialët e çë burojën e gjegjeshën gjithë fialët urta e çë burojën nga goja jote. Ti, o diell të dituris të vërtetë, lipi për ne t’in’Zoti hir të mos kërkojëm urtësin e jetës, të mos marriëm vesh mesimet gënjeshtare çë trubullojën zëmbrën e çë trazojën trut, po mesimet të Vangjejit çë ti ngë u lodhe kurr të ligjëroje e çë Zoti Krisht shejtëroi tue derdhur gjakun e tij mbi drurin e Krikjes.
O i shën Kuall, na të truhemi tij çë tue ruajtur me kujdes të math vistaria shejt të besës, kleve si një Apostull i ri i dërguar në këtë jetë sa te ngjallie e sa të përtërije te zëmbrat e njerëvet ziarrin çë dhezi Fiala e pasosme e t’in’Zoti.
Ti, o shtillë e Klishës, ti o delmer i mirë, ngë u mejtove fare për vethèn t’ënde e fare u kurseve përpara punës e mundimevet, rrijte nate e ditë i sgjuar sa t’llargoje, nga vathi çë i Larti të la në dorë, të rremet e Noetit e gabimet e Sabellit si edhe eresit e Ariit. Nani lipi t’in’Zoti për ne hiri të mos dajëm kurr nga gjiri ushkjimtar i Klishës, po të rrim nën hjès s’saj si bij të njohshëm te të dashurës mëmë.
O i shën Kuall, na të priremi tij, çë tue prierrë krahët pëlkjimevet edhe gëzimevet e jetës, e tue përbuzur ndihmat e të taksurat e të mëdhenjëvet e dheut, si edhe kërsërimet e ndëshkimet e tire, gjithë shpresën t’ënde e vure te fukjia e Rregjit të rregjëravet , te pushteti i Zotit të Zotëvet, pas fialës të Davidhit çë thot: Mos kij shpresë te të parët e botës e të bijët e njerëzvet te të çilit ngë mëndë kurr të gjëndet shpëtim”.
Ti, o skomoller i math i Zotit Krisht, çë ngë harrove kurr se kush me t’ën’Zonë u vuar kurr u sbuar , lipi Atij hir për ne, të klam me gjithë zëmbërë mëkatët t’ona, e të kemi shpresë vetëm tek Ai çë vetëm mëndë të na dhuronjë të mirat të vërteta, pakjien e shpirtit e gjellën e pasosme.
O i shën Kuall, na të truhemi tij çë tue kërkuar tìj glisie te gjithë gjella të hjinushmit mieshtër bure të mirë atireve çë ndodheshën në mjerësi si edhe tue dashur Perëndin mbi gjithkjish ndjève pajt t’inë Zoti ndjekëtarët të kekjë e të egërit armikjë t’atë e kleve zëmbërë gjerë e i but me ata çë të shajtën, të shplakosën, të dogjën mjekërrën, të shtun te fulakjia, të vran shkupinjëshit e çë edhe kërkuan të të ndsieriën
Gjelliet.
Ti, o thavmasor i math, ëngjell dashurie, e ndajte bukën me të vapkjit, veshe të dçeshuritë, ngushullove të vejat, pate kujdes për të varfëritë, për të sëmurët, për të lidhuritë, i dhe pajën vashazvet çë ndodheshën në rrëzik për vapkësin, çë ngjalle të vdekuritë, bekove gjirin të shterpavet, lipi Perëndis hir për ne sa të dhezënjë zëmbrat t’ona me flakën e pashuashme e dashuris, e të jetsiëm edhe na te dhromi çë kjell tek ajo rregjëri çë kle stisurë për të sgledhuritë teku ti rron e trazhgon i lum për gjithëmonë. Ashtu kloft.

lunedì 24 novembre 2014

                                   25 NOVEMBRE 2014
                     Santa Caterina d'Alessandria Martire 
                        - Alessandria d’Egitto, sec.III-IV-


I testi della letteratura popolare parlano di Caterina come una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili, abitante ad Alessandria d'Egitto. Qui, nel 305, arriva Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria. Per l'occasione si celebrano feste grandiose, che includono anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi. Caterina però invita Massimino a riconoscere Gesù Cristo come redentore dell'umanità e rifiuta il sacrificio. Non riuscendo a convincere la giovane a venerare gli dèi, Massimino propone a Caterina il matrimonio. Al rifiuto della giovane il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del suo corpo. Sarà un miracolo a salvare la ragazza che verà però decapitata. Secondo la leggenda degli angeli porteranno miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l'altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. Questo sarebbe avvenuto nel novembre 305. (Avvenire)
Patronato: Filosofi, Studenti, Mugnai Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco
Emblema: Anello, Palma, Ruota
Martirologio Romano: Santa Caterina, secondo la tradizione vergine e martire ad Alessandria, ricolma di acuto ingegno, sapienza e forza d’animo. Il suo corpo è oggetto di pia venerazione nel monastero sul monte Sinai.
Questa è la Caterina inafferrabile, senza notizie sicure della vita e della morte. Ed è la Caterina onnipresente in Europa, per la diffusione del suo culto, che ha poi influito anche sulla letteratura popolare e sul folclore. Parlano di lei alcuni testi redatti tra il VI e il X secolo, cioè tardivi rispetto all’anno 305, indicato come quello della sua morte. Ed ecco come emerge la sua figura da questi racconti pieni di particolari fantasiosi. Caterina è una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili e vive ad Alessandria d’Egitto.
Qui, nel 305, arriva Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria (che si proclamerà “Augusto”, cioè imperatore, nel 307, morendo suicida nel 313). Per l’occasione si celebrano feste grandiose, che includono anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi, e quindi anche per i cristiani, ancora perseguitati. Caterina si presenta a Massimino, invitandolo a riconoscere invece Gesù Cristo come redentore dell’umanità, e rifiutando il sacrificio.
Massimino allora convoca un gruppo di intellettuali alessandrini, perché la convincano a venerare gli dèi. Ma è invece Caterina che convince loro a farsi cristiani. Per questa conversione così pronta, Massimino li fa uccidere tutti, poi richiama Caterina e le propone addirittura il matrimonio. Nuovo rifiuto, sempre rifiuti, finché il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del suo corpo.
Un nuovo miracolo salva la giovane, che poi viene decapitata: ma gli angeli portano miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. Questo avviene il 24-25 novembre 305. E alcuni studiosi ritengono che il racconto leggendario indichi, trasfigurandola, un’effettiva traslazione del corpo sul monte, avvenuta però in epoca successiva. Dal Gebel Katherin, infine, e in data sconosciuta, le spoglie furono portate nel monastero a lei dedicato, sotto quel monte.
A una sua biografia così poco attendibile si contrappone la realtà di un culto diffuso anche fuori dall’Egitto. La troviamo raffigurata nella basilica romana di San Lorenzo, in una pittura dell’VIII secolo col nome scritto verticalmente: Ca/te/ri/na; a Napoli (sec. X-XI) nelle catacombe di San Gennaro, e più tardi in molte parti d’Italia, così come in Francia e nell’Europa centro-settentrionale, dove ispira anche poemetti, rappresentazioni sacre e “cantari”.
La sua festa annuale è vista principalmente come la festa dei giovani. In Francia, Caterina diviene la patrona degli studenti di teologia e la titolare di molte confraternite femminili; e, in particolare, la protettrice delle apprendiste sarte, che da lei prenderanno il nome destinato a durare a lungo anche in Italia: “Caterinette”.
Autore: Domenico Agasso
25 Nëndorit 2014

Memoria di S.Caterina Martire e S.Mercurio M

Deshmoria e madhe Shejta

Ekaterine e Deshmori i mathë Shën Merkuri

Sot, o të besme, loziëm valla me salme e me hjmne tue kënduar t’in’Zoti e tue dhënë nder tendë të Shejtëruame t’tij, arkës shpirtërore çë mban Fialën të papërshkruame . I falet Perëndìs ajò çë lindi mbi fukjit naturore e Kryeprifti i mathë Zaharia e pret mirë me gëzim si faltoria e t’in’Zoti.

 Uniamoci oggi in coro, o fedeli, cantando al Signore con salmi e cantici e venerando la sua dimora santificata, l’arca vivente, che ha accolto il Verbo che nul la può contenere: essa viene infatti soprannaturalmente of fer ta a Dio, mentre è ancora bambina nella carne; e il gran de sacerdote Zaccaria lieto l’ac coglie come tabernacolo di Dio.
 

     Sot faltoria shpirtërore të shejtes lëvdi të Krishtit Perëndìs t’ënë e vetëmia ndër grat e dëlira, e bekuamia, parakjitet te faltoria ligjërore sa të mbetet te shejtoria e shejtravet e bëjën harè këndojën t’in’Zoti tue nderuar me hymne e lëvdì mëmën t’tij. 

      Oggi il tempio vivente della santa gloria * del Cristo Dio nostro, * la pura, la sola benedetta tra le donne˚, * è presen tata al tempio della Legge * per dimorare nel santo dei santi; * si allietano con lei nello spirito * Gioacchino e Anna; * e i co ri delle vergini cantano al Signore * salmeggiando e ono rando la Madre sua.
      Ti ligjërata e profetravet, ti lëvdia e apostojvet, e të gjithë njerëzëvet përtërimi, o Virgjërë mëma e Perëndis. Pse për tij u pajtuam me t’ën’Zonë. Andai na nderojëm të vaturit t’atë në faltore e bashkë me ëngjëjit na tih, gjithë e dëlirë, me salme po të thomi : të fatemi tue u shpëtuar paj t’tij.
          Tu, annuncio dei profeti, * gloria degli apostoli, * vanto dei martiri * e rinnovamento di tutti i mortali, * Vergine Madre-di-Dio: * grazie a te siamo riconciliati con Dio. * Noi onoriano dun que * il tuo arrivo nel tempio del Signore, * e insieme all’an gelo noi tutti, * salvati dalla tua intercessione, * a te, vene rabilissima, acclamiamo sal meg giando: * Gioisci!
           Sot gëzonet kjiteti i Aleksandrìs çë me lutësì ruan te klisha jote djebën t’ënde. Edhè na , o shejta Ekaterinë kremtojëm kujtimin t’ënt të shejt. Lutu ti për atà çë të nderiën.
Tripudia oggi la città di Alessandria, * che amo re vol mente conserva * nel tuo divino tempio * le tue fasce, o martire. * Anche noi dunque * piamente festeggiamo, o Ca terina, * la tua memoria venerabile: * prega per quelli che ti onorano.
           Sot kremtojëm kujtimin t’ënt , o Ekaterinë. Tu me të vërtetë shkele me të folit e me të bërit pushtetin e armikut e kundërshtimet e retorëvet. Paj të lutjevet t’saj ruajna, o i Madh’in’Zot, nga eresìt.
                Festeggiamo ora la memoria di santa Caterina: * con forza essa ha davvero abbattuto, * in parole e opere, * tutte le po tenze del nemico˚ * e l’opposizione dei retori. * Liberaci dun que dalle eresie, o Dio, * per le sue preghiere.
             Gëzou, o Ekaterinë, deshmore e shkjuarë, pse mbi malin Sinai tekù Moiseu pa drizën çë me ziarrin ,Krishti bë të kjilliën kurmin t’ënt sa t’ishë ruajtur njera te të jardhurit t’atë të dyjtë.
Gioisci, martire gloriosissima, * venerabile Caterina: * poiché sul monte Sinai, * dove Mosè vide il roveto che non si consumava˚, * Cristo, che là ha ora trasferito * la tua tenda mortale a Dio gradita, * ti custodisce fino al tempo * del suo secondo avvento.
Lëvdi….
             Te festa e Ekaterinës, e dijshmia tek in’Zot, rrjedhiëm me gëzim, o mikjë të martravet, tue e kurorëzuar me lëvdit t’ona si me lule tue i thënë : Gëzou ti çë mohove të folët të pa turp të gojëmadhëvet retorë e nga padituria i prure te besa e hjynushme. Gëzou ti çë paj të dashuris t’ënde për Kriuesin le kurmin t’ënt t’ishë munduar me disa vjershe e mbete si një kudrë çë ngë lë t’e çajën. Gëzou, pse ti me mundimet t’atë fitove të banoje në kjiell sa të trazhgoje lëvdìn të pasosme, atë çë na të gjithë dishirojëm. U mbaroft këjo shpresë për këndojësit t’atë.
Gloria. Della santa. Tono 2.
              Gioiosamente accorriamo, * o amici dei martiri, * alla so lennità della martire Caterina, * sapiente in Dio, * e coro niamola di lodi, come di fiori, * a lei acclamando: * Gioisci, tu che hai confutato * l’insolenza piena di igno ranza * dei retori ciarlieri, * e li hai guidati alla fede di vi na. * Gioisci, tu che per amore del tuo Creatore, * hai con segnato il corpo * a molteplici tormenti, * e non ti sei la scia ta abbattere, * resistente come incudine. * Gioisci tu che, in compenso delle pene, * sei stata introdotta nelle celesti dimore * e hai ottenuto il gaudio del l’eterna gloria: * che neppure noi tuoi cantori, che ad essa aspiriamo, * veniamo delusi nella nostra speranza.
Nani..
          Posa çë ti u leve , o Zonja e shë Mëri, nuse e t’lartiti , u ndohe pra te faltorëja e t’in’Zoti si një e shejtëruame. Ahierna edhè Gavrili, thom se kle dërguar tek ti e pafajshme, sa të t’bij të ngrënët. Të gjithë u famasën në kjiell si pan Shpirtin Shejt çë mbetej me tij. Andai ti e dëlirshme e pa-faj, në kjiell e mbi dhet e lëvduashme, shpëtò gjithë njerëzit.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4.
            Dopo la tua nascita, * o Sovrana, sposa di Dio, * tu sei giunta nel tempio del Signore * per essere allevata nel santo dei santi, * quale creatura santificata. * Allora a te, l’imma co lata, * fu anche inviato Gabriele, * per portarti cibo. * Tutti gli esseri celesti furono nello stupore * vedendo lo Spirito santo di morare in te. * Tu dunque, senza macchia né contami na zio ne, * in cielo e in terra glorificata, * o Madre-di-Dio, * salva la no stra stirpe.
Apostiha
          Me ndihmën e Shpirtit Shejt ti, deshmor Merkurië, tue luftuar kundra armikut si ushtar i pamundëshëm me armën e besës munde mijëra diej. E tue mbaruar luftimin, si mbas rregullavet, more kurorën bashkë me t’jerë athletë, o deshmor i mathë dhe i lum.
Con la forza dello Spirito Santo , tu o grande martire Mercurio,e con l’arma della verità: hai completamente schiacciato al suolo * gli schiera menti dei nemici * e la boria dei demoni, * e hai rice vuto la corona con gli altri atleti dalla mano del tuo Crea tore, e tutti tu salvi .
                       I drejti do t’lulëzonjë si pallmie, si dëllinjë e Libanti ka t’shumësonet.
Il giusto fiorirà come palma, e crescerà come cedro del Libano
            Një ëngjell kle urdhuruar nga Shpirt i Shejt të vij nga kjielli të të shëndoshëj lavomët, o i famasëshmi deshmor. I mfortësuar nga Ai ti durone t’ishe plagosur me ziarr, t’ishe vjerrë i ndejtur e i lidhur gurëve të rëndë tue derdhur gjak nga gjithë anët.
Shejtrat çë jesiën në dhe in’Zot i mbushi me dhuratat e tij.
         Si ti shërbeje në ushtrin e rregjit, o Merkurië, kleve urdhuruar të bëje flijë diejvet, o i lum, e durone mundime e njër vdekjir minore me shumizën e deshmorëvet bashkë me të çilët ti parkales për jetën.
Lëvdi…
          Shpirtërore kle gjella në të çilën u stërvite : kështù përpara gjykatores e njerëzëvet pa Perëndì munde e kjell për e veshurë me lule urdhurimin i tiranti , o shejta Ekaterinë, e mënd’e sosën pullaret e retorëvet.
           Dopo esserti esercitata in una vita immateriale, * hai raggiunto il tribunale ateo * e ti sei presentata con i trofei in mano, * o venerabile Caterina, * fiorente nello splen do re di Dio; * rivestita la forza divina, * ti sei fatta gioco del de creto del tiranno, * e hai fatto tacere, o grande lottatrice, * gli insulsi discorsi dei retori.
Nani
          Sot lusmët e të besmëvet çë mbëjidhen ka t’kremtojëm shpirtërisht këtë ditë e të bijën e mëmën e t’in’Zoti, çë vien kjellur te faltoria e Perëndìs me lutësì do t’madhërojëm. Ajo kle sgledhur nga gjithë jinìt për ndenjë të Krishtit ,rregji e Perëndia i gjithëve.
O Virgjëresha, me lëmpën në dorë jitsëni përpara sa të nderni të vaturit në faltore të Virgjërës. O Mëma, tue lënë mbë nj’anë çëdo lip, me gëzim përsillni tue kënduar mëmën e t’in’Zoti : Atë çë na pru jetës harèn . Gjithë për së bashku me ëngjellin thomi Hirplotës : Të falemi . Asaj çë parkales për shpirtrat t’anë.
               Oggi noi, moltitudini di fedeli qui convenuti, celebria mo spiritualmente una festa solenne, e piamente accla miamo la Vergine, figlia di Dio e Madre-di-Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo, Sovrano universale e Dio di tutte le cose. O vergini, fate stra da recando lampade, per onorare l’augusto incedere della sem pre Vergine. O madri, deposta ogni tristezza, seguitela piene di gaudio, per celebrare colei che è divenuta Madre-di-Dio, causa della gioia del mondo. Tutti dunque, insieme con l’angelo, con gioia gridiamo: Gioisci! alla piena di gra zia˚, a colei che sempre intercede * per le anime nostre.
        Apolitikjia : Këndojëm të famëshmen nuse e Krishtit shejtë Ekaterinë mbrojtëse e Sinait, atë çë për ne ë strehim e ndihmë. Ajo bë me të vërtetë të kjeteshën sofismet e të palutshmëvet me shpatën e shpirtit e nanì si deshmore lip për gjithë ne shumë lipisi
         Cantiamo la sposa di Cristo degna di ogni lode, la di vina Caterina, protettrice del Sinai, nostro aiuto e soccorso: * essa ha splendidamente chiuso la bocca con la spada dello Spirito˚ * ai piú abili tra gli empi, * ed ora, inco ro nata come martire, * chiede per tutti la grande misericordia˚.
           Sot na parathuhet pëlkjimi i t’inë Zoti e na paraleçitet shpëtimi i njërëzëvet . Te faltoria e t’in’Zoti Virgjëresha na ‘ftonet e gjithëve na paralajmëron Krishtin. Asaj me zë të lart i thomi na : gëzou ti , i kujdesit i stisorit mbarimi .
          Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, * e il primo annuncio della salvezza degli uomini. * Agli oc chi di tutti la Vergine si mostra * nel tempio di Dio, * e a tutti prean nuncia il Cristo. * Anche noi a gran voce a lei acclamia mo: * Gioisci, compimento dell’economia del Creatore.
Uniamoci oggi in coro, o fedeli, cantando al Signore con salmi e cantici e venerando la sua dimora santificata, l’arca vivente, che ha accolto il Verbo che nul la può contenere: essa viene infatti soprannaturalmente of fer ta a Dio, mentre è ancora bambina nella carne; e il gran de sacerdote Zaccaria lieto l’ac coglie come tabernacolo di Dio

.Sot faltoria shpirtërore të shejtes lëvdi të Krishtit Perëndìs t’ënë e vetëmia ndër grat e dëlira, e bekuamia, parakjitet te faltoria ligjërore sa të mbetet te shejtoria e shejtravet e bëjën harè këndojën t’in’Zoti tue nderuar me hymne e lëvdì mëmën t’tij. 

 

giovedì 20 novembre 2014





DALLA MEMORIA STORICA 
OGGI 21 NOVEMBRE SI RICORDA IL TRANSITO DEL SERVO DI DIO PADRE GIORGIO GUZZETTA (1682-1756)
dalla
VITA DI PADRE GIORGIO GUZZETTA
Giovanni D’ANGELO





C A P O XX

Del fine della preziosa Vita del P. Giorgio.

I. Il P. Giorgio Gazzetta, il quale per tutto il tempo della sua vita crocifisse la sua carne con le sue cupidigie, visse sempre persuaso, che il ricordarsi spesso della morte, lo teneva allontanato dal peccato, e dall’attaccamento alle cose di quaggiù, e facendogli odiar la babilonica schiavitù di questa terra, aspirar gli facea la celeste Gerusalemme, onde sempre alla sua mente chiamava il pensiero della morte. Negli ultimi anni della sua vita scrivendo a’ suoi più confidenti, dava fine alle lettere con quel bello sentimento di S. Paolo : Ecce ego jam delibor, et instat tempus resolutionis meae. Il pensiero della morte non potea affatto arrecargli amarezza, né pena, né dolore, ma piuttosto eragli di gioia, e di allegrezza. Facea egli così vedere in sé quello, che ancor l’umana filosofia non ha saputo comprendere, cioè, che i Santi illuminanti dalla fede, ed animati dalla grazia di Gesù Cristo ardentemente braman la morte, perché non vivon secondo le passioni loro, perché son disgutati de’ piaceri, e delle ricchezze mondane, perché aspettano una nuova creazione.

Figlia – così disse una fiata ad un divoto giovine Novizio di sua Congregazio-ne – son fuori di me stesso per la piena consolazione, che provo al solo riflesso, che poco di vita mi rimane, e fra breve disciolto da questo terreno ingombro andrò a svelatamente godere il mio Dio.

II. Egli per grazia del Signore accordatagli fu presago della sua morte. Alcuni de’ suoi amici negli ultimi anni del suo vivere desiderando, che si provedesse di ve-stimenta, di cui erane molto sprovveduto. Non occorre, gli disse, pensare a tanto, perché io morrò nel mese di Novembre. Quindi fu, che pochi anni prima di terminare la sua vita, visse con più di fervore. Allora amò vieppiù ardentemente la solitudine, impiegò maggior tempo nell’orazione, parlava sempre della morte, mandava de’ santi affettuosi sospiri verso la patria de’ Santi, era più rassegnato alle disposizioni del cielo, e diede maggiori prove della sua umiltà, di pazienza, e di mansuetudine secondo le diverse occasioni, in cui era per trovarsi.

III. Il Signore perciò volendo negli ultimi giorni della vita del nostro Servo di Dio vie meglio provare l’amor di lui verso di sé, permise, che da non pochi la con-dotta del P. Giorgio fosse stata considerata finta, e sprovveduta della necessaria prudenza, e delle vere massime di una soda morale; onde da più persone fu sprezzato, e vilipeso. Ma non pertanto il suo cuore, il quale tutto alla direzione del suo Dio erasi dato, poté restare abbattuto, ma si rese un maggiore spettacolo di pazienza, di mansuetudine, e di umiltà. Allora con vera rassegnazione di spirito solea spesso ripetere: Si bona accepimus de manu Dei, mala autem quare non suscipiamus? e nella mente avea, e spesso replicava quel ricordo del Redentore: Mittam, vos tamquam agnos inter lupos.

IV. Ma al P. Giorgio insensibilmente cominciavano a mancare le forze, ed il naturale vigore della sua macchina. Per la qual cosa ad insinuazione di un suo confi-dente portasi alla Terra del Parco, per lì poter godere di un’aria più salutare, che altre volte avea sperimenta alla sua salute più giovevole. Sebben sulle prime si fosse un poco rimesso in salute, ricadde però poi nel primiero suo stato. Monsignor D. Giuseppe Barlotta, che ivi trovavasi, essendo egli Abate della Chiesa di quella popolazione, avendo ciò veduto, amorosamente seco condur lo volle alla terra di Partenico con la speranza, che quivi meglio il P. Giorgio in forze potea ristabilirsi. Colà adunque il Servo di Dio essendo arrivato, alloggiar volle nel convento de’ Padri del Carmine, e sollecito non men della salute della sua anima, che di quella del prossimo segue ancora a travagliare per la vigna di Gesù Cristo. Rimise di fatti allora in assetto alcuni beni del collegio di Maria della Piana, che con la sua cooperazione eransi acquistati, né da’ suoi occhi, e dal suo pensiero allontanò la memoria della morte. Un giorno scender volle nella sepoltura de’ Padri di quel convento, e per il suo cadavere scelse una delle nicchie di quel luogo. Dicevangli que’ buoni Religiosi, che coll’aria di quel paese era forse per riprendere il perduto vigore, ed uno de’ Padri decrepiti di toccare piuttosto a sé quella sorte, perché più in età avanzato. Il P. Giorgio però con animo tranquillo, e sereno replicò, che diversamente dovea avvenire, ed in fatti avverossi ciò, ch’egli dicea. Dopo pochi giorni il suo stomaco tanto debole si rese, che neppur digerir potea il cibo, che scarsamente prendea. Indi altri mali gli sopragiunsero. Fu travagliato da un’ostinata diarrea, e da tali svenimenti, che la sua morte sembrava vicina. In tale stato ei trovandosi, non dimenticavasi, sebbene in mezzo a’ dolori, ed agli affanni, del suo Dio. Bramava piuttosto patire, che morire, e non esser qui in terra perdonato, per ricever la su nel cielo il perdono. Seguì per sempre la pratica de’ santi doveri della cattolica religione, e del suo stato invidiabile di Filippino. Non tralasciava di celebrare il Sacrificio della Santa Messa, ed interveniva più volte al coro di quella Chiesa in compagnia de’ Monaci avanti il Sacramentato Signore. Le sue indisposizioni imperversando, adempì agli estremi doveri dell’augusta nostra religione con essersi premunito del pane degli Angeli, che ricevé con segni di somma divozione. I Padri Carmelitani di Partenico, non pochi Ecclesiastici di quel paese, ed anche alcuni pii secolari assister vollero in que’ momenti il vero Cattolico, il Filippino virtuoso, l’eroe de’ Greci-albanesi, l’uomo grande, ed illustre, ed egli tutti trattenendo intorno a sé con santi ragionamenti, di non lieve ammirazione rendeasi per la sua eroica pazienza e piena rassegnazione alla volontà del suo amato Signore.

V. Essendosi intanto sparsa per tutta la Sicilia l’infausta notizia di sì grave malattia del P. Giorgio, la Congregazione di Palermo, come altresì quella della Piana, ognuna mandò per assisterlo uno de’ loro Padri. Della prima ne fu spedito il P. Salvadore Colonna, soggetto e per la sua pietà, e per la sua dottrina in oggi ben noto, al quale fe’ compagnia il P. Rettore, ed il P. Ministro del Seminario greco - albanese. Il P. Giorgio benignamente accolse questi Padri amorosi, e ringraziolli de’ loro buoni uffizj verso la sua persona dimostrati, ma nondimeno mostrò di essergli assai grave, lo aver loro intrapreso un viaggio non indifferente in tempo d’inverno. Avendo avuta nuova dell’ottimo stato di floridezza del suo Seminario, e della Congregazione della Piana, anche trovandosi a morte vicino, ne dimostrò del sommo piacere, e del compiacimento.

VI. Frattanto fu munito del Sacramento dell’Estrema Unzione, che ricevé con religioso rispetto, e con gran fervore sino a rispondere con assai languida voce egli stesso alle preghiere dalla Chiesa ordinate. L’anima sua era di certo inondata da una pace veramente cristiana, e dalla soave coscienza della virtù. Si fe’ vedere in ogni momento della vita, che rimanevagli in quelli ultimi momenti avido, e pronto di voler raggiungere l’Essere Supremo. Da alcuni fu udito, che tranquillamente, e con animo sereno cantava, ma tanto fievolmente, che distinguer non sì poté, qual sorta di canto avesse profferito. Taluni credettero essere stati degl’inni greci in lode della Signora Santissima a lui molto familiari, massime quando avvicinavasi alcuna delle di lei sollennità, com’era allora, dovendosi celebrar la festa della Presentazione al tempio. Quindi di forze del tutto divenuto privo si vide impegnar le poche ore, che rimanevangli, alla contemplazione delle cose del cielo. Al buon Padre poi, che con carità singolare assistevalo, già avvisandogli vicina la morte con quelle parole del Real Profeta: In Domum Domini ibimus: sì appunto rispose: In domum Domini ibimus. Morì in età di anni 75, nel giorno vigesimo primo di Novembre sull’ore sedici, giorno consecrato alla solennità della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, di cui erasi ascritto schiavo fedele nel ruolo della miracolosa Immagine, che sotto titolo di Liberatrice dalle pene dell’inferno, adorasi con ispecial, e divoto culto nella nostra Chiesa cattedrale di Palermo, non solo da’Palermitani, ma ancora dal popolo di più paesi di Sicilia. Il suo corpo rimase in forma di chi tranquillamente dorme, e riposa, non arrecando verun orrore, ma piuttosto movendo a divozione.
21 novembre 

Ingresso al Tempio della

 Santissima Madre di Dio

È una festa mariana, sorta a Gerusalemme in seguito alla dedicazione della Basilica di S. Maria la Nuova, avvenuta il 21 novembre 543. Sembra che in seguito la memoria della dedicazione si sia trasformata in memoria locale della Presentazione di Maria al Tempio. Si diffuse dopo in tutto l’oriente, e solo intorno al VII-VIII sec. a Costantinopoli. In occidente si affermò nel 1371, quando papa Gregorio XI ne autorizzò la celebrazione in alcune Chiese e nella Curia pontificia di Avignone. A Roma venne introdotta da papa Sisto IV, ma soppressa dopo un secolo da papa Pio V, perché festa che trae origine dai vangeli apocrifi. Verso la fine del 1500 venne ristabilita a papa Sisto V, che la impose a tutta la Chiesa come festa mariana minore.
La festa ha come sua base il racconto contenuto nel testo apocrifo denominato Protovangelo di Giacomo, in cui si narra che: «Quando Maria ebbe due anni, Gioacchino disse: “Portiamola nel Tempio del Signore per compiere la promessa da noi fatta, per paura che il Signore non ce la richiami e non risulti sgradito il nostro dono.” Ma Anna rispose: “Aspettiamo il terzo anno, affinché non cerchi suo padre o sua madre”. E Gioacchino disse: “Aspettiamo”. Quando la bambina ebbe tre anni, Gioacchino disse: “Invitiamo le figlie degli ebrei, quelle senza macchia; prendano in mano, ciascuna, una lucerna, e siano accese, affinché ella non si volga indietro e il suo cuore non sia trattenuto fuori dal Tempio del Signore.” E così fecero fino a quando non furono saliti al Tempio del Signore. Il Sacerdote l’accolse, l’abbracciò, la benedisse ed esclamò. “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. In te, negli ultimi giorni, il Signore manifesterà la sua salvezza ai figli d’Israele.” E ritornarono i suoi genitori pieni di stupore, lodando e glorificando il Signore Iddio perché la bambina non si era voltata indietro, verso di loro. Ora Maria dimorava nel Tempio del Signore come una colomba e riceveva il cibo dalle mani di un angelo».
Si comprende bene che il fatto storico raccontato ha poca probabilità di essere considerato autentico. Tuttavia, al di là dell’aspetto leggendario, il racconto racchiude un intenso significato spirituale.
Maria è creatura perfetta, modello ideale di tutta l’umanità, che ottiene la grazia senza pari di dare vita umana al Figlio di Dio, Salvatore del mondo. La festa della presentazione delinea i tratti della perfezione della Vergine. Ella viene portata al Tempio per rimanervi ed esservi offerta al Signore, divenendo così un’offerta ed incenso di soave odore per il Datore di ogni cosa (apòsticha del vespro). Quest’entrata vuole significare la totale dedizione di Maria alla ricerca del Signore. Inoltre lasciare la casa paterna e recarsi al Tempio come offerta gradita a Dio significa lasciare tante cose, porgere l’orecchio alla Parola, avvicinarsi ed ascoltare la voce del Signore. Il Tempio inoltre evoca l’aspetto più specifico del divino, tremendo per le stesse Potenze celesti. Maria, quindi, penetra in questa sfera impenetrabile per essere iniziata ai suoi misteri e diventare degna della sua missione.
I tropari della festa riprendono diverse volte il fatto ricavato dall’Apocrifo, secondo cui Maria nel tempio era nutrita da un angelo. Anche questa espressione nasconde un autentico significato. Nel Tempio la Vergine deve essere nutrita e cresciuta per diventare la Madre di Dio. L’essere nutrita da mano d’angelo s’inserisce nella linea di generazione di figli di Dio come s. Giovanni descrive nel suo Vangelo: il Verbo di Dio ha dato il potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel suo nome, i quali sono generati da Dio stesso, (1,12-13). Dunque, quest’espressione viene a significare la crescita di Maria nella conoscenza dei misteri di Dio, acquistata non dalla sapienza umana ma dalla potenza di Dio. Inoltre, nutrito di questo pane della Parola di Dio, Maria diventerà capace di generare il vero pane, sorgente di vita per il mondo.
I tropari della festa mettono in risalto il valore del Tempio della legge, ma presentano in primo luogo Maria come Tempio superiore, in quanto Ella è Tempio animato, vivente e umano con le sue ricchezze spirituali e umane che entra nel Tempio per mettersi all’ascolto della parola vivificatrice di Dio. D’altra parte Maria è anche definita come Tabernacolo santificato del nostro Dio, Tempio santissimo del nostro Dio, il quale santifica ogni cosa; vero Tempio divino portato dall’infanzia al tempio di Dio, ed apparsa come ricettacolo della luce divina. Tutte queste immagini esprimono il mistero della divina maternità della Vergine, nonché il suo ruolo nell’economia del mistero della salvezza. Maria è la porta tramite la quale il Signore viene a noi ed entra nel mondo per portarci la salvezza, è lo strumento di congiunzione tra il divino e l’umano, per mezzo della quale viene distrutta l’antica maledizione e si realizza l’attesa dei secoli.

Bibliografia
Anthològhion, volume I, Roma 1999, 928-944.
FEDERICI T., Resuscitò Cristo! Commento alle letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Palermo 1996, 1213-1218.
PASSARELLI G., Icone delle dodici grandi feste bizantine, Milano 2000, 80-93.
RAQUEZ O., Roma Orientalis. Approcci al patrimonio delle Chiese d’Oriente, Roma 2000, 63-71.
Le Synaxaire. Vies des Saints de l’Eglise Orthodoxe, adaptation francaise par Macaire, moine de Simonos-Petras, Tome I, Thessalonique 1987, 556-558.

sabato 15 novembre 2014

Domenica 16 Novembre 2014 


San Matteo, apostolo ed evangelista

San Matteo, apostolo ed evangelista (I sec.)


Sinassario 

Questo apostolo, chiamato anche Levi, era figlio di Alfeo ed 

era della Galilea e prima della sua chiamata era un 

pubblicano, ossia, raccoglieva le tasse per conto dei romani. 

Divenne uno dei Dodici Apostoli e compose in ebraico quello 

che viene considerato in ordine temporale il secondo dei 

quattro Vangeli canonici. In molte raffigurazioni 

iconografiche 

acanto al santo vi è ritratta l'immagine di un uomo, una delle 

simboliche creature viventi citate da Ezechiele ( Ez 1,10), 

che, come scrive sant'Ireneo è un simbolo della 

incarnazione 

del Salvatore.

Domenica 16 Novembre 2014

 San Matteo, apostolo ed evangelista

San Matteo, apostolo ed evangelista (I sec.)

LETTURE 
EPISTOLA :1Corinzi 4,9-16

Fratelli, ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!

EVANGHELION

Matteo 9,9-13

Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

Domenica 16 NOVEMBRE 2014 ,

 VIII Domenica di S. Luca,e 

Memoria del santo apostolo ed evangelista Matteo,

tono pl.II.
VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi del tonopl.II e del Santo:
Quando colui che penetra i cuori degli uomini * vide con divina prescienza * il tuo animo ispirato da Dio, * o apostolo, * e ti liberò dal mondo dell’iniquità, * allora ti rese luce universale, * comandandoti di illu¬minare e far risplendere * i confini della terra˚; * di lui tu sei stato fatto degno * di redigere il divino vangelo: * imploralo di salvare e illuminare le anime nostre.
Tu che dal banco della gabella * sei stato chiamato al discepolato, * quando l’eterno Verbo ti rivolse la parola, * inducendoti a seguirlo * e promettendoti che avresti avuto parte al regno, * allora, lasciando tutto, o beatissimo, * e separandoti dalla confusione tumultuosa, * con ardore lo se¬guisti˚; * e ora, o veggente, * chiaramente saziandoti * dell’ineffabile contemplazione di lui, * sup¬plicalo di salvare e illu¬minare * le anime nostre.
Un acuto sguardo profetico * ha certamente contem¬plato te, un tempo, * nella santa pietra che rotolava sulla terra˚ * abbattendo le macchine da guerra dell’inganno; * e il Verbo enipostatico, o sapientissimo, * ti ha reso luce del mondo * e araldo di giustizia e verità, * risplendente per i bagliori della luce trisolare, * o venerabilissimo: * supplicalo di salvare e illuminare * le anime nostre.
Gloria. Tono 4.
Prontamente hai seguito Cristo * che ti chiamava al celeste discepolato, * o ispirato da Dio, * respingendo da te in un sol colpo * ogni occupazione nelle cure terrene; * assumendo infatti docilmente * un sentimento degno del regno superno, * ti sei allontanato dall’abbietta condotta * e dalla gloria vana, * divenendo da pubblicano evan¬gelista, * luce di quelli che sono nelle tenebre * e guida degli erranti alla salvezza: * ed ora sei anche ferventissimo intercessore * per tutto il mondo * e custode che sal¬va, o Matteo, * quelli che ti onorano.
Ora e sempre. 
Theotokíon. Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo.
Tu hai portato in grembo, * o beata in Dio, * il Creatore dell’universo * che ha assunto un corpo, * per riplasmare l’uomo, * un tempo caduto per la trasgressione, * tramite il serpente˚. * Tu hai ineffabilmente generato il Dio Verbo, * o pura, * e col tuo parto hai liberato dalla corruzione * tutta la creazione invecchiata; * noi dunque celebriamo e glorifichiamo la tua grazia, * o Vergine senza nozze: * con essa proteggi e salva * quelli che con fede ti glorificano.
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono 4. Come generoso fra i martiri.
Con la tromba delle tue parole, * hai chiamato a raccolta gli uomini * nella conoscenza di Dio, * o tu che sei ovunque celebrato, * hai scacciato dalla terra le accolte dell’in¬ganno * e hai unito i fedeli in unanimità perfetta; * ora tu intercedi perché siano liberati * da corruzione e pericoli * coloro che celebrano con fede * la tua memoria sempre venerabile.
Stico: Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.
Colui che con una lingua di fuoco * ti ha armato dello Spirito˚, * ti ha reso forte guerriero * contro l’inganno, o apostolo: * il Cristo Dio nostro, * dal quale hai ricevuto fulgidi * i premi della grazia. * Supplicalo di liberare * da corruzione e pericoli * quelli che celebrano con fede * la tua memoria sempre venerabile.
Stico: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani.
Protendendo lo sguardo * alle profondità dello Spirito, o apostolo, * hai contemplato l’inesauribile ricchezza: * attin¬gendo da essa la grazia generosa, * l’hai evan¬gelicamente elargita a tutti noi˚; * e ora tu intercedi * perché siano liberati * da corruzione e pericoli * quelli che celebrano con fede * la tua memoria sempre venerabile.
Gloria. Tono pl. 2.
Dalle profondità estreme del male, * come aquila dall’alto volo * sei prodigiosamente asceso * fino alle eccelse vette della virtú, * o Matteo degno di ogni lode; * tu hai infatti seguito le orme * di colui che copre i cieli con la sua potenza˚ * e della sua intelligenza riempie tutta la terra, * il Cristo, * e di lui ti sei mostrato * ardente disce¬polo in tutto, * evangelizzando pace, vita e salvezza * a quelli che piamente ubbidiscono * ai suoi divini precetti: * in essi guida anche noi, * perché siamo graditi al Creatore * e proclamiamo te beato.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con gli apostoli e tutti i santi, * perché sia fatta mise¬ricordia * alle anime nostre.
Apolytíkion. Tono 3.
Santo apostolo ed evangelista Matteo, * intercedi presso il Dio misericordioso * perché conceda alle anime nostre * la remissione delle colpe.
Theotokíon.
Celebriamo in te * colei che è stata mediatrice * per la salvezza della nostra stirpe, * o Vergine Madre-di-Dio: * poiché con la carne da te assunta, * il Figlio tuo e Dio nostro, * accettando di patire sulla croce, * ci ha redenti dalla corruzione, * lui, che è amico degli uomini.