sabato 29 agosto 2009

Orari delle Celebrazioni della festa dell’8 Settembre a Contessa Entellina.

 

7 Settembre

ore 18.00 Santa Messa

ore 19.30 Vespro Solenne

8 Settembre

ore 08.00 Divina Liturgia

ore 10.00 Santa Messa

ore 11.00 Divina Liturgia Pontificale

ore 19.00 Santa Messa

0re 20.00 circa Processione

giovedì 13 agosto 2009

15 Agosto: Festa della Dormizione della Santissima Madre di Dio

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Tropari.

Apolitikion: Nel parto hai conservato la verginità e nella dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; tu passasti alla vita, essendo madre della vita, e con le tue preghiere liberasti le anime nostre dalla morte.

Kontakion: La tomba e la morte non prevalsero sulla Madre di Dio che intercede incessantemente per noi pregando e rimane immutabile speranza nelle nostre necessità. Infatti colui che abitò un seno sempre vergine ha assunto alla vita colei che è madre della vita.

Megalinarion:

Tutte le generazioni ti proclamano beata e unica Madre di Dio. In Te, Vergine immacolata, son vinte le leggi della natura! Verginale infatti è stato il tuo parto e la tua morte ha annunziato la vita. Tu, o Madre di Dio, rimasta vergine dopo il parto e vivente dopo la morte, salva sempre la tua eredità.

 

OMELIA PER LA FESTA DELLA DORMIZIONE DELLA MADRE DI DIO

San Giovanni Damasceno

Oggi, la Scala spirituale e vivente, per la quale discese l’Altissimo per rendersi visibile sulla terra e conversare con gli uomini, servendosi della scala della morte, dalla terra si è trasferita ai cieli. Oggi, la tavola terrestre, che senza esperienza di nozze ha portato il pane celeste della vita, la brace della divinità, fu elevata dalla terra ai cieli; oggi, per la porta orientale di Dio si sono sopraelevate le porte del cielo. Oggi, dalla Gerusalemme terrestre la città vivente di Dio si è trasferita "alla Gerusalemme di lassù"; Colei che ha concepito come suo primogenito e unigenito il Primogenito di tutta la creazione, l’Unigenito del Padre, prende dimora nella "Chiesa dei primogeniti"; l’arca viva e spirituale del Signore viene sollevata fino al riposo di suo Figlio. Le porte del Paradiso si aprono e accolgono il campo che ha prodotto Dio, da cui germogliò l’albero della vita eterna che ha dissipato la disobbedienza di Eva e la pena di morte comminata ad Adamo. Questi è Cristo, la causa della vita dell’universo, che riceve la grotta scavata, la montagna non tagliata, dalla quale si staccò, senza opera di mani, la pietra che riempì la terra. Il letto nuziale della divina Incarnazione del Verbo si è adagiato nella tomba gloriosissima come in stanza nuziale e sale fino al nuziale appartamento celeste per regnare splendidamente con il suo Figlio e suo Dio, e lascia la sua tomba come letto nuziale a quelli che restano sulla terra.

Letto nuziale, la tomba? Sì, e più splendido d’ogni letto. E non per riflessi d’oro, per lucentezza o argento, per bagliori di pietre preziose esso risplende, né per i fili di seta, né per rivestimento di broccato e di tessuti di porpora, ma per la luce divinamente scintillante dello Spirito santissimo. Esso procura non l’unione dei corpi agli amanti della terra, ma la vita delle anime sante a quelli che sono affascinati dallo Spirito, una disposizione verso Dio migliore e più dolce di ogni altra. Questa tomba è più fiorente dell’Eden... questa tomba, più preziosa dell’antico Tabernacolo, ha contenuto il candelabro spirituale e vivo, e la tavola apportatrice di vita che ha ricevuto non i pani "della proposizione ma quello celeste, non il fuoco materiale ma l’immateriale fuoco della divinità. Questa tomba è più fortunata dell’arca mosaica, poiché ha avuto in felice eredità di possedere non le ombre e le figure, ma la verità stessa. Accolse, invero, l’urna pura e aurea che ha prodotto la manna celeste; la viva tavola di pietra su cui è stata incisa per opera dello Spirito, dito potentissimo di Dio, la Parola che si incarnava, il Verbo sussistente; accolse l’altare d’oro degli incensi: Colei, cioè, che portò nel suo seno la brace divina e che ha profumato tutta la creazione.

 

Commenti

Si comunica a tutti i lettori che al fine di evitare polemiche non gradite è stata attivata la moderazione dei commenti.

lunedì 10 agosto 2009

Un contessioto ci scrive

Pubblichiamo con piacere l'articolo che l'amico Nino Montalbano ci ha mandato per email:

NON LO CONFONDO
Penso che Contessa oggi si debba fare delle domande: chi siamo? Cosa vogliamo conservare? Perché?
E rispetto a questo domande si debbano fare le dovute scelte. Perché il problema tra greci e latini non è una semplice disputa tra “aprire” o “chiudere” ai fedeli di rito greco una chiesa. Ma uno scontro tra persone diverse e culture e provenienze diverse che va oltre la semplice divisione greci-latini ma che vive conflitti interni. Troviamo la cultura della “conservazione e della memoria storica” e la cultura dell’oggi, del nuovo, dell’io che non tiene conto dell’altro. Troviamo persone che vivono conflitti e persone che restano a guardare e lo ripeto, questi atteggiamenti non sono né greci, né latini. Questo lo dico soprattutto agli alfieri della tradizione che in tante situazioni hanno taciuto e che probabilmente tacciono ancora oggi. E lo dico a chi non capisce il valore delle tradizioni in senso stretto, delle tradizioni che uniscono una comunità e che la rendono viva, vera… se stessa e che la proiettano verso un futuro pieno di significati perché ha dentro di sé il percorso e il ritorno, ha dentro di sé la consapevolezza di un legame, di un punto di partenza storico, di una casa “storica” dove sentirsi a proprio agio.
In tutta questa confusione cerco un punto di riferimento, parlo con greci e latini. Scavo tra i miei ricordi, tra le ragioni dell’uno e dell’altro e trovo soltanto verità a metà, verità dettate dall’una o dall’altra appartenenza. Da rancori tra persone, da frasi che hanno poco a che fare con la fede, da frasi che hanno poco a che fare con “l’essere contessioti”, con una visione positiva del futuro di Contessa. Nello stesso tempo penso anche che è necessario avere un’idea, esprimerla, che ognuno di noi debba prendersi la responsabilità di assumere una posizione netta rispetto ad un problema perché sarebbe facile sorridere ad entrambi come alcuni fanno.
Conosco i due parroci, quello di rito latino non riesco a giudicarlo e forse nemmeno lo potrei fare, penso che avrà i suoi motivi, ma una verità ce l’ho. Conosco Papàs Nicola Cuccia fin dalle scuole medie, lui è contessioto, lui dona la sua vita a questa comunità. Ci siamo visti migliaia di volte e migliaia di volte ci siamo scambiati opinioni. Con lui negli anni ho vissuto incontri, momenti di preghiera, di confronto, sia nella chiesa greca che in quella latina. Conosco il suo pensiero, il suo modo di porsi, la sua famiglia e soprattutto conosco il suo animo. E non lo conosco in maniera superficiale ma per quello che è, un animo e una sensibilità che dà agli altri. Una persona che è un orgoglio per questa comunità. Una volta ad un frequentatore della chiesa latina che voleva convincermi su chi avesse ragione o torto nella disputa che dura da alcuni anni gli risposi: io lo conosco, io non lo confondo! Spesso, nel percorso della mia vita quello che è restato come unica verità è la sua purezza, il suo “donarsi”, il suo esempio e lo scrivo perché non è un cosa che so solo io, ma lo sa tutta Contessa.
Si, non è un santo e non è nemmeno perfetto, è un uomo come noi che cerca di dare il massimo per questo paese e questa è una cosa certa. Questo paese ha bisogno di lui, a questo dovrebbe pensare Padre Mario, al rispetto del rappresentante dei fedeli di rito greco, il quale, il 1 agosto è venuto nella chiesa latina unicamente per pregare. Il resto, gli atteggiamenti, le parole, la rabbia dovrebbero essere messi da parte attraverso la discussione e l’umiltà. L’umiltà che a molti fedeli, sia greci che latini, manca. Quello che conta oggi è che Papàs Nicola Cuccia resiste, soffre ma resiste, cercando con tranquillità di affrontare il problema. Non ha offeso nessuno e continua a “donarsi” senza essere né greco ne latino ma contessioto. Questo forse molti oggi preferiscono non vederlo perché è più semplice “fare la guerra”, ma io non lo CONFONDO.
E non confondo nemmeno la mia appartenenza e il diritto di ripercorrere le tradizioni del mio paese che non possono essere negate da nessuno perché è un patrimonio che ha segnato e segna la mia vita e che posso condividere con chi viene da fuori come qualcosa che mi appartiene, che è mio, che è nostro… e che non possiamo perdere.

Nino Montalbano

Video del TGR Sicilia sui fatti di Contessa

domenica 9 agosto 2009

Paraklisis insieme ai Contessioti.

Siamo giunti nei pressi della Chiesa assieme al Diacono Papàs Sepa, con la sua macchina rovente che segnava 34 gradi. Apriamo gli sportelli e già si sentivano i canti della Paraklisis (ode 1°) non amplificati ma ben distinti. Com’era strana l’atmosfera: nessuno in giro, nemmeno un cane! Eppure i canti riempivano le strade del paese. La Paraklisis è una preghiera di invocazione, di dolore, di richiesta di guarigione alla Madre di Dio. Si sentiva nell’aria il paese ferito, umiliato che cantava dolorante alla loro Mamma.

Ancora più lancinante la scena che si presentava: il portone chiuso battuto da un sole che non perdona perché non riscalda, brucia. Lì appoggiato un proskinitarion con l’icona di Maria e il bambino ardenti anche loro, chissà…Un tavolo con un katasarka improvvisato i cui lembi ogni tanto svolazzavano col venticello torrido. All’ombra, al lato destro della strada, presso la scalinata i fedeli con papa Nicolino e il diacono attorniati da una piccola folla di cinquanta contessioti, seduti in piedi appoggiati dove capita. Più in là altri che cercano altre ombre, altri appoggi di fortuna. Eppure erano composti come se fossero dentro il Santuario a pregare Maria. Un tropario papa Nicolino, un altro tutti, senza gridare, senza sbavature. C’era un grande assente in quella assemblea: l’organo! Chiuso anch’egli come la Chiesa. Come la Chiesa non appartiene né a loro né a Maria. Perché se appartenessero alla loro Mamma essa non chiuderebbe la porta in faccia ai propri figli né li priverebbe dell’organo per cantargli le lodi. Si sentiva anche l’odore dell’incenso che profumava Maria e tutti noi. Siamo forse dentro la Chiesa? Si, perché lo spazio è delimitato dalla fede dei fedeli.

Alla fine ci si aspetta che tutti, vedendoci, si avvicinino con rabbia puntandoci il dito: che siete venuti a fare? Invece, non è stato cosi. La domanda frequente è stata più pesante: che te ne pare?

E noi a biascicare qualche frase nascondendo imbarazzo e rabbia. C’è un portone di legno chiuso che impedisce l’ingresso. Siamo tutti li davanti impotenti a chiedere che aspetta chi di dovere ad aprire quella porta, a far suonare l’organo? Non so…forse….verrà….al momento opportuno….pregate e sperate….dov’è il suo vice….perché non viene a vedere?

Qualcuno si stanca delle nostre non risposte e se ne va’. Anche noi ci avviamo. Volete dissetarvi? No grazie, dobbiamo andare. Cento persone che cercano risposte da due altrettanti inermi! Il caldo di Contessa ci riprende, ci rimette nella macchina ancora rovente. Abbiamo pregato con loro. Amaramente ne siamo usciti, come S. Pietro dal cortile nella notte della passione. E mi vennero in mente le parole di S. Paolo: Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte. (2 Cor. 12,9-10).

Papas Jani Pecoraro, Parroco della Cattedrale di San Demetrio Megalomartire

sabato 8 agosto 2009

Foto da Contessa Entellina

Pubblichiamo le foto di come viene celebrata la Paraklisis in onore della Santissima Madre di Dio a Contessa Entellina. Crediamo che si commentino da sole.

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mercoledì 5 agosto 2009

Continuazione della triste vicenda di Contessa Entellina.

Continuiamo lo studio canonico sull’operato del parroco latino di Contessa Entellina. Certamente l’Autorità costituita dovrà prendere una decisione chiara al riguardo nel rispetto delle leggi canoniche di entrambe le Chiese.

Dal Codice di Diritto Canonico, desumimao che il comportamento del parroco latino potrebbe essere benissimo sanzionato dal vescovo diocesano anche con la rimozione dall’incarico stesso.

Il canone 1741 recita infatti così:

1741 Le cause, per le quali un parroco può essere rimosso legittimamente dalla sua parrocchia, sono specialmente queste:

1° il modo di agire che arrechi grave pregiudizio o perturbamento alla comunione ecclesiale;

2° l’imperizia o una malattia permanente della mente e del corpo, le quali rendono il parroco impari ad adempiere utilmente i suoi doveri;

3°la perdita della buona stima presso probi e seri parrocchiani, o l’avversione contro il parroco, che si prevedano che non cesseranno entro breve;

4° la grave trascuratezza o la violazione dei doveri parrocchiali che persista dopo l’ammonizione;

5° la cattiva amministrazione dei beni temporali con grave danno per la Chiesa, ogni volta che a questo male non si possa apportare altro rimedio.

Possiamo in primo luogo affermare che la chiarezza di quanto sopra è unica. L’autorità diocesana può benissimo intervenire. Il vescovo, come leggiamo nel Commento a questo canone edito dalla Sacra Romana Rota, potrà decretare la rimozione anche per altre cause che, a suo giudizio, insindacabile, rendono dannoso o almeno inefficace il ministero del parroco che deve essere rimosso. Non si richiede un vero e proprio delitto ( vedi can. 1311, 1321) ma è sufficiente un comportamento che in qualche modo pregiudichi l’efficacia del ministero pastorale.

Orben , si noterebbe che i requisiti per emanare un decreto di trasferimento e/o rimozione ci sarebbero tutti, in quanto l’atto del parroco latino di Contessa rientrerebbe nei punti 1 e 3 del canone sopracitato.

Continua….

martedì 4 agosto 2009

Tristi vicende a Contessa Entellina

Pubblichiamo purtroppo dal Giornale di Sicilia del 4 Agosto 2009 alla pagina 27.

 

Contessa, un nuovo contrasto tra le chiese di rito greco e latino.

Contessa Entellina.

Quanto accade in paese in questi giorni ha sapore medievale, secondo alcuni di intolleranza, secondo altri da comica alla Don Camillo e Peppone. Come è sempre avvenuto da quattro secoli, nel pomeriggio del primo agosto e poi nei giorni successivi il parroco di rito bizantino Papas Nicola Cuccia con i fedeli della sua parrocchia si è presentato nella chiesa della Madonna della Favara ( e lo farà fino al 15), ove è conservata l’immagine della patrona, per innalzare inni antichi, denominati la << Paraclisis>>, composti nella Costantinopoli di Giustiniano millecinquecento anni fa. Ma quest’anno ha trovato il portone chiuso perchè, spiega don Mario Bellanca, parroco di rito romano della Chiesa, ognuno deve pregare nella propria chiesa. La secolare consuetudine che i greci invocano, sostiene, è ormai superata dal codice di diritto canonico del 1983. Papas Nicola tira fuori atti notarili concordati nel 700 fra i parroci della comunità bizantina e latina di Contessa, rivendica l’avvenuto consolidamento della consuetudine, mostrato un decreto del vescovo di Piana del 22 agosto 2008 che conferma la tradizione. Ma don Mario è irremovibile: solo a lui, dice, e ai latini, compete la modalità d’uso della chiesa della Madonna della Favara. E lo conferma in una lettera inviata al vescovo dello scorso luglio, dove ipotizza, come punto di mediazione, il coinvolgimento a pieno titolo della sua parrocchia nei festeggiamenti principali del paese, in settembre, che invece sono coordinati dai greci.

Inutile finora il tentativo di composizione del sindaco e del maresciallo dei carabinieri. Pare anche improbabile, almeno nell’immediato, una iniziativa d’autorità dell’eparca di Piana, vescovo sia dei latini che dei greci, poichè la Santa Sede in questi giorni ha inviato un Visitatore Apostolico, Mons. Tamburrino, Arcivescovo di Foggia, perchè riferisca al Papa sullo stato dell’Eparchia dopo 46 anni dalla sua istituzione.

Gli inni bizantini così, sono cantati dai cori diretti da Papas Nicola all’esterno della Chiesa della Madonna della Favara, davanti al portone chiuso.

Domenico Clesi

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Nostre considerazioni a margine.

L’opera del parroco latino di Contessa Entellina si commenta da sola, ed è frutto purtroppo di errori passati a cui ora è difficile mettere un argine.

La legge ecclesiastica, o diritto canonico, prevede per i candidati all’ordine sacro, uno specifico studio circa le tradizioni religiose che gli stessi incontreranno fuori dal loro habitat naturale. Il nostro, essendo originario della Diocesi di Agrigento, non ha ottemperato, lui o chi per lui, al canone 257 comma 2 del CJC, che recita così: Il Vescovo diocesano procuri che chierici che hanno desiderio di trasferirsi dalla propria ad una chiesa particolare di un’altra regione, siano preparati convenientemente ad esercitarvi il loro ministero, imparino cioè la lingua della regione e ne conoscano le istituzioni, le condizioni sociali, gli usi ed i costumi.

E questa è già una prima lacuna che si potrebbe additare al diretto responsabili o ai responsabili della sua educazione: dove ha mai imparato la lingua, il rito e le tradizioni della Diocesi di Piana degli Albanesi alla quale  incardinato?

Continua….