sabato 25 agosto 2012

26 AGOSTO 2012
DOMENICA  Mt. XIIII


I Cor.
     Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. 14Tutto si faccia tra voi nella carità. 15Una raccomandazione ancora, o fratelli: conoscete la famiglia di Stefana, che è primizia dell`Acaia; hanno dedicato se stessi a servizio dei fedeli; 16siate anche voi deferenti verso di loro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro. 17Io mi rallegro della visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza; 18essi hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Sappiate apprezzare siffatte persone.
19Le comunità dell`Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa. 20Vi salutano i fratelli tutti. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
21Il saluto è di mia mano, di Paolo. 22Se qualcuno non ama il Signore sia anàtema. Maranà tha: vieni, o Signore! 23La grazia del Signore Gesù sia con voi. 24Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!



Parabola dei vignaioli omicidi
Mt.21,33-24
33Ascoltate un`altra parabola: C`era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l`affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l`altro lo uccisero, l`altro lo lapidarono. 36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l`erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l`eredità. 39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l`uccisero. 40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». 41Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». 42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:         La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d`angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?

RIFLESSIONE

 Parabola dei vignaioli omicidi

Sappiamo bene quante cure hanno i vignaioli per le loro vigne, e quanto tempo vi dedicano. Naturalmente poi si aspettano i risultati, il frutto del loro lavoro: e ne hanno pieno diritto. Aspettano grappoli abbondanti e gustosi. Secondo la parola del profeta, il Signore ha fatto di noi la sua vigna privilegiata.
 Nulla ha trascurato perché cresca, fiorisca e dia copiose vendemmie: scelta del vitigno, scavo profondo, concimazione abbondante, poI tatura appropriata; vale a dire i suoi molteplici benefici, le grazie speciali, la Parola del Figlio, il sangue ch'egli ha versato, la Chiesa, i sacramenti.

     Cristo ha voluto denunciare l'inqualificabile condotta dei capi del popolo d'Israele: sacerdoti, dottori della legge, scribi e farisei.
   Essi hanno capovolto a loro vantaggio la speranza messianica, giungendo fino a perseguitare ed uccidere gli inviati di Dio, che venivano a ricordarla.
      Ai tempi di Gesù, in Galilea vari proprietari investivano il loro denaro in piantagioni di vigne. Ne affidavano poi la coltivazione a dei vignaioli, con l'onere di dare al padrone una parte del raccolto.
     Il senso della parabola è chiaro: Dio ha affidato il suo popolo a dei capi. Ma questi pretendono di sfruttarlo unicamente a proprio vantaggio, maltrattando i profeti, mandati da Dio, e mettendo a morte perfino il suo Figlio.
    Anche noi potremmo essere tentati, più o meno consciamente, di servirci del vangelo a beneficio delle nostre idee o dei nostri interessi. Ricordiamoci che nessuno è padrone del vangelo, nessuno ha diritto di utilizzarlo se non per andare con la fede verso Cristo e condurvi gli altri.

Suggerimenti -
Nella parabola Cristo stigmatizza la condotta dei responsabili del popolo d'Israele, che con la loro infedeltà e la loro esosità, l'hanno distolto dalla sua vocazione messianica e mandato in rovina. Ma la vigna, amata da Dio, è anche la Chiesa, è il mondo, sono le famiglie, le parrocchie e ciascuna delle nostre anime.
Come coltivare questa vigna, per non cadere sotto l’anatema di Dio e del suo Cristo?
- Non dobbiamo considerarci i proprietari della vigna. Essa appartiene solo a Dio. Il solo padrone del mondo e di tutto ciò che vi si trova, beni materiali e spirituali, è Dio Creatore.
Nulla noi abbiamo di proprio, e tutti i benefici di Dio sono assolutamente gratuiti.
- Impegnarsi a far fruttare la vigna. «Entrate anche voi nella mia vigna», ci incita Dio. Conta su di noi per valorizzarla. Dobbiamo la vorare sotto la direzione del suo Figlio, restando strettamente uniti a lui come il tralcio alla vite, utilizzando nel modo migliore i mezzi posti a nostra disposizione.
  Senza Cristo tutto si svalorizza, e i beni materiali diventano fonte di rivalità, di odio e di guerre.
- Dividere i frutti con i nostri fratelli. Se il Signore ci colma di bene fici, se ci dà il dono della fede, se ci arricchisce, non è certo perché noi ne godiamo da soli, egoisticamente, ma perché ne facciamo pro fittare anche gli altri. Dobbiamo saper aprire il loro cuore alla bontà e all'amore di Dio.


             Santi Adriano e Natalia Sposi e martiri


                              + Nicomedia, Bitinia, IV secolo



I santi coniugi Adriano e Natalia subirono insieme il martirio presso Nicomedia in Bitinia, ma il Martyrologium Romanum commemora in data odierna solamente Adriano, in onore del quale il papa Onorio I tramutò in chiesa la curia del Senato Romano

Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di sant’Adriano, martire, che a Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, subì il martirio e in suo onore il papa Onorio I trasformò in chiesa la curia del Senato Romano.

L' unica notizia certa è che esisteva un culto antico e molto forte di un Adriano, martire di Nicomedia, sia in oriente che in occiden­te. II nuovo Martirologio Romano ricorda il santo in questo giorno senza commenti ulteriori. Il resto è supposizione e leggenda.

I bollandisti e l'antico Martirologio Romano affermavano l'esistenza di due diversi Adriani di Nicomedia, entrambi morti martiri, ma in persecuzioni diverse e i cui resti vennero portati ad Argiropoli. Quanto segue è un riassunto di questi racconti.

Si dice che un Adriano fosse un ufficiale pagano alla corte imperia­le a Nicomedia. Assistette al maltrattamento di ventitré cristiani e di­chiarò che anch'egli era cristiano e voleva unirsi a loro. Venne impri­gionato. La sua giovane moglie, Natalia, una cristiana a cui era stato sposato per tredici mesi, fu informata dell'accaduto e corse alla prigio­ne, baciò le sue catene e lo curò. Egli la mandò a casa, promettendo­le di tenerla informata. Quando seppe che stava per essere ucciso, Adriano pagò il guardiano della prigione perché lo lasciasse andare a salutare la moglie, ma ella quando lo vide, pensando che avesse rinne­gato la sua fede, gli sbatté la porta in faccia. Egli le spiegò che gli altri prigionieri erano stati presi in ostaggio fino al suo ritorno, ed essi ritor­narono alla prigione insieme. Natalia bendò le ferite dei prigionieri e si prese cura di loro per una settimana. Adriano fu portato davanti al­l'imperatore ma rifiutò di sacrificare agli idoli, allora .venne frustato e riportato in cella. Altre donne seguirono l'esempio di Natalia, ma l'imperatore impedì loro di entrare in prigione. Allora Natalia si tagliò i capelli, indossò abiti maschili ed entrò in prigione come al solito.

I martiri furono condannati alla morte per spezzamento degli ani. Natalia chiese che il marito potesse essere ucciso per primo, così da ri­sparmiargli la vista dell'agonia degli altri. Ella gli mise le gambe e le braccia nei ceppi, e rimase inginocchiata sul posto mentre il marito veniva ucciso, riuscendo a nascondere una sua mano nei vestiti. Quan­do i corpi vennero bruciati, dovettero trattenerla per impedirle di get­tarsi nel fuoco. La pioggia spense le fiamme e i cristiani poterono con­servare delle reliquie dei martiri, che furono portate e seppellite ad Argyropolis, sul Bosforo vicino a Bisanzio.

Un ufficiale imperiale iniziò a tormentare Natalia con offerte di ma­trimonio, così ella portò la mano del marito ad Argyropolis, dove mori in pace poco dopo il suo arrivo. Ella fu considerata martire per associa­zione, perché il suo corpo fu seppellito con i resti degli altri uccisi.

Questo racconto di chiara invenzione si dimostrò molto commo­vente, rendendo Adriano un martire molto popolare in passato. Di­versi quadri ricordano in maniera raffinata, a volte splendida, la sua morte e l'intervento di Natalia. Era il patrono dei macellai e dei solda­ti e veniva invocato contro la peste.

L'antico Martirologio Romano indicava il 4 marzo come il giorno della sua morte, e l'1 dicembre per quella di Natalia e l'8 settembre per il trasporto dei loro resti a Roma. La festa comune dei santi Adria­no e Natalia, martiri, era l'8 settembre.

Tuttavia un altro Adriano (5 mar.) ricordato da Eusebio come un martire di Cesarea sotto Diocleziano, a volte confuso con il primo Adriano, ha una tradizione più affidabile e molto diversa.

Si dice che sia stato ucciso a Nicomedia sotto Licinio, che fosse il figlio dell'imperatore Probo, che aveva rimproverato Licinio per le sue persecuzioni contro i cristiani. L'imperatore ordinò che venisse ucciso. Suo zio Domizio, vescovo di Bisanzio, seppellì il corpo nei sobborghi della città chiamata Argyropolis. L'antico Martirologio Ro­mano fissa la memoria di questo Adriano il 26 agosto. Il racconto è ugualmente inaffidabile, e meno accattivante degli altri.





Autore: Alban Butler





26 AGOSTO

Memoria dei santi martiri Adriano e Natalia ( Marito e Moglie)
(sotto Massimiano Galerio, 286-305).

VESPRO

Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia.

Tono 4. Come generoso fra i martiri.

Vedendo la lotta nobilissima, * le generose battaglie dei martiri, * o glorioso, * spontaneamente ti sei presentato allo stadio * con animo forte, * trascurando la carne per il divino amore. * Hai cosí portato a termine * lotte generose, * umiliando la boria dell’avversario, * o valoro¬sissimo Adriano.

Rinchiuso in prigione, * battuto a nerbate, * sotto il peso delle catene, * o celebratissimo, * tormentato dalle sbarre * insieme a molti martiri, * con loro hai raggiunto i beni celesti, * avendo come allenatrice, * o nobilissimo Adriano, * la tua consorte Natalia, a Dio diletta.

La consorte di Adamo, * lo fece esiliare dal paradiso, * a causa del consiglio del serpente: * Natalia, invece, con tutta sapienza * ha introdotto Adriano in paradiso, * ammonendolo con sacri discorsi, * insegnandogli a sopportare le fatiche della lotta * che dovevano procurargli le celesti ricompense * e l’eterna gloria.

Gloria. Tono 1. Di Efrem Karia.

Lo zelo per un uomo pio, * spinse una donna amante di Dio * a una luminosa esortazione. * L’ottimo Adriano, infatti, * tratto dalle parole di Natalia, * ha portato a termine la corsa della lotta. * O donna cara a Dio! * Non è stata come Eva * che ha portato ad Adamo la corruzio¬ne, * essa che ha invece procurato al consorte * la vita che non ha fine. * Dandole lode insieme al marito, * gridiamo a Cristo: * Dacci aiuto, per intercessione dei tuoi santi.

Ora e sempre. Theotokíon. Esultanza delle schiere celesti.

Dalla tua santa icona, * o tutta immacolata, * vengono liberalmente elargite guarigioni di malattie * a quanti si accostano con fede. * Visita dunque anche me, * nelle mie infermità: * abbi pietà della mia anima, o buona, * e cura il mio corpo.

 Allo stico, stichirá prosómia.

Tono 1. Martiri degni di ogni lode.

Tinta la tua veste, o martire, * con la porpora del tuo sangue, * con essa regni ora insieme al tuo Sovrano, * secondo la sua promessa˚, * reso magnifico dagli splendori * e dalle divine bellezze delle lotte. * Implora Cristo di donare alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.

Stico: Mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israe¬le.

Martire Adriano, * hai lasciato la via delle passioni, * lasciandoti guidare alla corsa salvifica, * o degno di ogni lode, * e hai preso dimora nelle sedi incorruttibili * con tutti coloro che hanno ubbidito a Cristo: * insieme a loro supplica * perché siano donate alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.

Stico: Per i santi che sono nella sua terra, il Signore ha reso mirabili, in loro, tutte le sue volontà.

O prodigio nuovo, * davvero grande e straordinario! * Come può la sapientissima Natalia * indurre il proprio consorte * a subire la spada tagliente? * Chi mai ha visto o udito una cosa simile? * Colui che era stato per la sua vita * come pupilla dell’occhio, * essa bramava consegnar-lo alla morte salvifica.

Gloria. Tono pl. 2.

O coppia immacolata ed eletta dal Signore! * O ottimi coniugi beati in Dio! * O due compagni amati e desiderati da Cristo! * Chi non stupirebbe udendo delle loro azioni * che superano le umane possibilità? * Come dunque la donna è divenuta cosí forte * contro l’aspro tiranno, * e ha rinvigorito il proprio coniuge * perché non soccombesse alle pene * ma per la fede preferisse la morte alla vita? * Oh, i discorsi della sapiente Natalia, * divinamente composti! * O divine esortazioni che avrebbero aperto i cieli * e avrebbero collocato il suo glorioso congiunto, Adriano, * presso il trono stesso del grande Re! * O santi coniugi, pregate dunque per noi * che con amore celebriamo la vostra memoria, * affinché siamo liberati dalle tentazioni * e da ogni tribolazione.

Ora e sempre. Theotokíon.

O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con i martiri e tutti i santi, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre.

 Apolytíkion. Tono 3. La confessione della fede divina.

Hai considerato ricchezza inalienabile * la fede salvifica, * o tre volte beato. * Abbandonata l’empietà paterna * e seguendo le orme del Sovrano, * sei stato arricchito di carismi divini. * O glorioso Adriano, * supplica il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.

domenica 19 agosto 2012

                       Domenica 19 Agosto 2012 
                        Domenica XII di Matteo
Epistola
1Corinzi 15,1-11
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cri

sto morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

VANGELO Matteo 19,16-26

Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
                                   DOMENICA XII DI S.MATTEO

PRIMA ANTIFONA
Alalàxate to Kirìo pàsa i ghi, psàlate dhi to onòmati aftù, dhòte dhòxan enèsi aftù.
Acclamate al Signore, voi tutti della terra; inneggiate al suo nome, date gloria alla sua lode.
SECONDA ANTIFONA
Agapà Kìrios tas pìlas Siòn, ipèr pànda ta skinòmata Iakòv.
Il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.
Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Allilùia.
O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.
TERZA ANTIFONA
Etìmi i kardhìa mu, o Theòs, etìmi i kardìa mu; àsome ke psalò en ti dhòxi mu.
Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore; canterò ed inneggerò nella mia gloria.
 

En ti Ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti Kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs, ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.
 
Nel parto, hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre della vita e che con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre.
TROPARI
 

Effrenèstho ta urània, agalìastho ta epìghia, òte epiìse kràtos en vrachìoni aftù o Kìrios; epàtise to thanàto ton thànaton, protòtokos ton nekròn eghèneto; ek kilìas Adhu errìsato imàs ke parèsche to kòsmo to mèga èleos.
 

Si rallegrino le regioni celesti, esultino quelle terrestri, perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio: con la morte ha calpestato la morte, è divenuto primogenito dai morti, dal ventre dell’ade ci ha strappati, e ha elargito al mondo la grande miseri-cordia.
En ti ghennìsi…
Te të lerit Ti e ruajtie virgjërìn; te të flëjturit ngë e le
jetën, o Mëma e Perëndìs; shkove te gjella Ti çë je
Mëma e gjellës, me lutiet t'ote tue shpërblier nga
vdekjia shpirtrat t’anë.
 

Kont.
Mëmën e Perëndìs të paflëjturë në lutie, e në mburonjë
shpresë të patundurë, varri e vdekjia ngë e mundën;
se si Mëmë të gjellës, e bëri të shkoj te gjella Aì çë jesi
ne gji të virgjërë, për gjithëmonë.
 

Tin en presvìes akìmiton Theotòkon, ke prostasìes ametàtheton elpìdha, tàfos ke nèkrosis uk ekràtisen: os gar zoìs Mitèra pros tin zoìn metèstisen o mìtran ikìsas aipàrthenon.
 

Tomba e morte non hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e immutabile speranza con la sua protezione: quale Madre della vita, alla vita l’ha trasferita colui che nel suo grembo semprevergine aveva preso dimora.
 

Kinonikon
Apostoj nga gjithë anët * këtu bashkë të mbëjedhurë,
të Gjetsemënit te kopshti * varrëzomni kurmin.
E Ti Bir, o Perëndi jim, * mirrëmë shpirtin.
Të Ëngjëjvet ëmbëlsia * të helmuamëvet hareja;
të krështerëvet mbrotësia * o Virgjërë Mëm’e tyn’Zoti,
eja ndihëmë e liromë * nga të pasosmitë mundime.
të bëmat mos më qërto * përpara Ëngjëjvet;
të parkales, o Virgjëreshë, * sa më shpejt ndihmomë.
O Pirgjë ìer me ar * e dimbëdhjetësh mure qytet;
o pikësh dielli thronë * Ti kathedra e Rregjit!
O famasmë çë ngë ndëlgojëm * si jep sisë Ti t’yn’Zoti?
Gjith’e Shejtja Virgjëreshë * parkales ti Bir.
Të parkales, Biri jim, * Perëndia jim dhe Bëresi jim.
Sa kur të ujesh për gjykimin * mos dëno të mëkatruamit.

sabato 18 agosto 2012

Domenica XII di Matteo
 Domenica 19 Agosto 2012      
Si fa memoria:
Domenica XII di Matteo   
Metheortia della Dormizione di Maria Santissima  
Sant'Andrea lo Stratilate e compagni martiri 
                        

  • SABATO — VESPRO

Al Signore, ho gridato, stichirá anastásima. Tono 3.
Per la tua croce, Cristo Salvatore, * è abolito il potere della morte, * è annientata la seduzione del diavolo, * e il genere umano, * salvato per la fede˚, * a te ogni giorno * offre l’inno. 
Dalla tua risurrezione, * Signore, * l’universo è stato illuminato, * e il paradiso riaperto˚: * e tutta la creazione, * acclamandoti, * a te ogni giorno * offre l’inno.
Glorifico la potenza * del Padre e del Figlio, * e canto il potere * dello Spirito santo, * Deità indivisibile, increata, * Triade consustanziale * che regna in eterno.
Altri stichirá, anatoliká.
Veneriamo la tua croce preziosa, * o Cristo, * cantiamo e glorifichiamo la tua risurrezione, * perché per le tue piaghe * noi tutti siamo stati sanati˚. 
Cantiamo il Salvatore, * incarnato dalla Vergine: * per noi è stato crocifisso, * ed è risorto il terzo giorno˚, * per donarci la grande misericordia˚.
Disceso a chi dimorava nell’ade˚, * Cristo portò la buona novella: * Coraggio, ora ho vinto: * io sono la risurrezione˚, * io vi faccio risalire, * perché ho infranto le porte della morte˚. 
Noi che stiamo indegnamente * nella tua casa incontaminata˚, * intoniamo l’inno vespertino, * gridando dal profondo˚: * O Cristo Dio, * che con la tua risurrezione il terzo giorno˚ * hai illuminato il mondo, * libera il tuo popolo * dalla mano dei tuoi nemici, * o amico degli uomini.
Theotokíon.
 Gloria. Ora e sempre. Della festa. Tono 4.

Quando te ne sei andata, * o Vergine Madre-di-Dio, * presso colui che da te ineffabilmente è nato, * erano presenti Giacomo * fratello di Dio e primo pontefice, * insieme a Pietro, * venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, * e tutto il coro divino degli apostoli: * con inni teologici atti a manifestarne la divinità, * essi celebravano il divino e straordinario mistero * dell’economia del Cristo Dio; * e prestando le ultime cure * al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, * gioivano, o degna di ogni canto. * Dall’alto le santissime e nobilissime schiere degli angeli, * guardavano con stupore il prodigio * e a testa china le une alle altre dicevano: * Sollevate le vostre porte˚, * e accogliete colei che ha partorito * il Creatore del cielo e della terra; * celebriamo con inni di gloria * il corpo santo e venerabile * che ha ospitato il Signore * che a noi non è dato contemplare. * E noi pure, * festeggiando la tua memoria, * a te gridiamo, o degna di ogni canto: * Solleva la fronte dei cristiani˚ * e salva le anime nostre. 
Apósticha anastásima. Tono 3.
Tu che con la tua passione, * o Cristo, * hai oscurato il sole˚, * e con la luce della tua risurrezione * hai rischiarato l’universo, * accetta il nostro inno vespertino, * o amico degli uomini. 
Apósticha alfabetici.
La tua vivificante risurrezione, * Signore, * ha illuminato tutta la terra * e richiamato la tua creatura corrotta. * Noi dunque, * affrancàti dalla maledizione di Adamo, acclamiamo˚: * Onnipotente Signore, gloria a te.
Tu, Dio immutabile, * hai subíto mutamento, * soffrendo nella carne: * la creazione non sopportava * di vederti crocifisso, * per il timore si scuoteva con violenza˚, * e gemendo cantava la tua pazienza. * Ma, disceso nell’ade˚, * il terzo giorno sei risorto˚, * donando al mondo la vita * e la grande misericordia˚.
Per redimere la nostra stirpe dalla morte, * o Cristo, * tu ti sei sottoposto alla morte, * e risorgendo dai morti il terzo giorno˚, * hai fatto risorgere con te * quelli che ti avevano riconosciuto come Dio, * e hai illuminato il mondo: * Signore, gloria a te.
 Theotokíon.
 Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 1.
Vieni, assemblea degli amici della festa; * venite e formiamo un coro, * venite e coroniamo di canti la Chiesa * nel giorno in cui l’arca di Dio * giunge al luogo del suo riposo˚. * Oggi infatti il cielo apre il suo grembo * per ricevere colei che ha partorito * colui che l’universo non può contenere; * e la terra, consegnando la fonte della vita, * si abbiglia di benedizione e decoro. * Gli angeli fanno coro insieme agli apostoli, * fissando pieni di timore * colei che ha partorito l’autore della nostra vita˚ * mentre passa da vita a vita. * Veneriamola tutti pregando: * Non dimenticarti, Sovrana, * della comunanza di stirpe quanti festeggiano con fede * la tua santissima dormizione. 
Apolytíkion.
Si rallegrino le regioni celesti, * esultino quelle terrestri˚, * perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio˚: * con la morte ha calpestato la morte, * è divenuto primogenito dai morti˚, * dal ventre dell’ade ci ha strappati˚, * e ha elargito al mondo * la grande misericordia˚. 
 Nel parto, hai conservato la verginità, * con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, * o Madre-di-Dio. * Sei passata alla vita, * tu che sei Madre della vita * e che con la tua intercessione * riscatti dalla morte le anime nostre.

martedì 14 agosto 2012



AKATHISTOS DELLA KOIMISIS DELLA 
TUTTA SANTA MADRE DI DIO  





KONDAKION  
per la DORMIZIONE  della MADRE   di Dio
      Il seguente inno appartiene al genere poetico del kondakíon. 
  Si compone di un proemio e di tredici «stanze» o strofe legate insieme da un acrostico alfabeto e modellate sull'Akathistos.  
  Il Pitra che l'ha pubblicato per primo prendendolo da un unico manoscritto dell'Abbazia Greca di Grottaferrata, lo mette sotto il nome di Sergio, patriarca di Costantinopoli dal 610 al 638. 
   E’ difficile stabilire se l'inno è completo o meno, comprendendo l'alfabeto greco ventiquattro lettere.  
   Dal punto di vista letterario l'inno non arriva alla perfezione dell'Akathistos anche se l'autore dimostra una  innegabile virtuosità musicale ed espressiva.  
   Volendo celebrare la Dormizione della Madre di Dio, 
egli fa sfilare davanti al corpo inanimato di Maria gli angeli (str. 1) e gli Apostoli nel seguente ordine: 
 Pietro (str. 2), Paolo (str. 3), Giovanni (str. 4), Andrea (str. 5), Giacomo (str. 6), Filippo (str. 7), Bartolomeo (str. 8), Tornmaso (str.9), Matteo (str. 10), Luca (str. 11), Marco (str. 12).  
   Ognuno lascia parlare il suo cuore, esaltando la Vergine con una serie di  “chairetismi “ o salutazioni 'di indubbio effetto letterario, spirituale e teologico.  
   L’inno si conclude con la lode offerta dal genere umano (str. 13).  Notiamo, per finire, che tutte le strofe si concludono con il saluto delle strofe dispari dell'Akathisto: «Ave, Vergine e Sposa».AUTORE ANONIMO (sec.  VII)   (Testo greco: Pitra 263-272; ripreso da Trembelas 103-107.)

Proemio

Si recita a voce alta a cori alterni tra un sacerdote e popolo di Dio :

In occasione del tuo venerato transito verso l'immortalità, una folla di materiali liturghi, o Vergine, si radunò  insieme con il tuo Figlio per celebrarti. A loro volta gli Apostoli, rapiti su nuvole, giunsero dai confini della terra e a te cosi esclamavano: Ave, Vergine e Sposa!
I. Gli angeli 
Angeli venuti dal cielo cantarono degnamente una volta il tuo parto, o Vergine.  Oggi essi celebrano con canti religiosi insieme a noi terrestri la tua santa Dormizione , a te esclamando:
 Ave,    nutrimento della gioia degli uomini,                                            4
Ave, cancellazione della maledizione dei primi parenti,
Ave, Sposa immacolata del Padre invisibile,
Ave, Madre non maritata del Figlio coeterno,
Ave, scala che porti dalla terra al cielo,
Ave, carro che conduci al paradiso delle delizie,
Ave, a te inneggiano i cori celesti,
Ave, te venerano i terrestri mortali,
Ave, o Casta, gloria delle vergini,
Ave, o Pia, esultazione dei pii,
Ave, per te sono messe in rotta le falangi dei demoni,
Ave, per te gode la natura degli uomini,
Ave, Vergine e Sposa! .


II.  Pietro
Pietro, vedendo giacente la Santa che aveva partorito il Signore Universale, esclamò: «Come tu, o Vergine, che hai concepito la vita, appari a me come morta?  Per me tu sei la causa della nostra gioia ed io cosi   ti glorifico:
Ave, fondamento degli edifici di Dio,
Ave, sigillo delle mie parole,
Ave, divino carro della luce che non tramonta,
Ave, tabernacolo del Dio infinito,
Ave, oceano illimitato dei divini consigli,
Ave, abisso insondabile di terribili prodigi,
Ave, l'assemblea degli Apostoli ti glorifica,
Ave, il coro degli incorporei ti celebra,
Ave, coppa preziosa tutta d'oro,
Ave, cittadella accogliente e santa,
Ave, i discepoli presso di te si sono raccolti,
Ave, a te io cosí canto:
Ave, Vergine e Sposa! .

III. Paolo
Paolo, la cui lingua era mossa dallo Spirito, quando ti vide, o casta Genitrice di Dio, giacente sul letto cadavere senza soffio  si gettò ai tuoi immacolati piedi e disse: «Accogli, o Tuttasanta, anche con Pietro così esclamo:
          Ave,     radice della vita íntramontabile,
Ave, porta della delizia íllibata,
Ave, Madre non maritata di Cristo-Verità,
Ave, lampada sempre accesa della mia cecità,
Ave, urna, giardino, mensa e tempio santissimo,
Ave, roveto incombusto e paradiso di delizie,
Ave, tu sei stata liberata dalla corruzione, A tu partecipa alle delizie, o Genitrice di Dio,
Ave,     Regina dei cori verginali,
Ave, eloquío delle bocche caste,
Ave, per te Pietro disse ciò che disse,
Ave, insieme a lui anche io esclamo:
Ave, Vergine e Sposa!».

IV, Giovanni
Andrea, alla vista del grande e saggio Giovanni ornato della gloria della verginità che se ne stava in piedi triste e silenzioso, lo invitò a celebrare prima di lui con canti la Tuttasanta.  Il casto allora cosí esclamò:
«Ave, o Fanciulla, fonte della verginità,
Ave, porta santa della verità,
Ave, carro infuocato del Tesbita,
Ave, voce che per me echeggi il tuo Figlio,
Ave, íllibata Signora e casta colomba,
Ave, immacolata, illibata e pura Agnella,
Ave, ogni lingua di vergini ti celebra,
Ave, ogni bocca di casti di onora,
Ave, carbone che purifichi i profeti,
Ave, raggio che illumini i fedeli,
Ave, candelabro e venerata lettiga,
Ave, Signora e Madre mia,
Ave, Vergine e Sposa!».

V . Andrea
Andrea, vedendo la gioia del casto Giovanni e avendo udito tali cose, alzò la sua voce armoniosa e disse: «Degnati, o Santa, di accogliere anche me che con gli altri mi rallegro e cosí esclamo:
       Ave, aurata camera nuziale del Verbo,
Ave,         lampada che irraggi sul mondo,
Ave, abitacolo di colui che da te nacque,
Ave, propiziatorio di chi era allora caduto,
Ave, regale soccorso presso il tuo Figlio,
Ave,     Avvocata di chi nel mondo ti venera con fede,
Ave, tu dai ali per volare nei cieli,
Ave, tu guidi le generazioni umane,
Ave, terra feconda di ogni delizia,
Ave, mensa santa e tutta d'oro,
Ave, a te Gabriele portò il Salve,
Ave, a te anch'io canto:
      Ave, Vergine e Sposa!». 
VI.  Giacomo
Giacomo, che sapeva che il Signore dei vivi e dei morti era nato da te, fu colpito a vedere morta la Madre della vita e melodiosamente intonò: «Accoglimi qual parente dello Sposo, o Casta, io che cosi esclamo:
Ave, abitacolo della luce che non tramonta,
Ave, lucerna che irraggia santa luce,
Ave, rivelazione della benevolenza del Padre,
Ave, ristorazione del peccato materno,
Ave, abitacolo e palazzo del Fattore universale,
Ave, colonna e monte veramente ombroso di Dio,
Ave, la schiera degli angeli ti canta,
Ave, la natura degli uomini beata ti proclama,
Ave, diadema dei pii principi,
Ave, salvezza degli uomini credenti,
Ave, gloria dei sapienti Apostoli,
Ave, vanto dei valenti atleti,
        Ave, Vergine e Sposa!».

VII.  Filippo
Filippo, all'udire l'eco dei sacri cantori, stette subito con timore davanti alla bara ed esclamò: «Mi viene da tremare al solo guardarti, o Fanciulla.  Ma accogli anche me che con gli altri cosi esclamo:
Ave, Sposa di Dio l'invisibile,
Ave, Madre del Figlio coeterno,
Ave, gioia dei celesti principati,
Ave, ornamento dei terrestri mortali,
Ave, o mensa che nutri miriadi a sazietà,
Ave, o roccia che procuri onde a folle senza numero,
Ave, tu sei apparsa abitacolo che spande luce,
Ave, tu sei diventata focolare per contenere il fuoco,
Ave, o Agnella che generasti l'Agnello
Ave, tu hai colmato di gioia l'universo,
Ave, per te io ho conosciuto il Padre,
Ave      per te io glorifico anche il Verbo,
Ave,    Vergine e Sposa!».

VIII .  Bartolomeo
Il saggio e grande Bartolomeo, vedendo il grande e spirituale trono giacente senza vita, inchinò religiosamente le ginocchia in adorazione ed esclamò: «Signora buona, accogli anche me che oso inneggiare a te queste parole:
Ave, predicazione dei pii pescatori,
Ave, silenzio degli insensati
sapienti,                                              
Ave, trono infuocato del comune Benefattore,
Ave, monte non intagliato che Dio amò,
Ave, luogo di santificazione che lui stesso abitò,
Ave, tu riposi tra le braccia del Figlio,
Ave, tu sali verso le porte del paradiso,
Ave, o guida della mia voce,
Ave, consolazione della mia anima,
Ave, per te io sono stato fatto discepolo,
Ave, per te io adoro il mio Creatore,
Ave, Vergine e Sposa!».

IX.  Tommaso
Tommaso stava in un angolo; udendo gli inni dei discepoli, disse con trasporto: «o pura, come il Creatore accettò una volta che lo toccassi, voglia anche tu accettare che io a te esclami:
Ave, disfatta dei nemici invisibili,
Ave, lingua dei santi Apostoli,
Ave, guarigione di chi è affetto da malattie,
Ave, sicurezza dei timidi balbettanti,
Ave, giaciglio che circondano ora sessanta prodi,
Ave, Fanciulla che adorano liturghi celesti,
Ave, tu santifichi con il soffio l'aria,
Ave, tu illumini con il sepolcro la terra,
Ave, richiamo di Adamo e di Eva,
Ave, disfatta della corruzione e dell'inganno,
Ave, io per te sono stato guarito dall'incredulità,
Ave, io per te sono stato abilitato a parlare,
Ave, Vergine e Sposa!».

X . Matteo
Matteo, chinando le ginocchia, esclamò: «Io ho narrato una volta il tuo parto; volendo ora cantare con fede la tua santa e pia dormizione, mi viene di aver paura e di tremare. Prendendo però coraggio, esclamo:
Ave, principio delle mie parole,
Ave, tuono che rafforza la mia predicazione,
Ave, veste dell'Incarnato Onnipotente,
Ave, vita del primo padre mortificato,
Ave, mare che prosciuga i fiumi dell’ateismo,
Ave, mensa che reggi il pane che sazia i credenti,
Ave, il coro degli angeli ti circonda,
Ave, la razza dei demoni per te si spaventa,
        Ave, luminare che illumini l'universo,
        Ave,       astro che inondi di luce í confini,
        Ave,        per te il pubblicano divenne discepolo
        Ave,        per te viene dipinto il Creatore,
        Ave,        Vergine e Sposa!».

XI.  Luca
Appena Matteo ebbe pronunciato queste eloquenti parole, Paolo fece cenno con la mano a Luca l'ispirato per inneggiare alla Vergine pura.  Questi subito si alzò e, ritto davanti alla bara, cosi cantò:
«Ave,    fonte di flussi immortali,
Ave,     candelabro di luce sempre accesa,
Ave, radice incorrotta di indicibile delizia,
Ave, porta indescrivibile di luce che non tramonta,
Ave, terra che nutri il cuore dei credenti,
Ave, ancora che inabissi le turbe dei nemici,
Ave, tu rallegri il mondo con il tuo parto,
Ave, tu esalti con la tua dormizione il firmamento,
Ave, tu illumini la moltitudine dei fedeli,
Ave, tu disperdi le turbe dei nemici,
Ave, per te la terra si è trasformata in cielo,
Ave, per te la natura è stata salvata,
Ave, Vergine e Sposa!».

XII.  Marco                                
Marco stava pensieroso e cercava un   inizio alla sua lode . Pietro esortandolo, lo spinse come proprio figlio.  Subito Marco cominciò ad esclamare:
         «Ave, speranza di quanti disperano         
         Ave, sicurezza di quanti sono nel dubbio,
         Ave, pronto soccorso per gli ammalati,
         Ave, sicura consolazione di quanti sono nel dolore,
         Ave tu hai fatto sorgere quaggiù colui che era temuto lassù,
Ave, tu ascendi per stare presso il Figlio,
Ave, macchia non ha intaccato il tuo parto,
Ave, il sepolcro non ti riterrà nella morte,
Ave, tu hai liberato Adamo dalla corruzione,
Ave, tu hai annullato il tributo dovuto alla morte,
Ave, per te l'Eden è stato riaperto,
Ave, per te Adamo è stato riammesso,
Ave, Vergine e Sposa!».

  Il genere umano  
 0 Vergine santa, che santamente hai generato nella carne il Verbo, santifica le nostre anime e dona di vivere sempre nella santità a quanti santamente ti celebrano e a te esclamano cantando cosi: 

15 AGOSTO
MEMORIA DELLA DORMIZIONE DELLA NOSTRA SANTISSIMA SOVRANA
LA MADRE-DI-DIO E SEMPRE 
VERGINE MARIA





  Oh çë famasmë  e madhe ! Burimi i gjellës ë vënë te varri e shkallë për kjillin aì bënet  Gëzou ,o Jetsimanì,  ndenjë e shejte e Mëmës s’Perëndìs. Ulurijëm me gëzìm, o të  besmë, bashkë me Gavriilin Krieëngjëllin:  t’falemi , o e Hir-plota , in’ Zot ë me Tij e paj t’ënt dhuron jetës të madhen lipisì.

O straordinario prodigio! La fonte della vita è depo sta in un sepolcro, e la tomba diviene scala per il cielo.  Rallégrati, Getsemani, santo sacrario della Madre-di-Dio.  Acclamiamo, o fedeli, con a capo Gabrie le: Gioisci, piena di grazia,  con te è il Signore che tramite te elargisce al mondo  la grande miseri cor dia .  

çë çudhi Misteret thtë, o e Dëlirë! E  të Lartit throni u dëftove , 0 Zonjë e nga dheu sot shkon në kjiell. Lëvdia jote lambaris me të shkëlkjìerit  e Hirit t’ënt. Virgjërë, ngjipij në kjiell bashkë me-Mëmën e Rregjit . T’falemi , o e Hir-plota , in’Zot ë Tij .

Oh, i tuoi misteri, o pura!  Sei divenuta trono del l’Altissimo, o Sovrana,  e oggi sei passata dalla terra al cielo.La tua nobile gloria  rifulge di gra zie divinamente splendenti. O vergini,levatevi in alto  insie me alla Madre del Re.  Gioisci, piena di grazia,  con te è il Signore,che tramite te elargi sce al mondo   la grande misericordia.

Të flëjturit t’atë lëvdojën Pustetet,Thronet, Parësit, Zotërit , fukjit e Hjeuvimtë e të dreruashmit Serafimë. Gëzonen njerëzit të udhëhèkjurë nga lëvd’a jote. Rregjërat të përmisen bashkë me Arkëngjëjitë e Ëngjëjitë e këndojën : Të fatemi, o e Hir-plota, me tij ë in’Zot çë paj t’ënt i jep jetës Të madhen lipisi.

        Danno gloria alla tua dormizione potestà, troni, principati, dominazioni, potenze, cherubini, e i tremendi serafini. Esultano gli abitanti della terra, fregiandosi della tua divina gloria. Cadono ai tuoi piedi i re  insieme agli arcangeli e agli angeli, e cantano: Gioisci, piena di grazia, con te è il Signore, che tramite te elargisce al mondo la grande misericor dia.

Lëvdì….nanì…

z.i 1. Për urdhurìm të Perëndìs, theoforët Apostij klenë marrë në erë e kjellur mbi mjekughat.
z.i 5. E u mbëjodhën rreth të dëlirit Kurmit t’ënt, o krua e gjellës ,dhe puthën me lutësì.
z.i 2. E më të sipërmitë fukjì të kjielliavet jerdhën me krietarin e ‘tire .
z.i 6. Sa t’i bëjën  nder të përfalurit kurm çë kjelli t’ën’Zonë.
Të mbushurë me dre ata vijën bashkë me Apostojitë me madhështì e pa u par i ulurijën të Parëvet e Ëngjëjvet : Po shi’se isht vien vajza e hjynushme, e Zonja e gjithëve!
z.i 3.Ngrëni diert e prini mirë me viershë të bukur Mëmë e të pa-perënduashmes Dritë.
z.i 7.  Se pr’anë t’asaj gjithë njerëzitë patën shëndetë. Na ngë kusojëm t’e vërrejëm, as jemi të zotë t’e lëvdojëm si nget .
z.i 4. Shkelkjësia e’ saj ja shkon  çëdò ndëlgimi.
z.i 8. Andai, Mëma  e  t’in’Zoti e dëlirë, ti çë rron gjithëmonë  bashkë me  gjellëdhënësin Rrekjëe Bir , pa pushim lutu, ruaj e shpëtò nga çëdò ngarie kundrështore popullin t’ënt, se na tij kemi si pështrim.
z.i I Tij të këndojëm e të lumërojëm me zë të lart e gazmor për gjithëmonë.Gloria. Ora e sempre.
Tono 1.Gli apostoli teòfori, portati su nubi per l’aria   da ogni parte del mondo,   a un cenno del divino pote re,
Tono pl. 1. giunti presso il tuo corpo immacolato   origi ne di vita,   gli tributavano le più calde manifesta zioni  del loro amore.
Tono 2. Le supreme potenze dei cieli,   presentan dosi insieme al loro Sovrano,
Tono pl. 2. scortano piene di timore   il corpo puris simo   che ha accolto Dio;   lo precedono in ascesa ul tramon dana   e, invisibili,   gridano alle schie re che stanno più in alto: Ecco, è giunta la Madre-di-Dio, regina dell’u ni verso.
Tono 3. Sollevate le porte, e accoglietela con onori degni del regno ultramondano, lei che è la Madre dell’eterna luce.
Tono grave. Grazie a lei, infatti,  si è attuata la salvezza di tutti i mortali.  In lei non abbiamo la forza * di fissare lo sguardo, ed è impossibile tribu tarle degno onore.
Tono 4. La sua sovreminenza  eccede infatti ogni mente.
Tono pl. 4. Tu dunque, o immacolata  Madre-di-Dio, che sempre vivi insieme al tuo Re e Figlio  apportatore di vita, incessantemente intercedi perché sia pre ser vato   e salvato da ogni attacco avverso   il tuo popolo nuovo:   noi godiamo infatti della tua protezione,
Tono 1. e per i secoli, con ogni splendore, ti procla miamo beata.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

 Piesë nga Libri i të Bërit (XXVIII,10-17)

Dolli jashta Jakobi nga pusi i bes e u nis për Har-ran e si arrù te një vend ,posa dielli kishë perënduir, kjëndroi të flëj atjè.
E mori një gur të vendit e e vuri nën kryes e u kjëllua gjumi e ndërriti se ju duk një shkallë çë nga dheu ngjipej njera te kjiellia e ëngjëjit e t’ in’Zoti hipeshën e sdripeshën mbi atë .In’Zot ju duk mbi atë e i tha : U jam Perandia i t’ it eti e Perëndia i Isaakut , mos u trëmp.Dheun mbi të çilin ti je flë ka të t’e jap tij e farës t’ënde. E fara jote ka t’jet si rëra e dheut e ka t’shumësonet në perëndìm e në lindie,në verì e në jugë e tek ti e te fara jote ka t’jen lëvduar gjithë fiset e dheut.
E U do t’jem me tij ; dua të  ruanjë te gjithë; dhromet çë do t’bësh e do t’t’prier te ki dhe .Pse U ngë do t’t’lë kurr njera çë ngë mbaronja gjithë atë çë thash .E si u sgjua Jakobi nga aì gjum mori e tha : te ki vend isht in’Zot e u ngë e dija. E tue u trëmbur tha: Sa i dreruashëm ë ki vend . Ngë mënd’t’jet veç se shpia e t’in’Zoti e këjo dera e Parraisit!
Lettura del libro della Genesi (28,10-17).
Giacobbe partí dal pozzo del giuramento e si
diresse verso Carran; si imbatté in un luogo e là si mise a dormire perché era tramontato il sole. Prese una delle pietre che erano lí, se la pose sotto il capo, si addor mentò in quel luogo e sognò: ed ecco, una scala appog giava sulla terra mentre la sua cima raggiungeva il cielo; gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa, mentre il Signore vi si appoggiava, e gli disse:  Io sono il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco, non temere: la terra su cui giaci, la darò a te e alla tua discendenza. E la tua discendenza sarà come la sabbia della terra, e si estenderà verso il mare, verso mezzo giorno, verso settentrione e verso oriente, e saranno benedette in te e nella tua discendenza tutte le tribú della terra. Ed ecco, io sono con te per custodirti in tutto il cammino che farai; e ti farò tornare in questa terra, perché non ti abbandonerò sinché io non abbia fatto tutto quello di cui ti ho parlato.  Giacobbe si destò dal suo sonno e disse:  Il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo! Ebbe timore e disse:  Quanto è tremendo que sto luogo!  Altro non è che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo.
2. Piesë nga profetsia e Ezekjielit  ( 43,27-34;44,1-49)
E nga e tetëta ditë profetrat ka t’bëjën mbi theroren olokaustet t’aj për shpëtimin t’ëj e U do t’i pres mirë, thot in’Zot.
Më solli pran nga dera e jashtëme te shejtores çë vërren lindien e këjo ishë e mbëllime .E më tha in’Zot : kjo  derë ka t’kjandronja e mbëllime ; nga ka t’jet sbillur e mosnjerì ka t’i shkonjë përçë in’Zot Perëndia i Israelit ka t’hinjë nga ajo e ka t’kjëndronjë e mbëllime. Pse ki kryetar ka t’ujet mbi atë sa t’hanjë bukë përpara t’in’Zoti . Ka t’hinjë nga tremeja e derës të Elamit e andeje ka t’dalnjë.
E më kjelli te trèmeja e derës çë vërren veriun përpara shipis e t’in’Zoti e pash : Shpia e t’in’Zoti ishë plotë me lëvdì.
Lettura della profezia di Ezechiele (43,27-44,4).
A   partire dal giorno ottavo, i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri sacrifici pacifici, e voi mi sarete accetti,  dice il Signore. E mi fece volgere per la via della porta esterna del santuario che guarda ad oriente: essa era chiusa. E il Signore mi disse:  Questa porta resterà chiusa, non verrà aperta e nessuno passerà per essa, perché per essa entrerà il Signore Dio d’Israele, e rimarrà chiusa. Poiché il principe, lui siede in essa per prender cibo. Entrerà per la via del portico della porta e per la sua via uscirà.  E mi introdusse per la via della porta che guarda a settentrione, di fronte al tempio: e vidi, ed ecco, era piena di gloria la casa del Signore.
3. Piesë nga  të  Thënat ( 9,1-11)

Dieja stisi për të një shpi e ngrëjti shtatë shtyltë ; therti shtazat të majme të’sai ,përgatiti verën e shtroi triesën . Dërgoi shërbëtorat e ‘saj tue ghrisur me zë ta mathë sa të pijën, tue thënë : kush ngë isht i urt le të vinjë tek U . E atireve kuj i duhet ndëlgim i tha: ejani hani bukën t’ime e pini verën çë U përziejta për ju .
Leni lënësit e do t’rroni ; kërkoni urtësin sa të rroni e do t’ndrekjëni mendien me të njohurit . Kush kjërton të likjët do t’jet dhunuar,kush kjërton të palutshmit isht shar . Kjërtimet e të palutshmit janë shplaka atij.
Mos i kjërtë të likjët , mos të të mbajën mbëri ; kjërtò të , urtin e aì ka t’t’det mirë .Mësò të urtin e aì do t’bënet më i urt e aì do të bëhet më i urt ; ip këshill të drejtit e ai do t ‘ shtonjë dituris s’tij . Të zënit fill e Diejës isht trëmbësira e t’in’Zoti . Shejtrat duan ndëlgim . Mendim i mirë  ë të njihet Ligja. Me këtë vjershë ka t’rrosh shumë mot e ka t’shtonen tij vietë gjellie .
Lettura del libro dei Proverbi (9,1-11).
La sapienza si è costruita una casa e ha eretto a soste gno
sette colonne. Ha sgozzato i suoi animali, ha versato nel calice il suo vino e ha preparato la sua mensa. Ha mandato i suoi servi a invitare al banchetto con alto proclama, dicendo:  Chi è stolto si rivolga a me.  E a quelli che mancano di senno dice: Venite, mangiate il mio pane e bevete il vino che ho mesciuto per voi. Abbandonate la stoltezza e vivrete, cercate la prudenza per poter aver vita e dirigere l’in telligenza con la conoscenza. Chi rimprovera dei mal vagi ne ricaverà per sé disonore e chi correggerà l’empio ne avrà biasimo, perché i rimproveri fatti all’empio sono per lui lividure. Non rim pro verare dei malvagi perché non ti prendano in odio: rimpro vera il saggio e ti amerà.
Da’ un’opportunità al saggio e diven terà più saggio, istruisci un giusto e aumenterà la sua istru zione. Principio della sapienza è il timore del Signore, e il con si glio dei santi è intelligenza. Conoscere poi la Legge è  cosa di una buona mente. In questo modo, infatti, vivrai a lungo e ti verranno aggiunti anni di vita.

Apostiha .

T. 3.   Ejani , o popuj  , të këndojëm gjithëshejten Virgjërë e delirë. Nga Ajò na jerdhi me viershë i pathënëshëm Fiala e Perëndìs e mishëruarë. Le të thërresiëm : E bekuarë ti je mbi gjithë grat,i lum aì gji çë  kjelli Krishtin . Tue truajtur shpirtin te duart e ‘tij , lutiu , o e pastërë ,të na ruanjë shpirtrat t’anë.
Ms. 131,8 . Ngreu o i Madh’inë Zot , nga pushimi jit : ti e arka e shejtërimit t’ënt.

 Venite popoli, celebriamo la santissima Vergine pura , dalla quale ineffabilmente è venuto, incarnato, il Verbo del Padre; acclamiamo e diciamo : Benedetta tu fra le donne, benedetto il grembo che ha portatoli cristo. Deposta l’anima nelle sue sante mani, o immacolata, intercedi ora per la salvezza della anime nostre.
Stico: Sorgi, Signore, verso il tuo riposo, tu e l’arca della tua santità.     
Të lëvduashmitë të flëjtur t’ënt, e Dëlira e gjithëshejta Virgjërë lusmët e Ëngjëjvet në kjiell e jinìt e njerëzëvet mbi dheun lumërojën.  Pse ti u bëre Mëma e Bëresit e gjithësìs, t’ Krishtit Perëndì.
Mos pushò, të parkalesiëm, t’i lutesh për ne çë  - pas Perëndìs – vum shpresat t’ona tek Ti , o Mëma e Perëndìs gjithë e lëvduashme Virgjërë .
            Le folle degli angeli in cielo,   e la stirpe degli uomini in terra   proclamano beata la tua augusta dormi zione, santissima Vergine pura:   tu sei stata Madre del Creatore di tutti,   il Cristo Dio. Non cessare, ti preghiamo, di implorarlo per noi che, dopo Dio,   in te abbiamo riposto le nostre speranze, o Madre-di-Dio degna di ogni canto, ignara di nozze.
Stico: Ha giurato il Signore la verità a Davide, e non l’annullerà.

Ms.131,11. Bëri be in’ Zot Davidhit mbi të  Vërtetën e ngë do t’e mohonjë: ka t’vë te thtoni jit një
nga pema e gjirit t’ënt.

      Kënkën e Davidhit sot , o popuj, këndojëm Krishtit Perëndì : e prapa Asaj do t’venë përpara Rregjit t’jerë virgjëresha, ka t’jenë kjellur edhè gjitonët eìsaj; ka t’jen kjellur me gëzim e me harè. Pse pema e farës s’Davidhit, paj të çilës na u bëm bij të Perëndìs, kle ngjipur në lëvdì nga duart e t’ Birit t’saj e Zot , me viershë të pandëlguashëm. Na tue e kënduar si Mëma e Perëndìs,thërresiëm e thomi : shpëtona neve çë të ligjërojëm Mëma e t’in’Zoti, nga çë ndodhie të kekjie e limona nga rrëzikjet shpirtrat t’anë.

Cantiamo oggi, o popoli,  il cantico di Davide al Cristo Dio: Saranno condotte al Re le vergini dietro a lei,   le sue compagne saranno condotte con gioia ed esultanza. La figlia di Davide, infatti,   grazie alla quale siamo stati deificati,   passa glorio samente e ineffabilmente   nelle mani del proprio Figlio e So vrano. Celebrandola quale Madre-di-Dio, acclamiamo dicendo: Salva da ogni sventura  quanti ti confessano Madre-di-Dio, e libera dai pericoli le anime nostre.

Lëvdi…. Nanì….

     Kur ti, o Virgjërë Mëma e t’in’Zoti, shkove te jit Bir çë leu ngah ti me viershë i pathënëshëm, u ndoth Japku i vëllai i t’in’Zoti e i pari Jerarhë, Pitri krietari i ndershëm i theologëvet : gjithë kori i Apostojvet ishë atjé . Ata këndojën së bashku Misterin të hjynushëm e të famasëshëm të ikonomìs të Krishtit Zot. E tue përgatitur kurmin t’ënt krua gjellie, faltore e Perëndìs, gëzoneshën, o e lëvduashme. Në kjell gjithë shejtat e të nderuasmet fukjì të Ëngjëjvet, si të llavura për famasmën thëshëjën njeri t’jetrit : ngrëni diert, e prini Atë çë lindi Bëresin e kjiellit e të dheut ; me dhoksolojì le të këndojëm të shejtin e të ndershmin kurm çë mbajti t’ën’Zonë për ne i papar . andai edhè na të kremtojëm kujtimin e të thërresiëm, o gjithë e lëvduashme: ngre fukjin e të krështerëvet e na shpëtò shpirtrat t’anë.

Gloria. Ora e sempre. Tono 4. Quando te ne sei andata, o Vergine Madre-di-Dio, presso colui che da te ineffabilmente è nato,  erano presen ti Giacomo fratello di Dio e primo pontefice,  insieme a Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi,  e tutto il coro divino degli apostoli:  con inni teologici atti a manifestarne la divinità,  essi celebravano il divino e stra ordi nario mistero dell’eco nomia del Cristo Dio;  e pre stando le ultime cure  al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio,  gioivano, o degna di ogni canto. Dall’alto le santissime e nobilis sime schiere degli angeli, guardava no con stupo re il pro digio e a testa china le une alle altre dicevano:  Solle va te le vostre porte, e accogliete colei che ha parto rito  il Creatore del cielo e della terra; celebriamo con inni di gloria  il corpo santo e venerabi le  che ha ospitato il Signore  che a noi non è dato contemplare. E noi pure, festeg giando la tua memo ria, a te gridi amo, o degna di ogni canto:  Solleva la fronte dei cri stiani e salva le anime no stre.
Apolytíkion.
      Te të  lerit e ruajte virgjërìn ; te të flëjturit ngë e le jetën, o Mëma e Perëndìs: shkove te gjella ti çë je Mëma e gjellës, me lutiet t’ote tue shpërblier nga vdekjia shpirtrat t’anë.

      En ti jenìsi tin parthenìan efìlaksas, en ti kjimìsi ton kòsmon u katélipes ,Theotokje, Tetéstis pros tin zoìn, m’tir ipàrhusa tis zois ,kje tes presvìes tes ses litruméni ek thanàtu pas psihàs imòn.

Nel tuo parto, hai conservato la verginità,con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo,  o Madre-di-Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre della vita e che con la tua intercessione  riscatti dalla morte le anime nostre.