martedì 1 febbraio 2011

2 FEBBRAIO: FESTA dell'YPAPANDI (INCONTRO) DEL SIGNORE DIO, E SALVATORE GESU' CRISTO

 

 

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Andìfona

I. Exirèvxato i kardhìa mu lògon agathòn; lègo egò ta èrga mu to vasilì.

O Choròs: Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

II. Perìzose tin romfèan su epì ton miròn su, Dhinatè, ti oreotitì su ke to

kàlli su.

O Choròs: Sòson imàs, Iiè Theù, o en ankàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs,

psallondàs si: Allilùia.

III. Àkuson, thìgater, ke ìdhe, ke klìnon to us su, ke epilàthu tu laù su,

ke tu ìku tu patròs su.

O Choròs: Chère kecharitomèni, Theotòke Parthène; * ek su gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis * Christòs o Theòs imòn, * fotìzon tus en skòti. * Effrènu ke si Presvìta dhìkee, * dhexàmenos en ankàles *ton eleftherotìn ton psichòn imòn, * charizòmenon imìn ke tin Anàstasin.

Isodhikòn

Egnòrise Kìrios to sotìrion aftù enandìon ton ethnòn.

Sòson imàs, Iiè Theù, o en ankàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psallondàsi: Allilùia.

Apolitìkion

Chère kecharitomèni....os àno.

Kontàkion

O Mìtran Parthenikìn * aghiàsas to tòko su, * ke chìras tu Simeòn * evloghìsas,os èprepe, * profthàsas ke nin * èsosas imàs, Christè o Theòs. *All’irìnevson * en polèmis to polìtevma, * ke kratèoson tus pistùs us igàpisas,* o mònos filànthropos.

 

APOSTOLOS (Eb. 7, 7-17)

- L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore. (Lc. 1, 46)

- Perché ha guardato l’umiltà della sua serva; d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. (Lc. 1,48)

Lettura dalla lettera di Paolo agli Ebrei.

Fratelli, senza dubbio, è l’inferiore che è benedetto dal superiore. Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo: egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek. Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico – sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge – che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne? Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. Questo si dice di chi è appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all’altare. È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragioni di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.

Alliluia (3 volte).

- Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza. (Lc. 2, 29-30)

Alliluia (3 volte).

- Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. (Lc. 2,32)

VANGELO (Lc. 2, 22-40)

In quel tempo, i Genitori portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

Megalinàrion

Theotòke, i elpìs * pàndon ton Christianòn, * skèpe, frùri, fìlatte * tus elpìzondas is se: * En nòmo, skià ke gràmmati * tìpon katìdhomen i pistì;* pan àrsen ton tin mìtran * dhianìgon àghion Theò; * dhiò protòtokon Lògon, * Patròs anàrchu Iiòn * prototokùmenon Mitrì * apiràndhro megalìnomen.

Kinonikòn Potìrion tis Tetàrtis

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