venerdì 21 dicembre 2012



Si deve gioire della nascita del Signore


 Gregorio di Nazianzo, La nascita di Cristo, 1,4-6

         Cristo è nato: rendetegli gloria! Cristo è disceso dai cieli: andategli incontro! Cristo è qui sulla terra: siatene fieri! Cantate al Signore da ogni angolo della terra! (Sal 95,1). Per esprimere, anzi, due concetti in una sola volta: Si allietino i cieli ed esulti la terra (Sal 95,11), nel nome di colui che sta nei cieli, cioè, e poi per il fatto che sia disceso sulla terra. Cristo si è incarnato: tremate ed esultate; il timore è per il peccato, la gioia per la speranza. Cristo è nato dalla Vergine! Donne, conservate la verginità, se volete esser madri di Cristo. Chi osa rifiutare adorazione e lode a colui che è principio e fine?...
       Oggi celebriamo la nostra festa: la venuta di Dio fra gli uomini, che ci consentirà di raggiungere Dio o, per dir meglio, di ritornare a lui, dopo aver deposto l`uomo vecchio ed esserci rivestiti del nuovo. Allo stesso modo come, nell`Adamo vecchio, siamo morti, così, nel Cristo, vivremo: nati, crocifissi, sepolti e risorti con lui. Una bella trasformazione, infatti, deve aver luogo dentro di me, in seguito alla quale, come dai piaceri sono scaturite le sofferenze, così queste ultime divengano fonte di gioia. Ove infatti ha abbondato il peccato, sovrabbonderà anche la grazia (Rm 5,20) e, se il godimento è stato motivo di condanna, quanto più la passione di Cristo ha recato giustificazione? Non manifestiamo, perciò, la nostra esultanza come si suol fare nelle pubbliche festività, ma in maniera conforme a Dio; non con criteri umani, ma in modo soprannaturale! Non celebriamo le cose che sono nostre, bensì quelle di colui che è nostro o, per meglio dire, quelle del Signore; non rallegriamoci per ciò che provoca l`infermità, ma per quanto restituisce la salute; non festeggiamo ciò che riguarda la creazione, ma la rigenerazione!
       E come sarà possibile far questo! Basterà non cingere di corone le porte delle case, non formar cori, non decorare le vie, non rallegrare gli occhi, non addolcire l`udito con il canto, non spargere effeminati profumi, non soddisfare smodatamente la gola, non abbandonarsi al piacere del tatto, evitando cioè di intraprendere le vie che conducono al vizio e di aprire le porte al peccato. Non dovremo rammollirci con abiti vistosi ed eleganti, quanto più appariscenti tanto più inutili, né con lo splendore delle gemme o dell`oro né con l`artificio dei cosmetici, che nascondono la bellezza naturale e profanano l`immagine. Non indulgeremo a crapule e ubriachezze (cf. Rm 13,13), cui si accompagnano, lo so bene, lussuria e impudicizia: le cattive opinioni, infatti, dipendono dai cattivi maestri o, piuttosto, i cattivi raccolti dalle cattive seminagioni. Non ci fabbricheremo morbidi letti, per dare al ventre una confortevole dimora. Non ci cureremo del profumo dei vini né dei manicaretti dei cuochi né della raffinatezza degli unguenti. Né la terra né il mare dovranno recarci in dono il prezioso sterco (a tale stregua, infatti, sono solito ritenere il lusso) né dovremo nutrire l`ambizione di fare a gara l`un con l`altro nell`intemperanza. Ritengo una dimostrazione d`intemperanza, infatti, possedere tutto ciò che è superfluo e al di là del necessario, men     tre altri, impastati della stessa argilla e dotati della nostra medesima natura, soffrono la fame e si dibattono nella miseria.
       Lasciamo tutto ciò ai pagani, al loro lusso e alle loro feste; essi, infatti, ritengono che gli dèi si compiacciano del profumo degli animali arrostiti, praticando, di conseguenza, il culto divino con il loro ventre: dei loro perfidi demoni essi ne sono perversi inventori, sacerdoti, cultori. Da parte nostra invece, che adoriamo il Verbo, se proprio una gioia debba esservi, rallegriamoci nel Verbo, nella legge divina, nelle narrazioni, in tutto ciò, insomma, donde tragga motivo questa nostra festa: solo così, infatti, la gioia sarà adatta e conveniente a colui che ci ha convocato.

 

Nessun commento:

Posta un commento