mercoledì 13 marzo 2013


MERCOLEDÍ DELLA QUINTA SETTIMANA 
VESPRO

Al Signore, ho gridato, i seguenti stichirá idiómela e prosómia.
Stico: Cadranno nella loro rete i peccatori...
Stichirón idiómelon. Tono pl. 4.
Incappato nei predoni, che sono i miei pensieri, * il mio   intelletto ne è stato depredato, * me infelice, * e aspra­mente colpito, * tutta la mia anima è piagata; * per questo giaccio nudo di virtú, * sulla strada della vita. * Un sacerdote mi ha visto soffrire per le ferite * e sfuggendo i miei mali ­incurabili, * non mi ha badato. * E di nuovo un levita, * non tollerando il dolore che distrug­ge l’anima, * mi ha guardato ed è passato oltre: * ma tu che ti sei compiaciuto incarnarti, * non dalla Samaria°, * ma da Maria, o Cristo Dio, * nel tuo amore per l’uomo mi hai concesso la guarigione, * riversando su di me la tua grande misericordia°.       

Stico: Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce il Signo­re ho supplicato.   
Di nuovo lo stesso tropario.
Stico: Effonderò davanti a lui la mia supplica...
Martyrikón.
Se vi è qualche virtú, * se vi è qualche lode°, * conviene ai santi: * essi hanno infatti piegato il collo alla spada * per te che hai piegato i cieli e sei disce­so°; * hanno versato il loro sangue * per te che hai annientato te stesso * e hai assunto forma di servo, * e si sono umiliati sino alla morte° * per imitare la tua pover­tà. * Per le loro preghiere, * secondo la moltitu­dine delle tue compas­sioni°, * o Dio, * abbi pietà di noi.           
Stico: Quando il mio spirito mi abbandona...
Stichirá prosómia di Giuseppe.
Tono pl. 4. Signore, anche comparendo al tribunale.
Signore, tu hai reso i tuoi sacri discepoli * cieli razionali°: * per la loro sacra mediazione, * liberami dai mali della terra, * innalzando sempre il mio pensiero, mediante la continenza, * al di sopra dell’inclinazione alle passioni, * perché sei pietoso e amico degli uomini.           
Stico: Su questa via in cui camminavo...          
Giacché per tutti il tempo del digiuno * coopera con la divina grazia, * piangiamo di tutto cuore e gridiamo al Salvatore: * Per i tuoi discepoli, o misericor­diosissimo Signore, * salva quanti con timore ti celebrano: * tu che sei pietoso e amico degli uomini.
Un altro, di Teodoro.
Stesso tono. Celebriamo piamente.
Stico: Osservavo a destra, guardavo, ma non c’era chi mi conoscesse...
Apostoli degni di ogni lode che intercedete per il mondo, * medici per i malati e custodi della salute, * assisteteci da una parte come dall’altra, * mentre attraversia­mo il tempo del digiuno, * perché in pace divina gli uni con gli altri, * con l’intelletto indisturbato dalle passioni, * giungiamo a cantare tutti l’inno a Cristo, * che risorge vincitore.
Altri stichirá prosómia, alfabetici.
Poema di Simeone Metafraste.
            Tono 4. Vorrei cancellare con le lacrime.
Stico: È perduto ogni scampo per me...
Tutta la mia vita si è consumata * tra prostitute e pubbli­cani: * potrò mai convertirmi, benché vecchio, dai miei peccati? * Creatore di tutti ed elargitore di misericordia, * o Signore, * salvami prima che mi perda del tutto.

Stico: A te, Signore ho gridato...
Sono oppresso sotto il peso della negligenza, * mi rivolto nel fango, * il dardo di Beliar mi trafigge * e contamino l’immagine di Dio che è in me. * O tu che converti i negligenti, * Redentore dei caduti, * o Signore, * salvami, prima che io mi perda del tutto.
Stico: Volgiti alla mia supplica...
Sono divenuto uno scandalo per gli uomini, * perché ho coltivato da figlio della terra cose terrene; * ho conosciuto il matrimonio, secondo il tuo comando, * però ho trasgredito contaminando il mio letto. * O tu che dalla terra mi hai plasmato, * non disprezzare la tua creatura, Signore: * salvami, prima che io mi perda del tutto.
Stico: Liberami dai miei persecutori...
Sono divenuto un carnefice per la mia anima, * perché mi sono dato cura della mia carne°; * sono stato ridotto a zimbello dei demoni, * asservendomi ai piaceri e a ciò che è sconveniente. * Per il tuo compassionevole amore, rispar­miami, * o tu che cacci i demoni, * o Signore: * salva­mi, prima che io mi perda del tutto.       
Stico: Trai dal carcere l’anima mia...                           
Volontariamente piú di chiunque ho peccato, * e per questo sono stato abbandonato: * l’avversario della mia anima è il sentire della carne°, * e sono ottenebra­to. * O luce di quanti sono nelle tenebre, * o guida degli er­ranti, Signore, * salvami, prima che io mi perda del tutto.      
Stico: Mi attenderanno i giusti...
Vivrà, l’anima mia, Signore, * diceva il profeta, * e ti loderà°: * cerca questa tua pecora perduta°, * e uniscimi al tuo gregge; * concedimi tempo per la penitenza, * perché gemendo a te io gridi: * Signore, salvami, * prima che io mi perda del tutto.
 Stico: Dal profondo ho gridato a te, Signore...
Ho peccato, * ho peccato disubbidendo ai tuoi precetti, o Cristo Dio: * siimi propizio, o benefattore, * affinché con gli occhi interiori io veda, * sfugga alla tenebra * e con timore gridi: * Salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.
Stico: Siano le tue orecchie attente...
Mi hanno attorniato belve feroci, * ma tu, o Sovrano, liberami; * come Creatore, infatti, * tu vuoi che tutti gli uomini siano salvati * e giungano alla conoscenza della verità°: * insieme a tutti gli altri, * salva anche me, Signore, * prima che io mi perda del tutto.           
Stico: Se osservi le iniquità...
Sii la mia guarigione, * o benefattore, o mio Redento­re, * e non mi respingere: * vedi come giaccio a terra per le iniquità * e risollevami nella tua onnipotenza, * affinché anch’io dichiari le mie opere * e gridi a te: * Signore, salvami, * prima che io mi perda del tutto.
Stico: Per amore del tuo nome...
Come servo ingrato, * ho nascosto sotto terra il talento che mi era stato dato; * per questo sono stato condannato come inutile°, * e quasi non oso pregarti: * nella tua tolleranza, abbi pietà di me, * affinché anch’io gridi: * Salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.    
Stico: Dalla veglia del mattino...
Hai disseccato * lo stagno dei mali dell’emo­rrois­sa * al solo tocco della tua frangia°: * io riceverò dunque la remissione delle colpe * accostandomi a te con fede sicura. * Come lei, accogli anche me, * e guariscimi dal mio male: * Signore, salvami, * prima che io mi perda del tutto.       
Stico: Perché presso il Signore è la misericordia...
Ti assiderai in trono, * tu che con la parola hai fatto cielo e terra, * e tutti staremo davanti a te° * per dichiararti i nostri peccati; * prima di quel giorno, * accoglimi nel pentimento: * salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.
Stico: Lodate il Signore, genti tutte...
Guarda con occhio pietoso * e siimi propizio, * o solo Salvatore: * dona flutti di guarigioni * alla mia anima misera e infelice, * lavami dalla sozzura delle mie opere, * affinché io faccia risuonare il grido: * Salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.
Stico: Perché piú forte si è fatta per noi la sua misericordia...
Con la spada si era preparato Beliar°, * cercando di dar la caccia alla mia povera anima: * mi ha reso estraneo, o pieto­so, * alla luce della conoscenza del tuo volto. * O tu, potente nella tua forza°, * strappami alle sue armi: * salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Oh, quale indicibile condiscendenza! * O sommo prodigio del parto strano! * E come la Vergine porta bimbo tra le braccia te, * Creatore e Dio, * che hai accettato, o benefat­tore, di incarnarti da lei? * Salvami, Signore, * prima che io mi perda del tutto.
Ingresso. Luce gioiosa.
Prokímenon della sera. Tono 4.
Dio delle vendette, il Signore! Il Dio delle vendette.
Stico: Innàlzati, tu che giudichi la terra.         
Lettura del libro della Genesi (17,1-9).
Il Signore apparve ad Abramo e gli disse: Io sono il tuo  Dio: agisci in modo da essere gradito ai miei occhi, e sii irreprensibile. Ed io stabilirò la mia alleanza tra me e te, e ti moltiplicherò grandemente. Abramo cadde con la faccia a terra, e Dio gli disse: Eccomi, la mia alleanza è con te, e tu sarai padre di una moltitudine di genti. Il tuo nome non sarà piú Abram, ma Abraam, perché io ti ho costituito padre di molte genti. Ti accrescerò moltissimo, farò di te delle nazioni e dei re usci­ranno da te. Stabilirò la mia alleanza tra me e te e la tua discendenza dopo di te, per le loro generazioni, come alleanza eterna, per essere il Dio tuo e della tua discen­denza dopo di te. E darò a te e alla tua discendenza dopo di te la terra dove dimori come straniero, tutta la terra di Canaan, in possesso eterno, e sarò il loro Dio.

E Dio disse ad Abramo: Tu poi osserverai la mia alle­an­za, tu e la tua discendenza dopo di te, per le loro gene­razioni.
Prokímenon. Tono pl. 2.
Cantate al Signore un canto nuovo.
Stico: Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Lettura del libro dei Proverbi
(15,20-33.16,2.5.7s.9, secondo il greco).
Un figlio saggio rallegra il padre, ma un figlio stolto si fa beffe di sua madre. I sentieri dell’insensato sono senza intelligenza, ma l’uomo prudente cammina diritto. Quelli che non tengono in alcun conto le assemblee, rimandano i ragionamenti, ma nel cuore di quanti si sono consigliati, rimane il consiglio. Il malvagio non ascolterà il consiglio e non dirà nulla di opportuno e di buono per la comunità. ­Strade di vita sono i pensieri dell’intelligen­te, per evitare l’ade e salvarsi. Il Signore distrugge le case degli insolenti, ma consolida il confine della vedova. È un abominio per il Signore il pensiero ingiusto, ma le parole dei casti sono venerabili. Perde se stesso chi accetta donativi, ma chi odia l’accettazione di regali si salva. Con elemosine e atti di fedeltà si purificano i peccati, e col timore del Signore tutti evitano il male. Il cuore dei giusti medita fedeltà, la bocca degli empi si apre per dire il male. Sono accette al Signore le vie degli uomini giusti, con esse anche i nemici diventano amici. Lontano è Dio dagli empi, ma ascolta le preghiere dei giusti. È meglio avere poche entrate con la giustizia, che abbondanti prodotti con l’ingiustizia.

Il cuore dell’uomo pensi cose giuste, perché i suoi passi siano rettamente guidati da Dio. L’occhio che vede rettamente rallegra il cuore, una buona notizia impingua le ossa. Chi respinge la disciplina odia se stesso, chi tiene conto dei rimproveri, ama la propria anima. Il timore del Signore è disciplina e sapienza, e a ciò seguirà il principio della gloria. Tutte le opere dell’umile sono note al Signore, ma gli empi periranno nel giorno cattivo. E’ impuro presso il Signore chiunque è di cuore altero, e non sarà ritenuto inno­cente chi iniquamente batte le mani. Il principio della buona via consiste nel fare ciò che è giusto, e questo è piú accetto a Dio che offrire sacrifici. Chi cerca il Signore troverà conoscenza e giustizia, quanti lo cercano rettamente troveran­no pace. Tutte le opere del Signore sono fatte con giustizia, e l’empio è tenuto in serbo per il giorno cattivo.
Quindi il rimanente della Liturgia dei Presantificati.

Nessun commento:

Posta un commento