sabato 1 giugno 2013

Domenica l'adorazione eucaristica in contemporanea mondiale 

Con lo sguardo
fisso sull'essenziale

di Rino Fisichella
Il giovedì santo rimane per la Chiesa il giorno a cui ritornare per comprendere la natura e la missione che Gesù le ha affidato. In quel cenacolo si riassume per alcuni versi l'intera vicenda del cristianesimo. Qui infatti trovano sintesi la vita di Cristo e l'esistenza della sua Chiesa. I loro rispettivi destini confluiscono a tal punto da diventare uno solo così da non poter più fare a meno l'uno dell'altra. Il mistero della morte e risurrezione come la missione della Chiesa sono anticipati e codificati nell'istituzione dell'eucaristia. Essa permane come il segno perenne e intramontabile della presenza stessa di Cristo in mezzo ai discepoli fino al giorno del suo ritorno. È per questo che la celebrazione eucaristica con tutto ciò che essa comporta, dall'istituzione del sacerdozio al compito per la comunità cristiana di porsi a servizio del mondo annunciando cielo e terra nuovi, è stata sempre per la Chiesa il centro e il culmine della sua vita.
Come è impossibile prescindere dal mistero eucaristico così è impensabile non porlo al centro della fede. Tutto nella Chiesa parte e ritorna all'eucaristia. Qui la contemplazione del mistero diventa sorgente di conversione della vita personale e sociale mentre acquista valore l'opera di evangelizzazione. La salvezza che la Chiesa annuncia è anticipata e resa visibile nel mistero che celebra.
L'istituzione della festa del Corpus Domini nel 1246 ha segnato una tappa importante del cammino percorso dalla Chiesa nei secoli precedenti circa il culto eucaristico. L'eucaristia, conservata in un primo tempo solo come viatico, acquistava sempre più importanza per l'adorazione dei fedeli. La reale presenza di Cristo in mezzo ai suoi diventava anche compagnia per la comunità cristiana nel suo quotidiano impegno. Infatti, più l'eucaristia attrae a sé e maggiormente il credente si impegna in una testimonianza convinta di fede. Per questo, nell'organizzazione dell'Anno della Fede si è voluto realizzare un segno che per la prima volta nella nostra storia rende anche visibilmente unita la Chiesa in un solo momento temporale intorno all'eucaristia. Sull'ora di Roma, dalle 17 alle 18 di domenica 2 giugno, nelle cattedrali del mondo e in migliaia e migliaia di chiese sparse per l'orbe, si terrà lo sguardo fisso sul mistero di Cristo presente nell'eucaristia. Per un'ora tutta la Chiesa nel mondo si fermerà. Tutte le sue molteplici attività è come se di colpo non esistessero. I suoi pensieri e le opere, la sua preghiera e il canto come i suoi sentimenti saranno solo per il Signore Gesù. Sarà una sosta per riprendere fiato in questo difficile frangente della storia così come lo fu per il profeta Elia in cammino verso l'Oreb.
In un tempo di tristezza e stanchezza per la mancanza di speranza, un'ora di adorazione dell'eucaristia intende ridare forza e sostegno. La contemplazione del mistero non allontana dall'impegno concreto e fattivo di restituire speranza al mondo, al contrario. Nella contemplazione si trova la forza coerente per andare nel mondo come discepoli di Cristo. Niente è passivo in questo momento. Tutto si trasforma in vita che pulsa e rigenera. Le opere prodotte dalla fede qui recuperano tutto il loro valore, e il significato che muove i cristiani a dare la loro vita acquista qui il suo senso pieno. Niente come nell'eucaristia diventa specifico del cristianesimo.
In quest'ora di adorazione la Chiesa intera terrà fisso lo sguardo sull'essenziale. Per un'ora non potrà né riuscirà a guardare altrove ben sapendo che in lui tutto trova sintesi. Insomma, le antiche parole del Pange lingua si rivestono di attualità: per rassicurare un cuore sincero basta la fede; mettiamoci dunque in ginocchio per un'ora e adoriamo un così grande mistero. La forza della fede di tutta la Chiesa, ancora una volta, viene in aiuto alla nostra debolezza.



(©L'Osservatore Romano 2 giugno 2013)

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