OGGI 22 MARZO 2012 GIOVEDÍ DELLA QUINTA SETTIMANA
Si canta l’Ufficio di Compunzione del grande canone.
ORTHROS
Ufficio dell’órthros della grande quaresima, p. 89.
Dopo l’exápsalmos, l’Alleluia, e i triadiká; al primo diciamo: Per l’intercessione degli apostoli; al secondo: Per l’intercessione del pontefice, e al terzo: Per la Madre-di-Dio, abbi pietà di noi. Il salterio del giorno, le invocazioni e i kathísmata apostoliká del tono. Quindi il salmo 50 seguito subito dal grande canone, cantato lentamente e con cuore contrito, facendo per ogni tropario 3 prostrazioni e dicendo:
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Grande canone. Tono pl. 2. Poema del nostro santo padre
Andrea di Creta, il gerosolimitano.
Ode 1.: Cantico di Mosè. Irmós.
Aiuto e scudo * egli è stato per me a salvezza: * è il mio Dio, lo voglio glorificare, * è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare: * perché si è reso grandemente glorioso°. 2 volte.
Tropari.
Da dove cominciare il lamento * sulle azioni della mia miserabile vita? * Che cosa offrirò come primizia, o Cristo, * a questo canto lamentoso? * Tu dunque nella tua pietà, * donami la remissione delle colpe.
Vieni, o misera anima, * insieme alla tua carne loda il Creatore di tutto, * lascia ormai la stoltezza di un tempo, * e offri a Dio lacrime di pentimento.
Avendo emulato nella trasgressione Adamo, * il primo uomo creato, * mi sono riconosciuto spogliato di Dio°, * del regno e del gaudio eterno, * a causa del mio peccato.
Ahimè, anima infelice! * Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? * Malamente hai guardato * e amaramente sei stata ferita, * hai toccato l’albero * e hai gustato sconsideratamente il cibo dell’inganno°.
In luogo dell’Eva sensibile * è venuta a me l’Eva spirituale, * il pensiero passionale nella carne, * che mostra le voluttà * e sempre si nutre dell’amaro boccone.
Giustamente è stato cacciato Adamo dall’Eden, * perché non ha osservato, o Salvatore, * l’unico comando che avevi dato: * ma cosa dovrei soffrire io, * che sempre disubbidisco * alle tue parole vivificanti?
Cadendo con l’intenzione * nella stessa sete di sangue di Caino, * sono divenuto l’assassino della mia povera anima, * dando vitalità alla carne * e combattendo contro di lei * con le mie cattive azioni.
O Gesú, * io non mi sono conformato alla giustizia di Abele: * non ti ho offerto doni accetti, * né azioni divinamente ispirate, * né un sacrificio puro * né una vita irreprensibile°.
Come Caino cosí anche noi, * o anima infelice, * abbiamo offerto al Creatore di tutte le cose * azioni sordide, * un sacrificio riprovevole * e una vita oziosa: * e siamo stati perciò condannati.
Tu, o vasaio, * plasmando il fango e dandogli vita, * hai posto in me carne e ossa, * respiro e vita: * tu dunque, o mio Artefice, * mio Redentore e Giudice, * accoglimi penitente.
Dichiaro davanti a te, o Salvatore, * i peccati che ho commesso * e le piaghe dell’anima e del corpo * che mi hanno inflitto, come ladroni°, * i pensieri omicidi che mi porto dentro.
Anche se ho peccato, o Salvatore, * so che tu sei amico degli uomini: * colpisci con compassione, * e con ardore ti muovi a pietà: * tu vedi il figlio dissoluto in lacrime, * e quale Padre accorri, * per richiamarlo a te°.
Dalla giovinezza, o Salvatore, * ho rifiutato i tuoi comandamenti; * ho trascorso tutta la vita nelle passioni, * nella negligenza, nell’indolenza. * Perciò a te grido, Salvatore: * Benché in estremo, salvami.
Io giaccio alle tue porte, o Salvatore, * solo ora nella vecchiaia, * ma tu non respingermi a vuoto nell’ade: * prima della fine, nel tuo amore per gli uomini, * dammi la remissione delle colpe.
Consumata la ricchezza dell’anima * con le dissolutezze, * sono privo di pie virtú, * e affamato grido: * O padre di pietà°, * vienimi incontro tu con la tua compassione°.
Sono io colui che era incappato nei ladroni, * che sono i miei pensieri; * e sono stato da loro ferito in ogni parte, * mi hanno riempito di piaghe: * vieni dunque tu stesso a curarmi°, * o Cristo Salvatore.
Un sacerdote vide e passò oltre, * né si curò di me il levita, * vedendomi nudo, tra i dolori:° * tu dunque, o Gesú sorto da Maria, * vieni, e abbi pietà di me.
O agnello di Dio * che togli i peccati di tutti°, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nella tua amorosa pietà, * dammi la remissione delle colpe.
Mi getto ai tuoi piedi, o Gesú: * Contro di te ho peccato, * perdonami, togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e come Dio pietoso, * accoglimi penitente.
Non entrare in giudizio con me° * mettendomi innanzi ciò che avrei dovuto fare, * chiedendomi conto delle parole° * e rimproverandomi per i miei impulsi; * ma nella tua pietà, * senza far conto del male commesso, * salvami, onnipotente.
È il tempo della penitenza; * mi accosto a te, mio Creatore, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
Non avere orrore di me, o Salvatore, * non respingermi dal tuo volto, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
O Salvatore, * le mie colpe volontarie e involontarie, * quelle manifeste e quelle nascoste, * conosciute e sconosciute, * tutto perdona, tu che sei Dio: * siimi propizio e salvami.
Altro canone della nostra santa madre Maria egiziaca, con lo stesso tono e irmós. Acrostico:
Soccorrici tu, santa Maria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dammi la tua grazia illuminatrice, * che viene dalla superna provvidenza divina, * perché io fugga l’ottenebramento delle passioni * e canti con zelo, o Maria, * le opere gradite della tua vita.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sottomettendoti alle divine leggi di Cristo, * a lui ti sei avvicinata, * abbandonando gli indomabili impulsi delle voluttà, * e con tutta pietà hai portato a compimento * ciascuna virtú come fosse la sola.
Tropario di sant’Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere liberaci, o Andrea, * dalle passio- ni disonorevoli°, * e rendi partecipi del regno di Cristo, * te ne preghiamo, * quanti con fede e amore ti celebrano, * o uomo illustre.
Gloria.
Triade sovrasostanziale, * adorata nella Monade, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nel tuo compassionevole amore, * dammi lacrime di compunzione.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, * speranza e difesa di quanti ti cantano, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e, quale Sovrana pura, * accoglimi penitente.
Ode 2.: Cantico di Mosé nel Deuteronomio. Irmós.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò°, * e celebrerò il Cristo, * venuto dalla Vergine nella carne. 2 volte.
Tropari.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò, * o terra, presta orecchio alla voce penitente° * che si rivolge a Dio e lo celebra.
Volgiti a me, o Dio, * nella tua pietà, * col tuo sguardo propizio, * e accogli la mia fervida confessione.
Piú di tutti gli uomini ho peccato, * io solo contro di te ho peccato: * ma tu che sei Dio, o Salvatore, * abbi pietà della creatura da te plasmata.
Avendo dato forma alla difformità delle passioni, * con gli impulsi voluttuosi * ho guastato la bellezza dell’intelletto.
O compassionevole Signore! * La tempesta del male mi avvolge: * ma tu, come a Pietro, * stendi anche a me la mano°.
Ho macchiato la tunica della mia carne, * e ho deturpato, o Salvatore, la mia natura * fatta a immagine e somiglianza di Dio°.
Ho oscurato la bellezza dell’anima * con le voluttà passionali, * e ho ridotto totalmente in polvere il mio intelletto.
Ho lacerato la mia prima veste°, * quella che in principio * ha tessuta per me il Creatore, * e per questo giaccio nudo.
Ho indossato una tunica lacerata, * quella che mi ha tessuto il serpente * col suo consiglio, * e sono pieno di vergogna.
Anch’io ti presento, o pietoso, * le lacrime della meretrice°: * siimi propizio, o Salvatore, * nella tua amorosa compassione.
Ho volto lo sguardo alla bellezza dell’albero°, * e il mio intelletto è restato sedotto: * e ora giaccio nudo, pieno di vergogna.
Sul mio dorso fabbricavano * tutti gli autori del male, * prolungando contro di me la loro iniquità°.
Ho perduto la bellezza primigenia * e il mio decoro: * e ora giaccio nudo, * pieno di vergogna.
Anche per me il peccato ha cucito * le tuniche di pelle, * dopo avermi spogliato della tunica * tessuta da Dio°.
Come foglie di fico° * ho indosso l’abito della vergogna, * ad accusa delle mie volontarie passioni.
Ho rivestito una tunica macchiata * e turpemente insanguinata * dal flusso di una vita passionale e voluttuosa.
Mi sono sottomesso * al grave peso delle passioni * e alla corruzione della materia: * per questo mi opprime ora il nemico.
Ho preferito alla povertà, * o Salvatore, * una vita avida di guadagno * e attaccata alle cose materiali, * ed ora porto il pesante giogo.
Ho adornato la mia statua di carne * col manto variegato di turpi pensieri, * e vengo condannato.
Mi sono dato attenta cura * solo dell’esterno decoro, * trascurando la mia dimora interiore * fatta a divina somiglianza°.
Ho imbrattato, o Salvatore, con le mie passioni * la primitiva bellezza della mia immagine: * ma tu, come la dracma un tempo°, * cercami e ritrovami.
Come la meretrice a te grido: * Ho peccato! * Io solo contro di te ho peccato: * anche le mie lacrime accogli, * o Salvatore, come unguento°.
Come il pubblicano a te grido: * Siimi propizio, o Salvatore, * siimi propizio! * Perché nessuno dei figli di Adamo * quanto me ha peccato°.
Come Davide sono caduto nella dissolutezza * e mi sono coperto di fango: * ma tu, o Salvatore, lava anche me con le lacrime°.
Non ho né lacrime, * né pentimento, né compunzione: * tu stesso, o Salvatore, * come Dio, donami tutto.
Signore, Signore, * non chiudermi in quel giorno la tua porta°: * ma aprila a colui che, pentito, a te si volge.
Ascolta i gemiti della mia anima, * accetta, o Salvatore, * le stille che cadono dai miei occhi, * e salvami.
O amico degli uomini, * tu che vuoi che tutti siano salvati°, * tu stesso richiamami a te, * e accoglimi penitente, * tu che sei buono.
Gloria.
Glorifichiamo insieme al Figlio il Padre, * e lo Spirito santo, pari a loro in potenza.
Ora e sempre. Theotokíon.
Immacolata Madre-di-Dio Vergine, * sola degna di ogni canto, * prega ardentemente per la nostra salvezza.
Altro irmós.
Badate, badate che io sono Dio!° * Io un tempo ho fat- to piovere la manna°, * io ho fatto scaturire acqua dalla roccia° * per il mio popolo nel deserto, * con la sola mia destra e con la mia forza. 2 volte.
Tropari.
Badate, badate che io sono Dio!° * Porgi orecchio, anima mia * al Signore che grida, * distàccati dal peccato di un tempo, * e temi il Signore come punitore, giudice e Dio.
A chi paragonarti, anima piena di peccati? * Purtroppo, al Caino di un tempo e a Lamech°, * perché tu hai lapidato il corpo con le cattive azioni * e hai ucciso l’intelletto con gli impulsi sconvenienti.
Trascurando, o anima, * tutti coloro che hanno vissuto prima della Legge, * non ti sei fatta simile a Set, * né hai imitato Enos°, * né Enoch nel suo passaggio a Dio°, * e neppure Noè°, * ma sei diventata povera * della vita propria dei giusti.
Da sola, anima mia, * hai aperto le cateratte dell’ira del tuo Dio, * e hai inondato, come avvenne un tempo per la terra, * tutta la carne, le azioni e la vita, * e sei rimasta fuori dell’arca della salvezza°.
Lamech con lugubre canto gridava: * Ho ucciso un uomo per una mia ammaccatura * e un giovane per una ferita°. * E tu, anima mia, non tremi, * tu che ti sei resa sordida nella carne * e hai imbrattato l’intelletto?
Avresti usato le tue arti, o anima, * per costruire una torre * e erigere una fortezza per le tue concupiscenze, * se il Creatore non avesse confuso i tuoi piani * e buttato a terra le tue macchinazioni°.
Oh, sí! Ho emulato Lamech, * l’omicida di un tempo, * uccidendo l’anima come un uomo, * l’intelletto, come un giovane, * e, al pari dell’assassino Caino, * uccidendo come mio fratello il corpo * con gli istinti voluttuosi.
Il Signore fece piovere un tempo * ‘fuoco da parte del Signore’ * per distruggere l’iniquità lussuriosa di Sodoma°; * ma tu hai acceso il fuoco della geenna * nel quale, o anima, dovrai crudelmente bruciare.
Sono ferito, colpito: * ecco le frecce del nemico * che mi costellano di cicatrici * l’anima e il corpo; * ecco le ferite, le piaghe, le bruciature * che denunciano i colpi delle mie passioni volontarie.
Sappiate e badate che io sono Dio°, * colui che scruta i cuori° * e riprende i pensieri, * colui che pone sotto accusa le azioni * e brucia i peccati, * colui che fa giustizia all’orfano, * all’umile e al povero°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Immersa in un abisso di male, * hai teso le mani al Dio pietoso, o Maria, * ed egli, amico degli uomini, * soccorrendoti come fece con Pietro, * ti ha teso la mano°, * fermamente volendo la tua conversione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con ogni prontezza, con amore * sei accorsa a Cristo, * una volta lasciata la precedente strada di peccato * e hai vissuto in deserti impraticabili, * nella pura osservanza dei suoi divini comandamenti.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Guardiamo, o anima, guardiamo, * all’amore del Si- gnore Dio per l’uomo: * e per questo, prima della fine, * gettiamoci ai suoi piedi gridando: * Per le preghiere di Andrea, * abbi pietà di noi, o Salvatore.
Gloria.
Triade senza principio, increata, * Monade indivisa, * accoglimi penitente, * salva colui che ha peccato: * sono tua creatura, non disprezzarmi, * ma risparmiami e salvami dal fuoco della condanna.
Ora e sempre. Theotokíon.
Pura Sovrana, * Genitrice di Dio, * speranza di quanti a te si rivolgono, * porto di chi è sbattuto dalla tempesta, * con le tue suppliche rendi propizio anche a me il misericordioso, * il Creatore e Figlio tuo.
Ode 3.: Cantico di Anna. Irmós.
Rafforza, o Dio, la tua Chiesa°, * sull’inamovibile roc- cia dei tuoi comandamenti°.
Tropari.
‘Fuoco da parte del Signore’, o anima, * fece un tempo piovere il Signore sulla terra di Sodoma, * e la bruciò tutta°.
Sàlvati, o anima, sul monte, * come fece Lot, * e mettiti in salvo a Segor°.
Fuggi l’incendio, o anima, * fuggi il rogo di Sodoma, * fuggi la distruzione provocata dal fuoco di Dio.
Io solo contro di te ho peccato, * piú di tutti ho peccato: * o Cristo Salvatore, non disdegnarmi.
Tu sei il buon pastore°, * vieni a cercare me, tuo agnello°, * e non disprezzarmi nel mio sviamento.
Tu sei il dolce Gesú, * tu sei il mio Creatore: * in te, o Salvatore, sarò giustificato.
A te lo confesso, o Salvatore: * Ho smisuratamente peccato contro di te, * ma tu perdona, dammi la remissione, * nella tua amorosa compassione.
Gloria.
Santa Triade, Dio, abbi pietà di noi.
O Triade-Monade, o Dio, * salvaci dall’errore, * dalle tentazioni e dalle sventure.
Theotokíon.
Santissima Madre-di-Dio, salvaci.
Gioisci, o grembo che hai accolto Dio; * gioisci, trono del Signore; * gioisci, Madre della nostra vita.
Altro irmós.
Conferma, Signore, * sulla roccia dei tuoi comanda- menti° * il mio cuore scosso, * perché tu solo sei santo e Signore°. 2 volte.
Tropari.
Ho te, distruttore della morte, * quale fonte di vita, * e a te grido dal fondo del cuore, * prima della fine: * Ho peccato, siimi propizio e salvami.
Ho peccato, Signore, * ho peccato contro di te, perdonami: * non c’è peccatore tra gli uomini * che con le mie colpe io non abbia superato.
Ho imitato, o Salvatore, * quanti con l’impudicizia hanno peccato al tempo di Noè, * meritando in sorte la loro stessa condanna * nel diluvio delle acque°.
Imitando, o anima, Cam il parricida, * non hai coperto la vergogna del prossimo * camminando verso di lui a ritroso°.
Fuggi, anima mia, come Lot * l’incendio del peccato; * fuggi Sodoma e Gomorra°; * fuggi la fiamma di ogni appetito sconveniente.
Abbi pietà, Signore, a te grido, * abbi pietà di me, * quando verrai con i tuoi angeli * a rendere a ciascuno * secondo quanto meritano le sue azioni°.
Tu non hai avuto in sorte, * misera anima, * la benedizione di Sem°, * e neppure hai avuto un ampio possesso, * come Iafet°, * nella terra della remissione.
Sei uscita da Carran, * dalla terra del peccato, o anima: * vieni dunque nella terra ereditata da Abramo, * la terra da cui scorre l’eterna incorruttibilità°.
Hai sentito, o anima, * come Abramo un tempo * abbia abbandonato la terra paterna * e si sia fatto errante: * imita la sua intenzione.
Alla quercia di Mamre * il patriarca diede ospitalità agli angeli, * ed ebbe in sorte nella vecchiaia * l’ambita promessa°.
O infelice anima mia, * tu sai che Isacco * è stato misticamente offerto in olocausto al Signore° * come nuovo sacrificio: * imita dunque la sua intenzione.
Sii cauta, anima mia: * hai udito che Ismaele è stato cacciato * come figlio della schiava°: * bada che non ti accada lo stesso * per la tua vita scostumata.
All’Agar di un tempo, o anima, * all’egiziana ti sei resa simile, * perché la tua volontà è schiava * e partorisci un nuovo Ismaele°, * la presunzione.
Tu sai, anima mia, * della scala mostrata a Giacobbe, * la scala che dalla terra saliva al cielo°: * perché tu non hai preso la pietà * come appoggio sicuro?
Imita il re sacerdote di Dio, * separato da tutti, * immagine della vita di Cristo nel mondo * tra gli uomini°.
Guarda di non diventare colonna di sale, * o anima, * volgendoti indietro; * l’esempio dei sodomiti ti intimorisca: * mettiti in salvo in alto a Segor°.
Non respingere, o Sovrano, * la supplica di quanti ti celebrano, * ma abbi pietà, o amico degli uomini, * e concedi il perdono * a quanti lo chiedono con fede.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sono stretto dai marosi, o madre, * e dalle ondate burrascose delle colpe: * ma salvami tu, * e introducimi nel porto del divino pentimento.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Offri, o santa, una supplice preghiera * alla tenera pietà della Madre-di-Dio, * intercedendo per me, * e aprimi i tuoi divini ingressi.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere, * libera anche me dalle colpe, * o Andrea, vescovo di Creta: * tu sei infatti ottimo iniziatore al pentimento.
Gloria.
Monade semplice, increata, * natura senza principio, * celebrata nella Triade delle ipòstasi: * salva quanti con fede adoriamo il tuo potere.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Genitrice di Dio, * ignara d’uomo tu hai generato nel tempo * il Figlio che è dal Padre senza tempo: * straordinario prodigio! * Rimasta vergine, tu allatti.
Di nuovo l’irmós: Conferma, Signore (p. 815).
Káthisma. Poema di Giuseppe.
Tono pl. 4. Sei risorto dai morti.
Astri di divino splendore, * testimoni oculari del Salvatore°, * illuminate noi che siamo nelle tenebre della vita, * affinché camminiamo come in pieno giorno con decoro°, * cacciando le passioni notturne col chiarore della continenza, * e contempliamo con gioia * la fulgida passione di Cristo.
Gloria. Un altro, poema di Teodoro.
Stesso tono. Conosciuto l’ordine.
O dodici apostoli da Dio eletti, * presentate ora una supplica a Cristo * perché tutti portiamo a compimento la corsa del digiuno, * pregando con compunzione, * operando di buon animo le virtú, * per poter giungere in questo modo a vedere * la gloriosa risurrezione del Cristo Dio, * offrendo lode e gloria.
Ora e sempre. Theotokíon, stesso tono.
Insieme agli apostoli, o Madre-di-Dio, * prega l’incomprensibile Figlio e Verbo di Dio * da te inesprimibilmente partorito, * oltre ogni comprensione, * perché conceda al mondo pace genuina, * perché ci doni prima della fine il perdono delle colpe, * e faccia degni i tuoi servi del regno dei cieli, * per sua somma bontà.
Ode 4.: Cantico di Abacuc. Irmós.
Ha udito il profeta della tua venuta, * o Signore, * e ha avuto timore, * ha udito che nascerai dalla Vergine * e ti mostrerai agli uomini, * e diceva: * Ho udito il tuo annunzio * e ho avuto timore°; * gloria alla tua potenza°. 2 volte.
Tropari.
Non disprezzare le tue opere, * non trascurare la creatura da te plasmata, * o Giudice giusto: * anche se io solo ho peccato, come uomo, * piú di ogni altro uomo, o amico degli uomini, * tu però, come Signore di tutti, * hai il potere di rimettere i peccati°.
È prossima, o anima, la fine, * è prossima e tu non te ne curi né ti prepari: * il tempo incalza, riàlzati; * vicino, alle porte è il Giudice°. * Come sogno, come fiore, corre il tempo della vita: * perché ci agitiamo invano?°
Ritorna alla sobrietà, anima mia: * considera le azioni che hai fatto, * portale davanti ai tuoi occhi, * e fa’ scorrere gocce di lacrime. * Con fiducia di’ le tue azioni * e i tuoi pensieri a Cristo, * e sii cosí giustificata.
Non c’è nella vita peccato, * azione o vizio * in cui io, o Salvatore, non mi sia reso colpevole: * in pensieri, parole e intenzione, * nelle disposizioni, con la volontà e nelle azioni * ho peccato quant’altri mai.
Per questo, me infelice, * sono giudicato, sono condannato * dalla mia propria coscienza, * della quale nulla al mondo è piú duro: * o mio Giudice e Redentore, tu che mi conosci, * risparmia, libera e salva * questo miserabile.
La scala che vide un tempo * quel grande tra i patriarchi°, * è immagine, o anima mia, * della salita con la pratica virtuosa, * e dell’ascesa nella conoscenza: * se vuoi dunque vivere * con pratica, conoscenza e contemplazione, * rinnova te stessa.
Il patriarca ha sopportato con la sua fortezza la calura del giorno * e sostenuto il freddo della notte, * risarcendo ogni giorno i furti, * pascolando, lottando, servendo, * per ottenere le due mogli°.
Per ‘due mogli’ intendi la pratica * e la conoscenza nella contemplazione: * Lia rappresenta la pratica, * perché feconda di figli; * Rachele, la conoscenza, * perché si ottiene con molta fatica°: * ma senza fatica, o anima, * non si riesce né nella pratica, * né nella contemplazione.
Veglia, anima mia, sii valorosa * come quel grande tra i patriarchi, * per conquistare la pratica insieme alla conoscenza, * per divenire un intelletto che vede Dio36 , * per giungere nella contemplazione * alla tenebra inaccessibile, * e diventare cosí un mercante in grande°.
Il grande tra i patriarchi * che ha avuto quali figli * i dodici patriarchi, * ha misticamente fissato per te * la scala dell’ascesa nella via pratica, anima mia°, * ponendo con tutta sapienza * i figli come scala, * e i gradini come ascensioni.
Emulando, o anima, il detestabile Esaú°, * hai consegnato all’ingannatore * i diritti di primogenitura della primigenia bellezza°, * sei decaduta dalla benedizione paterna, * e due volte sei stata ingannata°, * o infelice, * nella pratica e nella conoscenza: * pèntiti dunque!
Esaú fu chiamato Edom * per l’eccesso del suo commercio con le donne°: * sempre ardente di intemperanza, infatti, * e imbrattato dai piaceri, * fu chiamato Edom che significa * ‘febbre di un’anima che ama il peccato’.
Hai udito di Giobbe che sul letame ha trovato giustificazione°, * o anima mia, * e non hai emulato la sua fortezza, * non hai avuto fermo proposito * in tutto ciò che hai conosciuto, * che sai e con cui sei stata provata, * ma ti sei mostrata incostante.
Colui che prima era in trono, * ora è nudo sul letame * coperto di piaghe; * colui che era ricco di figli e illustre, * all’improvviso è privo di figli e senza stabile dimora: * considera palazzo infatti il letame * e perle le piaghe.
Ho imbrattato il mio corpo, * ho macchiato lo spirito, * sono tutto pieno di piaghe; * ma tu, o Cristo, come medico, * curami spirito e corpo con la penitenza, * bagnami, purificami, lavami: * rendimi, o Salvatore, * piú puro della neve.
Crocifisso per tutti, * hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, * o Verbo: * il corpo per riplasmarmi, * il sangue per lavarmi; * e hai emesso lo spirito, * per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore.
Hai operato la salvezza in mezzo alla terra°, * o pietoso, per salvarci; * per tuo volere sei stato inchiodato sull’albero della croce * e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto: * ciò che sta in alto, ciò che è in basso, * il creato, le genti tutte, * da te salvati ti adorano.
Sia mio fonte battesimale * il sangue del tuo costato, * e bevanda l’acqua di remissione° * che ne è zampillata, * perché da entrambi io sia purificato, * e venga unto, bevendo come crisma e bevanda, * le tue vivificanti parole, o Verbo.
Quale calice, * la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: * da esso è scaturita per noi la duplice fonte * della remissione e della conoscenza, * quale figura dell’antico patto, del nuovo * e dei due insieme°, * o nostro Salvatore.
Sono privato del talamo, * privato delle nozze e della cena: * la mia lampada si è spenta, ormai senz’olio; * la sala delle nozze è stata chiusa per me che dormivo°; * la cena è stata consumata, * ed io con le mani e i piedi legati * sono stato gettato fuori°.
Breve è il tempo della mia vita, * pieno di pene e di male; * accoglimi dunque nel pentimento * e richiamami nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Rivestendo la dignità regale * del diadema e della porpora, * uomo dovizioso e giusto, * al colmo di ricchezza di bestiame, * improvvisamente impoverito, * viene spogliato della ricchezza, * della gloria e del regno°.
Se costui era giusto * e irreprensibile piú di chiunque, * eppure non sfuggí alle insidie * e ai trabocchetti dell’ingannatore, * tu, povera anima, che ami il peccato, * che farai se ti si facesse piombare addosso * qualcosa che non ti aspetti?
Io sono dunque un millantatore, * audace di cuore a sproposito e stoltamente: * non condannarmi insieme al fariseo, * ma donami piuttosto l’umiltà del pubblicano, * o solo giusto Giudice pietoso, * e mettimi insieme con lui.
Ho peccato oltraggiando il vaso della mia carne, * lo so, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Sono diventato l’ombra di me stesso, * rovinando la mia anima con le passioni, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Non ho ascoltato la tua voce, * ho trascurato la tua parola scritta, o Legislatore: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa; * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Poiché pur essendo in un corpo * hai adottato una con- dotta incorporea, * per questo, o santa, * hai veramente ottenuto da Dio grandissima grazia * per prenderti cura di quanti ti onorano con fede; * noi dunque ti imploriamo: * Liberaci con le tue preghiere * da ogni sorta di prova.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Tirata nel fondo dell’abisso * da grandi colpe, * non vi sei rimasta prigioniera, * ma con migliore decisione * sei davvero corsa con la pratica * all’apice della virtú, * prodigiosamente colmando di stupore * la stirpe degli angeli, o Maria.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea, gloria dei padri, * stando davanti alla Triade piú che divina, * non dimenticare di supplicarla con le tue preghiere * perché siamo liberati dal castigo, * noi che con amore ti invochiamo come divino protettore, * o decoro di Creta.
Gloria.
Indivisa quanto all’essenza, * non confusa nelle persone: * tale ti confesso, unica Deità triadica, * come partecipe di unico regno * e unico trono; * e per te faccio risuonare il grande canto * che triplice echeggia nel piú alto dei cieli.
Ora e sempre. Theotokíon.
Partorisci e sei vergine, * e in entrambi i modi rimani per natura vergine; * colui che è partorito rinnova le leggi della natura, * e il grembo lo porta senza unione nuziale; * dove Dio vuole, * l’ordine della natura è vinto, * perché egli fa secondo il suo consiglio.
Ode 5.: Cantico di Isaia. Irmós.
Quando ai primi albori a te mi volgo, * o amico de- gli uomini, * illuminami, ti prego, * e guida anche me nei tuoi precetti°: * insegnami, o Salvatore, * a fare la tua volontà°. 2 volte.
Tropari.
Nella notte * ho trascorso sempre la mia vita: * è stata infatti per me tenebra pesante e tetra * la notte del peccato: * rendimi dunque, o Salvatore, * figlio del giorno°.
Imitando Ruben, * malauguratamente per me, * ho agito contro il Dio altissimo * con volontà empia e iniqua, * contaminando il mio letto, * come quello il letto del padre°.
A te lo confesso, * o Cristo Re: * Ho peccato, ho peccato, * come un tempo i fratelli di Giuseppe * che vendettero il frutto * della castità e della temperanza°.
Dai suoi congiunti * è stata consegnata l’anima giusta; * è stato venduto in schiavitú il mite, * a immagine del Signore: * ma tu, o anima, * sei stata interamente venduta ai tuoi vizi.
O anima infelice e riprovevole, * imita Giuseppe, immagine dell’intelletto giusto e temperante, * e non continuare nella dissolutezza, * sempre operando malamente * con i tuoi impulsi sregolati.
Se Giuseppe un tempo * ha dimorato in una fossa°, * o Sovrano Signore, * ciò è stato a immagine * della tua sepoltura e della tua risurrezione: * ma io che cosa mai * potrei offrire a te di simile?
Hai udito parlare, o anima, * della cesta di Mosè, * portata dalle acque, dai flutti del fiume, * dopo essere stata prima chiusa in una stanza°, * per sfuggire alla perfida azione * imposta dal volere del faraone°.
Se hai sentito come un tempo le levatrici * facessero morire il maschio neonato, * o infelice, * cioè la pratica virile della temperanza, * ora tu, come il grande Mosè, * alleva la sapienza.
Hai colpito come il grande Mosè l’intelletto egizio, * o povera anima, * ma non l’hai ucciso: * dimmi dunque, * come potrai dimorare nel deserto delle passioni * in virtú della penitenza?°
Il grande Mosè abitò i deserti: * vieni, dunque, imita la sua condotta, * perché tu possa contemplare, o anima, * la teofania nel roveto°.
Imita, o anima, il bastone di Mosè * che colpisce il mare * e rende solido l’abisso delle acque° * col segno della croce divina, * per la quale anche tu potrai compiere * opere grandi.
Aronne offriva a Dio * il fuoco immacolato, puro, * ma Ofni e Finees, come te, o anima, * offrivano a Dio * una vita estranea e contaminata°.
Si è indurito il mio animo * come quello del crudele faraone°, * o Signore; * sono come Iamnes e Iambres° * nell’anima, nel corpo * e nel profondo dell’intelletto: * vieni dunque in mio aiuto.
Ho imbrattato col fango l’intelletto, * infelice che sono: * lavami, Sovrano, te ne prego, * col lavacro delle lacrime, * rendendo bianca come neve * la tunica della mia carne.
Se scruto le mie opere, * o Salvatore, * vedo che supero in peccati * qualsiasi altro: * perché ho peccato con animo cosciente, * non per ignoranza.
Risparmia, Signore, * risparmia la tua creatura: * ho peccato, perdonami, * tu che solo sei puro per natura, * mentre nessuno all’infuori di te * è senza macchia.
Per me, tu che sei Dio, * hai assunto la mia forma; * hai operato prodigi, * sanando lebbrosi°, * raddrizzando paralitici°, * arrestando il flusso del sangue * in colei che ti toccava la frangia del vestito°, * o Salvatore.
Imita, o anima, * colei che era curva fino a terra°: * accòstati, gèttati ai piedi di Gesú, * perché egli ti raddrizzi e tu cammini diritta * per i sentieri del Signore.
Imita l’emorroissa, * o anima infelice, * corri, afferra la frangia del Cristo, * per essere liberata dal male * e sentirti dire da lui: * La tua fede ti ha salvata°.
O Sovrano, * benché tu sia un pozzo profondo°, * fa’ zampillare per me flutti * dalle tue vene immacolate, * affinché, come la samaritana, * bevendo non abbia piú sete: * perché tu fai scaturire torrenti di vita°.
Piscina di Siloe * siano per me le mie lacrime, * o Sovrano Signore, * affinché io lavi le pupille del mio cuore * e veda spiritualmente te, * la luce che è prima dei secoli°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con incomparabile passione d’amore, * o felicissima, * avevi desiderato prostrarti all’albero della croce, * e ottenesti quanto desideravi: * fa’ che anch’io ottenga * di giungere alla superna gloria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Attraversato il corso del Giordano, * trovasti riposo, * dopo aver fuggito la dolorosa voluttà della carne: * da essa libera anche noi, o santa, * con le tue preghiere.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
O Andrea sapiente, * prescelto come perfetto tra i pa- stori, * ti prego con grande amore e timore * di poter giungere per la tua intercessione * alla salvezza e alla vita eterna.
Gloria.
Te, Triade, noi glorifichiamo, * Dio uno: * Santo, santo, santo sei: * Padre, Figlio e Spirito, * semplice essenza, * Monade sempre adorata.
Ora e sempre. Theotokíon.
Da te, Vergine Madre incorrotta, ignara d’uomo, * il Dio che ha creato i secoli * ha rivestito il mio composto umano * e ha unito a sé l’umana natura.
Ode 6.: Cantico di Giona. Irmós.
Ho gridato con tutto il cuore * al Dio pietoso, * ed egli mi ha udito dal profondo dell’ade, * e ha tratto dalla corruzione la mia vita°. 2 volte.
Tropari.
Le lacrime dei miei occhi * e i gemiti dal profondo, * con purezza di offro, o Salvatore, * gridando a te con tutto il cuore: * O Dio, ho peccato contro di te, * siimi propizio.
O anima, ti sei sottratta al tuo Signore, * come Datan e Abiron: * ma tu grida dal profondo dell’ade° * che ti perdoni, * perché non ti inghiotta la voragine della terra°.
O anima, come giovenca impazzita, * ti sei resa simile a Efraim°: * salva come gazzella * la tua vita dai lacci°, * mettendo ali con la pratica, * l’intelligenza e la contemplazione.
La mano di Mosè ce ne dà certezza, * o anima: * Dio può render bianca * una vita divenuta lebbrosa * e purificarla°: * tu dunque non disperarti, * anche se ti sei contaminata.
I marosi delle mie colpe, * o Salvatore, * quasi onde del Mar Rosso, sono tornati indietro * e mi hanno sommerso all’improvviso, * come un tempo gli egiziani * e i capi della cavalleria°.
Stolto è stato il tuo proposito, * o anima, * come fu quello di Israele un tempo: * perché in luogo della divina manna * hai insensatamente preferito * la tua voluttuosa voracità per le passioni°.
Tu hai preferito, o anima, * i pozzi dei pensieri cananei° * alla vena della roccia°, * dalla quale il calice della sapienza * versa per te torrenti di teologia°.
La carne suina, le pentole e il cibo egizio * hai preferito, anima mia, al cibo celeste, * come un tempo nel deserto, il popolo ingrato°.
Quando Mosè tuo servo * colpí col bastone la roccia°, * manifestava in figura il tuo costato vivificante, * dal quale tutti attingiamo, o Salvatore, * una bevanda di vita°.
Scruta, o anima, * esplora come Gesú di Nave * la terra dell’eredità, * vedi quanto sia eccellente, * e abita in essa grazie all’osservanza della legge°.
Come Gesú, * resisti ad Amalek, cioè alle passioni della carne, * e combattilo°; * cosí fa’ anche con i gabaoniti, * vincendo sempre i pensieri ingannatori°.
Attraversa la fluida natura del tempo, * come fece una volta l’arca, * e prendi possesso, o anima, * della terra della promessa: * Dio lo comanda°.
Come hai salvato Giona che gridava, * cosí vieni a salvare me, o Salvatore; * liberami dal mostro tendendo la tua mano, * e fammi risalire dall’abisso del peccato°.
Mio placido porto ti so, o Sovrano, * o Cristo Sovrano! * Tu dunque affréttati a liberarmi * dagli abissi impenetrabili del peccato * e della disperazione.
Sono io, o Salvatore, * la dracma reale che un tempo hai perduta: * accendi dunque la tua lampada, * o Dio e Verbo, * per cercare e trovare la tua immagine°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Per estinguere l’ardore delle passioni, * continuamen- te versavi rivi di lacrime, o Maria, * infiammando l’anima: * concedine la grazia * anche a me, tuo servitore.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Hai acquisito la celeste impassibilità, * grazie alla tua elevatissima forma di vita sulla terra, * o madre: * supplica dunque affinché, con la tua intercessione, * siano liberati dalle passioni quanti ti celebrano.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Sapendoti pastore e vescovo di Creta, * e intercessore per tutta la terra, * a te accorro, Andrea, e a te grido: * Strappami, o padre, all’abisso del peccato.
Gloria.
Triade semplice sono, indivisa, * distinta nelle persone, * e Monade sono, unita per natura: * Padre, dice, Figlio e Spirito divino.
Ora e sempre. Theotokíon.
Il tuo grembo ci ha partorito Dio * che ha assunto la nostra forma: * imploralo, o Madre-di-Dio, * come Creatore di tutti, * affinché per la tua intercessione * veniamo giustificati.
Di nuovo l’irmós: Ho gridato con tutto il cuore (p. 825).
Kondákion. Idiómelon. Tono pl. 2.
Anima mia, anima mia, * sorgi, perché dormi? * La fine si avvicina e sarai nel turbamento; * ritorna dunque in te, * perché ti risparmi il Cristo Dio, * che ovunque è e tutto riempie°.
Ikos.
Vedendo aperta la sala medica di Cristo, * e la salute che da essa scaturiva per Adamo, * il diavolo fu preso da dolori e ferito; * come chi è in pericolo si lamentava * e ai suoi amici gridava: * Che farò al Figlio di Maria? * Mi uccide il betlemita, * lui che dovunque è e tutto riempie°.
Sinassario del minéo, poi il seguente.
Lo stesso giorno, giovedí della quinta settimana, l’ufficio di compunzione del grande canone.
Per l’intercessione di sant’Andrea, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.
Ode 7.: Cantico dei tre fanciulli. Irmós.
Abbiamo peccato, * abbiamo commesso iniquità e in- giustizia * davanti a te: * non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, * né agito secondo i tuoi comandi°: * ma tu non ci consegnare fino in fondo°, * o Dio dei padri°. 2 volte.
Tropari.
Ho peccato, * ho trasgredito e ho disubbidito al tuo comando, * perché mi sono lasciato trascinare nei peccati * e ho aggiunto ferite alle piaghe: * ma tu, nel tuo amore compassionevole, * abbi pietà di me, * o Dio dei padri°.
Ho confessato a te, mio Giudice, * i segreti del mio cuore: * guarda la mia umiliazione, * guarda la mia afflizione° * e attendi al mio giudizio°: * fammi tu misericordia, * nella tua amorosa compassione, * o Dio dei padri°.
Un tempo Saul, * quando perse le asine di suo padre, * trovò in piú il regno, * per essersi recato a un sacrificio°: * bada dunque di non dimenticarti di te stessa, * preferendo i tuoi appetiti animali * al regno di Cristo.
Davide, padre di Dio, * commise un tempo un duplice peccato, * anima mia, * ferito dal dardo dell’adulterio, * e preso con la lancia della colpa dell’omicidio°: * ma tu soffri le malattie piú gravi, * seguendo gli impulsi della tua volontà.
Davide un tempo * aggiunse iniquità a iniquità: * mescolò infatti l’adulterio all’assassinio, * ma subito fece duplice penitenza: * tu invece, o anima, hai commesso colpe piú gravi * senza pentirti davanti a Dio.
Davide innalzò, componendolo come modello, * un inno col quale denunciava il male commesso, * gridando: * Abbi pietà di me, * contro te solo, Dio dell’universo, io ho peccato: * tu stesso purificami°.
Il giorno in cui l’arca veniva portata su un carro, * e Uzzà soltanto la toccò, * perché il vitello la faceva capovolgere, * l’ira di Dio si accese°: * ma tu, o anima, * fuggendo la sua audacia, * tratta le cose divine con rispettosa venerazione.
Hai sentito parlare di Assalonne, * di come si sollevò contro la natura stessa; * hai saputo delle azioni esecrabili * con le quali usò insolenza al letto di suo padre Davide°: * ma tu hai imitato * i suoi impulsi passionali e voluttuosi.
Tu hai sottomesso al corpo * la tua libera dignità: * il nemico è stato per te un secondo Achitofel, * o anima, * di cui tu hai seguito i consigli°: * ma li ha sventati il Cristo stesso, * per assicurarti la salvezza°.
Il meraviglioso Salomone, * benché pieno della grazia della sapienza, * una volta commesso il male contro il Signore, * si allontanò da lui°: * e tu, o anima, * ti sei resa conforme a lui * con la tua vita esecrabile.
Trascinato dai piaceri passionali, * egli si contaminò: * ahimè, l’amante della sapienza * divenne amante di meretrici * ed estraneo a Dio: * e tu lo hai spiritualmente imitato, * o anima, * con le tue turpi voluttà.
Hai emulato Roboamo * che non si è curato del consiglio paterno°; * e anche il perfido schiavo Geroboamo, * che già prima si era ribellato, o anima°: * fuggi dunque una tale imitazione * e grida a Dio: * Ho peccato, abbi pietà di me.
Volontariamente hai accumulato le colpe di Manasse, * erigendo come idoli orrendi le passioni * e moltiplicando, o anima, le abominazioni°: * ma, emulando con fervore il suo pentimento, * acquístati la compunzione°.
Hai emulato Acab nelle contaminazioni°, * anima mia: * sei purtroppo divenuta ricettacolo di brutture carnali * e turpe vaso di passioni: * gemi dunque dal profondo, * e di’ a Dio i tuoi peccati.
Su di te è stato chiuso il cielo, * o anima, * e ti ha stretta la fame di Dio, * quando ti sei ribellata, * come si ribellò Acab un tempo * alle parole di Elia tisbita°; * fatti dunque simile alla donna di Zarepta * e nutri un animo di profeta°.
Elia un tempo bruciò per due volte * i cinquanta uomini inviati da Gezabele°, * dopo che egli aveva ucciso i profeti della vergogna° * per confutare Acab: * tu dunque, o anima, * guàrdati dall’imitare questi due, * e fatti forza.
Sono venuti meno i miei giorni, * come sogno di uno che si desta°: * piango perciò come Ezechia sul mio letto, * perché mi vengano aggiunti anni di vita: * ma quale Isaia, o anima, * verrà a te°, * se non il Dio dell’universo?
Mi getto ai tuoi piedi, * e ti offro quali lacrime le mie parole: * Ho peccato, come non ha peccato neppure la meretrice°, * e come nessun altro sulla terra ho agito iniquamente; * ma tu abbi pietà, o Sovrano, della tua creatura, * e richiamami a te.
Ho rovinato la tua immagine * e alterato il tuo comandamento: * si è completamente oscurata la bellezza, * e per le passioni, o Salvatore, * la lampada si è spenta°: * ma tu abbi pietà, * e, come canta Davide, * rendimi l’esultanza°.
Convèrtiti, pèntiti, * svela i tuoi peccati nascosti, * di’ a Dio che tutto sa: * Tu conosci i miei segreti, * o solo Salvatore, * tu dunque abbi misericordia di me, * come canta Davide, * secondo la tua misericordia°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dopo aver levato il tuo grido * all’immacolata Madre- di-Dio, * hai respinto il furore delle passioni * che violentemente ti agitavano * e hai confuso il nemico * che ti aveva ingannata: * da’ dunque ora aiuto anche a me tuo servo * traendomi dalla tribolazione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Il Cristo che hai amato, * che hai desiderato, * per il quale hai logorato la tua carne, * o santa, * pregalo ora per noi servi, * affinché, mostrandosi propizio a tutti noi, * conceda pacifica quiete * a quanti gli rendono culto.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con la tua intercessione, o padre, * confermami sulla roccia della fede°, * cingendomi con le mura del divino timore; * concedimi, o Andrea, il pentimento, * ti scongiuro, * e strappami al laccio dei nemici * che mi danno la caccia.
Gloria.
Monade semplice, indivisa, * santa Triade consustanziale, * luce e luci, * come tre santi e un solo santo, * cosí è celebrata la Triade, Dio; * canta dunque, o anima, * e glorifica come vita e vite * il Dio di tutti.
Ora e sempre. Theotokíon.
Ti celebriamo, ti benediciamo, * ti veneriamo, o Genitrice di Dio, * perché hai generato uno della Triade indivisibile, * il Dio Figlio; * per noi figli della terra hai aperto i cieli.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Colui che gli eserciti dei cieli glorificano, * di fronte al quale tremano * i cherubini e i serafini, * lui celebri tutto ciò che respira e ogni creatura°, * lui benedica e sovresalti per tutti i secoli°. 2 volte.
Tropari.
Abbi pietà di me che ho peccato, * o Salvatore: * spingi il mio intelletto alla conversione; * accoglimi pentito, * abbi compassione di me che grido: * Ho peccato contro di te, salvami; * ho agito iniquamente, abbi pietà di me.
Elia, l’auriga, * salí un tempo grazie alle virtú sul carro, * e fu portato come verso i cieli°, * al di sopra di ogni realtà terrestre: * imita dunque, anima mia, * questa ascesa.
Ricevuto il mantello di Elia, * Eliseo ne ebbe duplice grazia * da parte del Signore°: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia, * per la tua intemperanza.
Con il mantello di Elia * usato da Eliseo, * il flusso del Giordano si arrestò un tempo, * dividendosi in due parti: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia * per la tua intemperanza.
La sunammita, o anima, * ospitò un tempo il giusto con animo buono°: * ma tu non hai introdotto in casa * né lo straniero né il viaggiatore, * perciò sarai gettata gemente * fuori dalla sala delle nozze°.
O anima miserabile, * tu hai sempre imitato * i sordidi sentimenti di Ghiezi°: * nemmeno nella vecchiaia hai lasciato l’avarizia. * Fuggi il fuoco della geenna, * uscendo dai tuoi vizi.
Avendo emulato Ozia, o anima, * hai contratto doppiamente la sua lebbra, * perché tu pensi cose sconvenienti * e fai cose inique; * lascia ciò che tieni stretto° * e corri alla penitenza.
Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, * della loro penitenza in sacco e cenere davanti a Dio°: * tu non li hai imitati, ma sei stata piú stolta * di tutti coloro che hanno pec-cato prima e dopo la Legge.
Tu sai, o anima, che Geremia, * nella cisterna fangosa°, * inveiva tra i lamenti * contro la città di Gerusalemme, * e chiedeva lacrime°: * imita la sua vita di lamenti * e sarai salva.
Giona fuggí a Tarsis * prevedendo la conversione dei niniviti: * essendo profeta, * conosceva infatti la tenera compassione di Dio, * perciò tratteneva gelosamente la profezia, * per non vedersi poi smentito°.
Hai sentito, o anima, * che Daniele nella fossa * ha chiuso le fauci delle belve°; * e sai che i fanciulli compagni di Azaria * hanno spento con la fede * le fiamme della fornace ardente°.
Ti ho offerto come esempio, * o anima, * tutti coloro che hanno vissuto * sotto l’antica alleanza: * imita le azioni pie dei giusti, * e fuggi i peccati dei malvagi.
O Salvatore, giusto Giudice, * abbi pietà di me * e liberami dal fuoco * e dalla minaccia alla quale giustamente * dovrò nel giudizio sottostare: * prima della fine perdonami, * grazie a virtú e pentimento.
Come il ladrone, grido a te: Ricòrdati!° * Come Pietro, piango amaramente°; * perdonami, Salvatore, * a te io grido come il pubblicano°; * piango come la meretrice°: * accogli il mio gemito, * come un tempo quello della cananea°.
Sana, Salvatore, la cancrena * della mia povera anima, * o unico medico; * applicami un impiastro * e olio e vino, * cioè opere di penitenza * e compunzione con lacrime.
Imitando la cananea, * grido al Figlio di Davide: * Abbi pietà di me!° * Come l’emorroissa, tocco la frangia°, * piango come Marta e Maria per Lazzaro°.
Versando sul tuo capo, * come unguento profumato, * il vasetto d’alabastro delle lacrime, * a te grido come la meretrice°, * che chiedeva misericordia: * presento la supplica * e chiedo di ricevere il perdono.
Benché nessuno abbia peccato contro di te * come ho fatto io, * tuttavia accogli anche me, o pietoso Salvatore, * poiché vengo penitente con timore * e grido a te con amore: * Contro te solo ho peccato°, * ho agito iniquamente, * abbi pietà di me.
Risparmia, o Salvatore, * la creatura da te plasmata, * e cerca come pastore la pecora perduta, * strappa al lupo la pecora smarrita°: * fa’ di me una pecorella * che pascola tra le altre tue pecore.
Quando ti assiderai come Giudice pietoso, * e mostrerai, o Cristo, * la tua tremenda gloria, * oh, quale timore allora, * mentre arderà la fornace, * e tutti saranno nello spavento * davanti al tuo tribunale, * a cui nessuno può resistere!
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
La Madre della luce senza tramonto ti ha illuminata, * liberandoti dall’ottenebramento delle passioni: * poiché hai ricevuto la grazia dello Spirito, * illumina, o Maria, * quanti a te acclamano con fede.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Stupí il divino Zosima, * contemplando in te, o Madre, * un nuovo prodigio: * egli vedeva infatti un angelo in un corpo * e, tutto colmo di meraviglia, * celebrava il Cristo nei secoli.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Poiché hai famigliarità col Signore, * o Andrea, venera- bile gloria di Creta, * io ti scongiuro: * intercedi affinché, grazie alle tue preghiere, * io sia sciolto dalla catena dell’iniquità, * o maestro, gloria dei santi.
Benediciamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito.
Padre senza principio, * Figlio al pari di lui senza principio, * Paraclito buono, Spirito retto°, * Genitore del Verbo Dio, * Verbo del Padre senza principio, * Spirito vivente e creatore, * Triade Monade, abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon.
Come col colore di una veste di porpora, * cosí, o pura, è stata tessuta nel tuo grembo * la porpora spirituale, la carne dell’Emmanuele: * per questo, come vera Madre-di-Dio ti onoriamo.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Di nuovo l’irmós: Colui che gli eserciti dei cieli (p. 831).
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria. Irmós.
Di una concezione senza seme, * incomprensibile il parto, * di una madre senza sposo, * senza corruzione la gravidanza: * la nascita di Dio, infatti, rinnova le nature; * per questo, da tutte le generazioni°, * come Madre sposa di Dio, * noi con retta fede ti magnifichiamo°. 2 volte.
Tropari.
L’intelletto è ferito, * il corpo malato, * soffre lo spirito; * la ragione è divenuta debole, * la vita giace morta, * la fine è alle porte: * che mi farai dunque, * anima miserabile, * quando verrà il Giudice * a esaminare ciò che ti riguarda?
Ti ho presentato, o anima, * il racconto dell’inizio del mondo scritto da Mosè, * tutta la Scrittura canonica che ci viene da lui * e che ti narra di giusti e ingiusti: * di questi tu hai imitato gli ultimi, * o anima, non i primi, * perché hai peccato contro Dio.
La Legge ha perso vigore, * il vangelo è inerte, * tutta la Scrittura in te è trascurata, * i profeti languiscono, * e cosí qualsiasi parola di un giusto: * le tue ferite, o anima, si sono moltiplicate, * perchè non c’è un medico che ti renda la salute.
Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, * o anima, * per indurti a compunzione: * emula dunque i giusti, * distogliti dai peccatori * e renditi propizio Cristo * con preghiere e digiuni, * con castità e decoro.
Cristo si è fatto uomo * per chiamare a penitenza ladroni e prostitute: * pèntiti, o anima, * la porta del regno è già aperta * e l’afferrano per primi farisei e pubblicani * e adulteri che fanno penitenza.
Cristo si è fatto bambino secondo la carne * per conversare con me, * e ha compiuto volontariamente * tutto ciò che è della natura, * eccetto il peccato°, * per offrirti un esempio, o anima, * e un’immagine della sua condiscendenza.
Cristo ha salvato i magi°, * ha convocato i pastori°, * ha reso martiri folle di bimbi°, * ha glorificato un vegliardo * e un’anziana vedova°: * ma tu non hai emulato, o anima, * né la loro fede né la loro vita; * guai a te, quando sarai giudicata!
Il Signore, dopo aver digiunato * quaranta giorni nel deserto, * infine ebbe fame°, * mostrando cosí la sua umanità. * Non perdere il coraggio, anima: * se il nemico si avventa contro di te, * respingilo lontano da te * con la preghiera e il digiuno°.
Cristo è stato tentato, * il diavolo lo ha tentato * mostrandogli le pietre * perché divenissero pane; * lo ha condotto su di un monte, * perché in un solo istante * vedesse tutti i regni del mondo°: * temi, o anima, davanti a ciò, * sii sobria e prega Dio ad ogni ora.
La tortora amica del deserto, * la voce di colui che grida si è fatta udire°, * la lampada di Cristo° * che predica la penitenza: * Erode ha commesso un’iniquità con Erodiade!° * Bada, anima mia, * non farti prendere nei lacci degli empi, * ma abbraccia invece la penitenza.
Il precursore della grazia * aveva preso dimora nel deserto, * e da tutta la Giudea e la Samaria, saputolo, accorrevano, * confessavano i loro peccati * e si facevano prontamente battezzare°: * tu non li hai imitati, o anima.
Il matrimonio sia onorato * e il talamo senza macchia°, * perché entrambi li ha benedetti Cristo, * prendendo parte, secondo la carne, al banchetto * e cambiando l’acqua in vino alle nozze di Cana, * come suo primo segno° * perché tu ti converta, o anima.
Cristo raddrizzò il paralitico * tanto che questi portava il proprio lettuccio°, * risuscitò giovani defunti, * i figli della vedova e del centurione°, * e, manifestandosi alla samaritana, * per te, o anima, già rivelava il culto in Spirito°.
Il Signore guarí l’emorroissa * che gli toccò la frangia°; * purificando lebbrosi e illuminando ciechi; * fece pure camminare gli zoppi, * e guarí con la parola sordi e muti°, * come anche la donna curva°, * perché tu potessi salvarti, * anima infelice.
Guarendo le malattie, * Cristo, il Verbo, ha evangelizzato i poveri: * ha sanato storpi, ha mangiato con i pubblicani, * ha parlato con i peccatori; * col tocco della mano * ha ricondotto l’anima della figlia di Giairo, * che già era uscita dal corpo°.
Il pubblicano si è salvato * e la prostituta è divenuta casta, * mentre il fariseo che si esaltava * è stato condannato: * uno diceva infatti ‘Siimi propizio’, * e l’altra ‘Abbi pietà di me’, * mentre il fariseo si vantava gridando: * O Dio, ti ringrazio, * e il resto di un discorso dettato dalla stoltezza°.
Zaccheo era un pubblicano, * eppure si è salvato°, * mentre Simone il fariseo ha fallito; * anche la prostituta ha ottenuto * liberanti parole di perdono ° * da colui che ha il potere di rimettere i peccati°: * cerca, o anima, di imitarla.
Tu non hai emulato, o misera anima mia, * la prostituta che, preso il vaso d’alabastro con l’unguento, * ha unto tra le lacrime i piedi del Signore * e li ha asciugati con i suoi capelli°, * mentre egli strappava il chirografo * delle sue colpe antiche°.
Tu sai, o anima, * come sono state maledette le città * alle quali Cristo aveva dato il vangelo: * temi davanti a quell’esempio, * che non ti accada di divenire come loro; * paragonandole infatti a quelli di Sodoma, * il Sovrano le ha condannate a scendere sino all’ade°.
Non mostrarti inferiore, anima mia, * per la tua disperazione, * alla cananea della cui fede hai udito: * grazie ad essa * la sua figlioletta è stata guarita * dalla parola di Dio; * come lei, grida dal profondo del cuore a Cristo: * Salva anche me, Figlio di Davide°.
Muoviti a compassione, salvami; * Figlio di Davide, abbi pietà, * tu che con una parola hai sanato gli indemoniati; * di’ anche a me come al ladrone * quella misericordiosa parola: * Amen, io ti dico, * sarai con me nel paradiso°, * quando verrò nella mia gloria°.
Un ladrone ti accusava, * un ladrone proclamava la tua divinità: * entrambi pendevano dalla croce; * tu dunque, o pietosissimo, * come al tuo ladrone credente * che ti riconosceva Dio, * apri anche a me la porta * del tuo regno glorioso°.
La creazione era oppressa vedendoti crocifisso: * i monti e le rocce * si squarciavano per il timore, * la terra si scuoteva * e l’ade veniva spogliato°; * la luce si oscurò in pieno giorno°, * vedendo te, Gesú, * crocifisso nella carne.
Non richiedermi frutti degni della penitenza°, * perché la forza in me è venuta meno; * dammi un cuore sempre contrito * e la povertà spirituale, * affinché questo io ti offra * come sacrificio accetto, * o solo Salvatore.
O mio Giudice che mi conosci, * tu che tornerai insieme agli angeli * per giudicare tutto il mondo°, * guardandomi allora con il tuo occhio pietoso, * risparmiami e abbi pietà di me, o Gesú, * di me che ho peccato * piú di tutta l’umana stirpe.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Col tuo singolare modo di vita * hai sbalordito le schie- re degli angeli e le folle dei mortali, * perché hai vissuto immaterialmente e trascendendo la natura: * per questo, come fossi immateriale, * hai attraversato il Giordano, * passandolo a piedi.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Rendi propizio il Creatore, o santa madre, * per quanti ti celebrano, * perché siamo liberati dai mali e dalle tribolazioni * che da ogni parte ci circondano, * affinché, liberàti dalle prove, * magnifichiamo incessantemente * il Signore che ti ha glorificata.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea venerabile, padre beatissimo, * pastore di Cre- ta, * non cessare di pregare per noi che ti celebriamo, * affinché siamo liberati da ogni ira, * tribolazione e corruzione, * e affinché siamo riscattati dalle colpe, * noi che sempre onoriamo la tua memoria.
Gloria.
Triade consustanziale, * Monade trisipostatica, * te noi celebriamo * glorificando il Padre, * magnificando il Figlio * e adorando lo Spirito, * realmente unico Dio per natura, * vita e vite, * regno senza fine.
Ora e sempre. Theotokíon.
Custodisci la tua città, * Genitrice di Dio tutta pura: * essa infatti, con te fedelmente regnando, * in te anche trova forza; * e grazie a te vincendo, * respinge ogni prova, * spoglia i nemici * e governa i sudditi.
Di nuovo l’irmós: Di una concezione (p. 834).
Quindi il fotagoghikón, come di consueto.
Allo stico, il seguente idiómelon. Tono pl. 4.
Incappata negli assalti dei predoni, anima mia, * sei ri- masta gravemente ferita per i tuoi propri errori, * consegnata a folli nemici: * ma poiché ne hai il tempo, * grida con compunzione: * Speranza degli sfiduciati, * vita dei disperati, * o Salvatore, * rialzami e salvami. 2 volte.
Martyrikón.
Indossata bellamente la corazza della fede°, * e armandovi del segno della croce, * vi siete mostrati vigorosi guerrieri, * avete coraggiosamente resistito ai tiranni, * e avete calpestato al suolo * l’inganno del diavolo; * vincitori, avete ottenuto le corone: * intercedete sempre per noi, * a salvezza delle anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Accogli le preghiere dei tuoi servi, * o purissima Vergine Madre-di-Dio, * e incessantemente intercedi * perché ci siano donati * il perdono delle colpe e la pace.
Si canta l’Ufficio di Compunzione del grande canone.
ORTHROS
Ufficio dell’órthros della grande quaresima, p. 89.
Dopo l’exápsalmos, l’Alleluia, e i triadiká; al primo diciamo: Per l’intercessione degli apostoli; al secondo: Per l’intercessione del pontefice, e al terzo: Per la Madre-di-Dio, abbi pietà di noi. Il salterio del giorno, le invocazioni e i kathísmata apostoliká del tono. Quindi il salmo 50 seguito subito dal grande canone, cantato lentamente e con cuore contrito, facendo per ogni tropario 3 prostrazioni e dicendo:
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Grande canone. Tono pl. 2. Poema del nostro santo padre
Andrea di Creta, il gerosolimitano.
Ode 1.: Cantico di Mosè. Irmós.
Aiuto e scudo * egli è stato per me a salvezza: * è il mio Dio, lo voglio glorificare, * è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare: * perché si è reso grandemente glorioso°. 2 volte.
Tropari.
Da dove cominciare il lamento * sulle azioni della mia miserabile vita? * Che cosa offrirò come primizia, o Cristo, * a questo canto lamentoso? * Tu dunque nella tua pietà, * donami la remissione delle colpe.
Vieni, o misera anima, * insieme alla tua carne loda il Creatore di tutto, * lascia ormai la stoltezza di un tempo, * e offri a Dio lacrime di pentimento.
Avendo emulato nella trasgressione Adamo, * il primo uomo creato, * mi sono riconosciuto spogliato di Dio°, * del regno e del gaudio eterno, * a causa del mio peccato.
Ahimè, anima infelice! * Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? * Malamente hai guardato * e amaramente sei stata ferita, * hai toccato l’albero * e hai gustato sconsideratamente il cibo dell’inganno°.
In luogo dell’Eva sensibile * è venuta a me l’Eva spirituale, * il pensiero passionale nella carne, * che mostra le voluttà * e sempre si nutre dell’amaro boccone.
Giustamente è stato cacciato Adamo dall’Eden, * perché non ha osservato, o Salvatore, * l’unico comando che avevi dato: * ma cosa dovrei soffrire io, * che sempre disubbidisco * alle tue parole vivificanti?
Cadendo con l’intenzione * nella stessa sete di sangue di Caino, * sono divenuto l’assassino della mia povera anima, * dando vitalità alla carne * e combattendo contro di lei * con le mie cattive azioni.
O Gesú, * io non mi sono conformato alla giustizia di Abele: * non ti ho offerto doni accetti, * né azioni divinamente ispirate, * né un sacrificio puro * né una vita irreprensibile°.
Come Caino cosí anche noi, * o anima infelice, * abbiamo offerto al Creatore di tutte le cose * azioni sordide, * un sacrificio riprovevole * e una vita oziosa: * e siamo stati perciò condannati.
Tu, o vasaio, * plasmando il fango e dandogli vita, * hai posto in me carne e ossa, * respiro e vita: * tu dunque, o mio Artefice, * mio Redentore e Giudice, * accoglimi penitente.
Dichiaro davanti a te, o Salvatore, * i peccati che ho commesso * e le piaghe dell’anima e del corpo * che mi hanno inflitto, come ladroni°, * i pensieri omicidi che mi porto dentro.
Anche se ho peccato, o Salvatore, * so che tu sei amico degli uomini: * colpisci con compassione, * e con ardore ti muovi a pietà: * tu vedi il figlio dissoluto in lacrime, * e quale Padre accorri, * per richiamarlo a te°.
Dalla giovinezza, o Salvatore, * ho rifiutato i tuoi comandamenti; * ho trascorso tutta la vita nelle passioni, * nella negligenza, nell’indolenza. * Perciò a te grido, Salvatore: * Benché in estremo, salvami.
Io giaccio alle tue porte, o Salvatore, * solo ora nella vecchiaia, * ma tu non respingermi a vuoto nell’ade: * prima della fine, nel tuo amore per gli uomini, * dammi la remissione delle colpe.
Consumata la ricchezza dell’anima * con le dissolutezze, * sono privo di pie virtú, * e affamato grido: * O padre di pietà°, * vienimi incontro tu con la tua compassione°.
Sono io colui che era incappato nei ladroni, * che sono i miei pensieri; * e sono stato da loro ferito in ogni parte, * mi hanno riempito di piaghe: * vieni dunque tu stesso a curarmi°, * o Cristo Salvatore.
Un sacerdote vide e passò oltre, * né si curò di me il levita, * vedendomi nudo, tra i dolori:° * tu dunque, o Gesú sorto da Maria, * vieni, e abbi pietà di me.
O agnello di Dio * che togli i peccati di tutti°, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nella tua amorosa pietà, * dammi la remissione delle colpe.
Mi getto ai tuoi piedi, o Gesú: * Contro di te ho peccato, * perdonami, togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e come Dio pietoso, * accoglimi penitente.
Non entrare in giudizio con me° * mettendomi innanzi ciò che avrei dovuto fare, * chiedendomi conto delle parole° * e rimproverandomi per i miei impulsi; * ma nella tua pietà, * senza far conto del male commesso, * salvami, onnipotente.
È il tempo della penitenza; * mi accosto a te, mio Creatore, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
Non avere orrore di me, o Salvatore, * non respingermi dal tuo volto, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e dammi, nella tua amorosa pietà, * la remissione delle colpe.
O Salvatore, * le mie colpe volontarie e involontarie, * quelle manifeste e quelle nascoste, * conosciute e sconosciute, * tutto perdona, tu che sei Dio: * siimi propizio e salvami.
Altro canone della nostra santa madre Maria egiziaca, con lo stesso tono e irmós. Acrostico:
Soccorrici tu, santa Maria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dammi la tua grazia illuminatrice, * che viene dalla superna provvidenza divina, * perché io fugga l’ottenebramento delle passioni * e canti con zelo, o Maria, * le opere gradite della tua vita.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sottomettendoti alle divine leggi di Cristo, * a lui ti sei avvicinata, * abbandonando gli indomabili impulsi delle voluttà, * e con tutta pietà hai portato a compimento * ciascuna virtú come fosse la sola.
Tropario di sant’Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere liberaci, o Andrea, * dalle passio- ni disonorevoli°, * e rendi partecipi del regno di Cristo, * te ne preghiamo, * quanti con fede e amore ti celebrano, * o uomo illustre.
Gloria.
Triade sovrasostanziale, * adorata nella Monade, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e nel tuo compassionevole amore, * dammi lacrime di compunzione.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Madre-di-Dio, * speranza e difesa di quanti ti cantano, * togli da me il pesante giogo, * il giogo del peccato, * e, quale Sovrana pura, * accoglimi penitente.
Ode 2.: Cantico di Mosé nel Deuteronomio. Irmós.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò°, * e celebrerò il Cristo, * venuto dalla Vergine nella carne. 2 volte.
Tropari.
Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò, * o terra, presta orecchio alla voce penitente° * che si rivolge a Dio e lo celebra.
Volgiti a me, o Dio, * nella tua pietà, * col tuo sguardo propizio, * e accogli la mia fervida confessione.
Piú di tutti gli uomini ho peccato, * io solo contro di te ho peccato: * ma tu che sei Dio, o Salvatore, * abbi pietà della creatura da te plasmata.
Avendo dato forma alla difformità delle passioni, * con gli impulsi voluttuosi * ho guastato la bellezza dell’intelletto.
O compassionevole Signore! * La tempesta del male mi avvolge: * ma tu, come a Pietro, * stendi anche a me la mano°.
Ho macchiato la tunica della mia carne, * e ho deturpato, o Salvatore, la mia natura * fatta a immagine e somiglianza di Dio°.
Ho oscurato la bellezza dell’anima * con le voluttà passionali, * e ho ridotto totalmente in polvere il mio intelletto.
Ho lacerato la mia prima veste°, * quella che in principio * ha tessuta per me il Creatore, * e per questo giaccio nudo.
Ho indossato una tunica lacerata, * quella che mi ha tessuto il serpente * col suo consiglio, * e sono pieno di vergogna.
Anch’io ti presento, o pietoso, * le lacrime della meretrice°: * siimi propizio, o Salvatore, * nella tua amorosa compassione.
Ho volto lo sguardo alla bellezza dell’albero°, * e il mio intelletto è restato sedotto: * e ora giaccio nudo, pieno di vergogna.
Sul mio dorso fabbricavano * tutti gli autori del male, * prolungando contro di me la loro iniquità°.
Ho perduto la bellezza primigenia * e il mio decoro: * e ora giaccio nudo, * pieno di vergogna.
Anche per me il peccato ha cucito * le tuniche di pelle, * dopo avermi spogliato della tunica * tessuta da Dio°.
Come foglie di fico° * ho indosso l’abito della vergogna, * ad accusa delle mie volontarie passioni.
Ho rivestito una tunica macchiata * e turpemente insanguinata * dal flusso di una vita passionale e voluttuosa.
Mi sono sottomesso * al grave peso delle passioni * e alla corruzione della materia: * per questo mi opprime ora il nemico.
Ho preferito alla povertà, * o Salvatore, * una vita avida di guadagno * e attaccata alle cose materiali, * ed ora porto il pesante giogo.
Ho adornato la mia statua di carne * col manto variegato di turpi pensieri, * e vengo condannato.
Mi sono dato attenta cura * solo dell’esterno decoro, * trascurando la mia dimora interiore * fatta a divina somiglianza°.
Ho imbrattato, o Salvatore, con le mie passioni * la primitiva bellezza della mia immagine: * ma tu, come la dracma un tempo°, * cercami e ritrovami.
Come la meretrice a te grido: * Ho peccato! * Io solo contro di te ho peccato: * anche le mie lacrime accogli, * o Salvatore, come unguento°.
Come il pubblicano a te grido: * Siimi propizio, o Salvatore, * siimi propizio! * Perché nessuno dei figli di Adamo * quanto me ha peccato°.
Come Davide sono caduto nella dissolutezza * e mi sono coperto di fango: * ma tu, o Salvatore, lava anche me con le lacrime°.
Non ho né lacrime, * né pentimento, né compunzione: * tu stesso, o Salvatore, * come Dio, donami tutto.
Signore, Signore, * non chiudermi in quel giorno la tua porta°: * ma aprila a colui che, pentito, a te si volge.
Ascolta i gemiti della mia anima, * accetta, o Salvatore, * le stille che cadono dai miei occhi, * e salvami.
O amico degli uomini, * tu che vuoi che tutti siano salvati°, * tu stesso richiamami a te, * e accoglimi penitente, * tu che sei buono.
Gloria.
Glorifichiamo insieme al Figlio il Padre, * e lo Spirito santo, pari a loro in potenza.
Ora e sempre. Theotokíon.
Immacolata Madre-di-Dio Vergine, * sola degna di ogni canto, * prega ardentemente per la nostra salvezza.
Altro irmós.
Badate, badate che io sono Dio!° * Io un tempo ho fat- to piovere la manna°, * io ho fatto scaturire acqua dalla roccia° * per il mio popolo nel deserto, * con la sola mia destra e con la mia forza. 2 volte.
Tropari.
Badate, badate che io sono Dio!° * Porgi orecchio, anima mia * al Signore che grida, * distàccati dal peccato di un tempo, * e temi il Signore come punitore, giudice e Dio.
A chi paragonarti, anima piena di peccati? * Purtroppo, al Caino di un tempo e a Lamech°, * perché tu hai lapidato il corpo con le cattive azioni * e hai ucciso l’intelletto con gli impulsi sconvenienti.
Trascurando, o anima, * tutti coloro che hanno vissuto prima della Legge, * non ti sei fatta simile a Set, * né hai imitato Enos°, * né Enoch nel suo passaggio a Dio°, * e neppure Noè°, * ma sei diventata povera * della vita propria dei giusti.
Da sola, anima mia, * hai aperto le cateratte dell’ira del tuo Dio, * e hai inondato, come avvenne un tempo per la terra, * tutta la carne, le azioni e la vita, * e sei rimasta fuori dell’arca della salvezza°.
Lamech con lugubre canto gridava: * Ho ucciso un uomo per una mia ammaccatura * e un giovane per una ferita°. * E tu, anima mia, non tremi, * tu che ti sei resa sordida nella carne * e hai imbrattato l’intelletto?
Avresti usato le tue arti, o anima, * per costruire una torre * e erigere una fortezza per le tue concupiscenze, * se il Creatore non avesse confuso i tuoi piani * e buttato a terra le tue macchinazioni°.
Oh, sí! Ho emulato Lamech, * l’omicida di un tempo, * uccidendo l’anima come un uomo, * l’intelletto, come un giovane, * e, al pari dell’assassino Caino, * uccidendo come mio fratello il corpo * con gli istinti voluttuosi.
Il Signore fece piovere un tempo * ‘fuoco da parte del Signore’ * per distruggere l’iniquità lussuriosa di Sodoma°; * ma tu hai acceso il fuoco della geenna * nel quale, o anima, dovrai crudelmente bruciare.
Sono ferito, colpito: * ecco le frecce del nemico * che mi costellano di cicatrici * l’anima e il corpo; * ecco le ferite, le piaghe, le bruciature * che denunciano i colpi delle mie passioni volontarie.
Sappiate e badate che io sono Dio°, * colui che scruta i cuori° * e riprende i pensieri, * colui che pone sotto accusa le azioni * e brucia i peccati, * colui che fa giustizia all’orfano, * all’umile e al povero°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Immersa in un abisso di male, * hai teso le mani al Dio pietoso, o Maria, * ed egli, amico degli uomini, * soccorrendoti come fece con Pietro, * ti ha teso la mano°, * fermamente volendo la tua conversione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con ogni prontezza, con amore * sei accorsa a Cristo, * una volta lasciata la precedente strada di peccato * e hai vissuto in deserti impraticabili, * nella pura osservanza dei suoi divini comandamenti.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Guardiamo, o anima, guardiamo, * all’amore del Si- gnore Dio per l’uomo: * e per questo, prima della fine, * gettiamoci ai suoi piedi gridando: * Per le preghiere di Andrea, * abbi pietà di noi, o Salvatore.
Gloria.
Triade senza principio, increata, * Monade indivisa, * accoglimi penitente, * salva colui che ha peccato: * sono tua creatura, non disprezzarmi, * ma risparmiami e salvami dal fuoco della condanna.
Ora e sempre. Theotokíon.
Pura Sovrana, * Genitrice di Dio, * speranza di quanti a te si rivolgono, * porto di chi è sbattuto dalla tempesta, * con le tue suppliche rendi propizio anche a me il misericordioso, * il Creatore e Figlio tuo.
Ode 3.: Cantico di Anna. Irmós.
Rafforza, o Dio, la tua Chiesa°, * sull’inamovibile roc- cia dei tuoi comandamenti°.
Tropari.
‘Fuoco da parte del Signore’, o anima, * fece un tempo piovere il Signore sulla terra di Sodoma, * e la bruciò tutta°.
Sàlvati, o anima, sul monte, * come fece Lot, * e mettiti in salvo a Segor°.
Fuggi l’incendio, o anima, * fuggi il rogo di Sodoma, * fuggi la distruzione provocata dal fuoco di Dio.
Io solo contro di te ho peccato, * piú di tutti ho peccato: * o Cristo Salvatore, non disdegnarmi.
Tu sei il buon pastore°, * vieni a cercare me, tuo agnello°, * e non disprezzarmi nel mio sviamento.
Tu sei il dolce Gesú, * tu sei il mio Creatore: * in te, o Salvatore, sarò giustificato.
A te lo confesso, o Salvatore: * Ho smisuratamente peccato contro di te, * ma tu perdona, dammi la remissione, * nella tua amorosa compassione.
Gloria.
Santa Triade, Dio, abbi pietà di noi.
O Triade-Monade, o Dio, * salvaci dall’errore, * dalle tentazioni e dalle sventure.
Theotokíon.
Santissima Madre-di-Dio, salvaci.
Gioisci, o grembo che hai accolto Dio; * gioisci, trono del Signore; * gioisci, Madre della nostra vita.
Altro irmós.
Conferma, Signore, * sulla roccia dei tuoi comanda- menti° * il mio cuore scosso, * perché tu solo sei santo e Signore°. 2 volte.
Tropari.
Ho te, distruttore della morte, * quale fonte di vita, * e a te grido dal fondo del cuore, * prima della fine: * Ho peccato, siimi propizio e salvami.
Ho peccato, Signore, * ho peccato contro di te, perdonami: * non c’è peccatore tra gli uomini * che con le mie colpe io non abbia superato.
Ho imitato, o Salvatore, * quanti con l’impudicizia hanno peccato al tempo di Noè, * meritando in sorte la loro stessa condanna * nel diluvio delle acque°.
Imitando, o anima, Cam il parricida, * non hai coperto la vergogna del prossimo * camminando verso di lui a ritroso°.
Fuggi, anima mia, come Lot * l’incendio del peccato; * fuggi Sodoma e Gomorra°; * fuggi la fiamma di ogni appetito sconveniente.
Abbi pietà, Signore, a te grido, * abbi pietà di me, * quando verrai con i tuoi angeli * a rendere a ciascuno * secondo quanto meritano le sue azioni°.
Tu non hai avuto in sorte, * misera anima, * la benedizione di Sem°, * e neppure hai avuto un ampio possesso, * come Iafet°, * nella terra della remissione.
Sei uscita da Carran, * dalla terra del peccato, o anima: * vieni dunque nella terra ereditata da Abramo, * la terra da cui scorre l’eterna incorruttibilità°.
Hai sentito, o anima, * come Abramo un tempo * abbia abbandonato la terra paterna * e si sia fatto errante: * imita la sua intenzione.
Alla quercia di Mamre * il patriarca diede ospitalità agli angeli, * ed ebbe in sorte nella vecchiaia * l’ambita promessa°.
O infelice anima mia, * tu sai che Isacco * è stato misticamente offerto in olocausto al Signore° * come nuovo sacrificio: * imita dunque la sua intenzione.
Sii cauta, anima mia: * hai udito che Ismaele è stato cacciato * come figlio della schiava°: * bada che non ti accada lo stesso * per la tua vita scostumata.
All’Agar di un tempo, o anima, * all’egiziana ti sei resa simile, * perché la tua volontà è schiava * e partorisci un nuovo Ismaele°, * la presunzione.
Tu sai, anima mia, * della scala mostrata a Giacobbe, * la scala che dalla terra saliva al cielo°: * perché tu non hai preso la pietà * come appoggio sicuro?
Imita il re sacerdote di Dio, * separato da tutti, * immagine della vita di Cristo nel mondo * tra gli uomini°.
Guarda di non diventare colonna di sale, * o anima, * volgendoti indietro; * l’esempio dei sodomiti ti intimorisca: * mettiti in salvo in alto a Segor°.
Non respingere, o Sovrano, * la supplica di quanti ti celebrano, * ma abbi pietà, o amico degli uomini, * e concedi il perdono * a quanti lo chiedono con fede.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Sono stretto dai marosi, o madre, * e dalle ondate burrascose delle colpe: * ma salvami tu, * e introducimi nel porto del divino pentimento.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Offri, o santa, una supplice preghiera * alla tenera pietà della Madre-di-Dio, * intercedendo per me, * e aprimi i tuoi divini ingressi.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con le tue preghiere, * libera anche me dalle colpe, * o Andrea, vescovo di Creta: * tu sei infatti ottimo iniziatore al pentimento.
Gloria.
Monade semplice, increata, * natura senza principio, * celebrata nella Triade delle ipòstasi: * salva quanti con fede adoriamo il tuo potere.
Ora e sempre. Theotokíon.
O Genitrice di Dio, * ignara d’uomo tu hai generato nel tempo * il Figlio che è dal Padre senza tempo: * straordinario prodigio! * Rimasta vergine, tu allatti.
Di nuovo l’irmós: Conferma, Signore (p. 815).
Káthisma. Poema di Giuseppe.
Tono pl. 4. Sei risorto dai morti.
Astri di divino splendore, * testimoni oculari del Salvatore°, * illuminate noi che siamo nelle tenebre della vita, * affinché camminiamo come in pieno giorno con decoro°, * cacciando le passioni notturne col chiarore della continenza, * e contempliamo con gioia * la fulgida passione di Cristo.
Gloria. Un altro, poema di Teodoro.
Stesso tono. Conosciuto l’ordine.
O dodici apostoli da Dio eletti, * presentate ora una supplica a Cristo * perché tutti portiamo a compimento la corsa del digiuno, * pregando con compunzione, * operando di buon animo le virtú, * per poter giungere in questo modo a vedere * la gloriosa risurrezione del Cristo Dio, * offrendo lode e gloria.
Ora e sempre. Theotokíon, stesso tono.
Insieme agli apostoli, o Madre-di-Dio, * prega l’incomprensibile Figlio e Verbo di Dio * da te inesprimibilmente partorito, * oltre ogni comprensione, * perché conceda al mondo pace genuina, * perché ci doni prima della fine il perdono delle colpe, * e faccia degni i tuoi servi del regno dei cieli, * per sua somma bontà.
Ode 4.: Cantico di Abacuc. Irmós.
Ha udito il profeta della tua venuta, * o Signore, * e ha avuto timore, * ha udito che nascerai dalla Vergine * e ti mostrerai agli uomini, * e diceva: * Ho udito il tuo annunzio * e ho avuto timore°; * gloria alla tua potenza°. 2 volte.
Tropari.
Non disprezzare le tue opere, * non trascurare la creatura da te plasmata, * o Giudice giusto: * anche se io solo ho peccato, come uomo, * piú di ogni altro uomo, o amico degli uomini, * tu però, come Signore di tutti, * hai il potere di rimettere i peccati°.
È prossima, o anima, la fine, * è prossima e tu non te ne curi né ti prepari: * il tempo incalza, riàlzati; * vicino, alle porte è il Giudice°. * Come sogno, come fiore, corre il tempo della vita: * perché ci agitiamo invano?°
Ritorna alla sobrietà, anima mia: * considera le azioni che hai fatto, * portale davanti ai tuoi occhi, * e fa’ scorrere gocce di lacrime. * Con fiducia di’ le tue azioni * e i tuoi pensieri a Cristo, * e sii cosí giustificata.
Non c’è nella vita peccato, * azione o vizio * in cui io, o Salvatore, non mi sia reso colpevole: * in pensieri, parole e intenzione, * nelle disposizioni, con la volontà e nelle azioni * ho peccato quant’altri mai.
Per questo, me infelice, * sono giudicato, sono condannato * dalla mia propria coscienza, * della quale nulla al mondo è piú duro: * o mio Giudice e Redentore, tu che mi conosci, * risparmia, libera e salva * questo miserabile.
La scala che vide un tempo * quel grande tra i patriarchi°, * è immagine, o anima mia, * della salita con la pratica virtuosa, * e dell’ascesa nella conoscenza: * se vuoi dunque vivere * con pratica, conoscenza e contemplazione, * rinnova te stessa.
Il patriarca ha sopportato con la sua fortezza la calura del giorno * e sostenuto il freddo della notte, * risarcendo ogni giorno i furti, * pascolando, lottando, servendo, * per ottenere le due mogli°.
Per ‘due mogli’ intendi la pratica * e la conoscenza nella contemplazione: * Lia rappresenta la pratica, * perché feconda di figli; * Rachele, la conoscenza, * perché si ottiene con molta fatica°: * ma senza fatica, o anima, * non si riesce né nella pratica, * né nella contemplazione.
Veglia, anima mia, sii valorosa * come quel grande tra i patriarchi, * per conquistare la pratica insieme alla conoscenza, * per divenire un intelletto che vede Dio36 , * per giungere nella contemplazione * alla tenebra inaccessibile, * e diventare cosí un mercante in grande°.
Il grande tra i patriarchi * che ha avuto quali figli * i dodici patriarchi, * ha misticamente fissato per te * la scala dell’ascesa nella via pratica, anima mia°, * ponendo con tutta sapienza * i figli come scala, * e i gradini come ascensioni.
Emulando, o anima, il detestabile Esaú°, * hai consegnato all’ingannatore * i diritti di primogenitura della primigenia bellezza°, * sei decaduta dalla benedizione paterna, * e due volte sei stata ingannata°, * o infelice, * nella pratica e nella conoscenza: * pèntiti dunque!
Esaú fu chiamato Edom * per l’eccesso del suo commercio con le donne°: * sempre ardente di intemperanza, infatti, * e imbrattato dai piaceri, * fu chiamato Edom che significa * ‘febbre di un’anima che ama il peccato’.
Hai udito di Giobbe che sul letame ha trovato giustificazione°, * o anima mia, * e non hai emulato la sua fortezza, * non hai avuto fermo proposito * in tutto ciò che hai conosciuto, * che sai e con cui sei stata provata, * ma ti sei mostrata incostante.
Colui che prima era in trono, * ora è nudo sul letame * coperto di piaghe; * colui che era ricco di figli e illustre, * all’improvviso è privo di figli e senza stabile dimora: * considera palazzo infatti il letame * e perle le piaghe.
Ho imbrattato il mio corpo, * ho macchiato lo spirito, * sono tutto pieno di piaghe; * ma tu, o Cristo, come medico, * curami spirito e corpo con la penitenza, * bagnami, purificami, lavami: * rendimi, o Salvatore, * piú puro della neve.
Crocifisso per tutti, * hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, * o Verbo: * il corpo per riplasmarmi, * il sangue per lavarmi; * e hai emesso lo spirito, * per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore.
Hai operato la salvezza in mezzo alla terra°, * o pietoso, per salvarci; * per tuo volere sei stato inchiodato sull’albero della croce * e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto: * ciò che sta in alto, ciò che è in basso, * il creato, le genti tutte, * da te salvati ti adorano.
Sia mio fonte battesimale * il sangue del tuo costato, * e bevanda l’acqua di remissione° * che ne è zampillata, * perché da entrambi io sia purificato, * e venga unto, bevendo come crisma e bevanda, * le tue vivificanti parole, o Verbo.
Quale calice, * la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: * da esso è scaturita per noi la duplice fonte * della remissione e della conoscenza, * quale figura dell’antico patto, del nuovo * e dei due insieme°, * o nostro Salvatore.
Sono privato del talamo, * privato delle nozze e della cena: * la mia lampada si è spenta, ormai senz’olio; * la sala delle nozze è stata chiusa per me che dormivo°; * la cena è stata consumata, * ed io con le mani e i piedi legati * sono stato gettato fuori°.
Breve è il tempo della mia vita, * pieno di pene e di male; * accoglimi dunque nel pentimento * e richiamami nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Rivestendo la dignità regale * del diadema e della porpora, * uomo dovizioso e giusto, * al colmo di ricchezza di bestiame, * improvvisamente impoverito, * viene spogliato della ricchezza, * della gloria e del regno°.
Se costui era giusto * e irreprensibile piú di chiunque, * eppure non sfuggí alle insidie * e ai trabocchetti dell’ingannatore, * tu, povera anima, che ami il peccato, * che farai se ti si facesse piombare addosso * qualcosa che non ti aspetti?
Io sono dunque un millantatore, * audace di cuore a sproposito e stoltamente: * non condannarmi insieme al fariseo, * ma donami piuttosto l’umiltà del pubblicano, * o solo giusto Giudice pietoso, * e mettimi insieme con lui.
Ho peccato oltraggiando il vaso della mia carne, * lo so, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Sono diventato l’ombra di me stesso, * rovinando la mia anima con le passioni, o pietoso: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa: * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Non ho ascoltato la tua voce, * ho trascurato la tua parola scritta, o Legislatore: * ma tu accoglimi nel pentimento * e richiamami a te nel riconoscimento della colpa; * che io non venga preso e divorato dallo straniero. * O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Poiché pur essendo in un corpo * hai adottato una con- dotta incorporea, * per questo, o santa, * hai veramente ottenuto da Dio grandissima grazia * per prenderti cura di quanti ti onorano con fede; * noi dunque ti imploriamo: * Liberaci con le tue preghiere * da ogni sorta di prova.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Tirata nel fondo dell’abisso * da grandi colpe, * non vi sei rimasta prigioniera, * ma con migliore decisione * sei davvero corsa con la pratica * all’apice della virtú, * prodigiosamente colmando di stupore * la stirpe degli angeli, o Maria.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea, gloria dei padri, * stando davanti alla Triade piú che divina, * non dimenticare di supplicarla con le tue preghiere * perché siamo liberati dal castigo, * noi che con amore ti invochiamo come divino protettore, * o decoro di Creta.
Gloria.
Indivisa quanto all’essenza, * non confusa nelle persone: * tale ti confesso, unica Deità triadica, * come partecipe di unico regno * e unico trono; * e per te faccio risuonare il grande canto * che triplice echeggia nel piú alto dei cieli.
Ora e sempre. Theotokíon.
Partorisci e sei vergine, * e in entrambi i modi rimani per natura vergine; * colui che è partorito rinnova le leggi della natura, * e il grembo lo porta senza unione nuziale; * dove Dio vuole, * l’ordine della natura è vinto, * perché egli fa secondo il suo consiglio.
Ode 5.: Cantico di Isaia. Irmós.
Quando ai primi albori a te mi volgo, * o amico de- gli uomini, * illuminami, ti prego, * e guida anche me nei tuoi precetti°: * insegnami, o Salvatore, * a fare la tua volontà°. 2 volte.
Tropari.
Nella notte * ho trascorso sempre la mia vita: * è stata infatti per me tenebra pesante e tetra * la notte del peccato: * rendimi dunque, o Salvatore, * figlio del giorno°.
Imitando Ruben, * malauguratamente per me, * ho agito contro il Dio altissimo * con volontà empia e iniqua, * contaminando il mio letto, * come quello il letto del padre°.
A te lo confesso, * o Cristo Re: * Ho peccato, ho peccato, * come un tempo i fratelli di Giuseppe * che vendettero il frutto * della castità e della temperanza°.
Dai suoi congiunti * è stata consegnata l’anima giusta; * è stato venduto in schiavitú il mite, * a immagine del Signore: * ma tu, o anima, * sei stata interamente venduta ai tuoi vizi.
O anima infelice e riprovevole, * imita Giuseppe, immagine dell’intelletto giusto e temperante, * e non continuare nella dissolutezza, * sempre operando malamente * con i tuoi impulsi sregolati.
Se Giuseppe un tempo * ha dimorato in una fossa°, * o Sovrano Signore, * ciò è stato a immagine * della tua sepoltura e della tua risurrezione: * ma io che cosa mai * potrei offrire a te di simile?
Hai udito parlare, o anima, * della cesta di Mosè, * portata dalle acque, dai flutti del fiume, * dopo essere stata prima chiusa in una stanza°, * per sfuggire alla perfida azione * imposta dal volere del faraone°.
Se hai sentito come un tempo le levatrici * facessero morire il maschio neonato, * o infelice, * cioè la pratica virile della temperanza, * ora tu, come il grande Mosè, * alleva la sapienza.
Hai colpito come il grande Mosè l’intelletto egizio, * o povera anima, * ma non l’hai ucciso: * dimmi dunque, * come potrai dimorare nel deserto delle passioni * in virtú della penitenza?°
Il grande Mosè abitò i deserti: * vieni, dunque, imita la sua condotta, * perché tu possa contemplare, o anima, * la teofania nel roveto°.
Imita, o anima, il bastone di Mosè * che colpisce il mare * e rende solido l’abisso delle acque° * col segno della croce divina, * per la quale anche tu potrai compiere * opere grandi.
Aronne offriva a Dio * il fuoco immacolato, puro, * ma Ofni e Finees, come te, o anima, * offrivano a Dio * una vita estranea e contaminata°.
Si è indurito il mio animo * come quello del crudele faraone°, * o Signore; * sono come Iamnes e Iambres° * nell’anima, nel corpo * e nel profondo dell’intelletto: * vieni dunque in mio aiuto.
Ho imbrattato col fango l’intelletto, * infelice che sono: * lavami, Sovrano, te ne prego, * col lavacro delle lacrime, * rendendo bianca come neve * la tunica della mia carne.
Se scruto le mie opere, * o Salvatore, * vedo che supero in peccati * qualsiasi altro: * perché ho peccato con animo cosciente, * non per ignoranza.
Risparmia, Signore, * risparmia la tua creatura: * ho peccato, perdonami, * tu che solo sei puro per natura, * mentre nessuno all’infuori di te * è senza macchia.
Per me, tu che sei Dio, * hai assunto la mia forma; * hai operato prodigi, * sanando lebbrosi°, * raddrizzando paralitici°, * arrestando il flusso del sangue * in colei che ti toccava la frangia del vestito°, * o Salvatore.
Imita, o anima, * colei che era curva fino a terra°: * accòstati, gèttati ai piedi di Gesú, * perché egli ti raddrizzi e tu cammini diritta * per i sentieri del Signore.
Imita l’emorroissa, * o anima infelice, * corri, afferra la frangia del Cristo, * per essere liberata dal male * e sentirti dire da lui: * La tua fede ti ha salvata°.
O Sovrano, * benché tu sia un pozzo profondo°, * fa’ zampillare per me flutti * dalle tue vene immacolate, * affinché, come la samaritana, * bevendo non abbia piú sete: * perché tu fai scaturire torrenti di vita°.
Piscina di Siloe * siano per me le mie lacrime, * o Sovrano Signore, * affinché io lavi le pupille del mio cuore * e veda spiritualmente te, * la luce che è prima dei secoli°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Con incomparabile passione d’amore, * o felicissima, * avevi desiderato prostrarti all’albero della croce, * e ottenesti quanto desideravi: * fa’ che anch’io ottenga * di giungere alla superna gloria.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Attraversato il corso del Giordano, * trovasti riposo, * dopo aver fuggito la dolorosa voluttà della carne: * da essa libera anche noi, o santa, * con le tue preghiere.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
O Andrea sapiente, * prescelto come perfetto tra i pa- stori, * ti prego con grande amore e timore * di poter giungere per la tua intercessione * alla salvezza e alla vita eterna.
Gloria.
Te, Triade, noi glorifichiamo, * Dio uno: * Santo, santo, santo sei: * Padre, Figlio e Spirito, * semplice essenza, * Monade sempre adorata.
Ora e sempre. Theotokíon.
Da te, Vergine Madre incorrotta, ignara d’uomo, * il Dio che ha creato i secoli * ha rivestito il mio composto umano * e ha unito a sé l’umana natura.
Ode 6.: Cantico di Giona. Irmós.
Ho gridato con tutto il cuore * al Dio pietoso, * ed egli mi ha udito dal profondo dell’ade, * e ha tratto dalla corruzione la mia vita°. 2 volte.
Tropari.
Le lacrime dei miei occhi * e i gemiti dal profondo, * con purezza di offro, o Salvatore, * gridando a te con tutto il cuore: * O Dio, ho peccato contro di te, * siimi propizio.
O anima, ti sei sottratta al tuo Signore, * come Datan e Abiron: * ma tu grida dal profondo dell’ade° * che ti perdoni, * perché non ti inghiotta la voragine della terra°.
O anima, come giovenca impazzita, * ti sei resa simile a Efraim°: * salva come gazzella * la tua vita dai lacci°, * mettendo ali con la pratica, * l’intelligenza e la contemplazione.
La mano di Mosè ce ne dà certezza, * o anima: * Dio può render bianca * una vita divenuta lebbrosa * e purificarla°: * tu dunque non disperarti, * anche se ti sei contaminata.
I marosi delle mie colpe, * o Salvatore, * quasi onde del Mar Rosso, sono tornati indietro * e mi hanno sommerso all’improvviso, * come un tempo gli egiziani * e i capi della cavalleria°.
Stolto è stato il tuo proposito, * o anima, * come fu quello di Israele un tempo: * perché in luogo della divina manna * hai insensatamente preferito * la tua voluttuosa voracità per le passioni°.
Tu hai preferito, o anima, * i pozzi dei pensieri cananei° * alla vena della roccia°, * dalla quale il calice della sapienza * versa per te torrenti di teologia°.
La carne suina, le pentole e il cibo egizio * hai preferito, anima mia, al cibo celeste, * come un tempo nel deserto, il popolo ingrato°.
Quando Mosè tuo servo * colpí col bastone la roccia°, * manifestava in figura il tuo costato vivificante, * dal quale tutti attingiamo, o Salvatore, * una bevanda di vita°.
Scruta, o anima, * esplora come Gesú di Nave * la terra dell’eredità, * vedi quanto sia eccellente, * e abita in essa grazie all’osservanza della legge°.
Come Gesú, * resisti ad Amalek, cioè alle passioni della carne, * e combattilo°; * cosí fa’ anche con i gabaoniti, * vincendo sempre i pensieri ingannatori°.
Attraversa la fluida natura del tempo, * come fece una volta l’arca, * e prendi possesso, o anima, * della terra della promessa: * Dio lo comanda°.
Come hai salvato Giona che gridava, * cosí vieni a salvare me, o Salvatore; * liberami dal mostro tendendo la tua mano, * e fammi risalire dall’abisso del peccato°.
Mio placido porto ti so, o Sovrano, * o Cristo Sovrano! * Tu dunque affréttati a liberarmi * dagli abissi impenetrabili del peccato * e della disperazione.
Sono io, o Salvatore, * la dracma reale che un tempo hai perduta: * accendi dunque la tua lampada, * o Dio e Verbo, * per cercare e trovare la tua immagine°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Per estinguere l’ardore delle passioni, * continuamen- te versavi rivi di lacrime, o Maria, * infiammando l’anima: * concedine la grazia * anche a me, tuo servitore.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Hai acquisito la celeste impassibilità, * grazie alla tua elevatissima forma di vita sulla terra, * o madre: * supplica dunque affinché, con la tua intercessione, * siano liberati dalle passioni quanti ti celebrano.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Sapendoti pastore e vescovo di Creta, * e intercessore per tutta la terra, * a te accorro, Andrea, e a te grido: * Strappami, o padre, all’abisso del peccato.
Gloria.
Triade semplice sono, indivisa, * distinta nelle persone, * e Monade sono, unita per natura: * Padre, dice, Figlio e Spirito divino.
Ora e sempre. Theotokíon.
Il tuo grembo ci ha partorito Dio * che ha assunto la nostra forma: * imploralo, o Madre-di-Dio, * come Creatore di tutti, * affinché per la tua intercessione * veniamo giustificati.
Di nuovo l’irmós: Ho gridato con tutto il cuore (p. 825).
Kondákion. Idiómelon. Tono pl. 2.
Anima mia, anima mia, * sorgi, perché dormi? * La fine si avvicina e sarai nel turbamento; * ritorna dunque in te, * perché ti risparmi il Cristo Dio, * che ovunque è e tutto riempie°.
Ikos.
Vedendo aperta la sala medica di Cristo, * e la salute che da essa scaturiva per Adamo, * il diavolo fu preso da dolori e ferito; * come chi è in pericolo si lamentava * e ai suoi amici gridava: * Che farò al Figlio di Maria? * Mi uccide il betlemita, * lui che dovunque è e tutto riempie°.
Sinassario del minéo, poi il seguente.
Lo stesso giorno, giovedí della quinta settimana, l’ufficio di compunzione del grande canone.
Per l’intercessione di sant’Andrea, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.
Ode 7.: Cantico dei tre fanciulli. Irmós.
Abbiamo peccato, * abbiamo commesso iniquità e in- giustizia * davanti a te: * non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, * né agito secondo i tuoi comandi°: * ma tu non ci consegnare fino in fondo°, * o Dio dei padri°. 2 volte.
Tropari.
Ho peccato, * ho trasgredito e ho disubbidito al tuo comando, * perché mi sono lasciato trascinare nei peccati * e ho aggiunto ferite alle piaghe: * ma tu, nel tuo amore compassionevole, * abbi pietà di me, * o Dio dei padri°.
Ho confessato a te, mio Giudice, * i segreti del mio cuore: * guarda la mia umiliazione, * guarda la mia afflizione° * e attendi al mio giudizio°: * fammi tu misericordia, * nella tua amorosa compassione, * o Dio dei padri°.
Un tempo Saul, * quando perse le asine di suo padre, * trovò in piú il regno, * per essersi recato a un sacrificio°: * bada dunque di non dimenticarti di te stessa, * preferendo i tuoi appetiti animali * al regno di Cristo.
Davide, padre di Dio, * commise un tempo un duplice peccato, * anima mia, * ferito dal dardo dell’adulterio, * e preso con la lancia della colpa dell’omicidio°: * ma tu soffri le malattie piú gravi, * seguendo gli impulsi della tua volontà.
Davide un tempo * aggiunse iniquità a iniquità: * mescolò infatti l’adulterio all’assassinio, * ma subito fece duplice penitenza: * tu invece, o anima, hai commesso colpe piú gravi * senza pentirti davanti a Dio.
Davide innalzò, componendolo come modello, * un inno col quale denunciava il male commesso, * gridando: * Abbi pietà di me, * contro te solo, Dio dell’universo, io ho peccato: * tu stesso purificami°.
Il giorno in cui l’arca veniva portata su un carro, * e Uzzà soltanto la toccò, * perché il vitello la faceva capovolgere, * l’ira di Dio si accese°: * ma tu, o anima, * fuggendo la sua audacia, * tratta le cose divine con rispettosa venerazione.
Hai sentito parlare di Assalonne, * di come si sollevò contro la natura stessa; * hai saputo delle azioni esecrabili * con le quali usò insolenza al letto di suo padre Davide°: * ma tu hai imitato * i suoi impulsi passionali e voluttuosi.
Tu hai sottomesso al corpo * la tua libera dignità: * il nemico è stato per te un secondo Achitofel, * o anima, * di cui tu hai seguito i consigli°: * ma li ha sventati il Cristo stesso, * per assicurarti la salvezza°.
Il meraviglioso Salomone, * benché pieno della grazia della sapienza, * una volta commesso il male contro il Signore, * si allontanò da lui°: * e tu, o anima, * ti sei resa conforme a lui * con la tua vita esecrabile.
Trascinato dai piaceri passionali, * egli si contaminò: * ahimè, l’amante della sapienza * divenne amante di meretrici * ed estraneo a Dio: * e tu lo hai spiritualmente imitato, * o anima, * con le tue turpi voluttà.
Hai emulato Roboamo * che non si è curato del consiglio paterno°; * e anche il perfido schiavo Geroboamo, * che già prima si era ribellato, o anima°: * fuggi dunque una tale imitazione * e grida a Dio: * Ho peccato, abbi pietà di me.
Volontariamente hai accumulato le colpe di Manasse, * erigendo come idoli orrendi le passioni * e moltiplicando, o anima, le abominazioni°: * ma, emulando con fervore il suo pentimento, * acquístati la compunzione°.
Hai emulato Acab nelle contaminazioni°, * anima mia: * sei purtroppo divenuta ricettacolo di brutture carnali * e turpe vaso di passioni: * gemi dunque dal profondo, * e di’ a Dio i tuoi peccati.
Su di te è stato chiuso il cielo, * o anima, * e ti ha stretta la fame di Dio, * quando ti sei ribellata, * come si ribellò Acab un tempo * alle parole di Elia tisbita°; * fatti dunque simile alla donna di Zarepta * e nutri un animo di profeta°.
Elia un tempo bruciò per due volte * i cinquanta uomini inviati da Gezabele°, * dopo che egli aveva ucciso i profeti della vergogna° * per confutare Acab: * tu dunque, o anima, * guàrdati dall’imitare questi due, * e fatti forza.
Sono venuti meno i miei giorni, * come sogno di uno che si desta°: * piango perciò come Ezechia sul mio letto, * perché mi vengano aggiunti anni di vita: * ma quale Isaia, o anima, * verrà a te°, * se non il Dio dell’universo?
Mi getto ai tuoi piedi, * e ti offro quali lacrime le mie parole: * Ho peccato, come non ha peccato neppure la meretrice°, * e come nessun altro sulla terra ho agito iniquamente; * ma tu abbi pietà, o Sovrano, della tua creatura, * e richiamami a te.
Ho rovinato la tua immagine * e alterato il tuo comandamento: * si è completamente oscurata la bellezza, * e per le passioni, o Salvatore, * la lampada si è spenta°: * ma tu abbi pietà, * e, come canta Davide, * rendimi l’esultanza°.
Convèrtiti, pèntiti, * svela i tuoi peccati nascosti, * di’ a Dio che tutto sa: * Tu conosci i miei segreti, * o solo Salvatore, * tu dunque abbi misericordia di me, * come canta Davide, * secondo la tua misericordia°.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Dopo aver levato il tuo grido * all’immacolata Madre- di-Dio, * hai respinto il furore delle passioni * che violentemente ti agitavano * e hai confuso il nemico * che ti aveva ingannata: * da’ dunque ora aiuto anche a me tuo servo * traendomi dalla tribolazione.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Il Cristo che hai amato, * che hai desiderato, * per il quale hai logorato la tua carne, * o santa, * pregalo ora per noi servi, * affinché, mostrandosi propizio a tutti noi, * conceda pacifica quiete * a quanti gli rendono culto.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Con la tua intercessione, o padre, * confermami sulla roccia della fede°, * cingendomi con le mura del divino timore; * concedimi, o Andrea, il pentimento, * ti scongiuro, * e strappami al laccio dei nemici * che mi danno la caccia.
Gloria.
Monade semplice, indivisa, * santa Triade consustanziale, * luce e luci, * come tre santi e un solo santo, * cosí è celebrata la Triade, Dio; * canta dunque, o anima, * e glorifica come vita e vite * il Dio di tutti.
Ora e sempre. Theotokíon.
Ti celebriamo, ti benediciamo, * ti veneriamo, o Genitrice di Dio, * perché hai generato uno della Triade indivisibile, * il Dio Figlio; * per noi figli della terra hai aperto i cieli.
Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.
Colui che gli eserciti dei cieli glorificano, * di fronte al quale tremano * i cherubini e i serafini, * lui celebri tutto ciò che respira e ogni creatura°, * lui benedica e sovresalti per tutti i secoli°. 2 volte.
Tropari.
Abbi pietà di me che ho peccato, * o Salvatore: * spingi il mio intelletto alla conversione; * accoglimi pentito, * abbi compassione di me che grido: * Ho peccato contro di te, salvami; * ho agito iniquamente, abbi pietà di me.
Elia, l’auriga, * salí un tempo grazie alle virtú sul carro, * e fu portato come verso i cieli°, * al di sopra di ogni realtà terrestre: * imita dunque, anima mia, * questa ascesa.
Ricevuto il mantello di Elia, * Eliseo ne ebbe duplice grazia * da parte del Signore°: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia, * per la tua intemperanza.
Con il mantello di Elia * usato da Eliseo, * il flusso del Giordano si arrestò un tempo, * dividendosi in due parti: * ma tu, anima mia, * non hai avuto parte a questa grazia * per la tua intemperanza.
La sunammita, o anima, * ospitò un tempo il giusto con animo buono°: * ma tu non hai introdotto in casa * né lo straniero né il viaggiatore, * perciò sarai gettata gemente * fuori dalla sala delle nozze°.
O anima miserabile, * tu hai sempre imitato * i sordidi sentimenti di Ghiezi°: * nemmeno nella vecchiaia hai lasciato l’avarizia. * Fuggi il fuoco della geenna, * uscendo dai tuoi vizi.
Avendo emulato Ozia, o anima, * hai contratto doppiamente la sua lebbra, * perché tu pensi cose sconvenienti * e fai cose inique; * lascia ciò che tieni stretto° * e corri alla penitenza.
Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, * della loro penitenza in sacco e cenere davanti a Dio°: * tu non li hai imitati, ma sei stata piú stolta * di tutti coloro che hanno pec-cato prima e dopo la Legge.
Tu sai, o anima, che Geremia, * nella cisterna fangosa°, * inveiva tra i lamenti * contro la città di Gerusalemme, * e chiedeva lacrime°: * imita la sua vita di lamenti * e sarai salva.
Giona fuggí a Tarsis * prevedendo la conversione dei niniviti: * essendo profeta, * conosceva infatti la tenera compassione di Dio, * perciò tratteneva gelosamente la profezia, * per non vedersi poi smentito°.
Hai sentito, o anima, * che Daniele nella fossa * ha chiuso le fauci delle belve°; * e sai che i fanciulli compagni di Azaria * hanno spento con la fede * le fiamme della fornace ardente°.
Ti ho offerto come esempio, * o anima, * tutti coloro che hanno vissuto * sotto l’antica alleanza: * imita le azioni pie dei giusti, * e fuggi i peccati dei malvagi.
O Salvatore, giusto Giudice, * abbi pietà di me * e liberami dal fuoco * e dalla minaccia alla quale giustamente * dovrò nel giudizio sottostare: * prima della fine perdonami, * grazie a virtú e pentimento.
Come il ladrone, grido a te: Ricòrdati!° * Come Pietro, piango amaramente°; * perdonami, Salvatore, * a te io grido come il pubblicano°; * piango come la meretrice°: * accogli il mio gemito, * come un tempo quello della cananea°.
Sana, Salvatore, la cancrena * della mia povera anima, * o unico medico; * applicami un impiastro * e olio e vino, * cioè opere di penitenza * e compunzione con lacrime.
Imitando la cananea, * grido al Figlio di Davide: * Abbi pietà di me!° * Come l’emorroissa, tocco la frangia°, * piango come Marta e Maria per Lazzaro°.
Versando sul tuo capo, * come unguento profumato, * il vasetto d’alabastro delle lacrime, * a te grido come la meretrice°, * che chiedeva misericordia: * presento la supplica * e chiedo di ricevere il perdono.
Benché nessuno abbia peccato contro di te * come ho fatto io, * tuttavia accogli anche me, o pietoso Salvatore, * poiché vengo penitente con timore * e grido a te con amore: * Contro te solo ho peccato°, * ho agito iniquamente, * abbi pietà di me.
Risparmia, o Salvatore, * la creatura da te plasmata, * e cerca come pastore la pecora perduta, * strappa al lupo la pecora smarrita°: * fa’ di me una pecorella * che pascola tra le altre tue pecore.
Quando ti assiderai come Giudice pietoso, * e mostrerai, o Cristo, * la tua tremenda gloria, * oh, quale timore allora, * mentre arderà la fornace, * e tutti saranno nello spavento * davanti al tuo tribunale, * a cui nessuno può resistere!
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
La Madre della luce senza tramonto ti ha illuminata, * liberandoti dall’ottenebramento delle passioni: * poiché hai ricevuto la grazia dello Spirito, * illumina, o Maria, * quanti a te acclamano con fede.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Stupí il divino Zosima, * contemplando in te, o Madre, * un nuovo prodigio: * egli vedeva infatti un angelo in un corpo * e, tutto colmo di meraviglia, * celebrava il Cristo nei secoli.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Poiché hai famigliarità col Signore, * o Andrea, venera- bile gloria di Creta, * io ti scongiuro: * intercedi affinché, grazie alle tue preghiere, * io sia sciolto dalla catena dell’iniquità, * o maestro, gloria dei santi.
Benediciamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito.
Padre senza principio, * Figlio al pari di lui senza principio, * Paraclito buono, Spirito retto°, * Genitore del Verbo Dio, * Verbo del Padre senza principio, * Spirito vivente e creatore, * Triade Monade, abbi pietà di me.
Ora e sempre. Theotokíon.
Come col colore di una veste di porpora, * cosí, o pura, è stata tessuta nel tuo grembo * la porpora spirituale, la carne dell’Emmanuele: * per questo, come vera Madre-di-Dio ti onoriamo.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Di nuovo l’irmós: Colui che gli eserciti dei cieli (p. 831).
Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria. Irmós.
Di una concezione senza seme, * incomprensibile il parto, * di una madre senza sposo, * senza corruzione la gravidanza: * la nascita di Dio, infatti, rinnova le nature; * per questo, da tutte le generazioni°, * come Madre sposa di Dio, * noi con retta fede ti magnifichiamo°. 2 volte.
Tropari.
L’intelletto è ferito, * il corpo malato, * soffre lo spirito; * la ragione è divenuta debole, * la vita giace morta, * la fine è alle porte: * che mi farai dunque, * anima miserabile, * quando verrà il Giudice * a esaminare ciò che ti riguarda?
Ti ho presentato, o anima, * il racconto dell’inizio del mondo scritto da Mosè, * tutta la Scrittura canonica che ci viene da lui * e che ti narra di giusti e ingiusti: * di questi tu hai imitato gli ultimi, * o anima, non i primi, * perché hai peccato contro Dio.
La Legge ha perso vigore, * il vangelo è inerte, * tutta la Scrittura in te è trascurata, * i profeti languiscono, * e cosí qualsiasi parola di un giusto: * le tue ferite, o anima, si sono moltiplicate, * perchè non c’è un medico che ti renda la salute.
Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, * o anima, * per indurti a compunzione: * emula dunque i giusti, * distogliti dai peccatori * e renditi propizio Cristo * con preghiere e digiuni, * con castità e decoro.
Cristo si è fatto uomo * per chiamare a penitenza ladroni e prostitute: * pèntiti, o anima, * la porta del regno è già aperta * e l’afferrano per primi farisei e pubblicani * e adulteri che fanno penitenza.
Cristo si è fatto bambino secondo la carne * per conversare con me, * e ha compiuto volontariamente * tutto ciò che è della natura, * eccetto il peccato°, * per offrirti un esempio, o anima, * e un’immagine della sua condiscendenza.
Cristo ha salvato i magi°, * ha convocato i pastori°, * ha reso martiri folle di bimbi°, * ha glorificato un vegliardo * e un’anziana vedova°: * ma tu non hai emulato, o anima, * né la loro fede né la loro vita; * guai a te, quando sarai giudicata!
Il Signore, dopo aver digiunato * quaranta giorni nel deserto, * infine ebbe fame°, * mostrando cosí la sua umanità. * Non perdere il coraggio, anima: * se il nemico si avventa contro di te, * respingilo lontano da te * con la preghiera e il digiuno°.
Cristo è stato tentato, * il diavolo lo ha tentato * mostrandogli le pietre * perché divenissero pane; * lo ha condotto su di un monte, * perché in un solo istante * vedesse tutti i regni del mondo°: * temi, o anima, davanti a ciò, * sii sobria e prega Dio ad ogni ora.
La tortora amica del deserto, * la voce di colui che grida si è fatta udire°, * la lampada di Cristo° * che predica la penitenza: * Erode ha commesso un’iniquità con Erodiade!° * Bada, anima mia, * non farti prendere nei lacci degli empi, * ma abbraccia invece la penitenza.
Il precursore della grazia * aveva preso dimora nel deserto, * e da tutta la Giudea e la Samaria, saputolo, accorrevano, * confessavano i loro peccati * e si facevano prontamente battezzare°: * tu non li hai imitati, o anima.
Il matrimonio sia onorato * e il talamo senza macchia°, * perché entrambi li ha benedetti Cristo, * prendendo parte, secondo la carne, al banchetto * e cambiando l’acqua in vino alle nozze di Cana, * come suo primo segno° * perché tu ti converta, o anima.
Cristo raddrizzò il paralitico * tanto che questi portava il proprio lettuccio°, * risuscitò giovani defunti, * i figli della vedova e del centurione°, * e, manifestandosi alla samaritana, * per te, o anima, già rivelava il culto in Spirito°.
Il Signore guarí l’emorroissa * che gli toccò la frangia°; * purificando lebbrosi e illuminando ciechi; * fece pure camminare gli zoppi, * e guarí con la parola sordi e muti°, * come anche la donna curva°, * perché tu potessi salvarti, * anima infelice.
Guarendo le malattie, * Cristo, il Verbo, ha evangelizzato i poveri: * ha sanato storpi, ha mangiato con i pubblicani, * ha parlato con i peccatori; * col tocco della mano * ha ricondotto l’anima della figlia di Giairo, * che già era uscita dal corpo°.
Il pubblicano si è salvato * e la prostituta è divenuta casta, * mentre il fariseo che si esaltava * è stato condannato: * uno diceva infatti ‘Siimi propizio’, * e l’altra ‘Abbi pietà di me’, * mentre il fariseo si vantava gridando: * O Dio, ti ringrazio, * e il resto di un discorso dettato dalla stoltezza°.
Zaccheo era un pubblicano, * eppure si è salvato°, * mentre Simone il fariseo ha fallito; * anche la prostituta ha ottenuto * liberanti parole di perdono ° * da colui che ha il potere di rimettere i peccati°: * cerca, o anima, di imitarla.
Tu non hai emulato, o misera anima mia, * la prostituta che, preso il vaso d’alabastro con l’unguento, * ha unto tra le lacrime i piedi del Signore * e li ha asciugati con i suoi capelli°, * mentre egli strappava il chirografo * delle sue colpe antiche°.
Tu sai, o anima, * come sono state maledette le città * alle quali Cristo aveva dato il vangelo: * temi davanti a quell’esempio, * che non ti accada di divenire come loro; * paragonandole infatti a quelli di Sodoma, * il Sovrano le ha condannate a scendere sino all’ade°.
Non mostrarti inferiore, anima mia, * per la tua disperazione, * alla cananea della cui fede hai udito: * grazie ad essa * la sua figlioletta è stata guarita * dalla parola di Dio; * come lei, grida dal profondo del cuore a Cristo: * Salva anche me, Figlio di Davide°.
Muoviti a compassione, salvami; * Figlio di Davide, abbi pietà, * tu che con una parola hai sanato gli indemoniati; * di’ anche a me come al ladrone * quella misericordiosa parola: * Amen, io ti dico, * sarai con me nel paradiso°, * quando verrò nella mia gloria°.
Un ladrone ti accusava, * un ladrone proclamava la tua divinità: * entrambi pendevano dalla croce; * tu dunque, o pietosissimo, * come al tuo ladrone credente * che ti riconosceva Dio, * apri anche a me la porta * del tuo regno glorioso°.
La creazione era oppressa vedendoti crocifisso: * i monti e le rocce * si squarciavano per il timore, * la terra si scuoteva * e l’ade veniva spogliato°; * la luce si oscurò in pieno giorno°, * vedendo te, Gesú, * crocifisso nella carne.
Non richiedermi frutti degni della penitenza°, * perché la forza in me è venuta meno; * dammi un cuore sempre contrito * e la povertà spirituale, * affinché questo io ti offra * come sacrificio accetto, * o solo Salvatore.
O mio Giudice che mi conosci, * tu che tornerai insieme agli angeli * per giudicare tutto il mondo°, * guardandomi allora con il tuo occhio pietoso, * risparmiami e abbi pietà di me, o Gesú, * di me che ho peccato * piú di tutta l’umana stirpe.
Della santa.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Col tuo singolare modo di vita * hai sbalordito le schie- re degli angeli e le folle dei mortali, * perché hai vissuto immaterialmente e trascendendo la natura: * per questo, come fossi immateriale, * hai attraversato il Giordano, * passandolo a piedi.
Santa di Dio, intercedi per noi.
Rendi propizio il Creatore, o santa madre, * per quanti ti celebrano, * perché siamo liberati dai mali e dalle tribolazioni * che da ogni parte ci circondano, * affinché, liberàti dalle prove, * magnifichiamo incessantemente * il Signore che ti ha glorificata.
Di Andrea.
Santo di Dio, intercedi per noi.
Andrea venerabile, padre beatissimo, * pastore di Cre- ta, * non cessare di pregare per noi che ti celebriamo, * affinché siamo liberati da ogni ira, * tribolazione e corruzione, * e affinché siamo riscattati dalle colpe, * noi che sempre onoriamo la tua memoria.
Gloria.
Triade consustanziale, * Monade trisipostatica, * te noi celebriamo * glorificando il Padre, * magnificando il Figlio * e adorando lo Spirito, * realmente unico Dio per natura, * vita e vite, * regno senza fine.
Ora e sempre. Theotokíon.
Custodisci la tua città, * Genitrice di Dio tutta pura: * essa infatti, con te fedelmente regnando, * in te anche trova forza; * e grazie a te vincendo, * respinge ogni prova, * spoglia i nemici * e governa i sudditi.
Di nuovo l’irmós: Di una concezione (p. 834).
Quindi il fotagoghikón, come di consueto.
Allo stico, il seguente idiómelon. Tono pl. 4.
Incappata negli assalti dei predoni, anima mia, * sei ri- masta gravemente ferita per i tuoi propri errori, * consegnata a folli nemici: * ma poiché ne hai il tempo, * grida con compunzione: * Speranza degli sfiduciati, * vita dei disperati, * o Salvatore, * rialzami e salvami. 2 volte.
Martyrikón.
Indossata bellamente la corazza della fede°, * e armandovi del segno della croce, * vi siete mostrati vigorosi guerrieri, * avete coraggiosamente resistito ai tiranni, * e avete calpestato al suolo * l’inganno del diavolo; * vincitori, avete ottenuto le corone: * intercedete sempre per noi, * a salvezza delle anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Accogli le preghiere dei tuoi servi, * o purissima Vergine Madre-di-Dio, * e incessantemente intercedi * perché ci siano donati * il perdono delle colpe e la pace.
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