SABATO PRIMA DELLE PALME DEL SANTO E GIUSTO LAZZARO
VESPRO
Tono pl. 4.
Alla conclusione della quaresima benefica per l’anima,* chiediamo di vedere anche, o amico degli uomini, * la santa settimana della tua passione, * per glorificare in essa le tue magnificenze * e la tua ineffabile economia per noi, * cantando concordi: * Signore, gloria a te.
Martyrikón. Stesso tono.
Martiri del Signore, * supplicate il nostro Dio, * e chiedete per le nostre anime * molta compassione * e il perdono per le tante colpe: * vi preghiamo.
Seguono 5 idiómela di san Lazzaro.
Poema del pio imperatore Leone il saggio. Tono pl. 2.
Volendo vedere la tomba di Lazzaro, * o Signore, * tu che ti accingevi ad abitare volontariamente la tomba°, * domandi: * Dove lo avete posto? * E appreso ciò che non ignoravi, * chiami colui che ami: * Lazzaro, vieni fuori! * E ubbidí l’esanime * a colui che gli donava il respiro, * a te, Salvatore delle anime nostre. 2 volte.
Signore, sulla tomba del morto da quattro giorni, * sulla tomba di Lazzaro sei venuto, * e, versando lacrime per l’amico, * tu risusciti il morto da quattro giorni, * o spiga della vita°. * La morte fu cosí legata alla tua voce, * e dalle tue mani furono sciolte le bende funebri. * Allora fu colmo di gioia lo stuolo dei discepoli, * e dalla bocca di tutti * si elevò Salvatore Vasottiica acclamazione concorde: * Benedetto tu sei, o Salvatore, * abbi pietà di noi. 2 volte.
Signore, la tua voce ha distrutto * i regni dell’ade, * e la parola della tua potenza * ha risuscitato dalla tomba il morto da quattro giorni: * Lazzaro è divenuto salutare inizio della rigenerazione. * Tutto è possibi¬le, o Sovrano, * a te che sei Re dell’universo: * dona ai tuoi servi il perdono * e la grande misericordia°.
Signore, volendo far certi i tuoi discepoli * della tua risurrezione dai morti, * venisti al sepolcro di Lazzaro: * e appena tu lo chiamasti, * l’ade fu spogliato e lasciò libero il morto da quattro giorni * che a te acclamava: * Signore benedetto, gloria a te.
Signore, prendendo con te i discepoli, * ti sei recato a Betania * per risuscitare il tuo amico; * dopo averlo pianto secondo la legge dell’umana natura, * come Dio lo hai risuscitato, * morto da quattro giorni, * ed egli a te, o Salvatore, acclamava: * Signore benedetto, gloria a te.
Gloria. Idiómelon. Tono pl. 4.
Stando al sepolcro di Lazzaro, * o Salvatore nostro, * chiamasti il morto e lo ridestasti come da un sonno; * al cenno dell’incorruttibilità, * egli si scosse di dosso la corruzione, * e alla tua parola uscí, legato dalle bende. * Tutto tu puoi, tutto è al tuo servizio, * o amico degli uomini, * tutto è a te sottomesso. * O Salvatore nostro, gloria a te.
Ora e sempre. Altro idiómelon, poema di Andrea Tyflos.
Al termine della quaresima benefica per l’anima, * acclamiamo: * Gioisci, città di Betania, patria di Lazzaro; * gioite, Marta e Maria, sue sorelle, * perché domani viene il Cristo * a ridar vita con la sua parola * al vostro fratello morto: * udendone la voce, * l’ade amaro e insaziabile, * tremando di timore e levando alti gemiti, * renderà libero Lazzaro stretto nelle bende. * Stupita dal prodigio, * la folla degli ebrei gli andrà incontro con palme e rami, * e si vedranno i bambini accla¬mare° * colui che i padri invidiano°: * Benedetto colui che viene nel nome del Signore, * il Re d’Israele°.
Ingresso. Luce gioiosa.
Prokímenon della sera. Tono pl. 2.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
Stico: Se il Signore non fosse stato in mezzo a noi, lo dica Israele.
Lettura del libro della Genesi (49,33-50,26).
Giacobbe cessò di dare ordini ai suoi figli, ritirò i piedi sul letto, venne meno e fu riunito al suo popolo. Giuseppe si gettò sul volto di suo padre, lo pianse e lo baciò. Poi Giuseppe diede ordine ai suoi servi imbalsamatori di imbalsamare suo padre: e gli imbalsamatori imbalsamarono Israele. Portarono a termine per lui i ¬quaranta giorni, perché tali sono i giorni per la sepoltu¬ra. E l’Egitto fece lutto per settanta giorni.
Quando furono passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò ai ministri del faraone, dicendo: Se ho trovato grazia ai vostri occhi, parlate di me alle orecchie del faraone e dite: Mio padre mi ha fatto fare questo giuramento: Nel sepolcro che mi sono scavato nella terra di Canaan, è là che mi seppellirai. Or dunque, io salirò a seppellire mio padre e poi tornerò. E il faraone disse a Giuseppe: Sali, seppellisci tuo padre come ti ha fatto giurare. E Giuseppe salí a seppellire suo padre, e insieme a lui salirono tutti i servi del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani della terra d’Egitto, tutta la casa di Giuseppe, i suoi fratelli, tutta la casa di suo padre e la sua parentela: lasciarono nella terra di Gosem le pecore e i buoi. E salirono insieme a lui carri e cavalli, sicché ne risultò un’enorme carovana.
Giunsero all’aia di Atad che è oltre il Giordano, e fecero per Giacobbe un lamento funebre grande e imponente: Giuseppe fece per suo padre un lutto di sette giorni. Gli abitanti della terra di Canaan videro il lutto sull’aia di Atad e dissero: Questo è un grande lutto per gli egiziani. Per questo quel luogo si chiamò Lutto d’Egitto: si trova oltre il Giordano. Cosí gli fecero i suoi figli: poi i suoi figli lo portarono nella terra di Canaan e lo seppellirono nella doppia spelonca che Abramo aveva acquistato come possesso di sepoltura da Efron l’ittita, di fronte a Mamre. Poi Giuseppe tornò in Egitto, lui e i suoi fratelli e quanti erano saliti con lui a seppellire suo padre.
I fratelli di Giuseppe, vedendo che era morto il loro padre, dissero: Forse Giuseppe ci porterà rancore e ci renderà il contraccambio per tutto il male che gli abbiamo fatto. Cosí andarono da Giuseppe e gli dissero: Nostro padre ci ha fatto giurare prima di morire dicendo: Cosí direte a Giuseppe: Perdona la loro iniquità e il loro peccato per il male che ti hanno fatto; perdona dunque l’ingiustizia dei servi del Dio di tuo padre. Giuseppe pianse alle loro parole. Ed essi venuti a lui gli dissero: Ecco, siamo tuoi servi. Ma Giuseppe disse loro: Non temete. Sono forse io al posto di Dio? Voi avevate deciso il male per me, ma Dio ha deciso il bene, perché avvenisse ciò che ora accade, che cioè fosse nutrito un grande popolo. E disse loro: Non temete; io nutrirò voi e le vostre case. Poi li confortò e parlò al loro cuore.
Cosí Giuseppe dimorò in Egitto, lui e i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre. Giuseppe visse centodieci anni, e vide i figli di Efraim fino alla terza generazione; e i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. E Giuseppe disse ai suoi fratelli: Io sto per morire. È certo che Dio vi visiterà e vi condurrà via da questa terra alla terra che Dio ha giurato ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe. E Giuseppe fece giurare i figli di Israele dicendo: Quando Dio vi visiterà, porterete via con voi di qui le mie ossa. Poi Giuseppe morí all’età di centodieci anni: lo seppellirono e lo posero in una cassa in Egitto.
Prokímenon. Tono 4.
Quelli che confidano nel Signore sono come il monte Sion.
Stico: Non sarà scosso in eterno chi abita in Gerusalem¬me.
Lettura del libro dei Proverbi (31,8-31).
Figlio, apri la tua bocca con la parola di Dio e valuta
tutto rettamente. Apri la tua bocca e giudica con giustizia: difendi la causa del povero e del debole. Una donna forte chi la troverà? Essa è piú preziosa di pietre di gran valore. Su di lei si appoggia il cuore di suo marito: a lei non verrà mai a mancare un buon bottino; essa infatti opera per il bene di suo marito per tutta la vita. Fila lana e lino e ne fa cose utili con le sue mani. È come una nave di commercianti che porta mercanzie da lontano: cosí essa si fa una ricchezza. Si alza di notte, predispone il cibo per la sua casa e il lavoro per le domestiche. Vede un campo e lo compera e col frutto delle sue mani pianta un podere. Cinti i fianchi con forza, tende le sue braccia al lavoro. Sente che è bello lavorare e la sua lampada non si spegne per tutta la notte.
Stende le mani a cose utili, e mette mano al fuso. Apre le mani al bisognoso e porge del suo frutto al povero. Non si preoccupa suo marito di quelli di casa, quando deve tardare fuori: perché tutti quelli che sono con lei sono vestiti. Ha fatto doppie tuniche per suo marito, e i suoi abiti sono di bisso e porpora. Suo marito è ammirato alle porte quando siede nel consesso degli anziani che abitano la terra. Essa fa dei teli e vende cinture ai cananei.
Apre la bocca con accortezza e nel modo dovuto, e sa controllare la lingua. Si è rivestita di forza e decoro e si rallegra negli ultimi giorni. I sentieri delle sue case sono ben curati e essa non mangia pane di pigrizia. Apre la bocca con sapienza e secondo la legge; la sua misericordia fa crescere i suoi figli che divengono ricchi, e suo marito la loda. Molte figlie si sono procurate ricchezza, molte hanno fatto cose grandi, ma tu vai oltre e le superi tutte. Fallaci sono le grazie esteriori e vana è la bellezza di una donna: è benedetta infatti una donna intelligente e quanto a lei, lodi il timore del Signore. Datele del frutto delle sue labbra, e sia lodato alle porte suo marito.
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