RIFLESSIONE SINTETICA
Nei tre primi giorni della Settimana Santa nella tradizione bizantina, viene messa in luce la figura di Cristo come Sposo, cioè le nozze di Dio con la Chiesa, con l'umanità.
Questo è un fatto comune a tutte le liturgie orientali: le tradizioni siriache hanno una celebrazione chiamata “delle lampade” in cui viene pure rappresentata liturgicamente nella chiesa la parabola delle dieci vergini. Tutti i tre giorni commemorano qualche personaggio concreto: al Lunedì Santo viene assegnata la memoria del patriarca Giuseppe, e del fico maledetto da Gesù (Mt 21, 18); Giuseppe è figura di Gesù, venduto dai suoi fratelli, portato alla sofferenza, esaltato da Dio che lo costituisce salvatore del suo popolo. Per quanto riguarda il Martedì Santo, nella prospettiva del tema dello Sposo, viene considerata la parabola delle dieci vergini (Mt 24-25). Il Mercoledì Santo viene fatta memoria della donna peccatrice che unse i piedi di Gesù (Mt 26,6-13). Al di là dell'identità della donna, che la liturgia non chiarisce, il mistero teologico sottolineato nella liturgia bizantina è quello della donna peccatrice che con le lacrime, con l'unzione con l'olio profumato -simboli ambedue battesimali- arriva a contatto col Cristo incarnato, Dio e uomo, contatto -sacramento- che la porta alla conversione; è ancora il Cristo Sposo che va incontro alla sua Chiesa. Due testi centrano l'ufficiatura di questi tre giorni: Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante, indegno quel servo che troverà negligente! Guarda dunque anima mia, di non lasciarti opprimere dal sonno, per non essere consegnata alla morte e chiusa fuori del Regno! Ma, vegliando, grida: Santo, Santo, Santo tu sei, o Dio; per intercessione della Madre di Dio abbi pietà di noi. Il secondo tropario: Vedo il tuo talamo adorno, o mio Salvatore, e non ho la veste per entrare. Fa' risplendere la veste dell'anima mia, o tu che doni la luce, e salvami!. Il tema dell'attesa dello Sposo; i tropari rileggono Mt 25,6: lo Sposo che arriva nel mezzo della notte. L’attesa del ritrovamento tra il vecchio Adamo, cacciato dal Paradiso all’inizio della Quaresima, diventa adesso molto più pressante con l’uso dell’immagine e del tema evangelico dell’arrivo e dell’incontro con lo Sposo, uno Sposo il cui talamo nuziale è unicamente la croce. Se guardiamo le note di alcune delle edizioni o delle diverse traduzioni che ci sono dell’ufficiatura di questi giorni, vediamo come i testi non sono altro che un intreccio di citazioni bibliche, dal Vecchio e dal Nuoto Testamento; nel tropario Ίδou Ò Νυμφίoς ci sono ben cinque testi biblici dietro ( lo Sposo che arriva: Mt 25,6; il servo che vigila: Lc 12,37; distacco dal sonno: Rm 13,11; la chiusura della porta del Regno: Mt 25,10; il Dio tre volte santo: Is 6,3). Tre temi da sottolineare in questo testo: Tema dell'attesa dello Sposo; il tropario rilegge lo Sposo che arriva di Mt 25,6; l’attesa del ritrovamento tra il vecchio Adamo, cacciato dal Paradiso all’inizio della Quaresima, diventa adesso molto più pressante con l’uso dell’immagine e del tema evangelico dell’arrivo e dell’incontro con lo Sposo, uno Sposo il cui talamo nuziale è unicamente la croce, la sua croce; ricordate l’icona dello Sposo. Il secondo tema è l’analogia che il tropario fa di sonno-morte; dietro c’è il testo di Lc 12,37, il servo vigilante, e di Rm 13,11, il distacco dal sonno. L’arrivo dello Sposo per il cristiano è il momento del suo trapasso, della sua morte; esso, lo Sposo, arriverà nella notte nell'ora in cui il servo non sa, e per questo viene chiesta la vigilanza, il guardare verso di Lui. Il terzo aspetto che troviamo nel tropario è quello delle nozze divine e l'assoluta indegnità dell'uomo che solo può entrare nella camera nuziale, il Regno, per la luce che viene da Cristo. Il tema è una rilettura di Mt 25,10. Di fronte allo Sposo nel suo talamo nuziale, cioè Cristo umiliato ed umile ai piedi della croce, il cristiano si scopre dal tutto peccatore e durante la Quaresima l’abbiamo tante volte chiesto al Signore di farci scoprire peccatori quando abbiamo ripetuto fino a sazietà: dammi di vedere i miei peccati e di non condannare... Ma si scopre pure amato e salvato da questo Dio umile ed umiliato. Per questo lo acclama il Dio tre volte santo di Is 6,3.
di: P. Manel Nin
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